RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 89- Testo della trasmissione di giovedì 30 marzo 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nasce “Well baby programme” il progetto
della Caritas Iraq per assistere donne e bambini
Camerun: i vescovi
danno il loro pieno sostegno a nuova campagna anti-corruzione del governo
Rilasciata in Iraq la
giornalista americana Jill Carroll
rapita più di due mesi fa
30
marzo 2006
TUTELA DELLA VITA, DELLA FAMIGLIA E DEL DIRITTO EDUCATIVO DEI
GENITORI
NON
SONO PRINCIPI CONFESSIONALI MA ISCRITTI NELLA STESSA NATURA UMANA:
COSI’
IL PAPA AI PARLAMENTARI DEL PARTITO POPOLARE EUROPEO
Rispetto della vita, della
famiglia e del diritto dei genitori a educare i figli sono principi non
negoziabili, non confessionali e iscritti nella stessa natura umana. E’ quanto
ha detto il Papa oggi in Vaticano durante l’udienza ai partecipanti al Convegno
promosso a Roma dal Partito Popolare Europeo (PPE) in
occasione del 30° anniversario della fondazione. Il PPE è un partito di
ispirazione cristiano-democratica ed è attualmente rappresentato al Parlamento
europeo da un gruppo autonomo, il più consistente dell’assemblea, costituito in
collaborazione con la componente dei Democratici Europei. Il presidente del
gruppo parlamentare del PPE, Hans-Gert Poettering, ha rivolto l’indirizzo di saluto al Papa. Il servizio
di Sergio Centofanti.
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Benedetto XVI ricorda che
l’Europa oggi deve affrontare “questioni complesse di grande importanza
come la crescita e lo sviluppo dell’integrazione europea, la definizione sempre
più precisa della politica di vicinato all’interno dell’Unione e il dibattito
sul suo modello sociale”.
Per affrontare queste sfide – afferma – “sarà importante
attingere ispirazione, con fedeltà creativa, al patrimonio cristiano, che ha
dato un così particolare contributo a forgiare l’identità di questo continente.
Valorizzando le sue radici cristiane, l’Europa sarà in grado di dare un sicuro orientamento
alle scelte dei suoi cittadini e delle sue popolazioni, rafforzerà la loro
consapevolezza di appartenere ad una comune civiltà”, sostenendo l’impegno di
tutti “verso un futuro migliore”.
Il Papa ha quindi espresso il proprio apprezzamento per il riconoscimento
del PPE riguardo l’eredità cristiana dell’Europa, “che offre una preziosa guida
etica nella ricerca di un modello sociale che risponda adeguatamente alle
esigenze di una economia ormai globalizzata e ai
cambiamenti demografici, assicurando sviluppo e occupazione, protezione della
famiglia, eque opportunità per l’educazione dei giovani e sollecitudine per i
poveri”.
“Il vostro sostegno all’eredità cristiana – ha detto il
Papa - può inoltre contribuire in modo significativo alla sconfitta di una
cultura ormai diffusa in Europa, che relega nella sfera privata e soggettiva la
manifestazione delle proprie convinzioni religiose. Politiche costruite su
questa base – ha aggiunto - non solo comportano il rifiuto del ruolo pubblico
del cristianesimo: più generalmente, escludono la collaborazione con la
tradizione religiosa dell’Europa”, nonostante sia “così evidente”, “minacciando
così la stessa democrazia, la cui forza dipende dai valori che promuove”.
Questa tradizione religiosa con tutte le sue differenze,
che il Papa definisce “unità polifonica”, promuove “valori che sono
fondamentali per il bene della società” e “l’Unione Europea può soltanto essere
arricchita dalla collaborazione con essa”.
“Sarebbe un segno di immaturità, se non proprio di
debolezza – ha aggiunto - scegliere di opporsi ad essa
o ignorarla, piuttosto che dialogare” con questa tradizione. “In questo
contesto – rileva il Papa - si deve riconoscere che una certa intransigenza
laica mostra di essere essa stessa il nemico della tolleranza e di una sana
visione laica dello Stato e della società.”
Il Papa esprime il proprio apprezzamento per il fatto che
“ il trattato costituzionale dell’Unione Europea prevede un rapporto
strutturale e crescente con le comunità religiose, riconoscendo la loro
identità e il loro specifico contributo”.
“Non va dimenticato – sottolinea ancora il Papa - che
quando le Chiese o le comunità ecclesiali intervengono nel pubblico dibattito,
esprimendo riserve o richiamando vari principi, questo non costituisce una
forma di intolleranza o una interferenza, poiché questi
interventi mirano semplicemente a illuminare le coscienze, rendendole capaci di
agire liberamente e responsabilmente, secondo vere esigenze di giustizia, anche
quando questo deve contrastare situazioni di potere e interesse personale”.
Gli interventi della Chiesa vogliono dunque solo promuovere
la dignità della persona: si tratta di “principi che non sono negoziabili”: tra
questi oggi ne emergono alcuni “con evidenza”: “la
protezione della vita in tutte le sue fasi, dal momento del concepimento fino
alla morte naturale; il riconoscimento e la promozione della struttura naturale
della famiglia, come una unione tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio,
e la sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme di
unione radicalmente diverse che in realtà
le recano danno e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando
il suo particolare carattere e il suo insostituibile ruolo sociale; la protezione
del diritto dei genitori a educare i loro figli”.
“Questi principi – ha ribadito Benedetto XVI - non sono
verità di fede” ma “sono iscritti nella stessa natura
umana e perciò sono comuni a tutta l’umanità”. “L’azione della Chiesa nel
promuoverli non è perciò di carattere confessionale”. “Al contrario, tale
azione è sempre più necessaria tanto più questi principi
sono negati, o non compresi, perché questo costituisce un’offesa contro la
verità della persona umana, una grave ferita inflitta alla stessa giustizia”.
