RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 311 - Testo
della trasmissione di martedì 7 novembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Mons.
Dominique Mamberti alla
FAO: la fame nel mondo, scandalo inaccettabile
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi
giornata di preghiera e digiuno a Napoli indetta dall’arcivescovo Crescenzio Sepe
Aumentano
di giorno in giorno gli sfollati in Iraq
In
corso ad Olbia, in Sardegna, l’assemblea annuale della Conferenza dei superiori
maggiori d’Italia
Iniziata
ieri a Nairobi la Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici
Dopo la sentenza che lo condanna a morte Saddam Hussein
ancora in aula per il massacro di 180 mila curdi
7 novembre 2006
IL CARDINALE MARTINO HA
ACQUISTATO OGGI, A NOME DEL PAPA,
NEI PAESI PIU’ POVERI:
SARANNO SALVATE 10 MILIONI DI PERSONE ENTRO IL 2015
Benedetto XVI, attraverso il cardinale Renato
Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha
acquistato oggi a Londra la prima delle obbligazioni dell’IFFIM, l’International Financing
Facility for Immunisation, per una campagna di vaccinazioni nei Paesi in via di sviluppo. Si
tratta di un progetto a cui aderiscono già otto Stati:
oltre al Regno Unito, che l’ha promosso, ci sono Francia, Italia, Spagna, Svezia, Norvegia,
Brasile e Sudafrica. L’iniziativa dovrebbe salvare entro il 2015 la vita di 10
milioni di persone, tra cui 5 milioni di bambini in 72 Paesi del mondo. L’IFFIM
è un innovativo meccanismo finanziario volto ad accelerare le disponibilità di
fondi per il consolidamento dei sistemi sanitari delle nazioni più povere.
Chiunque potrà acquistare queste obbligazioni che sono garantite dagli stessi
governi che aderiscono all’iniziativa. Ascoltiamo in proposito il cardinale
Martino, al microfono di Giancarlo
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R. – E’ una bella iniziativa che non sostituisce nessuna
delle promesse che gli Stati hanno già fatto nel 1970, quando si obbligarono a
dare lo 0,7 per cento del Prodotto interno lordo per gli aiuti allo sviluppo.
Quella resta una promessa e un obbligo. Questa è un’aggiunta a questa promessa.
Chi compra queste obbligazioni riceverà gli interessi, che saranno rimborsati
alla maturità della obbligazione. Intanto, il denaro che è stato versato
dall’acquirente va immediatamente per queste iniziative di sviluppo. Questo
primo lancio servirà per la vaccinazione dei bambini e degli adulti, nei Paesi
in via di sviluppo.
D. – Come a dire che la solidarietà rimane, comunque, il
primo passo per promuovere lo sviluppo in questi Paesi più poveri…
R. – Appunto, questo è l’intento del Papa nell’accettare
di essere uno dei primi acquirenti: promuovere una solidarietà concreta, non
solo a parole.
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“LA REALTA’ DI MOLTITUDINI DI PERSONE IL CUI
DIRITTO ALLA VITA È MESSO
IN DISCUSSIONE SIA PER NOI MOTIVO DI
INQUIETUDINE”: COSI’, L’ARCIVESCOVO
DOMINIQUE
MAMBERTI, SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI, AL COMITATO DELLA FAO PER LA
SICUREZZA ALIMENTARE, RIUNITOSI NEI GIORNI SCORSI A ROMA
- A cura di Roberta Moretti -
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“La
fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che dispone di livelli
di produzione, di risorse e di conoscenze capaci di porre termine a questi
flagelli e alle loro drammatiche conseguenze”: questo, in sintesi, è quanto ha
affermato l’arcivescovo Dominique Mamberti,
segretario per i Rapporti con gli Stati, nel suo intervento al Comitato della
FAO per la Sicurezza Alimentare, riunitosi nei giorni scorsi a Roma per
valutare i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti al Vertice mondiale
sull’alimentazione di 10 anni fa. Il presule ha portato il saluto e
l’incoraggiamento di Benedetto XVI alla missione della FAO nel mondo. Secondo
l’arcivescovo Mamberti, “la realtà di moltitudini di
persone, il cui diritto alla vita è messo in discussione, deve essere per noi
motivo di inquietudine e toccare le coscienze di ognuno”. “Nonostante gli
sforzi compiuti della FAO, dagli stessi Stati, dalle ONG, da molteplici
associazioni e da singoli individui – ha spiegato il presule – eliminare
l’insicurezza alimentare è un obiettivo ancora lontano, che richiede (…)
impegni politici, giuridici ed economici per consentire (…) riforme necessarie
ed efficaci”.
Il
segretario per i Rapporti con gli Stati ha individuato nell’assenza di pace,
nelle ingiustizie, nella distruzione dell’ambiente e nella mancanza di servizi
sanitari di base, le “cause che espongono i popoli al grave rischio della
fame”. Per non dimenticare “i comportamenti dei Paesi più ricchi che sfruttano
in modo sconsiderato le ricchezze dei Paesi più poveri, senza alcuna compensazione,
e l’inosservanza degli equilibri ecologici”. “Il fenomeno della globalizzazione
– ha aggiunto il presule – (…) deve rendere la famiglia umana ancora più
cosciente che il problema della fame potrà essere
risolto solo grazie a una strategia di sviluppo globale, cui partecipino tutti
i Paesi per il bene dell’umanità”. Occorre, dunque, mettere l’uomo al centro
delle scelte economiche, distribuendo le risorse, trasmettendo le tecnologie
alle popolazioni locali, formando élite locali in
tutti i campi e puntando sui giovani. Una sfida, questa, che deve partire dalla
realtà della cellula famigliare. “La Chiesa – ha ricordato l’arcivescovo Mamberti – non ha la vocazione a proporre soluzioni
politiche, economiche o tecniche per far fronte ai problemi della società, ma,
nella sua missione di ‘annunciare la Buona Novella a tutte le Nazioni’, si sente particolarmente vicina a coloro che
vivono in condizioni di povertà, di sofferenza e malnutrizione e desidera
aiutarli con i mezzi che sono suoi”. Una Chiesa, conclude, “pronta a sostenere
quanti lavorano per dare forza alla solidarietà internazionale e a promuovere
la giustizia tra i popoli, specie quelli che sono in contatto diretto con le
popolazioni provate”.
