RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 310 - Testo
della trasmissione di lunedì 6 novembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa ha
ricevuto stamane il presidente ungherese e il primo gruppo di vescovi tedeschi in visita ad Limina
Ieri
in Brasile la beatificazione del sacerdote agostiniano spagnolo Mariano de la Mata
Aparicio
Secondo
giorno di lavori al meeting interreligioso giovanile di Assisi: con noi alcuni
giovani
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Ad
Olbia, in Sardegna, la 46.ma Assemblea generale della Conferenza italiana
superiori maggiori
La condanna a morte di Saddam
Hussein rischia di aggravare la situazione già
tragica dell’iraq. Così ai nostri microfoni il
cardinale Martino
In Nicaragua in testa nelle presidenziali il sandinista Daniel Ortega e in Tagikistan scontata vittoria del presidente uscente Rakhmonov
6 novembre 2006
NESSUN CONTRASTO TRA FEDE E SCIENZA, MA IL
PROGRESSO SCIENTIFICO RISPETTI
LA
DIGNITA’ DELL’UOMO E NON SI SOSTUISCA A DIO.
COSI’
IL PAPA ALLA PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
Non c’è alcun contrasto tra fede e scienza, ma il
progresso tecnico-scientifico non deve portare l’uomo a pensare di non avere
più bisogno di Dio fino a privare l’essere umano della sua stessa umanità e
dignità. E’ quanto ha detto in sintesi il Papa ricevendo stamane
i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, che si è
tenuta in Vaticano sul tema “la
prevedibilità nella scienza: accuratezza e limiti”. La plenaria ha
affrontato questioni complesse: dalle previsioni meteorologiche ai cambiamenti
climatici, dalla previsione dei terremoti alla caduta di corpi celesti, fino
alla diffusione di pandemie, quali l’influenza aviaria o il virus Sars. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Il Papa ha ribadito che non c’è alcun conflitto tra
scienza e fede se si guarda alle grandi conquiste scientifiche in favore
dell’umanità. Ma ha sottolineato che il “progresso della scienza e specialmente
la sua capacità di dominare la natura con la tecnica, è stato talvolta
collegato ad un corrispondente regresso della filosofia, della religione e
perfino della fede cristiana. Infatti, alcuni hanno visto nel progresso della
scienza moderna e della tecnica una delle principali cause della
secolarizzazione e del materialismo: perché” – ci si domanda - “invochiamo
l’autorità di Dio” sulla natura “quando la scienza si
è mostrata capace di fare la stessa cosa?”
“L’uomo – ha
aggiunto il Pontefice - non può porre nella scienza e nella tecnica una fiducia
così radicale e incondizionata da credere che il progresso scientifico e
tecnologico possa spiegare ogni cosa e realizzare completamente i suoi bisogni
spirituali ed esistenziali. La scienza non può … dare una risposta esaustiva
alle domande più basilari dell’uomo: domande sul senso del vivere e del morire,
sui valori ultimi, e sulla natura del progresso stesso”. “I metodi scientifici di investigazione – ha
detto il Papa citando il Concilio Vaticano II - possono essere a torto
innalzati a norma suprema di ricerca della verità” creando “il pericolo che
l'uomo, fidandosi troppo delle odierne scoperte, pensi di bastare a se stesso e
non cerchi più valori superiori”.
Benedetto XVI solleva quindi la questione delle
responsabilità etiche della scienza: “le sue
conclusioni – ha rilevato - devono essere guidate dal rispetto per la verità e
dall’onesta consapevolezza sia dell’accuratezza che dei limiti inevitabili del
metodo scientifico”. Certamente – ha proseguito – “questo significa evitare
previsioni inutilmente allarmanti quando queste non
sono supportate da dati sufficienti … ma significa anche evitare il contrario,
cioè il silenzio, provocato dalla paura, di fronte a veri problemi”. Il
Pontefice si riferisce poi all’influenza degli scienziati “nella formazione
della pubblica opinione”, un ruolo che non deve essere indebolito “da fretta
indebita o dalla ricerca di superficiale pubblicità”. Citando Giovanni Paolo
II, Benedetto XVI ha osservato che “gli scienziati proprio perché sanno di più
sono chiamati a servire di più” usando le loro conoscenze “saggiamente, per il
bene dell’intera famiglia umana”.
Il Papa ha quindi sottolineato le aspettative attuali
dell’umanità riguardo alle “minacce perduranti all’ambiente che colpiscono intere
popolazioni”, e al “bisogno urgente di scoprire risorse energetiche alternative
sicure, disponibili per tutti”. Gli scienziati – ricorda - troveranno il
sostegno della Chiesa in questa materia. Ma “la scienza – ammonisce - non deve
mai essere impiegata contro la vita umana e la sua dignità”, per porsi invece
“sempre al suo servizio”.
Infine – ha detto – “c’è un più alto livello che
necessariamente trascende tutte le previsioni scientifiche, cioè il mondo umano
della libertà e della storia. Mentre i fenomeni fisici possono avere il proprio
sviluppo spazio-temporale, solo l’umanità … ha una storia, la storia della sua
libertà. La libertà, come la ragione – ha sottolineato - è una parte preziosa
dell’immagine di Dio in noi, e non può mai essere ridotta ad una
analisi deterministica. La sua trascendenza
rispetto al mondo materiale deve essere riconosciuta e rispettata, poiché è un
segno della nostra dignità umana. Negare quella trascendenza in nome di una
supposta assoluta capacità del metodo scientifico di prevedere e condizionare
il mondo umano – ha concluso - implicherebbe la perdita di ciò che è umano
nell’uomo e, mancando di riconoscere la sua unicità e trascendenza, potrebbe
aprire pericolosamente la porta al suo sfruttamento”.
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IL PAPA HA RICEVUTO IL PRESIDENTE UNGHERESE LÁSZLÓ
SÓLYOM
Benedetto XVI ha ricevuto, stamane
in Vaticano, il presidente ungherese László Sólyom, che ha successivamente incontrato il Cardinale
Segretario di Stato Tarcisio Bertone.
