RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 314 - Testo della trasmissione di venerdì 10  novembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il presidente della Repubblica di Cipro. Soddisfazione della Santa Sede per le buone condizioni di libertà religiosa godute dai cattolici locali

 

Non avere paura di confrontarsi con una società secolarizzata: è l’esortazione di Benedetto XVI ai vescovi tedeschi, in visita ad Limina. Il Papa ha sottolineato che, forti della propria speranza, i cristiani devono saper dialogare con i credenti delle altre religioni, a partire dai musulmani

 

In un comunicato della Sala Stampa Vaticana, i temi principali della visita ad Limina dei presuli svizzeri, conclusa ieri

 

Il dramma della libertà di espressione negata, tema ispiratore della decima edizione del Festival del cinema spirituale “Tertio millennio”, curato dall’Ente dello spettacolo e da dicasteri vaticani: con noi il cardinale Paul Poupard e l’arcivescovo John P. Foley

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le risorse idriche e la loro diseguale distribuzione nel mondo al centro dell’ultimo rapporto dell’agenzia ONU per lo sviluppo: il commento di Stefano Pettinato

 

La presenza viva della chiesa nel tessuto sociale, specialmente fra gli immigrati, antidoto al diffondersi delle sètte religiose. Il tema dibattuto in due incontri paralleli a Roma e Bologna, promosso dalla Caritas e dalla CEI: intervista con il vescovo Luigi Negri

 

CHIESA E SOCIETA’:

Resistere alla tentazione di una religione “à la carte”: è l’invito del presidente dell’episcopato francese, il cardinale Ricard, nel discorso conclusivo della Plenaria dei vescovi di Francia

 

“L’unione fra un uomo e una donna nella famiglia non è necessaria solo per difendere un bene privato, ma anche per il bene comune dell’intera società”: i vescovi messicani reagiscono alla legge comunale che a Città del Messico ha aperto alle unioni civili tra omosessuali

 

Oggi pomeriggio, nella cattedrale di Belluno, la cerimonia di chiusura della fase diocesana del processo di Beatificazione di Giovanni Paolo I

 

Condannati a morte, in Bangladesh, due militanti islamici per l’omicidio di un musulmano convertito al cristianesimo

 

In Italia, due persone su tre che si rivolgono ai centri ascolto Caritas hanno problemi economici

 

Conclusasi oggi ad Olbia, in Sardegna, l’Assemblea dei Superiori Maggiori d’Italia (CISM)

 

Attese lunedì a Pompei decine di migliaia di fedeli per il 131.mo anniversario dell’arrivo del quadro della Vergine del Rosario, per mano del Beato Bartolo Longo

 

24 ORE NEL MONDO:

Sono 150 mila i morti in Iraq, secondo il Ministero della sanità iracheno, dall’inizio della guerra.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 novembre 2006

 

 

IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CIPRO,

PAPADOPOULOS. L’ATTUALITA’ INTERNAZIONALE E L’INTEGRAZIONE EUROPEA,

TRA I TEMI DEL COLLOQIO. SODDISFAZIONE DELLA SANTA SEDE

 PER LA LIBERTA’ GODUTA DAI CATTOLICI LOCALI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Lo stato attuale della Repubblica di Cipro alla luce dei più recenti fatti internazionali, con uno sguardo particolare alla situazione delle comunità cristiane e cattoliche. Sono gli argomenti che hanno fatto da filo conduttore all’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI al presidente della Repubblica cipriota, Tassos Papadopoulos. Nei venti minuti di “cordiali colloqui” - informa un comunicato della Sala stampa vaticana - c’è stato “uno scambio di informazioni e di opinioni sull’attuale situazione di Cipro e sulle prospettive future”, anche alla luce “dell’impegno della comunità internazionale”. Particolare attenzione, si legge ancora, è stata riservata “alle condizioni in cui vivono ed operano le varie comunità cristiane dell’isola e rilevando con soddisfazione la libertà di cui godono i fedeli cattolici”. 

 

Altro tema di dialogo tra il Papa e il presidente cipriota ha riguardato l’integrazione del continente europeo e, particolarmente, “il dialogo fra le culture e le religioni, che favorisca il reciproco avvicinamento”. “Non si è mancato, infine - conclude il comunicato - di evocare aspetti della situazione internazionale e, in particolare, l’accoglienza riservata dalla Repubblica di Cipro ai profughi in occasione del recente conflitto in Libano”. Terminato l’incontro con Benedetto XVI, il presidente Papadopoulos si è intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

 

 

NON AVERE PAURA DI CONFRONTARSI CON UNA SOCIETA’ SECOLARIZZATA:

 E’ L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AD UN GRUPPO DI VESCOVI TEDESCHI, IN VISITA AD LIMINA. IL PAPA HA SOTTOLINEATO CHE, FORTI DELLA PROPRIA SPERANZA,

 I CRISTIANI DEVONO SAPER DIALOGARE CON I CREDENTI DELLE ALTRE RELIGIONI, A PARTIRE DAI MUSULMANI

- A cura di Gloria Fontana e Alessandro Gisotti -

 

La Chiesa tedesca deve rendere visibile “la forza e la bellezza delle fede cattolica” di fronte alla “grande sfida posta dal perdurante processo di secolarizzazione”: è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto stamani ad un gruppo di presuli tedeschi, ricevuti in Vaticano in occasione della Visita ad Limina. Il Papa ha ricordato le due visite nella sua terra natale, a Colonia per la GMG e in Baviera, lo scorso settembre. Quindi, ha ribadito che i cristiani, forti della speranza del Vangelo, devono saper dialogare con gli appartenenti alle altre religioni, a partire dai fedeli musulmani. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

I cristiani non devono avere paura “di un confronto spirituale con una società dietro la cui apparente superiorità intellettuale si nasconde in realtà un certo sgomento di fronte alle domande ultime dell’esistenza”. E’ l’esortazione di Benedetto XVI ai presuli tedeschi, chiamati dal Papa ad affrontare coraggiosamente come una “sfida provvidenziale” la situazione di una “cultura dominata dalla secolarizzazione” che la Germania condivide con tutto il mondo occidentale. Una condizione, ha rilevato il Pontefice, “nella quale Dio tende a scomparire sempre più dalla coscienza pubblica”, mentre “l’unicità dell’immagine di Cristo sbiadisce e i valori formati alla tradizione ecclesiale perdono sempre più efficacia”. Per il fedeli, ha detto il Papa, diventa dunque “sempre più difficile ed aumenta la varietà di scelta nei progetti di vita e nei modi di vivere”. Di qui, lo “scoraggiamento” e la “rassegnazione” di molti fedeli. Atteggiamenti, ha avvertito il Papa, che “impediscono la testimonianza del Vangelo di Cristo che libera e salva”.

