RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 328 - Testo della trasmissione di venerdì 24 novembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Appello di Benedetto XVI ad eliminare le disparità di accesso alle cure tra nord e sud del mondo. Il Papa ha ricevuto i partecipanti alla Conferenza internazionale sulle malattie infettive

 

Dal Papa in Vaticano anche il presidente della Repubblica di Honduras: al centro del colloquio lo sviluppo dell’America Latina

 

All’indomani dell’incontro con Benedetto XVI, il Primate della comunione anglicana, Williams, e il cardinale Kasper ribadiscono l’impegno sul cammino del dialogo ecumenico

 

La prossima settimana il viaggio del Papa in Turchia: ai nostri microfoni il cardinale Roberto Tucci  

 

Un intreccio tra arte e fede: così il Papa, incontrando ieri dirigenti e dipendenti dei Musei Vaticani, ha parlato dell’istituzione nel V centenario

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oltre 200 i morti per gli attentati di ieri a Baghdad. Intanto, il leader sciita, al Sadr, minaccia di ritirarsi da governo e Parlamento se il premier, al Maliki, incontrerà Bush. La testimonianza di Nawal

 

CHIESA E SOCIETA’:

Documento della Conferenza episcopale del Venezuela in vista delle presidenziali del 3 dicembre

 

Il titolo di cavaliere comandante dell’ordine della legione d’onore al cardinale Kazimierz Swiatek

 

Respinto dal Parlamento cileno il disegno di legge sulla depenalizzazione dell’aborto

 

Don Pascual Chávez Villanueva, rettore maggiore dei salesiani, è il nuovo presidente dell’Unione dei superiori generali

 

Una rete capillare che raggiunge tutta l’Italia e che mira a crescere. E’ quella dei settimanali diocesani i cui direttori sono in assemblea da ieri pomeriggio a Roma

 

Costa d’Avorio: i rifiuti tossici che hanno causato decessi ed intossicazioni sono stati scaricati ad Abidjan senza adeguati controlli

 

24 ORE NEL MONDO:

Vertice Italia-Francia: ribadito il sostegno al premier libanese Siniora e l’impegno per contribuire alla stabilità in Medio Oriente. Siglati poi accordi bilaterali

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 novembre 2006

 

 

BENEDETTO XVI INVITA LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE AD AGIRE

VERSO LE PERSONE COLPITE DA MALATTIE INFETTIVE ELIMINANDO LE DISPARITA’

DI ACCESSO ALLE CURE TRA NORD E SUD DEL MONDO. L’INTERVENTO DEL PAPA NELL’UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL TEMA,

IN CORSO IN VATICANO

 

Assistere i malati colpiti da infezioni gravi, come l’AIDS, la malaria o la tubercolosi, sollecita le coscienze di governanti e Paesi ad attuare la “giustizia sociale”, in un mondo ancora diviso a metà tra chi può accedere a cure idonee e chi ne è impedito. E’ l’appello che traspare dalle parole di Benedetto XVI rivolte questa mattina ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulle “malattie infettive”, in corso in Vaticano. Ai 500 esperti di decine di nazioni, invitati dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, il Papa ha indicato nella figura del Cristo che risana i lebbrosi il modello cui ispirarsi perché del malato sia difesa non solo la salute ma anche la dignità. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Malattie che violano corpi con segni anche ripugnanti, da un lato. Dall’altro, duemila anni di pietà cristiana che, da Gesù fino a Madre Teresa di Calcutta, passando per S. Francesco d’Assisi e innumerevoli altre figure straordinarie, ha sempre offerto alle vittime di questi mali cure appropriate e conforto spirituale. Benedetto XVI ha voluto ricordare, attraverso l’opera di alcuni Santi, il servizio che la Chiesa svolge sulle frontiere della malattia, anche di quelle – ha osservato all’inizio del suo discorso – che “evocano drammatici scenari di dolore e di paura”. Vecchi e nuovi virus – che si chiamino AIDS o lebbra, peste o tubercolosi – sono lì a ricordare “i limiti inevitabili della condizione umana”. Tuttavia, ha affermato il Papa:

 

“L’impegno umano, però, non deve mai arrendersi nel cercare mezzi e modalità d’intervento più efficaci per combattere questi mali e per ridurre i disagi di quanti ne sono vittime. Schiere di uomini e donne hanno, in passato, messo a disposizione di malati con patologie ripugnanti le loro competenze e la loro carica di umana generosità (...) A così lodevoli iniziative e a così generosi gesti di amore si contrappongono tuttavia non poche ingiustizie. Come dimenticare i tanti malati infettivi costretti a vivere segregati, e talora segnati da uno stigma che li umilia? Tali deprecabili situazioni appaiono con maggiore gravità nella disparità delle condizioni sociali ed economiche  tra il Nord e il Sud del mondo”.

 

Ad esse, ha proseguito Benedetto XVI, “è importante rispondere con interventi concreti, che favoriscano la prossimità all’ammalato, rendano più viva l’evangelizzazione della cultura e propongano motivi ispiratori dei programmi economici e politici dei governi”. Una responsabilità che, prendendo esempio da Gesù, ha sempre orientato i cristiani ad avvicinare chi soffre con uno stile che viene dal Vangelo e che guarda all’uomo prima che al morbo che l’ha colpito:

 

“Questa ricca tradizione della Chiesa cattolica va tenuta viva perché, attraverso l’esercizio della carità verso chi soffre, siano resi visibili  i valori ispirati ad autentica umanità e al Vangelo: la dignità della persona, la misericordia, l’identificazione di Cristo al malato. Ogni intervento resta insufficiente, se in esso non si rende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo”.

 

Tornando sull’importanza della “collaborazione con le varie  istanze pubbliche”, il Papa ha terminato con l’auspicio che “venga attuata  la giustizia sociale in un delicato settore come quello – ha sottolineato - della cura e dell’assistenza ai malati infettivi”: in particolare, Benedetto XVI ha fatto riferimento “alla equa distribuzione delle risorse per la ricerca e la terapia”, e alla “promozione di condizioni di vita che frenino l’insorgere e l’espandersi delle malattie infettive”.