IL
PRIMO GRUPPO DI VESCOVI TEDESCHI IN VISITA AD LIMINA
Benedetto XVI ha ricevuto
stamani il primo gruppo di vescovi tedeschi in visita ad
Limina, guidati dall’arcivescovo di Berlino, il cardinale Georg Maximilian Sterzinsky. Ma sulla realtà socio-politica della Germania ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi:
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La Germania, con oltre 82 milioni di
abitanti, è lo Stato europeo più popoloso. Il 42,8 per cento dei tedeschi si
professa protestante, il 31,6 di religione cattolica, mentre vi sono minoranze
di musulmani ed ebrei. Il secondo gruppo etnico è quello dei turchi, ve ne sono
poco più di 2 milioni. Dal 2003 il Paese è impegnato in un piano di riforme del
sistema fiscale e del mercato del lavoro, ma dallo scorso anno si registra una
situazione difficile per l'economia, con bassi consumi e un’altissima
disoccupazione, che ha fatto registrare più di 5 milioni e 200 mila persone
senza lavoro. È stato San Bonifacio, vescovo e martire, ad avere iniziato,
nell’VIII secolo, l’evangelizzazione
delle popolazioni germaniche. A lui si deve la costruzione della celebre
Abbazia di Fulda, dove è sepolto. Nel XVI secolo nella Chiesa tedesca ha inizio
con Martin Lutero, lo scisma protestante. Ne nascono
guerre e rivoluzioni sociali, poi, nel 1555, nell’allora Germania divisa tra
principi cattolici e principi protestanti, la pace di Augusta sancisce la regola del cuius regio eius religio, ossia il riconoscimento ai
principi della libertà di scegliere per sé e per i propri sudditi la religione
da professare. La Chiesa
cattolica annovera oggi in Germania 12.310 parrocchie e 7
province ecclesiastiche. Tra diocesi e arcidiocesi, Ordinariato Militare ed
Esarcato apostolico per i fedeli ucraini di rito bizantino, si contano 29
circoscrizioni ecclesiastiche. Sono 108 i vescovi, censiti al primo giugno di quest’anno, che negli
ultimi decenni hanno dato vita a documenti sulla catechesi, la dottrina
sociale, i mutamenti antropologici, ed hanno avviato iniziative pastorali sul
diritto di asilo, la difesa della festività domenicale, l’aborto, le nuove
sfide della bioetica, i rapporti con le minoranze religiose. La Conferenza
episcopale è invece intervenuta, in questi anni, sul tema della memoria
storica, in particolare sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla responsabilità
tedesca nell’Olocausto, nel riavvicinamento con i popoli dei Paesi vicini, nel
processo di unificazione e nel sostegno al ruolo del Paese nel cammino
dell’Unione Europea. Ultimamente la Chiesa tedesca ha dovuto poi affrontare,
oltre alle difficoltà causate dal calo della pratica religiosa e delle
vocazioni, diversi problemi legati alla famiglia e alla cura pastorale dei
divorziati risposati. Significativi, nel cammino ecumenico, sono stati alcuni
documenti pastorali comuni, la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della
giustificazione, le considerazioni condivise in materia etica e sociale e la
celebrazione unitaria della Giornata ecumenica della Chiesa nel 2003.
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IMPORTANTE GESTO DI BENEDETTO
XVI PER L’AIUTO ALLO SVILUPPO DEI PAESI
PIU’ POVERI: IN
SUO NOME, IL CARDINALE MARTINO, PRESIDENTE DI GIUSTIZIA E PACE, ACQUISTERA’
DOMANI A LONDRA
(AIUTO
FINANZIARIO INTERNAZIONALE PER LE VACCINAZIONI),
INIZIATIVA GARANTITA DA VARI GOVERNI DEL MONDO
Dando seguito ad un progetto presentato dal Cancelliere
dello Scacchiere britannico Gordon Brown nel Convegno su “Povertà e globalizzazione:
finanziamenti per lo sviluppo” del Pontificio Consiglio della Giustizia e della
Pace (luglio 2004), domani a Londra verranno messe in
vendita le obbligazioni (bonds) dell’IFFIm (International Financing Facility for Immunisation),
la prima delle quali verrà acquistata nella capitale londinese a nome del Santo
Padre dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero vaticano
che fin dall’inizio ha fortemente appoggiato l’iniziativa.
Lo rende noto un comunicato di Giustizia e Pace, in cui si
afferma che “le obbligazioni, acquistabili da chiunque - istituzioni,
organizzazioni e privati - sono garantite da vari governi, quello britannico
prima di tutti ma non solo, i quali pagano gli
interessi e rimborsano l’ammontare delle obbligazioni stesse alla scadenza,
mentre l’importo degli acquisti andrà direttamente alle popolazioni più bisognose,
in particolare dei bambini, per vaccinazioni su larga scala. Il gesto di
Benedetto XVI, reale e simbolico al tempo stesso, manifesta il pieno sostegno
della Santa Sede ad un’iniziativa, che con ampia garanzia internazionale
produrrà immediati e diretti vantaggi nel campo degli aiuti allo sviluppo,
procurando nuovi finanziamenti con specifiche e quanto mai urgenti finalità:
basti pensare all’importanza delle vaccinazioni di massa per la prevenzione
delle pandemie nuove e di quelle che sembravano ormai debellate e invece rinascenti, come poliomielite, malaria, tubercolosi ecc. In
72 Paesi del mondo sarà salvata la vita di 10 milioni di persone, tra cui 5
milioni di bambini, entro il
“L’IFFIm – prosegue il comunicato
- pur impegnando i governi che garantiscono come già detto l’operazione
finanziaria, prescinde totalmente dall’ODA (Official Development Assistance), cioè da quello 0,7 per cento del PIL (Prodotto Interno Lordo) che
i governi stessi hanno promesso solennemente 36 anni fa di destinare agli aiuti
internazionali per lo sviluppo. Mentre ne denuncia la scarsa attuazione a tutt’oggi (sono ancora una minoranza volenterosa i governi
che hanno mantenuto completamente la promessa) – conclude il comunicato del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - costituisce uno stimolo a tenere fede agli impegni assunti, pena – come più volte
ammonito dal Santo Padre – l’esplodere di
quella “collera dei poveri”, i troppi Lazzaro che raccolgono le briciole
dalle mense dei ricchi Epuloni”.
RINUNCIA
Il
Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi
di Galveston-Houston, negli Stati Uniti, presentata
da mons. Vincent M. Rizzotto,
per raggiunti limiti di età.
SI
SPESE PER LA GENTE DEL BRASILE CON AMOREVOLE DEDIZIONE E RESE CON UMILTÀ
INNUMEREVOLI SERVIZI ALLA CHIESA: È QUANTO HA FATTO PADRE MARIANO
DE LA
MATA APARICIO, RELIGIOSO AGOSTINIANO BEATIFICATO IERI IN BRASILE
Ieri, nella cattedrale brasiliana di San Paolo, il
prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins,
ha presieduto il rito di beatificazione del padre agostiniano Mariano de la
Mata Aparicio. Nella sua omelia il porporato ha sottolineato,
in particolare, l’amoroso servizio che il religioso rese
alla Chiesa e l’assistenza donata a tante persone. Il servizio di Tiziana Campisi:
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“Povero con i poveri, umile con i
bambini e sensibile con i malati e gli anziani”: questo era padre
Mariano de la Mata Aparicio, religioso agostiniano
vissuto nel secolo scorso che lasciato il suo Paese, la Spagna, si spese con
immensa generosità per la gente del Brasile. Il cardinale José
Saraiva Martins, nella sua
omelia, ne ha descritto la personalità additandolo come segno visibile della
speranza, che ciascuno deve coltivare, di raggiungere la pienezza nell’Amore di
Dio al termine del percorso terreno. “Misericordioso con i penitenti, puro di
cuore, pacifico nella comunità dei religiosi agostiniani e nella sua famiglia”,
superava “le difficoltà con la preghiera e il sacrificio, rivolgendosi alla
Vergine Maria”, ha detto di padre Mariano il cardinale Saraiva
Martins. Il porporato ha voluto pure ricordare che la
speranza di raggiungere la perfezione nella vita eterna aiuta l’uomo a
purificarsi. Aiuto che giunge anche dai santi di tutte le epoche, che, come
tutti gli uomini, hanno avuto difetti e sono stati fragili e peccatori, ma che
sono stati forti e santi in Dio. “La fragilità dei santi - ha spiegato il
cardinale Saraiva Martins -
viene in nostro aiuto anche perché ci mostra il cammino attraverso cui possiamo
uscire dal peccato e iniziare a vivere sin da adesso, e dopo senza fine, una
vita di intimità con il Padre come unica e autentica alternativa a una vita
ingiusta e malvagia”. “I santi sperimentarono le nostre stesse difficoltà” ha
concluso il porporato – ma seppero vincere le
tentazioni del maligno e, con la grazia di Dio, vissero le beatitudini”.
