RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 307 - Testo
della trasmissione di venerdì 3 novembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Messaggio di Chiara Lubich per
il 50.mo anniversario della rivoluzione ungherese
Nuovi raid israeliani a Gaza: morti 8 palestinesi
Liberato in Afghanistan il fotoreporter italiano Gabriele
Torsello
3 novembre 2006
LA
NEGAZIONE DI DIO CONDUCE L’UOMO ALL’ANGOSCIA E ALLA DISPERAZIONE:
COSI’,
BENEDETTO XVI, STAMANI, NELLA VISITA ALLA PONTIFICIA
UNIVERSITA’
GREGORIANA.
IL PAPA HA RIBADITO CHE PER ESSERE COSTRUTTIVO,
IL DIALOGO INTERRELIGIOSO DEVE EVITARE OGNI
AMBIGUITA’ ED HA RINGRAZIATO
LA COMPAGNIA DI GESU’,
CHE REGGENDO L’ATENEO DA OLTRE 4 SECOLI,
RENDE UN GRANDE SERVIZIO ALLA CHIESA UNIVERSALE
La cultura secolare contemporanea tende sempre più a
negare la presenza di Dio nella vita degli uomini, un distacco che crea
angoscia e disperazione: è forte il richiamo di Benedetto XVI, che stamani ha
visitato la Pontificia Università Gregoriana, ateneo fondato oltre 450 anni fa
da Sant’Ignazio di Loyola e
che oggi conta 3.000 studenti, provenienti da più di 130 paesi, 821 diocesi e
84 istituti religiosi. Nel suo discorso, il Papa ha inoltre ribadito che il
dialogo interreligioso, per essere costruttivo, deve evitare ogni ambiguità. Il
Pontefice è stato accolto alla Gregoriana dal cardinale
Zenon Gracholewski, Gran Cancelliere
dell’università affidata alla Compagnia di Gesù, da padre Peter-Hans
Kolvenbach, preposito
generale dei Gesuiti e dal rettore padre Gianfranco Ghirlanda. Ad accogliere
il Pontefice, anche il cardinale vicario, Camillo Ruini.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Non basta conoscere Dio, “per poterlo realmente
incontrare, lo si deve anche amare. La conoscenza deve
divenire amore”: è l’esortazione rivolta ai fedeli da Benedetto XVI, che,
parlando alla comunità accademica della Gregoriana, ha offerto un’approfondita
e articolata riflessione sul rapporto tra fede e cultura, nel mondo
contemporaneo. Un discorso pronunciato in un clima festoso, nella elegante
cornice del quadriportico dell’ateneo. Il Papa, che
alla Gregoriana tenne un corso di specializzazione di Teologia Dogmatica nel
1972, ha messo subito l’accento sulle sfide che l’università fondata da Sant’Ignazio deve oggi affrontare “nell’espletamento della
sua funzione dottrinale, disciplinare e pastorale”.
“Oggi non si può non
tener conto del confronto con la cultura secolare, che in molte parti del mondo
tende sempre più non solo a negare ogni segno della presenza di Dio nella vita
della società e del singolo, ma con vari mezzi, che disorientano e offuscano la
retta coscienza dell’uomo, cerca di corrodere la sua capacità di mettersi in
ascolto di Dio. Non si può prescindere, poi, dal rapporto con le altre religioni,
che si rivela costruttivo solo se evita ogni ambiguità che in qualche modo
indebolisca il contenuto essenziale della fede cristiana in Cristo unico
Salvatore di tutti gli uomini e nella
Chiesa sacramento necessario di salvezza per tutta l’umanità”.
Una missione, quella dell’ateneo affidato alla Compagnia
di Gesù, che il Pontefice ha definito “facile e difficile insieme”. Facile, ha
spiegato, “perché l’identità e la missione della Gregoriana sono chiare fin
dalle sue prime origini”, quando ancora aveva il nome
di Collegio Romano, “sulla base delle indicazioni ribadite da tanti Romani
Pontefici, tra i quali ben sedici furono alunni di questa Università”.
Difficile, ha aggiunto, perché tale missione “suppone costante fedeltà alla propria
storia e tradizione, per non perdere le proprie radici storiche, e insieme
apertura alla realtà attuale per rispondere, dopo un attento discernimento, con
spirito creativo alle necessità della Chiesa e del mondo di oggi”. In tale contesto,
Benedetto XVI ha posto l’accento sull’importanza delle scienze umane insegnate
nell’ateneo pontificio. “Proprio perché tali scienze riguardano l’uomo – ha avvertito
– non possono prescindere dal riferimento a Dio”, giacché
l’uomo “non può essere pienamente compreso se non lo si riconosce aperto alla
trascendenza”:
“Privo del suo
riferimento a Dio, l’uomo non può rispondere alle domande fondamentali che
agitano e agiteranno sempre il suo cuore riguardo al fine e quindi al senso
della sua esistenza. Conseguentemente neppure è possibile immettere nella
società quei valori etici che soli possono garantire una convivenza degna
dell’uomo. Il destino dell’uomo senza il suo riferimento a Dio non può che
essere la desolazione dell'angoscia che conduce alla disperazione”.
“Solo in riferimento al
Dio-Amore, che si è rivelato in Gesù Cristo - ha aggiunto - l’uomo può trovare
il senso della sua esistenza e vivere nella speranza, pur nell’esperienza dei
mali che feriscono la sua esistenza personale e la società in cui vive”. Quindi,
ha sottolineato la forza di questa speranza che cambia il mondo:
“La speranza fa sì
che l’uomo non si chiuda in un nichilismo paralizzante e sterile, ma si apra
all’impegno generoso nella società in cui vive per poterla migliorare. È il
compito che Dio ha affidato all’uomo nel crearlo a sua immagine e somiglianza,
un compito che riempie ogni uomo della più grande dignità, ma anche di
un’immensa responsabilità”.
