RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 88- Testo della trasmissione di mercoledì 29 marzo 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro: la comunione ecclesiale, dono e riflesso di quella trinitaria, aiuta a ricomporre i conflitti tra i popoli e apre alla pace

Era il mercoledì di un anno fa: Giovanni Paolo II si affacciava per l’ultima volta dalla finestra del suo studio per salutare, ma senza riuscire a parlare, i fedeli accorsi per l’udienza generale. Il ricordo di quel giorno nella testimonianza dei pellegrini presenti all’udienza odierna

Conclusi ieri a Roma i lavori della plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sul tema della bellezza come cammino di evangelizzazione e dialogo: intervista con mons. Mauro Piacenza

 

Aperta oggi in Vaticano la mostra sulla Guardia Svizzera Pontificia, 500 anni di storia, arte e vita: con noi Giovanni Morello, mons. Mauro Piacenza e il comandante Elman Maeder

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Israele, vittoria alle legislative del partito di centro Kadima. I laburisti al secondo posto, crollo del Likud: i commenti di Antonio Ferrari e padre Ibrahim Faltas

 

In mostra a Roma l’addio dei giornali di tutto il mondo a Giovanni Paolo II: ce ne parla Luciano Castro

 

CHIESA E SOCIETA’:

Rivedere la legge sull’immigrazione negli Stati Uniti per tutelare diritti e dignità degli immigrati:

è l’appello di vescovi e responsabili di varie confessioni religiose

 

Visibile oggi in numerose zone del Pianeta l’eclisse totale di Sole

 

Gemellaggio tra Wadowice,  città natale di Giovanni Paolo II, e San Giovanni Rotondo. Cerimonia, ieri sera,  nella nuova Chiesa di San Pio da Pietrelcina, in Puglia

 

Bolivia: messaggio pastorale dei vescovi sull’Assemblea costituente convocata dal neo-presidente Morales per la stesura della nuova Costituzione del Paese

 

Organizzato nei giorni scorsi a Mumbai, in India, il seminario nazionale sulla dottrina sociale della Chiesa

 

24 ORE NEL MONDO:

Il Parlamento di Kabul protesta contro la liberazione del  cittadino afgano convertito al cristianesimo e chiede che non lasci il Paese impunemente

 

In Francia oltre un milione di persone hanno manifestato ieri contro il contratto di primo impiego

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 marzo 2006

 

BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO:

LA COMUNIONE ECCLESIALE, DONO E RIFLESSO DI QUELLA TRINITARIA,

AIUTA A RICOMPORRE I CONFLITTI TRA I POPOLI E APRE ALLA PACE

 

La comunione del Padre con Cristo e con lo Spirito Santo prepara gli uomini alla pace, perché riunisce le nazioni e cancella dal cuore umano la solitudine, male che “oggi minaccia tutti”. Lo ha affermato Benedetto XVI all’udienza generale di questa mattina, in Piazza San Pietro, celebrata dal Papa davanti ad una folla di circa 50 mila fedeli. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Ha, per così dire, un “Dna” divino la “comunione fraterna” che unisce tra loro i membri della Chiesa, il Dna trinitario: in questo misterioso rapporto d’amore che rende il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo una indivisibile unità c’è il “modello” e la sorgente” della rete di unità tra gli uomini legati dalla fede. Ma tale comunione che non è un qualcosa di meramente spirituale. Ha riflessi personali e sociali di grande importanza, dal momento che fa uscire i singoli dalla solitudine, sana i conflitti tra i popoli, apre alla pace.

 

(Lettura brano Giovanni)

 

Con la sua terza catechesi sul mistero del rapporto tra Cristo e la Chiesa, che ha avuto per teatro una Piazza San Pietro davvero gremita e dominata da sole e caldo, Benedetto XVI ha spiegato la natura del rapporto soprannaturale che vive nella Trinità del quale, da venti secoli, la Chiesa è il segno terreno e storico. Una Chiesa che ha vissuto, vive e vivrà, ha ribadito il Papa, di quella comunione instaurata da Cristo e perpetuata dagli Apostoli:

 

“I Dodici ebbero cura, infatti, di costituirsi dei successori, affinché la missione loro affidata continuasse dopo la loro morte. Nel corso dei secoli la Chiesa, organicamente strutturata sotto la guida dei legittimi Pastori, ha così continuato a vivere nel mondo come mistero di comunione, nel quale si rispecchia in qualche misura la stessa comunione trinitaria”.

 

La riflessione di Benedetto XVI ha quindi compiuto un passo ulteriore, quando il Papa ha affermato come questa particolare comunione spirituale sia “nutrita” dall’Eucaristia, diventando così un “dono” per uomini, donne e intere popolazioni:

 

“Nell’Eucaristia Gesù ci nutre, ci unisce a sé, al Padre, allo Spirito Santo e tra di noi e questa rete di unità che abbraccia il mondo è un dono anche con conseguenze molto reali: ci fa uscire dalle nostre solitudini. E’ facile comprendere quanto grande sia questo dono se solo pensiamo alle frammentazioni, ai conflitti che affliggono le relazioni fra i singoli gruppi e i popoli interi. E se non c’è il dono dell’unità nello Spirito Santo la frammentazione dell’umanità è inevitabile”.

