RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 322  - Testo della trasmissione di sabato 18 novembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In ogni passo della Chiesa, compreso il dialogo ecumenico, risplenda la ricerca della verità della fede: così il Papa al secondo gruppo di vescovi tedeschi in visita ad Limina

 

Sempre stamane il Papa ha incontrato Horst Kohler, presidente della Repubblica Federale di Germania. Stasera il concerto in Sala Clementina offerto dallo stesso presidente

 

Numerose questioni etiche sono tra le nuove sfide del dialogo ecumenico: ce ne parla il cardinale Walter Kasper

 

La pace in Medio Oriente dovrà essere sancita non solo con trattati bilaterali ma anche multilaterali: così mons. Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU

 

Dottrina Sociale della Chiesa, sapere e dialogo fra studiosi: nella lettera che il cardinale Tarcisio Bertone ha inviato, a nome del Papa, alla Conferenza su Università e Dottrina Sociale della Chiesa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Una voce chiara in favore della tolleranza”: così, l’alto commissario ONU per i rifugiati parla dell’incontro, ieri, con Benedetto XVI. Con noi António Manuel de Oliveira Guterres

 

L’Europa ha bisogno dei cristiani per ritrovare se stessa e raccogliere le sfide odierne del mondo: così il cardinale ungherese Peter Erdo, che invita a guardare ai Paesi dell’est

       

Una mostra fotografica itinerante racconta i drammatici disagi causati ai palestinesi dal muro costruito da Israele al confine con i territori occupati: intervista con Gianni Toma

 

La preghiera, medicina di corpo e anima: il dibattito all’Associazione dei medici cattolici di Milano

 

Due donne uccise dall’anoressia in Brasile in due giorni: la testimonianza di Chiara Sole

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Domani, giornata dei seminari di Roma. Il cardinale Camillo Ruini rivela l’aumento di coloro che scelgono il seminario ed indica i sacerdoti come punti di riferimento per i giovani

 

L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono espressione della volontà di Cristo di vedere uniti tutti i cristiani: così il nunzio apostolico in Russia mons. Antonio Mennini

 

Dal 1° gennaio animatori della comunicazione e della cultura potranno prendere parte al primo corso nazionale di formazione a distanza organizzato dalla CEI

 

L’educazione è “un bene pubblico, personale e sociale”: è quanto afferma l’episcopato argentino dopo aver esaminato la nuova legge sull’istruzione che sta per essere varata

 

Pubblicato in Giapponese il libro intervista di Andrea Riccardi “Roma e il mondo” che racconta la storia della comunità di Sant’Egidio

 

Una conferenza internazionale contro l’uso delle bombe a grappolo: è la proposta della Norvegia, durante la III conferenza sul riesame della convenzione di Ginevra sulle armi convenzionali

 

Il “Requiem” di Mozart eseguito stasera nella Basilica di San Paolo fuori le mura, nell’ambito del V Festival internazionale di musica e arte sacra

 

24 ORE NEL MONDO:

La liberalizzazione degli scambi e la minaccia nucleare nordcoreana al centro del vertice dell’APEC, in Vietnam

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 novembre 2006

 

 

RIEVANGELIZZARE GIOVANI E FAMIGLIE E ORIENTARE AL DOVERE DELLA CARITA’

TUTTE LE OPERE DI ASSISTENZA, PERCHE’ IN OGNI PASSO COMPIUTO DALLA CHIESA, COMPRESO IL DIALOGO ECUMENICO,

RISPLENDA LA RICERCA DELLA VERITA’ DELLA FEDE:

COSI’ IL PAPA AL SECONDO GRUPPO DI VESCOVI TEDESCHI IN VISITA AD LIMINA

 

Rilanciare l’annuncio della fede cristiana ai giovani di oggi, impregnati di cultura secolarizzata e spesso incapaci di formare famiglie solide. Promuovere opere ecclesiali orientate alla “verità della fede” e non ad altri scopi. Favorire un ecumenismo fatto non tanto di documenti congiunti, ma di testimonianza comune e convincente. Sono i punti fondamentali che Benedetto XVI ha sviluppato nel discorso rivolto questa mattina al secondo gruppo di vescovi tedeschi in visita ad Limina. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Un discorso costruito su quattro punti e numerose indicazioni pratiche che Benedetto XVI ha detto di avere “a cuore”. La società tedesca patisce, come molte in Occidente, gli effetti di un impressionante svuotamento spirituale. I primi a subirne l’influsso, ha osservato il Papa, sono i giovani, fruitori di una “cultura secolarizzata” che, ha detto, è “totalmente orientata alle cose materiali”. Da questa osservazione, il Papa ha mosso la prima delle sue analisi, riguardante appunto “l’annuncio della fede ai giovani del nostro tempo”. Le GMG hanno dimostrato che i giovani hanno “attesa e disponibilità per Dio e Vangelo”, dunque, ha indicato il Pontefice, la “risposta a questa attesa deve essere multiforme”. Per i bambini e i giovani, ad esempio, il servizio all’altare come ministranti, cioè chierichetti, può portarli a un primo contatto con “la parola di Dio, con la vita intima della Chiesa”. E anche il “lavoro con i cori”, ha soggiunto Benedetto XVI, può portare i giovani alla “educazione al bello” e alla “gioia del partecipare alla Messa”. In questo orizzonte, il Papa ha invitato vescovi e parroci ad “andare incontro con molto amore” ai Movimenti ecclesiali, perché in essi, giovani e adulti, “sperimentano un modello di vita della fede come opportunità per la vita di oggi”.

 

La rievangelizzazione dei giovani si lega strettamente ad un altro tema caro a Benedetto XVI: quello riguardante “matrimonio e famiglia”. Il giovane scristianizzato è una persona che ha smarrito o non ha conosciuto “l’ordine del matrimonio come è stabilito dalla Creazione”. Dunque, ha osservato il Papa, ritenendo di potersi “definire a piacere in virtù di una libertà vacua”, l’esistenza stessa dei giovani, come pure quella sociale, vacillano e in questo clima “per i giovani diventa difficile legarsi definitivamente”, o “accettare figli e dare loro quello spazio duraturo di crescita e di maturazione che può essere rappresentato solo dalla famiglia fondata sul matrimonio”. Viceversa, ha sottolineato il Pontefice, le coppie giovani vanno aiutate “a dirsi ilsì’ definitivo”, che non è in contrasto con la libertà, ma rappresenta la sua più grande opportunità”.

 

Altro capitolo importante ha riguardato l’ecumenismo, sul quale proprio ieri Benedetto XVI aveva avuto occasione di riflettere. “Tutte le lodevoli iniziative sul cammino verso la piena unità di tutti i cristiani – ha asserito - trovano nella preghiera comune e nella riflessione sulle Sacre Scritture un terreno fertile sul quale può crescere e maturare la comunione”. Se la geografia spirituale della Germania spinge ad un dialogo più stretto con luterani e riformati, in ogni caso – ha scandito Benedetto XVI – “il mondo ha il diritto di attendersi da tutti i cristiani una professione univoca di fede in Gesù Cristo, il Redentore dell'umanità”. Ciò vuol dire, ha proseguito, che l’impegno ecumenico “non può esaurirsi con documenti congiunti”, ma diventa “visibile ed efficace laddove i cristiani di diverse Chiese e comunità ecclesiali, in un contesto sociale sempre più estraneo alla religione, professano insieme e in modo convincente i valori trasmessi dalla fede cristiana e li evidenziano con forza nel loro agire politico e sociale”.

