RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 307 - Testo della trasmissione di venerdì 3 novembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La negazione di Dio conduce l’uomo all’angoscia e alla disperazione: così Benedetto XVI stamani nella visita alla Pontificia Università Gregoriana. Il Papa ha ribadito che per essere costruttivo, il dialogo con le religioni deve evitare ogni ambiguità e ha ringraziato la Compagnia di Gesù, che reggendo l’ateneo da oltre 4 secoli, rende un grande servizio alla Chiesa universale

 

Domani mattina il Papa presiederà la Messa in San Pietro in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti durante l’anno

 

Lettera del cardinale Tarcisio Bertone ai partecipanti alla Settimana sociale di Spagna, a Toledo : la convivenza tra fedi e culture non è semplice tolleranza

 

Attivarsi per riprendere i negoziati tra israeliani e palestinesi e arrivare alla formazione di due Stati: l’appello di mons. Celestino Migliore all’ONU

 

Il problema dell’incertezza scientifica al centro della Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, al via oggi in Vaticano: ai nostri microfoni mons. Marcelo Sanchez Sorondo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Cooperazione allo sviluppo contro lo sfruttamento sessuale dei bambini: il governo italiano finanzia progetti ONU in Costa Rica, Thailandia e Ucraina: con noi, Paola Viero e Manuel Hernandez Gutierrez

 

Sette città delle Marche mettono in mostra le opere di Lorenzo Lotto, genio della pittura sacra rinascimentale, a 450 anni dalla morte: con noi Michele Polverari e Loretta Mozzoni

 

CHIESA E SOCIETA’:

Istituzione e carisma, dimensioni interdipendenti della Chiesa: così, l’arcivescovo Stanislaw Rylko all’incontro dei vescovi con le Nuove Comunità nei giorni scorsi in Brasile

 

Il vescovo di Jaffna chiede al presidente dello Sri Lanka di riaprire un’autostrada per portare cibo e medicinali a 600 mila persone che vivono una grave crisi umanitaria

 

Oggi in Polonia, l’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz, celebra due Messe per il sessantennale dell’ordinazione sacerdotale di Karol Wojtyla

 

Domani, il cardinale Ennio Antonelli presiede una Messa nel 40.mo anniversario dell’alluvione di Firenze

 

Messaggio di Chiara Lubich per il 50.mo anniversario della rivoluzione ungherese

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuovi raid israeliani a Gaza: morti 8 palestinesi

 

Liberato in Afghanistan il fotoreporter italiano Gabriele Torsello

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 novembre 2006

 

LA NEGAZIONE DI DIO CONDUCE L’UOMO ALL’ANGOSCIA E ALLA DISPERAZIONE:

COSI’, BENEDETTO XVI, STAMANI, NELLA VISITA ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’

GREGORIANA. IL PAPA HA RIBADITO CHE PER ESSERE COSTRUTTIVO,

 IL DIALOGO INTERRELIGIOSO DEVE EVITARE OGNI AMBIGUITA’ ED HA RINGRAZIATO

 LA COMPAGNIA DI GESU’, CHE REGGENDO L’ATENEO DA OLTRE 4 SECOLI,

 RENDE UN GRANDE SERVIZIO ALLA CHIESA UNIVERSALE

 

La cultura secolare contemporanea tende sempre più a negare la presenza di Dio nella vita degli uomini, un distacco che crea angoscia e disperazione: è forte il richiamo di Benedetto XVI, che stamani ha visitato la Pontificia Università Gregoriana, ateneo fondato oltre 450 anni fa da Sant’Ignazio di Loyola e che oggi conta 3.000 studenti, provenienti da più di 130 paesi, 821 diocesi e 84 istituti religiosi. Nel suo discorso, il Papa ha inoltre ribadito che il dialogo interreligioso, per essere costruttivo, deve evitare ogni ambiguità. Il Pontefice è stato accolto alla Gregoriana dal cardinale Zenon Gracholewski, Gran Cancelliere dell’università affidata alla Compagnia di Gesù, da padre Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale dei Gesuiti e dal rettore padre Gianfranco Ghirlanda. Ad accogliere il Pontefice, anche il cardinale vicario, Camillo Ruini. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Non basta conoscere Dio, “per poterlo realmente incontrare, lo si deve anche amare. La conoscenza deve divenire amore”: è l’esortazione rivolta ai fedeli da Benedetto XVI, che, parlando alla comunità accademica della Gregoriana, ha offerto un’approfondita e articolata riflessione sul rapporto tra fede e cultura, nel mondo contemporaneo. Un discorso pronunciato in un clima festoso, nella elegante cornice del quadriportico dell’ateneo. Il Papa, che alla Gregoriana tenne un corso di specializzazione di Teologia Dogmatica nel 1972, ha messo subito l’accento sulle sfide che l’università fondata da Sant’Ignazio deve oggi affrontare “nell’espletamento della sua funzione dottrinale, disciplinare e pastorale”.

 

“Oggi non si può non tener conto del confronto con la cultura secolare, che in molte parti del mondo tende sempre più non solo a negare ogni segno della presenza di Dio nella vita della società e del singolo, ma con vari mezzi, che disorientano e offuscano la retta coscienza dell’uomo, cerca di corrodere la sua capacità di mettersi in ascolto di Dio. Non si può prescindere, poi, dal rapporto con le altre religioni, che si rivela costruttivo solo se evita ogni  ambiguità che in qualche modo indebolisca il contenuto essenziale della fede cristiana in Cristo unico Salvatore di tutti gli uomini  e nella Chiesa sacramento necessario di salvezza per tutta l’umanità”.

