RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 85- Testo della trasmissione di domenica 26 marzo 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’Angelus esprime la sua solidarietà e il suo incoraggiamento ai cristiani che ancora oggi sono perseguitati a causa della loro fede

 

Benedetto XVI chiede al presidente Karzai la liberazione del cittadino afgano convertitosi al cristianesimo dall’islam e che rischia la pena di morte

 

In visita nella parrocchia romana di Dio Padre Misericordioso il Papa invita, nel cammino penitenziale della Quaresima, a guardare alla letizia della Pasqua ormai vicina

 

Le speranze della Chiesa in Cina: ai nostri microfoni il neoporporato cinese Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong

 

Inizia domani a Roma l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sul tema della “Via pulchritudinis”: intervista con il cardinale Paul Poupard

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dopo il grande successo in Germania, arriva nei cinema in Italia “Il grande silenzio”, il film senza voci sulla vita dei Certosini nella grande Chartreuse. Stasera la proiezione nella cattedrale di San Lorenzo a Genova, alla presenza del cardinale Bertone: intervista con il regista  Philip Gröning

 

Convegno promosso ad Assisi dai Frati Minori per aiutare i fidanzati a scoprire la chiamata di Dio all’amore: con noi padre Massimo Reschiglian

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello della Comunità di Sant’Egidio al presidente dell’Indonesia per salvare tre cattolici condannati a morte

 

Per il Cardinale Dionigi Tettamanzi è ancora lontana la parità tra scuola statale e non statale

 

Secondo uno studio almeno mezzo milione di persone sono morte e altre 30 mila moriranno nei prossimi anni per gli effetti della catastrofe nucleare di Chernobyl

 

Mezzo milione di persone ieri in piazza a Los Angeles contro il disegno di legge che, se approvato, punirà penalmente gli immigrati clandestini

 

24 ORE NEL MONDO:

In Bielorussia prosegue la protesta dell’opposizione democratica

 

Oggi in Ucraina elezioni cruciali per il futuro del Paese

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 marzo 2006

 

 

IL PAPA ALL’ANGELUS ESPRIME LA SUA SOLIDARIETA E IL SUO INCORAGGIAMENTO

AI CRISTIANI CHE ANCORA OGGI SONO PERSEGUITATI A CAUSA DELLA LORO FEDE

 

Oggi il Papa durante l’Angelus in Piazza San Pietro, ha sottolineato una “provvidenziale coincidenza”: il recente Concistoro per la nomina dei nuovi cardinali si è svolto proprio mentre la Chiesa celebrava la Giornata di preghiera per i missionari martiri. Benedetto XVI ha così potuto esprimere la sua solidarietà e il suo incoraggiamento a tutti i cristiani che nel mondo continuano a soffrire la persecuzione a causa della fede, ricordando che ancora oggi si è uccisi per Cristo. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Il Papa torna a parlare del Concistoro che si è tenuto nei giorni scorsi per la nomina di quindici nuovi Cardinali e la definisce “un’intensa esperienza ecclesiale, che ci ha permesso di gustare la ricchezza spirituale della collegialità, del ritrovarsi insieme tra fratelli di diverse provenienze, tutti accomunati dall’unico amore per Cristo e per la sua Chiesa”:

 

 “Abbiamo rivissuto in qualche modo la realtà della comunità cristiana iniziale, riunita intorno a Maria, Madre di Gesù, e a Pietro, per accogliere il dono dello Spirito ed impegnarsi a diffondere il Vangelo nel mondo intero. La fedeltà a questa missione fino al sacrificio della vita è un carattere distintivo dei Cardinali, come attesta il loro giuramento e come è simboleggiato dalla porpora, che ha il  colore del sangue”.

 

“Per una provvidenziale coincidenza – afferma il Papa -  il Concistoro si è svolto nella giornata del 24 marzo, in cui si sono commemorati i missionari che nell’anno trascorso sono caduti sulle frontiere dell’evangelizzazione e del servizio all’uomo in diverse parti della terra. Il Concistoro – ha aggiunto - è stato così un’occasione per sentirci più che mai vicini a tutti quei cristiani che soffrono persecuzione a causa della fede”:

 

“La loro testimonianza, di cui quotidianamente ci giunge notizia, e soprattutto il sacrificio di quanti sono stati uccisi ci è di edificazione e di sprone a un impegno evangelico sempre più sincero e generoso. Il mio pensiero si rivolge, in modo particolare, a quelle comunità che vivono nei Paesi dove la libertà religiosa manca o, nonostante la sua affermazione sulla carta, subisce di fatto molteplici restrizioni. Ad esse invio un caloroso incoraggiamento a perseverare nella pazienza e nella carità di Cristo, seme del Regno di Dio che viene, anzi, che è già nel mondo A quanti operano al servizio del Vangelo in tali difficili situazioni, desidero esprimere la più viva solidarietà a nome di tutta la Chiesa, ed insieme assicurare il mio quotidiano ricordo nella preghiera”.

 

“La Chiesa – ha detto ancora Benedetto XVI - avanza nella storia e si diffonde sulla terra, accompagnata da Maria, Regina degli Apostoli” e “come nel Cenacolo, la Vergine Santa costituisce sempre per i cristiani la memoria vivente di Gesù”:

 

“E’ lei ad animare la loro preghiera e a sostenerne la speranza. A Lei chiediamo di guidarci nel cammino quotidiano e di proteggere con speciale predilezione quelle comunità cristiane che versano in condizioni di più grande difficoltà e sofferenza”.

 

Dopo la preghiera mariana il Papa ha salutato nelle varie lingue i molti pellegrini giunti in Piazza San Pietro, in particolare quelli che hanno accompagnato i neoporporati, dedicando uno speciale saluto ai tanti fedeli polacchi, convenuti per festeggiare il nuovo cardinale di Cracovia, l’arcivescovo Stanislao Dziwisz: “Raccomandiamoli tutti a Dio – ha detto il Papa in polacco- affinche' siano assidui custodi della fede e dei costumi, e degni testimoni di  Cristo e del suo Vangelo”.