        

Ampio poi lo sguardo dato da Benedetto XVI alle “opere caritative ecclesiali”. La Chiesa, aveva notato all’inizio del suo discorso, “per essere fedele al Signore e quindi a se stessa” deve essere “continuamente rinnovata”. Ma ogni “riforma ecclesiale nasce dall’impegno serio per giungere ad una conoscenza più profonda della verità della fede cattolica”, altrimenti si rischia di scivolare in un inutile “attivismo esteriore”. Ecco quindi che, nel momento in cui ogni chiesa pianifica la propria attività pastorale, i responsabili devono chiedersi – afferma il Papa – se le opere siano “essenziali” e soprattutto se i programmi rispondano al “criterio della verità della fede”, a un trasparente “dovere della carità” sullo stile di S. Paolo. “È importante fare attenzione - ha ammonito Benedetto XVI - che non cadano in dipendenze politiche, ma che servano unicamente al loro compito di giustizia e di amore”. L’elaborazione di tali progetti, inoltre, non sia affidata “a freddi pianificatori” ma a sacerdoti e collaboratori adeguatamente preparati e che, ha chiarito Benedetto XVI, “si distinguano per lo zelo delle anime”. I laici poi, trovino - dalla società ai media, dalla catechesi ai servizi sociali – il loro primo campo di apostolato, definito da Benedetto XVI “urgentemente necessario”.

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IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI, IL PRESIDENTE DELLA GERMANIA, HORST KOLER.

CRISI IN MEDIO ORIENTE E SOLIDARIETA’ VERSO L’AFRICA I TEMI PRINCIPALI.

STASERA, IN SALA CLEMENTINA, CONCERTO IN ONORE DEL PAPA

 OFFERTO DAL CAPO DI STATO TEDESCO

-  A cura di Alessandro De Carolis -

 

Lo scenario africano e quello mediorientale: nell’udienza che Benedetto XVI ha concesso questa mattina al presidente tedesco, Horst Köhler, sono stati questi i temi principali che hanno occupato in particolare i circa 30 minuti dell’incontro svoltosi in privato.

 

“I cordiali colloqui  - informa una nota della Sala stampa vaticana - hanno permesso, fra l'altro, uno scambio di opinioni su temi attinenti alla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente. Inoltre, è stata sottolineata la necessità di promuovere un rapporto di parità e uno spirito di solidarietà a livello internazionale, in special modo nei confronti del Continente africano. Infine – conclude il comunicato - non è mancato il richiamo all'importanza di un impegno per l'educazione della gioventù e per il dialogo tra le religioni”. Al termine dell’udienza con il Papa, il presidente della Germania si è poi intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

 

Sempre in compagnia del presidente della Repubblica Federale di Germania, Benedetto XVI assisterà oggi pomeriggio, nella sala Clementina del Palazzo Apostolico, al concerto del “Philharmoniequartett Berlin”, offerto dallo stesso capo di Stato tedesco in onore del Pontefice. La nostra emittente seguirà l’evento in diretta a partire dalle 17.50 con commento in italiano, per la sola zona di Roma, sui 105 MHz in modulazione di frequenza e in onda media di 585 kHz. Domani, poi, alle 10.30, nella Basilica di San Pietro, l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, presiederà la Santa Messa. Durante la celebrazione, sarà eseguita dai Wiener Philarmoniker e dai Wiener Sängerknaben la “Messa dell’Incoronazione” di Mozart.  La nostra emittente curerà la radiocronaca diretta, con commento in italiano e tedesco, sulle consuete lunghezze d’onda, a partire dalle 10.20. 

 

 

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA PUÒ CONTRIBUIRE A FAR SÌ

CHE IL SAPERE NON SI FRAMMENTI IN UNA SERIE DI SPECIALIZZAZIONI A SCAPITO

 DEL DIALOGO FRA STUDIOSI. LO SCRIVE IL CARDINALE TARCISIO BERTONE

IN UNA LETTERA A NOME DEL PAPA INVIATA ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE

SU UNIVERSITÀ E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

 

La cultura di oggi rischia di frammentarsi e lo studioso può cadere in una sorta di smarrimento se in seguito alla crescita delle singole specializzazioni viene a mancare un vero dialogo tra i cultori dei diversi ambiti della conoscenza e della ricerca. E’ quanto scrive il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone in una lettera a nome del Santo Padre, fatta pervenire al presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino, al termine della Conferenza internazionale su Università e Dottrina sociale della Chiesa. Ai partecipanti all’incontro Benedetto XVI ha inviato la sua benedizione sottolineando i compiti della dottrina sociale della Chiesa. La dimensione interdisciplinare della dottrina sociale, scrive il cardinale Bertone, si propone ancora oggi come valido strumento di dialogo con i diversi saperi che riguardano l’uomo e, in particolare, con le scienze sociali, economiche, politiche, teologiche e filosofiche. Anche la dottrina sociale della Chiesa si sente interpellata da questo compito, afferma il porporato, perchè annovera tra le discipline a cui attinge, da una parte, la teologia e la filosofia e, dall’altra, le scienze umane e sociali. Essa può quindi farsi portatrice di un valore sapienziale con cui rendere più ricche le molteplici attività di ricerca e di formazione delle Università cattoliche. Il cardinale Bertone ha spiegato infine che la dottrina sociale della Chiesa si colloca proprio nel punto esatto in cui la fede purifica la ragione e la carità purifica la giustizia.

 

 

NUMEROSE QUESTIONI ETICHE SONO TRA LE NUOVE SFIDE DEL DIALOGO ECUMENICO:

NE PARLA IL CARDINALE WALTER KASPER,

PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

- Intervista con il porporato -

 

Amicizia e fiducia reciproca, per far emergere la verità nella carità. Benedetto XVI ha ricordato ieri, nell’udienza concessa alla plenaria del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, i valori basilari per un fruttuoso dialogo ecumenico. Il presidente del dicastero vaticano, il cardinale Walter Kasper, nel salutare il Papa aveva fatto il punto sulla situazione attuale e sulle sfide del dialogo interconfessionale. Il porporato ne parla al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Abbiamo parlato dell’ecumenismo in questa situazione di trasformazione. Infatti, non ci troviamo ai livelli di 40 anni fa, dopo il Concilio Vaticano II: nel frattempo, abbiamo fatto molti progressi sia in Oriente, sia in Occidente. Siamo grati di questi progressi, vogliamo continuare su questa strada, e ci incoraggia l’insistenza del Papa su questo punto, che lui considera una priorità, come aveva già annunciato nei primi giorni del suo pontificato. D’altra parte, abbiamo ora una nuova situazione, una nuova costellazione ecumenica: le Chiese orientali, ad esempio, oggi sono libere, mentre al tempo del Concilio erano sotto il regime dittatoriale del comunismo. Oggi possono riprendere a sviluppare la loro vita ecclesiale. Noi riponiamo grandi speranze in loro e proprio nello scorso mese di settembre, a Belgrado, abbiamo ripreso il dialogo. Pure con le Chiese protestanti abbiamo fatto progressi, anche se si presentano di volta in volta situazioni nuove: in alcune Chiese, per esempio, c’è uno spostamento della base comune di dialogo – la fede cristologica, trinitaria, questioni di etica – e questo impedisce una comune testimonianza che invece nel mondo di oggi è urgente e necessaria. Ci sono diverse concezioni della meta del cammino ecumenico: per noi, lo scopo è l’unità visibile nella fede, nei sacramenti, nel governo della Chiesa. Con molte Chiese protestanti, c’è un mutuo riconoscimento delle comunità. Nella nostra plenaria abbiamo insistito su un ecumenismo di base, cioè un ecumenismo che annuncia, predica e dà testimonianza dei fondamenti della fede: un ecumenismo fondamentale legato all’impegno missionario, alla nuova evangelizzazione. Ecco, questi sono stati i punti fondamentali del nostro incontro, peraltro molto fraterno.