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L’IMPEGNO DELLA CHIESA CATTOLICA PER LO SVILUPPO DELL’AMERICA LATINA

E LA DIFESA DEI VALORI MORALI, AL CENTRO STAMANE

DELL’UDIENZA DEL PAPA AL PRESIDENTE DELL’HONDURAS

- A cura di Roberta Gisotti -

 

In un “clima di cordialità” si è svolta questa mattina l’udienza del Papa al presidente dell’Honduras, José Manuel Zelaya Rosales, accompagnato dalla consorte e dal seguito. Durante i colloqui - informa una nota della Sala Stampa vaticana - “ci si è soffermati sul tema dello sviluppo dell’America Latina ed è stato rilevato in particolare il contributo della Chiesa Cattolica in tale ambito, come pure il suo impegno nell’educazione e nella formazione, soprattutto delle giovani generazioni, ai valori morali, che sono la base per combattere la corruzione e favorire la trasparenza in ogni campo della vita nazionale”. Dopo l’incontro con il Papa, il presidente honduregno ha avuto colloqui con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

 

Leader del partito Liberale opposto nel Paese latinoamericano al partito Nazionale, il presidente Zelaya è stato eletto nel gennaio scorso con un mandato di 4 anni anche per la guida del governo. Grande un terzo dell’Italia, abitato da quasi 7 milioni e mezzo di persone, l’Honduras soffre di una grave situazione economico sociale: il 70 per cento della popolazione sopravvive sotto la soglia della povertà, alle prese con fenomeni di criminalità diffusa, di violenza giovanile, di corruzione anche nelle istituzioni. Oltre queste problematiche, tra le sfide pastorali per la Chiesa honduregna, in un Paese per il 97 di religione cattolica, sono oggi la scarsità di vocazioni sacerdotali e religiose e le politiche governative di pianificazione familiare che promuovono l’aborto attraverso le cosiddette pillole del giorno dopo, in una Nazione che registra il più alto indice di crescita demografica in America Latina.  

 

 

ALL’INDOMANI DELL’INCONTRO CON BENEDETTO XVI, IL PRIMATE DELLA COMUNIONE ANGLICANA, ROWAN WILLIAMS, E IL CARDINALE WALTER KASPER, PRESIDENTE

DEL DICASTERO VATICANO PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI RIBADISCONO L’IMPEGNO

A PROSEGUIRE SUL CAMMINO DEL DIALOGO ECUMENICO

 

Prosegue la visita a Roma dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Dopo l’incontro di ieri con il Papa, stamani il Primate della Comunione anglicana ha visitato la congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Quindi, ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo Doria Pamphili assieme al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e al cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster. Nell’incontro è stata ribadita con convinzione la volontà di proseguire sulla via del dialogo ecumenico. A seguire questa intensa mattinata del Primate della Comunione anglicana, c’era per noi Alessandro Gisotti:

 

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Non fermarsi di fronte agli ostacoli e alle nuove sfide, ma impegnarsi a proseguire coraggiosamente sulla via del dialogo ecumenico: questo in sintesi il senso delle dichiarazioni del primate della comunione anglicana e del presidente del dicastero vaticano per l’Unità dei Cristiani. L’arcivescovo di Canterbury ha affermato che sono stati raggiunti i tre obiettivi della sua visita, ovvero stabilire una relazione personale con il Papa, rafforzare il dialogo tra anglicani e cattolici, infine, incontrare i membri  delle  congregazioni  vaticane interessate ai diversi aspetti del dialogo ecumenico.

 

Il cardinale Walter Kasper e l’arcivescovo Rowan Williams hanno dunque annunciato la convocazione di una commissione, nel 2007, che si confronterà sul dialogo teologico tra cattolici ed anglicani. Il porporato ha inoltre affermato che la visita del Primate anglicano è andata “molto meglio del previsto”.

 

HE IS A MAN OF PROFOUND THEOLOGICAL LEARNING…

 

Benedetto XVI, ha detto l’arcivescovo di Canterbury, è un “uomo di immensa conoscenza  teologica e di grande  profondità spirituale”. Ha così sottolineato la comune volontà con il Santo Padre a lavorare per una unità visibile di tutti i cristiani e ciò nonostante le divergenze che tuttora sussistono. In particolare, ha confidato che uno dei temi del suo colloquio con il Papa è stato l’impatto sulla comunione anglicana dell’ordinazione delle donne.

 

Rispondendo ai giornalisti, l’arcivescovo di Canterbury ha auspicato la buona riuscita dell’imminente viaggio apostolico del Papa in Turchia, in particolare guardando ai rapporti tra Chiesa cattolica e Patriarcato ortodosso di Costantinopoli. Dal canto suo, il cardinale Kasper, pur riconoscendo le difficoltà che il viaggio presenta, ha sottolineato che ancor più grandi sono le speranze.

 

WE WANT TO SUPPORT ALL MINORITIES LIVING IN TURKEY

 

“Vogliamo sostenere tutte le minoranze cristiane presenti in Turchia”, ha detto il porporato sottolineando l’importanza della visita del Papa per i cristiani che in quel Paese vivono un momento non facile. I due leader religiosi hanno quindi espresso la comune preoccupazione per la condizione della minoranza cristiana in Medio Oriente. In tale contesto, è stato annunciato un pellegrinaggio in Terra Santa nel periodo di Natale che vedrà insieme fedeli cattolici, anglicani, battisti ed ortodossi.

 

Prima della conferenza stampa, l’arcivescovo Willimas aveva visitato la sede della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Qui, nel suo discorso per l’occasione, il cardinale prefetto Ivan Dias ha ribadito la necessità per cattolici e anglicani di lavorare assieme per raggiungere l’unità nell’amore e nella verità.

 

THE CALL TO GIVE JOINT WITNESS…

 

“La chiamata a dare una testimonianza comune del messaggio evangelico – ha detto il porporato – è ancor più urgente ora”, di fronte alle sfide che l’umanità deve affrontare e, in particolare, alle sofferenze che molti popoli devono sopportare a causa delle guerre, della povertà e della fame.

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UN INTRECCIO CONTINUO TRA ARTE E FEDE: COSI’ IL PAPA, INCONTRANDO IERI

 DIRIGENTI E DIPENDENTI DEI MUSEI VATICANI, HA RICORDATO CHE I FAMOSISSIMI MUSEI CELEBRANO QUEST’ANNO IL V CENTENARIO

 

Un intreccio continuo tra arte e fede: è quanto presentano i Musei Vaticani, i cui dirigenti e dipendenti sono stati ricevuti in udienza ieri dal Papa. Un incontro affettuoso con il gruppo di dipendenti più numeroso della Città del Vaticano, come ha sottolineato Benedetto XVI. Il Papa ha anche ricordato come proprio quest’anno i Musei vaticani celebrino il loro quinto centenario. Servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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E’ una straordinaria responsabilità quella che investe i Musei Vaticani dal punto di vista del messaggio cristiano e Benedetto XVI lo ha ricordato con affetto ai dipendenti dell’istituzione, sottolineando come tra i tantissimi visitatori che vi si recano ogni anno - nel 2006 hanno già superato i 4 milioni - “molti non siano cattolici, tanti non siano cristiani e forse - ha detto il Papa - neppure credenti”:

 

“L’approccio alla verità cristiana mediato attraverso l’espressione artistica o storico-culturale ha una chance in più per parlare all’intelligenza e alla sensibilità di persone che non appartengono alla Chiesa cattolica e talvolta possono nutrire verso di essa pregiudizi e diffidenza. Coloro che visitano i Musei Vaticani hanno modo di “immergersi” in un concentrato di “teologia per immagini”, sostando in questo santuario di arte e di fede”.

