RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 81- Testo della trasmissione di mercoledì 22 marzo 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Testimoni della persona di Gesù fino agli estremi confini della terra: all’udienza generale, la catechesi di Benedetto XVI sul ruolo degli Apostoli. Appello del Papa per i malati di tubercolosi

 

Comunicato del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani circa la soppressione del titolo “Patriarca d’Occidente” nell’Annuario Pontificio

 

Domani in Vaticano la riunione di riflessione e di preghiera del Papa con il Collegio cardinalizio in vista del Concistoro di venerdì per la creazione di 15 nuovi cardinali: con noi padre Albert Vanhoye

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Mobilitazione nel mondo per scongiurare l’esecuzione in Afghanistan di un uomo condannato a morte per essersi convertito al cristianesimo dall’islam. Potrà salvarsi solo se sarà riconosciuto malato di mente: ce ne parla  Khaled Fouad Allam

 

Presentati a Roma sette DVD, realizzati dalla RAI, su Giovanni Paolo II: interviste con Alfredo Meocci e Carlo Verdelli

 

CHIESA E SOCIETA’:

A Città del Messico si chiude il quarto Forum mondiale sull’acqua mentre in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua

 

A Parigi presentato il rapporto della Federazione internazionale dei diritti dell’uomo

 

Nasce la “Fondazione Europa” associazione per il rispetto dei valori cattolici

 

In India nuovi attacchi degli estremisti indù  per evitare le conversioni al cristianesimo

 

Disponibili on line le versioni in cinese, arabo e turco della Bibbia per bambini, grazie all’Opera “Aiuto alla Chiesa che soffre”

 

24 ORE NEL MONDO:

“No” russo ad un ultimatum dell’ONU che preveda sanzioni contro l’Iran per il nucleare

 

In Spagna, l’ETA annuncia una tregua permanente

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 marzo 2006

 

 

TESTIMONI DELLA PERSONA DI GESU’ FINO AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA:

ALL’UDIENZA GENERALE, LA CATECHESI DI BENEDETTO XVI SUL RUOLO DEGLI APOSTOLI, “INVIATI DI CRISTO”. APPELLO DEL PAPA PER I MALATI DI TUBERCOLOSI

 

L’annuncio della salvezza è per tutto il mondo e gli apostoli – i Dodici degli inizi come quelli di oggi – hanno il dovere di essere testimoni di Cristo fino agli estremi confini della terra. E’ la sintesi della catechesi tenuta questa mattina da Benedetto XVI in una Piazza San Pietro gremita da circa 35 mila fedeli. Al termine dell’udienza generale, il Papa ha levato anche un appello per i malati di tubercolosi, specialmente quelli più poveri, chiedendo per loro cure adeguate e solidarietà. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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         Stare con Gesù fino a diventarne “esperti”, per poi testimoniare la sua persona - e non un’idea - in qualsiasi parte del mondo, perché la sua salvezza è per “tutte le nazioni”. La descrizione degli Apostoli fatta da Benedetto XVI all’udienza generale di stamattina è quasi un identikit spirituale dell’evangelizzatore di oggi. Il Papa ha ripreso il filo della catechesi avviata mercoledì scorso sul rapporto tra gli Apostoli e la Chiesa riflettendo questa volta sul ruolo di “inviati” che caratterizza la vita dei Dodici. Rammentando i passi dei Vangeli che narrano la chiamata dei discepoli intenti al lavoro e la successiva pesca miracolosa, Benedetto XVI ha ricostruito le circostanze che portano un gruppo di pescatori dal lavoro con le reti alla “sequela di Cristo”:

 

“In particolare, la pesca miracolosa costituisce il contesto immediato e offre il simbolo della missione di pescatori di uomini, ad essi affidata. Il destino di questi "chiamati", d'ora in poi, sarà intimamente legato a quello di Gesù. L'apostolo è un inviato, ma, prima ancora, unesperto’ di Gesù”.

 

         Tra gli evangelisti, Giovanni è colui che presenta una scena diversa della vocazione. Essa avviene sulle rive del Giordano, dove è il Battista ad indicare il Messia ai futuri apostoli. E in quel “venite e vedrete” col quale Gesù li invita a seguirlo è racchiuso, ha spiegato il Papa, il significato profondo della scelta:

 

“L'avventura degli Apostoli comincia così, come un incontro di persone che si aprono reciprocamente. Comincia per i discepoli una conoscenza diretta del Maestro. Essi infatti non dovranno essere annunciatori di un'idea, ma testimoni di una persona. Prima di essere mandati ad evangelizzare, dovranno "stare" con Gesù, stabilendo con lui un rapporto personale. Su questa base, l'evangelizzazione altro non sarà che un annuncio di ciò che si è sperimentato e un invito ad entrare nel mistero della comunione con Cristo: avvicinarsi per vedere dove abita, per conoscerlo, per vederlo e così capire che è il Messia”.