 

D. – Eminenza, soffermiamoci su un’affermazione che ha fatto Benedetto XVI nel discorso che vi ha rivolto, e cioè: l’ecumenismo dell’amore promuove e illumina il dialogo della verità…

 

R. – L’ecumenismo è tale soltanto se c’è amicizia, se c’è fiducia vicendevole, se si è disposti a vedere la verità, la verità dell’altro. Ma se c’è soltanto un dialogo accademico, molto oggettivo, ognuno è sufficientemente intelligente da trovare una risposta negativa a ciò che l’altro ha detto. Perciò, ci vuole un dialogo aperto, ci vuole amicizia e un’atmosfera spirituale per l’ecumenismo. Quando esiste questa atmosfera, allora si può parlare anche delle controversie e si riesce a trovare una soluzione.

 

D. – Eminenza, Roma si sta preparando alla visita del Primate della Comunione anglicana. Quali attese, quali problemi?

 

R. – Prima di tutto, vogliamo ricordare che ricorrono 40 anni dalla prima visita dell’arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey, a Paolo VI. Anche in questo dialogo, i 40 anni passati hanno portato molti progressi. D’altro canto, sono emersi problemi all’interno della stessa Comunione anglicana: la questione dell’ordinazione delle donne al sacerdozio e all’episcopato, l’omosessualità e tanti altri problemi ancora. Ecco perché dobbiamo continuare il dialogo. Noi siamo decisi a continuare il dialogo, non vogliamo interromperlo. Probabilmente, il dialogo assumerà ora un nuovo aspetto, ma io sono sicuro che il dialogo potrà continuare in un’atmosfera amichevole con l’arcivescovo Rowan Williams, eminente teologo, molto conosciuto, un uomo di grande spiritualità e molto gentile.

 

D. – All’orizzonte, il prossimo viaggio del Papa in Turchia. Si dà molto risalto al problema dell’incontro del Papa con il mondo islamico, ma si parla poco, invece, dell’incontro con l’ortodossia …

 

R. – Sì, noi siamo molto dispiaciuti di questo fatto. All’origine della visita infatti, c’era l’invito al Papa da parte del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, a venire al Fanar: questo è lo scopo principale di questa visita. Poi, sicuramente è necessario parlare anche del rapporto con il mondo islamico perché la Turchia è un Paese a maggioranza musulmana. Ma comunque il punto centrale sarà la visita al Fanar, al Patriarca ecumenico e aspettiamo e speriamo che questo dia nuovo slancio, nuovo entusiasmo al dialogo ecumenico con le Chiese ortodosse.

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LA PACE IN MEDIO ORIENTE DOVRA’ ESSERE SANCITA

NON SOLO CON TRATTATI BILATERALI MA ANCHE MULTILATERALI,

PER DARE RISPOSTE EQUE E SODDISFACENTI A TUTTE LE PARTI:

 COSI’ MONS. MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU NELL’AMBITO DELLA 61ESIMA SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE A NEW YORK

 

In tema di Medio Oriente è intervenuto l’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Uniti, mons. Celestino Migliore, nell’ambito della 61esima  sessione dell’Assemblea generale dell’ONU, dedicata all’emergenza sulla situazione nei Territori palestinesi occupati. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“La centralità del conflitto israelo-palestinese nell'instabilità persistente in Medio Oriente non può essere ignorata”: sono le parole di mons. Migliore che definisce un “fatto triste” che la Comunità internazionale non sia riuscita sino ad oggi ad impegnare israeliani e palestinesi in un “dialogo significativo e sostanziale” in grado di risolvere il conflitto e assicurare a entrambe le parti stabilità e pace. “La mia delegazione – aggiunge - esprime vicinanza alle popolazioni civili che soffrono le conseguenze dei recenti fatti di violenza” e ribadisce quanto detto da Papa Benedetto XVI all’Angelus del 5 novembre, quando ha chiesto di far cessare lo spargimento di sangue, moltiplicare le iniziative di soccorso umanitario e favorire la ripresa immediata di un negoziato diretto, serio e concreto”. Proprio la sessione di emergenza voluta all’Assemblea dell’ONU dimostra quanto sia fragile la situazione e come tenda a deteriorarsi ancora. Perciò, insiste, occorre “far partecipare” nella ricerca di soluzioni giuste e durature per il conflitto, tutte le parti in causa nello scenario mediorientale. La pace - sostiene mons. Migliore - dovrà essere sancita non solo con trattati bilaterali ma anche multilaterali per dare risposte eque e soddisfacenti a tutte le richieste delle parti, incluso il problema dell’acqua, dell’ambiente e del commercio. Certo - spiega - “per fare così occorre una nuova visione” capace di introdurre programmi concreti per favorire e realizzare la pace. Nelle parole di Mons. Celestino Migliore anche il rammarico della Sede Apostolica per il nuovo tributo di sangue e la condanna della spirale di violenza innescata con attacchi terroristici e risposte militari. Ogni volta che ci si incontra per parlare sul Medio Oriente - afferma - la lista delle difficoltà e delle differenze che separano israeliani da palestinesi, evidenzia l’ingiustizia di fondo che si annida nel problema e perciò è urgente attaccare le radici della questione.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi della Conferenza episcopale della Repubblica Federale di Germania. Nell'occasione il Papa ha sottolineato che per percorrere cammini anche nuovi occorrono spirito missionario, creatività e audacia.  

 

Servizio estero - Medio Oriente: l'Assemblea generale dell’ONU condanna i raid israeliani a Gaza.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo “Una carica innovatrice in grado di rivoluzionare le forme plastiche e di rompere ogni convenzione accademica”: a Milano una mostra offre una panoramica sul percorso artistico di Boccioni, in particolare sulla sua attività di scultore. 

 

Servizio italiano - In primo piano il tema della finanziaria.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 novembre 2006

 

                                                                                                                                      

“UNA VOCE CHIARA IN FAVORE DELLA TOLLERANZA”:

COSÌ, L’ALTO COMMISSARIO ONU PER I RIFUGIATI (UNHCR), ANTÓNIO GUTERRES,

DOPO L’INCONTRO, IERI IN VATICANO, CON BENEDETTO XVI

- Con noi, António Manuel de Oliveira Guterres -

 

L’importanza della voce della Chiesa, in particolare, in tema di rifugiati e il ruolo centrale dell’Italia per la creazione di uno “spazio umanitario di protezione nel mediterraneo”: queste, le tematiche al centro della visita in Italia dell’Alto commissario ONU per i Rifugiati (UNHCR), António Manuel de Oliveira Guterres, che ieri in Vaticano ha incontrato Benedetto XVI, e il segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Nella due giorni romana, Guterres ha anche incontrato diverse autorità italiane, tra cui i ministri dell’Interno e della Solidarietà Sociale, Amato e Ferrero, e il vice ministro degli Esteri, Sentinelli. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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 “Una voce chiara in favore della tolleranza”: così, Guterres ha commentato l’incontro con Benedetto XVI, il cui messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2007 è stato presentato martedì scorso:

 

R. – We are witnessing today…

Stiamo assistendo oggi ad un aumento del fenomeno dell’intolleranza, ad un approccio populista nella vita politica, nei media, in alcuni circoli dell’opinione pubblica di molte parti del mondo. Questo sta creando problemi alla coesione sociale, alla pace nel mondo, in molte aree. La voce della Chiesa, in favore della tolleranza, del mutuo rispetto, in una società che sta diventando multietnica, multiculturale, multireligiosa, è veramente importante ed è la migliore garanzia che il sistema di accoglienza venga preservato in tutto il mondo.

 

Con le autorità italiane, Guterres ha parlato del contributo fondamentale dell’Italia alla creazione di un nuovo sistema di asilo a livello europeo e di uno “spazio umanitario di protezione nel mediterraneo”. Soddisfazione per la realtà di Lampedusa, “centro di transito – ha detto – dove i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo sono rispettati", grazie anche alla presenza in loco dell’UNHCR, della Croce Rossa e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Da migliorare, invece, in senso più organico, il sistema legislativo italiano in tema di asilo, definito “dispersivo e frammentario”. Infine, il riferimento alla martoriata regione sudanese del Darfur, con oltre 230 mila rifugiati nel confinante Ciad, dove si trovano anche circa 50 mila sfollati interni.

