RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 89- Testo della trasmissione di giovedì 30 marzo 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa difende la dignità dell’uomo: vita, famiglia e diritto dei genitori a educare i figli  non sono principi confessionali ma iscritti nella stessa natura umana: così il Papa nell’udienza ai parlamentari del Partito Popolare Europeo

 

La Chiesa ha bisogno di sacerdoti e di consacrati per la sua missione di santificazione del mondo: così il Papa nel suo messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni del 7 maggio 2006

 

Alla presenza di Benedetto XVI, anteprima mondiale, oggi pomeriggio in Aula Paolo VI, della miniserie televisiva “Karol un Papa rimasto uomo”, dedicata agli anni del Pontificato di Papa Wojtyla

 

Un anno fa, l’ultima apparizione pubblica di Papa Wojtyla: dalla “cattedra del dolore”, la testimonianza dell’amore cristiano di Giovanni Paolo II

 

Presentato stamane nella Sala Stampa Vaticana, il seminario sul tema: l’eredità culturale e i valori accademici dell’Università europea e l’attrattività dell’area europea di istruzione superiore”. l’iniziativa, in corso da oggi pomeriggio fino a sabato, è promossa dalla Congregazione per l’educazione cattolica: con noi, il cardinale Zenon Grocholewski e mons J. Michael Miller

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue il confronto tra Etiopia ed Eritrea sulla reciproca linea di confine, ma c’è chi nel silenzio aiuta gli orfani a ritrovare la speranza: intervista con Francesco Romagnoli

 

Il genio universale di Leonardo protagonista di una mostra agli Uffizi di Firenze, promossa dal Consiglio d’Europa: ce ne parla il prof. Paolo Galluzzi

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Raduno mondiale della pace”, in programma domenica a New Dehli, in India, nel primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II

 

Nasce “Well baby programme” il progetto della Caritas Iraq per assistere donne e bambini

 

Camerun: i vescovi danno il loro pieno sostegno a nuova campagna anti-corruzione del governo

 

“Una corte penale internazionale” per la Repubblica del Congo: è la richiesta dei vescovi contenuta nel memorandum consegnato al segretario generale delle Nazioni Unite in visita nel Paese

 

La CEI valuta positivamente la riforma del sistema educativo italiano, ma chiede un effettivo pluralismo culturale e maggiori risorse economiche per le scuole paritarie del Paese

 

Dichiarazione congiunta dei capi di tutte le confessioni religiose presenti in Bulgaria, riuniti nei giorni scorsi a Sofia

 

24 ORE NEL MONDO:

Rilasciata in Iraq la giornalista americana Jill Carroll rapita più di due mesi fa

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 marzo 2006

 

 

TUTELA DELLA VITA, DELLA  FAMIGLIA E DEL DIRITTO EDUCATIVO DEI GENITORI

NON SONO PRINCIPI CONFESSIONALI MA ISCRITTI NELLA STESSA NATURA UMANA:

COSI’ IL PAPA AI PARLAMENTARI DEL PARTITO POPOLARE EUROPEO

 

Rispetto della vita, della famiglia e del diritto dei genitori a educare i figli sono principi non negoziabili, non confessionali e iscritti nella stessa natura umana. E’ quanto ha detto il Papa oggi in Vaticano durante l’udienza ai partecipanti al Convegno promosso a Roma dal Partito Popolare Europeo (PPE) in occasione del 30° anniversario della fondazione. Il PPE è un partito di ispirazione cristiano-democratica ed è attualmente rappresentato al Parlamento europeo da un gruppo autonomo, il più consistente dell’assemblea, costituito in collaborazione con la componente dei Democratici Europei. Il presidente del gruppo parlamentare del PPE, Hans-Gert Poettering, ha rivolto l’indirizzo di saluto al Papa. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Benedetto XVI ricorda  che  l’Europa oggi deve affrontare “questioni complesse di grande importanza come la crescita e lo sviluppo dell’integrazione europea, la definizione sempre più precisa della politica di vicinato all’interno dell’Unione e il dibattito sul suo modello sociale”.

 

Per affrontare queste sfide – afferma – “sarà importante attingere ispirazione, con fedeltà creativa, al patrimonio cristiano, che ha dato un così particolare contributo a forgiare l’identità di questo continente. Valorizzando le sue radici cristiane, l’Europa sarà in grado di dare un sicuro orientamento alle scelte dei suoi cittadini e delle sue popolazioni, rafforzerà la loro consapevolezza di appartenere ad una comune civiltà”, sostenendo l’impegno di tutti “verso un futuro migliore”.

 

Il Papa ha quindi espresso il proprio apprezzamento per  il riconoscimento del PPE riguardo l’eredità cristiana dell’Europa, “che offre una preziosa guida etica nella ricerca di un modello sociale che risponda adeguatamente alle esigenze di una economia ormai globalizzata e ai cambiamenti demografici, assicurando sviluppo e occupazione, protezione della famiglia, eque opportunità per l’educazione dei giovani e sollecitudine per i poveri”.

 

“Il vostro sostegno all’eredità cristiana – ha detto il Papa - può inoltre contribuire in modo significativo alla sconfitta di una cultura ormai diffusa in Europa, che relega nella sfera privata e soggettiva la manifestazione delle proprie convinzioni religiose. Politiche costruite su questa base – ha aggiunto - non solo comportano il rifiuto del ruolo pubblico del cristianesimo: più generalmente, escludono la collaborazione con la tradizione religiosa dell’Europa”, nonostante sia “così evidente”, “minacciando così la stessa democrazia, la cui forza dipende dai valori che promuove”.

 

Questa tradizione religiosa con tutte le sue differenze, che il Papa definisce “unità polifonica”, promuove “valori che sono fondamentali per il bene della società” e “l’Unione Europea può soltanto essere arricchita dalla collaborazione con essa”.

 

“Sarebbe un segno di immaturità, se non proprio di debolezza – ha aggiunto - scegliere di opporsi ad essa o ignorarla, piuttosto che dialogare” con questa tradizione. “In questo contesto – rileva il Papa - si deve riconoscere che una certa intransigenza laica mostra di essere essa stessa il nemico della tolleranza e di una sana visione laica dello Stato e della società.