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MENTRE
IL TERRORISMO STRUMENTALIZZA LE FEDE, IL DIALOGO TRA
LE RELIGIONI
AGISCE
DA FATTORE DI UNITA’ TRA LE PERSONE: COSI’ IL CARDINALE PAUL POUPARD
NELLA
TERZA GIORNATA DEL MEETING INTERRELIGIOSO GIOVANILE DI ASSISI.
DOMANI,
I GIOVANI ALL’’UDIENZA GENERALE DI BENEDETTO XVI
-
Intervista con l’arcivescovo Pier Luigi Celata -
Il dialogo tra le religioni “non è un passatempo per
qualche privilegiato”, ma un mezzo “indispensabile” nel difficile mondo di oggi
e che ben si adatta alle capacità di interazione proprie dei giovani. Lo ha
affermato oggi, ad Assisi, il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo
interreligioso. Su iniziativa del dicastero vaticano, un centinaio di giovani
di diverse tradizioni religiose riflettono e dibattono nel Sacro Convento di
Assisi sui temi del dialogo tra le fedi, a servizio della pace. Il servizio del
nostro inviato nella cittadella francescana, Alessandro De Carolis.
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“Occorre abbattere gli steccati e favorire l’incontro”,
aveva scritto Benedetto XVI nel messaggio inviato all’inizio di settembre al
vescovo di Assisi per celebrare il ventennale dell’incontro interreligioso del
1986, voluto da Giovanni Paolo II. Ed è ciò che in questi giorni si è potuto
vedere nell’impegno e nell’offerta di amicizia e di confronto fra i ragazzi e
le ragazze che stanno concludendo il loro primo meeting di Assisi. E’ stato il
cardinale Paul Poupard a
introdurre con un discorso di ampio respiro la riflessione della terza giornata
di lavori, dopo che ieri sera gli stessi ragazzi
avevano dato prova di grande capacità di integrazione e anche di satira
interculturale con una serie di divertenti gag preparate per la prevista ora di
intrattenimento.
Il Pontificio Consiglio per il
dialogo interreligioso, ha detto il cardinale Poupard,
“sente il bisogno di educare le nuove generazioni alla costruzione della pace
nel mondo”, sulla base di quegli universali pilastri individuati dal Beato
Giovanni XXIII nella sua Pacem in terris:
verità, giustizia, amore, libertà:
“LES RELIGIONS ONT PARFOIS ETE
INSTRUMENTALISEES PAR LES ...
Talvolta le religioni sono state strumentalizzate dai terroristi (...) mentre le religioni sono un fattore di
unità tra le persone, le guidano verso una visione comune e le rendono capaci
di collaborare con buona volontà (...) Il dialogo interreligioso è oggi
indispensabile. Occorre che si radichi e si sviluppi a livello locale e conto
su di voi perché si instauri dappertutto”.
Vivace anche oggi lo scambio successivo al discorso del
cardinale Poupard, fatto di domande e impressioni dei
giovani. Commovente e salutato da un applauso fragoroso l’appello fatto da un
ragazzo africano che ha chiesto che il Papa scriva una lettera ai governanti
del mondo per impedire il commercio di armi e fermare la tragedia dei
bambini-soldato. Il secondo fulcro della mattinata è stato caratterizzato da
una tavola rotonda, che ha visto alternarsi al microfono alcuni responsabili di
varie religioni. Per circa un’ora, con sensibilità e visioni differenti ma in
sintonia con lo spirito di Assisi, cinque relatori hanno illustrato la “via”
cristiana o ebraica o musulmana o buddista che traduce il rispettivo credo in
un’azione di pace, solidarietà, dialogo, accoglienza. Anche se, è stato rilevato,
per diventare testimoni bisogna guardare prima a chi ha già testimoniato, come
per i cattolici avviene guardando ai Santi.
A margine del meeting, parlando con i giornalisti, il
cardinale Poupard ha fatto riferimento al viaggio
apostolico che a fine mese Benedetto XVI compirà in
Turchia. Si tratta, ha detto, di un viaggio che ha come prima finalità quella
ecumenica, con la visita al Patriarca di Costantinopoli. Ma essendo
Mentre andiamo in onda, si sta consumando l’atto
conclusivo del meeting con la lettura del Messaggio di pace che i giovani
presenti qui ad Assisi hanno redatto e indirizzato ai loro coetanei nel mondo.
Poi, domani, saranno tutti a Roma per l’udienza generale, a portare al cospetto
del Papa il volto giovane dello “spirito di Assisi”.
Dalla cittadella francescana, Alessandro De Carolis, Radio
Vaticana.
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Dunque i giovani sono i grandi protagonisti di questo
meeting di Assisi. Ascoltiamo in proposito mons. Pier Luigi
Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
al microfono di Alessandro De Carolis:
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R. – I giovani per loro natura sono sorgente di speranza,
perché hanno più immaginazione di noi, meno giovani. A loro appartiene il
futuro. Dire futuro è dire necessariamente speranza. Per noi cristiani
significa appunto fare appello a quella virtù della speranza che ci struttura,
proprio come cristiani, in grazia del Battesimo. Questa partecipazione
all’incontro dei giovani, per me personalmente, è veramente stato un grande
stimolo, perché si percepisce sensibilmente questa loro apertura, questo loro
desiderio di futuro, quindi, la necessità di una speranza. Dire speranza
significa dire avere una fede, cioè un riferimento a Dio, che dia senso al nostro sperare e dia contenuto e anche luce al
nostro sperare. Questi giovani hanno testimoniato questo tipo di speranza.