 

E’ nel codice genetico dei Musei Vaticani “che la grande civiltà classica e quella ebraico-cristiana non si oppongono tra loro, ma convergono nell’unico piano di Dio”, e a dimostrazione di questa verità il Papa ha citato il gruppo scultoreo del Laocoonte. L’originale greco del I secolo a.C. diede origine proprio al primo nucleo dei Musei Vaticani nel 1506 quando, subito dopo il ritrovamento nel gennaio di quello stesso anno, fu collocato da Papa Giulio II nell’allora cortile delle Statue, oggi cortile ottagono. “Un’opera - ha detto ancora il Papa - che possiamo qualificare profana, ma che inserita nel contesto vaticano acquista la sua piena e più autentica luce”.

 

“E’ la luce della creatura umana plasmata da Dio, della libertà nel dramma della sua redenzione, protesa tra terra e cielo, tra carne e spirito. E’ la luce di una bellezza che irradia dall’interno dell’opera artistica e conduce lo spirito ad aprirsi al sublime, là dove il Creatore incontra la creatura fatta a sua immagine e somiglianza”.

 

“La sintesi tra Vangelo e cultura appare ancor più esplicita in alcuni reparti e quasi materializzata in alcune opere”, ha continuato il Papa pensando ai sarcofagi del museo Pio-cristiano o alle tombe della Necropoli sulla Via Trionfale, alla collezione etnologica di provenienza missionaria. “Il Museo mostra veramente un intreccio continuo tra Cristianesimo e cultura, tra fede e arte, tra divino e umano - ha spiegato ancora Benedetto XVI - e la Cappella Sistina costituisce, al riguardo, un vertice insuperabile”. In chiusura di incontro il Papa ha quindi ringraziato i dipendenti dei Musei, li ha elogiati e ringraziati per il loro impegno nella tutela, la conservazione e la custodia degli ambienti, esortandoli anche a continuare ad offrire ai visitatori una semplice ma incisiva testimonianza di fede.

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La prossima settimana il viaggio del Papa in Turchia:

ai nostri microfoni il cardinale Roberto Tucci che nel ’79

seguì Giovanni Paolo II in Turchia

come direttore della nostra emittente

- Con noi lo stesso porporato -

 

“Grande apprezzamento da parte del governo turco e della Presidenza degli Affari religiosi, il Diyanet, per la decisione di Benedetto XVI di recarsi nella loro sede ed incontrare il presidente Ali Bardakoglu ed altri dirigenti degli affari religiosi”. E’ quanto ha precisato il Nunzio apostolico in Turchia, Mons. Antonio Lucibello, che parlando all’Agenzia ANSA ha gettato una luce di ottimismo sulla prossima visita del Papa in Turchia, all’indomani dell’irruzione di un gruppo di ultraestremisti all’edificio di Santa Sofia.

 

“Una visita che si inserisce nel solco delle due visite papali precedenti: di Paolo VI nel 1967 e di Giovanni Paolo II nel 1979 – ha detto il Nunzio – e che ha come missione principale il dialogo, sia ecumenico che religioso. La Turchia – ha sottolineato Mons. Lucibello – terra tra due mondi, possa essere il lievito di questo dialogo, riportando la fede alla sua essenza religiosa e lasciando da parte quello che può dividere”.

 

In vista di possibili proteste da parte dei partiti radicali per la visita papale, il capo della polizia turca ha assicurato che saranno prese tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza di Benedetto XVI ed il regolare svolgimento del programma. Ne è convinto anche il cardinale Roberto Tucci, per anni organizzatore dei viaggi papali e che nel ’79 seguì Giovanni Paolo II in Turchia come direttore della nostra emittente. L’intervista è di Rosario Tronnolone:

 

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R. - Bisogna tener presente che il Paese è sotto la protezione dei militari e, come dice Sergio Romano nel magazine del Corriere della Sera, l’Europa non dovrebbe dimenticare che i militari continuano ad esercitare un’influenza nel Paese. I militari sono i garanti della laicità dello Stato e un baluardo indispensabile nelle attuali condizioni del Medio Oriente contro il dilagare del fondamentalismo islamico, quindi è un Paese dove la sicurezza sarà assicurata al massimo. Anche ai tempi della visita di Giovanni Paolo II in Turchia, dove io ero presente al seguito come direttore generale della Radio Vaticana, fu veramente una visita militarmente blindata e tutto si volse come si doveva svolgere. Il programma era quasi identico a quello della visita di Benedetto XVI che si svolgerà la prossima settimana.

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UTILIZZARE LA SCIENZA PER PROPAGARE LA MORTE DEVE RESTARE UN TABU’:

FERMO RICHIAMO DELLA SANTA SEDE PERCHE’ SIANO INTERDETTE LE ARMI BIOLOGICHE, CON L’IMPEGNO DI TUTTI GLI STATI, NESSUNO ESCLUSO,

AL DI LA’ DEGLI INTERESSI ECONOMICI DELL’UNO E DELL’ALTRO

 

Intervento dell’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, alla VI Conferenza di riesame della Convezione sulle armi biologiche (bwc), in corso nella città elvetica fino all’8 dicembre. La Convenzione, adottata nel 1972 e ratificata da 155 Stati, proibisce il possesso e la produzione delle armi biologiche e prevede la distruzione delle scorte. Appartiene - insieme alla Convenzione sulle armi chimiche e al Trattato di non proliferazione nucleare - ai grandi Accordi multilaterali che regolano le armi di distruzione di massa. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Interdire le armi biologiche è “fondamentale” per costruire la pace e la sicurezza dell’intera famiglia umana: lo ha ribadito l’arcivescovo Tomasi, dopo il fallimento della precedente V Conferenza di riesame della Convenzione, svoltasi nel 2001, che doveva adottare nuove misure di verifica, cosicché ora “gli Stati – ha detto il presule - sono davanti ad una sfida la cui posta in gioco è cosi importante per tutta l’umanità, che solo un successo è da prendersi in considerazione”. “Non tutti i tabù sono da sradicare - ha osservato l’arcivescovo Tomasi – al contrario. Alcuni sono la condizione necessaria della vita nella società, o della vita stessa. Utilizzare la vita per distruggere la vita, utilizzare la scienza che dovrebbe lottare contro la malattia e la sofferenza per propagare la morte dovrebbe restare un tabù assoluto”.