 

In questo scenario, si muove e agisce la Chiesa, esempio imprescindibile - pur con i suoi limiti, riconosciuti dal Papa – di questo straordinario legame di amore e di unità tra il cielo e la terra:

 

“La Chiesa si rivela così, nonostante tutte le fragilità umane che appartengono alla figura storica della Chiesa, si rivela tuttavia come una meravigliosa creazione di amore, fatta per rendere Cristo vicino ad ogni uomo e ad ogni donna che voglia veramente incontrarlo fino alla fine dei tempi. E nella Chiesa il Signore rimane sempre contemporaneo a noi. La Scrittura non è una cosa del passato. Il Signore non parla nel passato, ma parla nel presente. Parla oggi con noi, ci dà luce,  ci mostra la strada della vita, ci dà comunione e così ci prepara, ci apre alla pace”.

 

Prima della consueta e lunga parentesi del dopo udienza, che da sempre vede il Papa intrattenersi a lungo con la gente, Benedetto XVI ha voluto salutare, tra gli altri, il gruppo delle religiose partecipanti al corso dell’USMI – l’Unione superiore maggiori italiane – per poi rivolgere un’esortazione conclusiva ispirata dall’attuale periodo liturgico:

 

“Il tempo quaresimale, con i suoi ripetuti inviti alla conversione, vi conduca, cari giovani, a un amore verso Cristo e la sua Chiesa sempre più consapevole; accresca in voi, cari malati, la consapevolezza che il Signore crocifisso ci sostiene nella prova; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra vita famigliare un luogo di costante crescita nell’amore fedele e generoso”.

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ERA UN MERCOLEDI’ DI UN ANNO FA: PAPA WOJTYLA SI AFFACCIAVA PER L’ULTIMA

VOLTA DALLA FINESTRA DEL SUO STUDIO PER SALUTARE, MA SENZA RIUSCIRE

A PARLARE, LA FOLLA ACCORSA IN PIAZZA SAN PIETRO  PER L’UDIENZA GENERALE.

I FEDELI PRESENTI OGGI ALL’UDIENZA RICORDANO GIOVANNI PAOLO II  NELL’APPROSSIMARSI DEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE.

DOMENICA SERA LA VEGLIA DI PREGHIERA CON BENEDETTO XVI:

ATTESE MIGLIAIA DI PERSONE

- Servizio di Tiziana Campisi -

 

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Era un mercoledì di un anno fa, il 30 marzo, quando Giovanni Paolo II si affacciava in Piazza San Pietro dalla finestra del suo studio per l’ultima “udienza generale”. Non riuscì a pronunciare alcuna parola, ma benedì i pellegrini ed affidò ad un personale collaboratore il suo messaggio: “L’amicizia con Gesù nostro Redentore illumini sempre la vostra vita. Rimanete uniti a Lui mediante l’ascolto della sua Parola … siate suoi fedeli testimoni …”. E l’amicizia con Cristo, sull’insegnamento di Giovanni Paolo II, in tanti l’hanno coltivata dalla sua morte, soprattutto i giovani. Ne abbiamo ascoltati molti raccontare di come oggi si sforzano di vivere concretamente quanto ha detto loro Karol Wojtyla. Ma ascoltiamo i ricordi dell’ultima udienza di Giovanni Paolo II:

 

R. – E’ stata una cosa molto toccante, una cosa che non scorderò mai.

 

R. – Ricordo la sofferenza, tutto il mondo che si è stretto intorno a lui, il grande affetto che gli hanno dimostrato tutte le persone e anch’io nel mio piccolo. Infatti quando è morto io sono venuta qui a rendergli omaggio perché ho ritenuto giusto farlo per una persona che aveva dato così tanto alle persone.

 

R. – Sì, l’abbiamo visto. E’ stato un momento commovente: ha lasciato un segno nella storia, sarà ricordato anche negli anni avvenire non solo dai cattolici ma anche da chi non crede.

 

R. – Era triste tutta Roma, tutto il mondo era triste.

 

R. – Si vedeva che soffriva molto però dava sempre il meglio di sé ed è andato fino in fondo, non si è fermato mai.

 

D. – Qual è l’insegnamento ti ha lasciato nel cuore?

 

R. – L’amore verso tutti comunque, senza limiti e senza aspettarsi mai niente. Dare, dare e dare.

 

R. – La sua allegria, la sua spontaneità, questa sua cordialità con tutti, questo suo modo di partecipare era molto vicino a tutti, non soltanto ai giovani.

 

R. – Fare del bene, lottare per i giovani.

 

E questi stessi giovani ed adulti si ritroveranno domenica sera in Piazza San Pietro, nel primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II per la recita del Rosario insieme a Benedetto XVI che il 3 aprile, alle 17.30, sul sagrato della Basilica Vaticana celebrerà una Santa Messa in suffragio del suo predecessore.

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CONCLUSI IERI A ROMA I LAVORI DELLA PLENARIA  DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA SUL TEMA DELLA BELLEZZA COME CAMMINO

DI EVANGELIZZAZIONE E DIALOGO

- Intervista con mons. Mauro Piacenza -

 

Si sono conclusi ieri a Roma i lavori dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura che si è svolta sul tema della bellezza come cammino di evangelizzazione e dialogo. “La via della bellezza è accessibile a tutti” – ha detto il cardinale Paul Poupard, presidente del dicastero – e “favorisce l’incontro” tra culture e religioni diverse, “ma non può essere separata dalle vie della verità e della bontà”. Ma qual è stato lo scopo di questa plenaria? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, che ha partecipato ai lavori dell’assemblea:

 

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R. – Direi uno scopo essenzialmente dialogico, cioè lo scopo di prendere il mondo come è, le culture come sono, la società come è, e credendo nello splendore, nella bellezza di Dio e della verità che è Dio stesso, confidare nel fatto che l’ uomo senta la nostalgia di questa bellezza, e attraverso la strada dell’armonia possa ritrovare la strada della fede, quella fede che si ritrova in pienezza poi in Gesù Cristo, che essendo il Verbo incarnato, la Sapienza eterna di Dio incarnata, è il fulgore massimo della bellezza.