 

R. – Darfur represents the epicentre of an earthquake…

Il Darfur rappresenta l’epicentro di un terremoto che si ripercuote in Ciad e nella Repubblica Centrafricana. Negli ultimi giorni abbiamo avuto attacchi drammatici dei Janjaweed ad alcuni villaggi in Ciad e sono state uccise delle persone, alcuni villaggi sono stati bruciati, le donne hanno sofferto forme terribili di violenza e più persone all’interno del Paese si sono disperse. Il Darfur rappresenta certamente uno dei problemi umanitari più drammatici che si debbano affrontare oggi.   

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L’EUROPA HA BISOGNO DEI CRISTIANI PER RITROVARE SE STESSA E RACCOGLIERE

LE SFIDE ODIERNE DEL MONDO: COSI’ IL CADINALE UNGHERESE PETER ERDÖ,

CHE INVITA A GUARDARE AI PAESI DELL’EST PER CAPIRE L’IMPORTANZA

DI RECUPERARE I VALORI  FONDANTI LE DEMOCRAZIE DI QUESTO CONTINENTE

        

         Le sfide della secolarizzazione, le questioni etiche e il rilancio del-l’ecumenismo: sono le questioni in primo piano nell’agenda dei vescovi del continente europeo. Ne ha parlato stamani in un incontro ospitato dalla nostra emittente, il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, neo-eletto presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), nell’Assemblea riunita a San Pietroburgo, in Russia, nell’ottobre scorso.  Il Consiglio raccoglie gli episcopati di 34 Paesi europei dell’Ovest e dell’Est, in rappresentanza di 300 milioni di cattolici. Roberta Gisotti ha intervistato il porporato:

 

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D. - Eminenza, quali rischi vi sono per le società che hanno - come dire – “perso Dio, dove molte persone si comportano come se Dio non esistesse e neanche lo cercano più?

 

R. – Noi abbiamo un’esperienza specifica di questo problema, fatta nei Paesi ex comunisti, perché il problema della secolarizzazione è altrettanto grave pure in quella parte del Continente. Lì il problema si chiama “vuoto culturale e morale”. Questo vuol dire che per affrontare la sfida della criminalizzazione della società, per fondare meglio sociologicamente il sistema giuridico, ci vuole qualcosa che dopo il crollo del marxismo e del comunismo mancava in queste società. Quindi, c’erano molti politici, politici che non sempre erano credenti, che hanno ritenuto opportuno risvegliare l’eredità cristiana dei loro popoli, soprattutto le Chiese nazionali ortodosse della regione, per dare una base morale e culturale alla società. E curiosamente, malgrado tutte le persecuzioni, queste Chiese cristiane hanno conservato gli elementi più preziosi dei valori europei e dell’eredità culturale e morale di questi popoli. Quindi, penso che, anche nella parte occidentale del continente, la situazione di base sia analoga. Quindi, il mondo ha bisogno di Cristo e perciò ha bisogno pure di noi, indipendentemente dalle mode, da quello che scrivono alcuni giornali, indipendentemente dalle teorie filosofiche. La realtà è che l’Europa deve funzionare umanamente e funzionare anche come comunità politica, economica e così via. La concorrenza nel mondo è grande. Quindi, anche per sostenere questa concorrenza, ci vuole un minimo di senso comune, di moralità, di consenso sui valori, a livello dell’intero Continente, altrimenti non si riesce ad affrontare le sfide della nuova epoca.

D. – Quindi, l’esigenza di ritrovarsi uniti intorno ai valori cristiani potrà anche far progredire il dialogo ecumenico…

 

R. – Penso che questo sia necessario, anche perché la sostanza del nostro messaggio è comune. Quando, quest’anno, a San Pietroburgo, ha parlato il rappresentante del patriarcato di Mosca, ha ripetuto questa offerta di collaborazione per i valori cristiani in Europa. Penso che questa offerta sia sincera e quindi meriti una certa attenzione.

 

D. – Nel suo Paese, circa un mese fa, si è festeggiato il 50.mo anniversario della rivolta anticomunista. In questa occasione, Benedetto XVI ha auspicato un futuro per l’Ungheria “libero – ha detto – da ogni oppressione e condizionamento ideologico”. A che cosa si riferiva in particolare il Papa, secondo lei?

 

R. – Certamente, le ideologie ci sono anche nell’Europa attuale. Così come il marxismo era un’ideologia, possono esserlo anche le ideologie laicistiche oppure di altro tipo. Non sappiamo di che tipo, perché l’avvenire può portare tanti sviluppi. Noi abbiamo, però, un messaggio concreto e una Persona da rappresentare. Questo vale molto di più di qualsiasi ideologia.

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UNA MOSTRA FOTOGRAFICA ITINERANTE RACCONTA I DRAMMATICI DISAGI

 CAUSATI AI PALESTINESI DAL MURO COSTRUITO DA ISRAELE

 AL CONFINE CON I TERRITORI OCCUPATI

- Intervista con Gianni Toma -

 

         “Un muro non basta … per nascondere un orizzonte alla sua terra”. E’ questo il titolo della mostra di Andrea Merli, promossa dal VIS, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, che attraverso 110 fotografie, video e pannelli informativi, riproduce il tracciato del muro costruito tra lo Stato di Israele e la Palestina. Giunta all’undicesima tappa, l’esposizione, dopo Ferrara e Faenza, approda a Fossano e Torino. Antonella Villani ha chiesto a Gianni Toma, volontario del VIS, che da anni segue la questione israelo-palestinese, quali sono le ripercussioni che il muro produce sulla vita sociale ed economica dei palestinesi:

 

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R. – E’ pesante, perché il muro porta delle conseguenze in molti ambiti, a partire dall’agricoltura che rappresenta la risorsa economica più importante. Basti pensare solamente che soltanto per la costruzione del muro sono stati abbattuti almeno 150 mila alberi di ulivo e c’è stata una confisca di circa 5 mila ettari di terreno. D’altra parte, lo stesso accesso alle terre coltivabili non è garantito perché sono stati costruiti dei cancelli per permettere ai palestinesi dei villaggi di raggiungere le campagna, ma purtroppo, questi cancelli vengono aperti per una sola ora tre volte al giorno. Nei periodi della raccolta delle olive, ad esempio, non vengono concessi permessi per i parenti, non vengono dati permessi per far transitare i trattori e sono quindi costretti ad utilizzare animali. Altra conseguenza è quella relativa all’acqua: al di là del muro  restano inaccessibili ai palestinesi circa 200 cisterne, che davano acqua per l’uso sia agricolo che domestico a tanti villaggi. Le cisterne vengono bloccate al muro, perché vengono definite troppo grosse, pericolose e potrebbero soprattutto essere motivo di attentati suicidi. C’è poi l’aspetto della sanità: il muro ha un tracciato che forma 28 aree assolutamente strozzate e chiuse e in queste 28 enclave è drasticamente ridotto l’accesso ai servizi sanitari di base: 80 mila persone non hanno il diritto all’assistenza sanitaria d’urgenza. L’unico modo è l’utilizzo di ambulanze, che devono però avere i permessi di passare attraverso il muro.

 

D. – La mostra documenta, tra l’altro, che il muro è stato costruito in larga parte sui Territori occupati, anziché sulla “linea verde”…

 

R. – L’80 per cento del tracciato del muro è tutto interno ai territori palestinesi. Non corre lungo il confine stabilito a livello internazionale. Questo implica che allo stato attuale esiste una sorta di annessione de facto del 10 per cento ulteriore della Cisgiordania.

 

D. – Giovanni Paolo II, riferendosi a questa situazione, ha più volte detto “costruiamo ponti e non muri…”

 

R. – Purtroppo si tratta di parole che restano completamente inascoltate. In un contesto nel quale si tenta di far partire il processo di pace e di migliorare il dialogo fra le due parti, la costruzione di un muro rappresenta certamente la scelta assolutamente opposta. Abbiamo applaudito l’abbattimento del Muro di Berlino che ha sancito la fine della Guerra Fredda e ci troviamo ora con un’altra grande barriera.

