RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 90 - Testo della trasmissione di venerdì 31 marzo 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
A Roma il primo convegno
internazionale di teologhe: intervista con Marinella Perroni
Convegno
a Torino sulla dimensione contemplativa dei cottolenghini:
intervista con don Elio Mo
Al
via oggi ad Alba, in Piemonte, il Film festival-infinity:
con noi Luciano Barisone
CHIESA E SOCIETA’:
Appello delle ONG all’ONU per
aiutare l’Uganda a superare la crisi in cui versa da 20 anni
Dal Patriarca di Mosca, Alessio
II, un riconoscimento ecumenico a mons. Vincenzo Paglia
Rilanciato il dialogo tra Cile e
Bolivia, che dal 1978 non avevano relazioni diplomatiche
In Costa d’Avorio riapre l’Università
di Bouaké, dopo tre anni di chiusura
Torna a Roma il
Festival cinematografico dedicato al continente africano
Proseguono gli incontri tra UE e Microsoft,
accusata di abuso di posizione dominante
Pubblicato a Roma il Manifesto per
il rispetto della donna nei media
Si è svolto ieri a Roma
un convegno della CISL sulla terza età, presente il cardinale Martino
Un terremoto in Iran provoca decine di morti e la
distruzione di oltre 40 villaggi
31
marzo 2006
UN PAPA IMMERSO NEL CONTATTO CON DIO, SEMPRE SENSIBILE ALLE
ATTESE
DEGLI UOMINI E LE CUI PAROLE DI PACE E DI SPERANZA
RISUONANO ANCORA VIBRANTI. QUESTO - HA DETTO BENEDETTO XVI - EMERGE DAL FILM
“KAROL UN PAPA RIMASTO UOMO”, PROIETTATO IERI IN ANTEPRIMA
IN VATICANO
Un grande apprezzamento quello di Benedetto XVI ieri sera
per quanti hanno prodotto il film “Karol, un Papa, rimasto uomo”, proiettato in
anteprima nell’aula Paolo VI. La pellicola sarà trasmessa su
Canale 5 il 10 e l’11 maggio prossimi. Benedetto XVI, ricordando il suo
predecessore, ha voluto sottolineare quanto ancora risuonino vibranti le sue
parole di pace e di speranza, di condanna della guerra e dei regimi
totalitari. Il servizio di Tiziana Campisi.
**********
(parole pronunciate nel film da Piotr Adamczyc che impersona
Giovanni Paolo II):
“Oggi l’uomo è tormentato dal significato da dare alla
storia … E’ assalito da dubbi che spesso diventano disperazione … Solo Lui ha
parole di vita, di vita eterna …”
“Un Papa immerso nel contatto con Dio e proprio per questo
sempre sensibile alle attese degli uomini”: così Benedetto XVI ha definito Giovanni
Paolo II al termine della proiezione in anteprima del film “Karol, un Papa
rimasto uomo”. Le emozioni della platea, nel rivedere la vita del Pontefice
scomparso, si sono tradotte in questo lungo applauso che si è fatto più intenso quando le immagini della fiction hanno ceduto il
posto a quelle reali, all’allora decano del collegio cardinalizio Joseph Ratzinger che ha
presieduto la celebrazione delle esequie dell’amato Papa. Benedetto XVI si è
complimentato con la produzione che ha saputo far emergere con veridicità la
personalità di Giovanni Paolo II:
“E’ emersa la figura
di un instancabile profeta di speranza e di pace, che ha percorso i sentieri
del globo per comunicare il Vangelo a tutti”.
Ma ascoltiamo il commento di chi il film l’ha scritto e
diretto, Giacomo Battiato:
“Grande fatica, fisica e
psichica, è stato far diventare un attore di 33 anni credibile nel corso di una
vita. Io ho raccontato il Papa dei sofferenti …”.
Nello scorrere delle immagini i viaggi apostolici,
l’incontro con l’arcivescovo Oscar Romero:
(stralcio dal dialogo tra mons. Romero e Giovanni Paolo II)
“So che in Vaticano sono arrivati dei dossier contro di me
…”.
“La chiamano ‘il vescovo rosso’ …”.
“Se nutro un affamato, dicono che sono un santo. Se chiedo
perché quell’uomo è affamato, divento un comunista
…”.
E ancora, la grande amicizia con madre Teresa di Calcutta.
E non ha nascosto le sue emozioni, Benedetto XVI, nell’evidenziare i momenti
più toccanti del film:
“Impietriti, come se fossimo
presenti, abbiamo riudito gli spari del tragico attentato in Piazza San Pietro
del 13 maggio 1981 …”.
E come ha vissuto l’attore protagonista Piotr Adamczyc queste scene?
“Mi sono molto emozionato quando
ho girato qui, in San Pietro, le scene dell’attentato al Papa: queste sono
state le più difficili!”.
Gli anni del pontificato di
Giovanni Paolo II trascorrono in pochi minuti nella pellicola, ma non è venuta
meno l’incisività delle sue parole: questo ha voluto sottolineare Benedetto
XVI:
“Sono tornate alla mente le sue
parole vibranti per condannare l’oppressione di regimi totalitari, la violenza
omicida, la guerra… parole di coraggio e di denuncia verso la società
consumistica e la cultura edonistica, protesa a costruire un benessere
semplicemente materiale che non può soddisfare le attese profonde del cuore umano”.
Infine gli ultimi drammatici momenti della vita di Karol Wojtyla e il suo ritorno alla casa del Padre:
(voce fuori campo)
“Totus tuus
… in queste mani lascio soprattutto la Chiesa e tutta l’umanità”.
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CON SENTIMENTI DI COMMOZIONE E GRATITUDINE, IL
POPOLO DI DIO SI APPRESTA
A
COMMEMORARE IL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GIOVANNI PAOLO II.
DOMENICA
SERA LA VEGLIA IN PIAZZA SAN PIETRO
CON LA
PARTECIPAZIONE DI BENEDETTO XVI
- Con
noi, i cardinali Paul Poupard
e Oscar Maradiaga, e mons. Slawomir
Oder -
I fedeli di tutto il mondo si apprestano a vivere con
emozione il primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II. Momento
culminante delle celebrazioni sarà il Santo Rosario promosso dalla diocesi di
Roma in Piazza
San Pietro, nella serata di domenica 2 aprile. A guidare la preghiera mariana sarà
il cardinale vicario Camillo Ruini. L’avvenimento
inizia alle 20.30, con la lettura di alcuni testi di Karol Wojtyla.