 

Una missione, quella dell’ateneo affidato alla Compagnia di Gesù, che il Pontefice ha definito “facile e difficile insieme”. Facile, ha spiegato, “perché l’identità e la missione della Gregoriana sono chiare fin dalle sue prime origini”, quando ancora aveva il nome di Collegio Romano, “sulla base delle indicazioni ribadite da tanti Romani Pontefici, tra i quali ben sedici furono alunni di questa Università”. Difficile, ha aggiunto, perché tale missione “suppone costante fedeltà alla propria storia e tradizione, per non perdere le proprie radici storiche, e insieme apertura alla realtà attuale per rispondere, dopo un attento discernimento, con spirito creativo alle necessità della Chiesa e del mondo di oggi”. In tale contesto, Benedetto XVI ha posto l’accento sull’importanza delle scienze umane insegnate nell’ateneo pontificio. “Proprio perché tali scienze riguardano l’uomo – ha avvertito – non possono prescindere dal riferimento a Dio”, giacché l’uomo “non può essere pienamente compreso se non lo si riconosce aperto alla trascendenza”:

 

“Privo del suo riferimento a Dio, l’uomo non può rispondere alle domande fondamentali che agitano e agiteranno sempre il suo cuore riguardo al fine e quindi al senso della sua esistenza. Conseguentemente neppure è possibile immettere nella società quei valori etici che soli possono garantire una convivenza degna dell’uomo. Il destino dell’uomo senza il suo riferimento a Dio non può che essere la desolazione dell'angoscia che conduce alla disperazione”.

 

“Solo in riferimento al Dio-Amore, che si è rivelato in Gesù Cristo - ha aggiunto - l’uomo può trovare il senso della sua esistenza e vivere nella speranza, pur nell’esperienza dei mali che feriscono la sua esistenza personale e la società in cui vive”. Quindi, ha sottolineato la forza di questa speranza che cambia il mondo:

 

“La speranza fa sì che l’uomo non si chiuda in un nichilismo paralizzante e sterile, ma si apra all’impegno generoso nella società in cui vive per poterla migliorare. È il compito che Dio ha affidato all’uomo nel crearlo a sua immagine e somiglianza, un compito che riempie ogni uomo della più grande dignità, ma anche di un’immensa responsabilità”.

 

Ha così rivolto il pensiero all’autentico obiettivo della scienza teologica. Lo studio del diritto canonico, della teologia, ha affermato, “non è solo conoscenza delle proposizioni della fede nella loro formulazione storica e nella loro applicazione pratica, ma è anche sempre intelligenza di essa nelle fede, nella speranza e nella carità”.

 

“Solo lo Spirito scruta le profondità di Dio, quindi solo nell’ascolto dello Spirito si può scrutare la profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio. Lo Spirito si ascolta nella preghiera, quando il cuore si apre alla contemplazione del mistero di Dio, che ci si è rivelato nel Figlio Gesù Cristo, immagine del Dio invisibile, costituito Capo della Chiesa e Signore di tutte le cose”.

 

Nel suo discorso, il Papa ha definito la cura della Università Gregoriana “uno dei più grandi servizi che la Compagnia di Gesù fa alla Chiesa universale”. Un impegno “che nasce dall’amore per la Chiesa”. Ancora, il Pontefice ha lodato “l’encomiabile spirito di abnegazione e austerità di vita” che contraddistingue l’insegnamento dei padri gesuiti. Il Papa ha così ricordato che proprio nell’ambiente universitario di Parigi, Sant’Ignazio di Loyola e i suoi compagni “maturarono il desiderio ardente di aiutare le anime amando e servendo Dio in tutto, a sua maggior gloria”. Per questo, è stata la sua esortazione, va conservato “lo spirito ignaziano” che anima la Gregoriana. Ha, inoltre, ricordato che proprio quest’anno, l’ateneo ha dato inizio ad un programma per “formare i laici a vivere la loro vocazione specificamente ecclesiale di impegno etico nella sfera pubblica”.

 

Quindi, rivolgendosi con affetto agli studenti, ha ribadito che lo studio “richiede costante ascesi e abnegazione”, ma proprio “per questa strada la persona si forma al sacrificio e al senso del dovere”. Il Papa non ha mancato di fare riferimento alla “gloriosa tradizione accademica” della Gregoriana. Ha rammentato che il calendario cosiddetto “Gregoriano” fu elaborato nel 1582 da padre Cristoforo Clavio, professore del Collegio Romano e, ancora, ha menzionato padre Matteo Ricci, che portò “fin nella lontana Cina, insieme alla sua testimonianza di fede, il sapere “acquisito come discepolo” di padre Clavio.

 

Nel suo indirizzo d’omaggio, il rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda, ha affermato che secondo l’intuizione di Sant’Ignazio, l’ateneo mira a “formare dei moltiplicatori”. “Un clero e un laicato ben formati con un valido metodo pedagogico sparsi per tutto il mondo”, ha sottolineato, “moltiplicano i frutti per il Regno di Dio a vantaggio non solo della Chiesa, ma anche della società”. Tra i doni che il preposito generale dei gesuiti, Peter Hans Kolvenbach, ha offerto al Papa, una copia del numero della rivista “Archivum Historiae Pontificiae” nel quale è registrata l'elezione del cardinale Joseph Ratzinger alla Cattedra di Pietro.

 

 Dopo il pronunciamento del discorso, il Santo Padre si è recato nel Centro Convegno Matteo Ricci, dove ha potuto visitare un’esposizione di pubblicazioni della Gregoriana e di documenti dell’archivio storico. Prima di tornare in Vaticano, il Papa ha incontrato in forma privata la comunità dei padri gesuiti nell’Aula Loyola ed ha rivolto un saluto al coro del Pontificio collegio germanico ungarico, nell’atrio dell’università.

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E la Gregoriana è una università pontificia con un elevato numero di studenti che provengono da ogni parte del mondo. Ma perché in tanti la scelgono e quale la loro esperienza in un ambiente multiculturale? Tiziana Campisi ha incontrato stamattina alcuni studenti:

 

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R. – Sono venuto dall’India per studiare qui, perché si tratta di una università così famosa, che ha professori eccellenti. Sto per finire il mio dottorato in spiritualità.

 

D. – Che tipo di esperienza stai avendo in questa università?

 

R. – Molto positiva e non soltanto perché i professori sono molto preparati, ma anche per l’organizzazione e soprattutto per il rispetto che si ha nei nostri confronti.

 

D. – E l’incontro con gli altri studenti?

 

R. – E’ molto ricco, perché siamo di diverse nazionalità e questo ci permette sì di fraternizzare ma anche di poterci arricchire nella diversità. La maggior parte sono seminaristi e suore, siamo pochi laici, ma questo non ci divide. Siamo, infatti, uniti da un qualcosa di superiore.

 

R. – Io vengo dal Kenya e credo di aver avuto l’opportunità di crescere nella conoscenza della fede ed importante è l’insistenza degli stessi professori sul fatto che la teologia deve diventare qualcosa che ci orienta di più alla comunione con il nostro Signore.

