RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 325 - Testo della trasmissione di martedì 21 novembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Uscirà in primavera il primo libro di Benedetto XVI, incentrato sulla figura di Gesù. Ai nostri microfoni, padre Federico Lombardi

 

Tra una settimana il viaggio di Benedetto XVI in Turchia. Mons. Piero Marini descrive nel Messale le tre dimensioni del viaggio: pastorale, ecumenica e interreligiosa

 

Cura pastorale e sanitaria dei contagiati da virus che oggi fanno milioni di vittime: se ne parla alla prossima Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la pastorale della salute

 

Il cardinale William Wakefield Baum compie oggi 80 anni

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Inaugurato, stamane a Roma, l’Anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con una Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone

 

Oggi, nella memoria liturgica della Presentazione di Maria, la Chiesa celebra la Giornata delle Claustrali: ce ne parla suor Giuseppina Fragasso

 

E’ scomparso ieri a Nairobi il padre gesuita Angelo D’Agostino, che ha dedicato la sua vita ai  bambini  malati di Aids: la testimonianza di Adriana De Pero

 

CHIESA E SOCIETA’:

In Indonesia, i genitori di tre ragazze cristiane, uccise nel 2005, perdonano gli imputati accusati di aver partecipato all’omicidio delle loro figlie

 

Mssaggio della CEI in vista della prossima Giornata per la vita

 

Il governo dello Sri Lanka riaprirà l’autostrada che collega Jaffna al resto del Paese per portare aiuti umanitari a 500 mila civili

 

In Spagna, nota di protesta delle diocesi di Bilbao, Vitoria e San Sebastian contro un programma televisivo che denunciava parte del clero basco per le sue presunte simpatie verso l’ETA

 

150 religiosi riuniti da oggi a Collevalenza, in Umbria, per un convegno sulla vita consacrata

 

24 ORE NEL MONDO:

Per il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, gli Stati Uniti sono in trappola in Iraq: “Non possono restare, ma non possono partire"

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 novembre 2006

 

 

USCIRA’ IN PRIMAVERA IL PRIMO LIBRO DI BENEDETTO XVI,

INCENTRATO SULLA FIGURA DI GESU’ E IL SUO INSEGNAMENTO DIVINO:

AD ANNUNCIARLO, STAMANI, LA SALA STAMPA E LA LIBRERIA EDITRICE VATICANA.

 AI NOSTRI MICROFONI, PADRE FEDERICO LOMBARDI DEFINISCE IL VOLUME

 “UNA GRANDE OPERA DI TEOLOGIA, ESEGESI E SPIRITUALITA’”

 

Benedetto XVI ha terminato di scrivere la prima parte di un libro dal titolo Gesù di Nazareth. Dal Battesimo nel Giordano alla Trasfigurazione: è quanto viene reso noto, oggi, dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il libro, composto di 10 capitoli, è stato consegnato, nei giorni scorsi, alla Libreria Editrice Vaticana, che ha già preso accordi con la Casa Editrice Rizzoli cedendole i diritti di traduzione, diffusione e commercializzazione in tutto il mondo. L’opera, che verrà pubblicata nella primavera del 2007, è la prima di Benedetto XVI, dall’elezione al Pontificato. Del volume sono stati diffusi oggi alcuni brani della prefazione e dell’introduzione, che danno un saggio della profondità di riflessione che il Papa offre sulla figura di Gesù. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Un racconto appassionato, frutto “di un lungo cammino interiore”: Benedetto XVI presenta la prima parte del volume Gesù di Nazareth con straordinaria umiltà. “Questo libro – scrive nella prefazione, che porta la data del 30 settembre, festa di San Gerolamo – non è assolutamente un atto magisteriale, ma è unicamente espressione della mia ricerca personale del volto del Signore”. Per questo, prosegue, “ognuno è libero di contraddirmi” e chiede ai lettori “quell’anticipo di simpatia senza la quale non c’è alcuna comprensione”. Il Papa, che ha iniziato a scrivere quest’opera prima dell’elezione al Soglio di Pietro, spiega che a partire dagli anni Cinquanta divenne “sempre più ampio” lo strappo “tra il Gesù storico” e il “Cristo della fede”. I progressi della ricerca storico-critica, afferma, “condussero a distinzioni sempre più sottili” e dietro di essi la figura di Gesù “divenne sempre più incerta, prese contorni sempre meno definiti”. Questi tentativi, scrive ancora il Santo Padre, hanno determinato “l’impressione che noi sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo più tardi la fede nella sua divinità ha plasmato la sua immagine”. Questa impressione, rileva con amarezza, “è penetrata profondamente nella coscienza comune della cristianità”. Si tratta, è la riflessione del Papa, di una “situazione drammatica per la fede perché rende incerto il suo autentico punto di riferimento: l’intima amicizia con Gesù, da cui tutto dipende”.

 

Ecco allora che il Papa teologo ribadisce con forza la sua “fiducia nei Vangeli”. E indica quanto si propone con questo volume: “fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il vero Gesù, come il Gesù storico nel vero senso della espressione”. Il Papa si dice convinto che “questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni”. Il Gesù dei Vangeli, si legge ancora nella prefazione, “è una figura storicamente sensata e convincente”. D’altro canto, avverte, “solo se era successo qualcosa di straordinario, se la figura e le parole di Gesù superarono radicalmente tutte le speranze e le aspettative dell’epoca, si spiegano la sua Crocifissione e la sua efficacia”. Il Pontefice tiene a precisare che “questo libro non è stato scritto contro la moderna esegesi”. Questa, infatti, “ci ha fatto conoscere una grande quantità di fonti e di concezioni attraverso le quali la figura di Gesù può divenirci presente in una vivacità e profondità che solo pochi decenni fa non riuscivamo neppure ad immaginare”. Il Papa spiega dunque di aver solo cercato di “andare oltre la mera interpretazione storico-critica applicando i nuovi criteri metodologici, che ci permettono una interpretazione propriamente teologica della Bibbia e che naturalmente richiedono la fede senza per questo volere e poter affatto rinunciare alla serietà storica”.

 

 Che quest’opera sia un grande atto d’amore del Papa per il Signore lo si comprende bene dalle parole che chiudono la prefazione. Il Santo Padre rivela che, dalla sua elezione, ha usato “tutti i momenti liberi” per portare avanti la redazione del volume e aggiunge: “Poiché non so quanto tempo e quanta forza mi saranno ancora concessi mi sono ora deciso a pubblicare” la prima parte del libro. Assieme alla prefazione è stata resa nota parte dell’introduzione del libro, intitolata “Un primo sguardo sul segreto di Gesù”. L’insegnamento di Gesù, scrive il Papa, “non proviene da un apprendimento umano”. Viene, invece, “dall’immediato contatto con il Padre, dal dialogo faccia a faccia, dal vedere quello che è nel seno del Padre”. Per questo, afferma, il discepolo che segue Gesù viene coinvolto “insieme con lui nella comunione con Dio. Ed è questo che davvero salva: il superamento dei limiti dell’uomo”.