 

D. – Il Popolo di Dio come può essere aiutato dai pastori a scoprire la bellezza di Dio, la bellezza della fede, la bellezza della liturgia?     

 

R. – Io penso, forse avendo molto coraggio e affidando anche all’arte nelle sue varie espressioni, musicale, architettonica, figurativa in genere, la propria missione. E’ una missione molto importante. L’importante è da parte nostra credere alla sua altezza e quindi diventare un po’ servitori di questa bellezza, fare in modo che le varie espressioni artistiche possano cantare le glorie di Dio.  Allora penso, ad esempio nella liturgia, al recupero della musica sacra, che può essere anche contemporanea, ma che deve rispondere ai canoni della sacralità vera e cioè deve aiutare la persona a salire, ad elevarsi a Dio e non ad abbandonarsi a scomposte sensazioni, e a quel raccoglimento e a quell’insieme di elementi che vanno dalla solennità all’intimità, dalla gloria alla dolcezza, a seconda dei tempi liturgici e  delle occasioni, così come poter riprovare la gioia di porsi davanti ad una immagine dipinta o scolpita, cogliendo in essa che l’artista ha pregato mentre l’ha dipinta o l’ha scolpita, e quindi comunica anche un’esperienza religiosa. Così riprendere il senso anche, potremmo dire, dell’arte del silenzio stesso come incontro con Dio, e poi usare dei mezzi che sono a disposizione, pensiamo al cinema, alla televisione, alle composizioni nuove,ai cartoni animati per i più piccoli, per veicolare, ma con gusto e con arte, il grande ed eterno messaggio della via, della verità, e della vita che viene da Gesù.

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APERTA OGGI IN VATICANO LA MOSTRA SULLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA,

500 ANNI DI STORIA, ARTE E VITA

- Interviste con Giovanni Morello, mons. Mauro Piacenza e con Elman Maeder -

 

500 anni al servizio del Papa. Sono quelli spesi dalla Guardia Svizzera Pontificia a cui è dedicata una mostra aperta da oggi nei locali del Braccio di Carlo Magno in Vaticano. Attraverso dipinti, manoscritti, divise, armi e corazze l’esposizione racconta il mezzo millennio dell’esercito più antico del mondo. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

 

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(Inno della Guardia Svizzera)

 

Era il 22 gennaio 1506 quando, su richiesta di papa Giulio II, veniva costituita la Guardia Svizzera Pontificia. Per celebrarne i 500 anni di servizio, perseveranza e zelo una mostra in Vaticano raccoglie per la prima volta nella storia opere d’arte e reperti di grande interesse culturale. Degna di nota la pagina dedicata al Sacco di Roma, l’evento più arduo affrontato dall’esercito del Papa il 6 maggio 1527 quando i Lanzichenecchi devastarono la Città eterna. 147 guardie diedero la vita per consentire a Clemente VII di riparare a Castel Sant’Angelo. In mostra un ritratto del Pontefice di Sebastiano del Piombo. Giovanni Morello, curatore della mostra: 

 

“Sebastiano ha fatto diversi ritratti di Clemente VII; qui, appunto, è ripreso con la barba perché dopo il Sacco di Roma Clemente VII non si tagliò più la barba come segno di lutto”.

 

Il percorso espositivo si snoda in sei stanze tra dipinti,  stendardi, elmi in ferro, monete e le note uniformi gialle rosse e blu, di disegno rinascimentale e che la tradizione fa risalire a un progetto di Michelangelo o Raffaello. Un esercito armato, ma che non usa le armi, quello delle Guardie Svizzere: lo amava ripetere Papa Pio X: “Il nostro cannone  - diceva – deve rimanere al suo posto: in cantina, perché il Vaticano non va difeso con i cannoni”. Mons. Mauro Piacenza presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa:

 

“Le alabarde sono elementi rappresentativi, è importante però la spiritualità che può stare dietro, e cioè della lotta contro il male, anzi della lotta contro la violenza e la prevaricazione. Quindi, diventano armi di pace”.

 

Acriter et Fideliter”, Onore e Fedeltà. Sempre giovane il motto che da sempre ha ispirato la missione della Guardia Svizzera, presenza discreta, ma costante, al servizio del Santo Padre. Il comandante Elman Maeder:

 

“Siamo testimoni della storia della Chiesa. Non è che noi siamo gli attori sul palcoscenico della storia, ma accanto al Santo Padre”.

 

La mostra si inserisce nel calendario delle celebrazioni del Giubileo della Guardia Svizzera e sarà visitabile fino al prossimo 30 luglio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina – All’udienza generale Benedetto XVI prosegue il ciclo di catechesi sul “Mistero del rapporto tra Cristo e la Chiesa”. Medio Oriente: il partito Kadima vince le elezioni in Israele. Lega Araba: Amr Moussa confermato segretario generale

 

Servizio vaticano - Il cardinale Peter Poreku Dery, arcivescovo emerito di Tamale (Ghana), ha preso possesso della diaconia di Sant’Elena fuori Porta Prenestina. La lettera del vescovo salesiano di Gent, mons. Luc Van Looy.