 

R. – Io vengo dalla Corea del Sud. Mi trovo abbastanza bene ed è per me una esperienza bellissima. Il fatto di avere delle amicizie “internazionali” è molto interessante, anche perché mi permette – parlando con loro – di conoscere la situazione di quel Paese e come viene vissuta la fede.

 

R. – L’università ci offre molte opportunità di studio. Molti di noi vengono dall’America, altri provengono dall’Oriente ed altri ancora dall’Europa stessa.

 

R. – Per noi è una esperienza veramente molto bella, perché ci mette in contatto con tanti popoli, tante lingue e tante culture di tutto il mondo. Questo ci permette di avere una grande opportunità di conoscerci nell’unità, nella fede. Ci permette di fare una esperienza veramente profonda nella fede.

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UDIENZE

 

Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio, in successive udienze, il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, e il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

 

 

DOMANI MATTINA IL PAPA PRESIEDERA’ LA MESSA IN SAN PIETRO

IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI VESCOVI DEFUNTI DURANTE L’ANNO

 

Domani mattina alle 11.30, Benedetto XVI presiederà, all'Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, la concelebrazione della Santa Messa con i membri del Collegio Cardinalizio, in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti durante l'anno.

 

La nostra emittente trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle ore 11,20 con commento in lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

        

TRA LE PRINCIPALE SFIDE PER L’UMANITA’ E’ LA CONVIVENZA DI CULTURE E FEDI

DIVERSE: LETTERA DEL CARDINALE BERTONE, SEGRETARIO DI STATO

ALLA SETTIMANA SOCIALE SPAGNOLA, IN CORSO A TOLEDO

- A cura di Roberta Gisotti -

 

         Il saluto e la Benedizione apostolica del Papa sono giunti ai partecipanti alla 40ma Settimana sociale di Spagna, aperta ieri a Toledo, tramite una lettera del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, letta dal nunzio Monteiro di Castro. Entrando nel vivo del tema della Settimana “Proposte cristiane per una cultura della convivenza”, il cardinale Bertone ha rilevato che questo tema risponde da un lato alla perenne aspirazione del Magistero della Chiesa perché tutti trovino nei differenti gruppi sociali alcuni valori che li uniscano e li dispongano al servizio degli altri. Per altro lato evidenzia la novità di una situazione che in questo Terzo Millennio si constata come una delle principali sfide per tutta la comunità umana, nella quale si verifica in maniera crescente la presenza di cittadini con culture e credenze religiose diverse dentro un medesimo nucleo sociale”.

 

         Per questo la Settimana “si raffronta con una questione delicata e di frequente impregnata di maleintendimenti o di atteggiamenti emotivi, nella quale non mancano semplificazioni indebite”. “In effetti – spiega il porporato – il termine ‘convivenza’ esprime il proposito di non limitarsi ad una tolleranza generica, assenza di discriminazione o marginalizzazione dei valori e degli ideali profondi che marcano più di altre cose l’identità degli individui e dei gruppi. Il rispetto della diversità – conclude il cardinale Bertone - non è sottomissione né deve chiudere il passo all’amicizia, alla concordia e alla collaborazione” per il “bene comune”.

 

 

ATTIVARSI PER RIPRENDERE I NEGOZIATI TRA ISRAELIANI E PALESTINESI

E ARRIVARE ALLA FORMAZIONE DI DUE STATI: IL RICHIAMO

DELL’ARCIVESCOVO MIGLIORE ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE,

NELLAMBITO DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, A NEW YORK

 

La risoluzione del conflitto israelo-palestinese rimane la chiave per affrontare una serie di questioni che affligono il Medio Oriente, senza portare le conseguenze nel mondo intero. Lo ha ribadito ieri l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede, presso le Nazioni Unite a New York, nel suo intervento sull’attività dell’Agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), durante i lavori dell’Assemblea generale in corso nel Palazzo di Vetro. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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 “La centralità del conflitto israelo-palestinese - ha detto l’arcivescovo Migliore – nella persistente instabilità del medio Oriente non può essere ignorata”. Per questo – ha aggiunto – “la mia delegazione resta convinta della soluzione di due Stati”, “che permetterebbe agli Israeliani di vivere in sicurezza nella propria terra e ai Palestinesi di vivere sicuramente in un loro Stato”. Ma “questo può essere realizzato – ha ammonito il presule - solo se la comunità internazionale, in particolare il Quartetto (formato da ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Russia, ndr), si prende carico di riattivare quanto prima autentici negoziati”,

        

Il capo della delegazione vaticana ha infatti deplorato che la comunità internazionale abbia fallito nell’impegnare Israeliani e Palestinesi in un significativo e sostanziale dialogo per una soluzione condivisa al fine di portare stabilità e pace ad entrambi”. E dunque “ricade direttamente sulla comunità internazionale – ha sollecitato l’arcivescovo Migliore - il compito di usare i suoi buoni uffici per favorire con rapidità un riavvicinamento tra le due parti”. “Evidentemente – ha suggerito ancora il presule - coloro che medieranno i negoziati dovranno mantenere un approccio equilibrato, evitando d’imporre precondizioni all’una e l’altra parte”. Ma di certo “una soluzione duratura – ha ricordato - deve includere lo status della Città Santa di Gerusalemme” A tale riguardo la Santa Sede “anche alla luce dei numerosi incidenti di violenza e delle sfide per la libertà di movimento poste dal Muro di Sicurezza”, “rinnova il suo sostegno a provvedimenti garantiti internazionalmente per assicurare la libertà di religione e di coscienza dei suoi abitanti, cosi come il permanente, libero e non condizionato accesso ai Luoghi Santi per i fedeli di tutte le religioni e nazionalità”.

 

 “Solo con una pace giusta e durevole - non imposta, ma assicurata attraverso negoziati e ragionevoli compromessi - saranno adempiute – ha concluso l’arcivescovo Migliore - le legittime aspirazioni di tutti i popoli della Terra Santa.