 

Infine il Pontefice ha salutato un gruppo di fedeli greco-cattolici ucraini venuti da Napoli, auspicando che "la fede li sostenga sempre nelle vicende della  vita”.

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IL PAPA CHIEDE AL PRESIDENTE KARZAI LA LIBERAZIONE DEL CITTADINO AFGANO

CONVERTITOSI AL CRISTIANESIMO DALL’ISLAM E CHE RISCHIA LA PENA DI MORTE

 

Il Papa ha chiesto al presidente afgano Hamid Karzai l’archiviazione del caso di Abdul Rahman, il cittadino afgano che rischia la condanna a morte perché si è convertito al cristianesimo abbandonando l’islam. Lo ha reso noto ieri il direttore della Sala Stampa vaticana Joaquiin Navarro-Valls. Ce ne parla Roberta Moretti.

 

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In un messaggio scritto dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano e che porta la data del 22 marzo è detto che l’appello del Papa è ispirato da “profonda umana Compassione” e da una “ferma convinzione della dignità della vita umana” e dal “rispetto della libertà di coscienza e religione di ogni persona”. “Sono certo signor Presidente – scrive il porporato a nome del Papa - che lasciar cadere il caso contro il signor Rahman, arrecherebbe un grande onore al popolo  afghano e solleverebbe il plauso della comunità internazionale. Contribuirebbe così in modo significativo alla nostra comune missione di promuovere reciproca comprensione e rispetto tra le diverse religioni e culture nel mondo”.

 

Abdul Rahman, 41 anni, si è convertito 16 anni fa al cristianesimo in Germania e ora è in una prigione di Kabul: è stato accusato di apostasìa dai familiari della ex moglie in seguito ad una disputa per la custodia della figlia. Trovato in possesso di una Bibbia è stato incarcerato. Gli è stato detto che se fosse tornato all’islam non gli sarebbe accaduto nulla. In una intervista al quotidiano La Repubblica Rahman si dice sereno e pronto ad affrontare le conseguenze della sua conversione al cristianesimo: “ho la piena coscienza di quello che ho scelto – ha detto Rahman – se dovrò morire, morirò. Qualcuno molto tempo fa, lo ha fatto per tutti noi”.

 

Nei giorni scorsi è scattata la mobilitazione internazionale: i governi di quattro Paesi della NATO che hanno truppe in Afghanistan, Italia, USA, Canada e Germania, hanno reclamato la liberazione del detenuto. Anche la Conferenza Episcopale Italiana era intervenuta pubblicamente per salvare il convertito. “Ci sorprende – hanno scritto i vescovi italiani al ministro degli esteri italiano Gianfranco Fini - che ancora oggi esistano coloro che negano la libertà alle persone di avere un proprio cammino spirituale”. Il ministro degli Esteri Fini è stato tra i primi a farsi promotore di una azione presso Kabul. Giovedì scorso il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice non ha esitato a telefonare al presidente Karzai, invitandolo ad individuare una soluzione che tenga conto della necessità di rispettare “la libertà di religione e di espressione”. Anche il Cancelliere tedesco, Angela Merkel e' stata protagonista di una lunga telefonata di sollecitazioni a Karzai dalla quale ha ottenuto la rassicurazione che si sarebbe trovata una rapida soluzione.

 

Ma mentre il portavoce della presidenza della Repubblica afgana ha fatto sapere che Raman potrebbe essere presto liberato, non pochi imam afgani, predicando nelle moschee, hanno spinto per un processo ed una condanna che lo porterebbe al patibolo. La sharia, la legge coranica, vieta ai musulmani di convertirsi e sancisce per tale colpa la pena di morte. La Costituzione afgana sancisce la libertà religiosa ma non può contraddire la sharia. Una possibile via d'uscita l'ha indicata nei giorni scorsi il giudice incaricato del caso: il comportamento di Rahman, secondo lui, fa pensare ad una possibile infermità di mente e se questa venisse provata, ha  detto, l'accusa decadrebbe. E la Corte suprema dell'Afghanistan ha annunciato oggi che indagherà preventivamente sullo stato di salute mentale dell’uomo.

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IN VISITA NELLA PARROCCHIA ROMANA DI DIO PADRE MISERICORDIOSO IL PAPA INVITA, NEL CAMMINO PENITENZIALE DELLA QUARESIMA, A GUARDARE ALLA LETIZIA

DELLA PASQUA ORMAI VICINA. QUESTA GIOIA, HA SOTTOLINEATO IL SANTO PADRE,

 È IL FRUTTO DELLA MISERICORDIA DI DIO, CHE AMA L’UOMO NONOSTANTE

 LA SUA INDEGNITÀ

 

La Pasqua è vicina, i cristiani si preparano a meditare la Passione di Cristo, ma è alla gioia della Resurrezione che bisogna guardare. E’ quanto ha voluto risaltare Benedetto XVI, stamattina in visita nella parrocchia romana di Dio Padre misericordioso, la chiesa delle vele, a Tor Tre Teste. Tanti i fedeli che hanno voluto dimostrare il loro affetto al Santo Padre affollando il sagrato e ai quali il Papa si è avvicinato per stringere loro la mano. Il servizio di Tiziana Campisi. 