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Dopo l’Enciclica Deus caritas est, che è stata anche uno straordinario successo editoriale, si attende ora con trepidazione questo nuovo lavoro di Benedetto XVI, incentrato sul fondamento della fede cristiana. Sull’importanza per i fedeli e non solo del libro Gesù di Nazareth, la nota del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

 

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Il fatto che Benedetto XVI sia riuscito a portare a termine la prima parte della sua grande opera su Gesù e fra pochi mesi sarà nelle nostre mani è una bella, bellissima notizia. Trovo straordinario che nonostante gli impegni e le preoccupazioni del pontificato egli abbia potuto portare a maturazione un’opera di grande impegno scientifico oltre che spirituale. Dice che ha dedicato ad essa tutti i momenti liberi delle sue giornate. Già questo è un messaggio molto significativo sulla importanza e l’urgenza che ha per lui quest’opera. Il Papa dice chiaramente, con la sua abituale semplicità e umiltà, che non si tratta di un “atto magisteriale” ma di un frutto della sua ricerca personale e come tale potrà essere liberamente discusso e criticato. Questa è una osservazione molto importante, perché mette in chiaro che quanto lui scrive nel libro non vincola la ricerca di esegeti e teologi. Non si tratta di una lunga enciclica su Gesù, ma della personale presentazione della figura di Gesù del teologo Joseph Ratzinger, che è stato eletto Vescovo di Roma. Allo stesso tempo, il fatto che colui che è stato eletto Vescovo di Roma e ha il compito di sostenere la fede dei suoi fratelli abbia sentito così forte la chiamata a darci una rinnovata presentazione della figura di Gesù è molto significativo.

 

La lunga Prefazione, di cui ci sono stati già resi noti l’inizio e la fine, spiega efficacemente che nella situazione culturale attuale e in molte presentazioni della figura di Gesù, la distanza fra il “Gesù storico” e “il Cristo della fede” è diventata sempre più grande, che è diffusa la impressione che sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo più tardi la fede nella sua divinità ha plasmato la sua immagine. Questa situazione – dice espressamente il Papa – “è drammatica per la fede, perché rende incerto il suo punto di riferimento: l’intima amicizia con Gesù, da cui tutto dipende, minaccia di annaspare nel vuoto”. Joseph Ratzinger, tenendo conto di tutti i risultati della ricerca moderna, intende ripresentarci il Gesù dei Vangeli come il vero “Gesù storico”, come una figura sensata e convincente a cui possiamo e dobbiamo fare riferimento con fiducia e su cui abbiamo ben motivo di poggiare la nostra fede e la nostra vita cristiana. Con il suo libro, il Papa intende quindi svolgere un servizio fondamentale per sostenere la fede dei suoi fratelli, e lo fa sul punto centrale della fede, cioè Gesù Cristo.

 

Da quanto leggiamo nei brani resi noti della Introduzione, Gesù ci viene presentato come il nuovo Mosé, il nuovo profeta, che parla con “Dio faccia a faccia”, che è il Figlio, profondamente unito con il Padre. Se si lascia da parte questo aspetto centrale la figura di Gesù diventa contraddittoria e incomprensibile. Joseph Ratzinger ci parla dunque con passione della intima unione di Gesù con il Padre e vuole coinvolgere il discepolo che segue Gesù in questa comunione. Leggeremo dunque una grande opera di esegesi e di teologia ma anche una grande opera di spiritualità.

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La Casa Editrice Rizzoli, consapevole dei legami di stima e di amicizia, protrattisi in oltre 50 anni, fra la famiglia Herder e il professore e poi cardinale Joseph Ratzinger, ha già ceduto alla Herder Verlag i diritti sull’opera per la Germania.

 

 

TRA UNA SETTIMANA LA VISITA DI BENEDETTO XVI IN TURCHIA.

MONS. PIERO MARINI DESCRIVE NEL MESSALE LE TRE DIMENSIONI DEL VIAGGIO:

 PASTORALE, ECUMENICA E INTERRELIGIOSA

 

Benedetto XVI esattamente tra una settimana, martedì prossimo 28 novembre, partirà per la Turchia. E’ il suo quinto viaggio apostolico internazionale. Sono tre le dimensioni più significative di questa visita, come scrive nella presentazione del Messale l’arcivescovo Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie: la dimensione pastorale, ovvero l’incontro del Papa  con la piccola minoranza cattolica per confermarla nella fede in un momento in cui stanno sorgendo “forme d’intolleranza religiosa”; la dimensione ecumenica, e cioè l’abbraccio col Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I per ribadire la priorità dell’ecumenismo per questo Pontificato; e infine la dimensione interreligiosa all’insegna del dialogo “per il superamento delle contrapposizioni che nei secoli hanno talvolta opposto tra loro ebrei, cristiani e musulmani”. Mons. Marini ha sottolineato quindi le radici bibliche di questa terra. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti:


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Mons. Marini ricorda come da questa terra sia iniziato il grande viaggio della fede: Abramo lascia Harran, un villaggio dell’attuale Turchia, “in spirito di totale dipendenza da Dio, fidandosi unicamente della parola a lui rivelata”: e “partì senza sapere dove andava”. 
Ma occorre ricordare anche che l’Asia Minore, corrispondente più o meno all’attuale Turchia, è stata la prima terra di missione della comunità cristiana. Partito da Gerusalemme, San Barnaba si reca a Tarso, in Cilicia, prendendo con sé San Paolo per fondare la prima Chiesa di questa regione ad Antiochia: qui per la prima volta i discepoli di Gesù sono chiamati “cristiani”. San Paolo è il grande evangelizzatore di queste terre. Ma anche San Pietro, Sant’Andrea e San Giovanni portano il Vangelo in questi luoghi. Ad Efeso, secondo la tradizione, Maria  vive gli ultimi anni della sua vita insieme con San Giovanni, ed è qui che, sempre secondo un’antica tradizione, è stata assunta in cielo. 

 

Gli Atti degli Apostoli, la prima Lettera di San Pietro, le Lettere di San Paolo agli Efesini, ai Colossesi, ai Galati e a Timoteo, e la Lettera alle sette Chiese dell’Asia, che compare nell’Apocalisse di San Giovanni, descrivono l’avvincente ma difficile vita di queste prime comunità cristiane fuori dalla Terra Santa: devono resistere in mezzo ai culti pagani, a molteplici e gravi persecuzioni e alle prime eresie che già s’infiltrano nella Chiesa nascente. “Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” – scrive San Paolo a Timoteo, che vive ad Efeso –  “tu però  – aggiunge – rimani saldo” e “annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna”. San Paolo usa spesso un termine: “parresia”, ovvero parlare con “franchezza”, con la coraggiosa libertà propria dei figli di Dio, perchè – afferma - si deve dire “la verità al proprio prossimo” e anche se si è in catene, come  a lui capita spesso, “la parola di Dio non è incatenata!”.

 

San Paolo non ha più paura da quando Gesù gli ha rivoluzionato la vita sulla strada di Damasco: “Sono stato crocifisso con Cristo – scrive ai Galati – e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Anche San Pietro incoraggia i fedeli “dispersi” in queste terre, afflitti da persecuzioni, calunnie, insulti, ingiustizie. Li esorta a comportarsi “da uomini liberi”  e con una condotta “irreprensibile” dinanzi ai pagani, senza “rendere male per male”. Siate “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi – scrive San Pietro – Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza”.