Alle 21.00 Benedetto XVI si affaccerà alla finestra del suo studio e
parteciperà alla preghiera del Rosario. Quindi, alle 21.37 circa, orario della
morte di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI rivolgerà la sua parola ai presenti e
impartirà la Benedizione Apostolica. Se dunque si moltiplicano le testimonianze
di amore per Papa Wojtyla, procede anche la fase
diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio
Giovanni Paolo II. Ma a che punto siamo con la Causa? Luca Collodi lo ha
chiesto al postulatore, mons. Slawomir Oder:
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R. – Dopo l’apertura della Causa, avvenuta alla vigilia
della solennità dei Santi Pietro e Paolo, e la
costituzione del Tribunale, subito sono stati intrapresi i lavori del
tribunale. Depositato l’elenco dei testimoni, il tribunale ha cominciato il suo
lavoro. Al momento presente, stiamo continuando l’ascolto dei testimoni, mentre
dall’altra parte, parallelamente, si sta svolgendo il lavoro della Commissione
storica, la quale sta raccogliendo la documentazione relativa al defunto
pontefice, al Servo di Dio. E poi, il terzo filone attualmente portato avanti è
quello del miracolo: il procedimento è stato aperto in Francia.
D. – Possiamo approfondire brevemente di cosa si tratta?
R. – Si tratta della scomparsa dei sintomi del morbo di Parkinson di cui era portatrice una giovane suora, da
diversi anni. Due mesi esatti dopo la morte del Santo Padre, questi sintomi – a
seguito delle preghiere che sono state innalzate da parte di tutta la comunità
– sono scomparsi istantaneamente e completamente.
D. – Don Oder, si possono
azzardare dei tempi per il processo, per la Causa di Beatificazione di Giovanni
Paolo II?
R. – No. Assolutamente no. E’
una cosa troppo azzardata. Si tratta di un personaggio molto rilevante, grande,
che ha inciso sulla storia della Chiesa e dell’umanità e il numero dei
testimoni è abbastanza elevato. Le difficoltà tecniche di coordinare l’agenda
del tribunale e dei testimoni non permette, per adesso, di fare alcuna previsione
in tal senso.
D. – Pensava di avere tutta questa documentazione, questa
testimonianza di grande affetto, che arricchisce un
po’ anche il vostro lavoro?
R. – Abbiamo visto con quale affetto, amore, attenzione è
stato seguito il Santo Padre durante tutto il suo pontificato, in modo
particolare negli ultimi anni, negli ultimi giorni della sua vita. Abbiamo
visto la manifestazione di tanto affetto, di tanto amore da tutte le parti del
mondo, perciò anche attualmente la continuazione di questa situazione sembra
una cosa naturale. Del resto, ognuno raccoglie quello che semina. L’amore
seminato fa raccogliere i frutti dell’amore.
D. – Don Oder, un’ultima
domanda: che tipo di testimonianze ricevete? Ricevete testimonianze da adulti,
da bambini? I giovani: i giovani come stanno reagendo?
R. – Con grande entusiasmo. Le lettere che arrivano, sì,
effettivamente ricoprono tutti i ceti sociali e tutte le età, tutte le aree
geografiche. I giovani, soprattutto quelli che si identificano con la
generazione di Giovanni Paolo II, veramente continuano a dimostrare il loro
affetto, il loro interesse, anche concretamente, collaborando o dando la
disponibilità di collaborare con la postulazione, in
qualche modo pagando il debito di amore nei confronti della figura di Giovanni
Paolo II.
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Un Papa sempre vicino agli uomini, nella gioia e nelle
sofferenze: così lo ricorda il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della
Cultura, che al microfono di Giovanni Peduto si sofferma proprio sull’umanità
di Karol Wojtyla:
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Questo uomo è stato uomo pienamente uomo, pienamente uomo
di Dio tra gli uomini, ed ha lasciato un segno della presenza di Dio tra di noi, percepito anche ben al di là del mondo
cattolico, cristiano e credente! Un gigante della fede e della storia tout court, davvero un grande Papa: Giovanni
Paolo II il Grande.
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L’afflato missionario di Giovanni Paolo II, che sulle orme
dell’Apostolo Paolo annunciò il Vangelo per le vie del mondo, viene invece sottolineato dal cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa.
Il porporato honduregno – al microfono di Giovanni
Peduto – ricorda l’importanza dei viaggi internazionali di Papa Wojtyla:
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Sono contento che lui sia stato un grande Pontefice
missionario. Ha portato la Chiesa alla vicinanza dei popoli più poveri. Le sue
visite pastorali sono state così, come una grande missione. Dunque la ecclesiologia della comunione è cresciuta per questo; i
fedeli si sentivano vicini al Papa non soltanto per affetto ma anche per quella
presenza fisica che ha portato tanto bene alla Chiesa.
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NELL’OBBEDIENZA
A DIO, CHE NON LIMITA LA LIBERTA’ PERSONALE, L’UOMO
TROVA
LA
PACE SULL’ESEMPIO DI CRISTO E DELLA VERGINE: COSI’ PADRE CANTALAMESSA
NELLA
SECONDA PREDICA DI QUARESIMA AL PAPA E ALLA CURIA ROMANA
Il valore dell’obbedienza nella vita cristiana, a partire
dall’adesione di Gesù alla volontà del Padre nell’Orto degli ulivi. Attorno a
questo tema si è sviluppata la seconda predica di Quaresima tenuta oggi al Papa
e alla Curia Romana da padre Raniero Cantalamessa, predicatore
della Casa Pontificia. Ce ne parla Alessandro De Carolis.
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Una sofferenza al limite della sopportazione umana,
conclusa con un atto di accettazione in una situazione di “estrema difficoltà”.
Gesù che, prostrato nel Getsemani, accetta di
sottoporsi al supplizio della Croce offre ai cristiani l’immagine più alta
dell’obbedienza a Dio. E’ l’apertura della meditazione di padre Cantalamessa, nella sua seconda predica quaresimale. Un
passo della Scrittura, ha detto il religioso introducendo la riflessione, afferma
che Cristo “imparò l’obbedienza dalle cose che patì”. La Passione “fu la prova
e la misura della sua obbedienza”. Ma questa adesione incondizionata a Dio non
è un atto scontato, nemmeno in Gesù. C’è una domanda che ha attraversato la
storia della Cristologia e che il predicatore pontificio ha riproposto
all’attenzione del Papa e della Curia: può Dio obbedire a se stesso?
“L’obbedienza – ha osservato padre Cantalamessa – è
un atto della persona non della natura”, mentre la
persona di Cristo “è quella del Figlio di Dio stesso”. Come si concilia,
dunque, l’obbedienza di Gesù con la fede nella sua divinità? Comprendendo che
in quel “non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu” sono entrambi le nature di
Cristo a rivolgersi al Padre:
“Dio ha obbedito umanamente! Si capisce allora la potenza
universale di salvezza racchiusa nel fiat
di Gesù: esso è l’atto umano di un Dio; è un atto divino-umano.