 

D. – Nella mostra viene presentato anche un video della Alternative Information  Center di Gerusalemme, una ONG israelo-palestinese

 

R. – L’importanza di aver scelto questi video risiede nell’organizzazione stessa che li ha prodotti. Si tratta essenzialmente di videoreporter che si sono avvicinati al muro con la volontà di denunciare e di far vedere quello che sta accadendo, cercando anche di dare voce alle organizzazioni israeliane che si oppongono quotidianamente alla costruzione di questo muro.

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LA PREGHIERA MEDICINA DEL CORPO E DELL’ANIMA:

E’ STATO DENSO E MOLTO PARTECIPATO IL DIBATTITO PROMOSSO SU QUESTO TEMA

DALL’ Associazione dei medici Cattolici DI MILANO

 

La preghiera è senza dubbio una medicina dell’anima e dello spirito, esperienza di contemplazione e di riflessione, elemento di conforto utile in quelle occasioni, come la nascita e la morte, dove medico e paziente si trovano a dialogare sul senso religioso della vita. E’ la conclusione cui è approdato il confronto a più voci organizzato dall’Associazione dei medici Cattolici di Milano sulla “Preghiera, medicina del corpo e dell’anima”. Il servizio di Fabio Brenna:

 

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Nel suo saluto introduttivo, il cardinale Dionigi Tettamanzi ha lodato l’impegno dei medici di interrogarsi e di lavorare al benessere integrale della persona ammalata, non escludendo la cura dello spirito nella ricerca della guarigione.

 

“Da filosofo guardo con interesse e meraviglia, nel senso più alto dei due termini, chi si affida a Dio per guarire”, ha osservato nel suo intervento Massimo Cacciari, docente di Estetica e sindaco di Venezia. La preghiera intesa come richiesta di esaudire i propri desideri è discutibile, ha proseguito Cacciari, aggiungendo che  “al contrario chi si rivolge al proprio Dio per adorarlo senza chiedere nulla in cambio può essere paragonato al filosofo che si mette al servizio e alla ricerca della verità”.

 

Contrapporre polemicamente i due modi di pregare è sbagliato – ha concluso Cacciari - perché, lungi dal snobbarlo, considero l’effetto consolatorio della preghiera affascinante anche per gli atei. Sull’esperienza della preghiera come respiro dell’anima, come esperienza di fiducioso abbandono a Dio, si sono soffermate le relazioni di una monaca che vive la contemplazione, suor Ignazia Angelici, abbadessa del monastero delle Benedettine presso l’Abbazia di Viboldone e mons. Gianfranco Ravasi, biblista e Prefetto della Biblioteca Ambrosiana.

 

Rilevante anche la testimonianza resa dal regista Ermanno Olmi che ha parlato dell’esperienza della meraviglia come preghiera di chi guarda al creato lasciandosi inebriare dalla sua bellezza. Negli ultimi dieci anni almeno 200 pubblicazioni scientifiche su riviste mediche anglosassoni hanno esaminato il valore terapeutico della fede. “Per affermare scientificamente che la preghiera è una medicina del corpo sono necessari ulteriori studi clinici”, ha detto il prof. Giorgio Lambertenghi, presidente dei Medici Cattolici, “ma senza dubbio rivolgersi a Dio è un elemento di conforto che dà forza nel momento della sofferenza. Negli Stati Uniti d’America, il National Institute of Health ha finanziato numerosi studi sulle reazioni fisiologiche e psicologiche che vengono attivate da pratiche spirituali e il 99% dei medici di famiglia ritiene che il credere in Dio possa avere un effetto benefico.

 

Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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LA VITA DI DUE GIOVANI DONNE STRONCATA DALL’ANORESSIA:

E’ SUCCESSO IN BRASILE NELL’ARCO DEGLI ULTIMI DUE GIORNI.

SI TRATTA DI UNA MODELLA E DI UNA ASPIRANTE TALE

- Con noi Chiara Sole -

 

Il giorno dopo la morte della modella Ana Carolina Reston, un'altra ragazza di 21 anni dell'ambiente della moda si è spenta ieri in Brasile in seguito all’anoressia: era alta un metro e 70 e si era ridotta a pesare poco più di 40 chili. Troppo tardive le cure intraprese. Si tratta di casi estremi di una malattia che se non porta alla morte compromette seriamente il benessere delle persone. L’Eurispes, nel Rapporto 2006, ha calcolato che ogni anno solo in Italia si ammalano per disturbi dell’alimentazione 9.000 nuove giovani donne tra i 12 e i 25 anni. Un fenomeno-spia di disagi profondi. Al microfono di Gabriella Ceraso, Chiara Sole, ora scrittrice e direttrice di un centro di cura, offre la sua testimonianza in prima persona:

 

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R. – Io avevo 11-12 anni, quando mi sono ammalata. La mia storia dura, più o meno, 14 anni e il tutto inizia con un primo momento di restrizione alimentare e di sport compulsivo. Ho cominciato a sentirmi inadatta a qualunque cosa e ho focalizzato tutto il mio malessere e il mio disagio sul mio aspetto estetico: ho cominciato a mangiare sempre di meno, sempre di meno, fino ad arrivare a non mangiare più. Mi sentivo molto sola, molto a disagio, insicura in qualunque situazione. Anoressia significa non vivere più e non solo da un punto di vista alimentare, ma anche di relazione in qualunque sfera della vita. In 14 anni di malattia, ho oscillato dai 36 ai 90 chili. Sono alta un metro e settanta e ho rischiato la vita tante, tante volte. Il disagio va ad inquinare tutte le sfere della vita e quindi quella affettiva, quella relazionale, con i familiari. Questa patologia e questa malattia terribile e devastante implica e coinvolge tutta la famiglia. Il mio percorso di guarigione ha, quindi, coinvolto inevitabilmente anche loro. Io dicevo: “Voglio essere magra perché sono brutta”, ma questo rappresentava solo il sintomo. I veri problemi erano altri: quelli che ho scoperto curandomi e quindi con la ricerca delle cause. Pensavo, e mi illudevo soprattutto, di poter risolvere tutto quanto plasmando il mio corpo, contestando ogni cosa soltanto denutrendomi o comunque espellendo ogni cosa vomitando.

 

D. – Quanto il disagio è personale e quanto invece è legato ai modelli offerti dalla società?

 

R. – Di base c’è il disagio e poi i modelli sono una concausa: se una persona sta bene con se stessa i modelli hanno poco potere. Laddove invece ci sono dei disagi già di base personali e ci sono insicurezze, anche i media ed i modelli possono attecchire in qualche forma.