 

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E’ la domenica della gioia la quarta di Quaresima, perché il popolo di Dio si avvicina alla celebrazione della Pasqua, e non può che cantare la letizia, quella che si gusta nell’incontro con il Cristo risorto. Benedetto XVI lo ha sottolineato più volte nella sua omelia. Una gioia che oggi prende corpo anche nei colori della liturgia, che proprio in questa giornata vuole rosa i paramenti. E così li ha indossati il Papa che ha voluto spiegare la profondità di questa gioia. Essa affonda le sue radici nel riconoscimento della infinita misericordia di Dio che ama l’uomo nonostante i suoi difetti e la sua indegnità. Macchiata dal peccato l’umanità percorre strade fatte di amarezze e sofferenze, come quelle del popolo d’Israele descritte nella prima lettura, a volte vissute come prove e castighi, ma che nei disegni di Dio volgono sempre ad un esito di misericordia e di perdono. Così si spiega anche la Croce di Cristo:

 

“La Croce, il donare se stesso del Figlio di Dio, è in definitiva il segno per eccellenza dato a noi per comprendere la verità dell’uomo e la verità di Dio: tutti siamo stati creati e redenti da un Dio che per amore ha immolato il suo unico Figlio”.

 

Ed è stato accolto con gioia Benedetto XVI dai fedeli della parrocchia di Dio Padre Misericordioso, la chiesa delle vele, che ricorda una barca, dove oggi, come ha detto il parroco Giampiero Corbino, il Papa ha preso il timone:

 

“Questa chiesa ha la forma di una barca. Vuole indicare anche la barca della Chiesa locale, la parrocchia, che entra nel porto di questo quartiere, in mezzo alla gente. Oggi abbiamo la gioia di avere lei al timone di questa barca. Santità, grazie per il suo coraggio nel voler camminare sulle acque di questo mondo fragile, anche se affamato della Parola di Dio. Non abbia paura, Padre Santo, di affrontare i lupi rapaci che cercano di rapire a Dio i suoi figli, anzi le chiediamo di esortarci sempre ad avere il coraggio di scendere dalla barca e di camminare, dietro di lei, sul mare del mondo per andare incontro a Gesù”.

 

La catechesi di Benedetto XVI ha invitato a riflettere sulla risposta che ciascun uomo è chiamato ad offrire dinanzi all’amore radicale del Signore. Il Papa ha richiamato la figura di Nicodemo, attirato dalle parole e dall’esempio di Gesù ma che esita a compiere il salto della fede:

 

“Avverte il fascino di questo Rabbì così diverso dagli altri, Gesù, ma non riesce a sottrarsi ai condizionamenti dell’ambiente dove si è contrari a Gesù e resta titubante sulla soglia della fede. Quanti, anche nel nostro tempo, sono in ricerca di Dio, in ricerca di Gesù e della sua Chiesa, in ricerca della misericordia divina e attendono un segno che tocchi la loro mente e il loro cuore e apra la porta! ... il solo segno è Gesù innalzato sulla croce: Gesù morto e risorto … in Lui possiamo comprendere la verità della vita e ottenere la salvezza”.

 

Il Santo Padre poi ha ricordato Giovanni Paolo II, che ha voluto la parrocchia di Dio Padre misericordioso, nome da lui stesso scelto, come simbolo dell’Anno Santo del 2000. Infine si è rivolto ai parrocchiani raccomandando loro:

 

“Comprendere e accogliere l’amore misericordioso di Dio: sia questo il vostro impegno anzitutto all’interno delle famiglie e poi in ogni ambito del quartiere”.

 

Un invito a testimoniare l’amore, ha detto il Papa, quell’amore, che è il vero segreto della gioia cristiana.

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LE SPERANZE DELLA CHIESA IN CINA: AI NOSTRI MICROFONI

IL NEOPORPORATO CINESE JOSEPH ZEN ZE-KIUN, VESCOVO DI HONG KONG

 

Un gesto di amore per il popolo cinese: questo, secondo l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, il significato profondo della scelta di Benedetto XVI di creare cardinale il vescovo di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun. Una lettura che trova d’accordo lo stesso neoporporato cinese, intervistato da Alessandro Gisotti in occasione di una visita alla nostra emittente, all’indomani del Concistoro:

 

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R. – Certamente non è per nessuna mia qualità speciale, ma il Santo Padre vuol bene ai cattolici in Cina e a tutto il popolo cinese.

 

D. – La Santa Sede spera di migliorare le relazioni diplomatiche con Pechino. Cosa potrà fare ora il cardinale Zen Ze-kiun per questo obiettivo tanto auspicato dai cristiani cinesi?

 

R. – E’ un obiettivo desiderato da tutti, ma ciascuno potrà contribuire un poco. Io penso che il Santo Padre voglia servirsi della mia esperienza in Cina e vorrà sentire certe informazioni, forse anche qualche suggerimento, da parte nostra. Ora, non so se potrò fare qualcosa, anche per diretto colloquio con le autorità, a Pechino. Io avrei gran desiderio, perché penso che conoscendo bene la Chiesa dal di dentro posso spiegare ai nostri dirigenti come sia la Chiesa. Ho paura che abbiano molte concezioni sbagliate, infatti, o arretrate. Sarà mio piacere poter spiegare.

 

D. – Gli osservatori internazionali sono concordi nel definire la Cina la nuova potenza del XXI secolo, una potenza che è soprattutto economica. Cosa può dire, dunque, Cristo alla Cina di oggi?

 

R. – Potenza, la Cina, non lo è ancora. Anche se l’economia fa grandi progressi, a paragone con altri è ancora abbastanza indietro. Certamente ha la potenzialità. La direzione che prenderà questo sviluppo influirà non solo sulla Cina, ma su tutta l’Asia e su tutto il mondo. C’è, quindi, veramente da sperare che sia una buona direzione. Ora, la buona direzione viene solo da Gesù Cristo, che è la luce del mondo. Anche se non ci aspettiamo che il governo governi secondo il Vangelo, speriamo almeno che metta questo sviluppo sulla direzione giusta.

 

D. – La porpora che indossate sia sempre espressione della caritas Christi, dell’amore di Cristo, ha detto il Papa al Concistoro. Come mettere in pratica questa esortazione del Santo Padre nel contesto nel quale svolge la sua missione, la sua azione pastorale?   