Quel fiat è veramente, per usare l’espressione di un salmo, ‘la
roccia della nostra salvezza’. È per questa
obbedienza che ‘tutti sono stati costituiti giusti’”.
Ecco spiegato, quindi, perché il “sì” di Gesù diventi
“causa di salvezza” per il mondo. Da ciò, ha continuato padre Cantalamessa, derivano degli insegnamenti pratici per la
vita cristiana. Dopo quanto compiuto da Gesù, “è lecito pensare – si è chiesto
il predicatore pontificio – che esistano ancora” delle “libere volontà di Dio da raccogliere e da compiere?”:
“Solo se si crede in una
‘signoria’ attuale e puntuale del risorto sulla chiesa, (…) solo allora si è in
grado di comprendere la necessità e l’importanza dell’obbedienza a Dio. Essa è
un prestare ascolto al Dio che parla, nella Chiesa, attraverso il suo spirito,
il quale illumina le parole di Gesù e di tutta la Bibbia e conferisce a esse
autorità, facendone canali della vivente e attuale volontà di Dio per noi”.
E qui padre Cantalamessa si è
servito di un celebre esempio per dimostrare come, all’interno della Chiesa,
l’obbedienza a Dio assomigli al “filo dall’alto” della tela di un ragno che
regge tutto il restante intreccio. Se si spezzano, i fili laterali possono
essere facilmente riparati, ma senza il filo dall’alto, la ragnatela è perduta:
“L'obbedienza a Dio è il filo dall'alto: tutto si è
costruito a partire da essa (…) Ma perché è così
importante obbedire a Dio? Perché Dio ci tiene tanto a essere obbedito? Non
certo per il gusto di comandare e di avere dei sudditi! È importante perché
obbedendo noi facciamo la volontà di Dio, vogliamo le stesse cose che vuole Dio
e così realizziamo la nostra vocazione originaria che è di essere a sua immagine
e somiglianza”.
Ribadendo come sia l’obbedienza a
Dio ad aggiungere “autorevolezza” all’autorità esercitata da un ministro della
Chiesa, il predicatore della Casa Pontificia ha concluso la sua lunga
riflessione accostando al “sì” di Gesù, “nuovo Adamo”, al fiat di Maria, la cui obbedienza – ha asserito – “è l’esatta
antitesi della disobbedienza di Eva”. Un atto, quello dell’obbedire a Dio, che lungi dal
ridurre la libertà umana porta invece nell’esistenza di chi la vive un frutto
fondamentale, espresso da Dante Alighieri in un bellissimo verso della Divina
Commedia: “E ‘n la sua volontate è nostra pace”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Stamane il
Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio, in visita
“ad Limina”.
Nel pomeriggio riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della
Congregazione per
In Francia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Saint-Flour mons. Bruno Grua, del
clero di Digne, finora parroco a Digne
e membro del Consiglio episcopale. Mons. Bruno Grua è nato il 18 giugno
Il Santo Padre ha quindi nominato
nunzio apostolico in Pakistan mons. Adolfo Tito Yllana,
arcivescovo titolare di Montecorvino, finora nunzio
apostolico in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Benedetto XVI partecipa nell’Aula
Paolo VI alla proiezione del film “Karol, un Papa rimasto uomo”. Brasile:
ucciso sacerdote di origine italiana. Nucleare: le autorità di Teheran respingono le richieste dell’ONU. Iran: forte scossa
di terremoto provoca 50 morti e 850 feriti. Barhain:
naufraga un battello noleggiato per una gita aziendale, almeno 57 morti e 13
dispersi.
Servizio vaticano - Riflessioni e iniziative nella
ricorrenza del I anniversario della morte di Giovanni
Paolo II. Si apre a Messina la causa di beatificazione dell’arcivescovo Fasola.
Servizio estero - Iraq: uccisi otto lavoratori
della raffineria di Baiji. Medio Oriente: quattro
israeliani morti in un attentato suicida. Il tema
dell’immigrazione al vertice di Cancun tra USA-Messico-Canada
Servizio culturale - Per la pagina degli Incontri
Renato Barilli intervistato da Franco Patruno
Servizio italiano - Il tema delle elezioni
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31 marzo 2006
UCCISO IN BRASILE, DOVE SI TROVAVA IN MISSIONE DA
ANNI, DON BRUNO BALDACCI, SACERDOTE “FIDEI DONUM” ORIGINARIO DELLA SPEZIA.
DIETRO
ALL’APPARENTE DINAMICA DI UNA RAPINA, FORSE SI CELA LA VOLONTA’
DI
QUALCUNO DI FERMARE IL SUO IMPEGNO A FAVORE DEI PIU’ POVERI
-
Servizio di Fausta Speranza -
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Don Bruno Baldacci, di 63 anni,
è stato ucciso a bastonate in
Brasile, nella cittadina di Victoria da Conquista, nei pressi
di Bahia. Secondo le prime informazioni,
il sacerdote “fidei donum”
in missione da anni in Brasile, sarebbe stato aggredito la notte scorsa nel corso di
una rapina. Era già stato derubato in chiesa, perfino degli oggetti sacri.
La polizia locale ha aperto un'indagine sull'assassinio scoperto nella
mattinata di ieri.
Don Bruno, originario della Spezia, da oltre
vent’anni risiedeva nella parrocchia di Nossa Senhora das
Candelas della
città di Vitoria da Conquista, nel Nord del
Brasile. Edilberto Amorim,
parroco della chiesa, sostiene che il sacerdote non si era mai preoccupato per la sua sicurezza
personale. Diverso il punto di vista del seminarista brasiliano Messias Ferraz che ha vissuto
molto del suo percorso vocazionale a fianco di don Baldacci:
secondo il seminarista, che oggi si trova in Italia, il sacerdote ucciso aveva
ricevuto diverse minacce o intimidazioni e il suo impegno per riscattare dalla
strada i meninos de rua dava fastidio a
qualcuno. C’è da dire che appena si è sparsa la notizia del suo assassinio, un
grande numero di abitanti di Victoria da Conquista sono accorsi alla parrocchia
manifestando il loro dolore: don Baldacci era molto amato da tanti proprio per il suo incessante impegno in particolare nei settori più poveri della
città e per i tossicodipendenti. Per quanto riguarda la famiglia di don Bruno,
vive a Fabiano, un quartiere
spezzino ai margini della strada litoranea per le Cinque Terre. Sono ancora in vita la sorella Nella e il
fratello Sauro, entrambi
più anziani di lui. “Aspettavamo mio fratello per il 6 giugno, avrebbe dovuto festeggiare
qui il suo compleanno - spiega la sorella - siamo profondamente turbati, per il
fatto di non poterlo riabbracciare più.
