RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 80 - Testo della trasmissione di martedì 21 marzo 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa invia il suo saluto ai monaci benedettini che oggi festeggiano San Benedetto. Il cardinale Paul Poupard ha presieduto stamani una solenne celebrazione all’abbazia di Montecassino

 

Lo sviluppo dei popoli parte dal rispetto della dignità di ogni uomo: nel messaggio quaresimale di Benedetto XVI l’invito ad imitare l’esempio prezioso dei missionari nel mondo: ce ne parla padre Piero Gheddo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La prolusione del cardinale Ruini al Consiglio permanente della CEI. Il  riferimento del porporato alla nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2002 sull’impegno dei cattolici in politica: rileggiamo il documento elaborato dall’allora cardinale Ratzinger

 

“Combattere la discriminazione quotidiana”: questo, il tema scelto dall’ONU per l’odierna Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale: con noi, il dott. Riccardo Noury

 

CHIESA E SOCIETA’:

Grazie a don Luigi Ciotti per il suo impegno contro la criminalità: così l’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, in occasione dell’11.ma Giornata nazionale contro la mafia

 

Le minoranze etniche devono imparare a camminare da sole. E’ questa la sfida della Chiesa in Thailandia

 

Conclusosi ieri nel palermitano il Meeting europeo dei direttori nazionali della pastorale missionaria delle Pontificie Opere Missionarie

 

Combattere la carestia in Malawi. Parte un progetto comune di solidarietà della Comunità di Sant’Egidio e della Regione Lazio

 

La Spagna chiede all'UE di discutere, questa settimana, la crisi dell'emigrazione clandestina dalla Mauritania alle Canarie

24 ORE NEL MONDO:

Il voto in Bielorussia: arrestati 20 manifestanti ma le proteste contro il presidente Lukashenko  continuano

 

Il tema dell’energia al centro dell’incontro a Pechino tra il presidente russo Putin e quello cinese Hu Jintao

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 marzo 2006

 

 

IL PAPA INVIA IL SUO SALUTO AI MONACI  DI MONTECASSINO CHE OGGI FESTEGGIANO  SAN BENEDETTO. IL CARDINALE PAUL POUPARD HA PRESIEDUTO STAMANE

UNA SOLENNE CELEBRAZIONE  ALL’ABBAZIA DI MONTECASSINO

- Intervista con l’abate Edmund Power -

 

Oggi l’Ordine benedettino festeggia il suo fondatore, San Benedetto abate. In questa data, che coincide nell’emisfero boreale con l’inizio della primavera, si ricorda il transito del Patrono d’Europa, ma la solennità è celebrata dalla Chiesa l’11 luglio. Il Papa ha voluto inviare i suoi saluti e la sua benedizione apostolica ai monaci dell’abbazia di Montecassino delegandoli al cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. Il porporato, proprio a Montecassino, questa mattina ha infatti presieduto una solenne celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio si svolgerà una processione in onore di San Benedetto, poi, l’abate vescovo Bernardo D’Onorio impartirà la benedizione all’Europa con la reliquia del Santo. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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“Mi ha incaricato di manifestare a tutti voi la sua vicinanza nella preghiera, la sua spirituale partecipazione a questa celebrazione, il suo profondo e continuo interesse per le sorti dell’Europa e dei popoli che la compongono”. Con queste parole il cardinale Paul Poupard si è fatto latore dei saluti di Benedetto XVI ricordando il profondo legame e la venerazione che il Papa nutre per il padre del monachesimo occidentale, motivi che lo hanno indotto alla scelta del proprio nome. Il Santo, ha detto più volte il Papa, costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e richiama fortemente alle radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà.

 

In particolare il porporato ha voluto sottolineare le frequenti citazioni del Pontefice della regola di San Benedetto che prescrive di non anteporre nulla all’amore Cristo. Un invito che deve toccare il cuore di ogni cristiano e lo stesso richiamo all’amore di Dio, ha detto ancora il cardinale Poupard, nell’Enciclica di Benedetto XVI “Deus caritas est”, vuol dire che solo mettendo l’amore, “che ha la sua misura piena e perfetta in Cristo, al primo posto si può sinceramente ed efficacemente promuovere la pace, l’armonia ed il dialogo tra i popoli e le culture, la collaborazione e la solidarietà tra i Paesi più progrediti economicamente e quelli che hanno bisogno ancora dell’essenziale per la sopravvivenza”. San Benedetto, ispirato dal Signore,

 

si è dedicato alla costruzione della evangelica “città posta sul monte”, ha detto ancora il porporato, perché potesse illuminare tutti i popoli facendoli progredire nella concordia fraterna e nella pace. Infine il cardinale Poupard, ha chiesto l’intercessione del Patrono d’Europa per questo particolare momento storico, caratterizzato da conflitti, violenze, incomprensioni e divisioni, perché possa essere costruita, nella pace, sull’esempio di San Benedetto, la città degli uomini dove nulla si anteponga all’Amore di Cristo.

