RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 309 - Testo della trasmissione di domenica 5 novembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Appello per il grave deteriorarsi della situazione nella Striscia di Gaza, nelle parole del Papa all’Angelus. Una riflessione ancora sulla realtà della morte, che la “cosiddetta civiltà del benessere cerca di rimuovere”

 

Il dialogo interreligioso, un impegno da affrontare con creatività e convinzione: così il cardinale Etchegaray ai ragazzi di varie religioni e confessioni cristiane, riuniti ad Assisi nel ventennale dell’incontro convocato da Giovanni Paolo II

 

Diventa oggi Beato padre Mariano de la Mata Aparicio, “messaggero della carità” sempre attento ai bisognosi, ai bambini e agli anziani: ce ne parla padre Fernando Rojo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Saddam Hussein, condannato a morte per il massacro di 148 sciiti nel 1982. Domani il processo di appello: ai nostri microfoni Fulco Lanchester, padre Justo Lacunza e padre Michele Simone

 

Scattato a Napoli ilpiano sicurezza’ per contrastare la criminalità organizzata: intervista con padre Massimo Rastrelli

 

L’incapacità crescente degli adulti di comunicare con bambini e adolescenti: nel libro “Ho sentito il tuo cuore che batte” l’invito a partire dall’ascolto e dal gesto amorevole: con Masal pas Bagdadi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dialogo tra cristiani e islamici, il ruolo dei laici nelle comunità cristiane e l’immigrazione proveniente dall’area sub-sahariana: tra i temi affrontati dai vescovi del Nord Africa, a Tunisi nei giorni scorsi

 

Tre uomini saranno processati per l’uccisione delle tre ragazze cristiane lo scorso anno a Poso, in Indonesia. Sono accusati di terrorismo

 

I vescovi argentini si riuniranno da domani per la 92.ma Assemblea plenaria

 

Dopo l’accertamento di un caso di poliomielite, è partita ieri in Kenya una nuova campagna di vaccinazioni

 

L’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Rouco Varela, in una lettera pastorale, invita i giovani a responsabilizzarsi nella trasmissione della fede

 

‘Come Gesù annuncerebbe oggi la buona novella?’: è il tema del concorso per bambini, lanciato dalla campagna di comunicazione cattolica della Conferenza episcopale degli Stati Uniti

 

24 ORE NEL MONDO:

Sale a 47 morti il bilancio dell’operazione israeliana “Nuvole d’autunno” nel nord della Striscia di Gaza. Il premier israeliano Olmert accusa Hamas di usare i civili come “scudi umani”

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 novembre 2006

 

 

L’APPELLO PER IL GRAVE DETERIORARSI DELLA SITUAZIONE NELLA STRISCIA DI GAZA,

 NELLE PAROLE DEL PAPA ALL’ANGELUS. UNA RIFLESSIONE ANCORA SULLA REALTA’

DELLA MORTE, CHE LA “COSIDDETTA CIVILTA’ DEL BENESSERE CERCA DI RIMUOVERE”

 

Il Papa ha espresso viva preoccupazione per le notizie che giungono dalla Striscia di Gaza, prendendo la parola dopo la recita dell’Angelus. Prima della preghiera mariana Benedetto XVI è tornato a riflettere sulla realtà della morte, ricordando che in molte parrocchie si celebra oggi l’ottavario dei defunti.  Si è rivolto alle molte persone in piazza nonostante il freddo pungente di una mattinata senza sole. Il servizio di Fausta Speranza:

 

**********

Il pensiero del Papa va alle “popolazioni civili che soffrono le conseguenze degli atti di violenza”. Il contesto cui si riferisce il Papa in particolare è la Striscia di Gaza dove le notizie – sottolinea – denunciano “un grave deteriorarsi della situazione”. Lancia il suo appello chiedendo a tutti di unirsi nella preghiera:

 

“… Dio onnipotente e misericordioso illumini le Autorità israeliane e palestinesi, come pure quelle delle Nazioni che hanno una particolare responsabilità nella Regione, affinché si adoperino per far cessare lo spargimento di sangue, moltiplicare le iniziative di soccorso umanitario e favorire la ripresa immediata di un negoziato diretto, serio e concreto”.

 

Prima della preghiera mariana un richiamo alla commemorazione liturgica dei defunti, del 2 novembre. Un pensiero ancora sulla realtà della morte che – afferma Benedetto XVI – la cosiddetta “civiltà del benessere cerca spesso di rimuovere dalla coscienza della gente, tutta presa dalle preoccupazioni della vita quotidiana”. E il Papa ricorda che, nonostante tutte le distrazioni, “la perdita  di una persona cara ci fa riscoprire quello che definisce il ‘problema’, pensando sempre alla mentalità più comune. E spiega che ci troviamo a “sentire la morte come una presenza radicalmente ostile e contraria alla nostra naturale vocazione alla vita e alla felicità”. E dunque il Papa ribadisce che “Gesù ha rivoluzionato il senso della morte”. Ricorda che non lo ha fatto soltanto con il suo insegnamento ma affrontando Lui stesso la morte. Il Figlio di Dio ha condiviso la condizione umana per riaprirla alla speranza. E il Papa usa un’espressione particolare dicendo: “la morte non è più la stessa: è stata privata del suo ‘veleno’”. “L’amore di Dio, operante in Gesù, - aggiunge - ha dato un senso nuovo all’intera esistenza dell’uomo, e così ne ha trasformato anche il morire”.

 

“Chi si impegna a vivere come Lui, viene liberato dalla paura della morte, che non mostra più il ghigno beffardo di una nemica ma, come scrive san Francesco nel Cantico delle creature, il volto amico di una “sorella”, per la quale si può anche benedire il Signore: Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale”.

 

E Benedetto XVI usa anche parole improvvisate per ricordare il fondamento della fede cristiana:

 

“Della morte del corpo non c’è da aver paura, ci ricorda la fede: sia che viviamo, sia che moriamo, siamo con il Signore”.

