RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 310 - Testo della trasmissione di lunedì 6 novembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Non c’è contrasto tra fede e scienza, ma il progresso tecnico-scientifico non deve portare l’uomo a pensare di non avere più bisogno di Dio fino a privare l’essere umano della sua stessa umanità e dignità. Così il Papa alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze

 

Il Papa ha ricevuto stamane il presidente ungherese e il primo gruppo di vescovi tedeschi in visita ad Limina

 

Il Papa acquista a Londra il primo bond per una campagna di vaccinazioni nei Paesi in via di sviluppo

 

Ieri in Brasile la beatificazione del sacerdote agostiniano spagnolo Mariano de la Mata Aparicio

 

I direttori della Pastorale del turismo in Europa a Convegno in Vaticano: ce ne parla l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

Secondo giorno di lavori al meeting interreligioso giovanile di Assisi: con noi alcuni giovani

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si parla di più di 50 morti in sei giorni per l’operazione israeliana nella Striscia di Gaza, mentre Hamas e Al-Fatah annunciano l’accordo su un governo unitario: ce ne parlano padre Pierbattista Pizzaballa e Antonio Tajani

 

La viva memoria nel vicentino di Eurosia Fabris in Barban beatificata il sei novembre dell’anno scorso: intervista con Maria Carla Piccolo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Assassinati nella notte in Mozambico, durante una rapina, il padre gesuita brasiliano, Waldyr dos Santos, e la volontaria portoghese, Idalina Neto Gomes

 

Aggredito nella cattedrale di Città del Messico, da simpatizzanti dei movimenti popolari radicali, l’arcivescovo della città, il cardinale Norberto Rivera Carrera

 

Il futuro del protocollo di Kyoto al Centro della conferenza annuale dell’ONU sui cambiamenti climatici, che ha preso il via oggi a Nairobi, in Kenya

 

Oggi, Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell'ambiente nelle guerre e nei conflitti armati

 

Ad Olbia, in Sardegna, la 46.ma Assemblea generale della  Conferenza italiana superiori maggiori

 

Al via oggi a Roma il 14.mo Convegno nazionale italiano dei cappellani della polizia di Stato, sul tema: “Vivere l’amore da testimoni credibili del Risorto”

 

24 ORE NEL MONDO:

La condanna a morte di Saddam Hussein rischia di aggravare la situazione già tragica dell’iraq. Così ai nostri microfoni il cardinale Martino

 

In Nicaragua in testa nelle presidenziali il sandinista Daniel Ortega e in Tagikistan scontata vittoria del presidente uscente Rakhmonov

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 novembre 2006

 

 

NESSUN CONTRASTO TRA FEDE E SCIENZA, MA IL PROGRESSO SCIENTIFICO RISPETTI

LA DIGNITA’ DELL’UOMO E NON SI SOSTUISCA A DIO.

COSI’ IL PAPA ALLA PLENARIA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

 

Non c’è alcun contrasto tra fede e scienza, ma il progresso tecnico-scientifico non deve portare l’uomo a pensare di non avere più bisogno di Dio fino a privare l’essere umano della sua stessa umanità e dignità. E’ quanto ha detto in sintesi il Papa ricevendo stamane i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, che si è tenuta in Vaticano sul tema “la prevedibilità nella scienza: accuratezza e limiti”. La plenaria ha affrontato questioni complesse: dalle previsioni meteorologiche ai cambiamenti climatici, dalla previsione dei terremoti alla caduta di corpi celesti, fino alla diffusione di pandemie, quali l’influenza aviaria o il virus Sars. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa ha ribadito che non c’è alcun conflitto tra scienza e fede se si guarda alle grandi conquiste scientifiche in favore dell’umanità. Ma ha sottolineato che il “progresso della scienza e specialmente la sua capacità di dominare la natura con la tecnica, è stato talvolta collegato ad un corrispondente regresso della filosofia, della religione e perfino della fede cristiana. Infatti, alcuni hanno visto nel progresso della scienza moderna e della tecnica una delle principali cause della secolarizzazione e del materialismo: perché” – ci si domanda - “invochiamo l’autorità di Dio” sulla natura “quando la scienza si è mostrata capace di fare la stessa cosa?”

 

 “L’uomo – ha aggiunto il Pontefice - non può porre nella scienza e nella tecnica una fiducia così radicale e incondizionata da credere che il progresso scientifico e tecnologico possa spiegare ogni cosa e realizzare completamente i suoi bisogni spirituali ed esistenziali. La scienza non può … dare una risposta esaustiva alle domande più basilari dell’uomo: domande sul senso del vivere e del morire, sui valori ultimi, e sulla natura del progresso stesso”.  “I metodi scientifici di investigazione – ha detto il Papa citando il Concilio Vaticano II - possono essere a torto innalzati a norma suprema di ricerca della verità” creando “il pericolo che l'uomo, fidandosi troppo delle odierne scoperte, pensi di bastare a se stesso e non cerchi più valori superiori”.

 

Benedetto XVI solleva quindi la questione delle responsabilità etiche della scienza: “le sue conclusioni – ha rilevato - devono essere guidate dal rispetto per la verità e dall’onesta consapevolezza sia dell’accuratezza che dei limiti inevitabili del metodo scientifico”. Certamente – ha proseguito – “questo significa evitare previsioni inutilmente allarmanti quando queste non sono supportate da dati sufficienti … ma significa anche evitare il contrario, cioè il silenzio, provocato dalla paura, di fronte a veri problemi”. Il Pontefice si riferisce poi all’influenza degli scienziati “nella formazione della pubblica opinione”, un ruolo che non deve essere indebolito “da fretta indebita o dalla ricerca di superficiale pubblicità”. Citando Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha osservato che “gli scienziati proprio perché sanno di più sono chiamati a servire di più” usando le loro conoscenze “saggiamente, per il bene dell’intera famiglia umana”.

 

Il Papa ha quindi sottolineato le aspettative attuali dell’umanità riguardo alle “minacce perduranti all’ambiente che colpiscono intere popolazioni”, e al “bisogno urgente di scoprire risorse energetiche alternative sicure, disponibili per tutti”. Gli scienziati – ricorda - troveranno il sostegno della Chiesa in questa materia. Ma “la scienza – ammonisce - non deve mai essere impiegata contro la vita umana e la sua dignità”, per porsi invece “sempre al suo servizio”.

 

Infine – ha detto – “c’è un più alto livello che necessariamente trascende tutte le previsioni scientifiche, cioè il mondo umano della libertà e della storia. Mentre i fenomeni fisici possono avere il proprio sviluppo spazio-temporale, solo l’umanità … ha una storia, la storia della sua libertà. La libertà, come la ragione – ha sottolineato - è una parte preziosa dell’immagine di Dio in noi, e non può mai essere ridotta ad una analisi deterministica. La sua trascendenza rispetto al mondo materiale deve essere riconosciuta e rispettata, poiché è un segno della nostra dignità umana. Negare quella trascendenza in nome di una supposta assoluta capacità del metodo scientifico di prevedere e condizionare il mondo umano – ha concluso - implicherebbe la perdita di ciò che è umano nell’uomo e, mancando di riconoscere la sua unicità e trascendenza, potrebbe aprire pericolosamente la porta al suo sfruttamento”.