Non meritava di fare questa
fine, lui che ha messo la sua vita al servizio degli altri”.
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Sulla figura di don Baldacci ascoltiamo la
testimonianza del direttore dell’Ufficio Missionario della diocesi della Spezia, don Giovanni Tassano, che
conosceva molto bene il missionario ucciso. L’intervista è di Silvia Monterisi:
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R. – Era un sacerdote appassionato della missione, avevamo
continui contatti … Proprio sette giorni fa, ho ricevuto una sua lettera in cui
lui parlava della sua missione … E’ stato nominato proprio in questi giorni
vicario episcopale di una zona pastorale, lì …
D. – In Brasile, don Baldacci si
occupava in particolare dei tossicodipendenti. Cosa raccontava dei suo lavoro?
R. – Aveva queste persone che cercava di recuperare, era
molto amato, molto stimato in quella diocesi. Quando veniva qui,
in Italia, ci appassionava tutti alla missione, all’interesse per i poveri …
raccontava, appunto, questo lavoro che comporta difficoltà, però lui non si
scoraggiava mai, andava avanti. Nonostante alcune minacce che aveva ricevuto,
lui con coraggio tirava avanti la sua missione.
D. – Con quale spirito affrontava questa missione e quali
erano le difficoltà maggiori che incontrava?
R. – Lui sapeva che il nostro impegno è
quello di testimoniare il Cristo, e quindi questo gli dava forza, coraggio per
continuare la sua missione. Era un prete che non si lasciava intimorire dalle
minacce, dalle difficoltà …
D. – Qual è l’eredità che don Baldacci
ci lascia?
R. – Veramente, ci lascia questa eredità di sapere che la
Chiesa è nel mondo e deve essere aperta al mondo. Ci ha lasciato questo segno:
che se siamo preti, in qualunque posto noi ci troviamo, noi che siamo
appassionati del Cristo, dobbiamo avere il cuore aperto a tutto il mondo.
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UN
CAMMINO DI VERITÀ, DIALOGO, GIUSTIZIA E PACE CHE RIMETTA AL CENTRO DIO-AMORE. È
QUANTO SI PROPONGONO 150 DONNE DI TUTTO IL MONDO IN QUESTI GIORNI A ROMA NELL
PRIMO CONVEGNO INTERNAZIONALE DI TEOLOGHE
-
Intervista con Marinella Perroni -
Rimettere
al centro Dio, che è amore, per costruire insieme la comune casa europea in un
cammino di verità, di giustizia e di pace. Si pone questo obiettivo il primo
convegno internazionale di teologhe in corso a Roma. A sottolinearlo è stato
ieri l’intervento di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto
e presidente della Commissione per la dottrina della fede della CEI. “Teologhe:
in quale Europa?”, questo il tema dell’incontro che vuole contribuire anche a
far crescere il dialogo nell’Unione Europea. Ma in che modo oggi la donna è
presente nell’ambito della riflessione teologica? Tiziana Campisi
lo ha chiesto a Marinella Perroni, presidente del
Coordinamento teologhe italiane:
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R. – Da un punto di vista accademico, le donne sono ormai
presenti in tutti gli ambiti della teologia. Dal punto di vista poi della vita
ecclesiale, questo dipende dalle diverse Chiese ma certamente se noi facessimo uno studio anche sulla situazione italiana, la
catechesi è in mano alle donne nelle parrocchie; la realtà spesso caritativa,
la vita pastorale, è in mano alle donne. Se poi ci spingiamo verso le Chiese
giovani dell’America Latina e dell’Africa, escludendo la vita liturgica
sacramentale, l’ottanta per cento della vita ecclesiale è in mano alle donne.
D. – Ci sono dei contributi specifici che le donne hanno
dato, hanno offerto, alla teologia?
R. – Secondo me il contributo specifico viene prima di
tutto dall’aver progressivamente cambiato un volto di chiesa che era di per sé
patriarcale, in un volto di chiesa plurale, in cui donne e uomini potessero in qualche misura condividere gli stessi ambiti,
le stesse competenze, gli stessi impegni.
D. – Oggi le teologhe si propongono una riflessione
sull’Europa?
R. – Abbiamo qualche cosa da dire, ma non tanto come proclami, come formule particolari che possono venire
dal mondo femminile per risolvere per esempio questioni come quelle delle
radici, ma piuttosto trovo estremamente
interessante che noi possiamo pensare di scambiarci delle idee con delle
teologhe che vengono dalla Georgia, dalla Lituania,
dalla Estonia.
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CONVEGNO
A TORINO SULLA DIMENSIONE CONTEMPLATIVA
DELLA SPIRITUALITÀ COTTOLENGHINA
-
Intervista con don Elio Mo -
La Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da San
Giuseppe Benedetto Cottolengo organizza da oggi a
Torino un convegno di tre giorni sulla “dimensione contemplativa della vita e
della spiritualità cottolenghina”. In particolare si
vuole ricordare che il Cottolengo, negli ultimi anni
della sua vita, dopo aver promosso tante opere di carità a servizio degli
ultimi, ha fondato anche dei monasteri di vita contemplativa. Ascoltiamo in
proposito l’organizzatore del convegno, don Elio Mo, intervistato da Giovanni
Peduto:
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R. – Il Cottolengo è conosciuto
soprattutto come una grande opera di carità, meno conosciuto è il fatto che Cottolengo è il cognome del Santo che ha dato inizio a
questa opera. La figura del Cottolengo come uomo e
sacerdote dell’inizio dell’800 non è molto conosciuta. Ancor meno conosciuto è
che questo santo vivesse una intensa comunione con Dio
e annunciasse, in un ambiente a volte spiritualmente rigido a motivo di
sensibilità gianseniste, il volto di un Dio Padre buono e provvidente, che era
l’espressione della sua vita contemplativa. Vorremmo far conoscere questa
radice contemplativa della carità del Cottolengo e
della sua opera: la carità ha la sua forza nelle sue radici contemplative, nel
suo immergersi e scaturire dall’incontro col mistero di Dio Amore.
D. – In poche battute ci vuole ricordare la figura di San
Giuseppe Cottolengo?