Ha così rivolto il pensiero all’autentico obiettivo della
scienza teologica. Lo studio del diritto canonico, della teologia, ha
affermato, “non è solo conoscenza delle proposizioni della fede nella loro
formulazione storica e nella loro applicazione pratica, ma è anche sempre
intelligenza di essa nelle fede, nella speranza e
nella carità”.
“Solo lo Spirito
scruta le profondità di Dio, quindi solo nell’ascolto dello Spirito si può
scrutare la profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio.
Lo Spirito si ascolta nella preghiera, quando il cuore si apre alla
contemplazione del mistero di Dio, che ci si è rivelato nel Figlio Gesù Cristo,
immagine del Dio invisibile, costituito Capo della Chiesa e Signore di tutte le
cose”.
Nel suo discorso, il Papa ha definito la cura della
Università Gregoriana “uno dei più grandi servizi che la
Compagnia di Gesù fa alla Chiesa universale”. Un impegno “che nasce dall’amore
per la Chiesa”. Ancora, il Pontefice ha lodato “l’encomiabile spirito di abnegazione
e austerità di vita” che contraddistingue l’insegnamento dei padri gesuiti. Il
Papa ha così ricordato che proprio nell’ambiente universitario di Parigi, Sant’Ignazio di Loyola e i suoi
compagni “maturarono il desiderio ardente di aiutare le anime amando e servendo
Dio in tutto, a sua maggior gloria”. Per questo, è stata la sua esortazione, va
conservato “lo spirito ignaziano” che anima la
Gregoriana. Ha, inoltre, ricordato che proprio quest’anno, l’ateneo ha dato
inizio ad un programma per “formare i laici a vivere la loro vocazione
specificamente ecclesiale di impegno etico nella sfera pubblica”.
Quindi, rivolgendosi con affetto agli studenti, ha
ribadito che lo studio “richiede costante ascesi e abnegazione”, ma proprio
“per questa strada la persona si forma al sacrificio e al senso del dovere”. Il
Papa non ha mancato di fare riferimento alla “gloriosa tradizione accademica”
della Gregoriana. Ha rammentato che il calendario cosiddetto “Gregoriano” fu elaborato nel 1582 da padre Cristoforo Clavio, professore del Collegio Romano e, ancora, ha
menzionato padre Matteo Ricci, che portò “fin nella lontana Cina, insieme alla
sua testimonianza di fede, il sapere “acquisito come discepolo” di padre Clavio.
Nel suo indirizzo d’omaggio, il rettore della
Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda, ha affermato che secondo
l’intuizione di Sant’Ignazio, l’ateneo mira a
“formare dei moltiplicatori”. “Un clero e un laicato ben formati con un valido
metodo pedagogico sparsi per tutto il mondo”, ha sottolineato, “moltiplicano i
frutti per il Regno di Dio a vantaggio non solo della Chiesa, ma anche della
società”. Tra i doni che il preposito
generale dei gesuiti, Peter Hans
Kolvenbach, ha offerto al Papa, una copia del numero
della rivista “Archivum Historiae
Pontificiae” nel quale è registrata l'elezione del
cardinale Joseph Ratzinger
alla Cattedra di Pietro.
Dopo il
pronunciamento del discorso, il Santo Padre si è recato nel Centro Convegno
Matteo Ricci, dove ha potuto visitare un’esposizione di pubblicazioni della
Gregoriana e di documenti dell’archivio storico. Prima di tornare in Vaticano,
il Papa ha incontrato in forma privata la comunità dei padri gesuiti nell’Aula Loyola ed ha rivolto un saluto al coro del Pontificio
collegio germanico ungarico, nell’atrio dell’università.
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E la Gregoriana è una università
pontificia con un elevato numero di studenti che provengono da ogni parte del
mondo. Ma perché in tanti la scelgono e quale la loro esperienza in un ambiente
multiculturale? Tiziana Campisi
ha incontrato stamattina alcuni studenti:
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R. – Sono venuto dall’India per studiare qui, perché si tratta
di una università così famosa, che ha professori
eccellenti. Sto per finire il mio dottorato in spiritualità.
D. – Che tipo di esperienza stai avendo in questa
università?
R. – Molto positiva e non soltanto perché i professori
sono molto preparati, ma anche per l’organizzazione e soprattutto per il
rispetto che si ha nei nostri confronti.
D. – E l’incontro con gli altri studenti?
R. – E’ molto ricco, perché siamo di diverse nazionalità e
questo ci permette sì di fraternizzare ma anche di poterci arricchire nella
diversità. La maggior parte sono seminaristi e suore, siamo pochi laici, ma
questo non ci divide. Siamo, infatti, uniti da un qualcosa di superiore.
R. – Io vengo dal Kenya e credo di aver avuto
l’opportunità di crescere nella conoscenza della fede ed importante è
l’insistenza degli stessi professori sul fatto che la teologia deve diventare
qualcosa che ci orienta di più alla comunione con il nostro Signore.
R. – Io vengo dalla Corea del Sud. Mi trovo abbastanza
bene ed è per me una esperienza bellissima. Il fatto
di avere delle amicizie “internazionali” è molto interessante, anche perché mi
permette – parlando con loro – di conoscere la situazione di quel Paese e come viene vissuta la fede.
R. – L’università ci offre molte opportunità di studio.
Molti di noi vengono dall’America, altri provengono dall’Oriente ed altri
ancora dall’Europa stessa.
R. – Per noi è una esperienza
veramente molto bella, perché ci mette in contatto con tanti popoli, tante
lingue e tante culture di tutto il mondo. Questo ci permette di avere una
grande opportunità di conoscerci nell’unità, nella fede. Ci permette di fare una esperienza veramente profonda nella fede.