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IL PROBLEMA DELL’INCERTEZZA SCIENTIFICA AL CENTRO DELLA PLENARIA

DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE, AL VIA OGGI IN VATICANO

- Intervista con mons. Marcelo Sanchez Sorondo -

 

E’ iniziata, stamane in Vaticano, la Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze sul tema “La prevedibilità nella scienza: accuratezza e limiti”. Al centro dei lavori, in particolare, il problema dell’incertezza scientifica riguardo a tematiche come la previsione dei terremoti o la caduta di corpi celesti, l’insorgenza improvvisa di pandemie o i cambiamenti climatici. Ma quale riflessione provoca questa dimensione dell’incertezza? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cancelliere della Pontificia Accademia mons. Marcelo Sanchez Sorondo:

 

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R. – Naturalmente è il grande motore della ricerca, perché come dice Shakespeare, ci sono tante cose cui non si è pensato. La realtà è molto più grande. Quindi, l’incertezza o l’ammirazione sono il motore della ricerca. La scienza non potrà mai determinare tutte le cose. C’è sempre qualcosa che sfugge, non alla mente di Dio, ma alla nostra, perché la realtà è molto più ricca della nostra mente. Qui c’è una dialettica fra quello che possiamo sapere e quello che non possiamo sapere.

 

D. – Il discorso della fede come si colloca nella tematica di questa Plenaria?

 

R. – Si colloca molto bene, perchè sembra che uno dei motivi per il quale nelle città moderne è aumentato l’ateismo o l’agnosticismo è il fatto che ci si sente più sicuri con la scienza: così non avremmo più bisogno di Dio, perché possiamo conoscere il futuro. Non avremmo più bisogno della Provvidenza di Dio. Noi sappiamo che questa è una riduzione scientista. Anche i grandi scienziati non lo pensano, perchè naturalmente ci sono campi nei quali la scienza non potrà mai darci una risposta, e sono i campi delle grandi domande: “Da dove veniamo? Dove andiamo? Chi siamo, nel profondo di noi stessi?” La scienza può prevedere tanto, anche grazie alla matematica. Eppure, ci sono cose che sfuggono alla stessa matematica: il problema dell’essere in quanto essere in filosofia, il problema della teologia, sfuggono alla matematizzazione. Quindi, la questione è dimostrare anche che ci sono ambiti a livello della ragione che sfuggono alla determinazione della scienza. L’importante, quindi, è dire che la nostra fede non è incompatibile con la scienza, anzi, è stata la nostra fede che ha sviluppato la scienza moderna. Galileo si spiega solo nell’ambito della fede cristiana.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI in occasione della visita alla Pontificia Università Gregoriana.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Rapporti sempre più stretti tra la Cina e l’Africa”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo “Il messaggio evangelico non è ‘l’aroma spirituale’ del mondo capitalistico”: gli Atti del convegno bresciano su Giulio Bevilacqua.

Una monografica sul tema: “Il latino, una via per riscoprire le radici culturali e cristiane dei Paesi europei”.

 

Servizio italiano - Criminalità; avviato il piano “Napoli sicura”. Si cercano rimedi ai mali della città.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 novembre 2006

 

 

COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO CONTRO LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI BAMBINI:

IL GOVERNO ITALIANO FINANZIA PROGETTI ONU

 IN COSTA RICA, THAILANDIA, UCRAINA

- Con noi, Paola Viero e Manuel Hernandez Gutierrez -

 

La cooperazione italiana allo sviluppo come strumento per combattere lo sfruttamento sessuale dei bambini. Sono al momento tre i progetti finanziati dal governo italiano in Costa Rica, Thailandia ed Ucraina per mettere fine a una piaga che colpisce duramente l’infanzia nelle aree più povere del mondo. L’iniziativa è stata presentata in questi giorni a Roma in un convegno promosso dall’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

 

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Le stime internazionali parlano di 220 milioni di bambini che nel mondo subiscono forme di violenza sessuale prima di aver compiuto i 18 anni. Cifre certe tuttavia è impossibile averne – spiega Carmen Madrinan, direttore esecutivo dell’ONG ECPAT – perchè si tratta di un fenomeno criminale molto sommerso. Tra i Paesi maggiormente colpiti, la situazione più grave è in quelli più poveri, spesso meta di turismo sessuale. Sentiamo Paola Viero, esperta di cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri:

 

R. – La situazione nel mondo è tragica, perchè il traffico di minori, maschi e femmine, rappresenta il secondo mercato finanziario clandestino, dopo quello delle armi e prima di quello della droga. Primo, perché il 90 per cento dei bambini nel mondo sono poveri. Quando nascono non hanno diritti, neanche il diritto all’anagrafe, per cui trafficare un bambino è la cosa più semplice della terra.

 

D. – Qual è la domanda che giustifica questo traffico?

 

R. – Tutta la pedofilia internazionale, ma non solamente la pedofilia internazionale, anche un turismo irresponsabile. Purtroppo, bisogna auto-accusarci. I turisti italiani e quelli dei Paesi più ricchi del mondo, vanno in Asia, in Africa, in America Latina, nei Caraibi a cercare sesso con bambine di dieci, dodici anni.  

 

L’Italia ha finanziato tra il 2005 e il 2006 tre progetti delle Nazioni Unite per contrastare il traffico e lo sfruttamento dei minori in Costa Rica, Thailandia ed Ucraina, che sembrano aver dato alcuni frutti, come conferma Manuel Hernandez Gutierrez, ambasciatore del Costa Rica in Italia:

 

R. – Ha aiutato giustamente a stabilire politiche e metodi di prevenzione, in un Paese per il quale il turismo è molto importante. Perché molti hanno utilizzato questo turismo per fare un vero business dello sfruttamento sessuale dei bambini e adolescenti.

 

Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.

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SETTE CITTA’ DELLE MARCHE METTONO IN MOSTRA LE OPERE DI LORENZO LOTTO,

GENIO DELLA PITTURA SACRA RINASCIMENTALE, A 450 ANNI DALLA MORTE

- Interviste con Michele Polverari e Loretta Mozzoni -

 

Un grande genio della pittura sacra rinascimentale: così è stato definito Lorenzo Lotto, di cui ricorre quest’anno il 450° anniversario della morte. Nato a Venezia, Lotto scelse di finire i suoi giorni nelle Marche, come oblato del Santuario di Loreto, dipingendo le sue opere più belle. Per ricordare degnamente la sua figura, la Regione Marche ha organizzato per i visitatori un percorso artistico-culturale, lungo 7 città lottesche. Ce ne parla Isabella Piro.