 

 D’altro canto, ha proseguito, “molti tornano ad interrogare e a guardare con speranza il messaggio cristiano e si aspettano da noi risposte convincenti”. E la Chiesa, ha ribadito, ha risposte che si sono dimostrate valide “nelle discussioni spirituali di due millenni”. La loro valenza, ha aggiunto il Papa, è “duratura” perché attinge dal “Vangelo del logos diventato Uomo”. Rafforzati da questa coscienza, ha spiegato, i cristiani sono in grado di “affrontare in dialogo chiunque” li interroghi “sul motivo della speranza che riempie” tutti noi. E ciò, ha precisato, “vale anche per i nostri rapporti con gli appartenenti ad altre religioni, soprattutto con quei tanti musulmani che vivono in Germania”, verso i quali “ci poniamo con rispetto e benevolenza”. I musulmani, ha affermato, “che con tanta serietà rimangono attaccati alle loro convinzioni ed ai loro riti, hanno il diritto alla nostra umile e determinata testimonianza di Gesù Cristo”.

 

Benedetto XVI ha riconosciuto che “per rendere questa testimonianza in maniera credibile” è “necessario un grande impegno”. Per questo, ha auspicato che “in quei luoghi in cui esiste una numerosa popolazione musulmana, siano a disposizione interlocutori cattolici con le indispensabili conoscenze linguistiche e di storia religiosa, che li mettano in grado di affrontare un dialogo con i musulmani”. D’altra parte, è stato il suo avvertimento, “è chiaro che un tale dialogo presupponga, innanzitutto, una profonda conoscenza della propria fede cattolica”.

 

Ha così rivolto il pensiero ad un tema particolarmente a cuore ai fedeli: il rapporto tra sacerdoti e laici “nel compimento della missione della Chiesa”. Nella nostra cultura secolare, ha detto Benedetto XVI “ci rendiamo conto sempre più di quanto sia importante, la collaborazione attiva dei laici per la vita della Chiesa”. Tuttavia, ha proseguito, proprio “perché la testimonianza attiva dei laici è così importante, è anche importante che i ruoli specifici dei diversi carismi non siano confusi”. Di fronte alla “richiesta da parte dei laici di esercitare ruoli di guida in ambito pastorale”, il Papa ha sottolineato che “non dobbiamo discutere le questioni che ne derivano soltanto alla luce dell’opportunità pastorale”, perché in questo caso “si tratta di verità della fede e più precisamente della struttura sacramentale e gerarchica della Chiesa, istituita da Gesù Cristo”. Solo il Sacramento dell’ordinazione, ha avvertito, “abilita il beneficiario a parlare ed agire in persona Christi.

 

Il Papa si è così soffermato sull’insegnamento della religione e sulla formazione dei cattolici adulti. Ambiti, ha sottolineato, che richiedono un’attenzione particolare da parte dei vescovi. In particolare, Benedetto XVI ha sottolineato che la capacità di rendere accessibile “l’unità e la comprensione dei contenuti della fede è un aspetto determinante nell’approvazione dei libri di testo per l’insegnamento della religione”. Non meno importante, ha proseguito, è la “fedeltà degli insegnanti alla fede della Chiesa e alla loro partecipazione alla vita liturgica e pastorale delle parrocchie”.

 

Il Papa ha poi messo l’accento sull’importanza di una adeguata formazione nei seminari, soprattutto in un tempo nel quale i candidati al sacerdozio “non vengono più da un ambiente tradizionale cattolico”. Proprio dalla formazione dei sacerdoti, è stata la riflessione del Papa, dipende sostanzialmente “la trasmissione integrale e autentica della fede”. Ha così ribadito che la “fedeltà al depositum fidei, come presentato dal Magistero della Chiesa, rappresenta il presupposto imprescindibile per una ricerca ed un insegnamento teologici seri”. Il Papa non ha poi mancato di richiamare l’attenzione dell’episcopato tedesco sull’Università cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, che ha detto “dovrebbe essere riconosciuta come impegno comune di tutte le diocesi tedesche” e non solo di quelle bavaresi.

**********

 

 

IN UN COMUNICATO DELLA SALA STAMPA VATICANA,

I TEMI PRINCIPALI DELLA VISITA AD LIMINA DEI PRESULI SVIZZERI, CONCLUSA IERI

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Si è conclusa ieri pomeriggio la visita ad Limina dei vescovi della Svizzera, iniziata martedì scorso, durante la quale i presuli elvetici hanno incontrato il Santo Padre ed i capi di alcuni Dicasteri della Curia Romana. In un clima di “vero affetto collegiale” sono stati affrontati “in franco dialogo e in spirito di collaborazione” - riferisce una nota della Sala stampa – “alcuni temi riguardanti la vita e la situazione della Chiesa in Svizzera e altrove”. In particolare, si è trattato dell’unità dei vescovi tra loro e con il Papa; dei vescovi maestri di fede e dei maggiori problemi dottrinali e pastorali delle diocesi svizzere; della comunione col vescovo, del ruolo del sacerdote nella parrocchia e nelle unità pastorali e degli assistenti pastorali; dei Seminari e delle Facoltà e Scuole superiori di Teologia nella missione della Chiesa; del rinnovamento liturgico e dell'osservanza della disciplina; del Motu Proprio “Misericordia Dei” per un rilancio della pastorale penitenziale; delle Corporazioni ecclesiastiche di Diritto pubblico e di ecumenismo.

 

Da parte loro, i vescovi svizzeri hanno rivelato “con chiarezza il desiderio comune” “di affrontare le sfide odierne con speranza, con responsabilità e con coraggio, in fiduciosa collaborazione all'azione di Dio in atto nel cuore degli uomini e delle donne”. In chiusura, le parole dell’arcivescovo mons. Amédée Grab, presidente uscente della Conferenza episcopale che, a nome dei confratelli, ha ringraziato il Santo Padre ed i suoi collaboratori per queste giornate, esprimendo “speciale gratitudine” per i tre interventi di Benedetto XVI.