Infine il Papa ha esortato i parlamentari del PPE “ad
essere testimoni credibili e coerenti di queste verità fondamentali” nella
attività politica.
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LA
CHIESA HA BISOGNO DI SACERDOTI E DI CONSACRATI PER LA SUA MISSIONE
DI
SANTIFICAZIONE DEL MONDO: COSI’ IL PAPA NEL SUO MESSAGGIO PER
LA
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI DEL 7 MAGGIO 2006
Quella del sacerdote è una “missione insostituibile”
perché rende manifesta e prolunga, all’interno della Chiesa, la presenza stessa
di Gesù. Lo afferma Benedetto XVI nel suo primo Messaggio per la Giornata mondiale
per le vocazioni, che si celebrerà il prossimo 7 maggio. Il Papa ha messo in
grande risalto anche la scelta della vita religiosa: forma eminente, ha detto,
della consacrazione ricevuta nel Battesimo. La sintesi del Messaggio nel
servizio di Alessandro De Carolis.
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L’insegnamento viene dal Vangelo ed è intramontabile: è la
preghiera il segreto per far nascere vocazioni in ogni stagione della Chiesa.
Anche oggi, dunque, il bisogno di invocare da Dio “operai per la sua messe” è
avvertito “vivamente” e “non sorprende che, laddove si prega con fervore,
fioriscano le vocazioni”. Sono le considerazioni finali di Benedetto XVI nel
suo Messaggio dedicato a chi ha scelto la sequela di Cristo o sta ancora discernendo
la propria strada. Il Papa afferma in modo rassicurante che “per rispondere
alla chiamata di Dio e mettersi in cammino non è necessario essere perfetti”.
La “fragilità e i limiti umani – spiega – non rappresentano un ostacolo, a
condizione che contribuiscano a renderci consapevoli del fatto che abbiamo
bisogno della grazia redentrice di Dio”.
Seguire Dio come sacerdote o consacrato è una prospettiva
“davvero affascinante”, scrive Benedetto XVI, che riconosce pure come il
fascino dell’adozione divina sia oggi “difficile da percepire” sotto “il peso
di due millenni di storia”. Tuttavia, prosegue il Pontefice, davanti agli occhi
di chi si sente chiamato da Dio restano gli esempi di quei “tanti uomini e
donne” che, nel corso dei secoli, “trasformati dall’amore divino, hanno consacrato
le proprie esistenze alla causa del Regno”. Nella loro chiamata, nota il Papa,
si coglie la “molteplicità delle vocazioni sempre presenti nella Chiesa”,
modellate sull’esempio della Vergine. Ma tutti i cristiani, osserva poco oltre
Benedetto XVI, sono “stirpe eletta”, il popolo di Dio. A tutti è rivolta la
chiamata alla santità, che è “universale” per sua natura. La Chiesa stessa,
ribadisce il Pontefice, “è santa, anche se i suoi membri hanno bisogno di
essere purificati” affinché la santità possa risplendere in loro “fino al suo
pieno fulgore”.
All’interno del popolo di Dio, spicca quindi la chiamata
al sacerdozio, come segno della “paternità” di Dio verso le sue creature. Per
questo, “la missione del sacerdote nella Chiesa è insostituibile” e anche se in
alcune zone del mondo la Chiesa patisce la scarsità di clero, “non deve mai
venire meno – sottolinea il Papa – la certezza che Cristo continua a suscitare
uomini” impegnati, sulla scia degli Apostoli, alla predicazione del Vangelo,
all’insegnamento della Parola, all’amministrazione dei Sacramenti. Il messaggio
si conclude con l’elogio di Benedetto XVI per la vocazione, definita
“speciale”, alla vita consacrata, che attira uomini e donne “alla sequela
totale ed esclusiva di Cristo”, attraverso il servizio ai poveri, ai malati, ai
giovani.
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ALTRE
UDIENZE
Stamane il
Papa ha ricevuto anche alcuni presuli
della Conferenza Episcopale di Costa d'Avorio, in visita "ad
Limina”, tra cui il cardinale Bernard
Agré, arcivescovo di Abidjan.
ALLA
PRESENZA DI BENEDETTO XVI, ANTEPRIMA MONDIALE, OGGI POMERIGGIO
IN
AULA PAOLO VI, DELLA MINISERIE TELEVISIVA “KAROL UN PAPA RIMASTO UOMO”,
DEDICATA
AGLI ANNI DEL PONTIFICATO DI PAPA WOJTYLA
Appuntamento cinematografico sull’onda dei ricordi e della
commozione, oggi pomeriggio in Vaticano: alle 17.30, nell’Aula Paolo VI, verrà proiettato alla presenza di Benedetto XVI il film “Karol
un Papa rimasto
uomo”. Il film, che racconta gli anni del Pontificato di Giovanni Paolo II,
segue la prima serie della fiction televisiva prodotta da Mediaset
e Taodue, andata in onda lo scorso anno con il titolo
“Karol, un uomo diventato Papa”, incentrata sugli anni giovanili e sul
ministero episcopale di Karol Wojtyla fino
all’elezione pontificia del 16 ottobre 1978.
L’anteprima mondiale di oggi pomeriggio
precede la prossima trasmissione televisiva della miniserie, prevista per il 10
e l’11 maggio in prima serata su Canale 5. All'evento di stasera saranno
presenti, tra gli altri, l’attore protagonista della fiction, il polacco Piotr Adamczyc, e il regista
Giacomo Battiato.