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IL PAPA HA RICEVUTO IL PRESIDENTE UNGHERESE LÁSZLÓ SÓLYOM

 

Benedetto XVI ha ricevuto, stamane in Vaticano, il presidente ungherese László Sólyom, che ha successivamente incontrato il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. La Sala Stampa vaticana, in un comunicato, ha definito “cordiali” i colloqui: l’incontro ha “permesso di soffermarsi sulla situazione del Paese, con particolare riferimento ai tradizionali valori morali e religiosi della società ungherese. Si è fatta menzione dell’applicazione dell’Accordo fra la Repubblica di Ungheria e la Santa Sede sul finanziamento delle attività di servizio pubblico e di altre prettamente religiose, in vigore dal 1997, e di altre questioni attinenti alle relazioni Chiesa-Stato. Vi è stato, infine – conclude la nota - uno scambio di opinioni sui temi dell’integrazione europea e delle radici cristiane del Continente”.

 

 

OGGI IN UDIENZA DAL PAPA

IL PRIMO GRUPPO DI VESCOVI TEDESCHI IN VISITA AD LIMINA

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani il primo gruppo di vescovi tedeschi in visita ad Limina, guidati dall’arcivescovo di Berlino, il cardinale Georg Maximilian Sterzinsky. Ma sulla realtà socio-politica della Germania ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi:

 

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La Germania, con oltre 82 milioni di abitanti, è lo Stato europeo più popoloso. Il 42,8 per cento dei tedeschi si professa protestante, il 31,6 di religione cattolica, mentre vi sono minoranze di musulmani ed ebrei. Il secondo gruppo etnico è quello dei turchi, ve ne sono poco più di 2 milioni. Dal 2003 il Paese è impegnato in un piano di riforme del sistema fiscale e del mercato del lavoro, ma dallo scorso anno si registra una situazione difficile per l'economia, con bassi consumi e un’altissima disoccupazione, che ha fatto registrare più di 5 milioni e 200 mila persone senza lavoro. È stato San Bonifacio, vescovo e martire, ad avere iniziato, nell’VIII secolo, l’evangelizzazione delle popolazioni germaniche. A lui si deve la costruzione della celebre Abbazia di Fulda, dove è sepolto. Nel XVI secolo nella Chiesa tedesca ha inizio con Martin Lutero, lo scisma protestante. Ne nascono guerre e rivoluzioni sociali, poi, nel 1555, nell’allora Germania divisa tra principi cattolici e principi protestanti, la pace di Augusta sancisce la regola del cuius regio eius religio, ossia il riconoscimento ai principi della libertà di scegliere per sé e per i propri sudditi la religione da professare. La Chiesa cattolica annovera oggi in Germania 12.310 parrocchie e 7 province ecclesiastiche. Tra diocesi e arcidiocesi, Ordinariato Militare ed Esarcato apostolico per i fedeli ucraini di rito bizantino, si contano 29 circoscrizioni ecclesiastiche. Sono 108 i vescovi, censiti al primo giugno di quest’anno, che negli ultimi decenni hanno dato vita a documenti sulla catechesi, la dottrina sociale, i mutamenti antropologici, ed hanno avviato iniziative pastorali sul diritto di asilo, la difesa della festività domenicale, l’aborto, le nuove sfide della bioetica, i rapporti con le minoranze religiose. La Conferenza episcopale è invece intervenuta, in questi anni, sul tema della memoria storica, in particolare sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla responsabilità tedesca nell’Olocausto, nel riavvicinamento con i popoli dei Paesi vicini, nel processo di unificazione e nel sostegno al ruolo del Paese nel cammino dell’Unione Europea. Ultimamente la Chiesa tedesca ha dovuto poi affrontare, oltre alle difficoltà causate dal calo della pratica religiosa e delle vocazioni, diversi problemi legati alla famiglia e alla cura pastorale dei divorziati risposati. Significativi, nel cammino ecumenico, sono stati alcuni documenti pastorali comuni, la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, le considerazioni condivise in materia etica e sociale e la celebrazione unitaria della Giornata ecumenica della Chiesa nel 2003.

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IMPORTANTE GESTO DI BENEDETTO XVI PER L’AIUTO ALLO SVILUPPO DEI PAESI

PIU’ POVERI: IN SUO NOME, IL CARDINALE MARTINO, PRESIDENTE DI GIUSTIZIA E PACE, ACQUISTERA’ DOMANI A LONDRA LA PRIMA DELLE OBBLIGAZIONI DELL’IFFIm

 (AIUTO FINANZIARIO INTERNAZIONALE PER LE VACCINAZIONI), 

INIZIATIVA GARANTITA DA VARI GOVERNI DEL MONDO

 

Dando seguito ad un progetto presentato dal Cancelliere dello Scacchiere britannico Gordon Brown nel Convegno su “Povertà e globalizzazione: finanziamenti per lo sviluppo” del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (luglio 2004), domani a Londra verranno messe in vendita le obbligazioni (bonds) dell’IFFIm (International Financing Facility for Immunisation), la prima delle quali verrà acquistata nella capitale londinese a nome del Santo Padre dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero vaticano che fin dall’inizio ha fortemente appoggiato l’iniziativa.

 

Lo rende noto un comunicato di Giustizia e Pace, in cui si afferma che “le obbligazioni, acquistabili da chiunque - istituzioni, organizzazioni e privati - sono garantite da vari governi, quello britannico prima di tutti ma non solo, i quali pagano gli interessi e rimborsano l’ammontare delle obbligazioni stesse alla scadenza, mentre l’importo degli acquisti andrà direttamente alle popolazioni più bisognose, in particolare dei bambini, per vaccinazioni su larga scala. Il gesto di Benedetto XVI, reale e simbolico al tempo stesso, manifesta il pieno sostegno della Santa Sede ad un’iniziativa, che con ampia garanzia internazionale produrrà immediati e diretti vantaggi nel campo degli aiuti allo sviluppo, procurando nuovi finanziamenti con specifiche e quanto mai urgenti finalità: basti pensare all’importanza delle vaccinazioni di massa per la prevenzione delle pandemie nuove e di quelle che sembravano ormai debellate e invece rinascenti, come poliomielite, malaria, tubercolosi ecc. In 72 Paesi del mondo sarà salvata la vita di 10 milioni di persone, tra cui 5 milioni di bambini, entro il 2015”.     

 

“L’IFFIm – prosegue il comunicato - pur impegnando i governi che garantiscono come già detto l’operazione finanziaria, prescinde totalmente dall’ODA (Official Development Assistance), cioè da quello 0,7 per cento del PIL (Prodotto Interno Lordo) che i governi stessi hanno promesso solennemente 36 anni fa di destinare agli aiuti internazionali per lo sviluppo. Mentre ne denuncia la scarsa attuazione a tutt’oggi (sono ancora una minoranza volenterosa i governi che hanno mantenuto completamente la promessa) – conclude il comunicato del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - costituisce uno stimolo a tenere fede agli impegni assunti, pena – come più volte ammonito dal Santo Padre – l’esplodere di  quella “collera dei poveri”, i troppi Lazzaro che raccolgono le briciole dalle mense dei ricchi Epuloni”.

 

 

RINUNCIA

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Galveston-Houston, negli Stati Uniti, presentata da mons. Vincent M. Rizzotto, per raggiunti limiti di età.