 

 

IL DRAMMA DELLA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NEGATA, TEMA ISPIRATORE DELLA

DECIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL CINEMA SPIRITUALE “TERTIO MILLENNIO”,

CURATO DALL’ENTE DELLO SPETTACOLO E DA DICASTERI VATICANI

- Interviste con il cardinale Paul Poupard e l’arcivescovo John P. Foley -

 

Presentata presso la sede del Pontificio Consiglio della Cultura la decima edizione del Festival Internazionale del Cinema Spirituale “Tertio Millennio”, promossa dall’Ente dello Spettacolo, in collaborazione con due Dicasteri della Santa Sede e la Filmoteca Vaticana. Si svolgerà a Roma dal 14 al 19 novembre, esplorando un tema originale della cinematografia, ossia quella “cospirazione del silenzio” intesa come dramma della parola negata e della voce soffocata che il cinema non ha mai cessato di denunciare con coraggio. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

**********

Decima edizione in Italia; seconda in Messico, a Guadalajara e prima in Slovenia, a Lubiana: il Festival del Cinema Spirituale “Tertio Millennio” allarga le sue vedute non solo in campo cinematografico ma geografico, per rispondere alla richiesta di un cinema autenticamente spirituale capace di interrogarsi sull’uomo, i suoi percorsi interiori, le sue sfide esteriori. Anche quest’anno sono quattro i momenti del Festival: un convegno internazionale dedicato a “La cospirazione del silenzio” – ossia sguardi e riflessioni su quel cinema che racconta storie, drammi e speranze di chi non ha voce e non gode di libertà – un concorso dedicato ai corti, i premi internazionali e una rassegna con alcune interessanti anteprime, dedicate ad un cinema ispirato oppure, a vario titolo, propositivo. Tutto questo, in un momento in cui il dialogo è divenuto termine estremamente attuale e problematico: dialogo interreligioso e dialogo interculturale. Al cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e di quello del Dialogo interreligioso, abbiamo chiesto in qual modo il cinema sia oggi strumento utile ed insostituibile per rafforzare e diffondere questi due “dialoghi” così determinanti per il nostro futuro:

 

R. – Sì, perché la società di oggi si potrebbe dire che è immersa in una cultura dell’immagine. Il cinema ha una importanza enorme e se questo cinema in alcune delle sue produzioni è capace per il suo linguaggio, che è originale e insostituibile, di muovere insieme l’intelletto e il cuore e quindi tutta la persona,  è allora capace anche di aiutare a far comunicare i mondi – se così si può dire – delle culture e delle religioni. 

 

Mons. John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, ha da sempre creduto nel progetto e nelle buone intenzioni del Festival, come ribadisce ai nostri microfoni:

 

R. – Il nostro dicastero cerca da sempre di promuovere questo dialogo con il mondo del cinema e, allo stesso tempo, di fornire gli strumenti utili al pubblico per una analisi critica e matura dei contenuti cinematografici e con particolare attenzione ai bambini e ai giovani. Il cinema, infatti, è uno strumento privilegiato della comunicazione sociale, di diffusione capillare e di grande impatto proprio perché utilizza il linguaggio delle immagini, che sono in grado di abbattere le barriere linguistiche e culturali.

**********                        

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi della Conferenza Episcopale della Repubblica Federale di Germania.

 

Servizio estero - L'intervento della Santa Sede all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul tema della cultura della pace: "La pace è innanzitutto una cultura e poi una rete di relazioni pacifiche tra le Nazioni ancorata al sistema di regole e di meccanismi del diritto internazionale".

Stati Uniti: Bush pronto a ridiscutere le modalità dell'impegno militare in Iraq.

 

Servizio culturale - Un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo "La misteriosa energia che aiuta a guarire": tradotto il romanzo "La sorella" di Sandor Marai.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

=======ooo=======

 

OGGI IN PRIMO PIANO

10 novembre 2006

 

 

DI FRONTE AD UNA CRISI IDRICA GLOBALE, CHE MINACCIA LO SVILUPPO DEI POPOLI, L’ONU CHIAMA GLI STATI A PROVVEDERE CON POLITICHE ISPIRATE A PRINCIPI

DI EQUITA’, PER GARANTIRE A TUTTI IL DIRITTO ALL’ACQUA, NON PIU’ CAUSA DI GUERRE MA MOTIVO DI COOPERAZIONE PER LA PACE

- Intervista con Stefano Pettinato -

 

Le prospettive dello sviluppo umano, all’inizio del XXI secolo, appaiono minacciate da una crisi idrica globale crescente. A lanciare l’allarme è il Programma dell’ONU per lo sviluppo, nel Rapporto annuale presentato ieri: 500 pagine dedicate a “L’acqua tra potere e povertà”. Un miliardo e 100 milioni di persone, vale a dire 1 abitante del Pianeta su 6 manca di acqua potabile e 2 miliardi e 600 milioni non dispongono di servizi igienico-sanitari. Il Rapporto ci rivela però che l’acqua non scarseggia e che la causa originaria di questo dramma è da ricercare nella povertà, nella disuguaglianza e nell’insipienza delle politiche idriche degli Stati. Roberta Gisotti ha intervistato il dott. Stefano Pettinato, dirigente dell’UNDP a New York:

 

**********

R. – A livello fisico, c’è abbastanza acqua per tutti. Il problema fondamentale non è tanto nella quantità di acqua quanto nell’accesso, nell’esclusione da quell’acqua che sì, esiste. E’ ovvio che, geograficamente, l’acqua è mal distribuita, ma ciò anche per decisioni politiche che hanno fatto sì che l’acqua vada in alcune direzioni e favorisca alcune comunità contro altre. Quindi, in questo caso, si parla di scelte politiche che in molti casi sono state sbagliate.

 

D. – L’UNPD come si pone nel dibattito, molto acceso in questi ultimi anni, sulla privatizzazione dell’acqua?

 

R. – Se si ricorda, negli anni ’90 c’era il consenso di Washington che diceva che bisognava privatizzare, che bisognava liberalizzare tutto. Noi assolutamente cerchiamo di evitare quel tipo di formule, indipendentemente dal merito di quello che si diceva allora. Quello che sosteniamo nel Rapporto è che uno dei principi di azione è di considerare un po’ tutte le soluzioni possibili, lo spettro delle soluzioni. Quindi, cosa vuol dire privatizzare? Vuol dire avere un elemento di diritto privato nella gestione delle risorse idriche? Si può considerare. Vuol dire dare in mano al diritto privato tutta la gestione e la distribuzione dell’acqua in un Paese o in una città? Assolutamente no. Quindi, ci sono problemi di equità, che sono fondamentali perché spesso massimizzare i profitti non vuol dire arrivare alle comunità più lontane che non hanno acceso all’acqua. C’è quindi un ruolo chiave, fondamentale per lo Stato, e ci può essere un ruolo per il settore privato quando lo Stato abbia la capacità di regolare e mantenere l’equità.