 

La vita umana è “passaggio da questo mondo al Padre”, afferma aggiungendo che “la vera morte che bisogna temere è quella dell’anima” e ricordando che “chi muore in peccato mortale, senza pentimento, chiuso nell’orgoglioso rifiuto dell’amore di Dio, si autoesclude dal regno della vita”. Una preghiera, dunque, a Maria, perché aiuti tutti ad essere pronti a lasciare la vita per poi dimorare eternamente con il Signore.

 

Al momento dei saluti in diverse lingue, in polacco un pensiero alla memoria, ieri, di san Carlo Borromeo. “Questa memoria – spiega Benedetto XVI - invita ad associare il grande riformatore della Chiesa dopo il Concilio di Trento con il grande esecutore delle disposizioni del Concilio Vaticano II, Giovanni Paolo II, Karol Wojtyła”.

 

In italiano, un saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli di Taino e i cresimandi della parrocchia dei Santi Simone e Giuda in Empoli, con il Parroco, i catechisti e alcuni genitori. A tutti auguro una buona domenica.

**********

 

 

LA RESPONSABILITA’ DEI GIOVANI NEL DIALOGO INTERRELIGIOSO, UN IMPEGNO

DA AFFRONTARE CON CREATIVITA’ E CONVINZIONE PERSONALE:

COSI’ IL CARDINALE ETCHEGARAY AI RAGAZZI DI DIVERSE RELIGIONI, RIUNITI AD ASSISI NEL VENTENNALE DELL’INCONTRO CONVOCATO DA GIOVANNI PAOLO II

 

Un braciere acceso in segno di concordia tra le religioni del mondo. Ad Assisi, questa mattina, i giovani hanno unito la propria fiamma a quella che arde ininterrottamente dal 2002, quando Giovanni Paolo II insieme con molti leader religiosi pregò per il mondo sconvolto pochi mesi prima dall’orrore dell’11 settembre. E’ iniziato con questo gesto simbolico il primo incontro giovanile, organizzato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, nato per celebrare l’evento che trasformò la cittadella francescana in un’icona di concordia tra fedi differenti: la giornata mondiale di preghiera dell’ottobre 1986. La cronaca della prima mattina di lavori nel servizio del nostro inviato ad Assisi, Alessandro De Carolis.

 

**********

Quando vent’anni fa l’idea del dialogo fra le religioni viveva qui, sotto le mura della Basilica francescana, uno storico spartiacque - tanto da far parlare di un “prima” e di un “dopo” Assisi - molti di loro erano sui banchi di scuola e altri non erano ancora nati. Vent’anni dopo, un gruppo di giovani – “figli” di quel 27 ottobre 1986 e del suo spirito di fraternità – si sono ritrovati nello stesso luogo per celebrare l’intuizione originaria, ma soprattutto per raccogliere un ideale testimone di impegno da chi, in quel giorno – pope, imam o rabbino – accettò l’inedita proposta di Giovanni Paolo II di una giornata condivisa di preghiera e di pace. In circa cento ragazzi e ragazze di religioni diverse - tra cristiani di varie confessioni, ebrei, musulmani, taoisti, indù, buddhisti, sihk, zoroastriani - hanno preso posto stamattina nell’antica Sala papale del Sacro Convento di Assisi con l’obiettivo di riscoprire, oggi da protagonisti, l’intensità dello “spirito di Assisi”.

 

La regia dell’avvenimento, con la collaborazione dei francescani del posto, è stata curata dal Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Il segretario del dicastero, l’arcivescovo Pierluigi Celata, ha stimolato i giovani presenti a sentirsi “capaci di costruire un futuro di pace”, perché “capaci – ha riconosciuto – di novità e di immaginazione”. La stessa immaginazione che 20 anni fa portò Giovanni Paolo II a cullare l’idea poi sbocciata nella prima Giornata di preghiera interreligiosa di Assisi. E’ stato il cardinale Roger Etchegaray - che dell’incontro dell’86 fu il principale organizzatore - a rammentare numerosi retroscena dell’evento. Oggi, ha affermato il cardinale Etchegaray, grazie a quella giornata di 20 anni fa, si è “scatenato un movimento straordinario”, l’elemento interreligioso “comincia ad avere diritto di cittadinanza” in molte fedi. Ma questo, ha aggiunto, non è sufficiente se non c’è una capacità di coltivarlo personalmente, in tutto il mondo:

 

“Il dialogo interreligioso va sviluppato, ma non solo il dialogo interreligioso, ma anche quello intrareligioso. Dice un grande teologo che ‘dialogo intrareligioso’ vuol dire che non è sufficiente dialogare fra religioni diverse, ma bisogna vedere anche come ciascun uomo, ciascuna donna, viva all’interno della propria comunità la propria religione”.

 

Tra pochi minuti, a illuminare un pomeriggio avaro di sole, saranno loro, i giovani, incolonnati in pellegrinaggio sulla strada che dalla Basilica di Assisi scende verso il Santuario di Rivotorto, con una sosta intermedia alla Chiesa di San Damiano. Quattro chilometri lungo i quali – esattamente 800 anni fa - fiorì la santità che trasformò Francesco di Bernardone in Francesco di Assisi: dalle sue spoglie mortali in Basilica, alla chiesetta in cui Gesù gli si manifestò, per concludersi davanti allo spoglio Tugurio di pietra in cui Francesco visse con i primi compagni servendo i poveri e curando i lebbrosi.

 

Da Assisi, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.

**********

 

I giovani presenti all’Incontro interreligioso di Assisi sono attivamente impegnati nel campo del dialogo con giovani di altre fedi. Ecco l’esperienza di Paolo, appartenente al Movimento dei focolari di Trento, che racconta al microfono di Alessandro De Carolis in che modo si sia preparato all’appuntamento:

 

**********

R. – In spirito di speranza, speranza di poter toccare con mano quella che è la gioia di una famiglia. Alla famiglia del genere umano, appartiene chiunque, di qualunque razza o religione. In questi giorni avremo la possibilità di approfondire ciò che venti anni fa è iniziato. E’ giusto che anche noi abbiamo la possibilità di chiedere, di approfondire e di provare quello che è il vivere in famiglia rispettandosi nelle differenze, ma con la voglia di comunicare e dialogare, il dialogo credo che sia – come dice anche il Papa - la chiave per la pace.