 

         Un annuncio e un mistero fatto per gli uomini di ogni epoca e di ogni latitudine, nonostante – ha obiettato il Pontefice – una “certa critica di ispirazione razionalistica” abbia individuato nella missione di Gesù, indirizzata principalmente ai suoi conterranei, “la mancanza di una coscienza universalistica del Nazareno”. Non si tratta di questo, ha affermato Benedetto XVI, ma anzi “l’iniziale restringimento ad Israele” della missione di Gesù e dei suoi diventa “il segno profetico più efficace” di una salvezza rivolta a tutti:

 

“Dopo la Passione e la Resurrezione di Cristo tale segno sarà chiarito. Il carattere universale della missione degli Apostoli diventerà esplicito. Cristo invierà gli Apostoli in tutto il mondo, a tutte le nazioni, fino agli estremi confini della Terra, e questa missione continua sempre, è mandato del Signore di riunire i popoli nell’unità del suo amore e della sua fede. Questa è la nostra speranza e questo è anche il nostro mandato di contribuire a questa universalità, a questa vera unità, nella ricchezza delle culture, in comunione con il nostro vero Signore, Gesù Cristo”.

 

(musica banda)

 

L’udienza generale, che era iniziata con le note di un complesso bandistico, si è conclusa in modo analogo, ma tra i saluti ai vari gruppi – tra cui quello della diocesi di Como, guidato dal vescovo Alessandro Maggiolini – Benedetto XVI ha levato un appello in vista della Giornata mondiale ONU per la lotta contro la Tubercolosi, in programma dopodomani. Secondo gli ultimi dati dell’OMS, la TBC è la seconda malattia più virulenta dopo l’AIDS e causa 5 mila vittime al giorno e due milioni all’anno, specialmente tra le persone in miseria:

 

“Auspico un rinnovato impegno a livello globale, affinché siano rese disponibili le risorse necessarie per curare questi nostri fratelli ammalati, che spesso vivono anche in situazione di grande povertà. Incoraggio le iniziative di assistenza e di solidarietà nei loro confronti, auspicando che ad essi siano sempre assicurate dignitose condizioni di vita”.

 

(applausi)

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COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER L’UNITÀ

DEI CRISTIANI CIRCA LA SOPPRESSIONE DEL TITOLO “PATRIARCA

D’OCCIDENTE” NELL’ANNUARIO PONTIFICIO

 

Il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani ha emesso oggi un comunicato in cui spiega l’assenza nell’Annuario Pontificio 2006 del titolo ‘Patriarca d’Occidente’ nell’enumerazione dei titoli del Papa. La nota ricorda che in Oriente nel VI secolo “accanto ai quattro Patriarcati orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) il Papa era compreso come Patriarca d’Occidente”. Il titolo fu adoperato nel 642 da Papa Teodoro I. “In seguito ricorse soltanto raramente e non ebbe un significato chiaro”.  Nell’Annuario Pontificio  “apparve per la prima volta nel 1863”.

 

Attualmente il significato del termine Occidente – afferma la nota -  “non intende descrivere un territorio ecclesiastico” né un “territorio patriarcale”. Il titolo ‘Patriarca d’Occidente’ “potrebbe esprimere la giurisdizione particolare del Vescovo di Roma per la Chiesa latina”. “Di conseguenza – sottolinea il dicastero vaticano -  il titolo  sin dall’inizio poco chiaro, nell’evolversi della storia diventava obsoleto e praticamente non più utilizzabile. Appare dunque privo di senso insistere a trascinarselo dietro. Ciò tanto più che la Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II ha trovato per la Chiesa latina nella forma delle Conferenze Episcopali e delle loro riunioni internazionali di Conferenze Episcopali, l’ordinamento canonico adeguato alle necessità di oggi”. “Tralasciare il titolo di ‘Patriarca d’Occidente’ - commenta la nota -  non cambia chiaramente nulla al riconoscimento, tanto solennemente dichiarato dal Concilio Vaticano II, delle antiche Chiese patriarcali (Lumen Gentium 23). Ancor meno tale soppressione può voler dire che essa sottintende nuove rivendicazioni. La rinuncia a detto titolo – conclude il comunicato del dicastero vaticano - vuole esprimere un realismo storico e teologico e, allo stesso tempo, essere la rinuncia ad una pretesa, rinuncia che potrebbe essere di giovamento al dialogo ecumenico”.

 

 

DOMANI IN VATICANO LA RIUNIONE DI RIFLESSIONE E DI PREGHIERA DEL PAPA CON IL COLLEGIO CARDINALIZIO

IN VISTA DEL CONCISTORO DI VENERDI’ PER LA CREAZIONE DI 15 NUOVI CARDINALI

- Intervista con padre Albert Vanhoye -

 

Si svolge domani nell’Aula del Sinodo in Vaticano la riunione di riflessione e di preghiera del Papa con il Collegio cardinalizio in vista del Concistoro di venerdì 24 marzo per la creazione di 15 nuovi cardinali. Si tratta del primo Concistoro del Pontificato di Benedetto XVI. Sabato 25 marzo, nella Solennità dell’Annunciazione, il Papa presiederà la Santa Messa con i nuovi porporati. Con questo Concistoro i cardinali salgono a 193, di cui 120 elettori. La nuova geografia cardinalizia vede 100 porporati europei, 32 latinoamericani, 20 nordamericani e 20 asiatici, 17 africani e 4 dell’Oceania. Tra i nuovi cardinali figura il padre gesuita francese Albert Vanhoye, 82 anni, già rettore del Pontificio Istituto Biblico e segretario della Pontificia Commissione Biblica. Sergio Centofanti gli ha chiesto cosa voglia dire diventare cardinale:

 

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R. – Per me diventare cardinale è anzitutto essere legato al Santo Padre in una maniera speciale. Questa è una cosa molto esigente perché devo portare con il Santo Padre le preoccupazioni e le prospettive della vita della Chiesa.