 

Dinanzi alle persecuzioni San Giovanni invita le comunità dell’Asia a vincere l’odio con l’amore, perché “Dio è amore”. Alla Chiesa di Smirne scrive, facendo parlare Gesù: “Conosco la tua tribolazione e la tua povertà … Non temere ciò che stai per soffrire … sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita”. Ma non mancano  in queste prime comunità asiatiche divisioni, debolezze e scandali. Alla Chiesa di Laodicea arriva il celebre rimprovero: “tu non sei né freddo, né caldo. Magari fossi freddo o caldo. Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici ‘Sono ricco … non ho bisogno di nulla’, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo … ravvediti”.

 

Intanto, già agli albori del cristianesimo si moltiplicano  i falsi maestri che diffondono le prime eresie. San Paolo  scrive ai Colossesi: “Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e i suoi vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo”. E invita  gli Efesini a non essere “come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualche vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore”. Dinanzi a persecuzioni ed eresie San Giovanni incoraggia le piccole comunità cristiane di questa terra e le sostiene con queste parole di Cristo: “per quanto tu abbia poca forza, pure hai osservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome”.  “Verrò presto. Tieni saldo quello che hai … il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più”.
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NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Benin City, in Nigeria, presentata da mons. Patrick Ebosele Ekpu, per raggiunti limiti di età.

 

In Italia, il Papa ha nominato arcivescovo di Crotone-Santa Severina mons. Domenico Graziani, finora vescovo di Cassano all’Jonio. Mons. Domenico Graziani è nato a Calopezzati, arcidiocesi di Rossano-Cariati e provincia di Cosenza, il 23 maggio 1944. Nel 1967 si è iscritto alla Pontificia Università Gregoriana conseguendo la Licenza in Teologia Dogmatica ed in seguito quella in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 5 gennaio 1968 e la consacrazione episcopale il 10 ottobre 1999.  Attualmente è membro della Commissione CEI per le migrazioni.

 

In Austria, il Santo Padre ha nominato ausiliare di Sankt Pölten il rev. Anton Leichtfried, del clero della medesima diocesi, rettore del Seminario Maggiore di Sankt Pölten, assegnandogli la sede titolare vescovile di Rufiniana. Il rev. Anton Leichtfried è nato a Scheibbs (diocesi di Sankt Pölten) il 30 maggio 1967. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici dapprima presso l’Alta Scuola filosofico-teologica di Sankt Pölten e poi nella Pontificia Università Gregoriana come alunno del Pontificio Collegio Germanico-Hungarico. E’ stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1991 a Roma per la diocesi di Sankt Pölten. Dal 1996 ha proseguito gli studi teologici presso la Facoltà teologica dell’Università di Freiburg im Breisgau (Germania), conseguendo il dottorato in teologia.

 

 

CURA PASTORALE E SANITARIA DEI CONTAGIATI DA VIRUS CHE OGGI

FANNO MILIONI DI VITTIME: SE NE PARLA ALLA PROSSIMA

CONFERENZA INTERNAZIONALE ORGANIZZATA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO

 PER LA PASTORALE DELLA SALUTE. IL DICASTERO VATICANO HA PRESENTATO

ALLA DOTTRINA DELLA FEDE UNO STUDIO SUI PROFILATTICI

 

Quali sono gli aspetti pastorali, ma anche le migliori politiche sanitarie o comportamentali per affrontare il grave problema delle malattie infettive? A questa domanda si incaricherà di rispondere la 21.ma Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, in programma dal 23 al 25 novembre prossimi, alla quale prenderanno parte oltre 530 esperti. Il simposio è stato presentato nella Sala Stampa vaticana ed ha suscitato molta attenzione nei giornalisti, specialmente attorno alla questione della prevenzione nei confronti dell’AIDS, flagello che continua a uccidere milioni di persone, al pari di altri virus. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Nel 21.mo secolo si chiamano AIDS, SARS o, di nuovo, tubercolosi come un tempo si chiamavano peste, vaiolo, colera. Sono i nuovi o vecchi virus che oggi infettano e mietono vittime a centinaia di migliaia nel mondo. Il cardinale Javier Lozano Barragán ha introdotto con l’elenco dei nuovi o riemergenti agenti patogeni gli scopi che perseguirà la 21.ma edizione dedicata agli “Aspetti pastorali della cura delle malattie infettive”. Da soli, AIDS, TBC e malaria sono oggi causa di un terzo della mortalità mondiale da contagio. La malaria, ancora agli inizi del terzo millennio, conta 300 milioni di casi e un milione di vittime. L’AIDS 40 milioni e il trend, ha spiegato il cardinale Barragán, non accenna in questo caso a diminuire:

 

“L’epidemia dell’AIDS non sta rallentando. Però, si vede nelle statistiche che la progressione della malattia è un po’ diminuita nei Paesi che hanno i mezzi adeguati, in particolare gli antiretrovirali e l’alimentazione corretta, la dieta (...) Per esempio, nell’Europa occidentale abbiamo circa 720 mila casi di AIDS, mentre in Sudafrica ce ne sono cinque milioni e mezzo, lo stesso in India. Invece, in Europa occidentale, ne abbiamo meno di un milione”.

 

Affiancato dai vertici del dicastero vaticano, e da un medico italiano, il prof. Nicola Petrosillo, esperto del settore, il presidente del Pontificio Consiglio ha illustrato i tre momenti della Conferenza, che inizierà giovedì prossimo per concludersi sabato. Oltre a indagare le cause che provocano l’insorgere delle malattie – alimentazione, cambiamenti ambientali e tecnologici, ma anche la mutazione dei batteri – i partecipanti alla conferenza faranno luce su quale debba essere il comportamento cristiano nell’affrontare tali malattie: ovvero, il “punto di vista morale ed etico” in rapporto alla speranza e all’impegno cristiani nel curarle. Del resto, ha affermato il segretario del Pontificio Consiglio, mons. José Luis Redrado, la Chiesa in questo settore offre da sempre un’assistenza di altissimo profilo:

 

“La Chiesa è stata sempre molto presente in questa realtà. Ancora di più, nelle malattie infettive, la Chiesa è stata sempre all’avanguardia. Quanti religiosi e religiose sono in questi luoghi di cura dove a volte lo Stato non c’è. E molti sono anche i laici in questa realtà (...) Abbiamo condotto uno studio come Pontificio Consiglio. Su un campione di 146 strutture sanitarie cattoliche presenti nei cinque continenti, il 64% di queste strutture si occupa di pazienti con malattie infettive, in particolare il 59% dei centri sanitari cattolici che hanno risposto alla nostra domanda ha un programma specifico sulla tubercolosi; il 49% sulla malaria”.