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UDIENZE
Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio, in successive
udienze, il cardinale Achille Silvestrini, prefetto
emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, e il cardinale Franc Rodé, prefetto della
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita
apostolica.
DOMANI
MATTINA IL PAPA PRESIEDERA’
IN
SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI VESCOVI DEFUNTI DURANTE L’ANNO
Domani mattina alle 11.30, Benedetto XVI presiederà, all'Altare della Cattedra della Basilica
Vaticana, la concelebrazione della Santa Messa con i membri del Collegio Cardinalizio,
in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti durante l'anno.
La nostra emittente trasmetterà la cronaca dell’evento a
partire dalle ore 11,20 con commento in lingua
italiana, sull’onda media di 585 kHz e sulla
modulazione di frequenza di 105 MHz.
TRA LE PRINCIPALE SFIDE PER L’UMANITA’ E’
DIVERSE:
LETTERA DEL CARDINALE BERTONE, SEGRETARIO DI STATO
ALLA
SETTIMANA SOCIALE SPAGNOLA, IN CORSO A TOLEDO
- A
cura di Roberta Gisotti -
Il saluto e
Per questo
ATTIVARSI PER RIPRENDERE I NEGOZIATI TRA
ISRAELIANI E PALESTINESI
E
ARRIVARE ALLA FORMAZIONE DI DUE STATI: IL RICHIAMO
DELL’ARCIVESCOVO
MIGLIORE ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE,
NELLAMBITO
DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU, A NEW YORK
La risoluzione del conflitto israelo-palestinese
rimane la chiave per affrontare una serie di questioni che affligono il Medio
Oriente, senza portare le conseguenze nel mondo intero. Lo ha ribadito ieri
l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede,
presso le Nazioni Unite a New York, nel suo intervento sull’attività
dell’Agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), durante i lavori
dell’Assemblea generale in corso nel Palazzo di Vetro. Il servizio di Roberta
Gisotti.
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“La centralità del conflitto israelo-palestinese
- ha detto l’arcivescovo Migliore – nella persistente instabilità del medio
Oriente non può essere ignorata”. Per questo – ha aggiunto – “la mia
delegazione resta convinta della soluzione di due Stati”, “che permetterebbe agli
Israeliani di vivere in sicurezza nella propria terra e ai Palestinesi di
vivere sicuramente in un loro Stato”. Ma “questo può essere realizzato – ha
ammonito il presule - solo se la comunità internazionale, in particolare il
Quartetto (formato da ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Russia, ndr),
si prende carico di riattivare quanto prima autentici negoziati”,
Il capo della delegazione vaticana ha
infatti deplorato che la comunità internazionale abbia fallito
nell’impegnare Israeliani e Palestinesi in un significativo e sostanziale
dialogo per una soluzione condivisa al fine di portare stabilità e pace ad
entrambi”. E dunque “ricade direttamente sulla comunità internazionale – ha
sollecitato l’arcivescovo Migliore - il compito di usare i suoi buoni uffici
per favorire con rapidità un riavvicinamento tra le due parti”. “Evidentemente
– ha suggerito ancora il presule - coloro che medieranno i negoziati dovranno
mantenere un approccio equilibrato, evitando d’imporre precondizioni
all’una e l’altra parte”. Ma di certo “una soluzione duratura – ha ricordato -
deve includere lo status della Città Santa di Gerusalemme” A tale riguardo
“Solo con una pace giusta e durevole - non imposta, ma
assicurata attraverso negoziati e ragionevoli compromessi - saranno adempiute –
ha concluso l’arcivescovo Migliore - le legittime aspirazioni di tutti i popoli
della Terra Santa.
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IL PROBLEMA DELL’INCERTEZZA SCIENTIFICA AL
CENTRO DELLA PLENARIA
DELLA
PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE, AL VIA OGGI IN VATICANO
-
Intervista con mons. Marcelo Sanchez
Sorondo -
E’ iniziata, stamane in
Vaticano,
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R. – Naturalmente è il grande motore della ricerca, perché
come dice Shakespeare, ci sono tante cose cui non si
è pensato. La realtà è molto più grande. Quindi, l’incertezza o l’ammirazione
sono il motore della ricerca. La scienza non potrà mai determinare tutte le
cose. C’è sempre qualcosa che sfugge, non alla mente di Dio, ma alla nostra,
perché la realtà è molto più ricca della nostra mente. Qui c’è una dialettica
fra quello che possiamo sapere e quello che non possiamo sapere.
D. – Il discorso della fede come si colloca nella tematica
di questa Plenaria?
R. – Si colloca molto bene, perchè sembra che uno dei
motivi per il quale nelle città moderne è aumentato
l’ateismo o l’agnosticismo è il fatto che ci si sente più sicuri con la
scienza: così non avremmo più bisogno di Dio, perché possiamo conoscere il futuro.
Non avremmo più bisogno della Provvidenza di Dio. Noi sappiamo che questa è una
riduzione scientista. Anche i grandi scienziati non
lo pensano, perchè naturalmente ci sono campi nei quali la scienza non potrà
mai darci una risposta, e sono i campi delle grandi domande: “Da dove veniamo?
Dove andiamo? Chi siamo, nel profondo di noi stessi?” La scienza può prevedere
tanto, anche grazie alla matematica. Eppure, ci sono cose che sfuggono alla
stessa matematica: il problema dell’essere in quanto essere in filosofia, il
problema della teologia, sfuggono alla matematizzazione.
Quindi, la questione è dimostrare anche che ci sono ambiti a livello della
ragione che sfuggono alla determinazione della scienza. L’importante, quindi, è
dire che la nostra fede non è incompatibile con la scienza, anzi, è stata la
nostra fede che ha sviluppato la scienza moderna. Galileo si spiega solo
nell’ambito della fede cristiana.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI in
occasione della visita alla Pontificia Università Gregoriana.
Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante
geopolitica” un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Rapporti sempre più
stretti tra la Cina e l’Africa”.
Servizio culturale - Un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo “Il messaggio evangelico non è
‘l’aroma spirituale’ del mondo capitalistico”: gli
Atti del convegno bresciano su Giulio Bevilacqua.
Una monografica sul tema: “Il latino, una via per
riscoprire le radici culturali e cristiane dei Paesi europei”.
Servizio italiano - Criminalità; avviato il piano
“Napoli sicura”. Si cercano rimedi ai mali della città.
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3 novembre 2006
COOPERAZIONE
ALLO SVILUPPO CONTRO LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI BAMBINI:
IL
GOVERNO ITALIANO FINANZIA PROGETTI ONU
IN COSTA RICA, THAILANDIA, UCRAINA
- Con
noi, Paola Viero e Manuel Hernandez Gutierrez -
La cooperazione italiana allo
sviluppo come strumento per combattere lo sfruttamento sessuale dei bambini.
Sono al momento tre i progetti finanziati dal governo italiano in Costa Rica,
Thailandia ed Ucraina per mettere fine a una piaga che colpisce duramente
l’infanzia nelle aree più povere del mondo. L’iniziativa è stata presentata in
questi giorni a Roma in un convegno promosso dall’Istituto delle Nazioni Unite
per la ricerca sul crimine e la giustizia. Il servizio è di Stefano
Leszczynski:
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Le stime internazionali parlano
di 220 milioni di bambini che nel mondo subiscono forme di violenza sessuale
prima di aver compiuto i 18 anni. Cifre certe tuttavia è impossibile averne –
spiega Carmen Madrinan, direttore esecutivo dell’ONG
ECPAT – perchè si tratta di un fenomeno criminale molto sommerso. Tra i Paesi
maggiormente colpiti, la situazione più grave è in quelli più poveri, spesso
meta di turismo sessuale. Sentiamo Paola Viero, esperta di cooperazione allo sviluppo
del ministero degli Esteri:
R. – La situazione nel mondo è
tragica, perchè il traffico di minori, maschi e femmine, rappresenta il secondo
mercato finanziario clandestino, dopo quello delle
armi e prima di quello della droga. Primo, perché il 90 per cento dei bambini
nel mondo sono poveri. Quando nascono non hanno diritti, neanche il diritto
all’anagrafe, per cui trafficare un bambino è la cosa
più semplice della terra.
D. – Qual è la domanda che
giustifica questo traffico?
R. – Tutta la pedofilia
internazionale, ma non solamente la pedofilia internazionale, anche un turismo
irresponsabile. Purtroppo, bisogna auto-accusarci. I turisti italiani e quelli
dei Paesi più ricchi del mondo, vanno in Asia, in Africa, in America Latina,
nei Caraibi a cercare sesso con bambine di dieci, dodici anni.
L’Italia ha finanziato tra il
2005 e il 2006 tre progetti delle Nazioni Unite per contrastare il traffico e
lo sfruttamento dei minori in Costa Rica, Thailandia ed Ucraina, che sembrano
aver dato alcuni frutti, come conferma Manuel Hernandez
Gutierrez, ambasciatore del Costa
Rica in Italia:
R. – Ha aiutato giustamente a
stabilire politiche e metodi di prevenzione, in un
Paese per il quale il turismo è molto importante. Perché molti hanno utilizzato
questo turismo per fare un vero business dello sfruttamento sessuale dei
bambini e adolescenti.
Stefano Leszczynski, Radio
Vaticana.
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SETTE
CITTA’ DELLE MARCHE METTONO IN MOSTRA LE OPERE DI LORENZO
LOTTO,
GENIO
DELLA PITTURA SACRA RINASCIMENTALE, A 450 ANNI DALLA MORTE
-
Interviste con Michele Polverari e Loretta Mozzoni -
Un grande genio della pittura sacra rinascimentale: così è
stato definito Lorenzo Lotto, di cui ricorre quest’anno il 450° anniversario
della morte. Nato a Venezia, Lotto scelse di finire i suoi giorni nelle Marche,
come oblato del Santuario di Loreto, dipingendo le sue opere più belle. Per
ricordare degnamente la sua figura,
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(musica)
E’ una vera e propria geografia dell’anima quella che
percorre l’appassionato d’arte sulle tracce di Lorenzo Lotto. Da Recanati a
Cingoli, da Jesi a Loreto a Mogliano,
per finire con Ancona e Monte San Giusto, grazie ad un biglietto unico il
visitatore può ammirare ben 24 dipinti realizzati dal Lotto nelle Marche. Molti
di essi sono visibili tuttora nei luoghi originari,
come
“Ci sono degli azzurri, dei viola, mai raggiunti da altri
pittori. Ma accanto a questo c’è una costruzione delle immagini che non hanno
mai nulla di aulico e di celebrativo, al punto tale da distanziarsi dalla
devozione e dal rapporto umano del visitatore. Non c’è un distacco algido tra
l’immagine e chi guarda. Qui, anche il Santo più importante è costruito in
termini narrativi cordiali”.
Molto suggestiva
“Ci riesce attraverso due elementi. Uno,
questo dito che sembra un chiodo che avvita Lucia e che, quindi, la
rende perfettamente verticale rispetto al piano d’appoggio. E due, invece, il movimento
per contrasto dei tre “giovanottoni”, i quali la
attirano senza ottenere nessun risultato”.
Da ricordare, infine, che ad aprile, le Marche ospiteranno
un convegno internazionale su Lorenzo Lotto.