 

Per cui “oltre al suo carattere illusorio, l’idea stessa di utilizzare le armi biologiche per vincere una guerra dovrebbe restare nell’ambito dell’impensabile”, ha spiegato il rappresentante della Santa Sede, sollecitando “misure pratiche a livello nazionale, regionale e internazionale” al fine di prevenire l’irreparabile. “Il bio-terrorismo non può che essere contrastato con una volontà e un’azione comune nell’ambito della sicurezza e della bio-sicurezza”. Dunque, universalizzare la Convenzione “dovrà essere una priorità” e “nessuno Stato dovrà restarne fuori quale che sia il pretesto”: il monito di mons. Tomasi perché si realizzi una “cooperazione” “al di là degli interessi economici e commerciali degli uni e degli altri”. Un indirizzo particolare il presule ha rivolto a scienziati, università, industrie, agenzie governative e internazionali perché “si sentano insieme responsabili di usare la biotecnologia per la promozione della vita e dello sviluppo umano integrale che dovrebbe beneficiare tutti i Paesi”. Da qui “l’importanza della formazione etica degli studenti e dei ricercatori nell’ambito delle scienze della vita” e di elaborare dei “Codici di condotta”.

 

“Perché la Convenzione non resti lettera morta”, ha concluso il rappresentante, occorre adottare “misure che rafforzino la fiducia”, soprattutto “la trasparenza”, poiché “nessuno Stato è in grado da solo di vincere la guerra contro la proliferazione della armi biologiche”. 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - "Il bacio al lebbroso oggi": il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti alla XXI Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Prossimità al malato, evangelizzazione dell'ambiente culturale e collaborazione con le istanze pubbliche: risposte d'amore per l'uomo.

L'udienza del Papa ai dirigenti e ai dipendenti dei Musei Vaticani. 

 

Servizio estero - Iraq: carneficina nel quartiere sciita di Sadr City a Baghdad.

Intervento della Santa Sede sul tema: "E' urgente un'azione concreta della comunità internazionale per affrontare seriamente il problema umanitario posto dalle munizioni a grappolo".

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Costa dal titolo "Immagine ironiche e graffianti elaborate in un ricercato equilibrio delle forme": le fotografie di David Goldblatt raccolte in un volume.

 

Servizio italiano - In primo piano un articolo dal titolo "Polpette inoffensive e polpette avvelenate". L'articolo così comincia: "Nel panorama purtroppo affollato degli affetti da delirio di onnipotenza possiamo contare da oggi anche su una giornalista la quale, scrivendo su un altrimenti serio quotidiano ex di partito, si preme di indicare a L'Osservatore Romano quali siano i Comandamenti e quindi le violazioni degli stessi da denunciare e condannare. Lo spunto per questa sorprendente premura le è stato fornito dalla sostanziale bocciatura da parte del critico de L'Osservatore Romano della fiction 'Il padre della sposa' ...".  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 novembre 2006

 

 

OLTRE 200 I MORTI PER GLI ATTENTATI DI IERI A BAGHDAD. INTANTO,

 IL LEADER SCIITA, AL SADR, MINACCIA DI RITIRARSI DA GOVERNO E PARLAMENTO

 SE IL PREMIER, AL MALIKI, INCONTRERÀ BUSH

- La testimonianza di Nawal -

 

Iraq percorso da una violenza senza fine. È infatti salito a 202 morti il bilancio degli attentati a catena di ieri a Baghdad, nel quartiere sciita di Sadr City. E anche oggi si registrano morti. La catena di stragi ha fatto scattare la reazione dell’Unione Europea. L’esecutivo UE “condanna fortemente tutti gli attacchi indiscriminati”, si legge in una nota del commissario comunitario alle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner. “Lancio un appello – scrive ancora - a tutti i leader politici, religiosi e delle tribù affinché chiedano ai loro sostenitori di evitare azioni di ritorsione e vendetta”. Oggi, intanto, si sono svolti i funerali delle vittime, mentre la formazione del leader radicale sciita iracheno, Moqtada al Sadr, ha minacciato di ritirarsi da governo e Parlamento se il premier, al Maliki, manterrà il suo incontro con il presidente americano, Bush, previsto per la fine del mese in Giordania. Il servizio di Barbara Schiavulli:


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Lacrime e rabbia oggi nel venerdì di preghiera, in una Baghdad blindata il giorno dei funerali. Una lunga scia di feretri è sfilata nelle strade dirette a Najaf, tra i pianti della gente e le raffiche di kalashnikov dei militanti, che promettono vendetta. Sono più di 200 gli sciiti morti ieri in una serie di attentati coordinati nel povero incontrollabile quartiere di Sadr City. La disperazione ha superato la paura e una folla di persone ha accompagnato i propri morti, sfidando il pericolo di altre bombe. Ma nemmeno nel giorno del dolore la violenza si prende una pausa: due attacchi suicidi hanno causato almeno 22 morti e 26 feriti nella città settentrionale di Tal Afar, non lontano dal confine siriano. Tuttora in vigore il coprifuoco, la chiusura di porti e aeroporti. Il governo, che accusa Al Qaeda e i sunniti fedeli a Saddam di aver provocato la strage, continua ad invitare alla calma. L’esercito americano, intanto, questa mattina ha ucciso quattro membri di Al Qaeda e arrestato sei persone, accusate di essere specializzate in attentati con autobomba, nel corso di un’operazione a nord di Baghdad.

 

Barbara Schiavulli, per la Radio Vaticana.

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E un rapporto diffuso dalle Nazioni Unite precisa, tra l’altro, che nel solo mese di ottobre in Iraq sono morti oltre 3700 civili. La violenza che opprime la popolazione irachena sembra, dunque, non conoscere limiti. Adriana Masotti ha raccolto la testimonianza di Nawal, appartenente ad una organizzazione cristiana, di ritorno a Baghdad dopo un breve soggiorno in Italia:

 

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R. - A Baghdad e Mosul si vive una situazione drammatica. Lì si vive con le bombe, le autobombe, i rapimenti. Le persone benestanti, i medici, gli ingegneri vengono presi per bloccare tutto. Chi esce di casa non sa se riesce a tornare e anche chi si trova a casa non è protetto da un missile in arrivo o da una bomba che esplode davanti alla casa.

 

D. – Si parla spesso delle perdite militari, ma tra gli iracheni, tra la popolazione civile, ci sono delle cifre che fra voi circolano?

 

R. – Ultimamente è stato scritto su un giornale che sono oltre 150 mila. Tanti dicono, però, che possa arrivare anche ad un milione in questi tre anni.

 

D. – Quali sono le ragioni di tanta violenza?

 

R. – Alle volte si uccidono delle persone e non si pensa perché siano state uccise. Per esempio, una persona che vende ghiaccio per strada, perchè è stato ucciso? Qualcuno dice che siccome al tempo di Maometto non c’era ghiaccio, perché si vende ghiaccio? La parte sciita è stata oppressa per 30 anni, durante la dittatura, e adesso vogliono vendicarsi. Tante volte ci si vendica fra famiglie.