UN
ANNO FA, L’ULTIMA APPARIZIONE PUBBLICA DI PAPA WOJTYLA: DALLA “CATTEDRA DEL
DOLORE”, LA TESTIMONIANZA DELL’AMORE CRISTIANO DI GIOVANNI PAOLO II
Il 30 marzo di un anno fa, Giovanni Paolo II si affacciava
per l’ultima volta dal suo studio del Palazzo Apostolico. Pur non essendo in
grado di parlare, il Santo Padre non volle mancare all’appuntamento
tradizionale del mercoledì con i fedeli, accorsi a migliaia in piazza San Pietro. Due giorni dopo, Papa Wojtyla
si spegneva, accompagnato dalla preghiera commossa dei fedeli di tutto il
mondo. Ma torniamo con la memoria ad un anno fa, con il servizio di Alessandro
Gisotti:
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Fino
all’ultimo. Fedele a quello che è stato il suo motto, “Non abbiate paura”, Giovanni
Paolo II ha dato speranza ai fedeli che ha amato come un padre, sino agli
ultimi istanti della sua vita terrena. Così è stato il 30 marzo di un anno fa,
quando Karol Wojtyla non ha avuto bisogno di parole
per incoraggiare i fedeli a rimanere uniti a Cristo, a non avere paura. Per
l’ultima volta, il Papa si affacciava dal suo studio. Una decisione presa dal
Santo Padre a sorpresa, come rivelava allora - ai nostri microfoni - il
direttore della Sala Stampa Vaticana Navarro-Valls:
“Sì, si è affacciato inaspettatamente, perché non lo si sperava, alla finestra quando ha saputo che c’erano
alcune migliaia di ragazzi dell’arcidiocesi di Milano che venivano qui a Roma.
Il Papa ha fatto lo sforzo di affacciarsi alla finestra poi li ha benedetti,
anche se non ha parlato”.
Dalla “cattedra
del dolore”, il Papa ha offerto la testimonianza più toccante del suo amore per l’umanità. Quel 30
marzo, chi era in piazza San Pietro fu colpito dalla
forza dello spirito di Karol Wojtyla, non scalfita
dal dolore che provava il Papa nelle ultime ore della sua esistenza. Ecco come
alcuni ragazzi raccontarono quella mattinata particolare.
R. - Soltanto il fatto che, pur essendo malato, si affacci
per salutare le persone che sono venute a vederlo, è un segno che lui è un grand’uomo: tutti lo capiscono!
R. – Lo ringrazio di cuore per essersi affacciato, è
venuto per salutarci. E’ un’emozione fortissima vedere il Papa ...
R. – E’ stato emozionante comunque perché pur essendo
malato ha avuto il coraggio di uscire ...
R. – E’
bellissimo perché è emozionante la sua voglia di vivere ...
R. – Il suo esempio: vuole che noi
seguiamo il suo esempio cristiano: è importante per noi.
E oggi, il 30
marzo dell’anno dopo, è ancora vivissimo il ricordo di quei momenti. In questa
calda giornata primaverile, migliaia di fedeli si recano alla tomba di Giovanni
Paolo II. E’ un anno che Papa Wojtyla è tornato alla
Casa del Padre, ma nelle testimonianze raccolte in Piazza San Pietro è facile
cogliere quanto il “Papa venuto da lontano” sia ancora
in mezzo a noi, perché vivo nel cuore di chi lo ha amato e continua ad amarlo:
R. – In una società in cui si sente la carenza di un
padre, lui ha rivalutato questa figura con una presenza che è stata forte e
nello stesso tempo accogliente … ecco: una figura paterna.
R. – Le parole che ha detto, il messaggio che ha lanciato
ai giovani e anche agli uomini, schierandosi sempre dalla parte dell’uomo,
soprattutto del più piccolo, credo che abbia toccato profondamente i cuori. E
poi, il suo coraggio nell’essere se stesso, nel saper chiedere sempre mete
altissime anche ai giovani, senza illuderli. Chiaramente, era molto attento
all’umanità, alla fragilità … coniugava la misericordia e l’ideale altissimo,
ascetico di vita e questo ha galvanizzato moltissimo i giovani.
R. – Mi ha lasciato una grande testimonianza perché lui è
stato un anziano che ha voluto mantenere la sua fede per noi; continua a dirci
di continuare a camminare, nonostante la malattia, le difficoltà. Lui ha difeso
la fede, soprattutto per noi giovani. Ci dice: “Andate avanti!”.
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PRESENTATO
STAMANE NELLA SALA STAMPA VATICANA, IL SEMINARIO SUL TEMA: L’EREDITÀ CULTURALE
E I VALORI ACCADEMICI DELL’UNIVERSITÀ EUROPEA
E
L’ATTRATTIVITÀ DELL’AREA EUROPEA DI ISTRUZIONE SUPERIORE”.
L’INIZIATIVA,
IN CORSO DA OGGI POMERIGGIO FINO A SABATO,
E’
PROMOSSA DALLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
“L’eredità culturale e i valori accademici dell’università
europea e l’at-trattività dell’area europea di
istruzione superiore”: questo, il tema del Seminario internazionale presentato
stamani nella Sala Stampa della Santa Sede. L’incontro, in corso da oggi pomeriggio
fino a sabato presso l’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, è promosso dalla Congregazione
per l’Educazione Cattolica, in collaborazione con l’UNESCO, l’Associazione dei
rettori delle Università Pontificie, le Pontificie Accademie delle Scienze e
delle Scienze Sociali e con il patrocinio della Commissione Europea. Ce ne
parla, nel servizio, Roberta Moretti:
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Il seminario si colloca nell’ambito del cosiddetto
“Processo di Bologna”, la città che ospitò nel 1999 la riunione dei ministri
dell’Istruzione Superiore di 29 Paesi europei per la firma di un importante
accordo per la costruzione di uno “Spazio europeo di Istruzione Superiore”
EHEA). Un accordo cui la Santa Sede ha aderito nel 2003, attraverso l’impegno
della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il prefetto del dicastero
pontificio, cardinale Zenon Grocholewski:
“La Chiesa ha svolto senza dubbio un ruolo importantissimo nel nascere
delle università. Infatti, quasi tutti i più antichi atenei sono stati eretti o
dai Papi o con la forte partecipazione della Chiesa”.