 

 

SI SPESE PER LA GENTE DEL BRASILE CON AMOREVOLE DEDIZIONE E RESE CON UMILTÀ INNUMEREVOLI SERVIZI ALLA CHIESA: È QUANTO HA FATTO PADRE MARIANO

DE LA MATA APARICIO, RELIGIOSO AGOSTINIANO BEATIFICATO IERI IN BRASILE

 

Ieri, nella cattedrale brasiliana di San Paolo, il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins, ha presieduto il rito di beatificazione del padre agostiniano Mariano de la Mata Aparicio. Nella sua omelia il porporato ha sottolineato, in particolare, l’amoroso servizio che il religioso rese alla Chiesa e l’assistenza donata a tante persone. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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“Povero con i poveri, umile con i bambini e sensibile con i malati e gli anziani”: questo era padre Mariano de la Mata Aparicio, religioso agostiniano vissuto nel secolo scorso che lasciato il suo Paese, la Spagna, si spese con immensa generosità per la gente del Brasile. Il cardinale José Saraiva Martins, nella sua omelia, ne ha descritto la personalità additandolo come segno visibile della speranza, che ciascuno deve coltivare, di raggiungere la pienezza nell’Amore di Dio al termine del percorso terreno. “Misericordioso con i penitenti, puro di cuore, pacifico nella comunità dei religiosi agostiniani e nella sua famiglia”, superava “le difficoltà con la preghiera e il sacrificio, rivolgendosi alla Vergine Maria”, ha detto di padre Mariano il cardinale Saraiva Martins. Il porporato ha voluto pure ricordare che la speranza di raggiungere la perfezione nella vita eterna aiuta l’uomo a purificarsi. Aiuto che giunge anche dai santi di tutte le epoche, che, come tutti gli uomini, hanno avuto difetti e sono stati fragili e peccatori, ma che sono stati forti e santi in Dio. “La fragilità dei santi - ha spiegato il cardinale Saraiva Martins - viene in nostro aiuto anche perché ci mostra il cammino attraverso cui possiamo uscire dal peccato e iniziare a vivere sin da adesso, e dopo senza fine, una vita di intimità con il Padre come unica e autentica alternativa a una vita ingiusta e malvagia”. “I santi sperimentarono le nostre stesse difficoltà” ha concluso il porporato – ma seppero vincere le tentazioni del maligno e, con la grazia di Dio, vissero le beatitudini”. Imitando il loro identificarsi in Gesù Cristo anche noi, grazie alla moltitudine di intercessori, che già vedono Dio, possiamo chiedere al Signore di imprimersi nel nostro cuore come sigillo, perché forte come la morte è l’amore, ma sopravvive ad essa. 

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I DIRETTORI DELLA PASTORALE DEL TURISMO IN EUROPA

A CONVEGNO IN VATICANO

- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -

 

È iniziata oggi a Roma la Riunione dei 16 Direttori Nazionali della Pastorale del Turismo in Europa indetta dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Presso la sede del dicastero, a piazza San Calisto, i direttori nazionali, presenteranno un breve rapporto sulle loro attività. Interverranno anche i rappresentanti di alcuni Dicasteri e Organismi della Curia Romana, l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), nonché il responsabile dell’Ufficio per il tempo libero e lo sport del Vicariato di Roma. La Riunione giunge a due anni dall’ultimo Congresso Mondiale di Pastorale del Turismo, a Bangkok, in Thailandia, in cui apparve con tutta evidenza, fra l’altro, che il turismo può influire positivamente sull’incontro e la concordia fra i popoli. Tema dell’incontro gli aspetti pastorali del turismo come realtà trasversale. Al microfono di Giovanni Peduto, il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto, spiega proprio cosa vuol dire guardare al turismo come realtà trasversale:

 

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R. - Il turismo è realtà trasversale in quanto concerne vari ambiti e influisce su altri settori della vita non in modo circostanziale o temporaneo, insomma ne condiziona e causa lo sviluppo stesso. Pensiamo al contesto culturale, sociale, economico, umano. Solo per portare alcuni esempi della sfera economica, guardiamo l’influenza del turismo su trasporto, commercio, costruzioni, artigianato, servizi legati all’intrattenimento, ecc. Trasversalità v’è anche nella pastorale specifica del turismo, che sempre più dovrà dilatare il suo impegno, integrata anche nella pastorale ordinaria, in settori come la famiglia, la scuola, i giovani, la promozione sociale, la giustizia e la pace, la gestione dei beni culturali. Non può mancare oggi l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, mentre si auspica il dialogo fra la Chiesa locale d’origine e d’arrivo dei turisti per un’efficace loro assistenza spirituale, cristiana.

 

D. – È realistico parlare di una pastorale del turismo?

 

R. – Nell’ambito della mobilità umana, di cui questo Pontificio Consiglio ha la sollecitudine pastorale partecipata dal Santo Padre, il turismo rappresenta il settore più vasto numericamente, bisognoso quindi, come del resto le altre realtà dove è presente l’uomo, di attenzione pastorale umana e cristiana. Compito della Chiesa è quello di assicurare una presenza, attenta a chi visita, a chi riceve e a chi lavora in questo ambiente. È importante cioè, per es., che i turisti prima del viaggio, si preparino per essere rispettosi della realtà culturale, sociale e religiosa che visiteranno. Auspichiamo altresì che le Università cattoliche e gli Istituti specializzati entrino nell’area del turismo come fermento, fonte di pensiero e azione religioso-pastorale-artistico-culturale. Pensiamo pure a quanti danni sono provocati alle realtà locali e alle risorse ambientali da un turismo irresponsabile e disattento. E poi v’è da contrarrestare un turismo che arriva a sfruttare perfino l’uomo, specialmente donne e bambini. Discuteremo anche a proposito del ruolo della Chiesa locale e delle comunità di accoglienza, affinché si mostrino ospitali verso le persone e attive nella gestione, protezione e valorizzazione del loro patrimonio religioso e artistico.

 

D. – Vuole quantificarci il fenomeno del turismo in base ai dati a vostra conoscenza?

 

R. – Il numero dei turisti internazionali in Europa è stato di 441 milioni di persone, nell’anno 2005. Mondialmente si passano gli 800 milioni. La regione Europea, con maggior affluenza di visitatori, è quella Meridionale, con circa 158 milioni di turisti internazionali. Dei dieci Paesi che nel mondo ricevono il maggior numero di turisti, sei sono europei, cioè Francia, Spagna, Italia, Regno Unito, Germania e Austria. Considerevole il numero di quanti sono impiegati nel turismo a livello mondiale, vale a dire più di 200 milioni di salariati, il maggior numero - si dice - di impiegati in un settore economico. Questo è anche uno degli indici del fenomeno della globalizzazione.

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SOLIDARIETA’ E RISPETTO DELL’UOMO, VALORI COMUNI CHE PERMETTONO L’INCONTRO TRA FEDI DIFFERENTI. IL TEMA AL CENTRO DEL SECONDO GIORNO DI LAVORI

AL MEETING INTERRELIGIOSO GIOVANILE IN CORSO AD ASSISI

- Interviste con alcuni giovani -

 

E’ il rispetto della dignità umana, in qualsiasi parte del mondo, la cifra di partenza per un reale confronto tra culture e religioni diverse. Lo ha affermato stamattina, ad Assisi, l’arcivescovo Pierluigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Il dicastero vaticano è il promotore dell’incontro che da ieri e fino a domani, vede un centinaio di giovani di credo differenti interrogarsi sul valore del dialogo, nella città francescana che ne è l’icona per eccellenza. Il servizio del nostro inviato ad Assisi, Alessandro De Carolis.