 

D. – Per quanto riguarda invece il problema dell’acqua, motivo annoso di conflitti in tutto il mondo - soprattutto in Medio Oriente - nel Rapporto si dice però che in realtà ci sono dei miglioramenti nella collaborazione di condivisione di questo bene fra molti Paesi…

 

R. – Un altro cliché un po’ da sfatare è vedere l’acqua solo come fonte di guerra. L’acqua in molti casi è una fonte di conflitto, basti pensare ad un fiume che passa attraverso quattro Paesi: se il primo Paese su cui passa il fiume, blocca l’acqua, abbiamo dei problemi. Però l’acqua può essere anche un pretesto di cooperazione tra Paesi in conflitto. Lavorare sull’acqua come risorsa comune - comprendendo che è nell’interesse di tutti far fluire l’acqua e garantire accesso all’acqua per tutti - può essere un motivo per sedersi ad un tavolo e collaborare sull’acqua ma anche su altri problemi che siano alla radice di quel conflitto. Basti pensare che ci sono molti più Trattati internazionali o bilaterali tra Paesi che hanno a che vedere con l’acqua, che non guerre sull’acqua. Questo ci deve far pensare all’acqua come strumento per la cooperazione e per la pace.

 

D. – Il Rapporto ci dice pure che investire nell’acqua porterebbe benefici quattro volte superiori. Si dice che se fossero investiti 10 miliardi di dollari, potrebbero fruttare 38 miliardi di dollari. Quindi, aiutare i più poveri conviene a tutti, in definitiva…

 

R. – Certo, la soluzione della crisi dell’acqua può portare benefici in molti altri settori economici, sociali.

 

D. – Su questo tema c’è l’attenzione necessaria da parte dei Paesi?

 

R. – L’attenzione c’è. Il problema non è l’attenzione ma l’azione: non c’è l’intervento, non c’è il compromesso concreto a fare qualcosa, non parlo solo dei Paesi che hanno problemi di acqua, parlo di tutta la comunità internazionale.

**********

 

 

LA PRESENZA VIVA DELLA CHIESA NEL TESSUTO SOCIALE,

SPECIALMENTE FRA GLI IMMIGRATI, ANTITODO AL DIFFONDERSI

DELLE SÈTTE RELIGIOSE. IL TEMA DIBATTUTO IN DUE INCONTRI PARALLELI

 A ROMA E BOLOGNA, PROMOSSO DALLA CARITAS E DALLA CEI

- Intervista con il vescovo Luigi Negri -

 

Riflettere e offrire spunti operativi alle Chiese locali sul fenomeno, sempre più diffuso, dei movimenti religiosi alternativi tra gli immigrati: è questo lo scopo di un seminario che si è tenuto ieri contemporaneamente, in videoconferenza, a Roma e a Bologna. L’incontro è stato organizzato dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Caritas, in collaborazione con il Gruppo di ricerca e informazione religiosa (GRIS). Si tratta del secondo appuntamento sul tema, dopo un incontro tenutosi a Verona nel maggio scorso. In Italia, sono attualmente presenti circa 700 movimenti religiosi alternativi e più di 100 sètte, molti dei quali importati dall’estero. Tra i gruppi più attivi fra gli immigrati troviamo i testimoni di Geova, gli evangelici, gli avventisti e i pentecostali. Ma quali sono le sfide che la diffusione di questi movimenti pone alla Chiesa cattolica? Ada Serra lo ha chiesto a mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro:

 

**********

R. – Io penso che sia una sfida radicale: è una sfida per certi aspetti analoga ai grandi momenti gnostici che si sono succeduti nel corso della storia della Chiesa. Ci troviamo di fronte ad un tentativo di tradurre qualsiasi esperienza di religiosità in termini di pura emozionalità. Ci troviamo di fronte ad uno svuotamento dell’avvenimento cristiano ed una sua sostituzione con una serie di emozioni che sono del tutto incontrollabili oppure controllabilissime.

 

D. – Quali sono i motivi che spingono i migranti, in particolare, ad avvicinarsi a questo tipo di realtà?

 

R. – E’ lo stesso motivo per cui sono fiorite le Chiese avventiste o i Mormoni o i Testimoni di Geova. Cioè: io penso che, sradicati dal loro ambito, portati in città che sono fortemente “esclusive”, gli immigrati si sentano davvero emarginati. Quel senso di emarginazione, di frustrazione si pensa possa essere colmato da impegni di carattere eminentemente psicologico e affettivo.

 

D. – Quali sono le risposte che la Chiesa può dare di fronte alla diffusione di tali fenomeni?

 

R. – Ce n’è una sola: che la Chiesa ricominci a essere una presenza viva e che viva la sua missione. E nella sua missione deve essere compreso il dialogo con queste “persone”: noi non dobbiamo dialogare con la sètta in genere, come non si doveva dialogare con l’ideologia in genere. Bisogna farsi carico del confronto con le persone che partecipano a questo tipo di esperienza, analogamente a quelle che hanno partecipato a militanze di carattere ideologico. L’azione che fa il GRIS è pregevolissima, è lodevole, la sensibilità sta crescendo. La diocesi di Modena ha pubblicato una nota pastorale sul problema delle sètte, dei satanismi eccetera. Perché poi ci sarebbe da aprire la pagina terribile, dal punto di vista delle pressioni sulla psicologia, addirittura sulla fisicità, di tutte le sètte sataniche che sono ormai una costellazione gravissima. Comunque, l’unico problema che abbiamo è di essere noi stessi, di annunciare Gesù Cristo a questa gente, sperando che nel confronto tra il nulla in cui si dibattono - perché in fondo le sètte sono un modo di travestimento del nulla - e l’avvenimento di Cristo abbiano la capacità di decidere.

**********                       

 

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

10 novembre 2006

 

 

RESISTERE ALLA TENTAZIONE DI UNA RELIGIONE “À LA CARTE”:

È L’INVITO DEL PRESIDENTE DELL’EPISCOPATO FRANCESE, IL CARDINALE RICARD,

NEL DISCORSO CONCLUSIVO DELLA PLENARIA DEI VESCOVI DI FRANCIA.