 

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(musica)

 

E’ una vera e propria geografia dell’anima quella che percorre l’appassionato d’arte sulle tracce di Lorenzo Lotto. Da Recanati a Cingoli, da Jesi a Loreto a Mogliano, per finire con Ancona e Monte San Giusto, grazie ad un biglietto unico il visitatore può ammirare ben 24 dipinti realizzati dal Lotto nelle Marche. Molti di essi sono visibili tuttora nei luoghi originari, come la Crocifissione, intensa e drammatica pala d’altare per la Chiesa di Santa Maria in Telusiano a Monte San Giusto. Altri, come l’Annunciazione di Recanati, vibrante di umanità, sono ospitati dalle Pinacoteche locali. Vicino agli artisti fiamminghi per l’attenzione ai dettagli, ma anticipatore del pathos caravaggesco, Lorenzo Lotto è soprattutto maestro del colore. Michele Polverari, direttore della Pinacoteca civica di Ancona:

 

“Ci sono degli azzurri, dei viola, mai raggiunti da altri pittori. Ma accanto a questo c’è una costruzione delle immagini che non hanno mai nulla di aulico e di celebrativo, al punto tale da distanziarsi dalla devozione e dal rapporto umano del visitatore. Non c’è un distacco algido tra l’immagine e chi guarda. Qui, anche il Santo più importante è costruito in termini narrativi cordiali”. 

 

Molto suggestiva la Pala di Santa Lucia di Jesi: la giovane viene rappresentata al centro del quadro, con un dito alzato verso il Cielo, simbolo di fermezza nella Fede, mentre alcuni pagani tentano di trascinarla al martirio. In questo dipinto, il Lotto compie una sfida impossibile: raffigurare l’immobilità, all’interno di un soggetto di per sé immobile, come un quadro. Loretta Mozzoni, direttore della Pinacoteca civica di Jesi:

 

“Ci riesce attraverso due elementi. Uno, questo dito che sembra un chiodo che avvita Lucia e che, quindi, la rende perfettamente verticale rispetto al piano d’appoggio. E due, invece, il movimento per contrasto dei tre “giovanottoni”, i quali la attirano senza ottenere nessun risultato”.

 

Da ricordare, infine, che ad aprile, le Marche ospiteranno un convegno internazionale su Lorenzo Lotto.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

3 novembre 2006

 

 

ISTITUZIONE E CARISMA, DIMENSIONI INTERDIPENDENTI DELLA CHIESA:

COSI’, L’ARCIVESCOVO STANISLAW RYLKO AL PRIMO INCONTRO DEI VESCOVI

CHE ACCOLGONO LE NUOVE COMUNITÀ, SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI IN BRASILE

 

SAN PAOLO. = Istituzione e carisma sono dimensioni della Chiesa che dipendono l’una dall’altra: è quanto ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw Rylko, al primo Incontro dei vescovi che accolgono le Nuove Comunità, svoltosi il 30 ottobre e 1° novembre a Lavrinhas, a San Paolo del Brasile, in vista del Congresso Mondiale delle Nuove Comunità, inaugurato il 1° novembre a Cachoeira Paulista. Come riferisce l’agenzia Zenit, l’inviato papale ha indicato ai 30 vescovi amici delle Nuove Comunità del Rinnovamento Carismatico come relazionarsi sempre meglio con le nuove associazioni di fedeli suscitate dallo Spirito Santo. “La Chiesa è una pluralità unica e un’unità plurale”, ha spiegato, citando San Bernardo di Chiaravalle. L’arcivescovo ha anche sottolineato che nell’obbedienza i cristiani sono di un carisma o dell’altro, ma nella carità tutti appartengono a tutti. Secondo il pensiero di Benedetto XVI, mons. Rylko ha precisato che San Francesco d’Assisi è stato un esempio pratico di come la dimensione istituzionale e carismatica della Chiesa camminino insieme. Nell’epoca del Santo, la Chiesa aveva bisogno di un “rinnovamento carismatico all’interno e non solo di azioni amministrative e politiche”. Accanto a ciò, tuttavia, quasi contro la volontà del suo fondatore, è nata in termini giuridici la Congregazione Francescana. Sia la gerarchia che i movimenti “sbocciano dallo Spirito Santo” e non sono opposti, ha detto mons. Rylko, ricordando gli orientamenti di Giovanni Paolo II. “Lo Spirito Santo non si limita a santificare il popolo attraverso i sacramenti e i ministeri, ma distribuisce a ciascuno i propri doni come compiacenza”. L’arcivescovo ha aggiunto poi che spetta ai vescovi verificare l’autenticità dei carismi che vanno sorgendo, non “spegnendo lo Spirito, ma esaminando tutto e conservando ciò che è positivo”. Un carisma genuino, ha osservato, ha caratteristiche come manifestazione dei carismi e frutti dello Spirito, affinità spirituale tra i suoi membri, armonia con le autorità della Chiesa, potendo esserci “critiche profetiche”, ma non lasciando mai da parte l’unità e la comunione. (R.M.)

 

 

IN UN TELEGRAMMA AL PRESIDENTE DELLO SRI LANKA, IL VESCOVO DI JAFFNA,

CHIEDE DI RIAPRIRE L’AUTOSTRADA “A9” PER PORTARE CIBO E MEDICINALI

A 600 MILA PERSONE CHE VIVONO UNA GRAVE CRISI UMANITARIA

 