Imitando il loro identificarsi in Gesù Cristo anche noi, grazie alla
moltitudine di intercessori, che già vedono Dio, possiamo chiedere al Signore
di imprimersi nel nostro cuore come sigillo, perché forte come la morte è
l’amore, ma sopravvive ad essa.
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I DIRETTORI DELLA PASTORALE DEL TURISMO IN EUROPA
A
CONVEGNO IN VATICANO
-
Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -
È iniziata oggi a Roma la
Riunione dei 16 Direttori Nazionali della Pastorale del Turismo in Europa
indetta dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Presso la sede del dicastero, a piazza San Calisto, i
direttori nazionali, presenteranno un breve rapporto sulle loro attività.
Interverranno anche i rappresentanti di alcuni Dicasteri e Organismi della
Curia Romana, l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione
Mondiale del Turismo (OMT), nonché il responsabile dell’Ufficio per il tempo
libero e lo sport del Vicariato di Roma. La Riunione giunge a due anni
dall’ultimo Congresso Mondiale di Pastorale del Turismo, a Bangkok, in Thailandia, in cui apparve con tutta evidenza, fra l’altro,
che il turismo può influire positivamente sull’incontro e la concordia fra i
popoli. Tema dell’incontro gli aspetti pastorali del turismo come realtà
trasversale. Al microfono di Giovanni Peduto, il segretario del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo
Agostino Marchetto, spiega proprio cosa vuol dire guardare al turismo come
realtà trasversale:
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R. - Il turismo è realtà
trasversale in quanto concerne vari ambiti e influisce su altri settori della
vita non in modo circostanziale o temporaneo, insomma ne condiziona e causa lo
sviluppo stesso. Pensiamo al contesto culturale, sociale, economico, umano.
Solo per portare alcuni esempi della sfera economica, guardiamo l’influenza del
turismo su trasporto, commercio, costruzioni, artigianato, servizi legati
all’intrattenimento, ecc. Trasversalità v’è anche nella pastorale specifica del
turismo, che sempre più dovrà dilatare il suo impegno, integrata anche nella
pastorale ordinaria, in settori come la famiglia, la scuola, i giovani, la
promozione sociale, la giustizia e la pace, la gestione dei beni culturali. Non
può mancare oggi l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, mentre si auspica il
dialogo fra la Chiesa locale d’origine e d’arrivo dei turisti per un’efficace
loro assistenza spirituale, cristiana.
D. – È realistico parlare di
una pastorale del turismo?
R. – Nell’ambito della mobilità
umana, di cui questo Pontificio Consiglio ha la sollecitudine pastorale
partecipata dal Santo Padre, il turismo rappresenta il settore più vasto
numericamente, bisognoso quindi, come del resto le altre realtà dove è presente
l’uomo, di attenzione pastorale umana e cristiana. Compito della Chiesa è quello
di assicurare una presenza, attenta a chi visita, a chi riceve e a chi lavora
in questo ambiente. È importante cioè, per es., che i turisti prima del viaggio, si preparino per essere
rispettosi della realtà culturale, sociale e religiosa che visiteranno.
Auspichiamo altresì che le Università cattoliche e gli Istituti specializzati
entrino nell’area del turismo come fermento, fonte di pensiero e azione religioso-pastorale-artistico-culturale.
Pensiamo pure a quanti danni sono provocati alle realtà locali e alle risorse
ambientali da un turismo irresponsabile e disattento. E poi v’è da contrarrestare un turismo che arriva a sfruttare perfino
l’uomo, specialmente donne e bambini. Discuteremo anche a proposito del ruolo
della Chiesa locale e delle comunità di accoglienza, affinché si mostrino ospitali
verso le persone e attive nella gestione, protezione e valorizzazione del loro
patrimonio religioso e artistico.
D. – Vuole quantificarci il
fenomeno del turismo in base ai dati a vostra conoscenza?
R. – Il numero dei turisti
internazionali in Europa è stato di 441 milioni di persone, nell’anno 2005.
Mondialmente si passano gli 800 milioni. La regione Europea, con maggior
affluenza di visitatori, è quella Meridionale, con circa 158 milioni di turisti
internazionali. Dei dieci Paesi che nel mondo ricevono il maggior numero di
turisti, sei sono europei, cioè Francia, Spagna, Italia, Regno Unito, Germania
e Austria. Considerevole il numero di quanti sono impiegati nel turismo a
livello mondiale, vale a dire più di 200 milioni di salariati, il maggior
numero - si dice - di impiegati in un settore economico. Questo è anche uno
degli indici del fenomeno della globalizzazione.
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SOLIDARIETA’
E RISPETTO DELL’UOMO, VALORI COMUNI CHE PERMETTONO L’INCONTRO TRA FEDI
DIFFERENTI. IL TEMA AL CENTRO DEL SECONDO GIORNO DI LAVORI
AL
MEETING INTERRELIGIOSO GIOVANILE IN CORSO AD ASSISI
-
Interviste con alcuni giovani -
E’ il rispetto della dignità umana, in qualsiasi parte del
mondo, la cifra di partenza per un reale confronto tra culture e religioni
diverse. Lo ha affermato stamattina, ad Assisi, l’arcivescovo
Pierluigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo
interreligioso. Il dicastero vaticano è il promotore dell’incontro che da ieri
e fino a domani, vede un centinaio di giovani di credo differenti interrogarsi
sul valore del dialogo, nella città francescana che ne è l’icona per
eccellenza. Il servizio del nostro inviato ad Assisi, Alessandro De Carolis.
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Come si fa a condividere a livello pratico un valore
ideale tra due o più realtà culturali e religiose profondamente differenti
l’una dall’altra? Qual è il piano sul quale può avvenire l’incontro, anche
quando tutti vogliono la stessa cosa, ad esempio la pace? La domanda ha una
risposta meno scontata di quel che potrebbe suggerire la teoria, giacché a
qualsiasi latitudine il pregiudizio, anche violento, spesso rende complicato e
talvolta impedisce del tutto un confronto sereno. Questa domanda ha coinvolto i
105 ragazzi e ragazze che da ieri partecipano, nella città di Assisi, al primo
meeting per giovani di diverse religioni, organizzato dal Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso, sullo sfondo dello storico incontro
di preghiera convocato qui, 20 anni fa, da Giovanni Paolo II.