 

D. – Il colore cardinalizio è il rosso…

 

R. – Il rosso è il colore dell’amore, del fuoco, è il colore anche della Passione. Si dice che i cardinali devono essere pronti anche ad effondere il loro sangue - il rosso è il colore del sangue – e quindi avere una dedizione completa al Regno di Cristo.

 

D. – E’ passato quasi un anno dalla elezione di Benedetto XVI. Cosa sta portando alla Chiesa il nuovo Pontefice?

 

R. – Il Santo Padre ha cominciato il suo ministero con un impegno molto profondo e con la prima Enciclica ha manifestato il suo orientamento fondamentale, cioè ribadire che Dio è Amore e manifestare questo amore non soltanto con i sentimenti ma anche con opere concrete che vadano incontro alle necessità del mondo. Questa Enciclica mi è sembrata molto significativa e corrisponde al carattere del Papa che ha un temperamento  molto affettuoso, pieno di sensibilità, di delicatezza e generosità. Quindi non mi ha sorpreso la scelta del tema della prima Enciclica che, d’altra parte, mette veramente il dito sulla cosa più essenziale di tutta la nostra fede: Dio è Amore.

 

D. – Lei è un biblista di fama internazionale. Benedetto XVI ha invitato più volte i fedeli alla Lectio divina

 

R. – La Lectio divina è una forma di meditazione e di preghiera veramente molto feconda. Talvolta la preghiera cristiana rischia di essere troppo lontana dalla Parola di Dio. Invece, quando si vuole pregare la prima cosa da fare è di accogliere la Parola di Dio perché la preghiera è anzitutto dialogo con il Signore. Quindi la Lectio divina richiede anzitutto attenzione al testo della Scrittura, che è Parola di Dio, poi la meditazione per arrivare dopo all’unione profonda con il Signore nella sua luce e nel suo amore.

 

D. – Come ascoltare oggi la Parola di Dio nel frastuono della vita quotidiana?

 

R. – E’ chiaro che ci vuole uno sforzo di raccoglimento. Una persona non può avere una crescita normale se non prende un po’ di tempo per pensare, per riflettere, per meditare, altrimenti si lascia prendere da questo tumulto della vita quotidiana che in realtà priva la persona della sua vita interiore e quindi la svuota, la rende veramente non più una vera persona umana, ma soltanto un oggetto che viene portato qua è là dalle correnti dell’attualità. Quindi per la vita spirituale è assolutamente fondamentale saper prendere un po’ di distanza non per separarsi dal mondo, ma per avere un contatto più profondo col mondo.

 

D. – C’è una parola del Vangelo che la colpisce di più?

 

R. – “Come il Padre mi ha amato, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Questa è la Parola che mi sembra più illuminante e anche più confortante: sapere che l’amore viene da Dio, passa attraverso il cuore di Cristo e ci raggiunge. Noi dobbiamo rimanere nell’amore grazie ad un’adesione piena di amore alla volontà di Dio e grazie ad un servizio pieno di amore verso i nostri fratelli e sorelle.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'udienza generale: Benedetto XVI prosegue il ciclo di catechesi sul "mistero del rapporto tra Cristo e la Chiesa".

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Servizio estero - Nucleare: Russia e Cina non condividono il progetto di risoluzione; rinviata la riunione del Consiglio di sicurezza sul dossier iraniano.

 

Servizio culturale - Un articolo di Angelo Mundula dal titolo “La potenza plastica” di una scrittrice sostenuta da un alto ideale": un saggio su Grazia Deledda, Nobel nel 1926.

 

Servizio italiano - Elezioni: la Confindustria in silenzio stampa dopo le polemiche con Berlusconi.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 marzo 2006

 

MOBILITAZIONE NEL MONDO PER SCONGIURARE L’ESECUZIONE IN

AFGHANISTAN  DI UN UOMO CONDANNATO A MORTE PER ESSERSI

CONVERTITO AL CRISTIANESIMO DALL’ISLAM.  POTRA’ SALVARSI  SOLO

SE  SARA’ RICONOSCIUTO MALATO DI MENTE

- Intervista con Khaled Fouad Allam -

 

        