 

D. – Di fronte a questo quadro, come si fa a continuare a vivere?

 

R. – Cercano di vivere nella speranza del domani, cercando di affrontare le situazioni con tanto coraggio e con spirito di avventura, sperando che Dio ci protegga. Come cristiani è la stessa cosa. Tanti, però, lasciano tutto e partono. Una cosa che dava tanto coraggio era la Messa e le chiese aperte, ma ultimamente in una zona di Baghdad le parrocchie sono state chiuse. Quindi, i cristiani in questa situazione si sentono abbandonati.

 

D. – Lei sta ripartendo per l’Iraq, con quale animo, con quale spirito?

 

R. – Io non sono eroica. Tante volte uno si chiede perchè Gesù è stato sulla croce? Non si poteva fare in un altro modo? Io vado per questa realtà di condivisione con gli altri, per dire: “Guarda, io vivo con voi. Amiamo questo dolore insieme. Cerchiamo di pregare insieme”. Penso che Dio guarderà la nostra miseria, guarderà anche la nostra fede e avrà misericordia di noi, di questa gente.

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CHIESA E SOCIETA’

24 novembre 2006

 

ESPRIMETE IL VOTO GUARDANDO AI VALORI DELLA GIUSTIZIA, DELLA LIBERTÀ,

DELLA DEMOCRAZIA E DELLA PACE: COSÌ LA CONFERENZA EPISCOPALE DEL VENEZUELA IN VISTA DELLE PRESIDENZIALI DEL 3 DICEMBRE

 

CARACAS. = In vista delle elezioni presidenziali che si svolgeranno in Venezuela il 3 dicembre, i vescovi hanno pubblicato un documento rivolto a cattolici e non, credenti e non, e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà che amano la patria. Ricordando la grande responsabilità del diritto al voto, i presuli invitano tutti i cittadini ad esprimere le loro preferenze “in coerenza con i valori della giustizia, della libertà, della democrazia e della pace”. L’episcopato si rivolge, in particolare, alle autorità e ai funzionari del Consiglio nazionale elettorale (CNE), perché ciascuno compia “il proprio dovere e il proprio compito con rigoroso rispetto della Costituzione e delle leggi, con totale e assoluta imparzialità”. La Conferenza episcopale auspica inoltre che la campagna elettorale si concluda serenamente e pacificamente, e che si faccia ogni sforzo per evitare atti di violenza e gesti che mettano a repentaglio la convivenza pacifica. “Rifiutiamo ogni tipo di guerra psicologica che abbia la pretesa di seminare la paura nel popolo venezuelano - scrivono i presuli – deploriamo le pressioni che da parte di certi settori si stanno esercitando sulla coscienza degli impiegati statali con lo scopo di farli votare a favore di una determinata preferenza”. Ai cattolici, in particolare, i vescovi ricordano il dovere di votare in sintonia con i principi del Vangelo, espressi, tra l’altro, nella Dottrina sociale della Chiesa. L’episcopato sottolinea che ciascuno deve difendere i diritti di ogni essere umano, anzitutto, il diritto alla vita, alla sicurezza personale e patrimoniale, il diritto dei genitori a dare ai figli l’educazione desiderata, il diritto ad un lavoro giustamente rimunerato e senza discriminazione politica e ancora il diritto alla libertà di coscienza e alla libertà religiosa. “La dignità umana è anteriore allo Stato e dunque va difesa da ogni tipo di abuso: dal mercato capitalista selvaggio nonché dallo statalismo e dalle ideologie totalitarie e da tutte le realtà contrarie alla visione cristiana della persona”. Infine, i vescovi, ricordano che “la volontà degli elettori va rispettata” e che ciascuno deve riconoscere con lealtà il verdetto, cercando sempre la riunificazione fraterna tra quanti hanno opinioni diverse. (L.B. - T.C.)

 

 

IL TITOLO DI CAVALIERE COMANDANTE DELL’ORDINE DELLA LEGIONE D’ONORE

AL CARDINALE KAZIMIERZ SWIATEK.

LA CONSEGNA IERI ALL’AMBASCIATA DI FRANCIA IN BIELORUSSIA

 

MINSK. = Il cardinale Kazimierz Swiatek, arcivescovo di Minsk-Mohilev, è stato insignito ieri in Bielorussia, presso l’ambasciata di Francia, del titolo di cavaliere comandante dell’Ordine della Legione d’onore. L’onorificenza, riferisce l’agenzia SIR, è stata conferita con decreto del presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac. Il porporato, che per i cittadini francesi rappresenta la storia dei bielorussi negli ultimi 70 anni, è il primo cittadino bielorusso a ricevere tale titolo. L’ordine cavalleresco della Legione d’onore è stato fondato da Napoleone Bonaparte nel 1802. Il riconoscimento è stato assegnato, tra gli altri, a Gustave Eiffel, progettista dell’omonima torre a Parigi, e, l’11 maggio 1998, all’allora cardinale Joseph Ratzinger. (T.C.)

 

 

RESPINTO DAL PARLAMENTO CILENO IL DISEGNO DI LEGGE SULLA DEPENALIZZAZIONE DELL’ABORTO. IL PRESIDENTE DELLA CAMERA ANTONIO LEAL

LO HA DICHIARATO INAMMISSIBILE:

LA COSTITUZIONE PROTEGGE IL DIRITTO ALLA VITA CHE STA PER NASCERE

 

SANTIAGO. = Sessantuno parlamentari cileni hanno votato contro il disegno di legge sulla depenalizzazione dell’aborto. La proposta, riferisce l’agenzia Fides, prevedeva la non punibilità dell’aborto praticato entro 12 settimane di gestazione con il consenso della donna. Trascorso tale periodo di tempo, l’aborto si potrebbe comunque realizzare se per la madre vi è pericolo di vita o se se ne è in gioco la salute fisica o psichico-sociale. L’aborto inoltre è ammesso se la salute della madre non può essere salvaguardata in altro modo e se la gravidanza è stata frutto di una violenza. Il presidente della Camera, Antonio Leal, ha dichiarato inammissibile il progetto per depenalizzare l’aborto poiché la Costituzione contempla, nel suo articolo 19, la protezione del diritto alla vita che sta per nascere. Tra le numerose iniziative realizzate in Venezuela a favore della vita, il Centro di Innovazione Pubblica dell’Università Santo Tomás ha portato a termine la campagna “Globalizziamo la cultura della Vita”. Grazie ad essa più di 60 deputati, firmando il 17 novembre una dichiarazione, si sono impegnati a rispettare la vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, con la promessa di denunciare qualunque azione lesiva. Nella dichiarazione i parlamentari affermano che il primo diritto umano è il diritto alla vita, senza nessun tipo di discriminazione. Pertanto, ogni essere umano deve essere protetto e rispettato dal momento del concepimento. Il documento ricorda poi che dal rispetto per la vita dipende il rispetto di tutti gli altri diritti. La prima responsabilità del legislatore è difendere incondizionatamente la vita di ogni essere umano e la sua dignità. I parlamentari firmatari si sono impegnati anche a respingere ogni disegno di legge che accetti o presupponga qualsiasi tipo di pratica abortiva, eugenetica, di eutanasia, di accanimento terapeutico, mutilante, di clonazione o che manipoli la vita umana e a promuovere ed appoggiare le istituzioni che svolgono assistenza fisica, affettiva, medica e morale alle famiglie, e in particolare alle donne in età fertile. (T.C.)