Il cardinale Grocholewski ha poi
spiegato la differenza tra università ecclesiastiche, “che si occupano
particolarmente della Rivelazione Cristiana”, e quelle cattoliche, “che studiano
e insegnano diverse discipline”. Le prime – ha precisato il porporato – sono nel mondo circa 260,
mentre le seconde 1300. Un impegno forte, dunque, quello della Chiesa, che va
armonizzato con i vari sistemi universitari europei, per trasmettere insieme valori
accademici che testimoniano la grandezza di una civiltà che pone al centro la
persona umana. Il segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica,
mons. J. Michael Miller:
“Speriamo che questo seminario sia un contributo non solo
al processo di Bologna, ma anche al mondo universitario intero, mettendo in
rilievo lo straordinario patrimonio culturale e i valori accademici, fondati
qui in Europa su un umanesimo integrale, che li fanno ancora oggi più
attrattivi che mai”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Benedetto XVI
rivolge ai partecipanti al Convegno promosso dal Partito Popolare Europeo un
pressante appello ad essere testimoni coerenti di quei principi “iscritti nella
natura umana” che ricevono “luce e conferma nella fede”. Il Messaggio del Papa
per la 43.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni,
che si celebrerà domenica 7 maggio. Nucleare: per l’ONU, l’Iran deve sospendere
l’arricchimento dell’uranio.
Servizio vaticano - La
conferenza stampa di presentazione del Seminario “Il patrimonio culturale e i
valori accademici delle Università europee” con interventi del cardinale Grocholewski, di mons. Miller, di
mons. Zani, del dr. Sadlak e del dr. Bergan.
Servizio estero - Medio
Oriente: avviato in Israele il confronto sul Governo. Iraq: difficoltà nel
formare un nuovo esecutivo. Terrorismo: L’Interpol
dichiara reale la minaccia di “Al Qaeda” di un attacco con armi biologiche.
Francia: si estende l’opposizione al decreto sul lavoro giovanile. L’Atlante geopolitico sul tema “Russia-Cina:
svolta nel settore energetico”.
Servizio culturale - Un volume
di Paolo Aranha su “Il cristianesimo latino in India
nel XVI secolo”.
Servizio italiano - I
temi del fisco, delle infrastrutture e delle elezioni.
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30 marzo 2006
PROSEGUE IL CONFRONTO TRA ETIOPIA ED ERITREA SULLA
RECIPROCA LINEA
DI CONFINE, MA C’E’ CHI NEL SILENZIO AIUTA GLI ORFANI A
RITROVARE
- Intervista con Francesco Romagnoli -
Non si attenua il confronto tra
Etiopia ed Eritrea: al centro della disputa continua ad essere la questione dei
confini che, tra il 1998 e il
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R. – Era un momento della mia
vita in cui volevo dedicare del tempo per aiutare gli altri. Ho fatto una prima
esperienza, che per me era una cosa “a termine”: sono venuto qui
per un mese, poi sono tornato una seconda volta, una terza e una quarta, e alla
fine mi sono sentito di lasciare quello che avevo in Italia e mi sono
trasferito qua, in Etiopia, dove ho incominciato questo nostro progetto.
D. – Cosa vuol dire essere
orfani, in Etiopia?
R. – Rimanere abbandonati nel
vero senso della parola. Ed è un problema molto, molto diffuso per tantissimi
motivi. Il principale, qui, è la morte per parto. Per la maggior parte, sono
ragazze molto giovani, il padre del bambino spesso non si sa chi sia… Se non venissero da noi, non avrebbero altri posti dove
andare, perché nessuno poi se ne prende cura, anche perché poi una bocca in più
da sfamare in una famiglia pesa.
D. – Per questi bambini, state
lavorando alla creazione di un villaggio. Com’è strutturato?
R. – Abbiamo organizzato il
villaggio costruendo 16 casette. All’interno di ogni casa, inseriamo una donna
locale, che fa da mamma, che si prende cura da sei ad otto bambini. Le famiglie
sono indipendenti: noi le aiutiamo ma loro si
gestiscono in modo autonomo. Sono delle vere e proprie famiglie.
D. – Tutto questo, come viene sostenuto?
R. – Da benefattori che ci
aiutano dall’Italia, o tramite adozioni a distanza perché, chiaramente, per
questi bambini noi provvediamo tutto: dal mangiare al dormire, dalle tasse
scolastiche ai vestiti… All’interno del terreno abbiamo anche una clinica in
cui curiamo bambini denutriti e disidratati; abbiamo progetti di aiuti a donne
povere che hanno bisogno. Di cose, quindi, se ne fanno tante…
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IL
GENIO UNIVERSALE DI LEONARDO PROTAGONISTA DI UNA MOSTRA
AGLI
UFFIZI DI FIRENZE, PROMOSSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA
-
Intervista con il prof. Paolo Galluzzi -
L'eredità
universale di Leonardo da Vinci è il tema della 28.ma
Esposizione del Consiglio d'Europa che è stata inaugurata in questi giorni a
Firenze, presso la Galleria degli Uffizi. A “La mente di Leonardo - Nel
Laboratorio del Genio Universale”, in mostra fino al 7 gennaio 2007, seguiranno
esposizioni a Oxford e Londra, Budapest e Monaco di Baviera. L’esposizione
fiorentina sarà dedicata all'opera di Leonardo nel campo artistico,
dell’anatomia, delle scienze e della tecnologia. Per “addentrarci nella mente”
del genio leonardesco, Alessandro Gisotti ha
intervistato il prof. Paolo Galluzzi,
direttore dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza, e curatore della
mostra:
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R. – Su Leonardo si è parlato e si parla molto, ma siamo
ben lontani dall’aver detto tutto. Direi che conosciamo un pezzo solo di quello
che è stato l’atteggiamento, il metodo e anche la produzione di Leonardo.