 

Il Papa esprime il proprio apprezzamento per il fatto che “ il trattato costituzionale dell’Unione Europea prevede un rapporto strutturale e crescente con le comunità religiose, riconoscendo la loro identità e il loro specifico contributo”.

 

“Non va dimenticato – sottolinea ancora il Papa - che quando le Chiese o le comunità ecclesiali intervengono nel pubblico dibattito, esprimendo riserve o richiamando vari principi, questo non costituisce una forma di intolleranza o una interferenza, poiché questi interventi mirano semplicemente a illuminare le coscienze, rendendole capaci di agire liberamente e responsabilmente, secondo vere esigenze di giustizia, anche quando questo deve contrastare situazioni di potere e interesse personale”.

 

Gli interventi della Chiesa vogliono dunque solo promuovere la dignità della persona: si tratta di “principi che non sono negoziabili”: tra questi oggi ne emergono alcuni “con evidenza”: “la protezione della vita in tutte le sue fasi, dal momento del concepimento fino alla morte naturale; il riconoscimento e la promozione della struttura naturale della famiglia, come una unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, e la sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme di unione radicalmente diverse che in realtà  le recano danno e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo particolare carattere e il suo insostituibile ruolo sociale; la protezione del diritto dei genitori a educare i loro figli”.

 

“Questi principi – ha ribadito Benedetto XVI - non sono verità di fede” ma “sono iscritti nella stessa natura umana e perciò sono comuni a tutta l’umanità”. “L’azione della Chiesa nel promuoverli non è perciò di carattere confessionale”. “Al contrario, tale azione è sempre più necessaria tanto più questi principi sono negati, o non compresi, perché questo costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una grave ferita inflitta alla stessa giustizia”.

 

Infine il Papa ha esortato i parlamentari del PPE “ad essere testimoni credibili e coerenti di queste verità fondamentali” nella attività politica.

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LA CHIESA HA BISOGNO DI SACERDOTI E DI CONSACRATI PER LA SUA MISSIONE

DI SANTIFICAZIONE DEL MONDO: COSI’ IL PAPA NEL SUO MESSAGGIO PER

LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI DEL 7 MAGGIO 2006

 

Quella del sacerdote è una “missione insostituibile” perché rende manifesta e prolunga, all’interno della Chiesa, la presenza stessa di Gesù. Lo afferma Benedetto XVI nel suo primo Messaggio per la Giornata mondiale per le vocazioni, che si celebrerà il prossimo 7 maggio. Il Papa ha messo in grande risalto anche la scelta della vita religiosa: forma eminente, ha detto, della consacrazione ricevuta nel Battesimo. La sintesi del Messaggio nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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L’insegnamento viene dal Vangelo ed è intramontabile: è la preghiera il segreto per far nascere vocazioni in ogni stagione della Chiesa. Anche oggi, dunque, il bisogno di invocare da Dio “operai per la sua messe” è avvertito “vivamente” e “non sorprende che, laddove si prega con fervore, fioriscano le vocazioni”. Sono le considerazioni finali di Benedetto XVI nel suo Messaggio dedicato a chi ha scelto la sequela di Cristo o sta ancora discernendo la propria strada. Il Papa afferma in modo rassicurante che “per rispondere alla chiamata di Dio e mettersi in cammino non è necessario essere perfetti”. La “fragilità e i limiti umani – spiega – non rappresentano un ostacolo, a condizione che contribuiscano a renderci consapevoli del fatto che abbiamo bisogno della grazia redentrice di Dio”.

 

Seguire Dio come sacerdote o consacrato è una prospettiva “davvero affascinante”, scrive Benedetto XVI, che riconosce pure come il fascino dell’adozione divina sia oggi “difficile da percepire” sotto “il peso di due millenni di storia”. Tuttavia, prosegue il Pontefice, davanti agli occhi di chi si sente chiamato da Dio restano gli esempi di quei “tanti uomini e donne” che, nel corso dei secoli, “trasformati dall’amore divino, hanno consacrato le proprie esistenze alla causa del Regno”. Nella loro chiamata, nota il Papa, si coglie la “molteplicità delle vocazioni sempre presenti nella Chiesa”, modellate sull’esempio della Vergine. Ma tutti i cristiani, osserva poco oltre Benedetto XVI, sono “stirpe eletta”, il popolo di Dio. A tutti è rivolta la chiamata alla santità, che è “universale” per sua natura. La Chiesa stessa, ribadisce il Pontefice, “è santa, anche se i suoi membri hanno bisogno di essere purificati” affinché la santità possa risplendere in loro “fino al suo pieno fulgore”.

 

All’interno del popolo di Dio, spicca quindi la chiamata al sacerdozio, come segno della “paternità” di Dio verso le sue creature. Per questo, “la missione del sacerdote nella Chiesa è insostituibile” e anche se in alcune zone del mondo la Chiesa patisce la scarsità di clero, “non deve mai venire meno – sottolinea il Papa – la certezza che Cristo continua a suscitare uomini” impegnati, sulla scia degli Apostoli, alla predicazione del Vangelo, all’insegnamento della Parola, all’amministrazione dei Sacramenti. Il messaggio si conclude con l’elogio di Benedetto XVI per la vocazione, definita “speciale”, alla vita consacrata, che attira uomini e donne “alla sequela totale ed esclusiva di Cristo”, attraverso il servizio ai poveri, ai malati, ai giovani.

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ALTRE UDIENZE

 

Stamane il Papa ha ricevuto anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale di Costa d'Avorio, in visita "ad Limina”,  tra cui il cardinale Bernard Agré, arcivescovo di Abidjan.