 

 

DON PASCUAL CHÁVEZ VILLANUEVA, RETTORE MAGGIORE DEI SALESIANI,

È IL NUOVO PRESIDENTE DELL’UNIONE DEI SUPERIORI GENERALI. È STATO ELETTO

QUESTA MATTINA A ROMA NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA SEMESTRALE DELL’USG

 

ROMA. = Rendere sempre più significativa nella  Chiesa e nella società la propria testimonianza e la propria consacrazione: su questo tema si stanno confrontando a Roma, al Salesianum, circa 200 religiosi e religiose all’assemblea semestrale dell’Unione dei Superiori Generali (USG). Stamattina, nel corso dei lavori, è stato eletto il nuovo presidente per il triennio 2006-2009, don Pascual Chávez Villanueva, rettore maggiore dei salesiani dal 2002, che sostituisce fr. Álvaro Rodríguez Echeverría, superiore generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Nato a Real de Catorce, in Messico, il 20 dicembre del 1947, don Pascual Chávez ha professato come salesiano nell’agosto del 1964. Ordinato sacerdote l’8 dicembre del 1973, ha conseguito la licenza in Sacra Scrittura all’Istituto Biblico di Roma. Oggi, nel mondo, gli istituti di vita consacrata con approvazione pontificia sono 1.788, dei quali 271 maschili e 1.517 femminili. I religiosi sono circa 196 mila, le religiose sono oltre 800 mila. Commentando il tema generale dell’assemblea, “Insieme per il Regno”, il presidente uscente dell’USG, fr. Alvaro Rodriguez, ha affermato che nel camminare insieme per il Regno di Dio, è necessario incontrarsi, sostenersi a vicenda, condividere le proprie esperienze e trovare forza e appoggio nelle difficoltà. Dopo la “meravigliosa esperienza” del congresso internazionale del 2004, “è indispensabile - ha aggiunto - che ci aiutiamo perché la nostra vita religiosa possa offrire una scala di valori alternativa, critica rispetto allo statu quo, ispirata da valori del Vangelo per la costruzione di una nuova società che abbia Gesù Cristo come modello di pienezza”. Nel corso dei lavori è stata poi ribadita l’importanza della collaborazione non solo fra i diversi istituti di vita consacrata ma anche e soprattutto con i laici. Amministrare, ha detto in particolare fr. Pascual Piles, significa “ripartire equamente le risorse, commisurare la partecipazione alle responsabilità, scegliere le persone adatte, delegare alcune funzioni, motivare, e ancora garantire una remunerazione soddisfacente, assicurare la sicurezza del lavoro, creare un senso di appartenenza, trasmettere i valori dell’istituzione, lavorare in équipe interdisciplinari e prevedere lo spazio da dare all’azione sindacale”. Il prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, il cardinale Franc Rodé, che ha presiduto una celebrazione eucaristica, ha invitato i consacrati a vivere il dono del proprio carisma insieme ai pastori della Chiesa, agli altri istituti di vita consacrata, ai fedeli laici e a tutti gli uomini di buona volontà. (T.C.)

 

 

UNA RETE CAPILLARE CHE RAGGIUNGE TUTTA L’ITALIA E CHE MIRA A CRESCERE.

È QUELLA DEI SETTIMANALI DIOCESANI I CUI DIRETTORI SONO IN ASSEMBLEA

DA IERI POMERIGGIO A ROMA. DOMANI SARANNO RICEVUTI DA BENEDETTO XVI

- A cura di Alessandro Guarasci -

 

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ROMA. = Resistete al secolarismo, fatevi portatori di valori. Il presidente della CEI, il cardinale Camillo Ruini, ha mandato il suo messaggio all’assemblea della FISC, la Federazione italiana dei settimanali cattolici, a 40 anni dalla nascita di questo organismo. Il cardinale ha ribadito che nella cultura di oggi “emerge sempre più il confronto, anche acceso e a volte aspro, sui temi fondamentali del nascere e del morire, sul rapporto tra scienza ed etica, sul valore del matrimonio e della famiglia”. In questo contesto è cresciuto, “in maniera visibile”, il ruolo della Chiesa e dei cattolici “nel porre all’attenzione di tutti il significato e le implicazioni della nuova questione antropologica”. Il presidente della Cei ha inoltre messo in luce come mentre “le tendenze in atto confermano un maggior rischio di declino per le grandi testate nazionali”, s’intravede “una possibilità di sviluppo della stampa locale, legata a singoli territori”. Dal cardinale è però venuto anche un invito ai direttori di queste testate a rinnovare il prodotto editoriale, senza adagiarsi sulle conquiste raggiunte. Il presidente della FISC, padre Giorgio Zucchelli, ha fatto notare che attualmente sono 162 i giornali che aderiscono alla Federazione e l’obiettivo è avere un settimanale per ogni diocesi. L’attivismo che si registra al Sud e al Centro fa ben sperare. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi, ha promesso che farà di tutto per dare più fondi al settore con la finanziaria 2007, ma ha anche ribadito che, assieme a molti sì, il governo dovrà dire alcuni no. Levi ha poi chiesto la collaborazione della FISC per varare al più presto una nuova legge sull’editoria.

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COSTA D’AVORIO: I RIFIUTI TOSSICI CHE HANNO CAUSATO DECESSI

ED INTOSSICAZIONI SONO STATI SCARICATI AD ABIDJAN SENZA

ADEGUATI CONTROLLI. PUBBLICATE IN UN RAPPORTO LE INDAGINI

DI UNA COMMISSIONE INCARICATA DI INDAGARE SULLA VICENDA

 