 

D. – Hai qualche esperienza diretta di rapporto, di confronto con giovani della tua età di altre religioni?

 

R. – Sì, per motivi di studio ho avuto modo di conoscere musulmani ed ebrei. La cosa che più mi ha colpito nel mio rapporto con loro è che è proprio la nostra diversità che ci fa forti. Noi portiamo la nostra religione e siamo consapevoli della nostra religione, ma siamo aperti all’altro. La possibilità che abbiamo di trattare vari temi, anche teologici, oltre che temi di amicizia, ci rendono consapevoli di vedere in modo diverso. La cosa importante è constatare il rispetto che abbiamo fra di noi e forse la cosa di cui abbiamo più bisogno, è un rapporto di amicizia che è fondato proprio sul rispetto e sul dialogo.

**********      

 

 

DIVENTA BEATO PADRE MARIANO DE LA MATA APARICIO,

“MESSAGGERO DELLA CARITÀ” SEMPRE ATTENTO AI BISOGNOSI,

AI BAMBINI E AGLI ANZIANI

- Intervista con padre Fernando Rojo -

 

Nella cattedrale di San Paolo, in Brasile, oggi la Messa per la Beatificazione di padre Mariano de la Mata Aparicio, sacerdote di origine spagnola dell’Ordine di Sant’Agostino. La Santa Messa viene presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi. Di padre Mariano, nell’intervista di Giovanni Peduto, ci parla il postulatore della Causa di beatificazione, padre Fernando Rojo:

 

***********

R. – Nato in Spagna nel 1905, ha vissuto per molti anni in Brasile, in particolare nella città di San Paolo. Era sempre disponibile con tutti: superiori, confratelli, parrocchiani, alunni ed ex-alunni,barboni’, bambini di famiglie povere o di strada, malati, in particolare terminali. Era una sorta di infermiere che in ogni casa seguiva la salute della propria comunità religiosa.

 

D. – La caratteristica peculiare della sua attività …

 

R. - Era sempre presente tra le persone bisognose: faceva sentire il calore fraterno di una mano amica. Non scrisse nessun libro, nemmeno un breve articolo in qualche rivista. Si conservano sue lettere ai familiari in Spagna e alcune circolari durante il suo mandato come vice provinciale. Le sue opere furono soltanto opere assistenziali, opere di carità.

 

D. – Qualche particolare saliente della sua vita?

 

R. - La puntualità non costituiva una delle sue virtù. D’altronde, non gli risultava facile, dovendo muoversi in una città come San Paolo. Appena chiamato per assistere un malato, il suo tempo si fermava. “La morte - diceva - non sempre aspetta. Non vorrei che qualcuno muoia senza sacramenti per rispettare orari”. La comunità capiva e accettava il suo comportamento, come anche quel giorno prima di Natale, quando nel mezzo della preghiera corale suscitò una sonora risata il suo arrivo proprio mentre il lettore recitava l’antifona: “Veni, Domine, noli tardare”.

 

D. – E il suo messaggio all’uomo d’oggi?

 

R. - Nell’esercizio delle virtù, praticate con semplicità evangelica e in un continuo crescendo di dedizione e di gioia, mosso soltanto dall’amore di Dio che gli ardeva nel cuore, risulta un autentico modello di vita. Un esempio ben chiaro di come, con l’adempimento quotidiano del proprio dovere, sia possibile a tutti raggiungere i vertici dell’eroismo cristiano.

**********                

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

5 novembre 2006

 

 

 

SADDAM HUSSEIN, CONDANNATO A MORTE PER IL MASSACRO DI 148 SCIITI NEL 1982.

FISSATO A DOMANI IL PROCESSO DI APPELLO

- Con noi, il prof. Fulco Lanchester, padre Justo Lacunza, padre Michele Simone -

 

“Allah è grande, lunga vita all’Iraq e al popolo iracheno'': con queste parole, l’ex rais iracheno, Saddam Hussein, ha ascoltato stamani a Baghdad la lettura del verdetto del Tribunale speciale dell’Iraq, che lo ha condannato a morte per impiccagione, insieme ad altri due coimputati. L’accusa è di crimini contro l'umanità per il massacro di 148 sciiti nel villaggio di Dujail nel 1982. Già domani, il processo di appello. Il servizio di Roberta Moretti:

 

**********

“Non accettate la volontà degli occupanti. Non sono io lo sconfitto”: visibilmente scosso, in piedi dietro le sbarre, vestito scuro e camicia bianca, Saddam Hussein ha provato a interrompere la lettura della sentenza declamando versetti del Corano e slogan a favore del disciolto partito Baath e contro il tribunale. Pena capitale anche al fratellastro ed ex capo dei servizi segreti, Barzan al Tikriti, e all’ex presidente del tribunale rivoluzionario del regime, Awad al Bander. Ergastolo, invece, all’ex vice presidente Taha Yassin Ramadan, e 15 anni di carcere a tre funzionari locali del partito Baath. Alla lettura delle sentenze, tra gli applausi dei giornalisti, alcuni colpi di mortaio nel quartiere Adamiya di Baghdad, a maggioranza sunnita, mentre in altre zone della capitale la popolazione ha festeggiato con raffiche di arma da fuoco.  A Tikrit, intanto, città natale di Saddam, migliaia di persone in strada scandiscono slogan contro il tribunale e chiedono vendetta. Già da domani si avvierà la procedura d'appello, automatica in Iraq in caso di pena capitale. Soddisfazione di Stati Uniti e Gran Bretagna, rammarico di Hamas, mentre la Russia prevede un aumento delle divisioni nel Paese del Golfo. Da parte sua, l’Alto commissario ONU per i Diritti Umani, Louise Arbour, chiede il pieno rispetto del diritto  al ricorso dell’ex rais ma anche una moratoria dell’esecuzione.