(musica)
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3 novembre 2006
ISTITUZIONE
E CARISMA, DIMENSIONI INTERDIPENDENTI DELLA CHIESA:
COSI’,
L’ARCIVESCOVO STANISLAW RYLKO AL PRIMO INCONTRO DEI VESCOVI
CHE ACCOLGONO
LE NUOVE COMUNITÀ, SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI IN BRASILE
SAN PAOLO. = Istituzione e carisma sono dimensioni della
Chiesa che dipendono l’una dall’altra: è quanto ha affermato il presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw
Rylko, al primo Incontro dei vescovi che accolgono le
Nuove Comunità, svoltosi il 30 ottobre e 1° novembre a Lavrinhas,
a San Paolo del Brasile, in vista del Congresso Mondiale delle Nuove Comunità,
inaugurato il 1° novembre a Cachoeira Paulista. Come riferisce l’agenzia Zenit, l’inviato papale
ha indicato ai 30 vescovi amici delle Nuove Comunità del Rinnovamento Carismatico
come relazionarsi sempre meglio con le nuove associazioni di fedeli suscitate
dallo Spirito Santo. “La Chiesa è una pluralità unica e un’unità plurale”, ha
spiegato, citando San Bernardo di Chiaravalle.
L’arcivescovo ha anche sottolineato che nell’obbedienza i cristiani sono di un
carisma o dell’altro, ma nella carità tutti appartengono a tutti. Secondo il
pensiero di Benedetto XVI, mons. Rylko ha precisato
che San Francesco d’Assisi è stato un esempio pratico di come la dimensione
istituzionale e carismatica della Chiesa camminino insieme. Nell’epoca del
Santo, la Chiesa aveva bisogno di un “rinnovamento carismatico all’interno e
non solo di azioni amministrative e politiche”. Accanto a ciò, tuttavia, quasi
contro la volontà del suo fondatore, è nata in termini giuridici la
Congregazione Francescana. Sia la gerarchia che i movimenti “sbocciano dallo
Spirito Santo” e non sono opposti, ha detto mons. Rylko,
ricordando gli orientamenti di Giovanni Paolo II. “Lo Spirito Santo non si
limita a santificare il popolo attraverso i sacramenti e i ministeri, ma
distribuisce a ciascuno i propri doni come compiacenza”. L’arcivescovo ha
aggiunto poi che spetta ai vescovi verificare l’autenticità dei carismi che
vanno sorgendo, non “spegnendo lo Spirito, ma
esaminando tutto e conservando ciò che è positivo”. Un carisma genuino, ha
osservato, ha caratteristiche come manifestazione dei
carismi e frutti dello Spirito, affinità spirituale tra i suoi membri, armonia
con le autorità della Chiesa, potendo esserci “critiche profetiche”, ma non
lasciando mai da parte l’unità e la comunione. (R.M.)
IN UN TELEGRAMMA AL PRESIDENTE DELLO SRI LANKA, IL VESCOVO
DI JAFFNA,
CHIEDE DI RIAPRIRE L’AUTOSTRADA “A9” PER PORTARE CIBO E MEDICINALI
A 600 MILA PERSONE CHE VIVONO UNA GRAVE CRISI UMANITARIA
JAFFNA. = Riaprire l’autostrada A9 nella penisola settentrionale
cingalese di Jaffna o trovare una via alternativa per
portare i rifornimenti alimentari e sanitari necessari alle oltre 600 mila
persone che stanno affrontando una grave crisi umanitaria: è quanto ha chiesto
ieri il vescovo di Jaffna, mons. Thomas
Savundaranayagam, in un telegramma urgente al
presidente dello Sri Lanka, Mahinda
Rajapakse. La A9 collega Jaffna con il resto del Paese ed è l’unica strada che può
essere percorsa da mezzi pesanti. Da quando il governo l’ha chiusa tre mesi fa
a causa dell’escalation di scontri tra ribelli delle Tigri tamil
e forze di sicurezza, gli abitanti soffrono per la scarsità di cibo, carburante
e materiale sanitario. Se la A9 verrà riaperta, ha
affermato il presule, “non ci sembrerà più di esser costretti a vivere in una
prigione a cielo aperto”. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, l’invito del presule è, però, rivolto
anche alle Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE), affinché facilitino la riapertura
dell’importante via di comunicazione. “La situazione – si legge nel testo
inviato a Rajapakse – è peggiorata in soli tre mesi:
la scena più frequente a Jaffna è quella di lunghe
file di persone in attesa di comprare cibo”. La
scarsità delle merci, inoltre, ha fatto salire il loro prezzo. Secondo il vescovo, il principale colpevole della crisi umanitaria
è il governo, che “rifiuta di trovare una soluzione”; poi l’esercito, che
“continua a riferire a Colombo di una sufficiente presenza di cibo e carburante
sulla penisola”; ma colpevoli sono anche le Organizzazioni non governative
straniere, che “rimangono indifferenti agli urgenti bisogni alimentari della
popolazione”. La riapertura della A9 è stata una condizione chiave posta
dalle LTTE durante i colloqui di pace di Ginevra gli scorsi 28 e 29 ottobre. Il
rifiuto del governo ha portato al fallimento dei negoziati. Colombo sostiene
che le Tigri attacchino l’autostrada e richiedano pedaggi ai veicoli di passaggio;
inoltre, riaprire la A9 permetterebbe ai ribelli di
trasportare liberamente armi e combattenti. Per questo, Colombo pretende in
cambio dell’apertura la “fine delle ostilità” da parte dei Tamil.
(R.M.)