 

Anche il punto di vista psicologico e culturale, come pure le iniziative politiche e sanitarie, saranno valutati nell’ottica di un miglioramento degli interventi per arginare la forza distruttiva delle pandemie. Il prof. Petrosillo ha stigmatizzato, tra l’altro, l’uso massivo di farmaci di ultima generazione che hanno portato, nei Paesi sviluppati, all’insorgenza di nuovi virus o alla mutazione di altri già esistenti, diventando causa di nuovi decessi, pur in ambienti di avanzata tecnologia sanitaria e ospedaliera.

 

I giornalisti di numerose testate internazionali hanno spaziato con le loro domande su molti temi scottanti, giacché le malattie infettive chiamano quasi sempre in causa miseria, scarsità di igiene e di alimentazione, efficacia delle politiche nazionali. Sulla prevenzione dal contagio dell’AIDS, e in particolare sull’uso del preservativo, il cardinale Barragán ha annunciato uno studio condotto dal dicastero vaticano:

 

“Certamente, è un punto che preoccupa molto Benedetto XVI (…) Lui mi ha chiesto di condurre un dialogo con la Congregazione per la Dottrina della Fede sull’uso del preservativo. Seguendo il suo desiderio, abbiamo compiuto uno studio accurato sul preservativo tanto dal punto di vista scientifico quanto dal punto di vista morale, e abbiamo consegnato il nostro studio – più di 100 pagine, quasi 200 pagine – alla Dottrina per la Fede, che lo sta esaminando. E speriamo che il Santo Padre dica quello che sia più conveniente su questo argomento (...) Se poi si debba dare una risposta, o come sia tale risposta, io non lo so. Penso che nessuna risposta della Chiesa debba essere tale da favorire il libertinaggio sessuale. Questo lo dobbiamo sapere chiaramente”.

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IL CARDINALE WILLIAM WAKEFIELD BAUM COMPIE OGGI 80 ANNI

 

Il cardinale William Wakefield Baum compie oggi 80 anni. Il porporato è nato infatti il 21 novembre del 1926 a Dallas, negli Stati Uniti. Ordinato sacerdote nel 1951 e consacrato vescovo nel 1970, è stato creato cardinale da Paolo VI nel 1973. E’ arcivescovo emerito di Washington e Penitenziere Maggiore emerito. Con il raggiungimento dell’80° anno di età da parte del cardinale Baum, il Collegio cardinalizio risulta ora composto da 114 cardinali elettori e da 73 cardinali non elettori.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq. A Baghdad trovati sessanta cadaveri. Ristabilite, dopo 25 anni, le relazioni diplomatiche con la Siria. Piano del Pentagono per uscire dalla crisi.

 

Servizio vaticano - Cinque pagine dedicate al prossimo viaggio del Papa in Turchia.

 

Servizio estero - Intervento della Santa Sede sul tema: "Mettere da parte miopi interessi e interrompere la tragica spirale della violenza"

Intervento della Santa Sede sul tema: "Coordinamento, efficienza e rispetto dell'autonomia delle organizzazioni umanitarie".

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Dalle prime acquisizioni del principe Karl I cinque secoli di una collezione che ora si apre a circuiti europei".

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Profonde e originali riflessioni sulla funzione teurgica dell'arte": "L'estasi del bello nella sofiologia di S.N. Bulgakov" di Luigi Razzano.

 

Servizio italiano - Professioni; verrà ammodernato il sistema degli ordini. Pronto il disegno di legge di riforma. 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 novembre 2006

 

 

INAUGURATO, STAMANE A ROMA, L’ANNO ACCADEMICO

DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE CON UNA MESSA PRESIEDUTA

DAL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO TARCISIO BERTONE

 

Si è inaugurato, stamane a Roma, l’Anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con una Messa presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. Presente alla celebrazione il cardinale vicario, Camillo Ruini e per la città di Roma, il vicesindaco Maria Pia Garavaglia. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Aprire orizzonti nuovi di fecondo dialogo tra la teologia e gli altri saperi scientifici”, questo l’impegno raccomandato dal cardinale Bertone all’Università Cattolica chiamata ad “essere luogo privilegiato par la pastorale dell’intelligenza, che è un’alta forma di carità”, ha spiegato il porporato:

 

“Il rapporto tra fede e ragione, più volte richiamato dal Santo Padre, va oltre la ricerca dei rispettivi confini, per incamminarsi verso l’approfondimento della          nuova situazione dell’uomo contemporaneo, che si presenta all’orizzonte ricca di prospettive positive, anche se offuscata da pregiudizi culturali e ideologici che rendono tortuoso e incerto il futuro”.

 

“Dove è in gioco il destino dell’uomo, – ha aggiunto il segretario di Stato vaticano – lì la Chiesa deve essere presente ed operante, non per se stessa ma per obbedienza” a Dio, come ricorda Benedetto XVI:

 

“E’ quanto mai necessario richiamare la positività e profeticità della proposta morale cristiana in un contesto culturale progettuale, in cui il bene dell’uomo acquisti il vero significato e la sua bellezza”.

        

Il cardinale ha portato quindi i saluti e la benedizione del Santo Padre estesa all’intera comunità dell’Università Cattolica, in particolare ai malati e a quanti ogni giorno sono impegnati a portare loro “consolazione, dono di sé e speranza”.

        

Dopo la Messa, il rettore Lorenzo Ornaghi ha aperto nell’Auditorium l’Anno accademico evidenziando il ruolo dell’Università dei cattolici italiani, quale “risorsa vitale” per il Paese intero. A 40 anni dalle prime Lauree in Medicina e Chirurgia conferite dall’Ateneo del Sacro Cuore – come ha ricordato il preside della Facoltà Paolo Magistrelli – sono 11 mila gli studenti licenziati, che sono aumentati da 600 a 5.700, suddivisi oggi su 23 corsi di Laurea.

 

A margine della cerimonia il cardinale Bertone interpellato dai giornalisti ha cosi commentato la visita ieri in Vaticano del capo di Stato italiano a Benedetto XVI:

 

“Il presidente Napolitano è un uomo di speranza e quindi noi abbiamo  speranza per il futuro dell’Italia e del mondo, Italia che ha un ruolo importante anche nella comunità internazionale”.

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OGGI, NELLA MEMORIA LITURGICA DELLA PRESENTAZIONE DI MARIA,

 LA CHIESA CELEBRA LA GIORNATA DELLE CLAUSTRALI

- Intervista con suor Giuseppina Fragasso -

 

Oggi, 21 novembre, memoria liturgica della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa celebra la Giornata delle claustrali. Si tratta di persone - ha detto il Papa all’Angelus di domenica scorsa – che hanno compreso “che il Regno dei cieli è un tesoro per il quale vale veramente la pena abbandonare tutto”. I monasteri – ha sottolineato Benedetto XVI – “fanno bene a tutti”, anzi sono “indispensabili” come “i polmoni verdi di una città”. Per questo – ha esortato – “non facciamo mancare loro il nostro sostegno spirituale ed anche materiale”. E a questo proposito da oltre 50 anni è stato istituito dalla Santa Sede il Segretariato Assistenza Monache, per coordinare gli aiuti agli oltre 3500 monasteri femminili di clausura presenti nel mondo per un totale di circa 47.600 monache e 8 mila novizie. Ma chi raggiunge questo organismo? Giovanni Peduto lo ha chiesto alla vice-presidente, suor Giuseppina Fragasso:

 

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R. – In media raggiungiamo i 150-180 monasteri. In questi ultimi anni c’è anche una richiesta proveniente dall’Est Europeo e dal continente africano ed americano.