 

Servizio estero - Iraq: Bush incoraggiato dai negoziati per un Governo di unità nazionale. Nucleare: Consiglio di Sicurezza dell’ONU, accordo vicino sul dossier iraniano. Francia: il Paese paralizzato dallo sciopero indetto per ottenere il ritiro del contratto di primo ingaggio

 

Servizio culturale - Riflessioni su un recente volume sulle parole e i dizionari

 

Servizio italiano -  i temi delle tariffe e dell’economia

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 marzo 2006

 

 

IN ISRAELE, VITTORIA ALLE LEGISLATIVE DEL PARTITO DI CENTRO KADIMA.

I LABURISTI AL SECONDO POSTO, CROLLO DEL LIKUD

- Intervista con Antonio Ferrari e padre Ibrahim Faltas -

 

In Israele, le elezioni legislative sono state vinte, con un’affermazione meno netta del previsto, dal partito di centro “Kadima”, che ha conquistato 28 dei 120 seggi del Parlamento. Al secondo posto si piazzano i laburisti, con 20 seggi. Il partito di destra “Likud”, preceduto da due formazioni ultraortodosse, è andato incontro, invece, ad una netta sconfitta ottenendo solo 11 seggi. Sorprendente, invece, il risultato del partito dei pensionati, che ha conquistato 7 seggi. Sulle legislative israeliane, alla quale ha partecipato solo il 62,3 per cento degli aventi diritto, ascoltiamo il servizio di Graziano Motta:

 

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La prima valutazione spetta alla vittoria del nuovo partito Kadima, fondato da Ariel Sharon. Il successo è di proporzioni più contenute, per l’alto tasso di astensione. Si ritiene che se Sharon non fosse stato in coma, sarebbe stata inferiore. Ma questa bassa partecipazione al voto non impedirà comunque al leader di Kadima, Ehud Olmert, di realizzare il punto principale del suo programma: stabilire le frontiere dello Stato ebraico con una maggioranza ebraica, procedendo unilateralmente. Ma lo scongiura di farlo, dal vertice arabo di  Karthoum, il presidente palestinese Abu Mazen, che non riuscirà ad intavolare trattative di pace con il governo composto dai fondamentalisti islamici di Hamas. Il gruppo radicale, come noto, non intende accettare il proposto compromesso territoriale di Olmert, esigendo il ritiro totale israeliano dalla Cisgiordania e lo smembramento dell’attuale assetto politico di Gerusalemme, che i palestinesi vogliono anche capitale del loro Stato indipendente. Non dovrà, comunque, essere difficile per Omert formare una coalizione con il partito laburista, guidato dall’ex leader sindacalista Amir Peretz, che ha lievemente potenziato la sua forza parlamentare, grazie al voto dei giovani. Il gran successo del partito dei pensionati, che è riuscito a portare sette deputati in Parlamento, spiega in parte il clamoroso tonfo di Benjamin Netanyau, leader del Likud, penalizzato – lo ha riconosciuto lui stesso – dai provvedimenti presi come ministro delle Finanze per risanare l’economia del Paese.

 

Da Gerusalemme, per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ma come può essere letto il voto di ieri in Israele? Roberto Piermarini lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, raggiunto telefonicamente a Gerusalemme:

 

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R. – Come un voto di sfiducia da una parte, anche se c’è stata una certa fiducia per il partito che ha vinto le elezioni, il partito Kadima, ma sicuramente meno delle previsioni; e soprattutto come un voto di protesta. E’ un voto, diciamo, contro chi rappresenta l’establishment politico. Ci sono accuse di corruzione, di stanchezza, si accusa di non fare abbastanza per i bisogni primari della gente. Si parla tanto dei grandi temi … ma poi c’è anche la vita di tutti i giorni: ci sono le pensioni, gli stipendi… questo è stato il connotato principale.

 

D. – Questo spiega quindi anche l’8 per cento al Partito dei pensionati …

 

R. – Sì! Direi che, oltre all’astensione – e questo è un primo fenomeno – c’è questo 8 per cento ai pensionati, che nessuno poteva prevedere, ma nemmeno lo stesso partito dei pensionati, che si trova oggi con un personaggio, che è il leader di questo partito che è un anziano signore, ex del Mossad, un personaggio anche con una certa caratura, nel Paese, ma dietro ci sono degli assoluti sconosciuti! Loro pensavano di prendere due seggi: chi ha dato loro, allora, questo 8 per cento di voti? Glieli hanno dati per protesta, e non soltanto i pensionati! Glieli hanno dati i giovani! E questo è un dato che deve far pensare …

 

D. – Perché Kadima ha vinto ma non ha convinto?

 

R. – Perché mancava Sharon. Senza Sharon è tutta un’altra cosa: Sharon ha ancora un grande carisma nel Paese.

 

D. – La tenuta del laburisti era nelle previsioni?

 

R. – Direi che anche i laburisti hanno raccolto una parte del voto di protesta: anche qui, molti giovani hanno votato partito laburista, perché “labur” significa ‘lavoro’ e oggi, anche qui c’è il problema del precariato, il problema della disoccupazione e quindi i giovani hanno accettato questo messaggio che arrivava dal nuovo leader, Amir Peretz.