 

 

ALLA PRESENZA DI BENEDETTO XVI, ANTEPRIMA MONDIALE, OGGI POMERIGGIO

IN AULA PAOLO VI, DELLA MINISERIE TELEVISIVA “KAROL UN PAPA RIMASTO UOMO”,

DEDICATA AGLI ANNI DEL PONTIFICATO DI PAPA WOJTYLA

 

Appuntamento cinematografico sull’onda dei ricordi e della commozione, oggi pomeriggio in Vaticano: alle 17.30, nell’Aula Paolo VI, verrà proiettato alla presenza di Benedetto XVI il film “Karol un Papa rimasto uomo”. Il film, che racconta gli anni del Pontificato di Giovanni Paolo II, segue la prima serie della fiction televisiva prodotta da Mediaset e Taodue, andata in onda lo scorso anno con il titolo “Karol, un uomo diventato Papa”, incentrata sugli anni giovanili e sul ministero episcopale di Karol Wojtyla fino all’elezione pontificia del 16 ottobre 1978.

 

L’anteprima mondiale di oggi pomeriggio precede la prossima trasmissione televisiva della miniserie, prevista per il 10 e l’11 maggio in prima serata su Canale 5. All'evento di stasera saranno presenti, tra gli altri, l’attore protagonista della fiction, il polacco Piotr Adamczyc, e il regista Giacomo Battiato.

 

 

UN ANNO FA, L’ULTIMA APPARIZIONE PUBBLICA DI PAPA WOJTYLA: DALLA “CATTEDRA DEL DOLORE”, LA TESTIMONIANZA DELL’AMORE CRISTIANO DI GIOVANNI PAOLO II

 

Il 30 marzo di un anno fa, Giovanni Paolo II si affacciava per l’ultima volta dal suo studio del Palazzo Apostolico. Pur non essendo in grado di parlare, il Santo Padre non volle mancare all’appuntamento tradizionale del mercoledì con i fedeli, accorsi a migliaia in piazza San Pietro. Due giorni dopo, Papa Wojtyla si spegneva, accompagnato dalla preghiera commossa dei fedeli di tutto il mondo. Ma torniamo con la memoria ad un anno fa, con il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Fino all’ultimo. Fedele a quello che è stato il suo motto, “Non abbiate paura”, Giovanni Paolo II ha dato speranza ai fedeli che ha amato come un padre, sino agli ultimi istanti della sua vita terrena. Così è stato il 30 marzo di un anno fa, quando Karol Wojtyla non ha avuto bisogno di parole per incoraggiare i fedeli a rimanere uniti a Cristo, a non avere paura. Per l’ultima volta, il Papa si affacciava dal suo studio. Una decisione presa dal Santo Padre a sorpresa, come rivelava allora - ai nostri microfoni - il direttore della Sala Stampa Vaticana Navarro-Valls:

 

“Sì, si è affacciato inaspettatamente, perché non lo si sperava, alla finestra quando ha saputo che c’erano alcune migliaia di ragazzi dell’arcidiocesi di Milano che venivano qui a Roma. Il Papa ha fatto lo sforzo di affacciarsi alla finestra poi li ha benedetti, anche se non ha parlato”.

 

Dalla “cattedra del dolore”, il Papa ha offerto la testimonianza più toccante  del suo amore per l’umanità. Quel 30 marzo, chi era in piazza San Pietro fu colpito dalla forza dello spirito di Karol Wojtyla, non scalfita dal dolore che provava il Papa nelle ultime ore della sua esistenza. Ecco come alcuni ragazzi raccontarono quella mattinata particolare.

 

R. - Soltanto il fatto che, pur essendo malato, si affacci per salutare le persone che sono venute a vederlo, è un segno che lui è un grand’uomo: tutti lo capiscono!

 

R. – Lo ringrazio di cuore per essersi affacciato, è venuto per salutarci. E’ un’emozione fortissima vedere il Papa ...

 

R. – E’ stato emozionante comunque perché pur essendo malato ha avuto il coraggio di uscire ...

 

R. – E’ bellissimo perché è emozionante la sua voglia di vivere ...

 

R. – Il suo esempio: vuole che noi seguiamo il suo esempio cristiano: è importante per noi.

 

E oggi, il 30 marzo dell’anno dopo, è ancora vivissimo il ricordo di quei momenti. In questa calda giornata primaverile, migliaia di fedeli si recano alla tomba di Giovanni Paolo II. E’ un anno che Papa Wojtyla è tornato alla Casa del Padre, ma nelle testimonianze raccolte in Piazza San Pietro è facile cogliere quanto il “Papa venuto da lontano” sia ancora in mezzo a noi, perché vivo nel cuore di chi lo ha amato e continua ad amarlo:

 

R. – In una società in cui si sente la carenza di un padre, lui ha rivalutato questa figura con una presenza che è stata forte e nello stesso tempo accogliente … ecco: una figura paterna.

 

R. – Le parole che ha detto, il messaggio che ha lanciato ai giovani e anche agli uomini, schierandosi sempre dalla parte dell’uomo, soprattutto del più piccolo, credo che abbia toccato profondamente i cuori. E poi, il suo coraggio nell’essere se stesso, nel saper chiedere sempre mete altissime anche ai giovani, senza illuderli. Chiaramente, era molto attento all’umanità, alla fragilità … coniugava la misericordia e l’ideale altissimo, ascetico di vita e questo ha galvanizzato moltissimo i giovani.

 

R. – Mi ha lasciato una grande testimonianza perché lui è stato un anziano che ha voluto mantenere la sua fede per noi; continua a dirci di continuare a camminare, nonostante la malattia, le difficoltà. Lui ha difeso la fede, soprattutto per noi giovani. Ci dice: “Andate avanti!”.

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PRESENTATO STAMANE NELLA SALA STAMPA VATICANA, IL SEMINARIO SUL TEMA: L’EREDITÀ CULTURALE E I VALORI ACCADEMICI DELL’UNIVERSITÀ EUROPEA

E L’ATTRATTIVITÀ DELL’AREA EUROPEA DI ISTRUZIONE SUPERIORE”.