 

D. – Quanta responsabilità ha in tutto questo la famiglia?

 

R. – Quando si parla di queste patologie è l’intero nucleo ad essere ammalato. Questo puntare il dito continuamente verso la madre o il padre non è bello, perché anche loro portano in loro il disagio e quindi vanno aiutati, vanno seguiti e vanno soprattutto consigliati nel rapporto con i figli in questo senso. E questo perché si tratta di patologie che portano alla distruzione del nucleo familiare. Da queste patologie senza curarsi veramente, non è possibile uscire. Si guarisce, si guarisce completamente, ma bisogna curarsi. Le persone che sono accanto - una mamma, un fidanzato, etc – possono dare sì amore e sostegno, ma non possono curare. Da parte dei familiari è necessario riuscire a spingere le persone ad accettare di curarsi. Questo è il consiglio. Terapeutici, psicoanalisti, specialisti in disturbi alimentari sì, ma non quelle cose ‘fai da te’ a casa, perché rischiano veramente di massacrare sia la persona direttamente interessata, sia le persone che le sono intorno.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 19 novembre, 33.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù parla ai discepoli degli ultimi tempi, quando il Figlio dell’uomo tornerà con grande potenza e gloria. Il Maestro illustra gli sconvolgimenti celesti che precederanno la sua seconda venuta. Quindi dice:

 

“Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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(musica)

 

I Padri della Chiesa ci avvertono di fare attenzione a non cadere in una falsa immaginazione e in un’attesa esotica pensando alla seconda venuta di Cristo, ossia alla fine del mondo. Loro dicono che prima della definitiva ed ultima venuta di Cristo c’è la sua venuta nella vita di ognuno. Anche questa venuta va accompagnata con un discernimento, un saper leggere i segni che succedono nella nostra vita per cogliere in che modo Cristo bussa alla nostra porta e attraverso quali eventi si vuole liberare dalla schiavitù del peccato e trapiantarci su un fondamento che non crolla. Anche l’esperienza personale o comunitaria della venuta del nostro Signore spesso avviene attraverso momenti difficili e drammatici, quando vediamo venire meno le cose più solide, le certezze più intoccabili. E questo perché, nel suo amore, Dio non vuole che noi rimaniamo nell’illusione di appoggiare la vita su punti che solo apparentemente sono fermi.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

18 novembre 2006

 

DOMANI SI CELEBRA LA GIORNATA DEI SEMINARI DI ROMA.

IN UN MESSAGGIO IL CARDINALE CAMILLO RUINI RIVELA L’AUMENTO DI COLORO

CHE SCELGONO IL SEMINARIO ED INDICA I SACERDOTI

COME PUNTI DI RIFERIMENTO PER I GIOVANI

 

ROMA. = I sacerdoti siano figure di riferimento e modelli di vita per i ragazzi ed i giovani: è l’auspicio formulato dal cardinale vicario Camillo Ruini nel suo messaggio scritto per l’annuale Giornata dei Seminari di Roma, che sarà celebrata domani. Il porporato invita i fedeli a pregare perché i sacerdoti “perseverino nella scelta di servire il Signore ed i fratelli nella fede”. Nel suo messaggio il cardinale Ruini parla di “segnali interessanti che invitano a sperare miglioramenti nel campo delle vocazioni” e riferisce che negli ultimi due anni, nel Seminario Romano Minore, c’è stato un aumento notevole del numero degli alunni. Una recente indagine San Paolo/Eurisko, condotta in Italia su un campione di oltre mille italiani di età compresa tra i 16 e i 29 anni, rivela che l’11 per cento dei giovani, credenti e non credenti, ha dichiarato di aver pensato alla possibilità di diventare sacerdote o di abbracciare la vita religiosa. Per il porporato vi sono dunque indicatori che rafforzano la fiducia nel Signore perché ‘mandi operai per la sua messe’, che incoraggiano la preghiera e sollecitano all’impegno più deciso e costante nella accoglienza e nel sostegno delle vocazioni sacerdotali. (T.C.)



L’ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO SONO ESPRESSIONE

DELLA VOLONTÀ DI CRISTO DI VEDERE UNITI TUTTI I CRISTIANI:

COSI’ IL NUNZIO APOSTOLICO IN RUSSIA MONS. ANTONIO MENNINI

 

SARATOV. = “L’attività ecumenica non è semplicemente una scelta fatta da alcune personalità religiose, ma il compimento della volontà di Cristo di unione tra i cristiani”: è quanto ha affermato ieri a Saratov, in Russia, alla chiusura della 23.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale, il nunzio apostolico mons. Antonio Mennini. Il rappresentante della Santa Sede, riferisce l’agenzia AsiaNews, ha ribadito l’importanza del dialogo tra cattolici e ortodossi e il segretario generale della Conferenza episcopale, padre Igor Kovalevsky, ha riferito che i partecipanti alla plenaria hanno prestato particolare attenzione al dialogo interreligioso e tra le varie denominazioni cristiane. I vescovi cattolici in Russia hanno anche discusso del lavoro che le varie strutture guidate dalla Chiesa portano avanti nel Paese e hanno indetto per il prossimo 10 dicembre, seconda domenica di Avvento, una Giornata per la preghiera a favore dei benefattori della Chiesa. (T.C.)

 

 

DAL PRIMO GENNAIO ANIMATORI DELLA COMUNICAZIONE E DELLA CULTURA

POTRANNO PRENDERE PARTE AL PRIMO CORSO NAZIONALE

DI FORMAZIONE A DISTANZA ORGANIZZATO DALLA CEI

 

ROMA. = La Conferenza episcopale italiana ha avviato il primo Corso nazionale a distanza per la formazione di animatori della comunicazione e della cultura. Il corso avrà inizio l’1 gennaio 2007 ed ha la durata di un anno. E’ riconosciuto a livello universitario, conferisce 60 crediti e per prendervi parte occorre iscriversi entro il 15 dicembre. Le lezioni sono state organizzate in collaborazione con il Centro interdisciplinare lateranense della Pontificia Università Lateranense e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; grazie alla piattaforma multimediale www.anicec.it potranno usufruirne i futuri operatori dei media e della cultura. Attraverso un piano operativo che si avvale delle innovazioni della tecnologia informatica, in particolare di quella connessa a Internet, quanti non hanno la possibilità di prendere parte percorsi formativi tradizionali (ovvero in aula, alla presenza del docente), potranno seguire il “Corso di alta formazione” da casa. Basterà un computer con sistema operativo Microsoft Windows e un collegamento veloce ad internet tipo Adsl. Allievi, docenti e tutor utilizzeranno anche e-mail, forum e chat line, ed ancora Skype e webcam. In questo modo, si vuole offrire all’animatore della comunicazione e della cultura la possibilità di autogestire la propria formazione in maniera autonoma, consentendogli di relazionarsi con il tutor e i docenti nei tempi e nei modi che più riterrà opportuno. “Servono animatori che con il genio della fede sappiano farsi interpreti delle esigenze culturali e mediatiche che possono sorgere in una diocesi o in una parrocchia – ha detto mons. Claudio Giuliodori, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della CEI – e per una maggiore tempestività d’intervento il primo step su cui si è lavorato è la formazione a distanza attraverso l’E-learning”. La direzione scientifica del progetto è stata affidata al prof. Francesco Casetti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e a mons. Dario Edoardo Viganò della Pontificia Università Lateranense. Al corso potranno accedere sacerdoti, religiosi, laici, educatori, operatori pastorali e giornalisti. (T.C.)

 

 

L’EDUCAZIONE È “UN BENE PUBBLICO, PERSONALE E SOCIALE” AL QUALE TUTTI,

SENZA ECCEZIONI, HANNO PIENO DIRITTO: È QUANTO AFFERMA

L’EPISCOPATO ARGENTINO DOPO AVER ESAMINATO LA NUOVA LEGGE

SULL’ISTRUZIONE CHE STA PER ESSERE VARATA

- A cura di Luis Badilla -

 