 

D. – Quali possono essere i bisogni che spesso noi non conosciamo di un monastero di clausura?

 

R. – Le direi che dall’ultima raccolta dati del 2005 - e questa è stata una sorpresa anche per noi del Segretariato – è emerso che alcuni monasteri necessitano anche di alimenti, di farmaci e di altre cose. E questo al di là delle necessità relative alla formazione di nuovi membri e quindi necessità di sussidi, di libri che possano coltivare la formazione delle giovani monache.

 

D. – Lei non è una religiosa claustrale, tuttavia può dirci qual è il senso della vita di queste donne un tempo chiamate ‘le sepolte vive’?

 

R. – Per me è un senso vivo nella Chiesa e già dal Concilio Vaticano II, nella Lumen Gentium ed anche nella Perfectae Caritatis si mette in evidenza la dimensione contemplativa della vita consacrata. Anche noi, quindi, di vita apostolica siamo invitate a fare sintesi tra l’azione e la contemplazione. Le monache ci aiutano e ci sostengono e sperimentiamo una solidarietà tra loro e noi che alimenta la comunione nella Chiesa.

 

D. – Cosa risponderebbe a chi sostiene l’inutilità dell’esistenza delle claustrali?

 

R. – Risponderei che proprio il mondo di oggi, l’uomo post-moderno, in tanti modi ci indica il bisogno dell’Assoluto, il bisogno dell’aldilà, e queste nostre sorelle, con un paragone un po’, per così dire, molto semplice, ci aiutano ad alzare gli occhi al di sopra dei tetti mentre l’uomo moderno è tutto ripiegato al di sotto dei tetti e guarda quindi soltanto la realtà materiale, volendosi quasi sottrarre all’Assoluto. Queste sorelle sono per noi e per l’umanità intera dei segni luminosi, come delle frecce che ci guidano sulla strada giusta, sulla strada del Dio Unico, Signore della storia.

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E’ SCOMPARSO IERI A NAIROBI IL MISSIONARIO GESUITA

PADRE ANGELO D’AGOSTINO. A LUI SI DEVONO IN KENYA

DIVERSE STRUTTURE PER I BAMBINI SIEROPOSITIVI E I MALATI DI AIDS

- La testimonianza di Adriana De Pero -

 

Si è spento ieri mattina a Nairobi, in Kenya, all’età di 80 anni, padre Angelo D’Agostino, missionario gesuita e medico. Nato negli Stati Uniti, per anni ha portato avanti in Africa progetti per combattere l’AIDS. A Nairobi ha dato vita ad un villaggio che accoglie bambini sieropositivi e diverse sono le opere di assistenza da lui iniziate. Ma ascoltiamo al microfono di Tiziana Campisi il ricordo di Adriana De Pero, vice presidente della Nyumbani Italia, onlus che sostiene le iniziative di padre D’Agostino:

 

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R. – Io ho conosciuto padre D’Agostino nel 1993. Facevo l’assistente di volo e durante un mio volo con sosta a Nairobi, andai a visitare questo villaggio. Lui ha avuto il sostegno di tanti amici, perché non ha mai avuto aiuti a livello governativo. Padre Angelo D’Agostino, rendendosi conto della tragedia dell’AIDS in Africa, decise di iniziare questo villaggio e di dedicarsi totalmente al sostegno degli orfani sieropositivi: questa è la missione di Nyumbani e quello che fa anche Nyumbani Italia per sostenere questi progetti.

 

D. – Cosa ha significato per lei lavorare al fianco di padre Angelo D’Agostino?

 

R. – E’ una lezione di vita che si apprende giorno per giorno e in cui si impara che la Chiesa di Cristo, la Chiesa missionaria, è dedicata a coloro che hanno meno di noi, dedicata a coloro che hanno più bisogno ed in particolare ai bambini che sono veramente le vittime innocenti di una tragedia alla quale non so fino a che punto il mondo occidentale guarda con realismo, perché bisogna vedere, per capire cosa sta succedendo.

 

D. – Grazie all’impegno di padre Angelo D’Agostino, la maggior parte dei bambini da lui seguiti è diventata sieronegativa…

 

R. – I bambini che sono entrati in Nyumbani molto, molto piccoli, curati in modo adeguato sono diventati sieronegativi e quindi, in questo caso, i bambini sono stati dati in adozione. Sono molti i bambini adottati in giro per il mondo che vengono da Nyumbani. Quelli, invece, che continuano ad essere sieropositivi sono tuttora a Nyumbani. Nel Duemila è stato possibile, grazie all’intervento del governo brasiliano, che ha donato una parte dei farmaci antiretrovirali assistere questi bambini, per i quali l’aspettativa di vita è decisamente aumentata.

 

D. – Nyumbani Village possiamo dire che sia una cittadella della solidarietà: come potrà continuare a vivere ora?

 

R. – C’è una persona, che è sister Mary, che è incaricata della gestione del villaggio e dei progetti di Nyumbani. A lei facciamo capo per la continuazione dell’opera di padre Angelo. I progetti di Nyumbani sono tre distinti ed importanti: il villaggio che abbiamo a Nairobi ospita 94 bambini al momento; abbiamo otto ambulatori nelle baraccopoli che assistono circa 3 mila bambini, tutti orfani che vivono con famiglie affidatarie. C’è poi il grande progetto, che ha rappresentato il suo sogno e che è nato tre anni fa che è quello del grande villaggio di Nyumbani Nikitui, che sorge su un’area di 500 ettari, dove dovrebbero trovare alloggio 1.200 orfani e 200 anziani con funzioni genitoriali, che hanno bisogno di molto sostegno e di molto aiuto. Speriamo ora di finirlo, perché lo abbiamo inaugurato insieme e insieme vogliamo portarlo avanti.

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CHIESA E SOCIETA’

21 novembre 2006

 

 

IN INDONESIA I GENITORI DI TRE RAGAZZE CRISTIANE, DECAPITATE NEL 2005,

PERDONANO GLI IMPUTATI ACCUSATI DI AVER PARTECIPATO

ALL’OMICIDIO DELLE LORO FIGLIE

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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POSO. = I genitori delle tre ragazze cristiane decapitate nel 2005 a Poso, in Indonesia, hanno incontrato, ieri, tre imputati accusati di aver collaborato “intenzionalmente” agli omicidi per seminare “terrore e paura tra la gente”. L’organizzatore del triplice assassinio – riferisce l’Agenzia AsiaNews – ha ripetuto di essere pentito ed ha espresso il proprio profondo dolore. I militanti islamici e i familiari delle tre giovani barbaramente uccise si sono poi abbracciati e scambiati un segno di pace. Il portavoce della polizia ha spiegato che “l’incontro  non ha avuto alcun fine politico se non quello di promuovere l’armonia”. Si è trattato – ha aggiunto – di “un momento storico”, in cui le vittime e gli assassini possono “scambiare le loro sensazioni più profonde e provare a perdonare”. Il vicepresidente indonesiano ha anche auspicato che quella di ieri possa diventare “un’occasione per portare la pace a Poso”, dove almeno 2000 persone sono morte tra il 1998 e il 2001 per scontri tra cristiani e musulmani. Il drammatico episodio delle giovani cristiane decapitate risale al 29 ottobre 2005, quando tre ragazze sono state prima aggredite e poi decapitate con un machete. Il Papa aveva subito espresso profondo cordoglio per la “barbara uccisione”.