 

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Come si fa a condividere a livello pratico un valore ideale tra due o più realtà culturali e religiose profondamente differenti l’una dall’altra? Qual è il piano sul quale può avvenire l’incontro, anche quando tutti vogliono la stessa cosa, ad esempio la pace? La domanda ha una risposta meno scontata di quel che potrebbe suggerire la teoria, giacché a qualsiasi latitudine il pregiudizio, anche violento, spesso rende complicato e talvolta impedisce del tutto un confronto sereno. Questa domanda ha coinvolto i 105 ragazzi e ragazze che da ieri partecipano, nella città di Assisi, al primo meeting per giovani di diverse religioni, organizzato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, sullo sfondo dello storico incontro di preghiera convocato qui, 20 anni fa, da Giovanni Paolo II.

 

 Ad instradare il dibattito ci ha pensato Kathryn Lohre, luterana evangelica statunitense, membro del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC). Prendendo spunto dal brano del Vangelo in cui la donna cananea “strappa” quasi a Gesù il miracolo della guarigione per sua figlia, la Lohre ha messo in risalto la “tenacia” con cui una non ebrea sollecita Cristo sul fatto che alla fede - ha detto - bisogna rispondere sempre, “dovunque essa sia”. Ecco un esempio di quale debba essere, ha proseguito la relatrice, il tipo di rispetto che deve intercorrere fra le varie religioni. Se questa è la base, ha concluso, “sostenere i valori comuni nel rispetto delle differenze” non sarà un’utopia:

 

R. - I THINK THAT…

Penso sia giusto dire che sono stati individuati nel passato dei valori comuni: compassione, amore, pace nella giustizia, la dignità di ogni essere umano, il servizio ai nostri vicini e così via. Vogliamo continuare ad individuare questi valori, lavorando insieme. Saranno documentati nel nostro servizio comune al mondo. Come giovane donna cristiana mi sforzo continuamente di seguire l’esempio di Gesù Cristo nel servire.

 

Lo scambio di impressioni seguito alla relazione della Lohre è stato animato con molta schiettezza dalla giovane platea. “Siamo esseri umani, qui, non religioni”, ha esclamato un ragazzo cattolico, asserendo che su questo piano di umanità è possibile conoscersi e rispettarsi anche a livello spirituale. Incisivo anche l’intervento di un giovane ebreo, interessato a che il dialogo interculturale e religioso non escludesse l’aspetto sociale e politico.

 

Tra poco, il custode del Sacro Convento, padre Coli, introdurrà i partecipanti alla spiritualità del Santuario, quindi i giovani si riuniranno in gruppi per redigere il messaggio conclusivo dell’incontro e preparare il momento di intrattenimento che verrà proposto stasera nella Sala Papale, sede degli incontri. Ieri pomeriggio, intanto, erano stati i rappresentanti dei Movimenti ecclesiali - da Sant’Egidio, ai Focolari a Comunione e Liberazione - testimoniare del progressivo dinamismo prodotto in questi anni dall’ormai celebre “spirito di Assisi”. Spirito che sempre ieri, al tramonto, ha preso la forma di un pellegrinaggio: nei loro giubbotti o sari, caftani o jeans, affiancati insieme, i giovani si sono avviati dalla Basilica francescana alla Chiesetta di San Damiano, fino al Santuario di Rivotorto per pregare, conoscersi e riflettere sul fatto che già 800 anni fa un giovane, Francesco di Assisi, aveva intuito che l’amore e l’accoglienza sono sostantivi di un linguaggio universale.

 

Da Assisi, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.

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Durante l’incontro di Assisi, sono state presentate dai giovani alcune esperienze di solidarietà interreligiosa. Al microfono di Alessandro De Carolis ecco quella di Tarsisius Erlip Uitarsa, 22.enne cattolico indonesiano:

 

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R. - Noi abbiamo fatto l’esperienza della solidarietà interreligiosa realizzando una scuola della pace, scuola dove raccogliamo i bambini musulmani e anche cristiani. In questa scuola li aiutiamo ad imparare a scrivere e leggere e ci prendiamo cura di loro. Insegniamo ai bambini i valori della vita: la pace, la solidarietà, a creare un clima di fraternità tra di loro. Per esempio noi alla fine del mese del Ramadan facciamo una festa con i bambini musulmani e poi, viceversa, a Natale, loro vengono a festeggiare con noi. Questo ci aiuta a creare un clima di fraternità tra di noi.

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E sulla capacità di interazione tra i giovani del meeting, ecco l’impressione ricavata da Paolo, giovane di Comunione e Liberazione:

 

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R. – Come prima impressione posso dire di aver trovato una grande disponibilità da parte di tutti a comunicare con semplicità quella che è la specificità della fede di ciascuno. Il momento iniziale di preghiera e di accensione della fiaccola, da questo punto di vista, simbolicamente, è stato molto, molto significativo. Oltre a questo, mi sembra che si sia sottolineato molto bene come il dialogo tra le varie religioni non prescinda dall’affermazione della comunicazione della propria identità, ma anzi richieda che ci siano tante persone che, singolarmente, come sta avvenendo qui ad Assisi, tra noi giovani, vadano liberamente gli uni incontro agli altri, per comunicare ciascuno quella che è la propria fede, per trovare – e questo lo dico anche da cattolico – e per poter verificare continuamente nell’incontro con l’altro, il contenuto, la verità della propria fede, e poter vedere e valorizzare, come diceva anche San Paolo, quegli aspetti di verità che uno può incontrare, e che incontra sempre, anche nelle esperienze di fede diverse dalla propria.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Servizio vaticano - "Immediata ripresa di un negoziato diretto, serio e concreto": Benedetto XVI segue con viva preoccupazione le notizie sul grave deteriorarsi della situazione nella Striscia di Gaza ed invita le autorità israeliane e palestinesi ad adoperarsi per far cessare lo spargimento di sangue.

L'udienza del Papa ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze. Non vi è conflitto - ha sottolineato il Santo Padre - tra la Provvidenza di Dio e l'iniziativa umana.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: condannato a morte Saddam Hussein. S'attende ora la decisione della Corte d'appello.

 

Servizio culturale - Un articolo di Vittorino Grossi dal titolo "Uno studio continuo e rinnovato sulla Tradizione": il "Nuovo dizionario patristico e di antichità cristiane".  

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 novembre 2006

 

 

SI PARLA DI PIU’ DI 50 MORTI IN SEI GIORNI PER L’OPERAZIONE ISRAELIANA

 NELLA STRISCIA DI GAZA, MENTRE HAMAS E AL-FATAH ANNUNCIANO L’ACCORDO

SU UN GOVERNO UNITARIO. IERI L’APPELLO DEL PAPA PER UN “NEGOZIATO DIRETTO,

 SERIO E CONCRETO” PER IL MEDIO ORIENTE

- Con noi padre Pierbattista Pizzaballa e l’on. Antonio Tajani -

 

Due palestinesi, di cui uno era un ragazzo di 15 anni, sono rimasti uccisi nella Striscia di Gaza, in seguito a raid aerei israeliani. Lo studente era con altri 9 compagni, di età compresa fra cinque e 13 anni, rimasti feriti. Il furgoncino che li trasportava e' stato colpito da un velivolo israeliano che faceva fuoco contro miliziani impegnati a lanciare un razzo verso il vicino Neghev. Ci sono poi nelle ultime ore altri feriti palestinesi: 5 colpiti dal raid aereo israeliano nel nord della Striscia di Gaza e due poliziotti colpiti dall'artiglieria israeliana in Cisgiordania. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Tutto ciò al sesto giorno dell'operazione militare israeliana “Nuvole autunnali”, lanciata fra Beit Hanun e Beit Lahya, per far cessare i lanci di razzi palestinesi. L'agenzia Ramattan calcola che nell’operazione siano rimasti uccisi complessivamente 51 palestinesi e feriti 300. Secondo la radio israeliana, il coprifuoco nella città di Beit Hanun è stato revocato. Un portavoce militare a Tel Aviv aggiunge che, malgrado i combattimenti, sono entrati ieri a Gaza dal valico commerciale di Karni 185 camion di cibo e forniture mediche. La stampa israeliana lascia trapelare la sensazione che l'operazione stia volgendo al termine.