L’INIZIATIVA, IN CORSO DA OGGI POMERIGGIO FINO A SABATO,

E’ PROMOSSA DALLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA

 

“L’eredità culturale e i valori accademici dell’università europea e l’at-trattività dell’area europea di istruzione superiore”: questo, il tema del Seminario internazionale presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede. L’incontro, in corso da oggi pomeriggio fino a sabato presso l’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, è promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, in collaborazione con l’UNESCO, l’Associazione dei rettori delle Università Pontificie, le Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali e con il patrocinio della Commissione Europea. Ce ne parla, nel servizio, Roberta Moretti:

 

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Il seminario si colloca nell’ambito del cosiddetto “Processo di Bologna”, la città che ospitò nel 1999 la riunione dei ministri dell’Istruzione Superiore di 29 Paesi europei per la firma di un importante accordo per la costruzione di uno “Spazio europeo di Istruzione Superiore” EHEA). Un accordo cui la Santa Sede ha aderito nel 2003, attraverso l’impegno della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il prefetto del dicastero pontificio, cardinale Zenon Grocholewski:

 

“La Chiesa ha svolto senza dubbio un ruolo importantissimo nel nascere delle università. Infatti, quasi tutti i più antichi atenei sono stati eretti o dai Papi o con la forte partecipazione della Chiesa”.

 

Il cardinale Grocholewski ha poi spiegato la differenza tra università ecclesiastiche, “che si occupano particolarmente della Rivelazione Cristiana”, e quelle cattoliche, “che studiano e insegnano diverse discipline”. Le prime – ha precisato il porporato – sono  nel mondo circa 260, mentre le seconde 1300. Un impegno forte, dunque, quello della Chiesa, che va armonizzato con i vari sistemi universitari europei, per trasmettere insieme valori accademici che testimoniano la grandezza di una civiltà che pone al centro la persona umana. Il segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, mons. J. Michael Miller:

 

“Speriamo che questo seminario sia un contributo non solo al processo di Bologna, ma anche al mondo universitario intero, mettendo in rilievo lo straordinario patrimonio culturale e i valori accademici, fondati qui in Europa su un umanesimo integrale, che li fanno ancora oggi più attrattivi che mai”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Benedetto XVI rivolge ai partecipanti al Convegno promosso dal Partito Popolare Europeo un pressante appello ad essere testimoni coerenti di quei principi “iscritti nella natura umana” che ricevono “luce e conferma nella fede”. Il Messaggio del Papa per la 43.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che si celebrerà domenica 7 maggio. Nucleare: per l’ONU, l’Iran deve sospendere l’arricchimento dell’uranio.

 

Servizio vaticano - La conferenza stampa di presentazione del Seminario “Il patrimonio culturale e i valori accademici delle Università europee” con interventi del cardinale Grocholewski, di mons. Miller, di mons. Zani, del dr. Sadlak e del dr. Bergan.

 

Servizio estero - Medio Oriente: avviato in Israele il confronto sul Governo. Iraq: difficoltà nel formare un nuovo esecutivo. Terrorismo: L’Interpol dichiara reale la minaccia di “Al Qaeda” di un attacco con armi biologiche. Francia: si estende l’opposizione al decreto sul lavoro giovanile. L’Atlante geopolitico sul tema “Russia-Cina: svolta nel settore energetico”.

 

Servizio culturale - Un volume di Paolo Aranha su “Il cristianesimo latino in India nel XVI secolo”.

 

Servizio italiano -  I temi del fisco, delle infrastrutture e delle elezioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 marzo 2006

 

 

PROSEGUE IL CONFRONTO TRA ETIOPIA ED ERITREA SULLA RECIPROCA LINEA

DI CONFINE, MA C’E’ CHI NEL SILENZIO AIUTA GLI ORFANI A RITROVARE LA SPERANZA

- Intervista con Francesco Romagnoli -

 

Non si attenua il confronto tra Etiopia ed Eritrea: al centro della disputa continua ad essere la questione dei confini che, tra il 1998 e il 2000, ha provocato una guerra con 80 mila morti. I due Paesi hanno concordato di riprendere il processo di demarcazione come stabilito dalle Nazioni Unite. Finora, l’Etiopia aveva rifiutato le decisioni dell’ONU e i due Paesi hanno ammassato le proprie truppe sui confini. In questi giorni Addis Abeba ha anche accusato Asmara di essere dietro i recenti atti terroristici compiuti nella capitale etiopica. Accuse smentite con prontezza dal governo eritreo. E’ in questo contesto che opera la FondazioneJames non morirà”, fondata da un commercialista del sindacato CISL, che ha lasciato l’Italia per aiutare gli orfani di Adua, nel nord dell’Etiopia: Francesco Romagnoli, 35 anni, ha promosso la costruzione di una scuola materna gestita dalle suore salesiane, di un piccolo ospedale e del “Villaggio dei bambini”, una struttura di 16 case-famiglia in grado di accogliere 8-10 orfani ciascuna. Antonella Villani gli ha chiesto come ha maturato la decisione di lasciare il suo lavoro e di trasferirsi in Africa:

 

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R. – Era un momento della mia vita in cui volevo dedicare del tempo per aiutare gli altri. Ho fatto una prima esperienza, che per me era una cosa “a termine”: sono venuto qui per un mese, poi sono tornato una seconda volta, una terza e una quarta, e alla fine mi sono sentito di lasciare quello che avevo in Italia e mi sono trasferito qua, in Etiopia, dove ho incominciato questo nostro progetto. La FondazioneJames non morirà”, è gestita interamente dalla nostra famiglia: in Italia ci lavorano mio padre e mia madre, qua siamo riusciti ad avere dal governo un pezzo di terra e abbiamo incominciato a costruire, tutto un po’ per scommessa, ma adesso ci troviamo con un villaggio ben completato, una clinica completata…

 

D. – Cosa vuol dire essere orfani, in Etiopia?

 

R. – Rimanere abbandonati nel vero senso della parola. Ed è un problema molto, molto diffuso per tantissimi motivi. Il principale, qui, è la morte per parto. Per la maggior parte, sono ragazze molto giovani, il padre del bambino spesso non si sa chi sia… Se non venissero da noi, non avrebbero altri posti dove andare, perché nessuno poi se ne prende cura, anche perché poi una bocca in più da sfamare in una famiglia pesa.