JAFFNA. = Riaprire l’autostrada A9 nella penisola settentrionale cingalese di Jaffna o trovare una via alternativa per portare i rifornimenti alimentari e sanitari necessari alle oltre 600 mila persone che stanno affrontando una grave crisi umanitaria: è quanto ha chiesto ieri il vescovo di Jaffna, mons. Thomas Savundaranayagam, in un telegramma urgente al presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse. La A9 collega Jaffna con il resto del Paese ed è l’unica strada che può essere percorsa da mezzi pesanti. Da quando il governo l’ha chiusa tre mesi fa a causa dell’escalation di scontri tra ribelli delle Tigri tamil e forze di sicurezza, gli abitanti soffrono per la scarsità di cibo, carburante e materiale sanitario. Se la A9 verrà riaperta, ha affermato il presule, “non ci sembrerà più di esser costretti a vivere in una prigione a cielo aperto”. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, l’invito del presule è, però, rivolto anche alle Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE), affinché facilitino la riapertura dell’importante via di comunicazione. “La situazione – si legge nel testo inviato a Rajapakse – è peggiorata in soli tre mesi: la scena più frequente a Jaffna è quella di lunghe file di persone in attesa di comprare cibo”. La scarsità delle merci, inoltre, ha fatto salire il loro prezzo. Secondo il vescovo, il principale colpevole della crisi umanitaria è il governo, che “rifiuta di trovare una soluzione”; poi l’esercito, che “continua a riferire a Colombo di una sufficiente presenza di cibo e carburante sulla penisola”; ma colpevoli sono anche le Organizzazioni non governative straniere, che “rimangono indifferenti agli urgenti bisogni alimentari della popolazione”. La riapertura della A9 è stata una condizione chiave posta dalle LTTE durante i colloqui di pace di Ginevra gli scorsi 28 e 29 ottobre. Il rifiuto del governo ha portato al fallimento dei negoziati. Colombo sostiene che le Tigri attacchino l’autostrada e richiedano pedaggi ai veicoli di passaggio; inoltre, riaprire la A9 permetterebbe ai ribelli di trasportare liberamente armi e combattenti. Per questo, Colombo pretende in cambio dell’apertura la “fine delle ostilità” da parte dei Tamil. (R.M.)

 

 

OGGI IN POLONIA, L’ARCIVESCOVO DI CRACOVIA E SEGRETARIO

DI GIOVANNI PAOLO II, IL CARDINALE STANISLAW DZIWISZ, CELEBRA DUE MESSE

PER IL SESSANTENNALE DELL’ORDINAZIONE SACERDOTALE DI KAROL WOJTYLA

 

CRACOVIA. = Ricordare il 60.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Karol Wojtyla, avvenuta il primo novembre del 1946 a Cracovia per le mani dell’ar-civescovo Adam Sapieha: con questo intento, l’attuale arcivescovo di Cracovia e fedele segretario di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw Dziwisz, ha presieduto stamani una Messa a Niegowic, il piccolo paese ai piedi dei Carpazi che fu, nel 1948, la prima destinazione pastorale del giovane sacerdote Wojtyla. Un’altra Celebrazione eucaristica sarà presieduta dal porporato oggi alle 18.00, nella chiesa parrocchiale di San Stanislao Kostka, a Debniki, quartiere operaio alla periferia di Cracovia, dove Karol Wojtyla giunse nell’estate del 1938 col padre, rimasto vedovo nel 1929, e abitò durante la guerra. (R.M.)

 

 

DOMANI, 40.MO ANNIVERSARIO DELL’ALLUVIONE DI FIRENZE.

TRA LE INIZIATIVE IN PROGRAMMA, UNA MESSA IN CATTEDRALE PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO, IL CARDINALE ENNIO ANTONELLI

 

FIRENZE. = Una Messa per ricordare le vittime dell’alluvione che il 4 novembre del 1966 sconvolse Firenze: la concelebreranno domani mattina alle 9.30, presso la Cattedrale del capoluogo toscano, l’arcivescovo, il cardinale Ennio Antonelli e il vescovo ausiliare, mons. Claudio Maniago. Al termine, un mazzo di fiori sarà deposto sulla tomba del cardinale Ermnegildo Florit, arcivescovo di Firenze nel 1966, che tanto si prodigò per aiutare la città. Dal Duomo partirà quindi un corteo storico diretto a Ponte Vecchio, da dove, per iniziativa dell’Associazione Firenze Promuove, sarà lanciata nell’Arno una corona d’alloro in ricordo delle vittime. Alle iniziative, parteciperanno anche gli “Angeli del fango”, i volontari che da tutto il mondo accorsero a Firenze all’indomani dell’alluvione, rintracciati grazie a un censimento avviato un anno fa dal Consiglio regionale. Sarà il loro raduno a Palazzo Vecchio, insieme al convegno pomeridiano su “1966, l’alluvione a Firenze”, uno degli eventi principali della giornata. Già da oggi e fino a domenica la Protezione Civile sarà presente in Piazza Santa Croce con un campo base, mentre sono in corso numerose mostre, tra cui “L’Arno si racconta”, allestita nel chiostro della basilica della Santissima Annunziata. (R.M.)

 

 

MESSAGGIO DI CHIARA LUBICH IN OCCASIONE DEL 50.MO ANNIVERSARIO

DELLA RIVOLUZIONE UNGHERESE

 

CITTA’ DEL VATICANO. = “Tante cose sono mutate in questi 50 anni, per l’Ungheria, per l’Europa, per il mondo, ma oggi come allora c’è bisogno di uomini credibili, costruttori di un’umanità nuova nei vari ambiti della società”: è quanto scrive Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari, in occasione del 50.mo anniversario della rivoluzione ungherese del 1956. Il suo messaggio è stato letto nei giorni scorsi in Vaticano, durante una Messa celebrata dal padre Adam Somorjai, addetto alla Segreteria di Stato, presso la Cappella Clementina. In essa sono conservate le spoglie del Servo di Dio, Papa Pio XII, che rivolse numerosi appelli per la causa ungherese di 50 anni fa. Presenti alla Celebrazione, i redattori della sezione ungherese della Radio Vaticana e due rappresentanti del movimento dei Focolari, che a metà settembre hanno partecipato al grande incontro di Budapest che ha riunito circa 12 mila Focolarini di 96 Paesi. “Come scrivevo 50 anni fa – afferma Chiara Lubichoccorre gente che segua Gesù come vuole essere seguito: rinunciando a se stessi e prendendo la propria croce. E’ questa l’arma più potente (…) perché ha la forza di aprire un varco, mediante cui Dio entra nei cuori e li trasforma’”. “Gesù – continua – su quella croce è giunto a gridare l’abbandono del Padre (…). Ha voluto prendere su di sé la separazione che ci teneva lontani dal Padre e tra di noi, colmandola”. Secondo la fondatrice del movimento dei Focolari, “se riusciamo a riconoscere il suo volto e ad amarlo in ogni sofferenza, in ogni trauma, in ogni ingiustizia, rivolgendoci al Padre come ha fatto lui:Nelle tue mani affido il mio spirito’, allora la notte si dileguerà, la luce ci illuminerà”. “Saremo guidati dalla Sua sapienza – conclude – per rispondere alle attese di molti, in questa società travagliata qual è oggi l’Ungheria, eppure piena di aneliti e di potenzialità”. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 novembre 2006