 

Guardando, invece, alla stampa palestinese, sembra che Hamas ed al-Fatah siano riusciti a trovare una formula che consente la costituzione di un governo unitario. Non dovrebbe essere guidato da Ismail Haniyeh (Hamas), ma non è stata ancora resa nota l’identità del nuovo premier e dei ministri. Stasera dovrebbe essere annunciato il nome del premier. Si legge che Hamas ha bisogno di tempo in quanto, mentre prosegue la massiccia incursione israeliana, non è possibile convocare la Shura, ossia il Consiglio di figure religiose che indirizza la sua linea politica.

 

Ieri il Papa ha espresso la sua preoccupazione per il crescente deteriorarsi della situazione nella striscia di Gaza e per le conseguenze sui civili. Ascoltiamo in proposito padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa:

 

 

R. – La situazione a Gaza ormai da molto tempo, non certo recentemente, è drammatica, a causa della chiusura ermetica dei territori, della disoccupazione altissima, del caos e dell’anarchia che regna all’interno dell’ammini-strazione palestinese. In questi ultimi giorni caratterizzati da grande violenza che ha causato tante vittime e morti, l’appello del Papa ci richiama tutti ad un forte senso di responsabilità. Un messaggio rivolto soprattutto ai governanti – come abbiamo ascoltato – affinché intervengano per fare tutto il possibile per mettere da parte gli odii atavici e lavorare per il bene comune, per il bene di tutta la popolazione e quindi per il bene di tutti. E’ un richiamo alto al senso della responsabilità, che sembra mancare in questo periodo.

 

D. – Le conseguenze sui civili, sono sempre le peggiori in questa situazione?

 

R. – Sì, la situazione è molto difficile e con difficoltà riescono ad arrivare i viveri, la disoccupazione – lo ripeto ancora una volta – è altissima e gli stipendi da molti mesi non si pagano. Si tratta, quindi, di molte cose messe assieme, che si uniscono anche alla lotta fratricida tra al-Fatah e Hamas, i diversi gruppi e le diverse fazioni. Tutto questo ha creato una situazione drammatica, dove proprio i poveri e soprattutto la gente semplice paga veramente un prezzo altissimo e di grande povertà.

 

D. – Padre Pizzaballa, se la sente di commentare l’annuncio dell’accordo per un governo di unità nazionale palestinese e dunque, in qualche modo, un passo indietro da parte di Hamas?

 

R. – Non è la prima volta che fanno questo annuncio. In questi ultimi mesi abbiamo assistito a molti annunci, a molte promesse, a molte dichiarazioni. Penso che prima di fare qualsiasi commento bisogna vedere realmente quale sarà l’applicazione sul territorio. Spero che questa pacificazione sia reale e che venga dimostrata dalla vita nei Territori. Al momento si tratta solo di promesse.

 

D. – Padre, l’appello del Papa era rivolto a tutti quanti possano svolgere un ruolo di responsabilità. Secondo lei la Comunità internazionale, ancora una volta, come può essere chiamata in causa?

 

R. – Io sono convinto, e l’ho sempre detto, che la Comunità internazionale abbia un ruolo determinante nella soluzione del conflitto e soprattutto nel richiamare israeliani e palestinesi ad un senso maggiore di responsabilità. La Comunità internazionale non può soltanto assistere o creare forme di embargo in questa situazione che si appesantisce ancora di più per la popolazione, ma dovrebbe esercitare delle grandi pressioni politiche, economiche – non sono certo io l’esperto per dire esattamente quali – affinché le autorità locali prendano in mano la situazione e non la lascino degenerare in questo modo.

 

D. – Padre, tutto quello che sta accadendo in Iraq ha aperto un capitolo in più nel Medio Oriente?

 

R. – Sicuramente sì. Ha creato, che questo piaccia o no e quale che siano le proprie posizioni, molto rancore all’interno della popolazione araba e in tutto il mondo mediorientale. Questo è un dato oggettivo. Ha creato una situazione ancora più difficile.

 

Tra gli attori della Comunità internazionale, pensiamo anzitutto all’ONU e agli Stati Uniti, prima potenza mondiale. Ma c’è anche l’Europa che, pur non essendo e non volendo essere potenza militare, svolge un ruolo. Ci spiega quale l’onorevole Antonio Tajani, relatore per il Parlamento europeo sulle questioni mediorientali:

 

R. – L’Europa deve assumersi una sempre maggior responsabilità nell’area del Medio Oriente. Deve essere esportatrice di pace in un territorio, qual è il Libano, qual è Israele e qual è la Palestina. Deve lavorare per dar vita ad uno Stato israeliano libero e sicuro, per uno Stato palestinese altrettanto libero e sicuro e per un Libano libero da interferenze esterne. L’Europa deve continuare la sua azione di dialogo e la sua azione anche di convincimento nei confronti di Israele, ma anche nei confronti dei palestinesi, supportando i palestinesi moderati e supportando i palestinesi cristiani, perché si possa arrivare ad una soluzione pacifica, in cui il dialogo possa prevalere. Io credo che il ruolo dei cristiani in quell’area sia fondamentale. Ecco perché noi dobbiamo difendere i diritti dei cristiani libanesi, così come dobbiamo difendere e supportare i diritti dei cristiani palestinesi. E questo perché le popolazioni di religione cristiana possono dare un contributo importante per il dialogo e per una soluzione positiva di una crisi, che si fa ogni giorno più intricata.

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LA VIVA MEMORIA NEL VICENTINO DI EUROSIA FABRIS IN BARBAN

BEATIFICATA IL SEI NOVEMBRE DELLO SCORSO ANNO

- Intervista con la pronipote Maria Carla Piccolo -

 

Un anno fa, il sei novembre 2005 veniva effettuata in  Italia la prima beatificazione fuori Roma dell’attuale pontificato: si trattava di Eurosia Fabris in Barban, elevata all’onore degli altari a Vicenza in una splendida giornata autunnale. Aveva lasciato in tutto il vicentino una memoria indelebile con la sua vita semplice ed umile (nata nel 1866 e morta nel 1932), tutta dedita alla famiglia: fu madre di nove figli, di cui tre sacerdoti e una suora clarissa, accogliendone poi altri tre in adozione di cui uno fu religioso francescano. Per un’approfondita conoscenza della vita di questa mamma meravigliosa invitiamo a leggere la biografia di recente pubblicazione della Dehoniana Libri dal titolo Beata Mamma Rosa di Bernardino Angelo Barban, con la presentazione del vescovo di Vicenza, Cesare Nosiglia e l’introduzione di padre Gianluigi Pasquale, pronipote della Beata. Il libro è stato anche presentato in omaggio a Benedetto XVI.     