 

D. – Per questi bambini, state lavorando alla creazione di un villaggio. Com’è strutturato?

 

R. – Abbiamo organizzato il villaggio costruendo 16 casette. All’interno di ogni casa, inseriamo una donna locale, che fa da mamma, che si prende cura da sei ad otto bambini. Le famiglie sono indipendenti: noi le aiutiamo ma loro si gestiscono in modo autonomo. Sono delle vere e proprie famiglie.

 

D. – Tutto questo, come viene sostenuto?

 

R. – Da benefattori che ci aiutano dall’Italia, o tramite adozioni a distanza perché, chiaramente, per questi bambini noi provvediamo tutto: dal mangiare al dormire, dalle tasse scolastiche ai vestiti… All’interno del terreno abbiamo anche una clinica in cui curiamo bambini denutriti e disidratati; abbiamo progetti di aiuti a donne povere che hanno bisogno. Di cose, quindi, se ne fanno tante…

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IL GENIO UNIVERSALE DI LEONARDO PROTAGONISTA DI UNA MOSTRA

AGLI UFFIZI DI FIRENZE, PROMOSSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA

- Intervista con il prof. Paolo Galluzzi -

 

L'eredità universale di Leonardo da Vinci è il tema della 28.ma Esposizione del Consiglio d'Europa che è stata inaugurata in questi giorni a Firenze, presso la Galleria degli Uffizi. A “La mente di Leonardo - Nel Laboratorio del Genio Universale”, in mostra fino al 7 gennaio 2007, seguiranno esposizioni a Oxford e Londra, Budapest e Monaco di Baviera. L’esposizione fiorentina sarà dedicata all'opera di Leonardo nel campo artistico, dell’anatomia, delle scienze e della tecnologia. Per “addentrarci nella mente” del genio leonardesco, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Paolo Galluzzi, direttore dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza, e curatore della mostra:

 

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R. – Su Leonardo si è parlato e si parla molto, ma siamo ben lontani dall’aver detto tutto. Direi che conosciamo un pezzo solo di quello che è stato l’atteggiamento, il metodo e anche la produzione di Leonardo. Osservando negli ultimi quindici anni il numero enorme di iniziative espositive dedicate a Leonardo, mi sono reso conto che c’era un punto di vista che nessuno aveva mai cercato di assumere: il punto di vista di mettersi nella prospettiva della mente di Leonardo, di come Leonardo vedeva la natura e l’uomo, di come Leonardo operava collegamenti o vedeva distinzioni irriducibili. Ci si accorge che Leonardo aveva una sola mente, non era come Doctor Jekill e Mister Hyde che aveva una vita notturna in cui faceva l’ingegnere e una vita diurna in cui dipingeva, ma era sempre la stessa persona che guardava con gli stessi occhi il mondo circostante.

 

D. – In effetti, c’è qualcosa di misterioso e anche di esoterico nell’idea che l’immaginario popolare si è fatta di Leonardo Da Vinci. Perché secondo lei, e che cosa dice questa mostra a riguardo?

 

R. – L’esoterismo e l’ignoranza sono due cose che vanno in parallelo, è sempre stato così. In questo caso l’esoterismo, la misteriologia leonardesca, si nutrono in grandissima misura del fatto che le persone non conoscono, perché giustamente non è facile, né capiscono l’opera di Leonardo. Però, per rimuovere quella misteriologia un po’ mitizzata e un po’ strumentalizzata che circola intorno a Leonardo, bisogna semplicemente far salire il grado di conoscenza che le persone hanno della sua opera, del significato delle cose che scrive, del significato anche simbolico delle cose che disegna. Uno degli scopi della mostra è proprio questo: far vedere che ciò che non si capisce di Leonardo non dipende dal fatto che sia incomprensibile, ma semplicemente dal fatto che non abbiamo elaborato ancora gli strumenti per comprenderlo, cioè per riportarlo all’interno della specifica razionalità di Leonardo. Non è la nostra razionalità naturalmente, è diversa, ma non è neanche mistero o esoterismo.

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CHIESA E SOCIETA’

30 marzo 2006

 

 

UNIRE LEADER E FEDELI DI COMUNITÀ RELIGIOSE DIVERSE, PER RENDERE OMAGGIO

A GIOVANNI PAOLO II, UOMO DI FEDE, DI PACE E DI GRANDE UMANITÀ”: QUESTO,

LO SCOPO DEL “RADUNO MONDIALE DELLA PACE”, IN PROGRAMMA DOMENICA

A NEW DEHLI NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PAPA WOJTYLA

 

NEW DELHI. = Nel primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, avvenuta il 2 aprile 2005, il Pontefice verrà ricordato in tutta l’India con iniziative e manifestazioni in diversi Stati. L’evento più importante si celebrerà il 2 aprile, a New Delhi, con un grande “Raduno mondiale della pace”, promosso dalla Conferenza episcopale indiana, in collaborazione con associazioni e gruppi della società civile. L’iniziativa, spiegano i vescovi indiani in una nota, nasce con l’intento di “unire leader e fedeli di comunità religiose diverse, per rendere omaggio a Giovanni Paolo II, uomo di fede, di pace e di grande umanità”, La comunità cattolica spera che ricordare la figura di Karol Wojtyla, apprezzata e universalmente riconosciuta dal fedeli di tutte le religioni, possa servire “ad amplificare il messaggio di armonia sociale e religiosa, di sviluppo integrale dei popoli e di pace sulla scena internazionale”. Un contributo importante alla manifestazione verrà anche dalla Caritas e da altre organizzazioni cattoliche impegnate nel sociale, che confermeranno la loro intenzione di operare per la promozione umana, l’educazione, l’assistenza sanitaria, il miglioramento della vita dei poveri e dei deboli nell’Unione Indiana, senza discriminazioni di razza, cultura, fascia sociale e religione. Le organizzazioni ricordano Giovanni Paolo II come difensore della vita, della dignità e dei diritti umani fondamentali. (R.M.)