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BUENOS AIRES. = “Tutti, senza eccezione, hanno diritto ad un’educazione di qualità (...) e lo Stato ha il dovere di garantirla sostenendo la libertà d'insegnamento sancita nella Costituzione”: così i vescovi argentini a conclusione della loro 92° Assemblea plenaria che ha discusso, tra i diversi argomenti, della nuova normativa sul sistema educativo del Paese. Attualmente, il disegno di legge è alla tappa finale del suo percorso legislativo. In un documento pubblicato lo scorso 10 novembre, i vescovi hanno riassunto in nove punti i principali orientamenti della Chiesa in questa delicata e discussa materia. I presuli hanno ribadito che “l’educazione deve essere uno strumento efficace per la formazione delle nuove generazioni e dunque per il bene comune”. Essa, hanno aggiunto, va considerata sempre “un bene pubblico, personale e sociale” al quale tutti, senza eccezioni, hanno pieno diritto. Per l’episcopato, lo Stato deve garantire “un sistema educativo pubblico con due sottosistemi: quello sotto gestione statale e quello sotto gestione privata”. “Il ruolo principale e sussidiario dello Stato deve essere armonico con il diritto naturale e inalienabile dei genitori a scegliere per i propri figli un’educazione che corrisponda alle proprie convinzioni e credenze. Una concezione integrale dell’educazione - sottolineano i vescovi argentini - include, necessariamente, la dimensione trascendente dell’uomo”. La Conferenza episcopale sostiene inoltre che una legge sull’educazione deve tener conto della totalità delle aspirazioni della persona, che non solo si esprimono nell’ambito sociale, lavorativo o scientifico, ma anche nella ricerca di un superiore orizzonte culturale, spirituale e religioso. Infine, l’episcopato, rivolgendosi ai legislatori chiede il rispetto delle richieste fatte da oltre 350 mila argentini (firmatari di una petizione nazionale), affinché la nuova legge sull’educazione garantisca opportunità a tutti, offra al sistema pubblico e a quello privato, con giustizia distributiva, i mezzi e le risorse economiche necessarie, senza dimenticare che questo nuovo ordinamento legale “deve essere uno strumento capace di aiutare ad edificare una nazione la cui identità sia la passione per la verità”, con un “impegno a favore del bene comune”.

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PUBBLICATO IN GIAPPONESE IL LIBRO INTERVISTA DI ANDREA RICCARDI

“ROMA E IL MONDO” CHE RACCONTA LA STORIA DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO.

IL VOLUME È STATO PRESENTATO IERI A TOKYO

- A cura di Luca Collodi -

 

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TOKYO. = Il libro-intervista racconta in modo originale la storia di Andrea Riccardi e di Sant’Egidio. Non è un libro da aggiornare come storia, ma come prospettiva futura della Comunità. “Rispetto all’edizione italiana degli anni Novanta - spiega Alberto Quattrucci di Sant’Egidio, a Tokyo per l’occasione – è stata aggiornata proprio la parte che riguarda l’amicizia con il Giappone”. In 20 anni di attività di Sant’Egidio in Asia, la Comunità ha incontrato in Giappone cristiani buddisti e shintoisti, ma soprattutto tanti giovani, affascinati dallo sviluppo tecnologico e dalla ricerca di un senso della vita, in un Paese dove i suicidi tra i bambini delle scuole elementari, anche in questi giorni, sono in aumento. Ne sono causa la crisi della famiglia e della scuola, che non riesce a risolvere l’emarginazione umana favorita dallo sviluppo economico. “In Giappone – prosegue Quattrucci – su poco meno di 130 milioni di abitanti, solo 20 milioni di persone si pongono la domanda sul proprio senso religioso, qualunque sia poi la religione praticata”. “Oggi, le varie confessioni – ha sottolineato il nunzio apostolico Alberto Bottari de Castello – possono raccogliere questa sfida che però solo il dialogo interreligioso può tentare di affrontare. Nella società ci sono infatti forze profonde, uomini e donne che aspirano a valori che rendano il modo di vita più umano”. Il libro-intervista di Andrea Riccardi, “Roma e il mondo”, pubblicato da ieri anche a Tokyo, non vuole quindi essere solo la traduzione giapponese di un’intervista al fondatore di Sant’Egidio, ma un modo per approfondire il dialogo con la cultura locale.

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LA NORVEGIA SOLLECITA UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE PER ELIMINARE

L’USO DELLE BOME A GRAPPOLO: LA PROPOSTA AVANZATA IERI,

DURANTE LA III CONFERENZA

SUL RIESAME DELLA CONVENZIONE DI GINEVRA SULLE ARMI CONVENZIONALI

 

GINEVRA. = Una conferenza internazionale per avviare i negoziati sulla messa al bando delle bombe a grappolo: è quanto ha proposto ieri la Norvegia nell’ultima giornata della III Conferenza sul riesame della Convenzione di Ginevra sulle armi convenzionali del 1980, che si è svolta nella città svizzera. Durante l’incontro è fallito l’avvio di un negoziato ed è stata convocata, nel giugno del prossimo anno, una riunione di esperti sul tema delle munizioni a grappolo. L’iniziativa della Norvegia mira ad avviare un processo negoziale per eliminare l’uso di questo tipo di ordigni. Diversi Paesi presenti all’incontro di Ginevra, tra cui Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, India, Giappone, Pakistan e Australia hanno criticato la proposta del Paese scandinavo, sostenendo che in questo modo è stata scavalcata la conferenza stessa. Un plauso alla proposta è venuto invece dalle organizzazioni non governative internazionali, le quali auspicano che l’iniziativa norvegese porti all’organizzazione di una conferenza simile a quella di Ottawa sulle mine antipersona. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha inviato un messaggio, chiedendo agli Stati di porre fine all’utilizzo delle bombe a grappolo - note come cluster bombs - nei pressi di zone abitate e di bloccare la vendita di munizioni a grappolo non affidabili. L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, l’arcivescovo Silvano Tomasi, ha chiesto invece una vera e propria moratoria di questo tipo di ordigni, che pongono gravi problemi umanitari sia durante che dopo i conflitti, colpendo soprattutto i più indifesi. Le bombe a grappolo sono composte da contenitori di metallo, sganciati da aerei o tirati da terra. Possono contenere fino a 650 sub-munizioni, che vengono così disseminate in un raggio di diverse centinaia di metri. Dovrebbero esplodere al momento dell’impatto, ma molto spesso restano inesplose sul terreno, pronte a mietere vittime. (A.S.)

 

 

IL “REQUIEM” DI MOZART SARÀ ESEGUITO STASERA NELLA BASILICA

DI SAN PAOLO FUORI LE MURA, NELL’AMBITO DEL V FESTIVAL

INTERNAZIONALE DI MUSICA E ARTE SACRA

 

ROMA. = Stasera alle 21, la Basilica di San Paolo fuori le Mura ospiterà il penultimo concerto del V Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra. Il Coro del Duomo di Salisburgo e la Camerata Salzburg, diretti da Janos Czifra, eseguiranno il Requiem K. 626. Voluto dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra e dalla DaimlerChrysler Italia, il festival si propone di diffondere e far riscoprire il grande repertorio della musica sacra d’ogni tempo, oltre a promuovere la conservazione e valorizzazione di importanti beni artistici e culturali della Santa Sede. Quest’anno, grazie all’impegno degli organizzatori, è stato concordato il recupero di alcune architetture e strutture della Necropoli Vaticana che presto saranno aperte al pubblico. (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 novembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, continuano le incursioni di forze americane e irachene per liberare gli addetti alla sicurezza occidentali, rapiti giovedì scorso. Fonti locali hanno riferito che sono stati rilasciati due ostaggi statunitensi. Secondo l’ufficio del governo regionale di Bassora, è invece rimasto ucciso ieri, in una sparatoria, un cittadino austriaco. Nel Regno Unito, intanto, ha suscitato ampia eco l’intervista rilasciata nei giorni scorsi dal premier britannico, Tony Blair, all’emittente televisiva Al Jazeera. Il giornalista ha affermato che la situazione in Iraq, dal 2003 ad oggi, si è rivelata un disastro e Blair ha annuito alla sua dichiarazione. Ma ha anche precisato che non c’è stato un errore di pianificazione. “La colpa – ha aggiunto il premier britannico - è di Al Qaeda”.

 

Si è ulteriormente aggravato il bilancio, ancora provvisorio, delle inondazioni che da giorni stanno flagellando l’Afghanistan occidentale. Secondo fonti dell’unità di crisi, il numero dei morti accertati è salito ad almeno 52. Sarebbero migliaia, inoltre, le case completamente distrutte. Ma la natura impervia dei luoghi e la scarsità di comunicazioni rendono difficile un quadro realistico della situazione. Da Kabul e dalla provincia confinante di Herat sono state inviate squadre di soccorso che dovrebbero raggiungere l’area colpita nelle prossime ore.