 

D. – E’ possibile una maggioranza, a questo punto?

 

R. – Diciamo che non è possibile che la destra formi una maggioranza di blocco, cioè che possa bloccare in qualsiasi momento l’azione di un ipotetico governo. Se si andrà verso una formula di centrosinistra avremo Kadima, che è un partito centrista che però in gran parte arriva da destra; avremo i laburisti che sono di fatto la seconda forza, una forza che avanza all’interno del Paese; avremo sicuramente un partito religioso, forse lo Shas, forse anche il Meretz, che è un partito di sinistra anche se è un po’ dimagrito, e poi avremo i pensionati. Ecco, i pensionati potrebbero essere - paradossalmente – l’ago della bilancia del nuovo governo di Ehud Olmert.

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Come i cristiani di Terra Santa hanno accolto l’esito delle elezioni israeliane? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Ibrahim Faltas, parroco a Gerusalemme.

 

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R. – Penso che se Kadima si mette d’accordo con i laburisti, si può fare un passo avanti nel processo di pace. Dopo queste elezioni, dopo il governo di Hamas, sicuramente ci vorrà un po’ di tempo. Speriamo che lavorino tutti e due per la pace, per porre termine a questa sofferenza quotidiana: la gente non ce la fa più e sta molto, molto male. Non possono venire a Gerusalemme, non possono uscire dalla Giordania, hanno paura del futuro: se Hamas non riconosce Israele, ci si chiede come si potrà governare la Palestina…

 

D. – Quale spinta alla pace potranno dare i pochi deputati cristiani eletti nel Parlamento israeliano, come anche il ministro cristiano che fa parte del governo palestinese?

 

R. – Non si può parlare di cristiani o di musulmani nel Parlamento israeliano ma di arabi, e sono dieci persone, dieci seggi… Il ministro cristiano nel governo di Hamas, il ministro del Turismo, che è di Betlemme, penso che possa fare qualcosa soprattutto per Betlemme. Speriamo che possa fare qualcosa anche nel nuovo governo di Hamas. Il Ministero del turismo ha sede a Betlemme, e anche nei governi precedenti, il ministro del Turismo è sempre stato uno di Betlemme. Loro hanno voluto mantenere questa ‘regola’: il ministro del Turismo è sempre stato cristiano, è sempre stato di Betlemme e speriamo che possa fare qualcosa per Betlemme e per il turismo.

 

D. – Dopo queste due eventi politici la pace, secondo lei, padre Faltas, è più vicina tra israeliani e palestinesi?

 

R. – E’ quello che tutti qui sperano veramente. Speriamo che il più presto possibile Hamas riconosca Israele e Israele si ritiri dai Territori; se avvenissero solo questi due passi, sarebbe un grande progresso. Olmert è stato anche sindaco di Gerusalemme, conosce molto bene la situazione. Collaborerà ora – spero – con i laburisti; lui ha dichiarato che vuole ritirarsi dalla Cisgiordania, e questi passi debbono compierli tutti e due.

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in mostra a roma l’addio dei giornali di tutto il mondo a KAROL WOJTYLA

- Con noi Luciano Castro -

 

Raccontare la scomparsa di Giovanni Paolo II attraverso le prime pagine dei maggiori quotidiani del mondo. E’ questo l’obiettivo della mostra dal titolo “Addio Karol”, che sarà allestita, a partire da venerdì prossimo, nello spazio espositivo “Vetrina Roma” nelle vicinanze della stazione Termini della capitale. L’evento, presentato ieri presso la libreria Ave, è stato organizzato dall’associazione per il “Museo del Quotidiano”. Eugenio Bonanata ha intervistato il presidente, Luciano Castro:

 

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R. – La nostra associazione intende raccogliere le testimonianze, i documenti, i materiali relativi alla storia dei quotidiani in Italia e nel mondo. La coincidenza del primo anniversario della scomparsa di Giovanni Paolo II ci ha suggerito di offrire un omaggio, un ricordo, di questa scomparsa, che è stato un evento planetario. E lo racconteremo a nostro modo, in modo che, un anno dopo, siano i quotidiani a ricordarci quell’evento che tragico è stato per il mondo, ma che fu un santo completamento di un lungo Pontificato.

 

D. – Verranno esposte 70 prime pagine provenienti da numerosi Paesi. Qual è, secondo lei, il pezzo più interessante?

 

R. – Anche in omaggio al desiderio del Santo Padre, Giovanni Paolo II, di raggiungere e superare i confini delle nazioni e di portare il suo messaggio, mi pare giusto segnalare un giornale proveniente da Hong Kong, una delle tappe che forse Giovanni Paolo II avrebbe voluto fare nel suo lungo Pontificato, uno dei Paesi, la Cina, che avrebbe voluto visitare. Anche il giornale di Hong Kong racconta della morte del Papa e, chissà, forse questo è presagio nel futuro di rapporti migliori tra la Santa Sede e il governo di Pechino.

 

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CHIESA E SOCIETA’

29 marzo 2006

 

 

RIVEDERE LA LEGGE SULL’IMMIGRAZIONE NEGLI STATI UNITI

PER TUTELARE DIRITTI E DIGNITA’ DEGLI IMMIGRATI:

E’ L’APPELLO DI VESCOVI E RESPONSABILI DI VARIE CONFESSIONI RELIGIOSE.