D. – Lei è intervenuto durante il dibattito dei giovani,
peraltro molto schietto, dicendo che è importante, al di là del credo
religioso, avere chiara una propria identità, se si vuole poi incidere sul
piano politico, ma bisogna mantenere distinte le due cose, non mischiare i due
piani. Quindi, è un appello importante anche per questi giovani, che un domani
saranno loro poi a gestire la cosa pubblica…
R. – Io ho sottolineato la necessità di distinguere la
sfera religiosa da quella politica, non per separarle, ma solo per ritrovare in
ciascuna sfera a livello metodologico e a livello anche di principi, di valori,
ciò che è specifico all’una e all’altra. Ora, il nostro specifico si trova alla
sua sorgente nell’incontro con Dio, nella sua Parola, nella grazia che ci dona,
nello Spirito Santo che ci illumina e ci guida nel nostro cammino. Nelle altre
tradizioni religiose vi è qualcosa di analogo. D’altra parte, noi sappiamo,
attraverso anche il magistero, che rimane sempre altissimo - e gran parte è da
scoprire ancora e da realizzare dal Concilio Vaticano II - che lo Spirito del
Signore è presente e agisce laddove forse la nostra immaginazione non arriva ad
intuire e a scoprire. E allora, a livello religioso c’è una potenzialità di
luce, di grazia, di energia enorme. Il dialogo interreligioso consente di ritrovarsi
anche per scoprire insieme le ricchezze che sono di natura religiosa, vengono
dall’una o dall’altra esperienza, ma che poi appartengono all’umanità tutta
intera, con discernimento sano. Naturalmente, non tutto ciò che noi troviamo in
un’altra religione è da accettare tout
court, ma il nostro ambito di fede e una coscienza forte della nostra identità,
matura, ci consente di riconoscere anche elementi positivi in altre esperienze
religiose. Accomunando questi elementi religiosi, noi acquistiamo una forza
propositiva nei confronti di chi si trova ad agire nel sociale e nel politico.
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INIZIATA OGGI A ROMA
PER I
CONGRESSI EUCARISTICI INTERNAZIONALI
-
Intervista con padre Ferdinand Pratzner
-
E’ iniziata oggi a Roma la plenaria del Pontificio
Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, presieduta dal cardinale Jozef
Tomko, in vista del 49° Congresso eucaristico che si terrà a Québec, in Canada, nel giugno del 2008, sul tema
"L'Eucaristia, dono di Dio per la vita
del mondo". Sull’importanza di questi Congressi Giovanni Peduto ha
intervistato il segretario del Pontificio Comitato, padre Ferdinand
Pratzner:
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R. – I congressi eucaristici sono stati proprio creati con
lo scopo di arrivare a far meglio comprendere Gesù Cristo nel suo Mistero
eucaristico e quindi amarlo di più, perché si constata che molti non conoscono
bene cosa sia l’Eucaristia, che non è una cosa o una celebrazione ma è la persona di Gesù Cristo, che è
morto ed è risorto per noi. L’Eucaristia contiene tutta la ricchezza della vita
della Chiesa come ci è stato ricordato anche dal Concilio. I temi non potranno
mai essere esauriti, perché sono tanti gli aspetti da scoprire e riscoprire del
Mistero Eucaristico: occorre anche riscoprire proprio l’aspetto comunionale e
sociale dell’Eucaristia, perché l’Eucaristia non deve fermarsi solo nella celebrazione,
ma deve essere fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Così come il cuore
dell’uomo fa vivere tutto il suo organismo, così l’Eucaristia fa circolare la
vita personale e sociale di una comunità per la vita stessa del mondo.
D. – Per quanto riguarda il Magistero di Benedetto XVI
sull’Eucaristia, lei vuole sottolineare qualcosa in particolare?
R. – Mons. Albert
Ranjith Patabendige svolge
una relazione nel corso di questa Assemblea riguardo proprio al Magistero
eucaristico di Papa Benedetto XVI, sottolineando soprattutto che l’origine
dell’Eucaristia è
D. – Ed infatti Benedetto XVI,
come già Giovanni Paolo II, afferma continuamente l’importanza fondamentale
dell’adorazione eucaristica. A questo proposito si stanno moltiplicando nel
mondo le iniziative per l’adorazione eucaristica perpetua, giorno e notte. Lei
può riscontrare dei frutti?
R. – Sì, sì. Abbiamo la testimonianza dei delegati
nazionali, che provengono da circa 60 Paesi, che proprio nel corso dell’Anno
dell’Eucaristia è aumentata molto la devozione dell’Eucaristia al di fuori
della Messa, l’adorazione non soltanto durante il giorno ma anche durante la
notte ed è proprio questa adorazione perpetua che prende piede e si diffonde
anche in Italia. E questo ha portato molti frutti, anche perché si
approfondisce la fede nell’Eucaristia e si fa sentire nelle attività e nelle
relazioni personali fra quanti praticano l’adorazione eucaristica. Questo poi
porta frutto anche nella vita sociale.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio estero - Mozambico:
lutto e inquietudine per l’uccisione di un sacerdote gesuita e di una
volontaria; il fatto di sangue si è verificato in un’area da mesi teatro di
ripetute aggressioni a missionari.
L’intervento della Santa Sede
sul tema: “La fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che
dispone di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze capaci di porre
termine a questi flagelli e alle loro drammatiche conseguenze”.
Servizio culturale - Un
articolo di Carmine Di Biase dal titolo “Un singolare epitaffio letterario”: i
“racconti inediti” di Michele Prisco.
Per l’“Osservatore libri” un
articolo di Danilo Veneruso sull’opera di Sabino Acquaviva “L’eclissi dell’Europa. Decadenza e fine di una
civiltà”.
Servizio italiano - In rilievo
il tema della finanziaria.