 

L’Assemblea generale dell’ONU chiede la fine di ogni forma di violenza tra israeliani e palestinesi. La richiesta è contenuta in una risoluzione non vincolante adottata con 156 voti a favore, 7 contrari, tra cui Stati Uniti e Austria, e 6 astensioni. In particolare, si chiede la fine delle operazioni militari israeliane a Gaza e del lancio di missili contro Israele. Sul terreno, intanto, un palestinese è rimasto ucciso in seguito ad una incursione compiuta da soldati israeliani nel nord della Striscia di Gaza. Nello Stato ebraico, intanto, il vicepremier, Avigdor Lieberman, ha dichiarato a Radio Gerusalemme che il presidente Abu Mazen è “irrilevante”. Lieberman ha aggiunto che i dirigenti di Hamas dovrebbero essere colpiti. Nei Territori palestinesi, il presidente Abu Mazen e il primo ministro Haniyeh sono impegnati per gli ultimi dettagli del nuovo governo di unità nazionale.

 

Le batterie della contraerea francese entreranno in azione qualora caccia israeliani tornino a sorvolare il Libano. Lo ha annunciato ieri un portavoce delle Nazioni Unite. La Francia,  che ha più volte criticato Israele per le ripetute violazioni dello spazio aereo libanese, è alla guida della missione Unifil 2, dispiegata dopo la fine della guerra, il 14 agosto.

 

Si sono aperti ad Hanoi, in Vietnam, i lavori del vertice dell’Associazione per la cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC). Ai lavori partecipano leader e uomini d’affari dei 21 Paesi membri, tra cui Stati Uniti e Cina. Prenderanno in esame varie proposte, tra cui la creazione di una zona di libero scambio tra gli Stati del Pacifico e l’eliminazione di ogni barriera doganale nell’area entro il 2010 per gli Stati più sviluppati ed entro il 2020 per i Paesi in via di sviluppo. Sul vertice dell’APEC ad  Hanoi, il nostro servizio:

 

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La liberalizzazione degli scambi e la minaccia nucleare rappresentata dalla Corea del Nord sono i principali temi del vertice dell’APEC. Per favorire la crescita economica dell’area è stato lanciato un appello “ai grandi protagonisti” dei negoziati del Doha Round dell’Organizzazione mondiale del commercio chiedendo “profonde riduzioni” dei sussidi agricoli.  Anche se non esplicitato, è chiaro il riferimento all’Unione Europea. Si sollecitano, inoltre, “tagli reali” delle tariffe sui prodotti industriali e “nuove aperture” agli scambi di servizi. Intervenendo al Forum, il segretario di Stato statunitense emaciano, Condoleezza Rice, ha detto poi che il Vietnam, oltre ad essere uno spettro che appartiene al passato degli Stati Uniti, è un modello da seguire per il Myanmar e la Corea del Nord. Su quest’ultimo Paese si concentrano le preoccupazioni americane e della comunità internazionale. Il presidente George Bush, giunto ad Hanoi per partecipare al vertice, intende far approvare una dichiarazione che metta in guardia la Corea del nord dal portare avanti il proprio programma nucleare. Ma non è riuscito, ieri, a convincere il presidente sudcoreano ad attuare integralmente le sanzioni decise dall’ONU nei confronti di Pyongyang. I presidenti di Stati Uniti e Corea del Sud hanno comunque riaffermato il desiderio di risolvere il contenzioso sul nucleare nordcoreano in modo pacifico. Bush ha anche ripetuto che se il regime di Pyongyang rinuncerà all’atomica, gli Stati Uniti concluderanno accordi di sicurezza con il Paese asiatico.

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La distribuzione mondiale dell’energia e la sicurezza delle risorse, i mutamenti demografici e il riscaldamento della Terra. Sono alcuni dei temi al centro della riunione dei ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali del Gruppo dei Paesi più industrializzati, oggi e domani a Melbourne. L’Australia, che ha la presidenza di turno del G-20, ha, inoltre, premuto perché nel programma sia inserita anche la riforma del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

 

Un nuovo accordo, tra due anni, per la revisione del protocollo di Kyoto e la riduzione delle emissioni inquinanti che provocano il surriscaldamento del pianeta. E’ quanto ha stabilito la Conferenza mondiale sul clima, conclusasi ieri a Nairobi, in Kenya. Aderiranno anche i Paesi che non hanno applicato l’accordo attualmente in vigore, come Brasile, India e Cina. Il servizio di Riccardo Cascioli:

 

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Del protocollo di “Kyoto 2”, ovvero di un trattato sulla riduzione delle emissioni di gas serra allargato ai Paesi di sviluppo e che entra in vigore dal 2012 quando scadrà il primo Protocollo di Kyoto, si parlerà nel 2008 e senza porre limiti di tempo al negoziato sulle emissioni da tagliare. E’ questo, in sostanza, l’accordo più significativo raggiunto alla Conferenza sul clima di Nairobi che per il resto ha messo in rilievo il profondo disaccordo tra i Paesi presenti. I Paesi poveri temono che le imposizioni sui limiti delle emissioni di gas serra siano una forma di impedimento al loro sviluppo. Il Canada si è praticamente autosospeso dall’applicazione del protocollo di Kyoto, mentre, sull’altro fronte, l’Unione Europea ha annunciato possibili dazi punitivi alle merci provenienti dai Paesi che non hanno ratificato il Protocollo di Kyoto. Alla fine, i dieci giorni della Conferenza di Nairobi saranno ricordati, però, soprattutto per i rapporti e gli allarmi vari che vi hanno fatto da contorno. I gruppi ambientalisti hanno espresso la loro parziale delusione per quello che giudicano un cammino troppo lento, ma questa difficoltà a procedere si spiega con il fatto che gli eventuali benefici del Protocollo di Kyoto sono tutti da dimostrare mentre i costi per applicarlo sono enormi.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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In Ciad continuano ad arrivare strazianti notizie di atrocità compiute nel sud est da ribelli. A confermare l’altissima tensione nella regione c’è poi la decisione, presa dal governo del Ciad, di inviare truppe nella Repubblica Centrafricana per contrastare un’offensiva di insorti appoggiati, secondo l’esecutivo di N’Djiamena, dal Sudan. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Il Ciad ha dunque annunciato che invierà truppe nella vicina Repubblica Centrafricana per aiutare il governo di Bangui a fermare le incursioni dei ribelli, responsabili di stragi di civili e massacri nel Darfur. In un discorso al Parlamento, il primo ministro ha lanciato un appello per una mobilitazione generale contro quelli che sono stati definiti, senza mezzi termini, attacchi perpetrati dal governo sudanese. L’invio di truppe da parte di N'Djamena, secondo quanto riferito dal primo ministro ciadiano, rientrerebbe nell’ambito dei patti bilaterali di difesa che il suo governo ha siglato con il Paese confinante. Intanto, a Bruxelles, il presidente della Repubblica Centrafricana ha chiesto all’Unione Europea di fare pressione sulle Nazioni Unite per inviare, al più presto, una forza di interposizione e fermare così le incursioni provenienti dal versante sudanese. Da parte sua, il governo di Khartoum ha continuato a negare ogni responsabilità per gli assalti oltre il confine perpetrati dai famigerati janjaweed. Le testimonianze, secondo autorevoli fonti umanitarie, sono strazianti e raccontano di neonati, bambini, donne e anziani bruciati vivi nelle loro case, tutta povera gente incapace di scappare dalla furia dei predoni a cavallo.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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In Italia, votazione oggi a Montecitorio per la fiducia sulla legge finanziaria. Si voterà alle 18.00 e non, come previsto inizialmente, alle 14.00. La presidenza della Camera ha chiesto più tempo per esaminare l’ammissibilità dell’emendamento di 826 commi. Dopo il pronunciamento sulla fiducia, domani è previsto il varo definitivo del provvedimento.

                                              

 

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