         La notizia dall’Afghanistan è rimbalzata nei giorni scorsi in tutto il mondo: un uomo di 41 anni, Abdul Rahman, è stato condannato a morte da un Tribunale di Kabul per essersi convertito al Cristianesimo dall’Islam: hanno protestato i governi italiano, tedesco e degli Stati Uniti ed oggi è arrivata la risposta delle autorità di Kabul, che non rassicura del tutto sulla sorte del condannato. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Separato dalla moglie, Rahman è stato arrestato lo scorso mese, dopo che la famiglia di lei, con la quale è in lite per la custodia dei figli, lo ha denunciato per apostasia, ovvero per aver rinnegato l’Islam. La conversione al Cristianesimo risale a 16 anni fa - ha confessato l’uomo - che ha vissuto per lungo periodo all’estero, prima in Pakistan e poi per 15 anni in Germania. Il caso ha sollevato vibrate proteste in diversi Paesi tra cui gli Stati Uniti; ieri a Roma e Berlino sono stati convocati gli ambasciatori afghani e il ministro italiano degli Esteri Fini ha deciso di porre la questione in ambito europeo. Oggi la risposta ‘sibillina’ di Kabul: “la vicenda” “deve essere affrontata dal solo potere giudiziario, che è indipendente” – ha detto il portavoce del presidente Karzai, aggiungendo che “il governo resta comunque determinato a far rispettare i diritti dell’uomo nel Paese”. Poi a fine mattinata una dichiarazione che apre alla speranza: il portavoce della Corte Suprema di Kabul ha ipotizzato che se l’uomo fosse riconosciuto malato di mente non verrebbe messo a morte.

        

Ma a ben leggere il Corano non troviamo condanne a morte per gli apostati, anzi troviamo scritto “Chi vuole creda, chi non vuole respinga la fede” ed ancora “A voi la vostra religione, a me la mia. La religione non può essere imposta”. Ma se il Corano non ne fa cenno, da dove trae spunto questa interpretazione del reato di apostasia? Uniche tracce - secondo esperti di islamistica - in due hadith, detti attribuiti a Maometto e tratti dalla Sunna, libro che raccoglie parole e gesta del Profeta: qui si legge “è lecito il sangue di chi abbandona la sua religione”. In proposito ascoltiamo l’opinione del professor Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del mondo musulmano e di Storia e istituzioni dei Paesi islamici all'Università di Trieste e di Islamistica all'Università di Urbino, editorialista de “La Repubblica”:

 

R. - Ci sono sempre due interpretazioni nel diritto musulmano: un’interpretazione di tipo ‘minimalista’ ed un’interpretazione di tipo ‘massimalista’. E siccome la Sharia è sovente utilizzata in questi ultimi anni nei Paesi islamici come paradigma politico, spesso l’interpretazione che domina è un’interpretazione di tipo ‘massimalista’, e questo  fa sì che si utilizzi la pena di morte.

 

D. – Professore, ma questa interpretazione ‘massimalista’ della Sharia, che applica i testi sacri all’organizzazione della società, pone gravissime contraddizioni con i testi di diritto internazionale - che pure sono stati sottoscritti da massima parte di questi Paesi che applicano la Sharia - a partire dalla Carta delle Nazioni Unite…

 

R. – Certo è una contraddizione flagrante, questo mi pare evidente: è una battaglia politica ed anche culturale ovviamente che i Paesi musulmani devono assolutamente condurre. Sarà una battaglia lunga, difficile ma è la battaglia essenziale del mondo musulmano perché  - come ricordava benissimo alcuni anni fa, Papa Giovanni Paolo II - “là dove non c’è libertà di religione non c’è libertà”. Mi sembra evidente che la questione della libertà religiosa è la grande questione in primo piano nel mondo musulmano, perché è una questione che in un certo senso definirà o non definirà l’accettazione di un Islam, che si vuole moderno ed anche democratico.

 

D. – Possiamo pensare che dietro l’alibi della religione, molti Paesi islamici nascondano l’incapacità delle classi dirigenti, sostenute da leadership religiose, di raffrontarsi con una organizzazione democratica della società?

 

R. -  Sì, i contesti definiscono spesso purtroppo delle prassi politiche, perché ci sono poste in gioco terribili e ci sono ovviamente delle logiche di potenze che definiscono dei contrasti e delle contraddizioni molto forti all’interno di queste società.

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PRESENTATI A ROMA SETTE DVD, REALIZZATI DALLA RAI, SU GIOVANNI PAOLO II:

“UN PAPA VERSO LA SANTITA’ – CRONACHE DI UN PONTIFICATO”

-  Interviste con Alfredo Meocci e Carlo Verdelli-

 

“Un Papa verso la santità – Cronache di un Pontificato”, questo il titolo della più grande raccolta d’immagini su Giovanni Paolo II mai realizzata fino a questo momento. Sette DVD, della durata complessiva di oltre 5 ore, ripercorrono i 26 anni e 6 mesi dello straordinario pontificato di Papa Wojtyla. L’opera, realizzata da Rai Trade e dalla Struttura Rai Vaticano, verrà distribuita insieme alla Gazzetta dello Sport a partire dal 7 aprile prossimo. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

 

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(Musica)

 

Tre anni di intenso lavoro, tra selezione, organizzazione e montaggio. Tanto ci è voluto per realizzare i 7 DVD dedicati a Giovanni Paolo II, che Rai Trade e la struttura Rai Vaticano hanno deciso di far uscire insieme alla Gazzetta dello Sport a partire dal 7 aprile prossimo. Un lavoro immenso, o meglio dire un immenso omaggio a Karol Wojtyla, che nei suoi 26 anni e 6 mesi di Pontificato ha saputo inondare il mondo con il suo messaggio di pace e di dialogo.