TRA I PUNTI PIU’ DISCUSSI DELLA LEGGE, LA COSTRUZIONE

DEL MURO ANTI-IMMMIGRATI AL CONFINE CON IL MESSICO

 

NEW YORK. = Vescovi e responsabili di varie confessioni religiose si stanno mobilitando negli Stati Uniti per chiedere una riforma più equa, umana e organica in materia di immigrazione. Contro le misure previste dal testo della nuova legge, già approvato dalla Camera dei rappresentanti ed ora all’esame del Senato, ci sono già state diffuse proteste in diverse città americane. Inserendosi nel dibattito, - scrive l’agenzia MISNA - il cardinale Edward M. Egan ha chiesto nei giorni scorsi a due senatori dello Stato di New York, Charles E. Schumer e Hillary Rodham Clinton, di opporsi alla nuova normativa che di fatto criminalizza i clandestini e le organizzazioni caritative che li assistono. E un appello ad una riforma che tuteli la dignità umana degli immigrati e promuova il bene comune è stato diffuso nei giorni scorsi anche dai vescovi della California. I presuli hanno chiesto uno sforzo da parte di tutte le forze politiche “per creare un nuovo sistema migratorio che rispetti i comuni sentimenti di umanità”. Tra le disposizioni più controverse, figura anche la costruzione del già contestato muro anti-immigrati lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti. Critiche e preoccupazioni, in proposito, sono state espresse anche da parte dei vescovi latino-americani, condivise dai responsabili delle diocesi statunitensi. (F.S.)

 

 

VISIBILE ANCHE IN ITALIA, PER UN’ORA IN FINE MATTINATA E PARZIALE,

L’ECLISSE DI SOLE ANNUNCIATA PER OGGI. ECLISSE TOTALE IN UNA LUNGA

E STRETTA FASCIA DI TERRITORIO DAL BRASILE ALLA MONGOLIA. PUNTO MIGLIORE

DI OSSERVAZIONE IN LIBIA

 

ROMA. = E’ stata visibile anche in Italia, per circa un’ora in fine mattinata, l’eclisse di sole che risulta totale nella fascia lunga e stretta che dalle coste del Brasile si estende attraverso l'oceano Atlantico fino a Nord Africa, Mediterraneo orientale e Turchia, e poi Asia Centrale per raggiungere i confini con la Mongolia. In Italia, invece, l'eclisse è stata  parziale e il disco  della Luna ha oscurato quello del Sole in proporzioni diverse al Sud, dove ha raggiunto una copertura di circa il 70%, a Nord, dove è stata fra il 50% e il 45%). Il punto di  migliore osservazione al mondo sembra sia stato in Libia dove infatti erano arrivate più di settemila persone, provenienti da 53 Paesi. La località di Wao Namous (2.000 km a sud di Tripoli), che è stata riservata a scienziati e ricercatori, ha offerto la visione dell’eclisse per ben 7,4 minuti. Più breve a Battan, nel nord est del Paese, dove i turisti hanno avuto la possibilità di vedere il fenomeno per quasi 4 minuti. (F.S.)

 

 

Gemellaggio tra Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II, e San Giovanni Rotondo. cerimonia, ieri sera, nella nuova chiesa di San Pio da Pietrelcina, in Puglia, alla presenza di delegazioni del comune di Wadowice e dello Stato polacco. Messa presieduta da mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo

 di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e delegato della Santa Sede

per il Santuario e le opere di San Pio da Pietrelcina

- A cura di Francesco Bosco -

 

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SAN GIOVANNI ROTONDO. = E’ stata la pace il tema dominante del momento di incontro fra San Giovanni Rotondo e Wadowice, rappresentati ieri sera dai due sindaci, Salvatore Mangiacotti ed Ewa Filipiak. Parlava di pace il grande piatto dipinto da Pippo Madea, allievo di Gattuso, che la città di San Pio da Pietrelcina ha donato alla delegazione polacca. Mentre dal fonte battesimale della parrocchia di Wadowice è stata portata un po’ di acqua santa con la preghiera di utilizzarla il 2 aprile, giorno dell’anniversario della morte di Giovanni Paolo II, aspergendo i fedeli e facendo rinnovare loro le promesse battesimali. Un gesto di alto valore spirituale per invocare l’aiuto del Signore, affinché l’umanità non cada negli errori della guerra, del terrorismo e della disperazione. Tra i partecipanti alla cerimonia, c’era Jerzy Kluger, l’ebreo, compagno di scuola e amico d’infanzia e di gioventù di Wojtyla, che ha raccontato di una visita compiuta dall’allora arcivescovo di Cracovia in una sinagoga, sottolineando che la particolare sensibilità per il dialogo con le altre religioni era precedente all’elezione al soglio pontificio. Presente solo attraverso un video messaggio per motivi di salute, un vescovo che è riuscito a consacrare la Russia al cuore immacolato della Madonna, dall’interno della Chiesa del Cremlino, celebrando una Messa clandestina. Ha ricordato che Padre Pio e Giovanni Paolo II hanno vissuto pienamente il messaggio di Fatima, con la recita del Rosario e con l’offerta della loro sofferenza. Prima della firma dell’atto di gemellaggio, Stefano Campanella, direttore di TeleRadioPadrePio, ha donato alla delegazione di Wadowice una copia del suo libro “Il Papa ed il frate”, in cui si ricostruisce il rapporto tra i due grandi testimoni della fede, appena uscito nella versione in lingua polacca. Nel suo intervento, il sindaco di Wadowice ha già proposto una prima concreta applicazione dell’intesa sottoscritta ieri: uno scambio culturale tra i giovani di San Giovanni Rotondo e quelli della sua città, per favorire una più completa conoscenza reciproca.