**********

 

Ma che cosa dire sul piano del diritto? Fausta Speranza lo ha chiesto al preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università la Sapienza di Roma, Fulco Lanchester, già professore di diritto comparato:

 

**********

R. – Partirei facendo la riflessione che è una condanna a morte in un processo di primo grado. Quindi, la questione è ancora aperta. Il secondo punto di vista, che orienta anche la mia riflessione, è che siamo a due giorni dalle elezioni americane e, quindi, l’esemplarità sembra una prosecuzione della guerra del presidente degli Stati Uniti nei confronti dell’Iraq per ragioni interne. Questo pone in evidenza che il mondo del diritto con questo processo ha dei rapporti più nella forma che nella sostanza. Esiste un tribunale penale internazionale per i crimini contro l’umanità, genocidio, crimini di guerra e così via, che non è stato utilizzato. Saddam Hussein è stato accusato di una serie di crimini e di una serie di reati molto ‘laterali’, che possono essere utilizzati per motivi interni in Iraq e per motivi interni negli Stati Uniti d’America. Se vuole il mio giudizio, qui il diritto c’entra poco, c’entra più la propaganda.

 

D. – Professore, il processo è stato lasciato alle autorità irachene, ma in base a quale carta del diritto? In base al diritto che vigeva al tempo di Saddam Hussein?

 

R. – In realtà, è stato lasciato alle autorità irachene. Sono stati cambiati i membri della Corte. Sono stati applicati meccanismi giuridici che esistevano ma sono stati anche innovati. Secondo me, la prospettiva da cui giudicare il processo a Saddam è quella del processo esemplare e il processo esemplare non è mai giusto.

********** 

 

Saddam Hussein, ascoltando la sentenza, ha gridato “Dio è grande”. Lui che ha improntato il suo regime al laicismo. Nell’intervista di Fausta Speranza, la riflessione al proposito di padre Justo Lacunza, esperto di questioni orientali:

 

**********

R. - Saddam Hussein ha ripetuto questa frase islamica, che è impressa nella bandiera dell’Iraq. Nella bandiera irachena si vede scritta in lingua araba questa frase, che i musulmani pronunciano spesso durante i periodi della preghiera rituale, nei grandi momenti di sfiducia, di dolore, nei grandi momenti di felicità, nei grandi momenti della vita. Si può spiegare anche il laicismo, che in Iraq non è mai stato contro l’islam, anzi, negli ultimi anni della storia irachena possiamo dire che l’islam sia stato il coagulante delle varie frazioni, dei vari gruppi, delle varie comunità. Pure se sunniti e sciiti sono ai ferri corti possiamo dire che loro sono alla ricerca di quello che vuol dire essere musulmani in un contesto come quello dell’Iraq o quello dell’Iran o quello del Medio Oriente. Una terza riflessione è che questa frase di Saddam Hussein è come se volesse dire: “Voi non capite la storia. Voi avete sbagliato la storia. Io non ho niente da rimproverare in quello che avete fatto. Soltanto Dio, però, nella sua misericordia, potrà capire esattamente chi sono, che cosa ho fatto e quello che ho voluto fare”.

 

D. – Padre, secondo lei, nel mondo orientale in genere e in particolare in Iraq poteva esserci una sentenza diversa dalla condanna a morte?

 

R. – A livello dei principi, può darsi che non ci fosse spazio al di fuori di una condanna a morte. La nostra vita reale, però, quella individuale e familiare, quella collettiva e sociale, quella politica, religiosa e culturale, cammina e viaggia sul binario della realtà. Personalmente penso che condannare a morte colui che è stato presidente dell’Iraq per molti e molti anni e con il quale l’Occidente, Paesi di Europa, l’America, vari Paesi asiatici, mediorientali, africani, insomma tutto il mondo, hanno collaborato con questo signore, hanno cercato di costruire ponti, penso non sia la buona strada per arrivare a trovare delle soluzioni reali per quello che succede in Iraq. Innanzitutto, penso che una condanna a morte, in questo preciso momento, sia controproducente per quello che accadrà nei prossimi giorni.

**********  

 

Ma una condanna a morte può davvero far fare i conti con la storia? Fausta Speranza ne ha parlato con padre Michele Simone, vicedirettore di Civiltà Cattolica:

 

**********

R. – Certamente no, la situazione dell’Iraq non si risolve con questa condanna a morte. Molti cattolici – e noi tra di loro – sono contrari per principio alla condanna a morte. E anche in una situazione come quella dell’Iraq, nella quale le condanne a morte, di fatto, ogni giorno, sono centinaia, un’altra aggiunta a tutte queste non serve a nulla. Certo, nella mentalità comune degli iracheni, la mancata condanna a morte, forse, per motivi di politica interna, sarebbe interpretata come un privilegio, perché le morti ormai sono all’ordine del giorno. Ma salvare una vita - il che non vuol dire accettare tutto ciò che ha fatto Saddam Hussein - è sempre un fatto positivo.

 

D. – In una situazione come quella irachena, come difendere il valore della vita? Lei lo ricordava: è una carneficina giornaliera…

 

R. – Bisogna far funzionare molto di più la politica per trovare una soluzione politica ad una guerra rovinosa e fatta chissà per quali motivi. Non è certamente con la violenza e con le morti che si risolvono questo tipo di situazioni.