ABIDJAN. = Lo scarico dei rifiuti tossici, nel porto di Abidjan, in Costa d’Avorio, che nell’agosto scorso ha provocato la morte di 10 persone, l’intossicazione di alcune decine e il ricorso a cure mediche per oltre 100 mila, è frutto di disfunzioni, negligenze e complicità amministrative. È quanto emerge nel rapporto della Commissione d’inchiesta nazionale incaricata dal governo di indagare sulla vicenda. Tra i maggiori responsabili, spiega l’agenzia MISNA, figurano i dirigenti del Porto autonomo di Abidjan, mentre vengono rilevate le “mancanze” del direttore degli Affari marittimi e del ministro dei Trasporti di allora. Nel rapporto si sottolineano anche “le disfunzioni” delle Dogane e le negligenze del direttore generale, che hanno contribuito allo scarico di sostanze tossiche. Il documento evidenzia poi “la sorprendente indifferenza” dei responsabili del distretto di Abidjan, soprattutto il governatore, i quali hanno lasciato che camion cisterna depositassero rifiuti tossici in piena città. Almeno 4 procedimenti giudiziari sono già stati avviati sulla vicenda dei rifiuti tossici - sia in Europa (dove ha sede la società ‘Trafigura Ltd’ proprietaria del carico nocivo) che in Africa - per accertare e punire i responsabili di una vicenda che l’ONU ha definito “una catastrofe”. I vertici della Trafigura si trovano in carcere ad Abidjan. (T.C.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 novembre 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

Resta alta la tensione in Medio Oriente. E’ di due palestinesi morti – un bambino di dieci anni e un miliziano di Hamas – il bilancio del fuoco israeliano nel nord di Gaza. Lo riferisce l’agenzia palestinese, Maan, secondo cui negli ultimi quattro giorni sono rimasti uccisi nel territorio 17 palestinesi. Nel frattempo,     Israele ha respinto una proposta informale avanzata da alcuni gruppi armati dell’Intifada per una tregua. Tali gruppi si sarebbero impegnati a non sparare altri razzi sul Neghev, se Israele avesse cessato ogni operazione offensiva a Gaza e in Cisgiordania. Fonti ufficiali, citate da radio Gerusalemme, hanno commentato che non si tratta di una proposta seria e che essa e' legata a giochi di potere fra i palestinesi.

 

Libano. All’indomani dei funerali a Beirut di Pierre Gemayel, il ministro cristiano dell’industria ucciso martedì in un attentato, il ministro degli Interni, Hassan Sabeh, ha annunciato di aver ritirato le dimissioni presentate nel febbraio scorso – ma mai accettate dal premier, Fuad Siniora – “vista la delicata situazione politica del Libano”. In base alla Costituzione libanese, qualora un terzo dei ministri rassegnino le dimissioni, l’intero esecutivo perde legittimità ed è a sua volta costretto a dimettersi. Dopo le dimissioni di Sabeh, due settimane fa altri sei ministri del governo Siniora, formato da 24 ministri, si erano dimessi.

 

Ancora sangue nel sud dell’Afghanistan. Sette sospetti ribelli Taleban sono rimasti uccisi in violenti combattimenti con le forze di coalizione statunitensi nel distretto di Kandahar. Ferito invece un soldato USA. Ieri, intanto, un soldato NATO di cui non è stata resa nota la nazionalità ha perso la vita in un attacco di presunti Taleban nella provincia di Ghazni.

 

L’Unione Europea e la Russia, riuniti a Helsinki per il Vertice sulle forniture energetiche, sono giunti a un accordo sul problema delle tasse richieste da Mosca per il sorvolo della Siberia da parte delle linee aeree europee. A margine del summit, però, le tensioni commerciali tra Mosca e la Polonia. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:

 

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E’ un vertice tutto in salita, le due diplomazie hanno lavorato fino all’ultimo minuto per definire l’agenda del summit, la presidenza finlandese dell’UE si è dovuta arrendere di fronte all’intransigenza polacca. Varsavia non ha dato il suo assenso all’inizio dei negoziati per il rinnovo del trattato fra Unione europea e federazione russa in scadenza il prossimo anno. Due le ragioni: il blocco della carne polacca e la mancata firma della carta dell’energia da parte del Cremlino. Mosca ha denunciato il mancato rispetto delle norme sanitarie, lo stesso problema - affermano fonti russe - si è evidenziato anche sulla carne proveniente da Bulgaria e Romania. Il pericolo di un blocco dei prodotti alimentari europei verso la Russia dal primo gennaio appare non più remoto. La Polonia si ritrova isolata nella sua dura opposizione all’interno dell’UE. La politicizzazione di questioni commerciali ed energetiche rischia di avvelenare i rapporti tra mosca e Bruxelles.

 

Da Mosca, per Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Una tragedia su cui dovrà indagare la polizia britannica. Così, il Cremlino sulla morte dell’ex spia russa, Aleksandr Litvinenko, deceduto la notte scorsa in ospedale a Londra dopo essere stato avvelenato. Sul caso, Scoltland Yard ha    aperto un’inchiesta sulla presenza di eventuali sostanze radioattive nel corpo della vittima. Membro della folta schiera di oppositori del presidente russo, Putin, e rifugiatosi in Gran Bretagna, ultimamente Litvinenko si stava occupando dell’omicidio di Anna Politkovskaia, la giornalista russa assassinata il 7 ottobre scorso a Mosca.

 

Evacuato per un allarme bomba il Parlamento nordirlandese di Stormont, a Belfast. Michael Stone, il più celebre e sanguinario killer lealista, si è introdotto nell’edificio urlando “No alla resa”, avvertendo di avere con sé un ordigno esplosivo. L’irruzione di Stone, che è stato prontamente fermato e ammanettato, ha avuto luogo mentre era in corso un’accesa seduta dell’Assemblea dell’Ulster. Il leader Unionista, Ian Paisley, aveva infatti respinto l’offerta di guidare la futura amministrazione congiunta dell’Irlanda del Nord. Paisley, il cui partito degli Unionisti democratici è maggioritario nella zona, ha dichiarato che inizierà a collaborare con lo Sinn Fein, braccio politico dell’IRA, solo quando questo riconoscerà ufficialmente le forze di polizia nordirlandesi.

 

  “Una possibile iniziativa condivisa per la Striscia di Gaza”: è quanto è stato ipotizzato questa mattina a Lucca, in Toscana, nel corso del 25.mo vertice bilaterale Italia-Francia, in cui il premier italiano, Prodi, e il presidente francese, Chirac hanno parlato anche dei rapporti con la Siria e della questione libanese. Il nostro servizio:

 

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In una conferenza stampa congiunta al termine del Vertice, Prodi e Chirac hanno ribadito il loro appoggio alla formazione di un governo di unità nazionale nei Territori palestinesi. Sostegno anche al premier libanese, Siniora, per garantire la stabilità nel Paese dei Cedri. Il summit ha confermato “la profonda amicizia” tra Italia e Francia: l’identità di vedute riguarda anche l’allargamento dell'Unione Europea, con la necessità di “trovare soluzioni equilibrate in vista del prossimo Consiglio europeo” circa l’ingresso della Turchia. Per quanto riguarda l’Afghanistan – ha detto Prodi – la soluzione militare da sola non basta e occorre ridare la parola alla politica. Raggiunto poi un accordo “particolarmente importante” sul trattamento delle scorie nucleari. Intesa anche sui settori dei trasporti e delle infrastrutture, mirate al “miglioramento delle condizioni di circolazione al confine italo-francese”, con particolare attenzione al rafforzamento della sicurezza nel tunnel del Monte Bianco. In particolare, i ministri delle Infrastrutture di Italia e Francia, Di Pietro e Perben, hanno siglato una domanda congiunta di finanziamento comunitario per la Tav Torino-Lione. Durante il vertice non si è discusso invece della questione Alitalia, anche se ai giornalisti Chirac ha definito “auspicabile” un’alleanza tra Air France-KLM e la compagnia italiana.