       

Restando sempre nella numerosa discendenza della Beata, Giovanni Peduto ha intervistato un’altra pronipote, Maria Carla Piccolo, chiedendole quale ricordo le hanno trasmesso della Beata Eurosia sua bisnonna:

 

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D. - Me l’hanno sempre descritta come una donna profondamente unita a Gesù, in un’intensa esistenza cristiana forgiata di preghiera e carità. Mamma Rosa, come la chiamavano tutti, allargò gli spazi del suo cuore dolce e puro rendendo la propria vita e quella di chi la incontrava intrisa di felicità e fiducia incrollabile nella Divina Provvidenza.

 

D. – Come estrinsecò il suo carisma, la sua santità?

 

R. - Fu particolarmente devota allo Spirito Santo, attratta dall’adorazione eucaristica, confidente nell’aiuto immancabile della Vergine Maria, costantemente in preghiera per le anime del Purgatorio. Ella capì che vivere cristianamente è la più bella e semplice avventura che si possa scegliere per la propria storia personale, un’avventura di ‘pace e bene’. Sposa modello e mamma encomiabile, era anche sarta e trovava il tempo per fare il catechismo nella propria parrocchia di Marola, in provincia di Vicenza. Seguì pure fedelmente la Regola dei Francescani Secolari ed ebbe il dono di dialoghi interiori con Gesù stesso.

 

D. – E il suo messaggio alle donne di oggi?

 

R. – Mamma Rosa, la quale ebbe nove figli suoi, tre in adozione e le due orfanelle del marito, ci ricorda, e ne abbiamo sempre bisogno, che la vita è un dono affascinante e inestimabile del Signore, e questo soprattutto oggi in cui si fa in tanti modi violenza alla vita già dal seno materno. Ci ricorda anche, attraverso il suo fattivo aiuto alle vocazioni sacerdotali, il valore di incoraggiare i propri figli a seguire la chiamata di Dio, diventando sacerdoti oppure religiosi a servizio del Regno.

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CHIESA E SOCIETA’

6 novembre 2006

 

 

ASSASSINATI NELLA NOTTE IN MOZAMBICO, DURANTE UNA RAPINA ALLA MISSIONE

GESUITA DI ANGONE, NELLA PROVINCIA DI TETE, IL PADRE BRASILIANO, WALDYR DOS SANTOS, E LA VOLONTARIA PORTOGHESE, IDALINA NETO GOMES

 

ANGONE. = Il padre gesuita Waldyr dos Santos, 69 anni, brasiliano, e la volontaria portoghese Idalina Neto Gomes, 30 anni, dell'associazione “Laici per lo sviluppo”, sono stati assassinati nella notte in Mozambico da uomini armati non ancora identificati, nel corso di una rapina alla missione gesuita di Angone, nella provincia di Tete. Lo riferisce una nota della Compagnia di Gesù, secondo cui nell'attacco sono rimasti feriti anche il padre Mario J. de Almeida, portoghese di 37 anni, e il Fratello José Araujo de Andrade, 76 anni, mozambicano. Gli assalitori sono poi fuggiti a bordo delle auto della comunità. (R.M.)

 

 

AGGREDITO NELLA CATTEDRALE DI CITTÀ DEL MESSICO, DA SIMPATIZZANTI

DEI MOVIMENTI POPOLARI RADICALI, L’ARCIVESCOVO DELLA CITTÀ,

IL CARDINALE NORBERTO RIVERA CARRERA

 

CITTA’ DEL MESSICO. = Aggredito ieri a Città del Messico, da un gruppo di simpatizzanti dei movimenti popolari radicali, il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo della città e primate del Messico. Durante la campagna politica in occasione delle presidenziali del 2 luglio scorso, il porporato era stato già aggredito da gruppi vicini al Partito della Rivoluzione Democratica, che sostenevano la candidatura di Andrés Manuel López Obrador, battuto poi da Felipe Calderón. A questa nuova aggressione, avvenuta durante l’omelia della Messa di mezzogiorno nella Cattedrale metropolitana, hanno partecipato circa 80 persone, tra studenti e militanti di ONG. E’ stato necessario l’intervento del personale di sicurezza per ristabilire l'ordine fra i manifestanti che, con i volti dipinti di rosso, hanno insultato il porporato. Come riferisce l’agenzia Zenit, motivo dell’aggressione sarebbero state le dichiarazioni del cardinale Rivera Carrera, che aveva ritenuto necessario l’uso della Polizia federale preventiva (PFP) a Oaxaca, teatro da maggio di manifestazioni di protesta da parte di 70 mila insegnanti che chiedono aumenti salariali. Una protesta che si è allargata all'Assemblea del Popolo della città (APPO), che riunisce 200 organismi sociali, trasformandosi in rivolta e richiesta di dimissioni del governatore Ulises Ruiz. L’ultimo fine settimana di ottobre gli scontri con le forze dell’ordine sono costati la vita a 3 persone, mentre ieri le proteste sono continuate in modo pacifico. Intanto, sempre nella capitale messicana, si sono verificate nella notte esplosioni simultanee di ordigni rudimentali, una delle quali contro una sede del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). Negli attacchi, che hanno avuto come obiettivi anche una banca e la sede del Tribunale elettorale, non vi sono stati feriti. Secondo il PRI, le esplosioni sono state portate a termine da gruppi interessati a destabilizzare il Paese prima dell’insediamento di Felipe Calderón, previsto per il prossimo primo dicembre. Era stato proprio il Tribunale elettorale a stabilire lo scorso settembre, dopo una polemica di due mesi, la vittoria, con appena lo 0,57 per cento di scarto, del candidato della destra del Partido Accion Natural.

 

 

IL FUTURO DEL PROTOCOLLO DI KYOTO AL CENTRO DELLA CONFERENZA ANNUALE DELL’ONU SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI,

CHE HA PRESO IL VIA OGGI A NAIROBI, IN KENYA

- Il servizio di Andrea Cocco -

 

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NAIROBI. = Si apre all’insegna dell’Africa la Conferenza annuale dell’ONU sui cambiamenti climatici, che ha preso il via oggi a Nairobi. A partecipare, oltre 6 mila delegati di governi di tutto il mondo, personale delle Nazioni Unite e rappresentanti delle ONG. Tema centrale delle discussioni, che proseguiranno fino al 17 novembre, il futuro del Protocollo di Kyoto, che prevede un taglio del 5 per cento delle emissioni di gas serra da parte dei Paesi industrializzati, considerando la loro maggiore responsabilità sugli attuali livelli di inquinamento atmosferico. La scelta di Nairobi come sede dell’evento non è certo casuale: quello africano è un continente tra i più minacciati dai cambiamenti climatici in atto. Siccità, carestie, alluvioni. Il surriscaldamento climatico generato dalle emissioni di gas serra sta avendo effetti più rapidi di quanto si pensasse, sostengono diversi studi presentati alla vigilia della Conferenza. E per rendersene conto basta andare a pochi chilometri dalla capitale kenyota, sul monte Kylimangiaro, dove le nevi che lo ricoprono potrebbero scomparire nel giro di dieci anni. Per questo, a Nairobi le numerose delegazioni dei Paesi in via di sviluppo chiederanno ai Paesi industrializzati di mantenere gli impegni presi con la firma del Protocollo di Kyoto. In primo luogo, quello di ridurre del 5 per cento entro il 2012 le emissioni di gas serra prodotte da industrie, macchine, consumo di energia elettrica, e prevedere tagli ancora più consistenti nel periodo successivo. Poi, lo stanziamento di ingenti fondi ai Paesi più poveri per fare fronte ai disastri ambientali già in atto. La Banca Mondiale ha da poco annunciato la necessità di donare tra i 10 e i 40 milioni di dollari l’anno per proteggere le popolazioni più esposte a desertificazione, siccità e uragani. Una cifra assolutamente insufficiente, dicono le ONG, secondo cui servirebbe almeno un miliardo. Bisogna agire in fretta, ha detto all’apertura della Conferenza il vice presidente del Kenya. Siccità e carestia sono una minaccia attuale. In abiti tradizionali, i rappresentanti di diverse etnie africane hanno espresso il loro assenso, nell’affollatissima sede dell’ONU a Nairobi. Gli effetti di un cambio sempre più visibile del clima a livello planetario preoccupano del resto anche gli ambienti economici. E’ della scorsa settimana il Rapporto, pubblicato a Londra dal noto economista londinese, Stern, secondo cui il surriscaldamento del clima rischia di devastare l'economia mondiale, determinando una crisi “peggiore di quella della Grande Depressione del 1929”.