R. – È nato nel 1786 a Bra. Nel
1811 diventa sacerdote e nel 1818 diventa canonico nella chiesa del Corpus
Domini a Torino. Nel 1827, durante una sorta di crisi spirituale, viene chiamato a dare gli ultimi conforti ad una donna,
mamma di tre bambini e incinta di un quarto, che muore in stato di totale
povertà e abbandono. Questo fatto lo coinvolge fortemente, tanto che decide di
iniziare un ricovero di pronta accoglienza perché casi simili di abbandono non
si ripetano. L’opera, poi, trasferitasi nella periferia della
Torino di allora, gli cresce tra le mani enormemente e lui la chiama
Piccola Casa della Divina Provvidenza. Il Cottolengo
morirà nel 1842, ammalato di tifo.
D. – Nella società attuale come può un cristiano essere un
contemplativo?
R. – Penso che essere contemplativo significa essere
cristiano e viceversa, perché il fondamento della nostra fede non è una
dottrina, ma l’incontro con una Persona viva che quanto più è intimamente
conosciuta, tanto più appare nello splendore della sua divina bellezza. Abbiamo
bisogno di spazi di interiorità, di silenzio per ritrovare la profondità
dell’essere che abbiamo perso.
D. – Qual è la sua esperienza personale di sacerdote
cottolenghino?
R. – Il nostro Santo ci invitava a “vedere Gesù nei
poveri” e ci diceva che “i più ributtanti devono essere i più diletti, perché
rappresentano più al vivo Gesù”. Chi
impara a stare con loro impara a stare con se stesso e con Gesù. I poveri
richiedono tempo, tempo di semplice presenza, tempo di esserci e basta. Forse
l’affanno di molti oggi è dovuto all’esigenza di
sentirsi esistere e non sanno che per sentirsi esistere bisogna sentirsi presenti,
essere presenti, poter dire ad una persona che ci interpella col suo sguardo:
“ci sono!”.
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AL VIA
OGGI AD ALBA, IN PIEMONTE, L’ “INTERNATIONAL FILM FESTIVAL - INFINITY”
-
Intervista con Luciano Barione -
Si inaugura oggi ad Alba in Piemonte l’International
Film Festival – Infinity, in programma fino al
prossimo 9 aprile. Un progetto nato nel 2001 e che si è sviluppato in questi
anni con l’obiettivo di creare un luogo di discussione e di incontro sul cinema
e sull’uomo, esplorandone la dimensione esistenziale e spirituale. Molti i film
in concorso e nelle rassegne collaterali, con un centro focale costituito dalla
realtà americana. Il servizio di Luca Pellegrini:
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Un festival di cinema all’insegna dell’umano, dello
spirito, dell’infinito. Il Festival di Alba è diventato un punto di incontro
per coloro che credono in un cinema capace di commuovere, di interrogarsi sulle
cose del mondo, di far prendere coscienza, di appassionare: una rosa di film in concorso, alcune dense retrospettive, un
programma ricco per presentare un’arte del presente in grado non solo di
consolare o divertire ma anche di sollecitare attenzione, vigilanza e intervento,
esperienza che tutti ci permea, come attori o spettatori del mondo. Luciano Barisone, direttore artistico della manifestazione, ne
spiega il significato:
R. - Significa avere la coscienza di essere soltanto dei
traghettatori, cioè noi siamo delle persone che per fare il festival, andiamo
in giro e cerchiamo di vedere altre testimonianze, altri sguardi di altre
persone sul mondo, persone che vengono da tutto il mondo, da tutto il pianeta.
E quindi attraverso questi sguardi, attraverso questi racconti cercare di
tastare il polso a quello che io ho sempre chiamato, sin dall’inizio del
festival, la resistenza dell’umano, cioè l’essere umano che resiste, che cerca
di capire ogni volta qual è il senso dell’esperienza che sta vivendo.
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31 marzo 2006
un
processo di impegno politico, diplomazia e negoziazione pacifica per
aiutare
l’uganda a superare la crisi in cui versa dopo 20 anni di conflitto:
e’ quanto
chiedono diversi organismi umanitari all’onu
KAMPALA. = In Uganda è in corso la visita del coordinatore
per gli affari umanitari dell’ONU, Jan Egeland. A lui si sono rivolte le “Civil
Society Organisations for Peace in Northern Uganda” (Csopnu) per chiedere che il Consiglio di Sicurezza intervenga al più presto. Si tratta di porre fine alle
sofferenze causate dal conflitto che in circa 20 anni, secondo
stime correnti, avrebbe fatto direttamente o indirettamente più di
100.000 vittime. Secondo quanto riporta l’agenzia missionaria MISNA, la coalizione di organismi
umanitari chiede all’ONU di prendere atto che “la crisi può essere superata
solo attraverso un processo di impegno politico, diplomazia e negoziazione
pacifica”. Il governo di Kampala sostiene che i ribelli che si riconoscono nel
cosiddetto “Esercito di resistenza del signore”, Lra,
sono stati già molto indeboliti da un’amnistia, da operazioni militari e da una
serie di trattative condotte da Betty Bigombe, cui l'autorevole quotidiano statunitense “Christian Science Monitor” ha
dedicato nel 2005 uno dei suoi profili di “negoziatore di pace”. Gli organismi
umani, invece, sostengono che il governo insegue l'idea di una vittoria
militare anziché preoccuparsi delle condizioni di vita dei civili. Secondo uno
studio del 2005, nei “campi protetti” allestiti per i fuggiaschi ogni settimana
trovano la morte centinaia di persone, in gran parte per fame, malattie e
denutrizione. Già tempo fa Egeland ha definito quello
del nord Uganda uno dei disastri umanitari più dimenticati al mondo. (F.S.)
DAL PATRIARCA ALESSIO II UN
RICONOSCIMENTO A MONS. VINCENZO PAGLIA,
PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE
ECUMENISMO E DIALOGO DELLA CEI, PER IL SUO
IMPEGNO NEL DIALOGO TRA LA CHIESA
RUSSA ORTODOSSA E QUELLA CATTOLICA
TERNI.
= L’onorificenza del III centenario di San Danilo principe di Mosca è stata
consegnata nei giorni scorsi dal Patriarca di Mosca a mons. Vincenzo Paglia, presidente
della Commissione ecumenismo e dialogo della CEI. Si tratta di un riconoscimento
per l’impegno nel dialogo tra la Chiesa russa ortodossa e quella cattolica. “La
rinascita impressionante della Chiesa ortodossa russa - afferma mons. Paglia -
può essere definita, con le parole del Patriarca Alessio, “un secondo battesimo
della Russia”. Il presule si dice consapevole che quest’incontro ha rappresentato un esempio della
cooperazione tra il mondo cattolico e quello ortodosso, proiettato verso
posizioni comuni anche sui fondamenti spirituali della vita sociale, sul
rafforzamento dell’etica cristiana e sulla proiezione dei valori della famiglia.