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MESSAGGIO DELLA CEI IN VISTA DELLA 29.MA GIORNATA PER LA VITA,

CHE SI CELEBRERÀ IL PROSSIMO 4 FEBBRAIO

 

ROMA. = “Non si può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per ogni essere umano. La vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel dono trova la pienezza del suo significato; mai può essere disprezzata e tanto meno distrutta”. Sono i primi passi del messaggio del Consiglio episcopale permanente della CEI in vista della 29.ma Giornata per la vita, che si celebrerà il prossimo 4 febbraio. “A volte – aggiungono i presuli - si è indotti spontaneamente ad apprezzare la vita”, mentre altre volte “la fatica, la malattia, la solitudine ce la fanno sentire come un peso”. Per chi ha il dono della fede – si legge poi nel messaggio - ogni vita umana “porta” l’impronta del Creatore ed “è destinata all’eternità”, con la consapevolezza che essa “ci è stata affidata e non ne siamo i padroni assoluti”. Chi ama la vita – prosegue il documento - si interroga “anche sul senso della morte e di come affrontarla”, ma “non cade nel diabolico inganno di pensare di poter disporre della vita fino a chiedere che si possa legittimarne l’interruzione con l’eutanasia”. Amare la vita, proseguono i vescovi, “significa anche non negarla ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso nascituro, tanto meno quando presenta gravi disabilità”. Di fronte alla “piaga dell’aborto”, al “tentativo di legittimare l’eutanasia”, al calo demografico, per i presuli “è necessaria una decisa svolta per imboccare il sentiero virtuoso dell’amore alla vita”. I vescovi guardano poi “con particolare attenzione e speranza ai giovani”, “capaci di amare la vita senza condizioni, capaci di una generosità che la maggior parte degli adulti ha smarrito”. Ma i giovani – osservano i vescovi - possono però sprofondare, a volte, in drammatiche crisi di disamore e di non-senso fino al punto di mettere a repentaglio la loro vita, o di ritenerla un peso insopportabile. Da qui il ringraziamento e l’incoraggiamento “a quanti investono risorse per dare ai giovani un futuro sereno e, in particolare, una formazione e un lavoro dignitosi”. “Amare e desiderare la vita – concludono i presuli - è adoperarsi perché ogni donna e ogni uomo accolgano la vita come dono, la custodiscano con cura attenta e la vivano nella condivisione e nella solidarietà”. (A.L.)

 

 

IL GOVERNO DELLO SRI LANKA RIAPRIRÀ PROVVISORIAMENTE L’AUTOSTRADA

CHE COLLEGA JAFFNA AL RESTO DEL PAESE. MA LE TIGRI TAMIL

CHIEDONO “UN COLLEGAMENTO PERMANENTE”

 

COLOMBO. = Il governo dello Sri Lanka ha annunciato la temporanea riapertura dell’autostrada che collega Jaffna al resto del Paese per permettere la distribuzione di aiuti umanitari ad oltre 500 mila civili. L’autostrada era stata chiusa lo scorso mese di agosto, quando si sono intensificati gli scontri tra ribelli delle Tigri Tamil e soldati governativi. Il governo - riferisce l’Agenzia AsiaNews - aveva preso questa decisione anche per impedire il trasporto di armi e combattenti da parte degli insorti. L’annuncio della riattivazione dell’importante via di comunicazione, posta tra le condizioni indicate dai ribelli durante i colloqui di pace tenutesi a Gineva alla fine di ottobre, è stata aspramente criticata dalle Tigri Tamil: i ribelli hanno ribadito, infatti, la necessità di riattivare “in modo permanente” il collegamento via terra con la penisola di Jaffna e hanno definito il provvedimento “uno stratagemma politico”. Le Tigri Tamil fanno notare, in particolare, che l’iniziativa del presidente Mahinda Rajapakse è stata presa alla vigilia della Conferenza dei principali Paesi donatori dello Sri Lanka, prevista per questa sera a Washington. Nei giorni scorsi il vescovo di Jaffna, mons. Thomas Savundaranayagam, ha inviato una lettera agli Stati donatori chiedendo di convincere il governo di Colombo a rispettare la tregua del 2002. “Solo così – spiega il presule – si può evitare fame e malnutrizione anche tra le generazioni future”. (A.L.)

 

 

IN SPAGNA NOTA DI PROTESTA DELLE DIOCESI DI BILBAO, VITORIA E SAN SEBASTIAN CONTRO UN PROGRAMMA TELEVISIVO CHE DENUNCIAVA

PARTE DEL CLERO BASCO PER LE SUE PRESUNTE SIMPATIE VERSO L’ETA

- A cura di padre Ignacio Arregui -

 

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SAN SEBASTIAN. = I responsabili diocesani dei mezzi di comunicazione sociale a Bilbao, Vitoria e San Sebastian hanno pubblicato oggi una nota critica contro il contenuto e la forma di un programma televisivo che aveva come obiettivo la denuncia di una parte del clero interdiocesano basco per le sue ipotetiche simpatie verso l’ETA e l’uso della violenza.  Il programma, presentato come investigativo, è stato trasmesso da una rete nazionale giovedì scorso con il titolo “Investigation 3”. Già nell’apertura del programma-inchiesta, gli autori hanno manifestato il loro proposito di fare uso di telecamere nascoste e di intervistatori camuffati con dati personali falsi allo scopo di ottenere dagli intervistati dichiarazioni confidenziali. Sono stati intervistati numerosi sacerdoti, parroci, qualche vicario e perfino un vescovo. In realtà, il documentario non ha offerto importanti rivelazioni e, alla chiusura del programma, è stata criticata anche la Conferenza Episcopale spagnola per non aver reagito contro ipotetici abusi di una parte del clero basco. Oggi i delegati diocesani dei mezzi di comunicazione sociale hanno diramato una nota nella quale denunciano la manipolazione esercitata nel documentario, il mancato rispetto delle norme più elementari dell’etica professionale e le violazioni dei diritti umani delle persone intervistate. La nota si conclude con espressioni di solidarietà verso le persone così ingiustamente trattate e con una denuncia generale contro l’uso immorale di alcuni mezzi di informazione.

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“MISTERO PASQUALE, MISTERO NUZIALE E VITA CONSACRATA”.