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7 novembre 2006
TRE VITE DEDICATE AL SERVIZIO A CRISTO E
AI PIU’ DEBOLI, FINO
ALL’ESTREMO SACRIFICIO:
LA STRAORDINARIA TESTIMONIANZA DI UN MISSIONARIO
GESUITA, UN SACERDOTE FIDEI DONUM
E UNA GIOVANE VOLONTARIA,
UCCISI IN QUESTI GIORNI IN MOZAMBICO E
COSTA D’AVORIO
- Con noi, padre Manuel Morujao e padre Flavio Zanetti -
Tre coraggiosi testimoni del Vangelo, uccisi nella loro missione in
Africa al servizio dei più bisognosi: è la parabola di vita che ha accomunato
due sacerdoti e una volontaria, vittime della violenza. In Mozambico, il 69enne
gesuita brasiliano, padre Waldyr dos Santos e la trentenne volontaria portoghese, Idalina Neto Gomes, sono stati uccisi
ieri da alcuni banditi, che hanno assalito la missione dei gesuiti a Fonte Boa,
nella provincia nord occidentale di Tete. Per un
ricordo della persona e dell’opera di padre Waldyr,
Alessandro Gisotti ha intervistato padre Manuel Morujao,
assistente della Compagnia di Gesù per l’Europa meridionale:
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R. – Era un missionario generoso, così come ce ne sono
tanti altri. In realtà non era propriamente un giovane, aveva
infatti 69 anni. Ma 3-4 anni fa, aveva deciso di andare in Mozambico.
C’è sta una richiesta di missionari e lui generosamente si era offerto di andare.
Gestiva un collegio nel nord del Paese, vicino al Malawi, dove le cose non sono certamente così stabili. Forse è stato un gruppo di
criminali. Padre Waldyr ha dato la sua vita per la
causa di Cristo, servendo i suoi fratelli in questo collegio all’interno del
Paese.
D. – Padre Dos Santos, 69 anni,
ha trovato la morte insieme ad una giovane, una volontaria
di 30 anni. Anche questo dà il senso della testimonianza di una persona anziana
e di una persona giovane, entrambe al servizio del Vangelo e dei più bisognosi…
R. – E’ vero! Questo dimostra anche la diversità e la
varietà di vocazioni nella Chiesa. Aveva una formazione di diritto ed ora,
visto che mancava una persona, gestiva le proprietà, insegnava agricoltura.
Aveva un cuore veramente generoso, perché avrebbe potuto fare tante cose, ma ha
invece scelto di andare in un Paese lontano. Apparteneva ad un’Opera chiamata
“Laici per lo sviluppo”. E’ quindi andata per fare del bene a questi nostri fratelli che hanno così tanto bisogno di tutto. Ha
dato la testimonianza più bella che si potesse dare, quella di dare la sua
vita, come ha fatto Gesù Cristo. La sua è un’opera di missionari laici che
scelgono di offrire alcuni anni della loro vita al volontariato.
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Sempre in questi giorni, il 51enne don Pascal Loné Naougnon, sacerdote fidei donum di una
diocesi peruviana è stato ucciso a Divo, nel sud della Costa d’Avorio. Nel
Paese africano dal 2001, don Pascal si occupava
dell’assistenza spirituale dei giovani nella parrocchia della Sacra Famiglia di
Divo. Ecco la testimonianza di un suo confratello, padre Flavio Zanetti, anche lui sacerdote fidei donum a Yamoussoukro,
in Costa d’Avorio, raccolta da Alessandro Gisotti:
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R. – Dei banditi hanno attaccato nella notte la sua
residenza: quando ha sentito i rumori e ha visto che il guardiano veniva picchiato, è uscito per aiutarlo ed i banditi allora
hanno sparato su di lui. Purtroppo, non sono infrequenti gli
attacchi alle missione cattoliche, ci sono tante armi e tante persone,
che approfittano di questo stato di insicurezza, fanno ciò che vogliono.
D. – La morte di don Pascal e
poi la mente non può non andare ad un altro sacerdote fidei donum, Andrea Santoro. Cosa significa
questo per chi vive un’esperienza straordinaria, ma certamente molto difficile?
R. – Bisogna ricordare che si è al servizio del Vangelo,
che esistono dei rischi da non sottovalutare e che bisogna essere limpidi e
chiari come le colombe del Vangelo, ma anche astuti e prudenti come i serpenti!
Domandare quindi la grazia di questa saggezza e di questa prudenza in ogni
circostanza, e non per nascondersi, ma per fare ciò che siamo chiamati a fare,
pur coscienti della difficoltà.
D. – Come viene percepita, in
Costa d’Avorio, la presenza di sacerdoti fidei donum?
R. – In generale, mi sembra che sia una presenza preziosa,
almeno per come viene percepita dai fedeli.
Solitamente si tratta di una presenza ben accetta, anche perché la maggioranza della
popolazione la sente come una presenza vicina e ciò viene sentito anche dagli
altri preti. Certamente i sacerdoti fidei donum sono anche abbastanza vicini al clero locale e
alla popolazione.
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IL
SALUTO DEL PAPA IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE
DELL'ANNO
ACCADEMICO DELLA CATTOLICA DI MILANO
-
Intervista con il prof. Lorenzo Ornaghi -
Inaugurato stamani l’Anno Accademico 2006-2007
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nell’Aula Magna
dell’ateneo, il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi ha letto un
telegramma di saluto del Papa che auspica un fecondo dialogo tra messaggio
evangelico e saperi umani. Dal capoluogo lombardo, il servizio di Fabio Brenna:
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Il fecondo dialogo tra messaggio evangelico e
saperi umani contribuisca efficacemente alla formazione integrale delle giovani
generazioni e alla diffusione dei perenni valori cristiani nella società
odierna. E’ questo l’auspicio di Benedetto XVI espresso in un telegramma
inviato al cardinale Dionigi Tettamanzi e letto in apertura della cerimonia inaugurale
dell’86.mo anno accademico dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore.
E per la Cattolica si tratta allora di porre al
centro l’uomo che ricerca, come ha suggerito l’arcivescovo di Milano nel corso
della Messa, prima, e nel saluto rivolto nel corso della cerimonia in qualità
di presidente dell’Istituto Toniolo, ente fondatore
dell’Università. Secondo il cardinale Tettamanzi, il compito proprio dell’Università
Cattolica è dunque quello di testimoniare che nulla come la fede cristiana può
potenziare la forza della ragione umana nella ricerca della verità dell’uomo e
del mondo.