 

R. – Sì, il Santo Padre ancora oggi dice che come la Madonna, dopo aver ricevuto quel bell’annuncio, si è messa subito a lavorare, a fare del bene ed è andata a servire la sua parente Elisabetta, così anche noi. La sua Enciclica “Dio è carità” ha le due parti. Dopo aver goduto la carità, che è Dio, diventiamo anche noi carità. In Cina c’è un campo enorme per esercitare questa carità, perché, come dicevo, la Cina è ancora abbastanza povera. Ci sono molti poveri in Cina. E la Chiesa si è sempre distinta per opere di generosità verso i più deboli.

 

D. – Giovanni Paolo II ha definito l’Asia “Il nostro comune compito per il terzo millennio”. Benedetto XVI sembra proprio in sintonia con il suo predecessore. Lo vediamo anche dalla scelta dei tre nuovi porporati asiatici. Una sua riflessione…

 

R. – L’Asia è una realtà molto complessa, ma certamente, con una popolazione così numerosa, l’Asia nel nuovo secolo avrà un’importanza sempre più crescente e allora spero che veramente tutti ascoltino l’invito del Santo Padre, si interessino per conoscere questa Asia così varia per cultura, per situazioni sociali e poi con la generosità evangelica vengano sempre più in contatto, per un aiuto vicendevole, perché il mondo cresca, ma sempre nella direzione della pace e dell’armonia.

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INIZIA DOMANI A ROMA L’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

DELLA CULTURA SUL TEMA DELLA “VIA PULCHRITUDINIS”

- Intervista con il cardinale Paul Poupard -

 

Inizia domani mattina a Roma l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sul tema ‘La Via pulchritudinis, cammino di evangelizzazione e di dialogo’. La riflessione sarà incentrata sul significato e l’efficacia della bellezza ai fini dell’annuncio evangelico. Si parlerà quindi delle sfide e delle minacce alla bellezza rappresentate da fenomeni quali la secolarizzazione e il materialismo e verrà messo in rilievo il contributo dell’arte sacra e del patrimonio artistico della Chiesa all’evangelizzazione e al dialogo. Ma come può l’annuncio evangelico farsi più efficace ricorrendo al senso del bello? Giovanni Peduto lo ha chiesto al presidente del Dicastero vaticano per la cultura, il cardinale Paul Poupard:

 

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R. - Direi che per diversi motivi la riflessioni sulla verità, sulla bontà per molti sembrano quasi inutili oppure terreno di scontro. Cerchiamo, invece, di riscoprire il senso del bello, della gratuità, della profonda libertà contemplando le bellezze del creato, le bellezze della creazione artistica e così avviare un dialogo bello.

 

D. - Quali sono oggi le minacce alla bellezza che possono ostacolare il cammino verso Dio?

 

R. - Direi che il pericolo fondamentale che minaccia la bellezza e la sua capacità di rimandare al mistero di Dio e dell’uomo è una percezione riduttiva, narcisistica, di un estetismo soggettivo, il mi piace, senza alcuna connessione con la vera bellezza, la verità e la bontà. Allora, venendo meno questo senso profondo, si ostacola il cammino verso la bellezza ultima che è Dio.

 

D. - Chi annuncia Cristo,oggi, riesce a trasmettere la bellezza di Dio in maniera adeguata?

 

R. - Si tratta evidentemente di comunicare l’esperienza personale della bellezza di Cristo, della sua santità riflessa sul volto di Maria e dei Santi.

 

D. - Talvolta la fede si vive come un dovere morale, una proibizione. Invece Dio è bellezza che attrae. Come vivere la fede in questo modo?

 

R. - Seguendo la via indicata da Papa Benedetto e cioè l’amicizia con Cristo. Ho premesso come apertura dell’Instrumentum laboris della nostra plenaria una frase dell’omelia del Papa per l’inizio del Pontificato: non c’è niente di più bello che essere raggiunti dal Vangelo di Cristo, niente di più bello che conoscere lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui. Il compito del pastore può spesso apparire faticoso, ma è bello e grande perché in definitiva è un servizio alla gioia, alla gioia di Dio. E questo si fa vivendo un legame di amore, facendo esperienza dell’amore di Dio, così come insegnato dalla sua prima Enciclica Deus Caritas Est.

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 marzo 2006

 

        

 

DOPO IL GRANDE SUCCESSO IN GERMANIA, ARRIVA NEI CINEMA IN ITALIA

“IL GRANDE SILENZIO”, IL FILM SENZA VOCI SULLA VITA DEI CERTOSINI

NELLA GRANDE CHARTREUSE. STASERA LA PROIEZIONE NELLA CATTEDRALE

DI SAN LORENZO A GENOVA, ALLA PRESENZA DEL CARDINALE BERTONE

- Intervista con Philip Gröning -

 

A seguito del grande ed inaspettato successo di pubblico in Germania, arriva anche nei cinema in Italia “Il grande silenzio” del regista Philip Gröning, il primo film che descrive la severa vita comunitaria dei monaci certosini reclusi nella Grande Chartreuse sulle Alpi francesi. Senza dialoghi, tutta la pellicola è uno scorrere silenzioso di immagini sulla vita monastica, interrotto solo dal suono delle campane, da qualche canto gregoriano e dai rumori della natura, come il vento e la pioggia. Questa sera il film verrà proiettato a Genova  nella Cattedrale di San Lorenzo alla presenza del cardinale Tarcisio Bertone. Il Servizio di Luca Pellegrini.