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Una buona e attesa notizia dall’Afghanistan: è stato liberato Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano di Peace Reporter rapito nel Paese asiatico lo scorso 12 ottobre, mentre era a bordo di un autobus diretto a Kandahar. Tra i primi a congratularsi per il positivo esito della vicenda, il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che ha espresso gioia e soddisfazione per la conclusione di una vicenda che – ha detto – ha suscitato viva emozione in tutta Italia. Torsello ha ricevuto le felicitazioni nell’ambasciata italiana a Kabul, dove è giunto da poco. Il nostro servizio:

 

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“Sto bene. Vi abbraccio tutti”. Sono le prime parole pronunciate da Gabriele Torsello dopo il rilascio. La Farnesina ha subito espresso “la più viva soddisfazione per la positiva conclusione della vicenda”. Il padre di Gabriele ha detto, poi, di provare un’emozione indescrivibile. “Vorrei ringraziare - ha aggiunto - tutto il mondo della stampa che ci è stato vicino e tutti coloro che si sono prodigati per la liberazione di mio figlio”. Sulle dinamiche del rilascio, si legge nel comunicato diffuso da Emergency che un membro afghano dell’organizzazione umanitaria ha trovato Gabriele Torsello viaggiando nella direzione indicata dai sequestratori. Successivamente – si legge poi nel testo – sono stati avvertiti i familiari, il ministero degli Esteri e l’ambasciatore italiano a Kabul. Sul sito di Peace Reporter è stata anche pubblicata una foto del reporter, subito dopo la liberazione. Nel Paese asiatico, intanto, sei poliziotti sono rimasti uccisi in un attacco avvenuto nella provincia orientale di Herat e ancora non rivendicato. Gli inquirenti seguono la pista che porta ai talebani.

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In Iraq, le forze americane hanno ucciso 13 presunti terroristi nella cittadina di Mahmoudiya, una quarantina di chilometri a sud di Baghdad, e hanno scoperto un importante deposito di armi ed esplosivi. Negli Stati Uniti, intanto, un ex soldato americano è stato incriminato da una corte civile per lo stupro e l’omicidio di una ragazza irachena e per l’uccisione di tutta la sua famiglia. L’ex militare, 21.enne, rischia la pena di morte.

 

Proseguono, per il terzo giorno consecutivo, i raid israeliani nei Territori palestinesi. Gli scontri più gravi sono avvenuti a Beit Hanun, nei pressi di una moschea, e a Gaza, dove un’incursione è costata la vita a quattro estremisti palestinesi. Il nostro servizio:

 

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Almeno otto persone morte, 5 feriti e un ministro di Hamas arrestato. E’ la conseguenza delle incursioni dell’esercito israeliano, condotte nei Territori palestinesi per fermare il lancio di razzi da parte di militanti palestinesi verso lo Stato ebraico. A Beit Hanun, i soldati israeliani hanno circondato una moschea dove la notte scorsa si erano barricati 60 miliziani. Gli estremisti palestinesi sono riusciti a scappare prima del crollo del tetto dell’edificio, ma sono rimaste uccise due donne che avevano risposto all’appello radiofonico di Hamas di fare da scudi umani davanti al luogo di culto. Sempre a Beit Hanun, è stata uccisa una guardia del corpo del ministro per i Profughi. Un missile ha poi centrato, a Gaza, un’auto con a bordo quattro militanti della formazione radicale palestinese. Raid israeliani si registrano anche in Cisgiordania, dove i soldati hanno ucciso un palestinese di 16 anni e gravemente ferito il fratello. Secondo l’esercito israeliano, i due stavano preparando un’autobomba. A Ramallah è stato arrestato, inoltre, il ministro palestinese per i Lavori pubblici e l’Edilizia, esponente della formazione radicale. Il bilancio degli ultimi tre giorni di scontri è, dunque, sempre più pesante: secondo un’agenzia di stampa palestinese, sono state uccise 23 persone e ferite almeno 140. In seguito all’intensificarsi dei raid, la formazione radicale Hamas ha irrigidito la propria posizione sul rilascio del caporale israeliano rapito lo scorso 25 giugno. Nei giorni scorsi, invece era stata ventilata l’ipotesi di una imminente soluzione di questa vicenda con uno scambio di prigionieri con Israele.

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Farà parte del fascicolo aperto dal capo del pool dell’antiterrorismo della procura di Roma, Franco Ionta, il gesto compiuto dal giovane islamico che ieri ha sparato alcuni colpi di pistola davanti al consolato italiano a Istanbul, in segno di protesta per la prossima visita del Papa in Turchia. A questo proposito padre Federico Lombardi, direttore  della Sala Stampa vaticana, ha detto che si tratta solo di un fatto marginale che non metterà a repentaglio l’andamento sereno e complessivo della preparazione  della visita.

 

Nuovi negoziati per smorzare le aspirazioni nucleari della Corea del Nord. Una delegazione americana, guidata da due alti responsabili del Dipartimento di Stato, si recherà domenica in Asia per tracciare opzioni di dialogo con Pyongyang. Il regime di Kim Jong-il ha annunciato, intanto, di essere disposto a rinunciare alle armi nucleari, in cambio di un congruo risarcimento.

 

Seconda giornata di protesta oggi in Kirghizistan. La capitale Bishkek è stata messa sotto assedio da esponenti dell’opposizione per chiedere una nuova Carta costituzionale e le dimissioni di Kurmanbek Bakiev. Quest’ultimo è stato nominato presidente a furor di popolo nel marzo del 2005, dopo la cosiddetta “rivoluzione dei tulipani”.

 

Panama ha accettato la candidatura per il seggio non permanente dell’America Latina nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il biennio 2007–2008. Lo ha annunciato il presidente panamense, Martin Torrijos, dopo il ritiro dalla corsa per il seggio da parte di Venezuela e Guatemala. I due Paesi si sono ritirati dopo 47 votazioni infruttuose a causa di veti incrociati. I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che hanno diritto di veto sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina. Gli altri quattro seggi non permanenti sono andati a Italia, Belgio, Sudafrica ed Indonesia lo scorso 16 ottobre, alla prima votazione.