Raccogliendo il messaggio del convegno ecclesiale
di Verona, la sfida per il futuro dell’Università Cattolica sarà quello di
fornire quel “di più”, ciò di cui hanno veramente bisogno e chiedono gli
studenti e i ricercatori, e cioè una visione culturale che abbia
come fondamento un’antropologia cristiana e lo specifico contributo del
cattolicesimo italiano alla vita dell’Italia e dell’Europa. E’ quanto ha
prefigurato il rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi,
nel suo discorso inaugurale. Un contributo di chiarezza nella frammentazione
del presente:
“Un compito grande e importante per l’Università.
Se l’Università – assieme ad altre dimensioni della società che si sentono
responsabili e si fanno carico del futuro del Paese – riuscisse
a far crescere delle forme di cooperazione, di collaborazione vera e duratura
fra le parti, credo che questo sarebbe per il Paese un salto di non poco conto!
Sarebbe uscire da un’epoca, da un’età, da anni che lasciano un po’ tutti noi
perplessi”.
Sfide, quelle poste dall’età contemporanea, che
diventano però anche difficoltà per l’Università:
“Ma … le difficoltà sono – certo – crescenti perché
le risorse sono minori: quelli che si considerano i finanziamenti pubblici
decrescono, la riforma è costata ad ogni università e quindi abbiamo ancora più
bisogno di risorse di quanto se ne potesse avere bisogno ieri. Tutto questo è
vero. Ci sono anche difficoltà talvolta più insidiose: noi siamo da sempre
un’Università non statale, un’Università che rivendica orgogliosamente la
propria autonomia; molto spesso tutta una serie di norme, regolamenti che non
finiscono più rischiano anche di imbrigliare ciò di cui invece soprattutto
adesso c’è bisogno, cioè di modelli di libertà, il più possibile liberi”.
L’Università Cattolica è una realtà in continua
crescita: sono oltre 41.000 gli studenti distribuiti nelle cinque sedi e nelle
14 facoltà che offrono 52 corsi di laurea. Aumentano le immatricolazioni
passate quest’anno ad oltre 12.700, quasi il 30% in più rispetto all’anno precedente. Il 74% dei laureati della Cattolica
trova poi lavoro entro sei mesi dalla laurea.
La prolusione è stata tenuta dalla prof.ssa Hanna Barbara Gerl-Falkovitz
dell’Università di Dresda, che ha affrontato il tema di Romano Guardini e il genio femminile come contributo
all’antropologia del XX secolo.
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Radiogiornale
7 novembre 2006
OGGI GIORNATA
DI PREGHIERA E DIGIUNO A NAPOLI
INDETTA
DALL’ARCIVESCOVO CRESCENZIO SEPE: IL PORPORATO INVITA I FEDELI
A RECUPERARE
IL SENSO DELLA FRATERNITÀ E DELLA SOLIDARIETÀ
PER
SCONFIGGERE LA VIOLENZA E IL DEGRADO
NAPOLI. = Preghiera e digiuno per dare spazio ad un esame
di coscienza, perché ciascun napoletano possa riflettere e meditare sulla
realtà sociale della propria città. Li ha chiesti l’arcivescovo del capoluogo
campano, il cardinale Crescenzio Sepe, perché il
degrado, la violenza, gli omicidi della camorra, la microcriminalità e
l’illegalità non vengano considerati parte della vita
quotidiana e perché non suscitino indifferenza. Il porporato ha chiesto che
tutte le chiese restino aperte fino a sera mentre nella
cattedrale si svolgerà una Veglia. Movimenti, associazioni e giovani animeranno
diversi momenti di preghiera per domandare a Dio il dono della comunione e
della condivisione, della fraternità e della solidarietà. Alcune comunità
parrocchiali si sono preparate a questa giornata con incontri per approfondire
il messaggio che il cardinale Sepe ha scritto alla
sua diocesi, “Il sangue e la speranza”. Parole con le quali l’arcivescovo di
Napoli esorta i fedeli a recuperare il senso di appartenenza alla loro città e
a dare più spazio alla speranza. Parole che vogliono risvegliare le coscienze e
riaccendere la fede e che invitano a guardare la Chiesa come luogo in cui può
rinascere quella pace che la città di Napoli sogna da tempo. (T.C.)
AUMENTANO
DI GIORNO IN GIORNO GLI SFOLLATI IN IRAQ.
RECENTI
STIME NE SEGNALANO 460 MILA.
DIFFICILE
IN DIVERSI CASI FAR GIUNGERE LORO AIUTI
- A
cura di Tiziana Campisi -
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BAGHDAD. = Cresce il numero degli sfollati in Iraq. Dallo
scorso febbraio, secondo gli ultimi dati diffusi dal governo iracheno, se ne
contano 460 mila. Notevoli le difficoltà per poter offrire assistenza a questo
flusso crescente di profughi. Il portavoce del dicastero per i profughi e le
migrazioni, Mowafaq Abdul-Raoof,
riferisce l’agenzia MISNA, ha detto che sono circa 200 mila le persone
iscrittesi nelle liste degli sfollati presso il Ministero, mentre molte altre
migliaia hanno trovato asilo presso amici e parenti e quindi non risultano tra
quelli registrati. Secondo la stessa fonte, ogni settimana, circa 16 mila
persone fuggono verso i sobborghi della capitale o altre località e già 90 mila
curdi hanno abbandonato Mossul.
Alle cifre del dicastero per le migrazioni vanno integrate quelle fornite dal Ministero
per il Commercio - che si incarica di distribuire agli sfollati le razioni di
cibo del Programma alimentare mondiale (PAM/WFP) - quelle dell’Alto
Commissariato ONU per i rifugiati (UNCHR) e quelle raccolte dalle
organizzazioni non governative. La somma finale si avvicina dunque al mezzo
milione di persone. Si tratta di famiglie che non hanno un’assistenza adeguata e
che necessitano di aiuti urgenti per sopravvivere, anche perchè la maggioranza
di queste non ha accesso alla distribuzione pubblica degli aiuti alimentari.