 

(Musica)

 

Due i livelli narrativi intrecciati: il primo, dalla morte di Giovanni Paolo II ad oggi; il secondo, disegnato dal percorso storico del Pontificato. Un racconto in immagini lungo complessivamente 5 ore, scelte da oltre 5.000 cassette selezionate dagli archivi del Centro Televisivo Vaticano e della Rai. E proprio la Televisione pubblica italiana, attraverso il suo direttore generale, Alfredo Meocci, ha voluto esprimere la grande soddisfazione per questo lavoro.

 

“E’ un progetto che nella sostanza ci aiuta a raccogliere immagini su quello che è stato un grande Papa, un grande uomo e sul quale credo la gente debba riflettere, perché uno dei difetti del nostro mestiere è che molto spesso passano le immagini, passano i concetti e ce li dimentichiamo”.

 

I viaggi nei 5 continenti, i discorsi ricchi di passione, pronunciati da Giovanni Paolo II davanti alle platee di tutto il mondo. La commozione di potenti e gente comune durante i suoi ultimi giorni di agonia, fino alla morte e ai funerali. Poi, lo straordinario rapporto di Giovanni Paolo II con i giovani ai quali più volte ha sottolineato, durante il suo Pontificato, il valore formativo dell’impegno sportivo che lo ha visto protagonista fin da giovane. E non è un caso che l’opera esca insieme alla Gazzetta dello Sport. Il direttore, Carlo Verdelli:

 

“Certamente è un Pontefice che il mondo dello sport ha sentito estremamente vicino. Lo ha sentito come un padre. Ho parlato con tanti sportivi che hanno avuto occasione di incontrarlo. E’ stato certamente un Papa che ha fatto sentire il mondo dello sport un mondo accolto”. 

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CHIESA E SOCIETA’

22 marzo 2006

 

                                                                                                            

ACQUA UN DIRITTO FONDAMENTALE O UN BENE ECONOMICO? A CITTA’ DEL MESSICO

SI CHIUDE IL QUARTO FORUM MONDIALE SULL’ACQUA MENTRE IN TUTTO IL MONDO

SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA

- A cura di Andrea Cocco -

 

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ROMA. = Un fiocco blu da mettere sui vestiti per ricordare che la scarsità d’acqua è un problema di tutti, una raccolta di firme per spingere gli Stati ad approvare una Convenzione mondiale sul diritto alla vitale risorsa. Quella che si svolge a Roma è solo una delle tante iniziative promosse in tutto il mondo in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. L’attenzione è soprattutto concentrata su Città del Messico, da dove si aspetta che i 140 Paesi membri del Forum mondiale dell’acqua, che si chiude oggi, raggiungano un’intesa comune su come affrontare la crisi delle risorse idriche nel prossimo futuro. Maggiori investimenti, trasparenza nella gestione delle reti, priorità alle regioni dove le crisi idriche sono più gravi. Questi alcuni dei suggerimenti emersi durante i lavori del vertice. Eppure le controversie tra gli Stati non sono mancate e hanno riguardato la definizione stessa della risorsa. L’acqua va considerata un bene economico, o un diritto umano? Una questione che ancora una volta ha creato spaccature. Oggi un miliardo e 200 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Teatro nel 2000 di una vera e propria guerra per l’acqua, la Bolivia è uno degli Stati che ha chiesto che l’accesso alla vitale risorsa sia esplicitamente definito uno dei diritti fondamentali della persona umana. Posizione condivisa da molte organizzazioni della società civile che a Citta del Messico hanno organizzato un contro vertice, invitando comunità locali e rappresentanti delle popolazioni indigene. Su un punto comunque sono tutti d’accordo. Nel giro di 15 o 20 anni, l’allaccio alle risorse idriche potrebbe essere garantito a tutti. Lo ha sottolineato anche il presidente del Consiglio mondiale dell’acqua, ricordando alla chiusura del Forum che “l’assenza e la cattiva qualità dell’acqua uccidono dieci volte di più di tutte le guerre messe insieme”.

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AUMENTANO LE UCCISIONI E LE PERSECUZIONI AI DANNI DI CHI SI BATTE

PER IL RISPETTO DEI DIRITTI NEL MONDO. A PARIGI PRESENTATO IL RAPPORTO

DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELL’UOMO

 

PARIGI. = Aumenta la repressione contro i difensori dei diritti dell’uomo. E’ questa la conclusione a cui si giunge leggendo il rapporto annuale presentato ieri a Parigi dalla Federazione internazionale dei diritti dell’uomo (FIDH) e dall’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT). Secondo i dati raccolti dalle due associazioni, sono almeno 117 i difensori dei diritti umani uccisi solo nel 2005 a causa del loro impegno, mentre sono saliti a 1172 i casi di evidente persecuzione. Una tendenza inquietante, secondo Louise Arbour, Alto commissario per i diritti umani dell’ONU, che ha sottolineato come “il deterioramento della situazione dei diritti umani sia capitato a seguito degli eventi tragici del 2001”. Una tendenza che, come dimostra il lungo elenco di abusi riportati nel documento, riguarda Paesi e continenti diversi. Esecuzioni in Brasile contro chi ha osato difendere il diritto dei contadini e della conservazione dell’ambiente; sequestri e uccisioni di osservatori internazionali in Darfur (Sudan); repressione contro chi, in Iran e in Tunisia, si serve di internet per mostrare una verità diversa da quella fornita dalle fonti ufficiali. Il primo posto nella lista dei Paesi che più calpestano i diritti dei singoli spetta alla Colombia, dove nell’ultimo anno sono stati uccise 47 persone, tutti sindacalisti o dirigenti contadini, tutti colpevoli di voler tutelare i diritti delle comunità locali. Quanto all’Asia orientale, accanto ai casi della Corea del Nord, Laos e Vietnam, dove “il grado di repressione è rimasto identico”, emergono quelli del Nepal, della Cina e delle Filippine. (A.C.)