OGGI
IN POLONIA, L’ARCIVESCOVO DI CRACOVIA E SEGRETARIO
DI
GIOVANNI PAOLO II, IL CARDINALE STANISLAW DZIWISZ, CELEBRA DUE MESSE
PER IL
SESSANTENNALE DELL’ORDINAZIONE SACERDOTALE DI KAROL WOJTYLA
CRACOVIA. = Ricordare il 60.mo anniversario dell’ordinazione
sacerdotale di Karol Wojtyla, avvenuta il primo
novembre del 1946 a Cracovia per le mani dell’ar-civescovo Adam Sapieha: con questo intento, l’attuale arcivescovo di Cracovia
e fedele segretario di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw
Dziwisz, ha presieduto stamani una Messa a Niegowic, il piccolo paese ai piedi dei Carpazi che fu, nel
1948, la prima destinazione pastorale del giovane sacerdote Wojtyla. Un’altra
Celebrazione eucaristica sarà presieduta dal porporato oggi alle 18.00, nella
chiesa parrocchiale di San Stanislao Kostka, a Debniki, quartiere operaio alla periferia di Cracovia, dove
Karol Wojtyla giunse nell’estate del 1938 col padre,
rimasto vedovo nel 1929, e abitò durante la guerra. (R.M.)
DOMANI,
40.MO ANNIVERSARIO DELL’ALLUVIONE DI FIRENZE.
TRA LE
INIZIATIVE IN PROGRAMMA, UNA MESSA IN CATTEDRALE PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO,
IL CARDINALE ENNIO ANTONELLI
FIRENZE. = Una Messa per
ricordare le vittime dell’alluvione che il 4 novembre del 1966 sconvolse
Firenze: la concelebreranno domani mattina alle 9.30,
presso la Cattedrale del capoluogo toscano, l’arcivescovo, il cardinale Ennio Antonelli e il vescovo ausiliare, mons. Claudio Maniago. Al termine, un mazzo di fiori sarà deposto sulla
tomba del cardinale Ermnegildo Florit,
arcivescovo di Firenze nel 1966, che tanto si prodigò per aiutare la città. Dal
Duomo partirà quindi un corteo storico diretto a Ponte Vecchio, da dove, per iniziativa
dell’Associazione Firenze Promuove, sarà lanciata nell’Arno una corona d’alloro
in ricordo delle vittime. Alle iniziative, parteciperanno anche gli “Angeli del
fango”, i volontari che da tutto il mondo accorsero a Firenze all’indomani
dell’alluvione, rintracciati grazie a un censimento avviato un anno fa dal
Consiglio regionale. Sarà il loro raduno a Palazzo Vecchio, insieme al convegno
pomeridiano su “1966, l’alluvione a Firenze”, uno degli eventi principali della
giornata. Già da oggi e fino a domenica la Protezione Civile sarà presente in
Piazza Santa Croce con un campo base, mentre sono in corso numerose mostre, tra
cui “L’Arno si racconta”, allestita nel chiostro della basilica della
Santissima Annunziata. (R.M.)
MESSAGGIO DI CHIARA LUBICH IN OCCASIONE DEL 50.MO ANNIVERSARIO
DELLA
RIVOLUZIONE UNGHERESE
CITTA’ DEL VATICANO. = “Tante
cose sono mutate in questi 50 anni, per l’Ungheria, per l’Europa, per il mondo,
ma oggi come allora c’è bisogno di uomini credibili, costruttori di un’umanità
nuova nei vari ambiti della società”: è quanto scrive Chiara Lubich, la fondatrice del movimento dei Focolari, in
occasione del 50.mo anniversario della rivoluzione
ungherese del 1956. Il suo messaggio è stato letto nei giorni scorsi in
Vaticano, durante una Messa celebrata dal padre Adam Somorjai,
addetto alla Segreteria di Stato, presso la Cappella Clementina. In essa sono conservate le spoglie del Servo di Dio, Papa Pio
XII, che rivolse numerosi appelli per la causa ungherese di 50 anni fa.
Presenti alla Celebrazione, i redattori della sezione ungherese della Radio
Vaticana e due rappresentanti del movimento dei Focolari, che a metà settembre
hanno partecipato al grande incontro di Budapest che ha riunito circa 12 mila Focolarini di 96 Paesi. “Come scrivevo 50 anni fa – afferma
Chiara Lubich – ‘occorre
gente che segua Gesù come vuole essere seguito: rinunciando a se stessi e
prendendo la propria croce. E’ questa l’arma più potente (…) perché ha la forza
di aprire un varco, mediante cui Dio entra nei cuori e li trasforma’”.
“Gesù – continua – su quella croce è giunto a gridare l’abbandono del Padre
(…). Ha voluto prendere su di sé la separazione che ci teneva lontani dal Padre
e tra di noi, colmandola”. Secondo la fondatrice del movimento
dei Focolari, “se riusciamo a riconoscere il suo volto e ad amarlo in ogni
sofferenza, in ogni trauma, in ogni ingiustizia, rivolgendoci al Padre come ha
fatto lui: ‘Nelle tue mani affido il mio spirito’, allora la notte si dileguerà, la luce ci
illuminerà”. “Saremo guidati dalla Sua sapienza – conclude – per rispondere
alle attese di molti, in questa società travagliata qual è oggi l’Ungheria,
eppure piena di aneliti e di potenzialità”. (R.M.)
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3 novembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Una buona e attesa notizia dall’Afghanistan: è
stato liberato Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano di Peace Reporter rapito nel Paese asiatico lo scorso 12 ottobre,
mentre era a bordo di un autobus diretto a Kandahar.