**********

 

 

SCATTATO A NAPOLI ILPIANO SICUREZZA’ PER CONTRASTARE

LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. IL PIANO PREVEDE UN MAGGIORE CONTROLLO

DEL CAPOLUOGO CAMPANO ANCHE ATTRAVERSO SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA

- Intervista con padre Massimo Rastrelli -

 

“Napoli non è un Far West e chi la dipinge così fa un’opera che danneggia la città”. Lo ha detto il ministro italiano dell’Interno, Giuliano Amato, firmando il “piano sicurezza” per la città partenopea. L’obiettivo, si legge in una nota del ministero dell’Interno, è quello di “garantire la sicurezza dei cittadini in modo duraturo e permanente”, oltre ad “introdurre un controllo capillare e integrato del territorio, strada per strada”, dando “nuovo impulso al contrasto della criminalità organizzata” e sviluppando “la cultura della legalità”. Sulla situazione a Napoli, Debora Donnini ha intervistato padre Massimo Rastrelli, presidente della Consulta nazionale antiusura che ha sede proprio nella città partenopea:

 

**********

R. - A Napoli non è possibile trovare lavoro. Nella regione ci sono 850 mila disoccupati di cui circa 300 mila non disponibili al lavoro. Questa gente vive di espedienti, l’aiuto all’inserimento nel lavoro è fino a 29 anni. Dopo i 29 anni non si trova facilmente lavoro perché non c’è nessuna possibilità di inserimento quando la gente è analfabeta - perché oggi la terza media è analfabetismo – e quando non ha nessun mestiere. Poi a Napoli si è creata l’idea che si ha addirittura diritto ad uno stipendio senza lavorare, al sussidio di cittadinanza. Sono mentalità sociali gravissime che si sono alimentate. Oggi Prodi dice: “Ci vuole un intervento sistematico”. Questo io l’ho sempre detto nelle varie dichiarazioni che ho potuto fare.

 

D. – Il presidente del Consiglio ha anche detto che l’esercito non è necessario e che la criminalità, appunto, è il più grande ostacolo allo sviluppo del Mezzogiorno. Lei è d’accordo?

 

R. – Io dico che certamente la criminalità impedisce il lavoro perché chiede tangenti che non possono pagare. Il lavoro autonomo non è possibile perché la criminalità lo soffoca, il lavoro dipendente non c’è.

 

D. – Lei cosa pensa che si debba fare per Napoli?

 

R. – Bisogna fare un fronte compatto: l’amministrazione, la scuola, la famiglia, cioè tutti insieme, la Chiesa anche, dobbiamo tutti insieme fare leva sulla coscienza del popolo in un compito non di illusione ma di educazione.

**********

 

 

L’INCAPACITA’ CRESCENTE DEGLI ADULTI DI COMUNICARE CON I BAMBINI

 E GLI ADOLESCENTI: NEL LIBRO “HO SENTITO IL TUO CUORE CHE BATTE”

L’INVITO A RIPARTIRE DALL’ASCOLTO E DAL GESTO AMOREVOLE

- Intervista con Masal pas Bagdadi -

        

Comunicare con bambini e adolescenti: non sempre siamo capaci di farlo, a volte perdiamo i contatti e li abbandoniamo a loro stessi. Cosa fare per recuperare? Occorre ripartire dall’ascolto e dall’abbraccio per partecipare le loro emozioni, spiega Masal pas Bagdadi nel suo ultimo libro intitolato “Ho sentito il tuo cuore che batte”. Edito da Franco Angeli, è incentrato sul metodo educativo delcontenimento’. Di che cosa si tratta? Roberta Gisotti ha intervistato la dott.ssa Bagdadi, psicoterapeuta, già autrice di numerosi saggi sull’infanzia:

 

**********

R. – E’ un modo di relazionarsi, dai bambini piccoli ai più grandi, per poter contenere le loro emozioni ed i loro pensieri, dando loro così la possibilità di crescere in autonomia. Faccio un semplice esempio: se un bambino di tre anni vuole mangiare il gelato prima di cena e la mamma non glielo dà, cosa fa allora? Si butta per terra disperato; se la mamma lo lascia buttato per terra a gestire l’ansia e la rabbia che ha nel corpo, finisce che il bambino si sente solo con i suoi sentimenti. Io consiglio di tenerlo in braccio, anche se piange, anche se è arrabbiato, in modo che il bambino sente che c’è, comunque, una persona adulta, responsabile sulla sua vita, capace di contenere anche queste emozioni molto forti. Penso che questo metodo possa servire a chiunque, con i propri figli, a scuola e non solo per fare una terapia. Sappiamo, infatti, che viviamo in una società profondamente slegata e priva di comunicazioni più intime e più profonde, perché i bambini sono distratti dalla televisione, dai computer e da mille attività che fanno. Ma, in realtà, sono un po’ abbandonati a loro stessi. Non è che queste cose non le devono fare, ma le devono fare con misura. Se noi perdiamo questo filo di comunicazione, i bambini sono veramente in pericolo.

 

D. – Lei sottolinea di avere sempre agito con la collaborazione di genitori, nonni o altre figure familiari perché è con loro che il bambino costruisce la sua identità. Dunque la famiglia, ancora una volta al centro dello sviluppo della personalità?

 

R. – Io penso che non abbiamo inventato ancora qualcosa come la famiglia, che riesce a trasmettere le cose, certamente sia in bene che in male. La famiglia è l’elemento principale, ma c’è poi anche la scuola, l’asilo, il nido, anche perché i bambini stanno fuori di casa e, quindi, fuori dalla famiglia tante ore al giorno. Per questo bisogna anche stare attenti a non scaricare la responsabilità dalla scuola alla famiglia o dalla famiglia alla scuola: ognuno ha un suo pezzo di responsabilità nei confronti dei bambini e questa responsabilità bisogna assumersela. Lo smarrimento è un elemento così forte, anche per i genitori stessi, che sono spesso disperati perché non sanno come fare. Una mamma di un bambino di due anni mi ha detto ieri: “Non riesco a tenere mio figlio”. Si tratta di un bambino di due anni, che non ha neanche un metro di altezza.

 

D. – Perché, sempre più spesso, i genitori trovano difficoltà appunto a relazionarsi con i propri figli?

 

R. – Perché anzitutto hanno paura di interferire nella loro vita, anche se pensano che sia sbagliato. Hanno paura dell’aggressività dei figli e spesso usano, quando sentono un senso di impotenza, punizioni che sono proprio fuori luogo. Quando il genitore dà la punizione finisce che si sente debole nei confronti del bambino. Cosa si fa allora? Si tolgono le cose che piacciono e quindi la televisione, il computer. Ma questo non risolve il problema di base, anzi crea un’altra tensione ancora più grave, perché non basta dare la punizione, ma è necessario comunicare con il bambino e fare altre cose in modo che il bambino non si attacchi alla televisione, vedendola come una mamma sostituita, così come il computer, etc.