Ad instradare il
dibattito ci ha pensato Kathryn Lohre,
luterana evangelica statunitense, membro del Consiglio Mondiale delle Chiese
(WCC). Prendendo spunto dal brano del Vangelo in cui la donna cananea “strappa” quasi a Gesù il miracolo della guarigione
per sua figlia,
R. - I THINK THAT…
Penso sia giusto dire che sono stati individuati nel
passato dei valori comuni: compassione, amore, pace nella giustizia, la dignità
di ogni essere umano, il servizio ai nostri vicini e così via. Vogliamo
continuare ad individuare questi valori, lavorando insieme. Saranno documentati
nel nostro servizio comune al mondo. Come giovane donna cristiana mi sforzo
continuamente di seguire l’esempio di Gesù Cristo nel servire.
Lo scambio di impressioni seguito alla relazione della Lohre è stato animato con molta schiettezza dalla giovane
platea. “Siamo esseri umani, qui, non religioni”, ha esclamato un ragazzo
cattolico, asserendo che su questo piano di umanità è possibile conoscersi e
rispettarsi anche a livello spirituale. Incisivo anche l’intervento di un
giovane ebreo, interessato a che il dialogo interculturale e religioso non
escludesse l’aspetto sociale e politico.
Tra poco, il custode del Sacro Convento, padre Coli,
introdurrà i partecipanti alla spiritualità del Santuario, quindi i giovani si
riuniranno in gruppi per redigere il messaggio conclusivo dell’incontro e preparare
il momento di intrattenimento che verrà proposto
stasera nella Sala Papale, sede degli incontri. Ieri pomeriggio, intanto, erano
stati i rappresentanti dei Movimenti ecclesiali - da Sant’Egidio,
ai Focolari a Comunione e Liberazione - testimoniare del progressivo dinamismo
prodotto in questi anni dall’ormai celebre “spirito di Assisi”. Spirito che
sempre ieri, al tramonto, ha preso la forma di un pellegrinaggio: nei loro
giubbotti o sari, caftani o jeans, affiancati
insieme, i giovani si sono avviati dalla Basilica francescana alla Chiesetta di
San Damiano, fino al Santuario di Rivotorto per
pregare, conoscersi e riflettere sul fatto che già 800 anni fa un giovane,
Francesco di Assisi, aveva intuito che l’amore e l’accoglienza sono sostantivi
di un linguaggio universale.
Da Assisi, Alessandro De Carolis,
Radio Vaticana.
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Durante l’incontro di Assisi, sono state presentate dai giovani alcune esperienze di solidarietà interreligiosa.
Al microfono di Alessandro De Carolis ecco quella di Tarsisius Erlip Uitarsa, 22.enne cattolico
indonesiano:
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R. - Noi abbiamo fatto l’esperienza della solidarietà
interreligiosa realizzando una scuola della pace, scuola dove raccogliamo i
bambini musulmani e anche cristiani. In questa scuola li aiutiamo ad imparare a
scrivere e leggere e ci prendiamo cura di loro. Insegniamo ai bambini i valori
della vita: la pace, la solidarietà, a creare un clima di fraternità tra di loro. Per esempio noi alla fine del mese del Ramadan
facciamo una festa con i bambini musulmani e poi, viceversa, a Natale, loro
vengono a festeggiare con noi. Questo ci aiuta a creare un clima di fraternità tra di noi.
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E sulla capacità di interazione tra i giovani del meeting,
ecco l’impressione ricavata da Paolo, giovane di Comunione e Liberazione:
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R. – Come prima impressione posso dire di aver trovato una
grande disponibilità da parte di tutti a comunicare con semplicità quella che è
la specificità della fede di ciascuno. Il momento iniziale di preghiera e di
accensione della fiaccola, da questo punto di vista, simbolicamente, è stato
molto, molto significativo. Oltre a questo, mi sembra che si sia sottolineato
molto bene come il dialogo tra le varie religioni non prescinda
dall’affermazione della comunicazione della propria identità, ma anzi richieda
che ci siano tante persone che, singolarmente, come
sta avvenendo qui ad Assisi, tra noi giovani, vadano liberamente gli uni
incontro agli altri, per comunicare ciascuno quella che è la propria fede, per
trovare – e questo lo dico anche da cattolico – e per poter verificare
continuamente nell’incontro con l’altro, il contenuto, la verità della propria
fede, e poter vedere e valorizzare, come diceva anche San Paolo, quegli aspetti
di verità che uno può incontrare, e che incontra sempre, anche nelle esperienze
di fede diverse dalla propria.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - "Immediata ripresa di un
negoziato diretto, serio e concreto": Benedetto XVI segue con viva
preoccupazione le notizie sul grave deteriorarsi della situazione nella Striscia
di Gaza ed invita le autorità israeliane e palestinesi ad
adoperarsi per far cessare lo spargimento di sangue.
L'udienza del Papa ai partecipanti alla Plenaria
della Pontificia Accademia delle Scienze. Non vi è conflitto - ha sottolineato
il Santo Padre - tra la Provvidenza di Dio e l'iniziativa umana.
Servizio estero - In evidenza l'Iraq: condannato a
morte Saddam Hussein. S'attende
ora la decisione della Corte d'appello.
Servizio culturale - Un articolo
di Vittorino Grossi dal titolo "Uno studio continuo e rinnovato
sulla Tradizione": il "Nuovo dizionario patristico e di antichità
cristiane".
Servizio italiano - In rilievo il tema della
finanziaria.
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6 novembre 2006
SI
PARLA DI PIU’ DI 50 MORTI IN SEI GIORNI PER
L’OPERAZIONE ISRAELIANA
NELLA STRISCIA DI GAZA, MENTRE
HAMAS E AL-FATAH ANNUNCIANO L’ACCORDO
SU UN
GOVERNO UNITARIO. IERI L’APPELLO DEL PAPA PER UN “NEGOZIATO DIRETTO,
SERIO E CONCRETO” PER IL MEDIO ORIENTE
- Con
noi padre Pierbattista Pizzaballa
e l’on. Antonio Tajani -
Due palestinesi, di cui uno era un ragazzo di 15 anni,
sono rimasti uccisi nella Striscia di Gaza, in seguito a raid aerei israeliani.
Lo studente era con altri 9 compagni, di età compresa fra cinque e 13 anni,
rimasti feriti. Il furgoncino che li trasportava e' stato colpito da un
velivolo israeliano che faceva fuoco contro miliziani impegnati a lanciare un
razzo verso il vicino Neghev.
Ci sono poi nelle ultime ore altri feriti palestinesi:
5 colpiti dal raid aereo israeliano nel nord della Striscia di Gaza e due
poliziotti colpiti dall'artiglieria israeliana in Cisgiordania. Il servizio di
Fausta Speranza:
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Tutto ciò al sesto giorno dell'operazione militare
israeliana “Nuvole autunnali”, lanciata fra Beit Hanun e Beit Lahya,
per far cessare i lanci di razzi palestinesi. L'agenzia Ramattan
calcola che nell’operazione siano rimasti uccisi complessivamente 51
palestinesi e feriti 300. Secondo la radio israeliana, il coprifuoco nella
città di Beit Hanun è stato
revocato. Un portavoce militare a Tel Aviv aggiunge che, malgrado
i combattimenti, sono entrati ieri a Gaza dal valico commerciale di Karni 185 camion di cibo e forniture mediche. La stampa
israeliana lascia trapelare la sensazione che l'operazione stia volgendo al termine.