 

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Nel tempo, la notte a seguire il giorno e il giorno la notte, e le stagioni che portano i loro colori e i loro lievi rumori. E il mormorio di vento leggero, come quello ascoltato da Elia sull'Oreb, che soffia sulla Grande Chartreuse, il monastero madre dell'Ordine dei Certosini, incuneato tra le Alpi, dalle parti di Grenoble. Raccolti e protetti da antiche e austere mura, alveare di santità e di contemplazione, uomini sedotti da Dio e che si sono lasciati sedurre dalla sua Parola e dalla sua Verità, scandiscono il trascorrere della vita misurandolo non con le ore canoniche ma con il tocco di una campana e il richiamo alla preghiera comune. Il resto è lavoro. Ora et labora. Philip Gröning è riuscito finalmente a penetrare, tra quelle celle, chiostri, cunicoli e cappelle, dopo diciotto anni di attesa, per filmare, con il consenso dei monaci e del Priore, questa vita lontana dagli uomini e vicina a Dio. Ci è rimasto quasi sei mesi, da solo, con il severo impegno di portare con se solo il minimo dell'attrezzatura. Niente luci artificiali, se non quelle della creazione; niente commento musicale, se non il canto del gregoriano; nessuna spiegazione o voce esterna, se non alcune citazioni bibliche scritte su fondo nero. Una esperienza davvero travolgente ed unica, quella del giovane regista tedesco, che così la ricorda ai nostri microfoni:

 

(Parole in tedesco)

"E' chiaro che per fare questo film si deve creare quella possibilità spirituale per cui si apre uno spazio nel quale lo spettatore possa tornare in se stesso. La sfida è stata di vivere lì in maniera tale per cui io stesso ho potuto sperimentare il cuore della vita dei certosini, quale effetto produce il silenzio in quanto a percezione, al senso del presente, per poi trovare, passo dopo passo, quelle immagini che non forniscono ‘informazioni’, ma che siano in grado di 'trasportare' l'esperienza. Cioè, la domanda che mi sono posto è stata:Come posso aprire allo spettatore uno spazio tutto suo per la sua fede personale e per le sue personali domande? Perché, se io sovrappongo ad esso quello che io credo, quello che per me è importante, lo spettatore perde la possibilità di arrivare a se stesso’. La spiritualità, in un film, dovrebbe portare al risultato che ciascuno riesca a trovare le proprie risposte alle proprie domande ".

 

E' un silenzio non solo grande, quello che ci accompagna per quasi tre ore: è un silenzio che, nello stupore delle cose di Dio come sull'Oreb, travalica i sensi e diventa "il senso". Una giornata, un mese ed un anno descritti anche con un ceppo di legno, un pezzo bianco di stoffa, un sedano tagliato, una candela e un breviario, un asciugamano e un gatto, un orto e una mucca, una divertente discesa con gli slittini. Potrebbe essere insostenibile ed inaccettabile, per noi, quella immutabile ripetitività, la pesantezza di quella voluta reclusione, questa innaturale assenza di voci. Ma, come ha affermato l'Arcangelo alla Vergine Madre, nulla è impossibile a Dio. E, da allora, molto è possibile all'uomo che Dio lo cerca, lo brama, lo ama, lo attende.

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CONVEGNO PROMOSSO AD ASSISI DAI FRATI MINORI PER AIUTARE

I FIDANZATI A SCOPRIRE LA CHIAMATA DI DIO ALL’AMORE

- Intervista con padre Massimo Reschiglian -

 

Due cuori e una promessa. Annunciare la fede nel tempo del fidanzamento. E’ il tema scelto quest’anno per il consueto convegno dell’Annunciazione, organizzato dai Frati Minori della Porziuncola ad Assisi - tra ieri ed oggi - e dedicato alle giovani famiglie. Attraverso momenti di ascolto, dialogo, preghiera e spettacolo l’iniziativa è rivolta alle giovani coppie perché nella fase dell’innamoramento sappiano cogliere una comune chiamata di Dio all’Amore. Paolo Ondarza ha intervistato padre Massimo Reschiglian, ministro provinciale di Frati Minori dell’Umbria:

 

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R. – Il convegno è rivolto soprattutto alla famiglia e il cammino verso la famiglia giovane ci interessa particolarmente. Ci sono giovani che si preparano al matrimonio cristiano e hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno di essere accompagnati, hanno bisogno di riscoprire i valori dell’alleanza nuziale.

 

D. – A cosa si intende rispondere?

 

R. – Il convegno, nato appunto nel 2001, tentava di rispondere ad alcune domande che la famiglia si pone, ad esempio le domande intorno alla vita, intorno all’educazione e ai valori cristiani come oggi la famiglia li può vivere, e di rispondere a queste domande in modo scientifico e  divulgativo insieme. Ci accorgiamo che questi temi sono dibattuti sui tavoli della politica e qualche volta sui tavoli degli specialisti ma poche volte vengono rivolti, presentati o spiegati alla famiglia. L’obiettivo è proprio quello di affrontare i temi soprattutto della vita, della famiglia, che sono quelli richiamati anche dal Magistero della Chiesa offrendo un messaggio che sia scientifico e divulgativo insieme.

 

D. – Dal suo punto di vista quali sono le sfide principali che i giovani fidanzati oggi affrontano?

 

R. – Io direi innanzitutto la sfida del corpo. Il corpo all’interno della vita cristiana, come si può vivere la propria corporeità, la gestualità. L’incontro di due vite che non sono semplicemente il corpo ma la vita personale, la propria storia personale, il proprio spirito, come queste due vite si possono incontrare e diventare una. Poi la sfida dell’alleanza, dell’unità, il vivere insieme, il formare un unica famiglia, un'unica comunità, la famiglia santuario della vita così come anche il Papa ce la presenta. Le sfide che saranno tipiche della vita della famiglia, le sfide dell’educazione, la sfida della vita che qualche volta può presentarsi in tutta quanta la sua debolezza, la sfida della sofferenza, della crisi, della malattia. La vita debole, deve essere anche questa accolta dai fidanzati che si preparano ad una promessa che deve rimanere poi fedele nel tempo.

 

D. – Padre Massimo Reschiglian, come mai un convegno organizzato proprio al Santuario della Porziuncola?

 

R. – Il contesto ci sembra molto importante. Riflettere sui temi della vita della famiglia in un contesto dove Francesco di Assisi ha scoperto il Vangelo e lo ha vissuto con la sua prima comunità, aiuta sicuramente molto anche noi cristiani di oggi a incarnare in qualche modo, a rendere vivo, gioioso e autentico questo stesso Vangelo che vogliamo vivere. La vicinanza al Santuario, anche alcuni momenti di preghiera organizzati all’interno del Santuario, aiutano il convegno e lo collocano anche in una giusta riflessione di fede.