ESPRESSO IL DESIDERIO DI RICONCILIAZIONE CON I SEGUACI DI MONS. LEFEBVRE

- A cura di Roberta Moretti -

 

LOURDES. = “Una diversità è possibile. Ma questa deve essere regolata”: così, il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza episcopale di Francia, che ieri a Lourdes ha pronunciato il discorso conclusivo dell’Assemblea plenaria dei vescovi francesi. Esprimendo la “profonda comunione” con Benedetto XVI, il porporato ha sottolineato che l’episcopato di Francia condivide “la sua preoccupazione di lavorare all’unità della Chiesa”, offrendo “un cammino di riconciliazione con i seguaci di mons. Lefebvre”, che conservano la Messa in latino, antecedente il Concilio Vaticano II. “Sappiamo bene – ha puntualizzato il cardinale Ricard – che le differenze con i fedeli che hanno seguito mons. Lefebvre nel suo ‘no’ a Roma non sono solo liturgiche, ma anche teologiche (intorno alla libertà religiosa, all’ecumenismo, al dialogo interreligioso) e politiche. Ma – ha aggiunto il porporato – non vogliamo nemmeno minimizzare l’importanza della liturgia che è il cuore della vita ecclesiastica”. I presuli desiderano “continuare ad accogliere coloro che conservano un attaccamento alla Messa secondo il rito detto ‘di San Pio V’”, ma se “una diversità è possibile”, “questa deve essere regolata”. “Bisogna resistere oggi alla tentazione di una religione “à la carte”. “Ne va – ha affermato il porporato – dell’unità della liturgia e (…) della Chiesa”. “Vedere tutte le relazioni nella Chiesa in termini di strategie da portare avanti, lotte da condurre, vittorie da conquistare e di polemiche da nutrire – ha aggiunto – non può che nuocere a quest’opera di riconciliazione”. “Come vescovi – ha concluso – siamo pronti a vigilare, con il Santo Padre e sotto la sua autorità, all’unità e alla comunione in seno alle nostre Chiese locali e tra le nostre Chiese”.

 

 

APPROVATA IERI, A CITTÀ DEL MESSICO, UNA LEGGE CHE RICONOSCE

LE UNIONI CIVILI FRA OMOSESSUALI. PRONTA LA REAZIONE DELLA CHIESA LOCALE

- A cura di Luis Badilla -

 

**********

CITTA’ DEL MESSICO. = “Quando il valore della famiglia è minacciato a causa di pressioni sociali ed economiche, la Chiesa è chiamata a reagire sempre a difesa e a sostegno dei valori supremi”: è quanto affermato in una nota il segretario generale dei vescovi messicani, mons. Carlos Aguiar Retes, in merito alla approvazione, ieri a Città del Messico, di una legge comunale che apre le porte alle unioni civili fra omosessuali. La normativa, che viene studiata anche nel vicino Stato settentrionale di Coahuila, al confine con il Texas, si ispira al modello dei PACS francesi, riconoscendo alle unioni tra persone dello stesso sesso diritti su proprietà, pensioni, eredità e persino sulla crescita dei figli. Secondo i vescovi messicani, dietro la legge, che desidera “legittimare i rapporti delle società per convenienza, si nasconde in modo subdolo il proposito di fomentare legislazioni che sanciscono come legale il matrimonio tra persone dello stesso sesso, incluso il diritto di poter adottare dei figli”. I presuli sottolineano il rifiuto da parte della Chiesa cattolica di qualsiasi progetto o proposta “che danneggi l’uomo e la dimensione integrale della vita”. “Noi – affermano - proponiamo di legiferare piuttosto in favore della dignità dell’uomo e della famiglia, poiché essa è la vera misura della grandezza della nazione, così come la dignità dell’uomo è l’autentica misura di ogni civiltà”. I presuli riflettono su alcune considerazioni generali, come il rispetto della legge naturale, “poiché – ribadiscono – è nella natura stessa che si realizza la pienezza dell’essere umano e non solo nel diritto positivo”. “Il matrimonio – si afferma – è la base della famiglia e la famiglia è il vertice dell’unione tra un uomo e una donna. La famiglia – aggiungono – non è al servizio della società, ma sono la società e lo Stato, che devono mettersi al servizio della famiglia”. “Il futuro della nazione e dell’uomo – sottolineano i presuli – si decide nella famiglia”. E concludono: “L’unione fra un uomo e una donna nella famiglia non è solo necessaria per difendere un bene privato, ma anche per il bene comune dell’intera società, della nazione e dello Stato”.

**********

 

 

CONDANNATI A MORTE, IN BANGLADESH, DUE MILITANTI ISLAMICI

PER L’OMICIDIO DI UN MUSULMANO CONVERTITO AL CRISTIANESIMO

 

DACCA. = Si chiamano Hafez Mahmud e Mohammad Salauddinn i due militanti islamici, appartenenti al gruppo Jamaatul Mujahideen Bangladesh (JMB), condannati a morte per impiccagione ieri in Bangladesh, per l’assassinio di un uomo convertito al cristianesimo. L’omicidio risale al settembre 2004: Abdul Gani Gomes, cristiano da oltre 15 anni, stava tornando a casa, quando è stato aggredito da quattro attivisti, tra cui Mahmud e Salauddinn. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, la pena capitale è stata pronunciata da una corte della capitale, Dacca, con procedimento abbreviato. I due militanti sono stati giudicati “colpevoli di omicidio premeditato”. Mahmud e Salauddinn hanno confessato di aver ucciso l’uomo perché aveva abbandonato l’Islam. Secondo la stampa locale, invece, il cristiano aveva “irritato” i due killer con le sue attività di evangelizzazione. Il gruppo JMB aspira a trasformare il Bangladesh da democrazia laica a regime islamico con l’introduzione della sharia. Al JMB, il governo ha attribuito le 500 esplosioni coordinate avvenute in diversi luoghi del Paese il 17 agosto 2005, in cui sono morte due persone. (R.M.)