Guardando, invece, alla stampa palestinese, sembra che Hamas ed al-Fatah siano riusciti
a trovare una formula che consente la costituzione di un governo unitario. Non
dovrebbe essere guidato da Ismail Haniyeh
(Hamas),
ma non è stata ancora resa nota l’identità del nuovo premier e dei
ministri. Stasera dovrebbe essere annunciato il nome del premier. Si legge che Hamas ha bisogno di tempo in quanto, mentre prosegue la
massiccia incursione israeliana, non è possibile convocare la Shura, ossia il
Consiglio di figure religiose che indirizza la sua linea politica.
Ieri il Papa ha espresso la sua preoccupazione per il
crescente deteriorarsi della situazione nella striscia di Gaza e per le
conseguenze sui civili. Ascoltiamo in proposito padre Pierbattista
Pizzaballa, Custode di Terra Santa:
R. – La situazione a Gaza ormai da molto tempo, non certo
recentemente, è drammatica, a causa della chiusura ermetica dei territori,
della disoccupazione altissima, del caos e dell’anarchia che regna all’interno
dell’ammini-strazione palestinese. In questi ultimi giorni caratterizzati da
grande violenza che ha causato tante vittime e morti,
l’appello del Papa ci richiama tutti ad un forte senso di responsabilità. Un
messaggio rivolto soprattutto ai governanti – come abbiamo ascoltato – affinché
intervengano per fare tutto il possibile per mettere da parte gli odii atavici
e lavorare per il bene comune, per il bene di tutta la popolazione e quindi per
il bene di tutti. E’ un richiamo alto al senso della responsabilità, che sembra
mancare in questo periodo.
D. – Le conseguenze sui civili, sono sempre le peggiori in
questa situazione?
R. – Sì, la situazione è molto difficile e con difficoltà
riescono ad arrivare i viveri, la disoccupazione – lo ripeto ancora una volta –
è altissima e gli stipendi da molti mesi non si pagano. Si tratta, quindi, di
molte cose messe assieme, che si uniscono anche alla lotta fratricida tra al-Fatah e Hamas, i diversi
gruppi e le diverse fazioni. Tutto questo ha creato una situazione drammatica,
dove proprio i poveri e soprattutto la gente semplice paga veramente un prezzo
altissimo e di grande povertà.
D. – Padre Pizzaballa, se la
sente di commentare l’annuncio dell’accordo per un governo di unità nazionale
palestinese e dunque, in qualche modo, un passo indietro da parte di Hamas?
R. – Non è la prima volta che fanno questo annuncio. In
questi ultimi mesi abbiamo assistito a molti annunci, a molte promesse, a molte
dichiarazioni. Penso che prima di fare qualsiasi commento bisogna vedere
realmente quale sarà l’applicazione sul territorio. Spero che questa
pacificazione sia reale e che venga dimostrata dalla
vita nei Territori. Al momento si tratta solo di promesse.
D. – Padre, l’appello del Papa era rivolto a tutti quanti possano svolgere un ruolo di responsabilità. Secondo lei la
Comunità internazionale, ancora una volta, come può essere chiamata in causa?
R. – Io sono convinto, e l’ho sempre detto, che la
Comunità internazionale abbia un ruolo determinante
nella soluzione del conflitto e soprattutto nel richiamare israeliani e palestinesi
ad un senso maggiore di responsabilità. La Comunità internazionale non può
soltanto assistere o creare forme di embargo in questa situazione che si appesantisce
ancora di più per la popolazione, ma dovrebbe esercitare delle grandi pressioni
politiche, economiche – non sono certo io l’esperto per dire esattamente quali
– affinché le autorità locali prendano in mano la situazione e non la lascino degenerare in questo modo.
D. – Padre, tutto quello che sta accadendo in Iraq ha
aperto un capitolo in più nel Medio Oriente?
R. – Sicuramente sì. Ha creato, che questo piaccia o no e quale che siano le proprie posizioni, molto
rancore all’interno della popolazione araba e in tutto il mondo mediorientale.
Questo è un dato oggettivo. Ha creato una situazione ancora più difficile.
Tra gli attori della Comunità internazionale, pensiamo
anzitutto all’ONU e agli Stati Uniti, prima potenza mondiale. Ma c’è anche
l’Europa che, pur non essendo e non volendo essere potenza militare, svolge un
ruolo. Ci spiega quale l’onorevole Antonio Tajani,
relatore per il Parlamento europeo sulle questioni mediorientali:
R. – L’Europa deve assumersi una sempre maggior
responsabilità nell’area del Medio Oriente. Deve essere esportatrice di pace in
un territorio, qual è il Libano, qual è Israele e qual è la Palestina. Deve
lavorare per dar vita ad uno Stato israeliano libero e sicuro, per uno Stato
palestinese altrettanto libero e sicuro e per un Libano libero da interferenze esterne.
L’Europa deve continuare la sua azione di dialogo e la sua azione anche di convincimento
nei confronti di Israele, ma anche nei confronti dei palestinesi, supportando i
palestinesi moderati e supportando i palestinesi cristiani, perché si possa
arrivare ad una soluzione pacifica, in cui il dialogo possa
prevalere. Io credo che il ruolo dei cristiani in quell’area
sia fondamentale. Ecco perché noi dobbiamo difendere i diritti dei cristiani
libanesi, così come dobbiamo difendere e supportare i diritti dei cristiani
palestinesi. E questo perché le popolazioni di religione cristiana possono dare
un contributo importante per il dialogo e per una soluzione positiva di una
crisi, che si fa ogni giorno più intricata.
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LA
VIVA MEMORIA NEL VICENTINO DI EUROSIA FABRIS IN
BARBAN
BEATIFICATA
IL SEI NOVEMBRE DELLO SCORSO ANNO
-
Intervista con la pronipote Maria Carla Piccolo -
Un anno fa, il sei novembre
2005 veniva effettuata in Italia la prima beatificazione fuori Roma
dell’attuale pontificato: si trattava di Eurosia Fabris
in Barban, elevata all’onore degli altari a Vicenza
in una splendida giornata autunnale. Aveva lasciato in tutto il vicentino una
memoria indelebile con la sua vita semplice ed umile (nata nel 1866 e morta nel
1932), tutta dedita alla famiglia: fu madre di nove figli, di cui tre sacerdoti
e una suora clarissa, accogliendone poi altri tre in adozione di cui uno fu
religioso francescano. Per un’approfondita conoscenza della vita di questa
mamma meravigliosa invitiamo a leggere la biografia di recente pubblicazione
della Dehoniana Libri dal titolo Beata Mamma Rosa di Bernardino Angelo Barban,
con la presentazione del vescovo di Vicenza, Cesare Nosiglia
e l’introduzione di padre Gianluigi Pasquale, pronipote della Beata. Il libro è
stato anche presentato in omaggio a Benedetto XVI.