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CHIESA E SOCIETA’

26 marzo 2006

 

 

APPELLO DELLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO AL PRESIDENTE DELL’INDONESIA

PER SALVARE TRE CATTOLICI CONDANNATI A MORTE IN SEGUITO AL CONFLITTO CIVILE SVOLTOSI NELL’AREA DI POSO TRA IL 2000 E IL 2002

 

POSO. = “Eccellenza, scrivo la mia profonda preoccupazione in merito alla sentenza che ha condannato a morte Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu, senza tener conto di nuove prove emergenti a loro favore e senza che sia stata fatta piena luce sugli eventi sanguinosi di Poso, in particolare sui mandanti. La imploro perché tale crudele e disumana sentenza non venga eseguita”. Questo, l’appello inviato dalla Comunità di Sant’Egidio al capo di Stato indonesiano per la salvezza di tre cattolici locali condannati a morte in seguito al conflitto civile svoltosi nell’area di Poso tra il 2000 e il 2002. La Comunità di Sant’Egidio invita tutti ad aderire al proprio appello per salvare la vita dei tre, sottoscrivendo il testo e inviandolo alle competenti autorità indonesiane. Accusati di omicidio, Fabianus, Dominggus e Marinus sono stati arrestati nel 2000 e condannati a morte dal tribunale regionale di Palu il 5 aprile del 2001. Il 20 dicembre dello stesso anno, la Dichiarazione di Malino mise fine al conflitto, nel quale molti fra la popolazione locale furono coinvolti. “I tre condannati, persone povere e analfabete – afferma la Comunità di Sant’Egidio – sono probabilmente solo dei capri espiatori, in quanto, in seguito all’emergere di nuove prove, non è sicuro siano gli esecutori materiali dei delitti compiuti, mentre gli ideatori degli scontri cruenti di Poso risultano tuttora ignoti”. Di recente, il vescovo di Manado, mons. Joseph Theodorus Suwatan, ha portato ai tre condannati a morte la benedizione di Benedetto XVI, che ha voluto far giungere loro l’espressione della sua sollecitudine e la sua vicinanza spirituale. Il presule ha parlato della profonda commozione dei tre cristiani, la cui situazione è molto difficile. Si moltiplicano, infatti, le notizie di un’imminente esecuzione, nonostante alcuni positivi sviluppi del processo di appello. (R.M.)

 

 

“E’ ANCORA LONTANA LA PIENA PARITÀ TRA SCUOLA CATTOLICA E SCUOLA PUBBLICA”: COSI, L’ARCIVESCOVO DI MILANO, CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI, NEL MESSAGGIO PER LA 24.MA MARCIA DEGLI ISTITUTI CATTOLICI

DELLA DIOCESI AMBROSIANA “ANDEMM AL DOMM”

 

MILANO. = “La scuola cattolica è luogo di testimonianza e di impegno sociale. Un patrimonio che offre a tutta la comunità il suo contributo e un servizio originale alla crescita dei diritti di cittadinanza e di convivenza civile”: queste, le parole dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, nel messaggio letto ieri dal vicario generale della diocesi ambrosiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, in occasione della 24.ma Marcia degli istituti cattolici milanesi “Andemm al Domm”. Il porporato ha sottolineato come, nonostante la scuola cattolica svolga il suo servizio riconosciuto dalla legge come pubblico e viva la sua presenza originale nel sistema educativo di istruzione e di formazione, tuttavia, non venga invece garantita la piena parità. “Infatti – ha spiegato il cardinale Tettamanzi – alle importanti affermazioni di principio non sono seguiti tutti i conseguenti fatti”. Gli istituti cattolici, ha spiegato ancora l’arcivescovo di Milano, “insegnano a conoscere in modo sempre più autonomo, rigoroso, serio; e ancora, attraverso le tante esperienze introducono a una sintesi nel senso dell’acquisizione dei giudizi, che diventano poi ipotesi di vita e scelta di uno stile, di un modo di stare nel mondo con responsabilità”. Un’attenzione globale che non esclude nessuno, anche se, ancora una volta, le condizioni economiche possono essere un ostacolo alla libertà di scelta educativa, che nel caso di “genitori di ragazzi disabili diventano ancora più rivelanti”. “Per questa situazione – ha chiesto con forza il porporato – è auspicabile che si renda possibile un’accoglienza in tutte le scuole alle medesime condizioni”. (R.M.)

 

 

ALMENO MEZZO MILIONE DI PERSONE SONO MORTE E ALTRE 30 MILA MORIRANNO NEI PROSSIMI ANNI PER GLI EFFETTI DELLA CATASTROFE NUCLEARE DI CHERNOBYL,

 IN UCRAINA, DEL 26 APRILE 1986: E’ QUANTO EMERGE DA UNO STUDIO

DI ALCUNI SCIENZIATI, PUBBLICATO IERI SUL QUOTIDIANO BRITANNICO,

THE GUARDIAN

 