Tra i primi a congratularsi per il positivo esito della vicenda, il presidente
della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che ha espresso gioia e
soddisfazione per la conclusione di una vicenda che – ha detto – ha suscitato
viva emozione in tutta Italia. Torsello ha ricevuto le felicitazioni
nell’ambasciata italiana a Kabul, dove è giunto da poco. Il nostro servizio:
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“Sto bene. Vi abbraccio tutti”. Sono le prime
parole pronunciate da Gabriele Torsello dopo il rilascio. La Farnesina ha subito espresso “la più viva soddisfazione per
la positiva conclusione della vicenda”. Il padre di Gabriele ha detto, poi, di
provare un’emozione indescrivibile. “Vorrei ringraziare - ha aggiunto - tutto
il mondo della stampa che ci è stato vicino e tutti coloro che si sono
prodigati per la liberazione di mio figlio”. Sulle dinamiche del rilascio, si
legge nel comunicato diffuso da Emergency che un
membro afghano dell’organizzazione umanitaria ha trovato Gabriele Torsello
viaggiando nella direzione indicata dai sequestratori. Successivamente – si
legge poi nel testo – sono stati avvertiti i familiari, il ministero degli
Esteri e l’ambasciatore italiano a Kabul. Sul sito di Peace
Reporter è stata anche pubblicata una foto del reporter, subito dopo la
liberazione. Nel Paese asiatico, intanto, sei poliziotti sono rimasti uccisi in
un attacco avvenuto nella provincia orientale di Herat
e ancora non rivendicato. Gli inquirenti seguono la pista che porta ai
talebani.
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In Iraq, le forze americane hanno ucciso 13
presunti terroristi nella cittadina di Mahmoudiya,
una quarantina di chilometri a sud di Baghdad, e hanno scoperto un importante deposito
di armi ed esplosivi. Negli Stati Uniti, intanto, un ex soldato americano è stato incriminato
da una corte civile per lo stupro e l’omicidio di una ragazza irachena e per
l’uccisione di tutta la sua famiglia. L’ex militare, 21.enne, rischia la pena
di morte.
Proseguono, per il terzo giorno consecutivo, i raid
israeliani nei Territori palestinesi. Gli scontri più gravi sono avvenuti a Beit Hanun, nei pressi di una
moschea, e a Gaza, dove un’incursione è costata la vita a quattro estremisti palestinesi.
Il nostro servizio:
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Almeno otto persone morte, 5 feriti e un ministro di Hamas
arrestato. E’ la conseguenza delle incursioni dell’esercito israeliano,
condotte nei Territori palestinesi per fermare il lancio di razzi da parte di
militanti palestinesi verso lo Stato ebraico. A Beit Hanun, i soldati israeliani hanno circondato una moschea
dove la notte scorsa si erano barricati 60 miliziani. Gli estremisti
palestinesi sono riusciti a scappare prima del crollo del tetto dell’edificio,
ma sono rimaste uccise due donne che avevano risposto all’appello radiofonico
di Hamas di fare da scudi umani davanti al luogo di culto. Sempre a Beit Hanun, è stata uccisa una
guardia del corpo del ministro per i Profughi. Un missile ha poi centrato, a
Gaza, un’auto con a bordo quattro militanti della
formazione radicale palestinese. Raid israeliani si registrano anche in
Cisgiordania, dove i soldati hanno ucciso un palestinese di 16 anni e
gravemente ferito il fratello. Secondo l’esercito israeliano, i due stavano
preparando un’autobomba. A Ramallah è stato arrestato,
inoltre, il ministro palestinese per i Lavori pubblici e l’Edilizia, esponente
della formazione radicale. Il bilancio degli ultimi tre giorni di
scontri è, dunque, sempre più pesante: secondo un’agenzia di stampa palestinese,
sono state uccise 23 persone e ferite almeno 140. In seguito all’intensificarsi dei
raid, la formazione radicale Hamas ha irrigidito la propria posizione sul
rilascio del caporale israeliano rapito lo scorso 25 giugno. Nei giorni scorsi,
invece era stata ventilata l’ipotesi di una imminente
soluzione di questa vicenda con uno scambio di prigionieri con
Israele.
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Farà parte del fascicolo aperto dal capo del pool dell’antiterrorismo
della procura di Roma, Franco Ionta, il gesto
compiuto dal giovane islamico che ieri ha sparato alcuni colpi di pistola
davanti al consolato italiano a Istanbul, in segno di protesta per la prossima
visita del Papa in Turchia. A questo proposito padre Federico
Lombardi, direttore della Sala
Stampa vaticana, ha detto che si tratta solo di un fatto marginale che non
metterà a repentaglio l’andamento sereno e complessivo della preparazione della visita.
Nuovi negoziati per smorzare le
aspirazioni nucleari della Corea del Nord. Una
delegazione americana, guidata da due alti responsabili del Dipartimento di
Stato, si recherà domenica in Asia per tracciare opzioni di dialogo con Pyongyang. Il regime di Kim Jong-il ha annunciato, intanto, di essere disposto a
rinunciare alle armi nucleari, in cambio di un congruo risarcimento.
Seconda giornata di
protesta oggi in Kirghizistan. La capitale Bishkek è stata messa sotto assedio da esponenti
dell’opposizione per chiedere una nuova Carta costituzionale e le dimissioni di
Kurmanbek Bakiev.
Quest’ultimo è stato nominato presidente a furor di popolo nel marzo del 2005,
dopo la cosiddetta “rivoluzione dei tulipani”.
Panama ha accettato la candidatura per il seggio non
permanente dell’America Latina nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il
biennio 2007–2008. Lo ha annunciato il presidente panamense, Martin Torrijos, dopo il ritiro
dalla corsa per il seggio da parte di Venezuela e Guatemala. I due Paesi si
sono ritirati dopo 47 votazioni infruttuose a causa di veti incrociati. I
cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che
hanno diritto di veto sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina. Gli altri quattro seggi non permanenti sono
andati a Italia, Belgio, Sudafrica ed
Indonesia lo scorso 16 ottobre, alla prima votazione.
E’ necessario che le leggi siano destinate al bene comune,
ma quando una norma non riesce più ad adempiere al suo
scopo dovrebbe essere cambiata. E’ quanto sostiene il vescovo di Orlando e presidente del Comitato di politica
internazionale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, mons.
Thomas Wenski, intervenendo
sulla controversa questione del muro, in costruzione tra Stati Uniti e Messico.