Osservando negli ultimi quindici anni il numero enorme di iniziative espositive
dedicate a Leonardo, mi sono reso conto che c’era un punto di vista che nessuno
aveva mai cercato di assumere: il punto di vista di mettersi nella prospettiva
della mente di Leonardo, di come Leonardo vedeva la natura e l’uomo, di come
Leonardo operava collegamenti o vedeva distinzioni irriducibili. Ci si accorge
che Leonardo aveva una sola mente, non era come Doctor
Jekill e Mister Hyde che
aveva una vita notturna in cui faceva l’ingegnere e una vita diurna in cui
dipingeva, ma era sempre la stessa persona che guardava con gli stessi occhi il
mondo circostante.
D. – In effetti, c’è qualcosa di misterioso e anche di
esoterico nell’idea che l’immaginario popolare si è fatta di Leonardo Da Vinci.
Perché secondo lei, e che cosa dice questa mostra a riguardo?
R. – L’esoterismo e l’ignoranza
sono due cose che vanno in parallelo, è sempre stato così. In questo caso l’esoterismo, la misteriologia leonardesca, si nutrono in grandissima misura del fatto che
le persone non conoscono, perché giustamente non è facile, né capiscono l’opera
di Leonardo. Però, per rimuovere quella misteriologia
un po’ mitizzata e un po’ strumentalizzata che circola intorno a Leonardo,
bisogna semplicemente far salire il grado di conoscenza che le persone hanno
della sua opera, del significato delle cose che scrive, del significato anche
simbolico delle cose che disegna. Uno degli scopi della mostra è proprio
questo: far vedere che ciò che non si capisce di Leonardo non dipende dal fatto
che sia incomprensibile, ma semplicemente dal fatto che non abbiamo elaborato
ancora gli strumenti per comprenderlo, cioè per riportarlo all’interno della
specifica razionalità di Leonardo. Non è la nostra razionalità naturalmente, è
diversa, ma non è neanche mistero o esoterismo.
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30
marzo 2006
“UNIRE LEADER E FEDELI DI COMUNITÀ RELIGIOSE DIVERSE, PER
RENDERE OMAGGIO
A GIOVANNI PAOLO II, UOMO DI
FEDE, DI PACE E DI GRANDE UMANITÀ”: QUESTO,
LO
SCOPO DEL “RADUNO MONDIALE DELLA PACE”, IN PROGRAMMA DOMENICA
A
NEW DEHLI NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PAPA WOJTYLA
NEW DELHI. = Nel primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II,
avvenuta il 2 aprile 2005, il Pontefice verrà
ricordato in tutta l’India con iniziative e manifestazioni in diversi Stati.
L’evento più importante si celebrerà il 2 aprile, a New Delhi, con un grande
“Raduno mondiale della pace”, promosso dalla Conferenza episcopale indiana, in
collaborazione con associazioni e gruppi della società civile. L’iniziativa,
spiegano i vescovi indiani in una nota, nasce con l’intento di “unire leader e
fedeli di comunità religiose diverse, per rendere omaggio a Giovanni Paolo II,
uomo di fede, di pace e di grande umanità”, La comunità cattolica spera che
ricordare la figura di Karol Wojtyla, apprezzata e universalmente riconosciuta dal fedeli di tutte le religioni, possa servire “ad
amplificare il messaggio di armonia sociale e religiosa, di sviluppo integrale
dei popoli e di pace sulla scena internazionale”. Un contributo importante alla
manifestazione verrà anche dalla Caritas e da altre organizzazioni cattoliche
impegnate nel sociale, che confermeranno la loro intenzione di operare per la
promozione umana, l’educazione, l’assistenza sanitaria, il miglioramento della
vita dei poveri e dei deboli nell’Unione Indiana, senza discriminazioni di
razza, cultura, fascia sociale e religione. Le organizzazioni ricordano
Giovanni Paolo II come difensore della vita, della dignità e dei diritti umani
fondamentali. (R.M.)
NASCE “Well Baby Programme”, IL PROGETTO DELLA CARITAS IRAQ
PER ASSISTERE DONNE E BAMBINI NEL
PAESE,
MENTRE IL DRAMMA UMANITARIO APERTO
DALLA GUERRA
RIDUCE IL 65% DELLA POPOLAZIONE
IRACHENA IN POVERTÀ
BAGHDAD. = Mentre in Iraq non si fermano gli
attacchi dei ribelli, la Caritas locale prosegue la sua opera di sostentamento
per la popolazione. Secondo quando
riferito all’agenzia Fides da Nabil Nissan, esponente dell’organizzazione umanitaria, “il
numero di bisognosi cresce drammaticamente giorno in giorno, e Caritas Iraq
fatica a soddisfare tutte le richieste e le necessità che incontra”. L’opera
umanitaria dell’organizzazione ha intensificato le sue attività soprattutto,
nel dopo guerra, segnato da instabilità e problemi sociali, come la crescente
diffusione di droga e del fenomeno dei bambini di strada. Uno dei progetti più
importanti, realizzato dalla Caritas, è il “Well Baby
Programme” (WBP) che offre assistenza medica e alimentare
a madri con bambini piccoli, spesso afflitti da malnutrizione. Oltre al Well Baby Programme, è in ripresa
il programma di potabilizzazione dell’acqua, che
consentirà di fornirla a circa 400 mila iracheni. Ad oggi, il 65% della
popolazione del Paese vive in condizioni di estrema in povertà, mancando di
mezzi e possibilità di sostentamento. (S.C.)