 

 

NASCE “Well Baby Programme”, IL PROGETTO DELLA CARITAS IRAQ

PER ASSISTERE DONNE E BAMBINI NEL PAESE,

MENTRE IL DRAMMA UMANITARIO APERTO DALLA GUERRA

RIDUCE IL 65% DELLA POPOLAZIONE IRACHENA IN  POVERTÀ

 

BAGHDAD. = Mentre in Iraq non si fermano gli attacchi dei ribelli, la Caritas locale prosegue la sua opera di sostentamento per la popolazione.  Secondo quando riferito all’agenzia Fides da Nabil Nissan, esponente dell’organizzazione umanitaria, “il numero di bisognosi cresce drammaticamente giorno in giorno, e Caritas Iraq fatica a soddisfare tutte le richieste e le necessità che incontra”. L’opera umanitaria dell’organizzazione ha intensificato le sue attività soprattutto, nel dopo guerra, segnato da instabilità e problemi sociali, come la crescente diffusione di droga e del fenomeno dei bambini di strada. Uno dei progetti più importanti, realizzato dalla Caritas, è il “Well Baby Programme” (WBP) che offre assistenza medica e alimentare a madri con bambini piccoli, spesso afflitti da malnutrizione. Oltre al Well Baby Programme, è in ripresa il programma di potabilizzazione dell’acqua, che consentirà di fornirla a circa 400 mila iracheni. Ad oggi, il 65% della popolazione del Paese vive in condizioni di estrema in povertà, mancando di mezzi e possibilità di sostentamento. (S.C.)

 

PIENO SOSTEGNO DEI VESCOVI DEL CAMERUN ALLA NUOVA CAMPAGNA

ANTI-CORRUZIONE DEL GOVERNO

- A cura di Lisa Zengarini -

 

YAOUNDE’. = L’episcopato camerunese si schiera a fianco dell’iniziativa del governo di Yaoundè, che ha lanciato nelle corse settimane una nuova campagna anti-corruzione. In una dichiarazione diffusa martedì, i presuli affermano di volere “incoraggiare e sostenere tutti coloro che si impegnano con convinzione a combattere nel proprio ambito la corruzione e la deviazione dei fondi pubblici, per costruire una società più giusta”. Nella nota, i vescovi del Camerun rilevano con soddisfazione che la lotta contro questo malcostume “comincia a dare i suoi frutti”. In effetti, il giro di vite deciso dalle autorità dello Stato, dietro pressione degli investitori internazionali, è senza precedenti nella storia del Paese africano.

 

 

“UNA CORTE PENALE INTERNAZIONALE” PER LA REPPUBBLICA DEL CONGO:

È LA RICHIESTA DEI VESCOVI CONTENUTA NEL MEMORANDUM CONSEGANTO

AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, IN VISITA NEL PAESE

 

KINSHASA. = “Sarebbe opportuna e auspicabile la formazione di una Corte penale internazionale per la Repubblica Democratica del Congo” (RDC).  Questa è la richiesta dei vescovi contenuta nel memorandum consegnato al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in visita nei giorni scorsi nel Paese. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, nel documento i vescovi affermano la necessità di creare un fondo speciale internazionale per la ricostruzione della RDC, senza pregiudicare però la richiesta di rifondere i danni da parte di coloro che saranno ritenuti colpevoli dei crimini commessi. Di fronte alle enormi distruzioni provocate allo Stato e alla popolazione congolese dalle guerre d’invasione degli ultimi anni, il memorandum evidenzia “l’obbligatorietà” riconosciuta agli Stati delle regioni dei Grandi Laghi e dell’Africa Centrale a rispettare solennemente gli impegni presi, non servendosi di piani d’aggressione nei confronti dei Paesi vicini. Per favorire la ricostruzione del Paese, i presuli chiedono alla comunità internazionale che il Congo possa beneficiare delle agevolazioni concesse ai Paesi più indebitati. E riaffermano la necessità della costituzione di un esercito nazionale integrato, capace di assicurare la sicurezza di tutta la popolazione. (S.C.)

 

 

LA CEI VALUTA POSITIVAMENTE LA RIFORMA DEL SISTEMA EDUCATIVO ITALIANO,

MA CHIEDE UN EFFETTIVO PLURALISMO CULTURALE E MAGGIORI RISORSE ECONOMICHE PER LE SCUOLE PARITARIE DEL PAESE

 

ROMA. = Piace ai vescovi italiani il percorso legislativo compiuto finora dal Paese nel settore scolastico, soprattutto per ciò che concerne “l’apertura a una prospettiva personalistica dell’educazione” e “la valorizzazione del ruolo della famiglia, del rispetto delle sue scelte educative”, promotori di una cooperazione “tra scuola e i genitori e ribadisce inoltre la primaria responsabilità educativa dei genitori”. Nel documento elaborato e diffuso mercoledì scorso dal Consiglio nazionale della Scuola cattolica, la Conferenza episcopale italiana (CEI) chiede anche un’“effettiva parità scolastica” per “l’esercizio pieno della libertà educativa delle persone e delle famiglie”. In un contesto europeo in cui il rinnovamento e la qualità dell’istruzione e della formazione professionale giocano un ruolo decisivo, l’episcopato italiano valuta positivamente il disegno contenuto nel D.P.R. 275/99 e nella legge 30/00 e confermato dalla legge 53/03. In sintonia con le indicazioni dell’UE e dell’OCSE, il documento CEI rilancia per un nuovo impegno formativo a favore delle fasce giovanili “a rischio di emarginazione personale e sociale”, in particolare per “attività e iniziative” che sostengano i figli degli immigrati, “ormai presenti sia nelle istituzioni scolastiche che formative ai diversi gradi e livelli”. Siamo “decisamente contrari all’introduzione di un obbligo scolastico che si realizzi esclusivamente nelle istituzioni scolastiche perché, obiettano più avanti i presuli italiani, “tale impostazione non sembra rispettosa del diritto-dovere degli allievi e delle famiglie a scegliere liberamente il percorso scolastico o formativo”. Al contrario, per la CEI resta centrale “la necessità di un pluralismo istituzionale e culturale”, attraverso “l’attuazione di politiche nazionali e regionali che consentano l’esercizio pieno della libertà educativa delle persone e delle famiglie, che in Italia continua ad essere gravemente disattesa, pur essendo un diritto di tutti e non un privilegio di una minoranza”. Dopo aver ricordato che “il contributo complessivo dello Stato alle scuole paritarie è pari all’1.4% della spesa pubblica dello Stato” e che “dal 2001 al 2005 è rimasto sostanzialmente invariato”, il documento della CEI precisa che “il contributo alle scuole secondarie di 1° e di 2° grado paritarie è di appena 16 milioni di euro, cioè una vera miseria”, e che “anche per le scuole dell’infanzia e primarie paritarie non è certo sufficiente per coprire i costi”. Il documento dei vescovi italiani si conclude con l’auspicio che “sul disegno complessivo di riforma si trovi un terreno utile a un’intesa che vada oltre gli schieramenti ideologici e si ponga l’obiettivo di un sistema educativo veramente di qualità”. (A.D.C.)