“E’ urgente – aggiunge il presule - un’ampia riforma della legge sull’immigrazione”, spiegando
che “il muro non è la soluzione”. Sull’intricata questione della barriera
ascoltiamo, al microfono di Catherine Smibert, lo stesso mons. Thomas Wenski:
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R. – We are trying to tell our catholics as bishops to
support a comprehensive …
Noi vescovi stiamo cercando di spiegare ai nostri
cattolici come sia importante sostenere una riforma
esaustiva delle leggi sull’immigrazione. Le leggi sono superate, non sono adeguate
alle nuove realtà, oggi, negli Stati Uniti. Quello che non va con il muro è che
esso, in realtà, non offre una soluzione esaustiva all’immigrazione ed alle sue
sfide. Fondamentalmente, il muro non produrrà l’effetto voluto, oltre ad essere
molto dispendioso. Negli ultimi dieci anni, gli Stati Uniti hanno già speso 1 miliardo
di dollari sulla questione della frontiera, per aumentarne la sicurezza,
alzando recinzioni e istituendo controlli di frontiera per frenare
l’immigrazione illegale. Nonostante questa cifra, l’immigrazione è aumentata
invece di diminuire. L’unico risultato prodotto dal maggiore controllo sulla
frontiera è che la gente è costretta a cercare vie più pericolose per entrare
negli Stati Uniti, oppure ad affidarsi ai contrabbandieri. In tutti e due i
casi, assistiamo a forme estreme di sfruttamento e tremende perdite di vite
umane: negli ultimi cinque anni, più di duemila persone sono morte nel deserto
nel tentativo di entrare negli Stati Uniti. I vescovi statunitensi hanno quindi
affermato che una riforma completa della legge sull’immigrazione dovrebbe
concentrarsi su tre punti fondamentali. Uno, comprende la prospettiva di legalizzare
la presenza di circa 11 mila immigrati senza documenti che già si trovano negli
Stati Uniti. L’altro è quello di prevedere una politica più generosa per la
concessione dei visti per il ricongiungimento familiare: in alcuni casi, queste
pratiche durano anche dieci anni. Il terzo punto, ovviamente, riguarda il
lavoro, perché l’emigra-zione è spinta dalla necessità di lavorare, e quindi si
richiede la concessione di permessi temporanei di entrata negli Stati Uniti per
lavorare, ma potendolo fare legalmente.
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Dopo tre giorni di relativa calma, torna ad essere alta la tensione ad Oxaca,
in Messico. Il bilancio degli ultimi scontri, scoppiati tra manifestanti e
polizia federale intorno all’Università di Oxaca, è
di almeno 21 feriti. La rivolta ha avuto inizio a maggio, quando 70 mila insegnanti sono scesi in piazza per chiedere
aumenti salariali. Lo scorso fine settimana tre persone, tra cui un giornalista
statunitense, sono morte durante i disordini.
Ancora un agguato a Napoli: un uomo è stato ferito, nel
centro della città, da colpi di arma da fuoco. Nella città
partenopea è atteso, intanto, il ministro dell’Interno italiano, Giuliano
Amato, per firmare il piano di sicurezza contro la criminalità. In meno di una
settimana, sono morte almeno 7 persone. Per affrontare l’emergenza, saranno
inviati circa 1.000 uomini in più a presidio delle strade e sarà predisposto un
sistema di videosorveglianza attivo 24 ore su 24 nei
punti nevralgici della città. Il capo dell’esecutivo, Romano
Prodi, in visita ieri nel capoluogo campano, ha escluso per ora l’invio
dell’esercito a Napoli.
La CIA avrà un ricco strumento di consultazione sul genere
di “Wikipedia”, l’enciclopedia online che fornisce
informazioni e schede di approfondimento su migliaia di voci. L’intelligence americana
sta sviluppando infatti “Intellipedia”, un software
che consentirà a tutti i servizi segreti statunitensi di condividere informazioni
in tempo reale. Si tratta di un archivio di informazioni riservate che potranno
essere scambiate solo tra gli addetti ai lavori. Secondo il
direttore dell’intelligence americana,
John Negroponte, gli errori di valutazione commessi
prima dell’11 settembre e in occasione della preparazione dell’attacco in Iraq
sarebbero stati evitati se i dati a disposizione di un’agenzia fossero stati
revisionati in tempo reale dalle altre.
Una nuova offensiva è stata condotta dall’esercito
sudanese contro i ribelli del Darfur, martoriata
regione occidentale del Sudan. Lo riferiscono fonti dell’ONU precisando che i
combattimenti riguardano, soprattutto, la zona di Kulbus.
Un portavoce delle Nazioni Unite ha riferito, poi, che tra le decine di vittime
degli attacchi compiuti da miliziani in diversi villaggi, ci sarebbero anche 27
bambini. Gli attacchi sono stati fermamente condannati dal segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan,
che ha lanciato un appello al governo sudanese affinché prenda misure
necessarie per prevenire ulteriori azioni contro i civili. Intanto, il
presidente sudanese Omar Hassan el
Beshir ha ribadito da Pechino, dove si trova in
visita, la sua contrarietà all’invio di una missione ONU in Darfur.
Cresce la tensione, in Somalia, tra governo e corti
islamiche. Le due parti hanno infatti rafforzato le rispettive posizioni militari lungo la linea
del fronte, nel sud del Paese. Dopo il fallimento, nei giorni scorsi, e
il rinvio a tempo indeterminato dei colloqui di pace, l’inviato
speciale dell’ONU, François Fall,
ha paventato il rischio di nuovi scontri. Intanto, le corti islamiche hanno
rigettato completamente l’accusa degli Stati Uniti, secondo la quale
fondamentalisti islamici starebbero preparando attacchi suicidi
in Somalia e Kenya. Si moltiplicano, intanto, i tentativi della comunità
internazionale per scongiurare una guerra che, se scoppiasse, potrebbe destabilizzare l’intero Corno d’Africa.
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