**********

 

 

=======ooo=======  

 

 

CHIESA E SOCIETA’

5 novembre 2006

 

 

DIALOGO TRA CRISTIANI E ISLAMICI, IL RUOLO DEI LAICI NELLE COMUNITÀ CRISTIANE E DRAMMA DELL’IMMIGRAZIONE PROVENIENTE DALL’AREA SUB-SAHARIANA:

TRA I TEMI AFFRONTATI DAI VESCOVI DEL NORD AFRICA, A TUNISI NEI GIORNI SCORSI

 

TUNISI. = Per i vescovi del nord-Africa occorre una buona formazione delle persone per affrontare la difficile questione della continuità della presenza cristiana nei luoghi dove non vi è un’azione pastorale diretta. È quanto è emerso nel corso dell’incontro della Conferenza dei vescovi della Regione Nord dell’Africa, che si è svolto nella capitale della Tunisia, dal 26 al 29 ottobre. I presuli, scrive l’agenzia Fides, hanno discusso anche del dialogo tra cristiani e islamici, del ruolo dei laici nelle piccole comunità cristiane e del dramma dell’immigrazione proveniente dall’Africa sub-sahariana. In un comunicato diffuso al termine dell’assemblea, i vescovi “hanno reso grazie per l’opera dello Spirito nelle diverse regioni dove esercitano il loro servizio, con una coscienza più viva dei frutti d’amore e di speranza che vi sussistono”. Attualmente, nei diversi Paesi del nord-Africa, a sostenere l’opera volenterosa di sacerdoti, religiosi e religiose, vi sono diversi laici: “In seno a comunità modeste e spesso fragili, i vescovi costatano il dinamismo apportato dai laici – si legge nel documento della CERNA – sia coloro che sono presenti da tempo, sia quelli che sono arrivati da poco da diverse parti del mondo”. I vescovi hanno ribadito il loro desiderio e impegno “di condividere con le Chiese di altre regioni del mondo, le loro esperienze di dialogo tra cristiani e musulmani”. In particolare, invitano le comunità cattoliche a comprendere che il mondo musulmano è altrettanto diversificato quanto quello cristiano. “È urgente rendersi conto – afferma l’episcopato – che viviamo in un mondo pluralista e che bisogna imparare a vivere insieme”. Particolare preoccupazione è stata poi espressa dai vescovi per i continui flussi migratori provenienti dall’Africa sub-sahariana, frutto delle difficoltà politiche ed economiche persistenti in quell’area. I vescovi hanno apprezzato e ringraziato la Caritas e le altre organizzazioni di assistenza, per il lavoro svolto a favore dei migranti. (T.C.)

 

 

TRE UOMINI SARANNO PROCESSATI PER L’UCCISIONE DELLE TRE RAGAZZE CRISTIANE

LO SCORSO ANNO A POSO, IN INDONESIA. SONO ACCUSATI DI TERRORISMO

 

JAKARTA. = Coinvolti in “un atto di terrorismo che con l’uso della forza ha causato perdite di vite umane”: con questa accusa saranno processati, per la decapitazione delle tre ragazze cristiane a Poso, provincia indonesiana delle Sulawesi centrali, Hasanuddin, Lilik Pur nomo, alias Haris, e Irwanto Irano. Il giudizio, riferisce l’agenzia Asianews, è stato disposto in base alla legge anti-terrorismo. Il 29 ottobre dello scorso anno, tre giovani si stavano avviando verso casa quando sono state aggredite e decapitate con un machete nella zona di Gebang Rejo. Un particolare triste e agghiacciante è che due delle loro teste furono rinvenute vicino ad una stazione di polizia e la terza davanti ad una chiesa. Il caso ha scosso l’opinione pubblica in Indonesia e all’estero. Anche il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha condannato il triplice omicidio, che Benedetto XVI ha definito un “barbaro assassinio”. Il dossier sui tre presunti terroristi è stato presentato alla Corte distrettuale di Jakarta lo scorso 30 ottobre. Definiti i capi d’accusa, ora si attende l’apertura del processo. (T.C.)

 

 

I VESCOVI ARGENTINI SI RIUNIRANNO DA DOMANI PER LA 92.MA ASSEMBLEA PLENARIA. LITURGIA, EDUCAZIONE CATTOLICA E MISSIONE AL CENTRO

DEL CONFRONTO

 

BUENOS AIRES. = Si aprono domani a Buenos Aires, in Argentina, sotto la presidenza dell’arcivescovo della capitale sudamericana, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, i lavori della 92° Assemblea plenaria della Conferenza episcopale. I presuli discuteranno soprattutto dell’attività della Caritas nazionale seguendo il rapporto che sarà illustrato dal direttore mons. Fernando Bargalló, vescovo di Merlo-Moreno. Altri due temi importanti saranno la revisione del Piano pastorale nazionale, “Navigare mare addentro”, e l’analisi dei contributi che dovranno essere presentati alla Conferenza generale degli episcopati latinoamericani in programma, il prossimo anno, in Brasile, nel mese di maggio. I vescovi, inoltre, prenderanno visione delle relazioni di numerose commissioni episcopali, tra cui quella sulla liturgia, la vita consacrata, l’educazione cattolica, le missioni, la catechesi e la pastorale biblica. Intanto, oggi, si conclude, sempre a Buenos Aires, il primo congresso sull’evangelizzazione della cultura sul tema “I cattolici nella società civile e nella politica”. Ampie le riflessioni sulla possibilità di dar vita ad incontri, dibattiti ed iniziative per uomini e donne impegnati nel mondo della cultura”. Fra i temi, il “Servizio della fede e della vita cristiana alla ragione e alla prassi politica attraverso la mediazione culturale”; “La Chiesa e la politica nell’ottica dei mezzi di comunicazione sociale”; “Verso una nuova cultura della solidarietà e del lavoro”; infine, i “Laici e la nuova evangelizzazione nelle culture latinoamericane”. (T.C.)