Tante sono le strade lungo le quali si snoda il dialogo ecumenico tra le Chiese.
Attraverso il dialogo internazionale, regionale e locale sono state superate
differenze del passato ed eliminati malintesi, anche se non si possono
dimenticare le questioni ancora irrisolte, come i contrasti sul proselitismo,
che richiedono, ancora, maturazione e chiarimento. (S.C.)
LA NOMINA DEL NUOVO RESPONSABILE
DIPLOMATICO DELL’UFFICIO CONSOLARE CILENO A LA PAZ, IN
BOLIVIA, RILANCIA UN DIALOGO COSTRUTTIVO
TRA I DUE PAESI
CHE NON HANNO RELAZIONI
DIPLOMATICHE DAL 1978
LA PAZ. = Il governo cileno ha
designato il nuovo responsabile diplomatico dell’ufficio consolare cileno a La Paz: è Roberto Ibarra García, avvocato, 52 anni,
considerato un veterano in grado di avviare un dialogo costruttivo con il
governo boliviano. Le relazioni diplomatiche tra Cile e Bolivia sono interrotte
dal 1978, quando fallì un tentativo di accordo per il recupero della sovranità
boliviana su un tratto di costa perso al termine della guerra del 1879 contro
il Cile. Da allora tra i due Paesi sono aperti solo canali consolari. Ibarran prende il posto di Edmundo
Pérez Yoma, che è stato criticato a Santiago
per aver creato eccessive aspettative tra i boliviani sulla questione
dell’accesso al mare per la Bolivia. C’è attesa per conoscere il nome di chi
sarà nominato dal presidente Juan Evo Morales nuovo console a Santiago. Sembra probabile
l’ambasciatore Armando Loaiza, ex-ministro degli
Esteri dell'ex-presidente Rodríguez. (F.S.)
IN COSTA D’AVORIO
RIAPRE L’UNIVERSITA’ DI BOUAKE’, DOPO TRE ANNI
DI CHIUSURA DOVUTA ALLA GRAVE TENSIONE ALL’INTERNO DEL PAESE E ALLA CRISI
ECONOMICA
BOUAKE’. = In Costa d’Avorio, la
riapertura dell’Università di Bouaké, dopo tre anni
di chiusura forzata a causa della divisione del Paese in due parti e della conseguente
grave crisi economica, è un grande segnale di speranza. All’agenzia MISNA, Koné Ouamourou, docente
dell’Università che si trova a circa 300 chilometri a nord della capitale
economica del Paese, Abidjan, parla di una scommessa per la pace e di un
elemento di unione lungo la strada per la riconciliazione. E padre Gilles N’Goran, vicario della
parrocchia locale di Saint Jean Baptiste
d’Ahougnansou, spiega che i corsi ricominceranno la
settimana prossima ma che per ora solo poche strutture per seguire le lezioni
sono state ricostruite: le altre saranno riallestite
un po’ alla volta. Quella di Bouaké è la principale università del nord ivoriano, dove
si recano a studiare i giovani di altri centri come Man, Korhogo
e Bondoukou. Nel periodo di chiusura dell’ateneo, chi
ha potuto si è recato a studiare a sud, in particolare ad Abidjan. Con il
tentativo di colpo di Stato del 19 settembre 2002 contro il presidente Laurent Gbagbo, Bouakè divenne roccaforte dei ribelli, ora noti come
partito delle “Forces Nouvelles”.
Prima della crisi a Bouaké c’erano 13.500 studenti,
oggi l’ateneo sta superando la soglia dei 500 iscritti. (F.S.)
TORNA
A ROMA IL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO DEDICATO
AL NUOVO CINEMA CHE ARRIVA DAL
CONTINENTE AFRICANO:
LA SESTA EDIZIONE PROPORRA’, DALL’1
AL 9 APRILE,
PELLICOLE, RASSEGNE E TAVOLE
ROTONDE
ROMA. = “Panafricana – Le mille
Afriche del cinema a Roma”: con questo titolo torna in Italia il festival
cinematografico giunto alla sesta edizione. Nelle tre sale a disposizione si
alterneranno, dall’1 al 9 aprile, lungometraggi, documentari, cortometraggi,
retrospettive, rassegne, proiezioni a tema e per le scuole, tutti incentrati
sul nuovo cinema che arriva dal continente africano. Per il “Concorso
Lungometraggi” il regista marocchino Jillali Ferhati presenterà in anteprima nazionale “Mémoire en détention” (Memoria in
catene), mentre per quello riservato ai documentari
sono previste due anteprime: “A la recherche de l’emir Abdelkader” (Alla ricerca
dell’emiro Abdelkader), dell’algerino Mohamed Latrèche, e “Tankafatra”, del malgascio Hery A. Rasolo. La sezione “Lezioni di cinema” è dedicata
quest’anno a Nouri Bouzid
che sarà presente a una tavola rotonda e terrà una lezione di cinema presso
l’Università Roma Tre. Evento speciale della sesta edizione è “Faccetta nera –
Il cinema coloniale italiano”, che ripercorrerà l’esperienza coloniale dal 1909
al 1942, tra esotismo e propaganda. Sono previste inoltre proiezioni di
pellicole di registi non africani, alcune delle quali in anteprima nazionale.
Il Festival, organizzato dall’Associazione culturale Yeelen
in collaborazione con vari altri enti e organismi, si svolge al Teatro Palladium, al Cinema Trevi-Cineteca
Nazionale e all’Accademia di Francia-Villa Medici. Il
biglietto per le pellicole è di 3 euro, mentre l’ingresso alle tavole rotonde è
gratuito. (F.S.)
PROSEGUONO ANCHE OGGI A BRUXELLES,
DOPO LA GIORNATA SENZA RISULTATI DI IERI, GLI INCONTRI TRA UNIONE EUROPEA E
MICROSOFT, ACCUSATA DI ABUSO
DI POSIZIONE DOMINANTE PER IL
SISTEMA OPERATIVO WINDOWS.
LA DECISIONE SULLE EVENTUALI MULTE
SARA’ NOTA, PERO’, SOLO TRA SETTIMANE
BRUXELLES. = Resta tutta aperta la partita tra la
Commissione europea e il gigante USA del software, Microsoft, che ha fatto ieri
un ultimo tentativo per evitare le multe fino a un massimo di due milioni di
euro al giorno previste dall'Esecutivo UE in caso di
mancato rispetto degli impegni presi nel
marzo 2004. Si tratta del braccio di ferro avviato dopo che l’UE ha accusato di
abuso di posizione dominante del sistema operativo Windows. Nella prima
giornata di udienza tra Bruxelles e il gruppo guidato da Bill
Gates, sembra che entrambe le parti abbiano mantenuto
le loro posizioni. Oggi si svolge la seconda ed ultima sessione ma le decisioni
di Bruxelles si conosceranno solo tra diverse settimane. La Microsoft insiste nel dire di essere pronta a collaborare, sottolineando che
le multe minacciate non costituiscono la soluzione. La Commissione europea
ribadisce che le informazioni fornite finora non sono affatto sufficienti. (F.S.)