 

 

IN ITALIA, DUE PERSONE SU TRE CHE SI RIVOLGONO AI CENTRI ASCOLTO CARITAS

HANNO PROBLEMI ECONOMICI: LO RIFERISCE IL SESTO RAPPORTO CARITAS

SULLA POVERTÀ E L’ESCLUSIONE SOCIALE

 

ROMA. = Due persone su tre che si rivolgono ai centri ascolto della Caritas Italiana hanno problemi economici: lo riferisce il sesto Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale della stessa Caritas, realizzato in collaborazione con la Fondazione Zancan, secondo il quale ad avanzare richieste di aiuto economico sono soprattutto cittadini italiani piuttosto che stranieri. Il Rapporto prende in esame l’attività di 241 centri di ascolto di 147 diocesi italiane e si riferisce a 17.230 utenti. Per la maggior parte si tratta di immigrati (63,6%), il 60% dei quali in possesso del permesso di soggiorno. Più dei due terzi degli utenti (67,8%) sono disoccupati; tra gli stranieri questo dato raggiunge il 72,1% a fronte del 60,3% degli italiani. Un quinto è costituito da persone con gravi difficoltà abitative. In generale, i bisogni maggiormente rilevati sono relativi ai problemi economici (67%), con gli italiani in maggior misura rispetto agli stranieri (rispettivamente il 74,6% e 62,5%). Tra le richieste spiccano quelle relative a beni e servizi materiali (47,1%) e al lavoro (29,3%). Ma c’è anche una quota consistente che chiede esplicitamente sussidi economici (16,5%). Questo è molto frequente fra gli italiani (30,1% contro l’8,7% degli stranieri), mentre le richieste di lavoro sono più diffuse fra gli immigrati (35% contro il 19,6% degli italiani). Per i ricercatori, “l’elemento essenziale che emerge è la persistenza di povertà ‘classica’, legata a problemi di lavoro, reddito e abitativi. Senza dimenticare altri tipi di problemi, di tipo familiare, sanitario, di dipendenza, comunque presenti”. Per la Caritas italiana, ''le nuove tendenze di ‘impoverimento del ceto medio’ non sembrano costituire il nucleo centrale degli utenti dei centri ascolto. Molto probabilmente – si prevede – se tali fenomeni non saranno governati e controllati, le ‘famiglie in affanno’ di oggi costituiranno i nuovi utenti Caritas di domani”. (ANSA).

 

 

OGGI POMERIGGIO, NELLA CATTEDRALE DI BELLUNO, IN VENETO,

LA CERIMONIA DI CHIUSURA DELLA FASE DIOCESANA DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI PAPA ALBINO LUCIANI

 

BELLUNO. = La data che la diocesi di Belluno-Feltre ha voluto scegliere è quella della ricorrenza del proprio Santo patrono, San Martino: è per questo che oggi alle 18.00, in occasione dei primi vespri della festa patronale, nella Cattedrale della città veneta verrà chiusa solennemente la fase diocesana della causa di Beatificazione di uno dei figli illustri di questa terra, Papa Luciani. Un processo aperto il 23 novembre del 2003 dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nato a Forno di Canale (oggi Canale d’Agordo), ai piedi delle Dolomiti bellunesi, il 17 ottobre 1912, ordinato sacerdote il 7 luglio 1935, Albino lucani viene nominato vescovo di Vittorio Veneto da Giovanni XXIII il 15 dicembre 1958 e 11 anni dopo, il 15 dicembre 1969, Papa Paolo VI lo nomina Patriarca di Venezia. Il 26 agosto 1978 viene eletto al Soglio Pontificio assumendo il nome di Giovanni Paolo I. Muore 33 giorni dopo, passando alla storia come “il Papa del sorriso”. Il canto dei Vespri introdurrà oggi pomeriggio la sessione conclusiva del tribunale, presieduta dal vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich. Saranno proposti, oltre agli interventi del postulatore, don Enrico Dal Covolo, e del vice postulatore, mons. Giorgio Lise, un’antologia degli scritti sulla santità usciti dalla penna di Albino Luciani. La cerimonia prevede che tutti i plichi che contengono gli atti dell’ascolto dei testimoni, i documenti inediti raccolti e quanto altro esaminato dal Tribunale in questi tre anni di lavoro, siano alla vista degli astanti: successivamente saranno chiusi, vi sarà apposto il sigillo vescovile e poi saranno recapitati alla Congregazione per le Cause dei Santi cui sara' ora affidato l'esame della beatificazione. All'uscita dalla Cattedrale, saranno distribuiti i santini con la preghiera che mons. Andrich ha composto per la beatificazione, che contengono anche una piccola reliquia ottenuta dalle vesti di Papa Giovanni Paolo I. (R.M.)

 

 

PUNTARE SULLA QUALITÀ DELLA FORMAZIONE PER DIVENTARE AUTENTICI TESTIMONI

DI CRISTO NEL MONDO: QUESTO, L’IMPEGNO ASSUNTO DAI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA DEI SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA (CISM),

CONCLUSASI OGGI A OLBIA, IN SARDEGNA

- A cura di Mimmo Muolo -

 

**********

OLBIA. = Formare è costruire il futuro. Specie per le Congregazioni dei religiosi d’Italia, che devono fare i conti con il progressivo invecchiamento degli attuali consacrati e con la riduzione del numero di quanti scelgono di entrare in convento. Per questo, l’Assemblea della CISM, i superiori maggiori d’Italia, conclusasi oggi a Olbia, ha messo l’accento sulla qualità di una formazione che deve permettere ai nuovi religiosi di diventare autentici testimoni di Cristo nel mondo. Partendo dal messaggio inviato dal Papa, che indicava proprio in Gesù Buon Pastore il modello di ogni educazione spirituale e culturale, il presidente della CISM, don Alberto Lorenzelli, ha tirato stamattina le somme del lavoro di cinque giorni di riflessione e dibattito, sottolineando soprattutto la dimensione comunitaria dell’iter formativo dei giovani che entrano in comunità. Superiori maggiori, equipe educative, l’intera comunità che accoglie il candidato alla vita religiosa devono interagire tra di loro, in maniera il più possibile sinergica. Come ha detto nei giorni scorsi il prefetto della Congregazione per la Vita Consacrata, il cardinale Franc Rodé, la formazione “non può ridursi a trasmettere determinati contenuti intellettuali o modi di vivere e di operare”. Essa deve mirare a “sviluppare l’uomo nuovo”, e condurlo “verso la piena realizzazione di quella vocazione che Dio ha dato a ciascuno”.