E’ IL TEMA DELL’INCONTRO, APERTOSI OGGI A COLLEVALENZA,

AL QUALE PARTECIPANO 150 RELIGIOSI PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

COLLEVALENZA. = 150 religiosi, provenienti da tutta Italia, sono riuniti da oggi a venerdì 24 a Collevalenza, per riflettere sull’urgenza della formazione iniziale e permanente dei consacrati. Il tema scelto, “Mistero pasquale, mistero nuziale e vita consacrata”, intende far crescere in queste fasi della formazione la presenza della dimensione relazionale nella vita di fede, agevolandone la crescita. La dimensione relazionale, partendo dalla Trinità, apre la storia della salvezza con la coppia Adamo ed Eva, e la chiude – come si legge nell’Apocalisse – con il Cristo risorto e la Chiesa. Leunuchia per il Regno, è stato detto, non è quindi una scelta di restare single in modo autosufficiente, ma è la trasformazione dei legami nuziali e della fecondità. E’ un modo nuovo di essere uomo e donna e di generare, che nasce dal mistero di amore di Cristo e della Chiesa. Il tema è sembrato interessante perché nel contesto di questi ultimi anni, il maschile e il femminile è diventato uno dei ruoli della speranza e della disperazione. Nella vita consacrata, esso può stare alla base di tanti conflitti sulla valutazione dei candidati e sugli interventi formativi. Recuperare il maschile e il femminile diventa, quindi, necessario per raggiungere quella maturità umana indispensabile per avviare la formazione religiosa. Durante il convegno, sarà ascoltata la testimonianza di religiosi appartenenti ad istituti che vivono l’essere uomo e donna all’interno della vita consacrata, come la Fraternità di Nazareth dell’Agli, la Piccola Famiglia di Nazareth di Bologna e la Fraternità Francescana di Betania di Terlizzi, in provincia di Bari.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 novembre 2006

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Almeno tre persone, fra cui un neonato, sono morte questa mattina per un’incursione aerea americana su Sadr City, il grande quartiere sciita di Baghdad, nell'ambito delle operazioni USA per dare la caccia alle squadre della morte e per cercare un soldato statunitense rapito. I feriti sembra siano più di 50. Intanto, ci sono dichiarazioni di preoccupazione da parte del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, e novità sul piano delle relazioni dell’Iraq con i Paesi vicini. Il nostro servizio:

 

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Gli Stati Uniti sono “in un certo modo in trappola, nel senso che non possono restare, ma non possono partire”: parole di Kofi Annan, in conferenza stampa a Ginevra. Ha spiegato che le modalità della partenza dovranno essere “ottimali, nel senso che non dovranno condurre ad un ulteriore deterioramento della situazione”. Il segretario dell’ONU ha definito la situazione in Iraq “molto, molto difficile”. Ha auspicato l’aiuto dei Paesi vicini, riconoscendo che c’è bisogno di loro e della comunità internazionale. Ha esortato dunque Siria e Iran ad “usare la loro influenza” per contribuire alla pacificazione dell’Iraq. E’ inoltre importante “portare gli iracheni insieme” a discutere e “risolvere le divergenze interne”. Il segretario generale ha quindi suggerito una revisione della Costituzione, per una suddivisione equa del potere e dei redditi. Intanto, proprio a proposito di Paesi vicini, Iraq e Siria hanno ristabilito relazioni diplomatiche dopo una rottura che durava da 25 anni. I capi della diplomazia, in conferenza stampa a Baghdad, hanno sottolineato che i due Paesi “coopereranno in materia di sicurezza”. Il capo della diplomazia siriana, Walid Muallem, sarà da domenica a Baghdad: prima visita dalla caduta di Saddam Hussein di un ministro siriano. E c’è da dire che ieri il presidente iraniano ha invitato Siria e Iraq per un vertice a tre nel fine settimana. Già ufficializzata la presenza del presidente iracheno, e anche la Siria sembra confermare anche se ancora a livello di indiscrezioni. 

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Due palestinesi, una donna di 70 anni e un miliziano del braccio armato di Hamas, sono stati uccisi da soldati israeliani in un’incursione nella città di Gaza.  Poco dopo, un cittadino israeliano è stato ferito gravemente nella città di Sderot, in Israele meridionale, dall’esplosione di un razzo artigianale lanciato da miliziani palestinesi dalla Striscia di Gaza. L’attacco è avvenuto mentre a Sderot è giunta Louise Arbour, commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Intanto, per la terza volta in tre giorni, scudi umani palestinesi sono riusciti a sventare il bombardamento di case di Gaza. Da una parte, le incursioni israeliane, dall’altra, il lancio dei razzi e gli scudi umani palestinesi: a cosa porterà questa contrapposizione di strategie? Giada Aquilino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo politico del Medio Oriente all’Università di Bologna:

 

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R. – Porterà sicuramente ad altre stragi di civili innocenti, quindi è meglio che la politica si muova e si muova in fretta, nel senso che quando si arriva a schierare la popolazione civile a mo’ di scudo umano, si è proprio all’ultimo stadio: questo è anche un segnale – tra l’altro – della società civile, vista l’impasse della politica palestinese che sta cercando di trattare per la creazione di un governo di unità nazionale tra al Fatah e Hamas.

 

D. – Perché ora questo ennesimo aggravarsi della crisi israelo-palestinese?

 

R. – Il momento è dato – credo – soprattutto dalle elezioni americane di medio termine. Chiaramente, a livello mediorientale sono state percepite come un forte segnale di debolezza degli Stati Uniti e quindi, di converso, anche di Israele. Per cui, si sono rimosse tutte quelle forze estremiste che hanno tutto l’interesse a far deragliare qualsiasi tipo di progetto politico. Se si riuscisse a portare ad un tavolo di negoziato un qualche rappresentante israeliano con un qualche esponente palestinese, che andassero avanti nonostante gli estremisti, forse a qualcosa si potrebbe arrivare.

 

D. – Che influenza possono avere i nuovi contatti tra Iran, Iraq e Siria sulla situazione mediorientale?

 

R. – Quando si muovono le diplomazie alla luce del sole, è sempre bene. Certamente, però, se e qualora la stabilizzazione dell’Iraq avvenisse solo per iniziativa di Iran e di Siria, si andrebbe ad un totale rovesciamento dei tavoli, per quello che riguarda tutta la regione. Quindi, io spero che in fretta almeno l’Europa si ritagli un ruolo importante in questo processo di stabilizzazione.

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E il presidente del Consiglio, Romano Prodi, sottolinea che una eventuale conferenza di pace per il Medio Oriente potrebbe avvenire solo alla fine di un processo ben definito e che in questa fase è “un discorso prematuro”. Lo ha detto dal Cairo al termine di un colloquio con il primo ministro egiziano, Ahmed Nazif. Il premier italiano ha spiegato che “si sta lavorando ad un allargamento” dell’impegno portato avanti da Francia, Spagna ed Italia per il Medio Oriente: allargamento destinato soprattutto a coinvolgere Gran Bretagna e Germania. “Serve un accordo più vasto per poter fare qualcosa di utile ed accettabile; servono - ha aggiunto il premier - azioni concrete su fatti concreti”.