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BOLIVIA: MESSAGGIO PASTORALE DEI VESCOVI SULL’ASSEMBLEA COSTITUENTE

CONVOCATA DAL NEO-PRESIDENTE MORALES

PER LA STESURA DELLA NUOVA COSTITUZIONE DEL PAESE

 

LA PAZ. = Una grande opportunità di apertura alla speranza e l’occasione per creare ponti di incontro e di riconciliazione, di dialogo, di trasparenza, per una democrazia vera: così i vescovi boliviani guardano all’assemblea convocata, ad agosto, dal neo-Presidente Evo Morales per riscrivere la costituzione del Paese. Lo spiegano nel messaggio pastorale pubblicato in questi giorni e intitolato “Costruiamo una Bolivia per tutti. Verso l'Assemblea Costituente”. Nel testo viene analizzata l’attuale situazione del Paese, dove “non si è ancora raggiunta una convivenza pacifica, solidale e giusta” e negli ultimi anni si è assistito ad un deterioramento del clima sociale e politico, ma è anche cresciuta la volontà di partecipazione dei cittadini. E vengono illustrati i valori fondamentali che dovrebbero ispirare la nuova carta fondamentale: il primato della persona, il bene comune, l’accesso universale ai beni essenziali, la sussidiarietà, la partecipazione e la solidarietà. I vescovi spiegano che tali valori devono essere tradotti in “azioni concrete in difesa della vita e della famiglia basata sul matrimonio; nella promozione del diritto ad un lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito; in un più equo accesso alla terra e alle risorse naturali, nonché all’assistenza sociale e sanitaria; nel riconoscimento della libertà religiosa di tutti e del diritto dei genitori a scegliere l'educazione dei propri figli”. A luglio saranno eletti i 255 delegati che formeranno l'Assemblea costituente. Seguiranno mesi di preparazione del testo della nuova costituzione e poi un referendum confermativo. (S.C.)

 

 

L’IMPEGNO DELLA CHIESA INDIANA IN TEMA DI SOLIDARIETA’,

GIUSTIZIA E PACE AL CENTRO DEL SEMINARIO NAZIONALE SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA ORGANIZZATO NEI GIORNI SCORSI A MUMBAI.

PRESENTI 520 DELEGAZIONI DA 55 DIOCESI

 

MUMBAI. = “L’impegno della Chiesa indiana per la solidarietà, la giustizia e la pace e l’impegno missionario cattolico in Asia”: se ne è parlato nei giorni scorsi a Mumbai al seminario organizzato dalla Conferenza episcopale indiana (Cbci) sulla Dottrina sociale della Chiesa. A presiedere l’incontro, cui hanno partecipato 520 delegati da 55 diocesi indiane, è stato mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace che ne ha illustrato i contenuti all’agenzia AsiaNews. Mons. Crepaldi si è detto “molto incoraggiato dalla passione della Chiesa indiana per le questioni sociali e dal fatto che tutti i documenti e gli interventi presentati durante il seminario hanno sottolineato ed enfatizzano il mettere Cristo al centro della società”. Sul fanatismo e gli attacchi anti-cristiani in India, il presule ha ribadito che “la Chiesa promuove la comprensione attraverso il dialogo interreligioso ed incoraggia un mutuo rispetto tramite la promozione della libertà religiosa”. Quanto alla discriminazione dei Dalit e alla correlata questione delle conversioni, il segretario del Pontificio Consiglio ha spiegato che “la Chiesa ha il compito di predicare il Vangelo ovunque vi siano esseri umani, creati ad immagine di Dio, e crede fermamente che essi siano stati creati tutti uguali”. Secondo il professor Stephen Fernandes, consultore della Conferenza episcopale indiana, l’incontro ha rappresentato “un momento unico nella storia della Chiesa indiana”. (S.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 marzo 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’Afghanistan continua ad essere sconvolto dalle violenze: in scontri, scoppiati tra ribelli e forze della coalizione nella provincia meridionale di Helmand, sono morte almeno 32 persone. Nello Stato asiatico, intanto, il Parlamento ha avvertito che deve essere impedito ad Abdul Rahman, il cittadino afghano liberato ieri dopo essere stato arrestato con l’accusa di apostasia, di lasciare il Paese. Il nostro servizio:

 

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Il Parlamento di Kabul ha criticato la decisione della magistratura di liberare Abdul Rahman, il cittadino afgano che rischiava la pena di morte per essersi convertito dall’Islam al Cristianesimo. L’Assemblea afghana ha anche esortato la promulgazione di un divieto che impedisca all’uomo di lasciare il Paese “impunemente”. “Per impedire la fuga di Rahman dall’Afghanistan - recita la mozione parlamentare - deve essere proibita la partenza” dell’uomo, attualmente sotto protezione in una località segreta dell’Afghanistan, Paese dove la legge islamica prevede la pena di morte per chi abbandona l’Islam. Rahman ha chiesto, inoltre, asilo politico all’estero e il ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, si è dichiarato pronto ad accogliere la sua richiesta. Nello Stato asiatico, intanto, non si ferma l’ondata di attacchi dei ribelli: un gruppo di talebani ha attaccato le forze militari statunitensi nella turbolenta provincia meridionale di Helmand. Negli scontri sono morti almeno 32 ribelli, un soldato americano e un militare canadese. “Con l’arrivo della primavera, gli attacchi contro le forze della coalizione e l’esercito afghano diventano ancora più intensi”, ha dichiarato il portavoce dei fondamentalisti. Per far fronte a questa nuova offensiva da parte dei ribelli, gli Stati Uniti sembrano intenzionati ad aumentare la loro presenza in Afghanistan, fino a 18 mila soldati. Altri seimila militari saranno inviati da Gran Bretagna, Canada e Olanda.