“IL MANIFESTO PER IL RISPETTO DELLA DONNA NEI MEDIA”: È LA
PROPOSTA EMERSA AL CONGRESSO DELL’ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM, IERI A ROMA.
TRA I PUNTI SALIENTI, LA DIFESA
DELLA LIBERTÀ E DEI DIRITTI DI DONNE E BAMBINE
ROMA. =
Al congresso “Donna e mass media”, tenutosi ieri presso l’Università Europea di
Roma, è stato presentato il “Manifesto per il rispetto della donna nei media”. L’incontro organizzato dall’Ateneo Pontificio
Regina Apostolorum, è stato aperto dal discorso di
Ettore Bernabei, presidente Lux Vide Spa, che ha analizzato
l’evoluzione dei mezzi di comunicazione per poi giungere alla formulazione del
Manifesto articolato in dieci punti. Primo fra tutti, quello della difesa e della promozione
di un’immagine rispettosa dell’identità femminile nei mass media. Il Manifesto
prende posizione contro lo sfruttamento dell’immagine della donna come
strumento pubblicitario o consumistico e chiede un’informazione corretta e
veritiera su temi e problemi che la riguardano. Viene
sottolineata la necessità di evitare
toni sensazionalistici e spettacolarizzazione,
per promuovere piuttosto il ruolo della donna come “corresponsabile” insieme
all’uomo, nell’edificazione e nello sviluppo della società, e il suo
insostituibile ruolo di educatrice della società nella difesa dei valori umani.
Il documento si conclude con la promessa di sviluppare un tipo di informazione
che individui, documenti e denunci le situazioni e le pratiche che limitano la
libertà e violano i diritti di donne e bambine. (S.C.)
PROBLEMI DELLA TERZA ETA’ E DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA
AL CENTRO
DEL CONVEGNO ORGANIZZATO IERI A ROMA DALLA Cisl:
PRESENTE
il presidente del pontificio consiglio Giustizia e Pace,
cardinale
renato raffaele Martino
- A cura di Giampiero Guadagni -
ROMA. = Inserire a pieno i problemi della terza età nella
dottrina sociale della Chiesa. Lo chiede la Federazione nazionale dei
pensionati della CISL, che ha organizzato ieri a Roma un convegno sul compendio
della dottrina sociale. A confrontarsi con il sindacato, il presidente del
Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, e il
segretario dello stesso organismo, mons. Giampaolo Crepaldi,
coordinatore del compendio. Il lavoro, pubblicato due anni fa, è stato tradotto
in quasi tutto il mondo. “C’è bisogno di santi sociali - ha sottolineato il
cardinale Martino - persone che lavorino con grande passione, che mettano al
primo posto quelli che sono sempre all’ultimo”. Tra Chiesa e mondo sindacale
c’è piena sintonia nel considerare l’anziano una risorsa da valorizzare e non
un problema da risolvere. E a questo proposito, il segretario generale della
FNP CISL, Antonio Uda, ha sottolineato il forte
contributo dei pensionati alla economia italiana.
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31 marzo 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iran, un terremoto ha scosso,
nella notte, la provincia occidentale del Lorestan.
Il bilancio, ancora provvisorio, è di almeno 60 morti e di oltre 800 feriti. Il
sisma, di 6 gradi sulla scala Richter, ha anche raso
al suolo diversi villaggi e distrutto vari edifici storici. Ascoltiamo, al microfono di Giancarlo
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R. – Man mano che
passano le ore, aumenta il numero delle vittime. Ci sono stati alcuni villaggi
completamente rasi al suolo. Bisogna anche tener conto che la regione di Lorestan è una delle zone più depresse dell’Iran. In questa
area, la situazione economica era già molto grave e questo terremoto
costituisce un ulteriore grave colpo per la popolazione.
D. – In un momento
come questo, chiedere aiuto agli altri Paesi risulta difficile a causa della
crisi nucleare?
R. –
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Tragedia in Bahrain: un battello turistico è affondato al largo delle
coste del Paese asiatico causando la morte di almeno 57 persone. Il ministro
dell’Informazione ha escluso l’ipotesi di un attacco terroristico. Gli
inquirenti ritengono che la causa del naufragio sia dovuta
al numero eccessivo di passeggeri a bordo del battello.
In Medio Oriente, almeno 5 persone sono morte nell’attentato
suicida avvenuto ieri sera nei pressi dell’insediamento ebraico di Kedumim, in Cisgiordania: oltre all’attentatore, sono
rimasti uccisi quattro cittadini israeliani. L’azione terroristica è stata rivendicata dalle brigate dei martiri di al-Aqsa.
A Gaza, intanto, un presunto estremista palestinese è rimasto ucciso durante un raid condotto dalle forze
dello Stato ebraico.
In Iraq sarebbero più di 50 i sunniti che verrebbero uccisi ogni giorno per spingere la comunità sunnita a lasciare la capitale, avviando così la
trasformazione di Baghdad in una città sciita. Lo sostiene un esponente
politico di punta degli arabi sunniti in Iraq, Adnan
Al Dulaimi, denunciando il tentativo di una pulizia etnica compiuto da estremisti sciiti. Un rapporto a
cura del ministero iracheno per i rifugiati ha rivelato, inoltre, che sarebbero
state circa 30 mila le persone costrette a fuggire nell’ultimo mese dal
Paese arabo a causa dei recenti scontri tra sciiti e sunniti.
Abdul Rahman,
il cittadino afghano al quale è stato concesso l’asilo
politico in Italia dopo aver rischiato di essere condannato a morte in
Afghanistan per essersi convertito al cristianesimo, ha ringraziato il governo
italiano ed il Papa, che lo scorso 25 marzo ha lanciato un appello per il suo
rilascio. “So che Benedetto XVI – ha detto l’uomo – si è interessato al mio
caso e mi ha aiutato”. Dopo gli ultimi sviluppi della sua vicenda, Rahaman ha anche dichiarato di avere paura per i suoi figli
che vivono a Kabul con la mamma. Intanto, in Afghanistan, dove Rahman dice
di non voler tornare, i ribelli taleban
hanno contestato la sua liberazione e lanciato un appello per la “guerra santa”
contro l’amministrazione del presidente Hamid Karzai.