Restando sempre nella numerosa
discendenza della Beata, Giovanni Peduto ha intervistato un’altra pronipote,
Maria Carla Piccolo, chiedendole quale ricordo le hanno trasmesso della Beata
Eurosia sua bisnonna:
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D. - Me l’hanno sempre
descritta come una donna profondamente unita a Gesù, in un’intensa esistenza
cristiana forgiata di preghiera e carità. Mamma Rosa, come la chiamavano tutti,
allargò gli spazi del suo cuore dolce e puro rendendo la propria vita e quella
di chi la incontrava intrisa di felicità e fiducia incrollabile nella Divina
Provvidenza.
D. – Come estrinsecò il suo
carisma, la sua santità?
R. - Fu particolarmente devota
allo Spirito Santo, attratta dall’adorazione eucaristica, confidente nell’aiuto
immancabile della Vergine Maria, costantemente in preghiera per le anime del
Purgatorio. Ella capì che vivere cristianamente è la più bella e semplice avventura che si possa scegliere
per la propria storia personale, un’avventura di ‘pace e bene’.
Sposa modello e mamma encomiabile, era anche sarta e trovava il tempo per fare
il catechismo nella propria parrocchia di Marola, in
provincia di Vicenza. Seguì pure fedelmente
D. – E il suo messaggio alle
donne di oggi?
R. – Mamma Rosa, la quale ebbe
nove figli suoi, tre in adozione e le due orfanelle del marito, ci ricorda, e
ne abbiamo sempre bisogno, che la vita è un dono affascinante e inestimabile
del Signore, e questo soprattutto oggi in cui si fa in tanti modi violenza alla
vita già dal seno materno. Ci ricorda anche, attraverso il suo fattivo aiuto
alle vocazioni sacerdotali, il valore di incoraggiare i propri figli a seguire
la chiamata di Dio, diventando sacerdoti oppure religiosi a servizio del Regno.
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6 novembre 2006
ASSASSINATI NELLA NOTTE IN MOZAMBICO, DURANTE UNA RAPINA ALLA MISSIONE
GESUITA DI ANGONE, NELLA PROVINCIA DI TETE, IL PADRE BRASILIANO,
WALDYR DOS SANTOS, E LA VOLONTARIA PORTOGHESE, IDALINA NETO GOMES
ANGONE. = Il padre gesuita Waldyr
dos Santos, 69 anni, brasiliano, e la volontaria
portoghese Idalina Neto Gomes,
30 anni, dell'associazione “Laici per lo sviluppo”, sono stati assassinati
nella notte in Mozambico da uomini armati non ancora identificati, nel corso di
una rapina alla missione gesuita di Angone, nella
provincia di Tete. Lo riferisce una nota della
Compagnia di Gesù, secondo cui nell'attacco sono rimasti feriti anche il padre
Mario J. de Almeida, portoghese di 37 anni, e il
Fratello José Araujo de Andrade,
76 anni, mozambicano. Gli assalitori sono poi fuggiti
a bordo delle auto della comunità. (R.M.)
AGGREDITO
NELLA CATTEDRALE DI CITTÀ DEL MESSICO, DA SIMPATIZZANTI
DEI
MOVIMENTI POPOLARI RADICALI, L’ARCIVESCOVO DELLA CITTÀ,
IL
CARDINALE NORBERTO RIVERA CARRERA
CITTA’ DEL MESSICO. = Aggredito ieri a Città del Messico,
da un gruppo di simpatizzanti dei movimenti popolari radicali, il cardinale
Norberto Rivera Carrera,
arcivescovo della città e primate del Messico. Durante la campagna politica in
occasione delle presidenziali del 2 luglio scorso, il porporato era stato già
aggredito da gruppi vicini al Partito della Rivoluzione Democratica, che
sostenevano la candidatura di Andrés Manuel López Obrador, battuto poi da Felipe Calderón. A questa nuova
aggressione, avvenuta durante l’omelia della Messa di mezzogiorno nella
Cattedrale metropolitana, hanno partecipato circa 80 persone, tra studenti e
militanti di ONG. E’ stato necessario l’intervento del personale di sicurezza
per ristabilire l'ordine fra i manifestanti che, con i volti dipinti di rosso,
hanno insultato il porporato. Come riferisce l’agenzia Zenit, motivo
dell’aggressione sarebbero state le dichiarazioni del cardinale Rivera Carrera, che aveva ritenuto necessario l’uso della Polizia federale
preventiva (PFP) a Oaxaca, teatro da maggio di manifestazioni di protesta da parte di 70
mila insegnanti che chiedono aumenti salariali. Una
protesta che si è allargata all'Assemblea del Popolo della città (APPO), che
riunisce 200 organismi sociali, trasformandosi in rivolta e richiesta di dimissioni del
governatore Ulises Ruiz. L’ultimo fine settimana di ottobre gli scontri con le forze
dell’ordine sono costati la vita a 3 persone, mentre ieri le proteste sono
continuate in modo pacifico. Intanto, sempre nella capitale messicana,
si sono verificate nella notte esplosioni simultanee
di ordigni rudimentali, una delle quali contro una sede del Partito
Rivoluzionario Istituzionale (PRI). Negli attacchi, che hanno avuto come
obiettivi anche una banca e la sede del Tribunale elettorale, non vi sono stati
feriti. Secondo il PRI, le esplosioni sono state portate a termine da gruppi
interessati a destabilizzare il Paese prima
dell’insediamento di Felipe Calderón,
previsto per il prossimo primo dicembre. Era stato proprio il Tribunale
elettorale a stabilire lo scorso settembre, dopo una polemica di due mesi, la
vittoria, con appena lo 0,57 per cento di scarto, del candidato della destra
del Partido Accion Natural.
IL
FUTURO DEL PROTOCOLLO DI KYOTO AL CENTRO DELLA CONFERENZA ANNUALE DELL’ONU SUI
CAMBIAMENTI CLIMATICI,
CHE HA
PRESO IL VIA OGGI A NAIROBI, IN KENYA
- Il
servizio di Andrea Cocco -
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NAIROBI. = Si apre all’insegna dell’Africa la Conferenza
annuale dell’ONU sui cambiamenti climatici, che ha preso il via oggi a Nairobi.
A partecipare, oltre 6 mila delegati di governi di tutto il mondo, personale
delle Nazioni Unite e rappresentanti delle ONG. Tema centrale delle
discussioni, che proseguiranno fino al 17 novembre, il futuro del Protocollo di
Kyoto, che prevede un taglio del 5 per cento delle
emissioni di gas serra da parte dei Paesi industrializzati, considerando la
loro maggiore responsabilità sugli attuali livelli di inquinamento atmosferico.
La scelta di Nairobi come sede dell’evento non è certo casuale: quello africano
è un continente tra i più minacciati dai cambiamenti climatici in atto.