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OGGI, GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA PREVENZIONE DELLO SFRUTTAMENTO

 DELL'AMBIENTE NELLE GUERRE E NEI CONFLITTI ARMATI

 

NEW YORK. = “Oltre a causare sofferenze umane, le guerre sono devastanti anche per l’ambiente”: così, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell'ambiente nelle guerre e nei conflitti armati. Di questo fenomeno sono “tragiche testimonianze”, nel recente conflitto tra Israele e Hezbollah, “la perdita in mare di circa 15 mila tonnellate di petrolio dalla centrale di Jiyyeh”, oppure “il degrado ambientale, la competizione per le risorse e i cambiamenti climatici regionali”, che “rappresentano le cause primarie dell’insicurezza alimentare e del conflitto in Darfur”, nel Sudan. Annan non dimentica l’Iraq, dove “il prosciugamento della palude del delta del Tigri e dell'Eufrate negli anni ‘80 e ‘90 è un esempio di come un ecosistema sia stato preso di mira deliberatamente per raggiungere fini politici e militari”. “Le parti in un conflitto – ricorda il segretario generale dell’ONU – sono tenute al rispetto degli accordi internazionali”, che “hanno una rilevanza ambientale e che vietano, per esempio, la distruzione deliberata di terreni agricoli”. “La legislazione contemporanea ignora le conseguenze ambientali delle guerre – conclude Annan – ed è ora che gli accordi internazionali su guerra e conflitti armati vengano rivisti per garantire la copertura tanto dei danni all'ambiente intenzionali, quanto di quelli non intenzionali”. (R.M.)

 

 

“DISCERNIMENTO E PROCESSI INFORMATIVI, UNA RESPONSABILITÀ CONDIVISA”:

NE DISCUTONO DA OGGI A OLBIA, IN SARDEGNA, I PARTECIPANTI ALLA

46.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CISM,

LA CONFERENZA ITALIANA SUPERIORI MAGGIORI

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

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OLBIA. = “Discernimento e processi informativi, una responsabilità condivisa”: con questo tema, prende il via questo pomeriggio a Olbia, in Sardegna, la 46.ma Assemblea generale della Conferenza italiana superiori maggiori (CISM). L’incontro, cui partecipano 150 religiosi tra superiori maggiori e formatori, intende offrire ai responsabili della formazione quattro interrogativi fondamentali su cui riflettere: quali sono le aspettative delle nuove generazioni che si avvicinano agli istituti con l’intenzione di farvi parte? Quali modalità di collaborazione vanno scelte per una efficace collaborazione tra superiori e formatori? Come valutare i processi della scelta vocazionale, mettendo in risalto i fattori che ne facilitano il consolidamento? Quali sono quelli che concorrono agli abbandoni o alle dimissioni? L’apertura dell’Assemblea, che si concluderà il 10 dicembre, sarà presieduta dall’arcivescovo Paolo Romeo, nunzio apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino, e da mons. Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio-Ampurias.

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AL VIA OGGI A ROMA IL 14.MO CONVEGNO NAZIONALE ITALIANO DEI CAPPELLANI DELLA POLIZIA DI STATO, SUL TEMA:

“VIVERE L’AMORE DA TESTIMONI CREDIBILI DEL RISORTO”

 

ROMA. = “Vivere l’amore da testimoni credibili del Risorto”: è il tema del 14.mo Convegno nazionale italiano dei cappellani della Polizia di Stato, che prende il via oggi a Roma fino a mercoledì. Come riferisce l’agenzia Sir, l’incontro è promosso dall’ufficio di Assistenza spirituale al personale della Polizia di Stato, organismo del ministero dell’Interno collegato alla Conferenza episcopale italiana (CEI). “Il tema scelto – spiega mons. Giuseppe Saia, cappellano coordinatore nazionale della Polizia di Stato – collega il nostro progetto pastorale all’enciclica di Benedetto XVI ‘Deus caritas est’ e al percorso della Chiesa italiana dopo Verona. La carità si lega al tema della giustizia e quindi al servizio alla legalità reso dagli agenti di polizia”. E aggiunge: “Approfondiremo come essere vicini a coloro che sono preposti a tale compito, partendo da tre ambiti: il servizio professionale, la vita familiare, la vita sociale”. In Italia, sono 86 i cappellani della Polizia di Stato per 115 mila persone impegnate nella pubblica sicurezza. Nel 2007 si prevedono 110 cappellani distribuiti in 103 questure. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 novembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco ed Ada Serra -

 

In Iraq, tre soldati americani sono stati uccisi da ribelli nella turbolenta Provincia di Al Anbar. A Baghdad resta poi in vigore il coprifuoco, il giorno dopo la condanna a morte dell’ex capo di Stato iracheno, Saddam Hussein. La sentenza, definita dal presidente americano George Bush una “pietra miliare nel cammino del popolo iracheno per sostituire un regime tirannico con uno Stato di diritto”, è stata criticata da Unione Europea ed ONU. La pena capitale – avverte la Finlandia, presidente di turno dell’UE - non deve essere applicata in nessun caso e in nessuna circostanza. Le Nazioni Unite hanno poi chiesto di non eseguire la condanna a morte e di assicurare “un equo processo di appello”. Sul verdetto emesso ieri dal tribunale speciale dell’Iraq ascoltiamo, al microfono di Giancarlo La Vella, il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino:

 

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R. – Partiamo dal principio che la vita è un dono di Dio; Dio ce l’ha data e Dio solo ce la può togliere. Noi che facciamo la campagna per la vita diciamo sempre che deve esserci la protezione della vita dal concepimento fino alla sua conclusione naturale. Secondo anche quanto ha detto Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae, in questi tempi moderni la società ha tanti mezzi per rendere inoffensivo qualcuno che ha commesso qualche crimine e, quindi, non c’è bisogno della pena capitale. Saddam Hussein avrebbe potuto essere deferito al Tribunale Penale Internazionale che non prevede la pena di morte. Questa sentenza potrebbe aggravare ancora di più la situazione, già tragica, di quel caro Paese che è l’Iraq.