 

 

“CONDANNIAMO OGNI ISTIGAZIONE CONTRO LA PACE RELIGIOSA ED ETNICA

IN BULGARIA”: È QUANTO SI LEGGE NELLA DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI CAPI

 DI TUTTE LE CONFESSIONI RELIGIOSE PRESENTI IN BULGARIA,

RIUNITI NEI GIORNI SCORSI NEL PAESE EUROPEO

 

SOFIA. = “Custodiamo la pace etnica e religiosa in Bulgaria”: è l’auspicio emerso dal primo incontro dei capi di tutte le confessioni religiose presenti in Bulgaria, che si è concluso nei giorni scorsi a Sofia. Si è trattato di un’iniziativa del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara, cui hanno partecipato anche i cattolici, con il presidente della Conferenza episcopale bulgara, l’arcivescovo di Sofia Christo Proykov, e il nunzio apostolico, l’arcivescovo Giuseppe Leanza. Una dichiarazione congiunta che condanna la violenza e l’uso della religione a fini di odio e crudeltà è stata firmata alla termine dell’incontro da tutti i partecipanti. “Condanniamo ogni istigazione contro la pace religiosa ed etnica in Bulgaria”, si legge nel documento. Un appello speciale è stato rivolto ai mass media, chiedendo loro di non trasmettere eventi che insultano i sentimenti religiosi dell’uomo. “Questo è stato il primo di una serie di incontri dei capi religiosi – ha dichiarato all’agenzia SIR il metropolita di Vidin, Dometian – vogliamo creare un comitato di iniziative congiunte”. Il prossimo incontro si terrà il primo giugno, in occasione della Giornata internazionale dell’infanzia. L’idea di un dialogo continuo è stata appoggiata anche dal capo di Stato bulgaro, Parvanov. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 marzo 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

             

In Iraq è stata rilasciata Jill Carrol, la giornalista americana rapita nel Paese arabo. Lo ha reso noto il leader del Partito islamico iracheno precisando che la reporter è stata liberata a Baghdad. Carroll, 28 anni, lavorava in Iraq come free-lance per il "Christian Science monitor". Era stata rapita il 7 gennaio da uomini armati che hanno ucciso il suo interprete. Nel difficile contesto iracheno, segnato dalle violenze, l’arcivescovo della Chiesa armena apostolica a Baghdad, Avak Asadurian, ha proposto intanto agli iracheni di tutte le confessioni di digiunare, lunedì e martedì prossimi, per rivolgere un appello a Dio affinché si risparmino ulteriori sofferenze e dolori all’Iraq. L’ayatollah Al-Sistani, massima autorità religiosa sciita ha detto inoltre che è necessario accelerare la formazione del governo e assicurare la cooperazione tra i vari schieramenti politici.

 

Nuovo capitolo nell’intricata vicenda del nucleare iraniano, dopo la risoluzione emanata nella notte dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki, ha riaffermato il diritto del suo Paese di sviluppare un programma atomico pacifico. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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Il capo della diplomazia della Repubblica islamica ha proposto la creazione di un consorzio regionale per regolare l’arricchimento dell’uranio, in modo da poter sviluppare, sotto l’egida dell’AIEA, una sinergia tra tutti i Paesi dell’area che vogliono sviluppare una tale tecnologia. Un discorso, quello di Mottaki, pronunciato di fronte ad una platea importante, come quella della Conferenza ONU sul disarmo, in corso di svolgimento a Ginevra. Si tratta della prima risposta ufficiale dell’Iran alla decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di mettere alle strette il Paese, con un ultimatum di 30 giorni per fare un passo indietro. Tuttavia, la dichiarazione pronunciata ieri dal presidente dell’assise, frutto di tre settimane di intensi negoziati, non rende immediata l’applicazione di sanzioni qualora l’Iran non rispondesse positivamente alla richiesta. I cinque Paesi con diritto di veto sono tornati, invece, a riunirsi oggi, a Berlino, proprio per discutere della vicenda. Da sottolineare che a sostenere la Repubblica islamica sono ancora una volta Russia e Cina. Da Mosca e Pechino, in sostanza, ribadita la posizione della non pericolosità del programma atomico di Teheran, così come la speranza che tutto possa essere risolto con le armi diplomatiche.