Siccità, carestie, alluvioni. Il surriscaldamento climatico generato dalle
emissioni di gas serra sta avendo effetti più rapidi di quanto si pensasse, sostengono diversi studi presentati alla vigilia
della Conferenza. E per rendersene conto basta andare a pochi chilometri dalla
capitale kenyota, sul monte Kylimangiaro,
dove le nevi che lo ricoprono potrebbero scomparire nel giro di dieci anni. Per
questo, a Nairobi le numerose delegazioni dei Paesi in via di sviluppo
chiederanno ai Paesi industrializzati di mantenere gli impegni presi con la
firma del Protocollo di Kyoto. In primo luogo, quello
di ridurre del 5 per cento entro il 2012 le emissioni di gas serra prodotte da
industrie, macchine, consumo di energia elettrica, e prevedere tagli ancora più
consistenti nel periodo successivo. Poi, lo stanziamento di ingenti fondi ai
Paesi più poveri per fare fronte ai disastri ambientali già in atto.
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OGGI,
GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA PREVENZIONE DELLO SFRUTTAMENTO
DELL'AMBIENTE NELLE GUERRE E NEI CONFLITTI
ARMATI
NEW YORK. = “Oltre a causare sofferenze umane, le guerre
sono devastanti anche per l’ambiente”: così, il segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan,
nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale per la prevenzione dello
sfruttamento dell'ambiente nelle guerre e nei conflitti armati. Di questo fenomeno
sono “tragiche testimonianze”, nel recente conflitto tra Israele e Hezbollah,
“la perdita in mare di circa 15 mila tonnellate di petrolio dalla centrale di Jiyyeh”, oppure “il degrado ambientale, la competizione per
le risorse e i cambiamenti climatici regionali”, che “rappresentano le cause
primarie dell’insicurezza alimentare e del conflitto in Darfur”,
nel Sudan. Annan non dimentica l’Iraq, dove “il
prosciugamento della palude del delta del Tigri e dell'Eufrate negli anni ‘80 e
‘90 è un esempio di come un ecosistema sia stato preso di mira deliberatamente
per raggiungere fini politici e militari”. “Le parti in un conflitto – ricorda
il segretario generale dell’ONU – sono tenute al rispetto degli accordi
internazionali”, che “hanno una rilevanza ambientale e che vietano, per
esempio, la distruzione deliberata di terreni agricoli”. “La legislazione
contemporanea ignora le conseguenze ambientali delle guerre – conclude Annan – ed è ora che gli accordi internazionali su guerra e
conflitti armati vengano rivisti per garantire la
copertura tanto dei danni all'ambiente intenzionali, quanto di quelli non
intenzionali”. (R.M.)
“DISCERNIMENTO
E PROCESSI INFORMATIVI, UNA RESPONSABILITÀ CONDIVISA”:
NE
DISCUTONO DA OGGI A OLBIA, IN SARDEGNA, I PARTECIPANTI ALLA
46.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CISM,
LA
CONFERENZA ITALIANA SUPERIORI MAGGIORI
- A
cura di padre Egidio Picucci -
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OLBIA. = “Discernimento e processi informativi, una
responsabilità condivisa”: con questo tema, prende il via questo pomeriggio a
Olbia, in Sardegna, la 46.ma Assemblea generale della
Conferenza italiana superiori maggiori (CISM). L’incontro, cui partecipano 150
religiosi tra superiori maggiori e formatori, intende offrire ai responsabili
della formazione quattro interrogativi fondamentali su cui riflettere: quali
sono le aspettative delle nuove generazioni che si avvicinano agli istituti con
l’intenzione di farvi parte? Quali modalità di collaborazione vanno scelte per una efficace collaborazione tra superiori e formatori? Come
valutare i processi della scelta vocazionale, mettendo in risalto i fattori che
ne facilitano il consolidamento? Quali sono quelli che concorrono agli
abbandoni o alle dimissioni? L’apertura dell’Assemblea, che si concluderà il 10
dicembre, sarà presieduta dall’arcivescovo Paolo Romeo, nunzio apostolico in
Italia e nella Repubblica di San Marino, e da mons. Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio-Ampurias.
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AL VIA
OGGI A ROMA IL 14.MO CONVEGNO NAZIONALE ITALIANO DEI
CAPPELLANI DELLA POLIZIA DI STATO, SUL TEMA:
“VIVERE
L’AMORE DA TESTIMONI CREDIBILI DEL RISORTO”
ROMA. = “Vivere l’amore da testimoni credibili del
Risorto”: è il tema del 14.mo
Convegno nazionale italiano dei cappellani della Polizia di Stato, che prende
il via oggi a Roma fino a mercoledì. Come riferisce l’agenzia Sir, l’incontro è promosso dall’ufficio di Assistenza
spirituale al personale della Polizia di Stato, organismo del ministero
dell’Interno collegato alla Conferenza episcopale italiana (CEI). “Il tema
scelto – spiega mons. Giuseppe Saia, cappellano coordinatore nazionale della
Polizia di Stato – collega il nostro progetto pastorale all’enciclica di Benedetto
XVI ‘Deus caritas est’ e al percorso della
Chiesa italiana dopo Verona. La carità si lega al tema della giustizia e quindi
al servizio alla legalità reso dagli agenti di polizia”. E
aggiunge: “Approfondiremo come essere vicini a coloro che sono preposti a tale
compito, partendo da tre ambiti: il servizio professionale, la vita familiare,
la vita sociale”. In Italia, sono 86 i cappellani della Polizia di Stato
per 115 mila persone impegnate nella pubblica sicurezza. Nel 2007 si prevedono
110 cappellani distribuiti in 103 questure. (R.M.)
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- A cura di Amedeo Lomonaco ed Ada Serra -
In Iraq, tre soldati americani
sono stati uccisi da ribelli nella turbolenta Provincia di Al
Anbar. A Baghdad resta poi in vigore il coprifuoco,
il giorno dopo la condanna a morte dell’ex capo di Stato iracheno, Saddam
Hussein. La sentenza, definita dal presidente americano George Bush una “pietra miliare nel
cammino del popolo iracheno per sostituire un regime tirannico con uno Stato di
diritto”, è stata criticata da Unione Europea ed ONU. La pena capitale – avverte
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R. – Partiamo dal principio che la vita è un dono di Dio;
Dio ce l’ha data e Dio solo ce la può togliere. Noi
che facciamo la campagna per la vita diciamo sempre che deve esserci la
protezione della vita dal concepimento fino alla sua conclusione naturale.
Secondo anche quanto ha detto Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae, in questi tempi moderni la società ha tanti mezzi per
rendere inoffensivo qualcuno che ha commesso qualche crimine e, quindi, non c’è
bisogno della pena capitale. Saddam Hussein avrebbe potuto
essere deferito al Tribunale Penale Internazionale che non prevede la pena di
morte. Questa sentenza potrebbe aggravare ancora di più la situazione, già tragica,
di quel caro Paese che è l’Iraq.
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In Nicaragua i primi risultati ufficiali, ma ancora
parziali, delle presidenziali tenutesi ieri danno in testa il leader storico
del Fronte Sandinista, Daniel Ortega,
già presidente tra il 1985
e il 1990. In caso di vittoria di Ortega, il
Nicaragua aprirà un nuovo corso politico dopo tre governi di centro-destra.