Gli ultimi dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati
riferivano di 750 mila sfollati interni dall’inizio dell’invasione nel marzo
2003, la metà di questi sono stati censiti dal febbraio scorso.
OLTRE
160 PERSONE STANNO PRENDENDO PARTE ALL’ASSEMBLEA ANNUALE
DELLA
CONFERENZA DEI SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA CHE SI TIENE AD
OLBIA.
IERI
AI PARTECIPANTI È GIUNTO IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI
- A cura di Mimmo Muolo -
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OLBIA. = La formazione dei nuovi religiosi ha un modello
insostituibile. L’icona di Cristo Buon Pastore. Lo ricorda il Papa nel messaggio,
a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato ieri
all’annuale Assemblea della CISM, la Conferenza dei Superiori maggiori
d’Italia, riunita ad Olbia. Più di 160 rappresentanti dei 24.800 consacrati
italiani, che, fino a venerdì, rifletteranno sulle necessità dei processi
formativi di quanti vogliono professare i tre voti di castità, povertà e
obbedienza. Nel testo Benedetto XVI esprime il suo “apprezzamento per la scelta
di una tematica così importante” e “incoraggia a contemplare”, appunto, “l’icona
di Cristo Buon Pastore, traendone criteri di discernimento e di formazione per
quanti sono chiamati a corrispondere con generosità all’interiore mozione dello
Spirito”. Perciò, scrive ancora il cardinale Bertone, il Papa “auspica che questo
incontro susciti una sempre più convinta e feconda testimonianza evangelica in risposta alle nuove sfide” di oggi. E le prime risposte, in effetti sono arrivate. Sia nell’omelia pronunciata questa
mattina dal nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo, presente ai lavori,
sia negli interventi di apertura dell’Assemblea. “Formare – ha detto il
presidente della CISM, don Alberto Lorenzelli –
significa favorire un’identificazione interiore, prima ancora che operativa,
con Cristo”. Solo così sarà possibile ridare vigore alla missione, che da
sempre vede i religiosi italiani in prima linea.
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“IL
CAMBIAMENTO CLIMATICO STA DIVENTANDO
UNA
DELLE MAGGIORI MINACCE PER L’UMANITÀ”.
IL
MONITO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE DEL KENYA ALLA CONFERENZA DELL’ONU
SUI
CAMBIAMENTI CLIMATICI, INIZIATA IERI A NAIROBI
- A
cura di Andrea Cocco -
NAIROBI. = Bisogna agire in fretta, perché nei prossimi
decenni la temperatura potrebbe aumentare oltre il limite dei due gradi
centigradi generando effetti sul nostro ecosistema che non siamo in grado di
prevedere. E’ questo il messaggio di fondo che ha accompagnato il primo giorno
di lavori della Conferenza sui cambiamenti climatici, in corso a Nairobi. Ieri,
durante tutta la giornata, lo hanno ripetuto i rappresentanti dell’ONU, i
delegati dell’Unione europea, i rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo. E
sono davvero tanti gli argomenti fissati nell’agenda dei lavori per porre
rimedio e fermare in tempo i danni prodotti dall’inquinamento atmosferico. Sancire nuovi e più consistenti limiti alle emissioni di gas
serra generati dai Paesi industrializzati; attivare un fondo di compensazione
destinato ai Paesi poveri che più subiscono oggi l’impatto dei cambiamenti
climatici; migliorare il Protocollo di Kyoto, che
oggi impone alle economie più avanzate di ridurre del 5 per cento le emissioni
di gas serra. Quello iniziato con la firma del Protocollo nel 1997 e la sua
entrata in vigore lo scorso anno è infatti un processo
lungo - sottolineano diversi osservatori - e oggi si tratta di stabilire per
tempo quali impegni i Governi sono disposti a prendere nei prossimi dieci,
vent’anni. L’attuale riduzione del 5 per cento in futuro non basterà; per
incidere veramente sul futuro del clima si prevede che le economie avanzate debbano
ridurre del 30-35 per cento i gas serra entro il 2020 e del 60 per cento entro
il 2050. Misure che spaventano le grandi potenze economiche e che rendono
tutt’altro che facile la strada dei negoziati. A Nairobi, gli Stati Uniti, Paese
che scarica il maggior quantitativo al mondo di gas nell’atmosfera,
hanno ribadito di non voler applicare il Protocollo, mentre altri Stati come il
Canada hanno espresso la loro perplessità sul raggiungimento degli obiettivi di
Kyoto. Al margine della Conferenza le organizzazioni
non governative hanno deciso di assegnare ogni giorno una coppa di demerito ai Governi
che più impediscono un esito positivo dei negoziati. Si tratta del “Trofeo
fossile” che oggi è spettato all’Australia, per non aver ratificato il Protocollo
e per aver sviato l’attenzione dei negoziati su argomenti poco rilevanti.
UN
ISTITUTO MEDICO LONDINESE LANCIA UNA PROPOSTA SHOCK:
LA
POSSIBILITÀ DI APPLICARE L’EUTANASIA SUI BAMBINI
APPENA NATI AFFETTI DA GRAVI
HANDICAP
LONDRA. = Un documento choc del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists di Londra propone di applicare
l’eutanasia sui neonati disabili. Inviato alla Nuffield
Council on Bioethics, Commissione
privata di bioetica, il documento chiede che si apra il dibattito sulla
possibilità di intervenire sui bambini gravemente disabili per risparmiarne ai
genitori il fardello emotivo ed il peso economico di eventuali cure che si
rendessero necessarie. Per l’associazione britannica l’eutanasia sui neonati
disabili servirebbe anche a prevenire gli aborti tardivi, i genitori potrebbero infatti decidere di portare avanti quelle gravidanze in cui
si sospettano feti portatori di handicap e quindi, poi, stabilire solo alla nascita
se tenere il bambino sano o ucciderlo se malato. Simone Aspis
del British Council of Disabled People afferma che la possibilità di fare
ricorso all’eutanasia sui neonati disabili varrebbe a dire che “essere disabili
è una brutta cosa e che gli adulti disabili valgono meno degli altri membri
della società”. Anche la Commissione sui diritti dei disabili ha dichiarato la sua
fortissima opposizione affermando che è moralmente deprecabile dare alla vita
di qualcuno un valore maggiore di quella di un altro. John Wyatt,
neonatologo dell’University
College Hospital di Londra, sostiene che “la maggior parte dei medici e del
personale sanitario è convinta che l’introduzione della possibilità
dell’uccisione intenzionale nella pratica medica cambi la natura fondamentale
della medicina stessa. Questa verrebbe così trasformata
in una forma di ingegneria sociale dove lo scopo è massimizzare i benefici per
la società e minimizzare la presenza di quelli considerati senza valore”.