 

E’ necessario che le leggi siano destinate al bene comune, ma quando una norma non riesce più ad adempiere al suo scopo dovrebbe essere cambiata. E’ quanto sostiene il vescovo di Orlando e presidente del Comitato di politica internazionale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, mons. Thomas Wenski, intervenendo sulla controversa questione del muro, in costruzione tra Stati Uniti e Messico. “E’ urgente – aggiunge il presule - un’ampia riforma della legge sull’immigrazione”, spiegando che “il muro non è la soluzione”. Sull’intricata questione della barriera ascoltiamo, al microfono di Catherine Smibert, lo stesso mons. Thomas Wenski:

 

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R. – We are trying to tell our catholics as bishops to support a comprehensive …

Noi vescovi stiamo cercando di spiegare ai nostri cattolici come sia importante sostenere una riforma esaustiva delle leggi sull’immigrazione. Le leggi sono superate, non sono adeguate alle nuove realtà, oggi, negli Stati Uniti. Quello che non va con il muro è che esso, in realtà, non offre una soluzione esaustiva all’immigrazione ed alle sue sfide. Fondamentalmente, il muro non produrrà l’effetto voluto, oltre ad essere molto dispendioso. Negli ultimi dieci anni, gli Stati Uniti hanno già speso 1 miliardo di dollari sulla questione della frontiera, per aumentarne la sicurezza, alzando recinzioni e istituendo controlli di frontiera per frenare l’immigrazione illegale. Nonostante questa cifra, l’immigrazione è aumentata invece di diminuire. L’unico risultato prodotto dal maggiore controllo sulla frontiera è che la gente è costretta a cercare vie più pericolose per entrare negli Stati Uniti, oppure ad affidarsi ai contrabbandieri. In tutti e due i casi, assistiamo a forme estreme di sfruttamento e tremende perdite di vite umane: negli ultimi cinque anni, più di duemila persone sono morte nel deserto nel tentativo di entrare negli Stati Uniti. I vescovi statunitensi hanno quindi affermato che una riforma completa della legge sull’immigrazione dovrebbe concentrarsi su tre punti fondamentali. Uno, comprende la prospettiva di legalizzare la presenza di circa 11 mila immigrati senza documenti che già si trovano negli Stati Uniti. L’altro è quello di prevedere una politica più generosa per la concessione dei visti per il ricongiungimento familiare: in alcuni casi, queste pratiche durano anche dieci anni. Il terzo punto, ovviamente, riguarda il lavoro, perché l’emigra-zione è spinta dalla necessità di lavorare, e quindi si richiede la concessione di permessi temporanei di entrata negli Stati Uniti per lavorare, ma potendolo fare legalmente.

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Dopo tre giorni di relativa calma, torna ad essere alta la tensione ad Oxaca, in Messico. Il bilancio degli ultimi scontri, scoppiati tra manifestanti e polizia federale intorno all’Università di Oxaca, è di almeno 21 feriti. La rivolta ha avuto inizio a maggio, quando 70 mila insegnanti sono scesi in piazza per chiedere aumenti salariali. Lo scorso fine settimana tre persone, tra cui un giornalista statunitense, sono morte durante i disordini.

 

Ancora un agguato a Napoli: un uomo è stato ferito, nel centro della città, da colpi di arma da fuoco. Nella città partenopea è atteso, intanto, il ministro dell’Interno italiano, Giuliano Amato, per firmare il piano di sicurezza contro la criminalità. In meno di una settimana, sono morte almeno 7 persone. Per affrontare l’emergenza, saranno inviati circa 1.000 uomini in più a presidio delle strade e sarà predisposto un sistema di videosorveglianza attivo 24 ore su 24 nei punti nevralgici della città. Il capo dell’esecutivo, Romano Prodi, in visita ieri nel capoluogo campano, ha escluso per ora l’invio dell’esercito a Napoli.

 

La CIA avrà un ricco strumento di consultazione sul genere di “Wikipedia”, l’enciclopedia online che fornisce informazioni e schede di approfondimento su migliaia di voci. L’intelligence americana sta sviluppando infatti “Intellipedia”, un software che consentirà a tutti i servizi segreti statunitensi di condividere informazioni in tempo reale. Si tratta di un archivio di informazioni riservate che potranno essere scambiate solo tra gli addetti ai lavori. Secondo il direttore dell’intelligence americana, John Negroponte, gli errori di valutazione commessi prima dell’11 settembre e in occasione della preparazione dell’attacco in Iraq sarebbero stati evitati se i dati a disposizione di un’agenzia fossero stati revisionati in tempo reale dalle altre.

 

Una nuova offensiva è stata condotta dall’esercito sudanese contro i ribelli del Darfur, martoriata regione occidentale del Sudan. Lo riferiscono fonti dell’ONU precisando che i combattimenti riguardano, soprattutto, la zona di Kulbus. Un portavoce delle Nazioni Unite ha riferito, poi, che tra le decine di vittime degli attacchi compiuti da miliziani in diversi villaggi, ci sarebbero anche 27 bambini. Gli attacchi sono stati fermamente condannati dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che ha lanciato un appello al governo sudanese affinché prenda misure necessarie per prevenire ulteriori azioni contro i civili. Intanto, il presidente sudanese Omar Hassan el Beshir ha ribadito da Pechino, dove si trova in visita, la sua contrarietà all’invio di una missione ONU in Darfur.

 

Cresce la tensione, in Somalia, tra governo e corti islamiche. Le due parti hanno infatti rafforzato le rispettive posizioni militari lungo la linea del fronte, nel sud del Paese. Dopo il fallimento, nei giorni scorsi, e il rinvio a tempo indeterminato dei colloqui di pace, l’inviato speciale dell’ONU, François Fall, ha paventato il rischio di nuovi scontri. Intanto, le corti islamiche hanno rigettato completamente l’accusa degli Stati Uniti, secondo la quale fondamentalisti islamici starebbero preparando attacchi suicidi in Somalia e Kenya. Si moltiplicano, intanto, i tentativi della comunità internazionale per scongiurare una guerra che, se scoppiasse, potrebbe destabilizzare l’intero Corno d’Africa.

 

 

 

 

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