PIENO SOSTEGNO DEI VESCOVI DEL CAMERUN ALLA NUOVA
CAMPAGNA
ANTI-CORRUZIONE DEL GOVERNO
- A cura di Lisa Zengarini
-
YAOUNDE’.
= L’episcopato camerunese si schiera a fianco dell’iniziativa del governo di Yaoundè, che ha lanciato nelle corse settimane una nuova
campagna anti-corruzione. In una dichiarazione diffusa martedì, i presuli
affermano di volere “incoraggiare e sostenere tutti coloro che si impegnano con
convinzione a combattere nel proprio ambito la corruzione e la deviazione dei
fondi pubblici, per costruire una società più giusta”. Nella nota, i vescovi
del Camerun rilevano con soddisfazione che la lotta contro questo malcostume
“comincia a dare i suoi frutti”. In effetti, il giro di vite deciso dalle
autorità dello Stato, dietro pressione degli investitori internazionali, è
senza precedenti nella storia del Paese africano.
“UNA CORTE PENALE INTERNAZIONALE” PER LA
REPPUBBLICA DEL CONGO:
È LA RICHIESTA DEI VESCOVI CONTENUTA NEL
MEMORANDUM CONSEGANTO
AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, IN VISITA
NEL PAESE
KINSHASA. = “Sarebbe opportuna e auspicabile la formazione di una Corte
penale internazionale per la Repubblica Democratica del Congo”
(RDC). Questa è la richiesta dei vescovi
contenuta nel memorandum consegnato al segretario generale delle Nazioni Unite,
Kofi Annan, in visita nei
giorni scorsi nel Paese. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, nel
documento i vescovi affermano la necessità di creare un fondo speciale
internazionale per la ricostruzione della RDC, senza pregiudicare
però la richiesta di rifondere i danni da parte di coloro che saranno
ritenuti colpevoli dei crimini commessi. Di fronte alle enormi distruzioni
provocate allo Stato e alla popolazione congolese dalle guerre d’invasione degli
ultimi anni, il memorandum evidenzia “l’obbligatorietà” riconosciuta agli Stati
delle regioni dei Grandi Laghi e dell’Africa Centrale a rispettare solennemente
gli impegni presi, non servendosi di piani d’aggressione nei confronti dei
Paesi vicini. Per favorire la ricostruzione del Paese, i presuli chiedono alla
comunità internazionale che il Congo possa beneficiare
delle agevolazioni concesse ai Paesi più indebitati. E riaffermano la necessità
della costituzione di un esercito nazionale integrato, capace di assicurare la
sicurezza di tutta la popolazione. (S.C.)
LA CEI VALUTA POSITIVAMENTE LA RIFORMA DEL SISTEMA
EDUCATIVO ITALIANO,
MA CHIEDE UN EFFETTIVO PLURALISMO CULTURALE E
MAGGIORI RISORSE ECONOMICHE PER LE SCUOLE PARITARIE DEL PAESE
ROMA. = Piace ai vescovi
italiani il percorso legislativo compiuto finora dal Paese nel settore
scolastico, soprattutto per ciò che concerne “l’apertura a una prospettiva
personalistica dell’educazione” e “la valorizzazione del ruolo della famiglia,
del rispetto delle sue scelte educative”, promotori di una cooperazione “tra
scuola e i genitori e ribadisce inoltre la primaria responsabilità educativa
dei genitori”. Nel documento elaborato e diffuso mercoledì scorso dal Consiglio
nazionale della Scuola cattolica, la Conferenza episcopale italiana (CEI) chiede
anche un’“effettiva parità scolastica” per “l’esercizio pieno della libertà
educativa delle persone e delle famiglie”. In un contesto europeo in cui il
rinnovamento e la qualità dell’istruzione e della formazione professionale
giocano un ruolo decisivo, l’episcopato italiano valuta positivamente il
disegno contenuto nel D.P.R. 275/99 e nella legge 30/00 e
confermato dalla legge 53/03. In sintonia con le indicazioni dell’UE e
dell’OCSE, il documento CEI rilancia per un nuovo impegno formativo a favore
delle fasce giovanili “a rischio di emarginazione personale e sociale”, in
particolare per “attività e iniziative” che sostengano
i figli degli immigrati, “ormai presenti sia nelle istituzioni scolastiche che
formative ai diversi gradi e livelli”. Siamo “decisamente contrari
all’introduzione di un obbligo scolastico che si realizzi esclusivamente nelle
istituzioni scolastiche perché, obiettano più avanti i presuli italiani, “tale
impostazione non sembra rispettosa del diritto-dovere degli allievi e delle
famiglie a scegliere liberamente il percorso scolastico o formativo”. Al contrario,
per la CEI resta centrale “la necessità di un pluralismo istituzionale e
culturale”, attraverso “l’attuazione di politiche nazionali e regionali che
consentano l’esercizio pieno della libertà educativa delle persone e delle
famiglie, che in Italia continua ad essere gravemente disattesa, pur essendo un
diritto di tutti e non un privilegio di una minoranza”. Dopo aver ricordato che
“il contributo complessivo dello Stato alle scuole paritarie è pari all’1.4%
della spesa pubblica dello Stato” e che “dal 2001 al 2005 è rimasto
sostanzialmente invariato”, il documento della CEI precisa che “il contributo
alle scuole secondarie di 1° e di 2° grado paritarie è di appena 16 milioni di
euro, cioè una vera miseria”, e che “anche per le scuole dell’infanzia e
primarie paritarie non è certo sufficiente per coprire i costi”. Il documento
dei vescovi italiani si conclude con l’auspicio che “sul disegno complessivo di
riforma si trovi un terreno utile a un’intesa che vada oltre gli schieramenti
ideologici e si ponga l’obiettivo di un sistema educativo veramente di qualità”.
(A.D.C.)