 

Il premier libanese, Fuad Sinora, ha dichiarato che “il dialogo è l’unica via per ristabilire la fiducia tra i libanesi”, dopo le minacce di proteste di piazza seguite alle dimissioni dei cinque ministri dei movimenti sciiti Hezbollah e Amal e di un sesto ministro cristiano. Aprendo stamani a Beirut i lavori di una Conferenza per la ricostruzione del Libano, dopo le distruzioni provocate dalla guerra d’estate tra Israele e Hezbollah, Siniora ha affermato che “ogni disprezzo delle regole democratiche può condurre alla catastrofe”. Pur senza nominarli, il premier ha quindi invitato Hezbollah e i suoi alleati dell’opposizione prosiriana a “rispettare le altre opzioni” e ha affermato che il Libano sta attraversando “un periodo cruciale nella sua storia”, dopo la “seconda indipendenza” seguita al ritiro delle truppe siriane nell’aprile 2005. Siniora ha puntualizzato che dei due miliardi di dollari promessi dai Paesi donatori per la ricostruzione, il Libano ha finora ricevuto solo 813 milioni.

 

Ankara ha respinto la data ultimativa del 6 dicembre posta ieri dall’Unione Europea per aprire gli scali turchi marittimi ed aerei alle merci greco- cipriote. “Per noi non è possibile fare un passo avanti”: è quanto ha dichiarato alla rete NTV il portavoce del governo, il ministro della Giustizia Cemil Cicek, commentando la dichiarazione rilasciata ieri dalla presidenza di turno finlandese dell’UE.

 

Le Nazioni Unite ritengono che occorra far presto nel Darfur, dopo l’annuncio di un accordo di principio per una operazione mista ONU-Unione Africana nella tormentata regione del Sudan occidentale, teatro da oltre tre anni di una guerra civile che ha causato 200 mila morti. “La situazione sul terreno è più peggiorata che migliorata nelle ultime settimane e negli ultimi mesi”, ha detto il capo delle operazioni di ‘peacekeeping’ dell’ONU, Jean-Marie Guehenno, in una conferenza alla Brookings Institution di Washington. 

 

Continua inesorabile l’avanzata delle milizie islamiche sul territorio somalo: sono entrate, senza trovare alcuna resistenza, anzi accolte con apparente giubilo dalla popolazione, nella cittadina di Abduudwaak, l’ultimo centro non ancora nelle loro mani dell’importante regione di Galgudud, Somalia centrale. Intanto si segnalano combattimenti più o meni continui tra milizie islamiche e truppe governative, protette e rafforzate da quelle etiopiche, e soprattutto dai loro mezzi militari, nell’area circostante Baidoa, 245 km a nord est di Mogadiscio, sede provvisoria del governo federale di transizione nazionale.

 

Il presidente ugandese, Yoweri Museveni, ha respinto, giudicandolo falso, un rapporto dell’ONU che accusa il suo Paese, assieme ad altri nove, di inviare armi e truppe in Somalia, in appoggio al governo di transizione o alle varie fazioni in lotta.  Un rapporto commissionato dall’ONU cita Uganda ed Etiopia tra i Paesi che forniscono uomini, armi ed equipaggiamenti al governo nazionale di transizione (TNG) somalo, alle prese con una crescente offensiva degli integralisti delle Corti islamiche, che controllano Mogadiscio e buona parte della Somalia. Altri Paesi, tra cui Libia e Yemen, sono accusati di appoggiare gli integralisti islamici.

 

Il governo del Rwanda ha definito oggi “accuse totalmente infondate” quelle alla base della raccomandazione del giudice francese Jean-Louis Bruguiere, che ha chiesto di processare il presidente rwandese, Paul Kagame, per l’as-sassinio nel 1994 dell’allora presidente del Paese africano, Juvenal Habyarimana.

Un gommone con una quarantina di clandestini, tra cui una donna incinta, è stato soccorso stamani a 20 miglia a Sud di Lampedusa dalla nave Orione della Marina Militare. Ieri, a Lampedusa, erano giunti complessivamente 107 ex-tracomunitari, in quattro sbarchi successivi. Nel Centro di prima accoglienza dell’isola si trovano in questo momento oltre 300 clandestini.

 

Il presidente cinese Hu Jintao è in India. Una visita che può essere molto significativa: un’intesa strategica tra Cina e India, i due giganti del continente più popoloso del pianeta, potrebbe ridisegnare gli equilibri dell’Asia. Sugli incontri previsti nei quattro giorni di visita, riferisce Maria Grazia Coggiola:

 

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Una promessa di risolvere entro breve tempo l’annosa disputa sui confini, il rafforzamento delle relazioni commerciali, l’apertura di consolati a Calcutta e nella città portuale di Guanzu e nuove intese in campo culturale. Sono i risultati principali dell’accordo in 10 punti stilato dal presidente cinese e dal premier indiano nel loro incontro di stamattina. Un incontro definito molto positivo da parte di New Delhi che considera le relazioni con Pechino cruciali per l’intero assetto geopolitico e geoeconomico dell’Asia ed anche per la sua visione del mondo multipolare. “India e Cina non si considerano più rivali, ma alleati. C’è abbastanza spazio per i nostri due Paesi, per svilupparsi e sostenersi reciprocamente”: lo ha detto Hu ai giornalisti, dopo la firma di una dichiarazione comune, che spiana la strada verso una nuova partnership che tocca praticamente tutti i settori, dalla cooperazione scientifica a quella in materia di turismo. In particolare New Delhi spera di ricevere supporto da Pechino per quanto riguarda l’intesa siglata con gli americani sul nucleare civile. E’ stata salutata positivamente anche la decisione di accelerare i negoziati per la demarcazione dei confini. Una questione ancora aperta dopo la guerra del 1962. Rimangono, però, ancora molte ombre e una di queste è la questione tibetana. Centinaia di dimostranti hanno manifestato pacificamente stamattina per le strade della capitale, affermando che il governo cinese commette atrocità in Tibet.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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L’inviato americano ai negoziati a sei sul programma nucleare della Corea del Nord, Christopher Hill, ha detto oggi che i colloqui con Pyongyang riprenderanno probabilmente a metà dicembre. “E’ importante per noi che siano preparati bene e questa è la ragione per cui sono venuto qui oggi”, ha dichiarato Hill ai giornalisti all’aeroporto di Pechino, dopo una visita di meno di 24 ore in Cina. E va detto che la Cina ha scongelato, d’intesa con gli USA, metà dei fondi nordcoreani di una banca di Macao il cui blocco era stato indicato da Pyongyang come motivo del suo rifiuto di portare avanti una politica di denuclearizzazione. Il provvedimento, di cui ha dato notizia l’agenzia sudcoreana Yonhap, rappresenta un primo importante passo proprio verso un rilancio della trattativa internazionale a sei sul nucleare nordcoreano.

 

Centinaia di migliaia di persone sono state mobilitate nella Corea del Sud per una serie di scioperi e manifestazioni in programma domani come protesta per l'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. La polizia ha preannunciato un suo massiccio schieramento per evitare incidenti. Il governo sudcoreano e quello americano stanno negoziando un rinnovo delle intese commerciali fra i due Paesi, che dovrebbe essere definito entro il prossimo marzo e molti nella penisola temono eccessive concessioni verso Washington a discapito dell'industria e dell'agricoltura nazionali. 

 

 

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