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In Israele, dopo la vittoria del partito Kadima alle legislative di martedì, il premier Ehud Olmert dovrebbe ricevere tra una decina di giorni dal presidente Katzav l’incarico di formare un nuovo governo. Gli Stati Uniti hanno annunciato, intanto, il divieto per le imprese e i diplomatici americani di avere contatti con l’esecutivo palestinese di Hamas, che ha giurato proprio ieri. Sulla situazione politica in Israele, ascoltiamo il servizio, da Gerusalemme, di Graziano Motta:

 

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         La comunità internazionale torna a guardare al processo di pace. Il presidente americano Bush, francese Chirac ed egiziano Mubarak, hanno telefonato ad Ehud Olmert, leader del nuovo partito Kadima, vincitore delle elezioni, per congratularsi e invitarlo rispettivamente a Washington, Parigi e Al Cairo. Olmert li ha rassicurati che seguirà la politica di Sharon sul piano diplomatico. Hanno anche telefonato ad Olmert, tra gli altri, il premier inglese Blair e il rappresentante dell’Unione Europea per la Politica Estera, Solana. Da parte sua, il presidente palestinese Abu Mazen si è detto pronto a negoziare con il nuovo governo. Ha esortato però Olmert, che certamente lo presiederà ma che non ha ancora intrapreso le consultazioni, a non compiere gesti unilaterali, specialmente nella definizione dei controversi confini del futuro Stato palestinese. Ma Olmert ha detto che non potrà avere rapporti di sorta con il governo palestinese presieduto da Hamas, composto quasi interamente da fondamentalisti islamici se prima non proclamerà la cessazione della lotta armata e non riconoscerà lo Stato di Israele e gli accordi conclusi nel passato con lo Stato ebraico. La cessazione dei rapporti con il governo di Hamas è avvenuta anche da parte degli Stati Uniti, con istruzioni o raccomandazioni date ai propri diplomatici, imprenditori, e uomini di affari. Il Canada ha già sospeso l’aiuto finanziario e devolverà all’ONU quello umanitario perché sia distribuito alla popolazione palestinese. D’altra parte, il governo palestinese sta cercando di concretizzare il sostegno finanziario, promesso ad Hamas dai Paesi arabi e musulmani, in sostituzione di quello occidentale.

 

Da Gerusalemme, per la Radio Vaticana, Graziano Motta

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“Sono molto contento di trovarmi in Italia e grato a chi si è adoperato per la positiva soluzione della mia vicenda”. Lo ha detto al suo arrivo in Italia Abdul Rahman, l’uomo che in Afghanistan rischiava la pena di morte per essersi convertito al Cristianesimo. Il nostro servizio:

 

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Abdul Rahmann è arrivato nella notte in Italia. Lo ha reso noto il capo dell’esecutivo italiano, Silvio Berlusconi, aggiungendo che l’uomo è ospitato in un luogo segreto ed è protetto con adeguate misure di sicurezza. Il Consiglio dei ministri ha concesso, inoltre, l’asilo politico a Rahman, che in Afghanistan ha rischiato la pena di morte per apostasia, ovvero per aver rinnegato l’Islam. L’operazione per portare l’afghano in Italia, alla quale ha partecipato anche la missione dell’ONU nel Paese asiatico, si è svolta rapidamente per motivi di sicurezza. Poco prima della partenza di Rahman dall’Afghanistan, il Parlamento di Kabul aveva criticato, infatti, la decisione della magistratura di liberare l’uomo e aveva chiesto di impedirne la partenza. Il suo caso ripropone la complessa questione della libertà religiosa anche nell’Afghanistan post-taleban. Separato dalla moglie, Rahman era stato arrestato lo scorso mese, dopo che la famiglia di lei lo aveva denunciato per apostasia. La sua conversione al Cristianesimo risale a 16 anni fa, quando l’uomo ha lavorato in Pakistan con un’associazione cattolica impegnata nell’assistenza ai profughi. Dopo il suo rientro in Afghanistan, avvenuto nel 2002, sono seguiti prima il provvedimento di arresto, poi la condanna a morte e quindi la liberazione. La vicenda di Rahman ha sollevato vibrate proteste in diversi Paesi. Lo scorso 25 marzo Benedetto XVI aveva chiesto il suo rilascio con un messaggio rivolto al presidente afghano, Hamid Karzai. Il giorno dopo, Karzai aveva annunciato l’imminente scarcerazione. Adesso Ramahn, che appena arrivato in Italia ha detto di essere “felice” e “grato”, ha dichiarato di vivere questo momento con serenità anche perché sorretto da una “forte fede cattolica”.

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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riunito a New York, ha dato via libera alla costituzione di un tribunale internazionale per processare gli assassini dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, è stato incaricato di negoziare un accordo con le autorità del Libano.

 

In Francia, i dodici maggiori sindacati francesi hanno indetto per martedì prossimo un’ altra giornata di mobilitazione contro la controversa legge sul contratto di primo impiego. Oggi è attesa, inoltre, la decisione della Corte costituzionale sulla costituzionalità del provvedimento, che prevede il licenziamento nei primi due anni, senza giusta causa, dei giovani con meno di 26 anni.

 

Dieci giorni dopo il passaggio del ciclone Larry nel nord-est dell’Australia, un altro ciclone tropicale, di nome Glenda, sta per raggiungere la parte occidentale del Paese con venti fino a 250 chilometri. Ma come si sta preparando la popolazione locale all’arrivo di Glenda? Catherine Smibert lo ha chiesto a mons. Justin Joseph Bianchini, vescovo di Geraldton, diocesi quattro volte più grande dell’Italia dove vivono oltre 27 mila cattolici.

 

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R. -  La gente è in ansia ma abbiamo un servizio di emergenza che è già allertato. I cattolici stanno tutti insieme e la comunità locale è unita. Ci aiutiamo gli uni con gli altri. In questo momento, aspettando un ciclone, bisogna attendere intorno alle case e aspettare che passi. Se dovesse passare proprio sopra il paese di Geraldton, Glenda potrebbe distruggere la chiesa, edifici governativi ed altre strutture.  La macchina dei soccorsi è già pronta a soddisfare bisogni materiali, spirituali e psicologici e ad offrire l’aiuto di una terapia, perché quando c’è una grande distruzione viene colpito non solo il benessere fisico ma anche quello psicologico. L’effetto dura per qualche mese: ci vorrà del tempo prima che una persona, che ha vissuto l’esperienza del passaggio di un ciclone, possa riprendere normalmente la propria vita.

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Charles Taylor, l’ex dittatore liberiano estradato dalla Nigeria, è stato consegnato ieri sera al Tribunale Internazionale dove sarà giudicato per crimini contro l’umanità. Dovrà anche rispondere del ruolo da lui assunto nel conflitto civile che ha insanguinato la Sierra Leone negli anni novanta.

 

 

 

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