La questione nucleare iraniana è stata al
centro del vertice tenutosi ieri a Berlino, al quale hanno partecipato
delegazioni dei 5 membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU e della Germania. Durante l’incontro, sono stati indicati due
possibili scenari: l’isolamento dell’Iran con l’adozione di sanzioni o il
ritorno al tavolo delle trattative. Il nostro servizio:
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Nel braccio di ferro tra Nazioni Unite e Iran
torna a prendere corpo l’ipotesi di misure restrittive contro il governo di Teheran: durante il vertice di Berlino, il segretario di
Stato americano, Condoleezza Rice,
ha proposto esplicitamente l’introduzione di sanzioni. La proposta
statunitense, sostenuta secondo la stampa da alcuni Paesi europei, è stata respinta
invece da Cina e Russia. Le misure restrittive, presentate da Washington, riguarderebbero
il blocco dei visti di ingresso per gli esponenti del governo di Teheran e, probabilmente, anche il congelamento dei loro
beni all’estero. L’inasprimento della posizione americana, confermata da fonti
del dipartimento di Stato, arriva in un momento in cui la disputa tra ONU e Iran sul
programma nucleare iraniano assomiglia sempre di più ad una partita a scacchi.
I cinque membri del Consiglio di sicurezza, confermando la risoluzione delle
Nazioni Unite emanata mercoledì scorso, hanno
lanciato, infatti, un ultimatum alla Repubblica islamica: entro 30 giorni,
l’Iran deve sospendere qualsiasi progetto finalizzato all’arricchimento
dell’uranio. Si chiede inoltre al governo di Teheran
di aprire le porte dei suoi impianti agli ispettori dell’Agenzia internazionale
atomica (AIEA) e di tornare al tavolo delle trattative per trovare una
soluzione diplomatica. La successiva mossa iraniana è stata secca e immediata:
“Non accettiamo l’ultimatum, andremo avanti con il nostro programma”, ha detto
il rappresentante di Teheran all'AIEA. Ma dietro
questa facciata intransigente, emergono toni e sfumature che rendono la partita
aperta e un compromesso possibile. L’Iran ha avanzato, infatti, la proposta di
un consorzio regionale per regolare il controverso processo dell’arricchimento
dell’uranio e il ministro degli Esteri, Manouchehr Mottaki
ha dichiarato che Teheran non utilizzerà il petrolio
come leva politica. Il direttore dell’AIEA, El Baradei, ha detto infine che
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In Francia, il presidente Jacques Chirac può decidere già oggi di promulgare la controversa
legge sul Contratto di primo impiego, giudicata ieri legittima dalla Corte Costituzionale. Chirac rilascerà, inoltre, questa sera un’attesa dichiarazione radiotelevisiva sul provvedimento che consente di
licenziare nei primi due anni, senza giusta causa, giovani con meno di 26 anni.
Sindacati e associazioni hanno confermato, intanto, che il prossimo 4 aprile si
terrà uno sciopero generale per chiedere il ritiro della norma sul contratto di
primo impiego.
In Polonia, il generale Wojciech
Jaruzelski è stato accusato di “crimini comunisti”
per aver imposto, il 13 dicembre 1981, la legge marziale con lo scopo di
mettere al bando il sindacato “Solidarnosc”. Lo ha annunciato, in un
comunicato, l’Istituto della memoria nazionale, dopo l'interrogatorio del
generale stamani, a Varsavia, nell’ambito dell’inchiesta avviata nell’ottobre
del 2004.
In Spagna,
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Il testo è stato approvato con i voti contrari del Partito
popolare che lo giudica incostituzionale e del partito “Sinistra repubblicana
di Catalogna”, che invece avrebbe voluto un testo più forte e definire la
regione, senza mezze misure, una nazione. Nel preambolo dello Statuto, che non
ha valore giuridico, secondo Madrid, si cita il termine “nazione”,
ma si riconosce la regione autonoma solo come nazionalità. Il premier Josè Louis Zapatero
ha raggiunto un accordo con il governo regionale catalano per
cui il termine “nazione” è stato spostato dal testo al preambolo. Sulla
richiesta di un aumento della quota delle imposte che finirà alla regione, è
stato raggiunto un compromesso a metà strada. Il nuovo statuto catalano era
stato approvato lo scorso anno dal Parlamento regionale della Catalogna, con la
sola opposizione del partito popolare, ed è stato poi ammesso alla discussione
nel Parlamento nazionale. Il testo continuerà il suo iter parlamentare passando
per il Senato e, prima dell’estate, ritornerà alla Camera bassa per la sua
approvazione definitiva.
Da Madrid, per la Radio Vaticana, Monica Uriel.
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Nello Sri Lanka, si preannuncia
un trionfo per il partito del presidente Mahinda Rajapakse alle elezioni locali che si sono tenute ieri in
Sri Lanka per l’elezione di 266 consigli comunali. Il
servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Secondo i primi risultati parziali, l’alleanza popolare di
Rajapakse, sarebbe nettamente in testa sul principale
partito dell’opposizione, United National
Party. Gli altri partiti minori, come quello della minoranza Tamil, avrebbero mantenuto le loro posizioni. Il partito marxista,
che si oppone ai processi di pace con i ribelli delle Tigri Tamil,
avrebbe però rafforzato la sua presenza. Queste elezioni sono state
caratterizzate da una scarsa partecipazione: solo metà degli oltre 10 milioni
di elettori, si sono recati alle urne. Non si è votato, soprattutto, nelle zone
controllate dai ribelli Tamil. La vittoria di Rajapakse era abbastanza scontata: tradizionalmente, è
sempre il partito al governo, infatti, a vincere nelle elezioni per il rinnovo
degli organismi locali.
Da New Delhi, per
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Sono entrati nuovamente in azione i ribelli maoisti in Nepal: è
stata attaccata una scuola di Dailekh, a circa 500 km
a ovest della capitale Katmandu. L’azione terroristica ha provocato il
ferimento di un’insegnante e di 10 studenti.
Terremoto politico in
Giappone: due dei maggiori esponenti dell’opposizione si sono dimessi, aprendo
una crisi di difficile soluzione nelle file del Partito democratico, principale
antagonista del premier Junichiro Koizumi.
Le dimissioni del presidente del partito e del segretario generale sono state
provocate da un ennesimo sisma politico riconducibile allo scandalo Livedoor, l’impresa informatica il cui crollo finanziario
ha scosso lo stesso Partito liberaldemocratico di Koizumi.
Ancora disordini in Ciad: il comandante in capo dell’esercito, il
generale Mahamat Itno, è
rimasto ucciso in scontri tra governativi e ribelli, appoggiati da milizie
sudanesi. Le violenze sono scoppiate nell’est del Paese.
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