CHERNOBYL. = Nei 20 anni trascorsi dalla catastrofe nucleare di Chernobyl, in Ucraina, del 26 aprile 1986, almeno mezzo milione di persone sono morte per le conseguenze della nube radioattiva che contaminò larga parte dell’Europa. A questa conclusione sono giunti alcuni ricercatori, secondo cui altre 30 mila persone moriranno nei prossimi anni per gli effetti dell’esplosione. Secondo quanto ha riferito ieri il quotidiano britannico, The Guardian, gli scienziati, che hanno analizzato oltre 50 studi, sarebbero stati ingaggiati da gruppi del Parlamento Europeo, di Greenpeace e di fondazioni mediche in Gran Bretagna, Germania, Ucraina e Scandinavia. Le nuove stime contrastano vistosamente con quelle molto più modeste dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), le quali prevedevano un massimo di quattro mila decessi. Le conseguenze peggiori sono state patite dalla vicina Bielorussia: “Studi mostrano che 34.499 persone che presero parte alla ripulitura di Chernobyl sono morte di cancro dopo la catastrofe”, ha affermato da parte sua Nikolai Omelyanetes, vice capo della Commissione nazionale ucraina per la protezione dalle radiazioni, secondo il quale il tasso di mortalità infantile è aumentato fra il 20 e il 30 per cento. “Tutte queste informazioni – ha detto Omelyanetes – sono state ignorate dall’AIEA a e dall’OMS: gliele abbiamo mandate a marzo dello scorso anno e poi nuovamente a giugno. Non hanno detto perché non le hanno accettate”. Alcuni giorni fa era stato reso noto uno studio sui tassi di mortalità infantile nel Regno Unito condotto dall’epidemiologo, John Urquhart, secondo il quale la pioggia radioattiva abbattutasi su certe aree della Gran Bretagna dopo il disastro di Chernobyl e fino al 1989 aveva causato un aumento del 10 per cento dei decessi dei neonati. (R.M.)

 

 

MEZZO MILIONE DI PERSONE IERI IN PIAZZA A LOS ANGELES CONTRO IL DISEGNO

DI LEGGE CHE, SE APPROVATO DAL SENATO STATUNITENSE, PUNIRÀ PENALMENTE

GLI IMMIGRATI CLANDESTINI

LOS ANGELES. = Il centro di Los Angeles è stato paralizzato ieri da un’imponente manifestazione indetta in difesa degli immigrati clandestini, che rischiano sanzioni penali se il disegno di legge che ha già ottenuto il sì della Camera sarà approvato in via definitiva. Mezzo milione di persone ha partecipato alla marcia chiedendo una sanatoria per gli irregolari, al grido di “amnistia per tutti”. Il disegno di legge obbliga i datori di lavoro a verificare lo status degli immigrati che, se trovati senza permesso, saranno perseguiti penalmente. Per Javier Rodriguez, di “March 25 Coalition”, organizzazione che raggruppa decine di associazioni di immigrati, provenienti in particolare dall’America Latina, si è trattato della “più importante marcia di protesta ispanica nella storia degli Stati Uniti”. “Dobbiamo fermare l’approvazione delle riforme anti-immigrati – ha affermato Rodriguez – e richiedere una riforma dell’immigrazione che sia umana, giusta e non razzista”. All’imponente manifestazione, oltre ai diretti interessati, hanno partecipato agricoltori, sindacalisti, esponenti di organizzazioni religiose e studenti. Il presidente George W. Bush è favorevole a una versione della riforma più morbida, che consentirebbe ai lavoratori privi di permesso di restare negli Stati Uniti per un periodo massimo di sei anni, se i loro datori di lavoro dimostrano di non essere in grado di trovare manodopera locale per svolgere le stesse mansioni degli immigrati. Il numero degli clandestini negli USA si aggira attorno agli 11 milioni e mezzo. Secondo il Pew Hispanic Center, il 24 per cento lavora nei campi, il 17 fa lavori di pulizia e il 14 è occupato nel settore delle costruzioni. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 marzo 2006

 

                                                                                          

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

La situazione sembra calma oggi in Bielorussia, all’indomani del durissimo intervento della polizia contro i dimostranti che contestano l’esito delle elezioni, ufficialmente vinte dal presidente Lukashenko. Arrestati un centinaio di persone fra i quali anche il numero due dell’opposizione, Kozulin. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Ancora scontri per le strade di Minsk. La polizia, agli ordini del presidente Lukashenko, definito dai manifestanti l’“ultimo dittatore d'Europa”, ha utilizzato nuovamente i metodi forti per disperdere un migliaio di oppositori che marciavano verso il carcere giudiziario della capitale, dove sono detenuti centinaia di giovani arrestati negli ultimi giorni. L’idea della marcia è stata di Kozulin, uno dei leader della dissidenza, che poi è stato arrestato. Il rilascio di  Kozulin, che in un ricorso aveva denunciato i metodi brutali della polizia, è stato sollecitato sia dall’Unione Europea, sia dagli Stati Uniti. Ma le autorità Bielorusse tacciono. In un primo momento l’agenzia Interfax aveva riferito anche l’arresto dell’altro leader dell’opposizione, Milinkevich, notizia poi smentita. E proprio Milinkevich parlando ieri ai dissidenti ha annunciato la nascita di una nuova formazione politica - “il movimento popolare per la liberazione della Bileorussia” - per rilanciare il movimento. In questo soggetto confluirà tutta l’opposizione, che oggi appare ancora debole e disorganizzata. Malgrado i toni forti il leader ha infatti ammesso che la rivoluzione non è proprio dietro l’angolo. Secco, invece, il giudizio del presidente Lukashenko, che in un’intervista alla tv russa NTV, ha affermato: “l’opposizione bielorussa non è ancora pronta a governare”. 