Governi che, secondo diversi analisti, hanno contribuito a pacificare il Paese ma hanno fallito nel tentativo di avviare un processo
di crescita e di sviluppo economico. Il servizio di Luis
Badilla:
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Per ora, proiezioni e dati ufficiali parziali assegnano ad
Ortega oltre il 40 per cento delle preferenze, mentre
al suo diretto rivale, Eduardo Montealegre,
danno quasi il 33 per cento. Il terzo e il quarto candidato, insieme, avrebbero
raggiunto il 29 per cento dei voti. Anche se Ortega
dovesse scendere al di sotto del 40 per cento, il distacco con Montealegre gli consentirà ugualmente di vincere al primo
turno. L’arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo Brenes, ha chiesto prudenza sull’esito finale e ha
sottolineato come la cosa migliore da fare sia “attendere che il Consiglio superiore
elettorale dica chi ha ricevuto la maggioranza dei voti e non lanciarsi in
affermazioni avventate sulla base dei primissimi dati disponibili”. Sembra
comunque certo che in Nicaragua si stia per aprire una nuova fase politica con
molte incognite. Incognite che riguardano, in particolare, il rapporto tra
Nicaragua e Stati Uniti, da sempre ostili ad Ortega.
Oltre alle delicate questioni geopolitiche resta però ancora aperta la vera
ferita del Paese: l’estrema povertà di uno Stato ormai sfinito, con troppe
divisioni e disuguaglianze sociali, dove oltre il 50 per cento della
popolazione sopravvive con meno di un dollaro al
giorno, senza servizi igienici, assistenza sanitaria, lavoro e, a volte, senza
speranza.
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Cresce l’attesa, negli Stati Uniti, per il voto di medio
termine. A metà esatta del secondo mandato dell’amministrazione Bush, gli americani saranno chiamati domani ad eleggere i
435 membri della Camera, 33 dei 100 senatori e i governatori di 36 Stati su 50.
Si tratta dell’ultimo test prima delle elezioni presidenziali del 2008. La
consultazione prevede anche diversi referendum, tra cui quello relativo ad una
legge che proibisce le interruzioni volontarie di gravidanza nel sud Dakota.
In
Messico, gli inquirenti sospettano che dietro i tre attentati dinamitardi
avvenuti ieri sera quasi simultaneamente, a Città del Messico, ci siano gruppi di estrema sinistra. Al momento, non si ha
notizia di vittime. Le deflagrazioni hanno colpito il quartier
generale del Tribunale elettorale nazionale, la sede del Partito rivoluzionario
istituzionale, una delle maggiori formazioni dell’opposizione, e una banca. Nel
Paese, intanto, è ancora alta la tensione nello Stato di Oaxaca.
La crisi sociale nella regione, dove ieri più di 20 mila persone hanno
nuovamente manifestato per chiedere le dimissioni del governatore, è scoppiata
a maggio dopo le richieste, da parte degli insegnanti, di aumenti salariali. Il
governatore locale Ulises Ruiz,
accusato di corruzione, fa parte del Partito rivoluzionario, la cui sede è
stata obiettivo di uno degli attentati di ieri sera.
Spostiamoci in Tagikistan, dove
oltre 3 milioni di persone sono chiamate alle urne per scegliere il nuovo capo
di Stato. Ma appare scontata la riconferma del presidente uscente, Imomali Rakhmonov.
Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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Cinque candidati, ma un solo favorito: il presidente
uscente Rakhmanov. Nessuno dei suoi avversari pare,
infatti, in grado di poterlo impensierire. Alcuni partiti dell’opposizione
hanno anche deciso di boicottare la consultazione. Rispetto al vicino Kirzigistan, in Tagikistan mancano sentimenti rivoluzionari. La situazione
economica rimane difficile: centinaia di migliaia di persone sono state
costrette ad immigrare, principalmente verso
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Dopo i nuovi scontri fra polizia e dimostranti a Bishkek, capitale del Kirghizistan, il presidente Kurmanbek Bakiyev ha licenziato questa
mattina il ministro dell’Interno, Osmonali Guronov, e ha nominato al suo posto Omurbek
Suvanaliyev. Quest’ultimo ha annunciato che non userà
la forza contro i dimostranti, che da giorni stanno manifestando per le strade
della capitale. I partiti dell’opposizione chiedono una nuova
Costituzione e le dimissioni del presidente Bakiyev.
In India non è stato ancora
rivendicato il duplice attentato, costato la vita ieri ad almeno 12 persone e
compiuto nella città di Guwahati, nello stato di Assam. Gli inquirenti sospettano, comunque, che dietro gli
attacchi ci siano i guerriglieri
del sedicente ‘Fronte unito di liberazione di Assam’ (ULFA), che puntano all’indipendenza. La prima bomba è esplosa in
un affollato mercato nel centro cittadino. La deflagrazione del secondo ordigno
è avvenuta, poco dopo, davanti ad una raffineria.
In Cina, almeno 30 persone
risultano ancora disperse dopo la violenta esplosione che ieri ha devastato una
miniera di carbone nel nord del Paese. Il bilancio delle vittime, ancora
provvisorio, è di 17 morti. Il lavoro delle squadre di soccorso è ostacolato da
fughe di gas e da continui crolli nelle gallerie. In Cina, dove il 70% delle
fonti di energia è costituito dal carbone, nei primi nove mesi del 2006 sono
morte 3284 persone per incidenti avvenuti in impianti minerari.
Diffusi nella
Repubblica Democratica del Congo i primi dati,
provvisori e parziali, delle elezioni tenutesi lo scorso 29 ottobre: il
presidente uscente Joseph Kabila ha ottenuto circa il
68 per cento dei voti ed il vicepresidente, Jean-Pierre
Bemba, ha conquistato poco più del 30 per cento delle
preferenze.
Nuovi
scontri in Somalia nella zona di Galinsoor, nel nord
del Paese. I combattimenti hanno visto contrapporsi le milizie islamiche e i
soldati del Puntland, regione semiautonoma dove
l’amministrazione locale ha più volte dichiarato di voler resistere a qualsiasi
offensiva delle milizie islamiche. Ieri, le corti islamiche hanno preso parte a
nuovi colloqui di pace con il governo transitorio.
Entrano in vigore da oggi, in
tutta Europa, le nuove norme di sicurezza per i viaggi in aereo. Sono ammesse
solo quantità limitate di profumo, shampoo, dentifrici e altri gel e liquidi
che i passeggeri potranno portare nel bagaglio a mano. Si tratta delle nuove misure di
sicurezza adottate dall'Unione Europea dopo i piani terroristici sventati
questa estate dalle autorità britanniche, che prevedevano l’uso di esplosivi
liquidi a bordo di aerei diretti negli Stati Uniti.
Nel 2006 è prevista una crescita di circa il 2,8 per cento
per la zona Euro. E’ quanto emerge dal rapporto d’autunno della Commissione
europea. Le stime sulla crescita economica restano positive anche per il 2007
ed il 2008.
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