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Ennesima strage in Iraq: uomini armati, travestiti da poliziotti, hanno ucciso almeno 8 persone negli uffici di una società commerciale a Baghdad. Tutte le vittime erano dipendenti dell’azienda. Secondo la polizia irachena, i responsabili di questa tragica azione appartengono ad una banda criminale che negli ultimi giorni ha compiuto diverse rapine e sequestrato 19 persone. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha rivelato, intanto, che in Iraq oltre 25 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case dopo le violenze scoppiate tra sciiti e sunniti in seguito all’attentato condotto contro la moschea sciita di Samarra lo scorso 22 febbraio.

 

Nei Territori palestinesi, giureranno oggi nelle mani del presidente Abu Mazen, i 24 ministri del nuovo governo guidato dal premier Haniyeh. Il Consiglio palestinese ha votato ieri a sorpresa la fiducia all’esecutivo formato da tecnocrati non legati ai partiti e da rappresentanti del movimento estremista di Hamas, vincitore delle recenti elezioni, con 71 voti favorevoli, 36 contrari e 2 astenuti.

 

Il vertice della Lega araba si è chiuso ieri a Khartoum, in Sudan, con un fermo “no” al piano di definizione unilaterale dei confini di Israele prefigurato dal premier israeliano ad interim, Ehud Olmert, leader del partito Kadima che ha vinto le legislative nello Stato ebraico. Durante il summit, è stato anche raggiunto l’accordo sul finanziamento della missione di pace nella martoriata regione sudanese del Darfur.

 

Sono più di 500 gli oppositori arrestati in Bielorussia tra il 19 e il 25 marzo per la partecipazione a manifestazioni “non autorizzate” contro i risultati delle presidenziali dello scorso 19 marzo. Lo ha rivelato oggi il procuratore generale di Minsk. Le elezioni ufficialmente sono state vinte dal capo di Stato uscente, Alexander Lukashenko, ma proprio a causa dei disordini dei giorni scorsi il giuramento - inizialmente previsto per il 31 marzo - è stato posticipato ad aprile.

 

Il presidente russo, Vladimir Putin, accusa gli Stati uniti di creare “ostacoli artificiosi” all’ammissione della Russia nell’Organizzazione mondiale del commercio. “Abbiamo ricevuto dai partner statunitensi - ha affermato Putin in un incontro con uomini d’affari russi - un elenco di richieste che necessitano di accordi supplementari”. “Adesso – ha aggiunto - veniamo artificiosamente spinti all’indietro nel processo di negoziazione”.

 

Prosegue, in Francia, la mobilitazione contro la controversa legge sul contratto di primo impiego: oltre un milione di persone ha partecipato ieri, secondo il ministero dell’Interno, a scioperi e manifestazioni tenutesi in tutto il Paese. Il servizio di Francesca Pierantozzi:

 

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Gli occhi sono ormai puntati sull’Eliseo, in Francia, all’indomani della grande giornata di protesta contro il contratto di primo impiego per i giovani, che ha mobilitato tra i due e i tre milioni di persone. Una mobilitazione storica, hanno commentato sindacati e studenti, in lotta da oltre due mesi contro questo contratto di lavoro fortemente voluto da Dominique de Villepin. Il primo ministro appare ormai sempre più solo nella difesa del progetto. Ancora ieri, pur davanti alla fortissima mobilitazione e all’ondata di scioperi che ha semiparalizzato il Paese, il premier ha ribadito che non ritirerà il CPE e che la democrazia – così ha detto – non si fa sulle condizioni e sugli ultimatum. Le manifestazioni si sono svolte in oltre 100 città francesi: imponente quella parigina sorvegliata da oltre 4.000 agenti della gendarmeria mobile. Alla fine del corteo, in Place de la République, ci sono stati scontri con casseurs, manifestanti più estremisti, e anarchici: 400 i giovani fermati in tutto il Paese. Tutti aspettano ormai un intervento del capo dello Stato. Domani ci sarà la sentenza della Corte costituzionale sulla legittimità del CPE. Spetterà poi al presidente promulgare la legge. Nella maggioranza di destra sono sempre più numerosi quelli che seguono il ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, e che chiedono una sospensione del provvedimento per aprire negoziati alla ricerca di un compromesso.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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La polizia nigeriana ha arrestato l'ex presidente della Liberia, Charles Taylor, ricercato per crimini di guerra dal Tribunale delle Nazioni Unite. Taylor era scomparso lunedì notte dalla sua residenza, in Nigeria, poco dopo la decisione del governo di Abuya di dare il via libera alla sua estradizione. Il presidente nigeriano ha ordinato l’immediato rimpatrio in Liberia di Taylor. L’ex capo di Stato liberiano è accusato, in particolare, di avere sostenuto i ribelli del Fronte rivoluzionario unito nella guerra in Sierra Leone, durata 11 anni e costata la vita ad oltre 50 mila persone. In cambio del sostegno ai ribelli, l’ex presidente avrebbe ricevuto una parte dei proventi derivanti dal contrabbando di diamanti.

 

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