 

 

DOPO L’ACCERTAMENTO DI UN CASO DI POLIOMIELITE, È PARTITA IERI IN KENYA

UNA NUOVA CAMPAGNA DI VACCINAZIONI. LA MALATTIA ERA SCOMPARSA

NEL PAESE DA OLTRE 20 ANNI

 

NAIROBI. = È stata lanciata ieri dal governo kenyota, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), una nuova campagna di vaccinazione antipoliomielite. Dopo l’accertamento di un caso e il sospetto di altri due, scrive l’agenzia MISNA, sono già state disposte vaccinazioni gratuite nei distretti di Garissa, Ijara, Wajir, Mandera e Moyale, che interesseranno almeno 250 mila bambini sotto i cinque anni. A dicembre la campagna partirà in altri 23 distretti considerati ad “alto rischio”, mentre per gennaio si prevede la vaccinazione di oltre 5 milioni e mezzo di bambini. Il primo caso di poliomielite in Kenya, dopo oltre venti anni di assenza della malattia, è stato riscontrato nelle scorse settimane in un campo profughi al confine con la Somalia. Si tratta di una bambina nata a Dadaab, dove dall’inizio dell’anno sono arrivati 24 mila nuovi somali - in fuga soprattutto da Mogadiscio, Baidoa e Kismaayo - in aggiunta ai 140 mila già accampati. (T.C.)

 

 

L’ARCIVESCOVO DI MADRID, IL CARDINALE ANTONIO ROUCO VARELA,

IN UNA LETTERA PASTORALE, INVITA I GIOVANI A RESPONSABILIZZARSI

NELLA TRASMISSIONE DELLA FEDE

 

MADRID. = Trasmettere la fede in Cristo alle generazioni più giovani è un bel compito cui tutti siamo chiamati: è quanto scrive in una lettera pastorale l’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Il porporato, si legge in un comunicato dell’agenzia SIR, ha invitato parroci, rettori di chiese, direttori di collegi e di centri universitari, presidenti e responsabili di associazioni e di movimenti ecclesiali a partecipare all’inizio della Missione giovani che si svilupperà nel corso dell’anno pastorale 2006-2007. Il cardinale Rouco Varela ha esortato inoltre i giovani a prendere parte alla settimana a loro dedicata dall’8 al 12 novembre. “Vogliamo invitare i giovani a diventare responsabili della trasmissione della fede ai loro amici e compagni – ha detto il porporato – e a celebrare la gioia di saperci seguaci di Cristo nel mondo attuale. Sono sicuro – ha concluso l’arcivescovo di Madrid – che se tutti ci porremo a servizio del Vangelo, saremo testimoni di una nuova primavera nella vita della Chiesa”. (T.C.)

 

 

‘COME GESÚ ANNUNCEREBBE OGGI LA BUONA NOVELLA?’: È IL TEMA

DEL CONCORSO PER BAMBINI, LANCIATO DALLA CAMPAGNA

DI COMUNICAZIONE CATTOLICA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEGLI STATI UNITI

 

WASHINGTON. = Raccontare come Gesù potrebbe diffondere la Buona Novella oggi: è quanto è stato chiesto ai bambini statunitensi, ai quali è indirizzato un concorso artistico, indetto dalla Campagna di comunicazione cattolica della Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti. I piccoli partecipanti potranno scegliere tra molteplici forme espressive per rappresentare artisticamente il tema proposto. I premi verranno attribuiti seguendo i criteri di originalità e creatività. La competizione, aperta ai bambini dai 6 agli 11 anni, è stata organizzata in sintonia con il tema scelto da Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2007: “I bambini e i media: una sfida per l’educazione”. Il termine per presentare i lavori scade il prossimo 5 marzo e i vincitori saranno annunciati il 1° maggio. I lavori premiati verranno esposti sulla pagina web della Campagna di comunicazione cattolica statunitense. (A. S.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

5 novembre 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

 

Medio Oriente. Quarantasette morti e 250 feriti, 38 dei quali in condizioni gravi: questo, secondo fonti mediche di Gaza, il bilancio aggiornato delle vittime palestinesi durante l‘operazione ‘Nuvole d’autunno’, lanciata da mercoledì dall'esercito israeliano per debellare i lanciatori di razzi appostati nel nord della Striscia. E mentre la presidenza di turno finlandese dell'Unione Europea condanna “l’uso sproporzionato della forza” da parte di Israele e invita la dirigenza palestinese “a mettere fine alle attività terroristiche”, si registrano nuovi combattimenti nella zona della moschea al-Nasr di Beit Hanun e lanci di missili palestinesi a Sderot. Da Gerusalemme, intanto, il premier dello Stato Ebraico, Ehud Olmert, assicura che Israele sta agendo “con prudenza e sensibilità” contro i miliziani di Hamas, che però “usano i civili come scudi umani”. Da parte sua, Hamas ha aumentato le proprie richieste per la liberazione del caporale israeliano, Ghilad Shalit, in ostaggio dal 25 giugno scorso, pretendendo in cambio la liberazione di 1.500 detenuti palestinesi.

 

L'Iran è pronto ad “esaminare” ogni proposta ufficiale di colloqui da parte degli Stati Uniti per riportare la pace in Iraq. Lo ha detto il ministero degli Esteri di Teheran. La Repubblica islamica si era già detta disposta a tali trattative in primavera, dopo che la proposta era stata avanzata dalla maggiore organizzazione politica sciita irachena, il Supremo consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), guidata da al Hakim.

 

E’ stato causato da problemi alla rete elettrica tedesca il blackout di 30 minuti, che ha interessato nella tarda serata di ieri vaste regioni della Germania, della Francia e di altri Paesi dell'Europa occidentale. A riferirlo è stata la Rete francese per il trasporto di elettricità (RTE), secondo cui l’Europa “ha sfiorato il blackout totale”. Il cedimento di due linee ad alta tensione da 400 mila Volt in Germania avrebbe infatti provocato uno squilibrio generale di produzione di elettricità. Ancora da chiarirsi le cause del danno. “La prima riflessione è la contraddizione tra avere le connessioni europee e non avere un’autorità unica europea”, ha commentato il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, che è stato presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004.