**********

 

 

ATTESE, LUNEDI A POMPEI, DECINE DI MIGLIAIA DI FEDELI

PER IL 131. MO ANNIVERSARIO DELL’ARRIVO DEL QUADRO DELLA VERGINE

DEL ROSARIO, PER MANO DEL BEATO BARTOLO LONGO

- A cura di Giovanni Peduto -

 

POMPEI. = Sarà celebrato lunedì prossimo il 131.mo anniversario dell’arrivo del quadro della Vergine del Rosario a Pompei, portato dal Beato Bartolo Longo, il 13 novembre del 1875. Come ogni anno, l’icona sarà sistemata davanti all’altare e posta alla venerazione dei fedeli. L’evento vedrà sfilare decine di migliaia di persone di diversa provenienza, accomunate dalla fede e dalla devozione alla Vergine di Pompei, in silenzio e consapevolezza, attraverso il percorso allestito per l’occasione da piazza Bartolo Longo all’ingresso della Basilica. Un filo simbolico unirà i fedeli in marcia verso la sacra immagine e la preghiera li accompagnerà, passo dopo passo, fino alla fine del percorso, dove ad attenderli ci sarà la Madre celeste, alla quale ogni figlio potrà dare il proprio bacio. Nel corso della mattinata, saranno celebrate numerose Messe, recitati i misteri del Rosario e rievocato l’arrivo del quadro a Pompei. La Pastorale giovanile e quella vocazionale animeranno, invece, due momenti di preghiera, alle 11 e alle 12.30. A mezzogiorno, sarà poi recitata la Supplica. Nel pomeriggio, laici, associazioni e movimenti animeranno diversi momenti di preghiera e catechesi. Il saluto alla Vergine concluderà la giornata, a notte avanzata, quando tutti i fedeli avranno potuto accostarsi alla venerata icona.

 

 

=======ooo=======   

 

 

24 ORE NEL MONDO

10 novembre 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Ada Serra -

 

In Medio Oriente, massimo stato di allerta in Israele per il timore di attentati dopo la strage di Beit Hanun, costata la vita mercoledì scorso a 18 palestinesi. Il premier israeliano, Ehud Olmert, che ieri ha parlato di “errore tecnico” riferendosi alla strage, ha chiesto al presidente palestinese, Abu Mazen, di tornare al tavolo dei negoziati. Sulla strage avvenuta nella Striscia di Gaza si sono pronunciate anche le Nazioni Unite. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

**********

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha tenuto, ieri, una riunione di emergenza per discutere dell’uccisione di 18 palestinesi da parte delle forze israeliane nella città di Beit Hanun, nella Striscia di Gaza. L’incontro era stato richiesto dal Qatar, unico Paese arabo presente nell’organismo. Il rappresentante palestinese al Palazzo di vetro ha definito l’azione come “terrorismo di Stato”, aggiungendo che si tratta di crimini di guerra che andrebbero giudicati in base alla legge internazionale. Il collega israeliano ha risposto di essere molto dispiaciuto per la perdita di vite umane, ma ha addossato la responsabilità su Hamas dicendo che l’incidente non sarebbe avvenuto se gli assalti contro il suo Paese fossero stati fermati. Gli Stati Uniti, dopo aver compianto le vittime, hanno sostenuto il diritto di Israele a proteggere i suoi cittadini. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha richiamato, tramite una sua rappresentante, entrambe le parti al rispetto delle leggi umanitarie internazionali e dei civili, sollecitando la ripresa delle trattative di pace. Il Qatar ha fatto circolare una bozza di risoluzione che condanna il massacro, chiede un cessate-il-fuoco immediato e sollecita l’invio di una forza di osservatori dell’ONU per indagare sull’episodio e monitorare la tregua. Gli Stati Uniti, però, sono contrari, a questo testo e pronti ad usare il veto per bloccarlo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

A Gerusalemme è iniziata, intanto, tra ingenti misure di sicurezza la cosiddetta “manifestazione dell’orgoglio omosessuale”. Fonti locali hanno riferito che la polizia ha arrestato alcuni dimostranti. Sulla manifestazione, che ha provocato vibranti proteste da parte delle diverse comunità religiose, la Santa Sede ha espresso ieri, con un una nota diffusa dalla Sala Stampa vaticana, “amarezza” e “disapprovazione”.

 

Almeno 150 mila persone sono morte in Iraq a partire dal 2003. E’ il drammatico bilancio fornito dal Ministero della sanità di Baghdad sulle vittime soprattutto di attentati, scontri e azioni criminali, provocate dall’inizio della guerra, nel mese di marzo di tre anni fa, ad oggi. Sul terreno, intanto, sono rimasti uccisi ieri, in due distinti attentati, altri tre soldati americani, facendo così salire ad almeno 24 le vittime statunitensi dall’inizio di novembre.

 

Un impegno a lavorare insieme, per risolvere i problemi legati alla guerra in Iraq, è giunto dal presidente statunitense, George Bush, e dai nuovi presidenti di Camera e Senato, i democratici Pelosi e Reid. “Gli ostacoli e le divergenze restano” – ha aggiunto il capo della Casa Bianca - ma c’è “l’amore per l’America”. Dunque, Bush apre ai Democratici sulla guerra in Iraq, segno che una fase della politica americana si è chiusa definitivamente. Ne è convinto l’americanista Sergio Fabbrini, professore di Scienza politica all’Università di Trento, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – Della vecchia esperienza di Bush è rimasto molto poco. Negli Stati Uniti della separazione dei poteri, il presidente è il capo dell’esecutivo ed ogni sua azione deve ricevere l’approvazione politica del Senato e l’approvazione finanziaria della Camera dei Rappresentanti. Avendo il Senato e la Camera dei Rappresentanti sul versante opposto, George Bush avrà ora enormi difficoltà a continuare la sua politica estera e dovrà trovare delle mediazioni e, sicuramente, anche dei compromessi con la maggioranza democratica del Congresso.

 

D. – I dati numerici sono molto chiari: ma hanno vinto i Democratici o hanno perso i Repubblicani?

 

R. – Io credo che sia molto più plausibile sostenere che i Repubblicani abbiano perso rispetto al fatto che i Democratici abbiano vinto. D’altronde, le elezioni di medio termine sono elezioni che vengono fatte anche in relazione ad un giudizio della gestione dell’amministrazione: quindi, è un segnale potentissimo nei confronti dei Repubblicani vedere che il loro stesso elettorato non è soddisfatto anzitutto per come è stata gestita la guerra in Iraq, ma anche come è stata gestita la politica interna in questi anni.

 

D. – Mancano ancora due anni, ma già si guarda alle presidenziali del 2008: quale l’identikit del candidato che può avere più chance?