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E rimaniamo in Italia, dove, con 162 voti favorevoli e 155 contrari, il Senato ha approvato ieri in via definitiva il decreto legge fiscale collegato alla Finanziaria. Il provvedimento da 6,7 miliardi di euro, già approvato dalla Camera, è stato salutato con soddisfazione dalla maggioranza, mentre l’opposizione accusa il governo di avere blindato il decreto.

 

Vilipendio alla bandiera, manifestazione oltraggiosa verso i defunti, offesa alla bandiera di uno Stato estero e istigazione a delinquere: questi i reati ravvisati dalla Digos di Roma e contenuti nell’informativa consegnata alla Procura della Repubblica sugli accertamenti svolti dopo la manifestazione di sabato scorso nella capitale. Un gruppo di appartenenti a centri sociali aveva scandito slogan contro i militari morti a Nassiriya e bruciato tre fantocci che rappresentavano militari, italiani, israeliani e americani.

 

Il processo di ratifica dell’adesione di Bulgaria e Romania all’Unione Europea si è concluso. Lo ha annunciato la Commissione Europea, salutando con favore l’odierna adozione da parte della Germania dei relativi dossier, ultimi     ostacoli all’ingresso dei due Paesi il prossimo 1° gennaio.

 

Al summit di Riga, in Lettonia, in programma i prossimi 28 e 29 novembre, i Paesi NATO firmeranno un’intesa per ampliare i compiti dell’alleanza, includendo anche l’anti-terrorismo, la prevenzione degli attacchi informatici e la sicurezza delle risorse naturali. Lo rivela stamani il Financial Times, secondo cui l’intesa si pone come obiettivo “una riforma della struttura e delle strategie della NATO per i prossimi 10-15 anni”. Il programma – afferma il quotidiano britannico – sarebbe già stato sottoscritto dai ministri della Difesa NATO.

 

La Russia ha iniziato a inviare all’Iran sistemi missilistici antiaerei Tor M1, in base a un accordo firmato nei mesi scorsi per la fornitura di 29 complessi destinati a proteggere siti strategici, fra cui le zone nucleari di Bushehr e Isfahan. Lo ha detto una fonte del complesso militare industriale russo all’agenzia Interfax. Si tratta di missili con un raggio di azione di 20 chilometri, adatti quindi alla sola difesa antiaerea.

 

Il Consiglio della Federazione, Camera alta del Parlamento russo, ha approvato un emendamento alla legge elettorale che abolisce la soglia minima di partecipazione del 20% per validare le elezioni. L’emendamento era stato approvato nei giorni scorsi dalla Duma e attende ora soltanto la firma presidenziale per entrare in vigore. Il 2007 è anno elettorale in Russia: in dicembre si voterà per il rinnovo dei deputati della Duma.

 

Una fossa comune contenente almeno una trentina di corpi, tra cui molte donne e bambini, è stata scoperta nell'Ituri, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Lo ha reso noto Kemal Saiki, portavoce dell’ONU in Congo, citato da Radio Nairobi, secondo cui si sarebbe trattato di un’esecuzione di massa. Per la vicenda, sono già stati arrestati due ufficiali dell’esercito dell’ex Zaire. Nonostante l’accordo di pace del 2002, dopo oltre quattro anni di guerra civile che ha fatto circa quattro milioni di morti, nell’Ituri continuano a registrarsi scontri etnici a ripetizione, spesso diretti da quanti cercano di controllare la straordinaria ricchezza, soprattutto mineraria, della regione.

 

Almeno 30 persone sono state uccise nelle ultime 48 ore nell’est e nel nord dello Sri Lanka in combattimenti tra l’esercito e i guerriglieri indipendentisti Tamil. Lo ha riferito il ministero della Difesa, secondo cui la maggior parte delle vittime, oltre una ventina, sono ribelli. Uccisi anche quattro poliziotti e alcuni civili.

 

Siglato stamani a Islamabad, alla presenza dei presidenti di Pakistan e Cina, Musharraf e Hu Jintao, un accordo di libero scambio che mira a triplicare l'ammontare del commercio annuale, portandolo a 15 miliardi di dollari in cinque anni. In occasione della prima visita di un capo di Stato cinese in Pakistan da dieci anni, Jintao ha ribadito che Pechino continuerà a dare il suo appoggio allo sviluppo dell’industria nucleare civile pakistana e che assisterà il Paese islamico per i fabbisogni energetici, in tutta la gamma delle fonti.

 

Condanna a cinque anni di prigione per il giornalista cinese di Hong Kong, Ching Cheong, accusato di spionaggio in favore di Taiwan. L’Alta Corte di Pechino ha respinto l’appello del reporter, che si è sempre proclamato innocente e che si trova in prigione da 19 mesi. Numerose associazioni per i diritti umani si erano mobilitate per la sua liberazione.

 

Riforme democratiche: è quanto ha promesso il nuovo re di Tonga, nel Pacifico, nel discorso di chiusura del Parlamento, in cui ha esortato i sudditi alla calma, dopo i violenti disordini di una settimana fa in cui sono morte almeno sei persone ed è rimasto devastato l’80% del distretto commerciale della capitale, Nuku’alofa. Gli scontri erano scoppiati quando il governo aveva mancato di introdurre riforme democratiche. prima della pausa. In seguito era stata approvata una legge che prevede, a partire dal 2008, che la maggioranza degli incarichi di governo siano coperti da rappresentanti eletti, piuttosto che da nobili su base ereditaria o direttamente nominati dal re.

 

Sospensione temporanea delle importazioni di pollame proveniente dalla Corea del Sud: è il provvedimento cautelativo adottato dal governo giapponese in seguito a un caso sospetto di influenza aviaria ad alta patogenicità – capace cioè di trasmettersi all’uomo – individuato ieri in una fattoria a sud di Seul. E’ di ieri, inoltre, la notizia di 6 mila polli morti in quattro giorni nella fattoria di Iksan, a circa 230 chilometri dalla capitale sudcoreana. Per prevenire un'eventuale diffusione del virus nell’arcipelago giapponese, a tutti i viaggiatori in arrivo dalla Corea del Sud sarà richiesto di disinfettare le suole delle scarpe al momento dell’entrata nel Paese.

 

 

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