(T.C.)
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7 novembre 2006
- A cura di Eugenio Bonanata e Ada Serra -
L’esercito israeliano si è ritirato dal nord della
Striscia di Gaza concludendo, dopo sei giorni, l’operazione “Nubi d’autunno”,
in cui sono morti 57 palestinesi e un militare dello Stato ebraico. Tuttavia,
mentre la comunità internazionale guarda con attenzione ai colloqui tra Hamas e
al Fatah per la formazione di un nuovo governo
palestinese, nella Striscia di Gaza si sono verificati diversi incidenti. Il nostro
servizio:
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Il ritiro israeliano non ha fermato le uccisioni nella
Striscia di Gaza. Anche se le dinamiche degli incidenti divergono a seconda delle fonti, un dato è certo: almeno 6 palestinesi
sono morti in diversi scontri a fuoco con l’esercito israeliano. Tuttavia, i
carri armati di Israele hanno abbandonato l’area ponendo fine
a quell’operazione tesa a bloccare il lancio di razzi
da parte dei miliziani palestinesi. Un obiettivo forse mancato visto che da
giovedì scorso sono stati 36 gli ordigni caduti in territorio israeliano. Oltre
ai tanti morti, nel bilancio dell’operazione si devono inserire i circa 2 mila
palestinesi interrogati, le decine di arresti e il sequestro di grandi quantità
di esplosivi. Del caporale Shalit, rapito lo scorso
mese di giugno, nessuna traccia. Sul piano politico palestinese, si attende la
nascita di un nuovo governo di unità nazionale. Attesa che passa oggi per il
nuovo vertice tra il presidente Abu Mazen e il premier Ismail Haniyeh. Ieri sera i due, dopo un colloquio di tre ore a
Gaza City, non hanno trovato un accordo sul nome del primo ministro. Secondo la
stampa locale c’è intesa sul fatto che il nuovo esecutivo palestinese deve
essere formato da ministri tecnici e guidato da una
personalità indipendente e soprattutto accettabile per la comunità
internazionale. E’ quanto Abu Mazen
ripete da tempo, tuttavia Hamas, che ha la maggioranza assoluta in parlamento,
rivendica in questa fase maggiore potere decisionale.
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A due giorni dalla condanna a morte, Saddam Hussein è
tornato nuovamente in aula. Questa volta l’ex rais è accusato di genocidio per
il massacro di 180 mila curdi avvenuto, sul finire
degli anni ottanta, nell’ambito della campagna militare di Anfal.
Intanto, mentre a Baghdad le autorità hanno tolto il coprifuoco imposto
domenica per il verdetto della corte, la guerriglia continua a colpire. Stamani
due giovani sono morti per l’esplosione di una bomba in un liceo femminile di Falluja, a nord della capitale, dove sono stati ritrovati i
cadaveri di 20 persone non identificate.
Non si arrestano le violenze anche in Afghanistan. Il
bilancio di oggi parla di almeno 5 morti. Si tratta di un soldato della forza
ISAF, di due militari afghani e due guerriglieri taleban
deceduti in tre distinti episodi nel sud e nell'est del Paese.
Importante test elettorale per l’Amministrazione Bush, che oggi affronta le elezioni di medio termine. Gli
americani sono chiamati, infatti, ad eleggere i 435 membri della Camera, 33 dei
100 senatori e i governatori di 36 Stati su 50. Sul voto si allunga l’ombra
della guerra in Iraq. Da New York, Paolo Mastrolilli:
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L’opposizione democratica ha bisogno di recuperare 15
seggi nella Prima Camera e 6 nella Seconda per togliere la maggioranza ai
Repubblicani. Gli ultimi sondaggi danno un vantaggio medio nazionale di 12
punti agli sfidanti, ma la composizione del futuro Parlamento verrà decisa dalla singole gare nei distretti locali e negli
Stati. Gli analisti ritengono che i Democratici abbiano più possibilità di riprendere
il controllo della Camera che non il Senato. Se riuscissero a diventare la
maggioranza anche in una sola delle due assemblee parlamentari, le dinamiche
politiche cambierebbero, perché a quel punto Bush
dovrebbe cercare un compromesso con l’opposizione per qualunque iniziativa
legislativa, compreso il finanziamento della guerra in Iraq. Proprio questo
conflitto è stato al centro della campagna elettorale, nonostante i Repubblicani
abbiano cercato di spostare l’attenzione sull’economia e la lotta al terrorismo.
Le notizie negative che da mesi arrivano da Baghdad hanno fatto calare la
popolarità di Bush e del suo partito. Ora il presidente
spera che la condanna a morte di Saddam Hussein gli dia una spinta e gli ultimi
sondaggi hanno segnalato una ripresa dei Repubblicani.
D’altro canto, diversi scandali, come quello del deputato Foley,
accusato di relazioni improprie con giovani impiegati del Congresso, potrebbero
spingere all’astensione la destra religiosa, tradizionale base del partito di Bush.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Continuano i disordini nella repubblica centro-asiatica
del Kyrgyzstan. Questa mattina, nella capitale Bishkek, quattro persone sono rimaste ferite da colpi
d’arma da fuoco durante gli scontri tra sostenitori
dell’opposizione e seguaci del Presidente della Bak-Iyev.