 

 

NASCE LA “FONDAZIONE EUROPA” ASSOCIAZIONE PER IL RISPETTO

DEI VALORI CATTOLICI. IL SUO SCOPO: PROMUOVERE LA DIGNITÀ DELL’UOMO

 ED I SUOI DIRITTI, COME PRINCIPI FONDATORI DELL’EUROPA

 

BRUXELLES. = Allo scopo di promuovere i principi della Dottrina Sociale presso le Istituzioni Europee, è stata presentata oggi nella sala stampa del parlamento europeo a Bruxelles, la “Fondazione Europa”. Presidente è Giorgio Salina, già vice presidente del CESPAS, Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo. L’Associazione, avrà la sua sede centrale a Parigi e sedi distaccate in Belgio e in Italia. Scopo della “Fondazione Europa” è quello di adoperarsi perché i valori  dell’esperienza cattolica siano rispettati e promossi presso le istituzioni dell’Unione Europea. In questa prospettiva l’organizzazione si accrediterà presso tali istituzioni, parteciperà alle audizioni pubbliche, illustrando la propria posizione in piena sintonia con la Dottrina Sociale della Chiesa e collaborerà poi con quei deputati europei che condividono questi valori. In particolare la Fondazione si occuperà di seguire l’attività svolta dal Parlamento Europeo in previsione dell’adozione del riferimento dell’eredità cristiana nel preambolo del Trattato costituzionale. (S.C.)

 

 

INDIA: NUOVI ATTACCHI DEGLI ESTREMISTI INDÙ PER EVITARE

LE CONVERSIONI AL CRISTIANESIMO

 

JABALPUR. = Continuano a moltiplicarsi, in India gli assalti degli estremisti ai danni dei cristiani. L’ultimo attentato è avvenuto la notte del 17 marzo a Jabalpur contro un gruppo di cristiani protestanti. Secondo quanto ha riferito l’agenzia UCA NEWS, gli estremisti indù hanno fatto irruzione in una abitazione dove si stava tenendo la lettura di alcuni passi biblici, hanno poi devastato l’appartamento e minacciato i presenti. Le forze dell’ordine hanno incriminato il padrone di casa, con l’accusa di aver violato la legge dello Stato del Madhya Pradesh che regola le conversioni. L’uomo ha raccontato che gli aggressori appartengono al partito fondamentalista indiano Vishwa Hindu Parishad, movimento che si batte per evitare le  conversioni degli indù al cristianesimo. (S.C.)

 

 

DISPONIBILI ON LINE LE VERSIONI IN CINESE, ARABO E TURCO DELLA BIBBIA

PER BAMBINI, GRAZIE ALL’OPERA AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE

 

KONIGSTEIN. = L’obiettivo è quello di mettere in rete una versione della “Bibbia per bambini” in ognuna delle 152 lingue in cui è stata finora tradotta. E per ora l’opera “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS) è arrivata a quota 18. “Per noi è particolarmente importante poter offrire delle pagine internet facilmente consultabili anche per i bambini” ha dichiarato all’agenzia FIDES, Maria Zurowski, responsabile dell’ufficio per la famiglia dell’ACS. Le ultime tre versioni ora disponibili sul sito www.kirche-in-not.de/kinderbibel  sono quella in lingua turca, cinese e arabo. A facilitare la consultazione del sito da parte dei bambini, la scelta di simboli riconoscibili, come la mappa del mondo sulla quale si deve cliccare per scegliere la lingua desiderata. Fondata nel 1947, l’Opera ACS, raccoglie ogni anno più di 70 milioni di dollari di finanziamenti e risponde a oltre 8 mila richieste d’aiuto. I progetti sono in gran parte destinati alla formazione di sacerdoti, alla costruzione e manutenzione di seminari e chiese, alle traduzioni della Bibbia e di altri testi religiosi e alla produzione di programmi radiofonici. (A.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 marzo 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La Russia è contraria ad un ultimatum del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che preveda il ricorso a sanzioni nei confronti dell’Iran a causa delle ambizioni nucleari del governo di Teheran. Con queste parole il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha ribadito il “no” di Mosca al documento dell’AIEA, all’esame dell’ONU, nel quale si chiede alla Repubblica islamica di sospendere il suo programma nucleare. Ieri pomeriggio, i contrasti tra i 15 membri del Consiglio di sicurezza hanno fatto optare per un rinvio a data da destinarsi di ogni decisione nei confronti dell’Iran. Ma a questo punto, c’è il rischio di una profonda spaccatura nella comunità internazionale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato del “Sole 24 Ore”, appena rientrato dall’Iran:

        

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R. – La spaccatura già si era verificata ed era largamente prevedibile: sia la Russia che la Cina non avrebbero voluto un deferimento al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Mosca e Pechino non vogliono, soprattutto, che si arrivi ad una procedura che possa portare in un futuro, più o meno lontano, a delle sanzioni. La strategia cinese-russa sarebbe quella di rinviare all’Agenzia internazionale dell’Energia atomica tutto il dossier per ricominciare il negoziato.