 

Seggi aperti oggi in Nicaragua per l’elezione del nuovo presidente. 3.600.000 aventi diritto al voto dovranno decidere sulla credibilità del discusso candidato del Fronte Sandinista di liberazione nazionale (Fsln), Daniel Ortega, che il suo principale rivale, Eduardo Montelegre, dell'Alleanza liberale nicaraguese (ALN), ha definito “un lupo che perde la pelle, ma mai il vizio”. I sondaggi vedono Montealegre fermo tra il 22 e il 27 per cento, mentre Ortega oscilla tra il 30 e il 35. La nota di Luis Badilla:

 

**********

Gli Stati Uniti sono particolarmente preoccupati per un’eventuale vittoria di Ortega, poiché temono che ciò possa aprire una "falla" nella compattezza politica della regione centroamericana, sino ad oggi, abbastanza allineata con le politiche della Casa Bianca. Ovviamente, si teme che unOrtega presidente’, in amicizia con altri governanti come Castro, Lula, Morales e Chávez, possa rappresentare la “porta” per “ingerenze anti-americane”.  Intanto, nello sforzo di non fallire per la quarta volta il tentativo di accaparrarsi la presidenza, Daniel Ortega ha abbandonato il rosso come colore di battaglia, per adottare il bianco, e ha realizzato una decisa sterzata verso il centro. Questo lo ha portato a stringere un accordo parlamentare con il Partito liberale costituzionalista (PLC) dell'ex presidente, Arnoldo Alemán, agli arresti per corruzione; a scegliere come suo vice, un vecchio nemico della “Contraantisandinista, l'imprenditore Jaime Morales Carazo; a sostenere in parlamento la richiesta di molti settori sociali e politici, nonché della Chiesa cattolica, contro l'aborto, spingendo il FSLN a votare per l'annullamento dell'aborto terapeutico. In questo quadro, nonostante il sistema del doppio turno, Ortega in realtà ha una sola possibilità: vincere subito, oggi. Nel caso di un ballottaggio tutto gioca contro le sue pretese e dunque una sconfitta rappresenterebbe il tramonto della sua lunga carriera politica.

**********

 

Il governo etiope ha accusato l'Eritrea di volere mettere in piedi un fronte anti-Addis Abeba, riunendo movimenti autonomisti etiopi, terroristi e Corti islamiche somale. L'Eritrea ha immediatamente respinto le accuse, che rischiano di aumentare la tensione nel Corno d'Africa, già alta dopo il fallimento dei colloqui di pace a Khartum tra l'Alleanza delle Corti Islamiche e il governo transitorio somalo di Baidoa. Intanto, mentre è in corso un nuovo incontro per la ripresa dei negoziati, le Corti sono tornate ad accusare i governi dei Paesi vicini, sostenendo che proprio soldati etiopi hanno ucciso due miliziani islamici alle porte di Baidoa.

 

Riesplode la violenza nel sud musulmano della Thailandia, nonostante i recenti tentativi del governo di mettere fine agli scontri con i separatisti islamici che in tre anni hanno fatto 1700 morti. Almeno tre persone sono morte e altre sette sono rimaste ferite in diversi attentati, il primo dei quali nella provincia di Yala, dove un gruppo di ribelli ha fatto irruzione in un posto di blocco. Esplosi, inoltre, due ordigni rudimentali in due bar nel distretto di Tak Bai, nella provincia di Narathiwat.

 

Migliaia di taiwanesi sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del presidente, Chen Shui-bian, soprannominato Ah-Bian, al centro con la sua famiglia di un vasto scandalo di corruzione. La manifestazione è stata indetta dall'opposizione e hanno risposto in 30 mila. Chen, eletto per la prima volta nel 2000 alla testa del Partito progressista democratico di opposizione (DPP), ponendo fine al monopolio del potere del Kuomintang, e riletto nel 2004 con un margine ristrettissimo, è accusato di storno di fondi pubblici per più di un milione di dollari, prelevati dalle casse dello Stato lo scorso anno. Due giorni fa, sua moglie è stata incriminata per corruzione, falsa testimonianza e falsificazione di documenti in una vicenda che riguarda lo storno illegale di una somma di 448 mila dollari.

 

La Cina e alcuni Paesi africani hanno siglato accordi commerciali per un totale di 1,9 miliardi di dollari. I contratti, che interessano una dozzina di Paesi, sono stati siglati nell'ambito di un summit a Pechino tra la dirigenza cinese e oltre 40 capi di Stato e di governo africani. Le richieste di accordi riguardano risorse naturali, infrastrutture, finanza, tecnologie e comunicazione, ha indicato Wan Jifil, presidente del Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale.

 

Il ministro allo Sviluppo Internazionale britannico, Hilary Benn, rompendo con la linea del governo di Londra, chiede che le bombe a frammentazione siano
messe al bando, com’è avvenuto per le mine antiuomo, perché provocano danni intollerabili ai civili innocenti. Benn ha scritto una lettera ai suoi colleghi di governo, pubblicata dal Sunday Times, sottolineando che questo tipo di armi, usate, tra gli altri, da USA e Gran Bretagna in Iraq, e da Israele nel recente conflitto in Libano, provocano migliaia di vittime in maniera insensata.

 

Circa 12 mila manifestanti sostenitori della laicità dello Stato hanno sfilato ieri in corteo ad Ankara, in Turchia, per protestare contro quella che considerano la crescente influenza degli integralisti islamici con il governo del primo ministro, Recep Tayyip Erdogan. Lo ha reso noto l’agenzia Anadolu. I dimostranti, in rappresentanza di 112 ONG, hanno scandito slogan quali 'La Turchia è laica, resterà laica' e 'Turchia indipendente', e hanno protestato contro il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp), di Erdogan, dalle radici islamiche.

 

 

 

=======ooo=======