Dopo sei giorni di agitazioni, quest’ultimo ha minacciato di sciogliere il Parlamento
se non verrà trovata una soluzione alla richiesta di
piazza di modificare la costituzione in senso parlamentarista.
Dall’altra parte, i dimostranti dell’opposizione questa notte hanno eletto
un’assemblea costituente che ha varato una nuova costituzione che limita i
poteri del capo dello Stato.
Sono stati resi noti questa mattina
i risultati definitivi delle elezioni presidenziali in Tagikistan.
Il presidente uscente Emomali Rakhmonov è stato riconfermato
alla guida del Paese, ottenendo il 79 per cento dei voti. Alta è stata inoltre
l’affluenza alle urne – ha votato il 91 per cento degli aventi
diritto - nonostante l’opposizione e il partito islamico avessero annunciato un
boicottaggio del voto. Gli osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e
la Cooperazione in Europa hanno sollevato però dubbi sulla trasparenza del processo
elettorale, viziato da troppi brogli e dalla mancanza di una vera competizione.
In Nicaragua è netto il vantaggio di Daniel Ortega nello scrutinio delle elezioni presidenziali di
domenica scorsa. Secondo i risultati parziali, l’ex leader rivoluzionario
marxista sembra farcela già al primo turno. Dopo lo scrutinio del 61% dei
seggi, Ortega ha infatti
conquistato il 38,7% dei voti, contro il 30,9% dello sfidante, il conservatore Eduardo
Montealegre. Per vincere al primo turno, serve il 40%
dei voti, oppure il 35% dei suffragi e un vantaggio di almeno 5 punti sul secondo
classificato.
Sospendere immediatamente l’uso delle armi a grappolo, che
producono effetti enormemente traumatici. E’ l’appello lanciato dall’ONU in
occasione della conferenza di riesame della Convenzione sul divieto dell’uso di
alcune armi convenzionali, che si è aperta oggi a Ginevra. Secondo il
coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, Jan Egeland, la sospensione è essenziale in
attesa che la comunità internazionale si doti di strumenti legali in grado di affrontare
tale minaccia.
La Corte d’Assise di Milano ha condannato ieri a dieci
anni di reclusione, per associazione per delinquere finalizzata al terrorismo
internazionale Osman Rabei,
ritenuto l’organizzatore delle stragi di Madrid dell’11 marzo 2004. Si tratta
della prima persona condannata per la strage in Spagna, costata la vita a 191
persone.
Le autorità olandesi hanno arrestato sei persone, tra ieri
sera e stamattina, nel corso di un’inchiesta su una rete internazionale di
terrorismo islamico. L’operazione, avvenuta a Rotterdam, ha riguardato cinque
uomini e una donna, sospettati di aver reclutato estremisti musulmani aspiranti
terroristi.
E’ giunta alle battute finali l’operazione antipedofilia
condotta dalla squadra mobile di Roma, che ieri ha eseguito 32 arresti emessi
dal tribunale capitolino. Gli imputati, secondo le accuse, approfittavano del
disagio sociale dei bambini rom per abusarne sessualmente. I fatti, ai danni di
una decina di bambini fra i 10 e i 13 anni, sarebbero avvenuti a Roma tra il
2005 e il 2006. Fra gli arrestati figura anche un sacerdote della provincia di
Prato. Profondo dolore è stato espresso dal vescovo della città toscana, mons.
Gastone Simoni, che ha fatto proprie le parole
recentemente pronunciate dal Papa: “I casi dolorosi di abusi sessuali sui
minori sono ancora più tragici quando a compierli è un
ecclesiastico”. La curia diocesana, attraverso una nota, ha precisato che “se
l’accusa corrispondesse al vero il religioso sarebbe automaticamente sospeso
dalle sue funzioni”.
Almeno 9 morti, 4 dispersi e decine di feriti. Questo il
bilancio del passaggio di un violento tornado nell’isola di Hokkaido, nel nord
del Giappone. Nella cittadina di Saroma è stata
investita in pieno una zona di case prefabbricate, destinate ai lavoratori di
un cantiere. Le immagini diffuse dalle tv giapponesi mostrano soccorritori fra
le macerie mentre cercano eventuali sopravissuti. Si
vedono anche automobili sollevate e rovesciate.
I dati provvisori sul ballottaggio presidenziale nella
Repubblica Democratica del Congo, tenutosi il 29
ottobre, mostrano un vantaggio del presidente uscente Joseph Kabila, che
si attesta sul 70 per cento dei voti, rispetto
al vicepresidente Jean-Pierre Bemba.
Finora sono state però scrutinate soltanto l’11 per cento delle schede.
I risultati provvisori completi sono attesi per il 19 novembre
mentre quelli definitivi saranno proclamati a fine mese.
Si apre intanto giovedì, presso la Corte Penale
Internazionale, il processo contro l’ex signore della guerra congolese Thomas Lubanga, accusato di
coscrizione forzata di bambini soldato durante la lunga guerra civile che ha
insanguinato il Paese. Si tratta del primo processo intentato da un tribunale
internazionale esclusivamente per il reclutamento forzato di bambini.
In Ciad combattimenti fra comunità arabe e non arabe hanno
provocato la settimana scorsa più di un centinaio di morti. Lo ha dichiarato
oggi il ministro ciadiano per l’amministrazione
territoriale, Bachir, precisando che gli scontri sono
avvenuti nel sud est del Paese.
Il pallone con il quale è stata giocata la finale del mondiale di Germania 2006 tra Italia e Francia è stato
venduto all’asta per 1,9 milioni di euro. Ad aggiudicarselo
l’emiro del Qatar, Sheik Mohamed
bin Hamad al Thani. La somma pagata finanzierà un’organizzazione di
beneficenza locale mentre il pallone, autografato dai giocatori italiani campioni del mondo, sarà
donato ad un’accademia dello sport durante i prossimi Giochi asiatici, che si
disputeranno a dicembre a Doha.
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