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In Nicaragua i primi risultati ufficiali, ma ancora parziali, delle presidenziali tenutesi ieri danno in testa il leader storico del Fronte Sandinista, Daniel Ortega, già presidente  tra  il 1985  e il 1990. In caso di vittoria di Ortega, il Nicaragua aprirà un nuovo corso politico dopo tre governi di centro-destra. Governi che, secondo diversi analisti, hanno contribuito a pacificare il Paese ma hanno fallito nel tentativo di avviare un processo di crescita e di sviluppo economico. Il servizio di Luis Badilla:

 

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Per ora, proiezioni e dati ufficiali parziali assegnano ad Ortega oltre il 40 per cento delle preferenze, mentre al suo diretto rivale, Eduardo Montealegre, danno quasi il 33 per cento. Il terzo e il quarto candidato, insieme, avrebbero raggiunto il 29 per cento dei voti. Anche se Ortega dovesse scendere al di sotto del 40 per cento, il distacco con Montealegre gli consentirà ugualmente di vincere al primo turno. L’arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo Brenes, ha chiesto prudenza sull’esito finale e ha sottolineato come la cosa migliore da fare sia “attendere che il Consiglio superiore elettorale dica chi ha ricevuto la maggioranza dei voti e non lanciarsi in affermazioni avventate sulla base dei primissimi dati disponibili”. Sembra comunque certo che in Nicaragua si stia per aprire una nuova fase politica con molte incognite. Incognite che riguardano, in particolare, il rapporto tra Nicaragua e Stati Uniti, da sempre ostili ad Ortega. Oltre alle delicate questioni geopolitiche resta però ancora aperta la vera ferita del Paese: l’estrema povertà di uno Stato ormai sfinito, con troppe divisioni e disuguaglianze sociali, dove oltre il 50 per cento della popolazione sopravvive con meno di un dollaro al giorno, senza servizi igienici, assistenza sanitaria, lavoro e, a volte, senza speranza.

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Cresce l’attesa, negli Stati Uniti, per il voto di medio termine. A metà esatta del secondo mandato dell’amministrazione Bush, gli americani saranno chiamati domani ad eleggere i 435 membri della Camera, 33 dei 100 senatori e i governatori di 36 Stati su 50. Si tratta dell’ultimo test prima delle elezioni presidenziali del 2008. La consultazione prevede anche diversi referendum, tra cui quello relativo ad una legge che proibisce le interruzioni volontarie di gravidanza nel sud Dakota.

 

In Messico, gli inquirenti sospettano che dietro i tre attentati dinamitardi avvenuti ieri sera quasi simultaneamente, a Città del Messico, ci siano gruppi di estrema sinistra. Al momento, non si ha notizia di vittime. Le deflagrazioni hanno colpito il quartier generale del Tribunale elettorale nazionale, la sede del Partito rivoluzionario istituzionale, una delle maggiori formazioni dell’opposizione, e una banca. Nel Paese, intanto, è ancora alta la tensione nello Stato di Oaxaca. La crisi sociale nella regione, dove ieri più di 20 mila persone hanno nuovamente manifestato per chiedere le dimissioni del governatore, è scoppiata a maggio dopo le richieste, da parte degli insegnanti, di aumenti salariali. Il governatore locale Ulises Ruiz, accusato di corruzione, fa parte del Partito rivoluzionario, la cui sede è stata obiettivo di uno degli attentati di ieri sera.

 

Spostiamoci in Tagikistan, dove oltre 3 milioni di persone sono chiamate alle urne per scegliere il nuovo capo di Stato. Ma appare scontata la riconferma del presidente uscente, Imomali Rakhmonov. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Cinque candidati, ma un solo favorito: il presidente uscente Rakhmanov. Nessuno dei suoi avversari pare, infatti, in grado di poterlo impensierire. Alcuni partiti dell’opposizione hanno anche deciso di boicottare la consultazione. Rispetto al vicino Kirzigistan, in Tagikistan mancano sentimenti rivoluzionari. La situazione economica rimane difficile: centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad immigrare, principalmente verso la Russia per poter sbarcare il lunario; metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Dall’estero stanno arrivando investimenti nel settore energetico. C’è anche un progetto per esportare energia verso l’Afghanistan. Dopo il crollo dell’URSS, negli anni Novanta, il Paese asiatico è stato sconvolto dalla guerra civile, che ha causato centinaia di migliaia di morti.

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Dopo i nuovi scontri fra polizia e dimostranti a Bishkek, capitale del Kirghizistan, il presidente Kurmanbek Bakiyev ha licenziato questa mattina il ministro dell’Interno, Osmonali Guronov, e ha nominato al suo posto Omurbek Suvanaliyev. Quest’ultimo ha annunciato che non userà la forza contro i dimostranti, che da giorni stanno manifestando per le strade della capitale. I partiti dell’opposizione chiedono una nuova Costituzione e le dimissioni del presidente Bakiyev.

 

In India non è stato ancora rivendicato il duplice attentato, costato la vita ieri ad almeno 12 persone e compiuto nella città di Guwahati, nello stato di Assam. Gli inquirenti sospettano, comunque, che dietro gli attacchi ci siano i guerriglieri del sedicente ‘Fronte unito di liberazione di Assam’ (ULFA), che puntano all’indipendenza. La prima bomba è esplosa in un affollato mercato nel centro cittadino. La deflagrazione del secondo ordigno è avvenuta, poco dopo, davanti ad una raffineria.

 

In Cina, almeno 30 persone risultano ancora disperse dopo la violenta esplosione che ieri ha devastato una miniera di carbone nel nord del Paese. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, è di 17 morti. Il lavoro delle squadre di soccorso è ostacolato da fughe di gas e da continui crolli nelle gallerie. In Cina, dove il 70% delle fonti di energia è costituito dal carbone, nei primi nove mesi del 2006 sono morte 3284 persone per incidenti avvenuti in impianti minerari.

 

Diffusi nella Repubblica Democratica del Congo i primi dati, provvisori e parziali, delle elezioni tenutesi lo scorso 29 ottobre: il presidente uscente Joseph Kabila ha ottenuto circa il 68 per cento dei voti ed il vicepresidente, Jean-Pierre Bemba, ha conquistato poco più del 30 per cento delle preferenze.

 

Nuovi scontri in Somalia nella zona di Galinsoor, nel nord del Paese. I combattimenti hanno visto contrapporsi le milizie islamiche e i soldati del Puntland, regione semiautonoma dove l’amministrazione locale ha più volte dichiarato di voler resistere a qualsiasi offensiva delle milizie islamiche. Ieri, le corti islamiche hanno preso parte a nuovi colloqui di pace con il governo transitorio.

 

Entrano in vigore da oggi, in tutta Europa, le nuove norme di sicurezza per i viaggi in aereo. Sono ammesse solo quantità limitate di profumo, shampoo, dentifrici e altri gel e liquidi che i passeggeri potranno portare nel bagaglio a mano. Si tratta delle nuove misure di sicurezza adottate dall'Unione Europea dopo i piani terroristici sventati questa estate dalle autorità britanniche, che prevedevano l’uso di esplosivi liquidi a bordo di aerei diretti negli Stati Uniti.

 

Nel 2006 è prevista una crescita di circa il 2,8 per cento per la zona Euro. E’ quanto emerge dal rapporto d’autunno della Commissione europea. Le stime sulla crescita economica restano positive anche per il 2007 ed il 2008. La Commissione attende, infatti, un incremento del PIL nella zona Euro del 2,1 per cento l’anno prossimo e del 2,2 nel 2008. La disoccupazione dovrebbe poi scendere, nel 2008, al 7,3 per cento. L’inflazione dovrebbe inoltre gradualmente ridursi al di sotto della soglia del 2 per cento, fissata dalla Banca centrale europea.

 

 

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