 

R. – Sicuramente sarà un candidato - in entrambi versanti - centrista, capace di parlare a quell’elettorato che può oscillare da una parte all’altra e sicuramente un candidato che dovrà rassicurare l’America sul fatto che la fase drammatica del post 11 settembre è davvero conclusa.

**********

 

Nuove violenze in Afghanistan. Almeno 18 talebani sono stati uccisi in combattimento da soldati afghani e militari NATO, nel sud-est del Paese. Il servizio di Giada Aquilino:

 

**********

Lo scenario è sempre lo stesso: il confine con il Pakistan. Una trentina di talebani armati ha assalito un gruppo di militari afghani nella provincia di Paktita. Nella zona, dove la guerriglia è particolarmente attiva, è subito intervenuta l’aviazione della NATO. Anche ieri le forze della missione ISAF erano state impegnate in combattimenti con i miliziani nella provincia meridionale di Kandahar. Le vittime erano state 22. Domani a Kabul, intanto, arriverà il ministro degli Esteri italiano, D’Alema. Alla vigilia del suo viaggio, il titolare della Farnesina ha auspicato “un ripensamento delle linee d’azione” della missione italiana in Afghanistan, dal momento - ha aggiunto - che l’aggravarsi quotidiano della situazione dimostra come “sul piano meramente militare sia davvero difficile trovare una soluzione alla crisi in atto”. Sollecitata, infine, una nuova Conferenza di pace che possa coinvolgere anche i Paesi della regione, per mettere a punto “una strategia più efficace” che rafforzi le istituzioni democratiche afghane.

**********

 

L’Iran è deciso a “riesaminare” la propria collaborazione con l’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (AIEA), se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approverà la bozza di risoluzione messa a punto da Gran Bretagna, Francia e Germania senza tenere conto delle proposte di modifica della Russia. Lo ha detto il capo negoziatore iraniano per il nucleare, Ali Lariani, al suo arrivo a Mosca. Secondo il governo russo, il testo presentato da Londra, Parigi e Berlino è troppo duro e va modificato per non penalizzare eccessivamente la Repubblica Islamica.

 

Nel Kashmir pachistano cinque bambine, tra le quali tre sorelle, sono morte in seguito all’esplosione di una granata che avevano scambiato per un giocattolo. In questa zona diversi ordigni e, in particolare, le cosiddette bombe a grappolo hanno l’ingannevole forma di giocattoli. Nel Kashmir indiano, intanto, estremisti islamici hanno lanciato una granata nei pressi di una moschea provocando la morte di 5 persone. L’attentato, non ancora rivendicato, è avvenuto pochi giorni prima dei negoziati fra India e Pakistan, che tenteranno di giungere ad una soluzione politica dell’annosa contesa sul Kashmir, regione a maggioranza musulmana divisa fra i due Paesi.

 

Nello Sri Lanka, un deputato di etnia tamil è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco a Colombo, insieme con la sua guardia del corpo. Questa mattina, intanto, sei presunti ribelli sono rimasti uccisi in seguito ad un attacco navale contro imbarcazioni delle tigri Tamil. Le Nazioni Unite hanno poi condannato il bombardamento avvenuto due giorni fa in Sri Lanka, quando è stato colpito un campo profughi Tamil a Trincomalee, nel nord est del Paese. Secondo i ribelli, l’azione avrebbe provocato almeno 40 vittime.

 

La giustizia internazionale alle prese con il triste fenomeno dei “bambini soldato”. Ieri, davanti alla Corte penale dell’Aja, è iniziato il procedimento contro Thomas Lubanga Dyilo, accusato di crimini contro l'umanità, crimini di guerra e genocidio, tra i quali il reclutamento di minori nella Repubblica Democratica del Congo. Il servizio di Giulio Albanese:

 

**********

Lo strapotere dei signori della guerra è uno dei fenomeni che ha maggiormente penalizzato l’Africa in questi anni e in questa prospettiva è certamente importante l’apertura formale, avvenuta ieri, del procedimento preliminare da parte della corte penale internazionale dell’Aja nei confronti di Thomas Lubanga, leader della milizia Hema dell’Unione dei patrioti congolesi. Si tratta, infatti, del primo imputato arrestato a seguito di un mandato di cattura internazionale emesso dall’Aja per aver reclutato ed utilizzato, nel corso del sanguinoso conflitto congolese, ragazzi di età inferiore ai 15 anni. Le responsabilità di Lubanga riguardano, in particolare, la costrizione di minori nella regione dell’Ituri, dove hanno perso la vita almeno 60 mila civili. La pubblica accusa sostiene che il caso di Lubanga, ad oggi ancora unico sospettato sotto custodia della Corte penale dell’Aja, è cruciale per attirare l’attenzione internazionale sulla pratica, molto diffusa in Africa e in altre parti del mondo, dell’arruolamento di minori spesso con la forza.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

In Ciad, dove sono almeno 200 i morti in questi ultimi giorni e oltre mille gli sfollati in seguito a scontri interetnici, occorre un “rapido intervento internazionale”. L’appello arriva dall’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, che denuncia gli scontri tra diverse etnie nella parte sud-orientale del Paese. Il governo del Ciad ha chiesto all’ONU di schierare caschi blu lungo il confine con il Sudan.

 

L’esecutivo del Marocco torna ad esprimersi sull’intricata questione del Sahara Occidentale: il portavoce del governo ha affermato, ieri, che “autodeterminazione non è sinonimo di referendum”. Si allungano così ulteriormente i tempi per un’indipendenza della regione nordafricana che sia riconosciuta anche dalle Nazioni Unite. È dal 1991 che l’ONU chiede l’indizione di un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi.

 

Il Fronte di liberazione Oromo, principale movimento ribelle in Etiopia, ha annunciato oggi di aver chiesto ad alcuni Paesi africani, tra cui Kenya, Nigeria e Sud Africa, di poter mediare per promuovere l’apertura di trattative con il governo centrale di Addis Abeba. L’esecutivo etiope accusa il Fronte di liberazione e altri gruppi d’opposizione di essere responsabili di una serie di attentati che dall’inizio dell’anno hanno provocato 12 morti.

 

Sono otto i mandati di cattura internazionale emessi ieri, dalla giustizia argentina, a carico dell’ex presidente iraniano, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, e di altre sette persone. L’accusa a loro carico è di aver organizzato, nel 1994, un attentato terroristico contro un centro di cultura ebraico di Buenos Aires, che provocò 85 morti e centinaia di feriti. Gli accusati dovranno rispondere dell’imputazione per crimini contro l’umanità.

 

 

=======ooo=======