“CONDANNIAMO OGNI ISTIGAZIONE CONTRO LA PACE
RELIGIOSA ED ETNICA
IN BULGARIA”: È QUANTO SI LEGGE NELLA DICHIARAZIONE
CONGIUNTA DEI CAPI
DI TUTTE LE
CONFESSIONI RELIGIOSE PRESENTI IN BULGARIA,
RIUNITI NEI GIORNI SCORSI NEL PAESE EUROPEO
SOFIA. = “Custodiamo la pace
etnica e religiosa in Bulgaria”: è l’auspicio emerso dal primo incontro dei
capi di tutte le confessioni religiose presenti in Bulgaria, che si è concluso
nei giorni scorsi a Sofia. Si è trattato di un’iniziativa del Santo Sinodo
della Chiesa ortodossa bulgara, cui hanno partecipato anche i cattolici, con il
presidente della Conferenza episcopale bulgara, l’arcivescovo di Sofia Christo Proykov, e il nunzio
apostolico, l’arcivescovo Giuseppe Leanza. Una
dichiarazione congiunta che condanna la violenza e l’uso della religione a fini
di odio e crudeltà è stata firmata alla termine
dell’incontro da tutti i partecipanti. “Condanniamo ogni istigazione contro la
pace religiosa ed etnica in Bulgaria”, si legge nel documento. Un appello
speciale è stato rivolto ai mass media, chiedendo loro di non trasmettere
eventi che insultano i sentimenti religiosi dell’uomo. “Questo è stato il primo
di una serie di incontri dei capi religiosi – ha dichiarato all’agenzia SIR il
metropolita di Vidin, Dometian
– vogliamo creare un comitato di iniziative congiunte”. Il prossimo incontro si terrà il primo giugno, in occasione della Giornata
internazionale dell’infanzia. L’idea di un dialogo continuo è stata appoggiata
anche dal capo di Stato bulgaro, Parvanov. (R.M.)
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30 marzo 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq è stata rilasciata Jill Carrol, la giornalista
americana rapita nel Paese arabo. Lo ha reso noto il
leader del Partito islamico iracheno precisando che la reporter è stata
liberata a Baghdad. Carroll, 28 anni, lavorava in Iraq come free-lance per il "Christian Science monitor". Era
stata rapita il 7 gennaio da uomini armati che hanno ucciso
il suo interprete. Nel difficile contesto iracheno,
segnato dalle violenze, l’arcivescovo della Chiesa armena apostolica a Baghdad,
Avak Asadurian, ha proposto
intanto agli iracheni di tutte le confessioni di digiunare, lunedì e martedì
prossimi, per rivolgere un appello a Dio affinché si risparmino
ulteriori sofferenze e dolori all’Iraq. L’ayatollah Al-Sistani,
massima autorità religiosa sciita ha detto inoltre che è necessario accelerare
la formazione del governo e assicurare la cooperazione tra i vari schieramenti
politici.
Nuovo
capitolo nell’intricata vicenda del nucleare iraniano, dopo la risoluzione
emanata nella notte dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il ministro degli
Esteri di Teheran, Mottaki,
ha riaffermato il diritto del suo Paese di sviluppare un programma atomico
pacifico. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
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Il capo della
diplomazia della Repubblica islamica ha proposto la creazione di un consorzio
regionale per regolare l’arricchimento dell’uranio, in modo da poter
sviluppare, sotto l’egida dell’AIEA, una sinergia tra tutti i Paesi dell’area
che vogliono sviluppare una tale tecnologia. Un discorso, quello di Mottaki, pronunciato di fronte ad una platea importante,
come quella della Conferenza ONU sul disarmo, in corso di svolgimento a Ginevra.
Si tratta della prima risposta ufficiale dell’Iran alla decisione del Consiglio
di Sicurezza dell’ONU di mettere alle strette il Paese, con un ultimatum di 30
giorni per fare un passo indietro. Tuttavia, la dichiarazione pronunciata ieri
dal presidente dell’assise, frutto di tre settimane di
intensi negoziati, non rende immediata l’applicazione di sanzioni qualora
l’Iran non rispondesse positivamente alla richiesta. I cinque Paesi con diritto
di veto sono tornati, invece, a riunirsi oggi, a Berlino, proprio per discutere
della vicenda. Da sottolineare che a sostenere la Repubblica islamica sono
ancora una volta Russia e Cina. Da Mosca e Pechino, in sostanza, ribadita la
posizione della non pericolosità del programma atomico di Teheran,
così come la speranza che tutto possa essere risolto con le armi diplomatiche.
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In
Israele, dopo la vittoria del partito Kadima alle
legislative di martedì, il premier Ehud Olmert dovrebbe ricevere tra una decina di giorni dal
presidente Katzav l’incarico di formare un nuovo
governo. Gli Stati Uniti hanno annunciato, intanto, il divieto per le imprese e
i diplomatici americani di avere contatti con l’esecutivo palestinese di Hamas,
che ha giurato proprio ieri. Sulla situazione politica in Israele, ascoltiamo
il servizio, da Gerusalemme, di Graziano Motta:
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La comunità
internazionale torna a guardare al processo di pace. Il presidente americano Bush, francese Chirac ed egiziano
Mubarak, hanno telefonato ad Ehud
Olmert, leader del nuovo partito Kadima,
vincitore delle elezioni, per congratularsi e invitarlo rispettivamente a
Washington, Parigi e Al Cairo. Olmert li ha
rassicurati che seguirà la politica di Sharon sul piano diplomatico. Hanno
anche telefonato ad Olmert, tra gli altri, il premier
inglese Blair e il rappresentante dell’Unione Europea
per la Politica Estera, Solana. Da parte sua, il
presidente palestinese Abu Mazen
si è detto pronto a negoziare con il nuovo governo. Ha esortato
però Olmert, che certamente lo presiederà ma
che non ha ancora intrapreso le consultazioni, a non compiere gesti
unilaterali, specialmente nella definizione dei controversi confini del futuro
Stato palestinese. Ma Olmert ha detto che non potrà
avere rapporti di sorta con il governo palestinese presieduto da Hamas, composto
quasi interamente da fondamentalisti islamici se prima non proclamerà la
cessazione della lotta armata e non riconoscerà lo Stato di Israele e gli
accordi conclusi nel passato con lo Stato ebraico. La cessazione dei rapporti
con il governo di Hamas è avvenuta anche da parte degli Stati Uniti, con
istruzioni o raccomandazioni date ai propri diplomatici, imprenditori, e uomini
di affari. Il Canada ha già sospeso l’aiuto finanziario e devolverà all’ONU
quello umanitario perché sia distribuito alla popolazione palestinese. D’altra
parte, il governo palestinese sta cercando di concretizzare il sostegno
finanziario, promesso ad Hamas dai Paesi arabi e
musulmani, in sostituzione di quello occidentale.