 

D. – Perché Mosca è contraria ad un ultimatum che preveda sanzioni nei confronti di Teheran?

 

R. – Essenzialmente, per un motivo di carattere strategico di ampia portata, sia per la questione nucleare, sia a seguito delle vicende che hanno coinvolto gli Stati Uniti in Medio Oriente. I russi hanno l’opportunità di ritornare da protagonisti in Medio Oriente da dove erano stati, ricordiamolo, cacciati dopo la guerra in Afghanistan. E poi, dopo il crollo dell’impero sovietico, la Russia si era praticamente ritirata dalle sue posizioni politico-diplomatiche-militari in Medio Oriente. E, invece, questa è un’ottima opportunità per loro: hanno la possibilità di influenzare i processi regionali, di ritornare da protagonisti in una regione fondamentale. Credo che poi, alla fine, si arriverà ad un ritorno ai negoziati dell’AIEA, con la partecipazione anche degli europei. Bisogna anche ricordare che i russi avevano l’idea di arricchire l’uranio in territorio russo e poi di fornirlo alle centrali nucleari civili iraniane. Ma questo accordo non è stato accolto in modo largamente favorevole dalla leadership iraniana, che non vuole legarsi mani e piedi ai russi. L’Iran vede comunque di buon occhio una partecipazione europea a questo processo.

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Ennesimo attacco contro una stazione di polizia in Iraq: a sud di Baghdad, almeno 4 agenti sono morti per un attacco della guerriglia. Ieri, intanto, il presidente americano George Bush ha dichiarato durante una conferenza stampa tenutasi alla Casa Bianca che in Iraq non è in corso una guerra civile tra sunniti e sciiti.

 

In Afghanistan, almeno 15 presunti talebani sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza di Kabul. I ribelli, provenienti dal Pakistan, avevano appena attraversato la frontiera e - secondo le autorità afgane - stavano preparando nuovi attacchi.

 

In Medio Oriente, un attivista palestinese della Jihad islamica è rimasto ucciso in seguito ad una nuova incursione dell’esercito israeliano a Gerico, in Cisgiordania. Sul versante politico, l’OLP ha esaminato la lista del nuovo governo palestinese presentata domenica scorsa al presidente Abu Mazen dal premier designato, Ismail Haniyeh, leader di Hamas. I membri dell’organizzazione palestinese hanno dichiarato che non riconosceranno il nuovo esecutivo se il movimento radicale a sua volta non riconoscerà l’OLP. Hamas ha respinto inoltre la richiesta, avanzata dall’OLP, di cambiare il programma governativo.

 

L’influenza aviaria è arrivata anche nella Striscia di Gaza: il Ministero dell’agricoltura palestinese ha reso noto che sono state riscontrate nell’area tracce del virus H5N1, il più letale per l’uomo.

 

Prosegue, in Bielorussia, la protesta dell’opposizione contro l’esito delle presidenziali di domenica scorsa, vinte con oltre l’80 per cento dei voti da Alexander Lukashenko, salito al potere nel 1994. Le manifestazioni non hanno fatto registrare, finora, una partecipazione di massa, come era accaduto invece in Ucraina nel 2004. Ma perché la protesta non ha coinvolto la gran parte della popolazione bielorussa? Risponde, al microfono di Salvatore Sabatino, il responsabile della sede Ansa di Mosca, Pierantonio Lacqua:

 

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R. - Il leader dell’opposizione bielorusso, Alexander Milinkevic, non riesce a portare in piazza una quantità sufficiente di persone per poter ricreare lo scenario della rivoluzione “arancione” ucraina. Chiaramente, questo è il copione sul quale punta Milinkevic: innescare proteste di massa abbastanza robuste per poter condizionare Lukashenko - che gli americani chiamano l’ultimo dittatore d’Europa - e costringerlo ad indire nuove elezioni.

 

D. – Come spiegare questo scarso coinvolgimento della gente? Più per paura o per mancanza di fiducia verso Milinkevic?

 

R. – Le persone più anziane, le generazioni che hanno vissuto nella defunta URSS, sono grate a Lukashenko perché ha rappresentato per loro una stabilità ed anche uno scudo protettivo da certi marasmi provocati dal passaggio all’economia di mercato in altri Paesi ex sovietici. C’è anche un po’ di benessere a Minsk e in tutta la Bielorussia, quindi, chiaramente, c’è un certo consenso. L’altra ragione è che questo regime ha origini di tipo sovietico: è legato molto anche ad un controllo autoritario dei mezzi di informazione. C’è una propaganda molto forte.

 

D. – Ci sono stati negli ultimi giorni anche degli arresti nelle file dell’opposizione. Non si rischia, in questo modo, di far precipitare ulteriormente la situazione?