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Urne aperte stamani in Ucraina dove circa 37 milioni di elettori sono chiamati ad per eleggere un nuovo Parlamento. I primi exit-poll saranno disponibili a partire dalla chiusura dei seggi, alle 22.00 (le 21.00 in Italia), mentre i primi risultati parziali saranno diffusi in nottata. Secondo le previsioni nessuno dei tre partiti maggiori sarebbe in grado di ottenere abbastanza voti per formare una solida maggioranza. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Tutte le massime cariche del Paese hanno già votato. Dal suo seggio elettorale in pieno centro a Kiev il presidente Iushenko ha aperto al suo ex premier Julija Timoshenko dopo settimane di tentennamenti. Domani inizieranno consultazioni per la formazione di una nuova maggioranza sempre che i numeri daranno ragione al leader ucraino. Secondo i sondaggi della vigilia gli arancioni democratici sono in difficoltà. IlPartito delle regioni’ dell’arcirivale di Iushenko, Viktor Ianukovich, è accreditato di un 30%, seguono staccati il filopresidenziale Nostra Ucraina con il 17-18% ed il blocco Bjut della Timoshenko con 16%. Sono ben 45 le formazioni che si sono presentate per l’attribuzione dei 450 seggi della Rada tra cui sceglieranno i 37 milioni di elettori. La barriera del 3% sbarrerà la strada a molte compagini. Nel Paese slavo si vota contemporaneamente per non meno importanti elezioni locali, come in Crimea. Dopo la riforma costituzionale entrata in vigore il primo gennaio l’Ucraina è diventata una Repubblica parlamentare con ampie autonomie. La campagna elettorale si è svolta nella massima libertà di espressione. La gente è però stanca della politica. Molte delle speranze dell’autunno 2004 sono state disattese e l’Ucraina ha visto la sua economia rallentare fortemente nel bel mezzo di scandali in serie nonostante rilevanti investimenti stranieri. Gli arancioni si sono scontrati con il mondo imprenditoriale nazionale, timoroso per la revisione delle passate privatizzazioni.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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In Iraq diversi attacchi della guerriglia hanno provocato almeno tre vittime. Fra queste un bambino morto per l’esplosione di un ordigno in una scuola di Bassora. Intanto, mentre a Baghdad un giudice e due ufficiali di polizia sono stati feriti in due agguati separati, nella regione del Kurdistan si è conclusa una vasta operazione anti-guerriglia, condotta da forze americane e irachene, che ha portato all’arresto di oltre 50 presunti miliziani sunniti. Sul piano politico non sono noti i dettagli dei colloqui che stanno avvenendo fra i leader politici per la formazione del nuovo governo.

 

Il premier ad interim israeliano Olmert intende condurre intensi negoziati con gli Stati Uniti e la comunità internazionale, prima di procedere con un ulteriore ritiro unilaterale dalla Cisgiordania. Il progetto di Olmert è di dare confini precisi ad Israele. Intanto è alto il livello di allerta nel Paese in vista delle elezioni legislative di martedì prossimo. Per prevenire attacchi da parte di gruppi armati palestinesi, saranno dispiegati 22 mila agenti delle forze speciali, mentre la chiusura dei Territori, imposta all’inizio del mese, proseguirà ad oltranza. Sul terreno, la scorsa notte un giovane palestinese è stato ucciso da soldati israeliani a ridosso della frontiera con la Striscia di Gaza.

 

Il nuovo governo palestinese di Hamas si insedierà mercoledì prossimo, dopo il voto di fiducia del Parlamento previsto per domani. Ad annunciarlo ieri è stato il primo ministro designato Ismail Haniyeh. Da parte sua il presidente Abu Mazen, che non si opporrà all’investitura del nuovo esecutivo, ha fatto sapere che se si continua a bloccare il processo di pace con Israele revocherà ad Hamas l’incarico di formare il governo.

 

In Thailandia migliaia di persone hanno oggi manifestato per le strade della capitale Bangkok per chiedere ancora una volta le dimissioni del primo ministro Thaksin Shinawatra. Il premier e' accusato di corruzione e abuso di potere da quando la sua famiglia ha venduto ad una holding di Singapore la sua partecipazione nella Shin Corp, il gigante delle telecomunicazioni che lo stesso premier aveva fondato prima di entrare in politica. Solo ieri una manifestazione contro Thaksin aveva raccolto a Bangkok oltre centomila persone.

 

Primo test di popolarità per il cancelliere tedesco, Angela Merkel, a quattro mesi della sua elezione. 17 milioni di tedeschi sono chiamati oggi a votare, per le regionali, nel Baden Wuerttemberg, nella Renania Palatinato e nella Sassonia-Anhalt e per le comunali in Assia. Il risultato darà un segno chiaro sul grado di accettazione di questo nuovo governo, per la prima volta guidato da una donna, cancelliere grazie all’appoggio di una “grande coalizione”. Le urne chiuderanno alle 18.00, tuttavia, i sondaggi, che danno in vantaggio il partito cristiano-democratico della Merkel su quello social-democratico (SPD), non prevedono cambiamenti radicali.

 

Il leader nordcoreano Kim Jong-Il ha promesso “odio feroce agli imperialisti americani” nel corso di una visita ad una unità militare. “Il nostro esercito e il nostro popolo – ha affermato - sono tutt’uno nella sacra lotta contro gli Stati Uniti”. Le affermazioni, riportate dall’agenzia Kcna, giungono in un momento in cui Stati Uniti e Corea del Sud stanno compiendo manovre congiunte che irritano Pyongyang.

 

Il Darfur, l’Iraq e il conflitto israelo palestinese saranno al centro dei lavori del vertice arabo, che si aprirà martedì prossimo a Khartoum in Sudan. Molte le incognite sulla sua riuscita del summit vista l’assenza di numerosi dirigenti arabi. I ministri degli Esteri arabi oggi definiranno i progetti di risoluzione da sottoporre ai rispettivi capi di Stato. Fra le proposte, la nascita di un Consiglio per la sicurezza e la pace che vigili sui rapporti fra i vari Paesi Arabi.

 

Il governo nigeriano consegnerà alla Liberia l’ex presidente Charles Taylor, accusato di crimini di guerra. Lo ha reso noto ieri un comunicato del governo di Abuja. Taylor aveva accettato nel 2003 di andare in esilio in Nigeria nell'ambito di un accordo di pace, con mediazione internazionale, per porre fine a 14 anni di una guerra civile che ha causato, secondo le stime, 250.000 morti.

 

Al Qaeda voleva seminare morte negli stadi di tutto il Regno Unito avvelenando le bibite in vendita durante le partite di calcio. Il piano è stato svelato da Mohammed Babar, già condannato per terrorismo negli Stati Uniti, comparso ieri davanti ai giudici britannici nel processo ai sette integralisti musulmani accusati degli attentati di Londra dello scorso luglio.

 

 

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