Da Gerusalemme, per la Radio Vaticana, Graziano Motta
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“Sono molto contento di
trovarmi in Italia e grato a chi si è adoperato per la
positiva soluzione della mia vicenda”. Lo ha detto al suo arrivo in Italia Abdul Rahman, l’uomo che in
Afghanistan rischiava la pena di morte per essersi convertito al Cristianesimo.
Il nostro servizio:
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Abdul Rahmann
è arrivato nella notte in Italia. Lo ha reso noto il capo dell’esecutivo italiano,
Silvio Berlusconi, aggiungendo che l’uomo è ospitato in un luogo segreto ed è
protetto con adeguate misure di sicurezza. Il Consiglio dei ministri ha concesso,
inoltre, l’asilo politico a Rahman, che in
Afghanistan ha rischiato la pena di morte per apostasia, ovvero per aver
rinnegato l’Islam. L’operazione per portare l’afghano in Italia, alla quale ha
partecipato anche la missione dell’ONU nel Paese asiatico, si è svolta
rapidamente per motivi di sicurezza. Poco prima della partenza di Rahman dall’Afghanistan, il Parlamento di Kabul aveva
criticato, infatti, la decisione della magistratura di liberare l’uomo e aveva
chiesto di impedirne la partenza. Il suo caso ripropone la complessa questione
della libertà religiosa anche nell’Afghanistan post-taleban.
Separato dalla moglie, Rahman era stato arrestato lo
scorso mese, dopo che la famiglia di lei lo aveva denunciato per apostasia. La
sua conversione al Cristianesimo risale a 16 anni fa, quando l’uomo ha lavorato
in Pakistan con un’associazione cattolica impegnata nell’assistenza ai
profughi. Dopo il suo rientro in Afghanistan, avvenuto nel 2002, sono seguiti
prima il provvedimento di arresto, poi la condanna a morte e quindi la
liberazione. La vicenda di Rahman ha sollevato
vibrate proteste in diversi Paesi. Lo scorso 25 marzo Benedetto XVI aveva chiesto
il suo rilascio con un messaggio rivolto al presidente afghano, Hamid Karzai. Il giorno dopo, Karzai aveva annunciato
l’imminente scarcerazione. Adesso Ramahn, che appena
arrivato in Italia ha detto di essere “felice” e “grato”, ha dichiarato di vivere
questo momento con serenità anche perché sorretto da una “forte fede
cattolica”.
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Il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, riunito a New York, ha dato via libera alla costituzione di un
tribunale internazionale per processare gli assassini dell’ex premier libanese Rafik Hariri. Il segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan,
è stato incaricato di negoziare un accordo con le autorità del Libano.
In Francia, i dodici maggiori sindacati francesi hanno
indetto per martedì prossimo un’ altra giornata di
mobilitazione contro la controversa legge sul contratto di primo impiego. Oggi
è attesa, inoltre, la decisione della Corte costituzionale sulla costituzionalità
del provvedimento, che prevede il licenziamento nei primi due anni, senza
giusta causa, dei giovani con meno di 26 anni.
Dieci giorni dopo il passaggio del ciclone Larry nel nord-est dell’Australia, un altro ciclone
tropicale, di nome Glenda, sta per raggiungere la
parte occidentale del Paese con venti fino a 250 chilometri. Ma come si sta
preparando la popolazione locale all’arrivo di Glenda?
Catherine Smibert lo ha chiesto a mons. Justin
Joseph Bianchini, vescovo di Geraldton,
diocesi quattro volte più grande dell’Italia dove
vivono oltre 27 mila cattolici.
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R. - La gente è in ansia
ma abbiamo un servizio di emergenza che è già allertato.
I cattolici stanno tutti insieme e la comunità locale è unita. Ci aiutiamo gli
uni con gli altri. In questo momento, aspettando un ciclone, bisogna attendere
intorno alle case e aspettare che passi. Se dovesse passare proprio sopra il
paese di Geraldton, Glenda
potrebbe distruggere la chiesa, edifici governativi ed altre strutture. La macchina dei soccorsi è già pronta a
soddisfare bisogni materiali, spirituali e psicologici e ad offrire l’aiuto di
una terapia, perché quando c’è una grande distruzione viene
colpito non solo il benessere fisico ma anche quello psicologico. L’effetto
dura per qualche mese: ci vorrà del tempo prima che
una persona, che ha vissuto l’esperienza del passaggio di un ciclone, possa
riprendere normalmente la propria vita.
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Charles Taylor,
l’ex dittatore liberiano estradato dalla Nigeria, è stato consegnato ieri sera
al Tribunale Internazionale dove sarà giudicato per crimini contro l’umanità.
Dovrà anche rispondere del ruolo da lui assunto nel conflitto civile che ha
insanguinato la Sierra Leone negli anni novanta.
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