 

R. – A differenza di quello che si poteva temere alla vigilia delle elezioni, quando addirittura Lukashenko aveva detto che i manifestanti sarebbero stati trattati da terroristi, la tattica usata, finora, è stata quella di non sgomberare la centrale piazza d’Ottobre, teatro delle proteste. Si è scelto di evitare delle misure repressive per quanto riguarda i manifestanti che stanno in piazza. Questi dimostranti, però, appena si allontanano dalla piazza vengono arrestati, portati nei tribunali e condannati ad una breve pena detentiva, in genere di 10 giorni, con l’accusa di aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata. In questo modo, il regime spera di disunire questo movimento, che in realtà non sta coinvolgendo le masse.

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In Spagna, l’organizzazione terroristica basca, l’ETA, ha annunciato un cessate il fuoco permanente che entrerà in vigore a partire da sabato prossimo. La tregua – precisa l’ETA con un comunicato - ha lo scopo di dare un “impulso democratico”, che assicuri “i diritti del popolo basco” e la possibilità di “sviluppo di tutte le opzioni politiche”. Una tregua permanente dell’ETA era la condizione, posta dal governo di Rodriguez Zapatero, per poter aprire un dialogo di pace.

 

Continua il braccio di ferro in Francia sul contratto di primo impiego. Oltre 40 mila studenti hanno manifestato, ieri, in tutto il Paese. Ma il governo non sembra intenzionato ad apportare modifiche al provvedimento: il premier francese, Dominique de Villepin, ha escluso la possibilità di “ritirare” il contratto di primo impiego e il ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, ha dichiarato che non lascerà l’esecutivo se la situazione peggiorerà. Il provvedimento, inserito in un più generale corpus di norme sulla formazione, consente alle imprese con più di 20 dipendenti di licenziare nei primi due anni un giovane con meno di 26 anni, anche senza giusta causa.

 

La Commissione Europea ha pubblicato la “lista nera” delle compagnie aeree che non soddisfano gli standard di sicurezza. Il documento include 96 società, soprattutto di Paesi africani e di Stati dell’Asia centrale. A 93 sarà imposto il divieto di volo nei cieli dei Paesi dell’Unione Europea. Ad altre tre compagnie verranno applicate restrizioni. L’età e l’inadeguata manutenzione degli aerei sono le principali cause che hanno portato alla bocciatura delle società.

 

Argentina e Cile hanno raggiunto un accordo strategico per rafforzare le relazioni blaterali e stabilire un’agenda congiunta tesa allo sviluppo dei due Paesi nel periodo 2006-2010. L’intesa è stata trovata ieri durante la prima visita in Argentina del presidente cileno, la signora Michelle Bachelet. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

 

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Nel suo primo viaggio di Stato come presidente dopo l’insediamento, avvenuto l’11 marzo, Michelle Bachelet ha voluto smentire quanti ritengono che il Cile, sentendosi una sorta di primo della classe, voglia avanzare da solo verso le relazioni con il mondo sviluppato, e in particolare con Stati Uniti ed Europa. Il capo di Stato cileno ha assicurato che con l’Argentina è necessaria un’alleanza strategica che faciliti il progresso dei due Paesi e di tutto il subcontinente americano. “Tutte le volte che abbiamo deciso di unirci -  ha commentato – c’è andata bene. Per questo vogliamo stabilire con l’Argentina una relazione speciale che sia di beneficio a tutta l’America Latina”. Al termine di un incontro nella Casa Rosada di Buenos Aires, il presidente argentino, Nestor Kirchener, e la collega cilena hanno firmato, inoltre, una carta di intenti e di linee di azione comune. Queste rappresentano – hanno assicurato – un punto di partenza per la nuova tappa di rafforzamento delle relazioni bilaterali. I due presidenti hanno anche annunciato un intenso lavoro comune nel settore della cooperazione economica, nell’infrastruttura ferroviaria e in quella energetica.

 

Da Buenos Aires, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Proseguono gli scioperi, in Ecuador, per protestare contro la ripresa dei negoziati, in programma a Washington a partire da domani, sul trattato di libero commercio con gli Stati Uniti. Migliaia di persone hanno bloccato, ieri, le principali strade del Paese. Alle manifestazioni hanno partecipato, soprattutto, indigeni e studenti. La Chiesa cattolica dell’Ecuador si è offerta come mediatrice per risolvere l’aspro confronto tra governo e organizzazioni indigene. Il presidente dello Stato andino, Alfredo Palacio, ha dichiarato che riprenderà le trattative cercando di ottenere “le migliori condizioni” per il Paese.

 

E’ necessario indire nella Repubblica democratica del Congo elezioni giuste, libere, trasparenti e tutelate da una adeguata cornice di sicurezza. E’ quanto ha detto stamani il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al suo arrivo a Kinshasa. Kofi Annan ha anche sottolineato i progressi compiuti nel Paese africano a partire dal 2003, anno dell’insediamento di un governo di transizione.

 

In Gambia, è stato arrestato il capo di Stato maggiore dell’esercito, il colonnello Mure Cam, accusato di voler rovesciare il regime del capo di Stato Yahya Jammeh. Lo hanno reso noto fonti militari e di polizia. Dopo aver appreso la notizia, il presidente Jammeh è rientrato in patria dalla Mauritania, dove si trovava in visita.

 

 

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