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E sulla figura di San Benedetto ascoltiamo al microfono di Marco Cardinali l’abate benedettino dell’abbazia di San Paolo fuori le Mura a Roma Edmund Power.

 

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R. – San Benedetto è un personaggio simbolico, in un senso molto profondo per la storia dell’Europa, perché lui è il ponte fra la cultura antica cioè classica – è nato a Norcia tra le mura di quella città romana – e la tradizione patristica e monastica. In qualche modo ha potuto radunare questi elementi e metterli in un modo molto ragionevole, molto moderato molto vivibile.

 

D. – La regola stessa è simbolo di questo equilibrio…

 

R. – Questa regola è un punto di trasmissione di una cultura antica, ricca, cristiana anche romana e ha potuto dunque superare il passaggio dei secoli e portare avanti questa civiltà. Poi naturalmente durante l’Alto Medioevo la tradizione benedettina ha avuto un effetto molto grande su diversi aspetti della cultura europea.

 

D. – Padre abate Power, quale sono secondo lei le sfide odierne dell’ordine benedettino della Chiesa, nella nostra Europa?

 

R. – La sfida di oggi è abbastanza grande, è interessante questo aspetto dei valori cristiani del mondo di oggi, anche nello scambio di lettere tra il Santo Padre e il Patriarca di Mosca. Il Patriarca ha nominato questo aspetto di difendere insieme i valori cristiani dell’Europa. Per noi benedettini ovviamente il nostro primo scopo è la ricerca di Dio, ma non siamo collegati a nessun modo di vivere, a nessuna attività particolare, ci troviamo più al servizio della vita umana in tutti i suoi sensi. Da questo punto di vista possiamo cercare i modi di rispondere alla sfida dei tempi. Non siamo così numerosi come nel passato, perché ci sono altri movimenti e congregazioni nella Chiesa, ma per noi questa ricerca di Dio è il fondamento, perché la ricerca della verità è collegata alla bellezza e questo apprezzamento della cultura è anche un apprezzamento della bellezza. Alla fine la bellezza è Dio stesso, allora cercare il volto di Dio, il volto della bellezza è cercare la verità e questa è la base di qualsiasi attività culturale direi in qualsiasi società, in qualsiasi epoca.

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LO SVILUPPO DEI POPOLI PARTE DAL RISPETTO DELLA DIGNITA’ DI OGNI UOMO:

NEL MESSAGGIO QUARESIMALE DI BENEDETTO XVI L’INVITO AD IMITARE

L’ESEMPIO PREZIOSO DEI MISSIONARI NEL MONDO

- Intervista con padre Piero Gheddo -

        

Siamo giunti ormai a metà del cammino quaresimale “tempo privilegiato” del nostro “pellegrinaggio interiore” verso la Pasqua. Riprendiamo allora alcuni passaggi forti del Messaggio del Papa, dedicato quest’anno in particolare ad una questione molto dibattuta ai nostri giorni. Ce ne parla Roberta Gisotti.    

 

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         Il tema dello sviluppo al centro di questa Quaresima. “Con la stessa compassione di Gesù per le folle” - scrive Benedetto XVI nel suo Messaggio - la Chiesa  chiede oggi “a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della dignità di ogni uomo”, tenuto conto che “in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore”. In questo difficile compito maestri sono i missionari, sottolinea il Papa. Ascoltiamo allora padre Piero Gheddo, missionario, direttore dell’Ufficio storico del Pontificio Istituto Missione Estere (PIME):

 

R. – Il Papa dice che il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell’uomo e dei popoli non sono i mezzi materiali o le soluzioni tecniche, ma l’annuncio della verità di Cristo, che educa le coscienze, insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro. Mi pare molto bello questo tema, perché quando si parla di sviluppo dei popoli, parliamo di popoli poveri. Io sono appena stato in Africa, ho visitato i missionari in tre Paesi - Senegal, Guinea Bissau e Mali - e noto sempre questa diversità: noi qui in Italia, in Europa, nel mondo ricco, parliamo sempre dei problemi economici internazionali, le finanze, le multinazionali, il commercio, gli aiuti, il debito estero, tutte cose giuste. Ma quando vado lì e sento i missionari - mi interesso anche dello sviluppo, si capisce, e non solo del Vangelo - loro dicono che il tema fondamentale per educare questi popoli è il Vangelo, perché attraverso il Vangelo, attraverso l’educazione cristiana, anche se poi non si fanno cristiani per vari motivi, si dà il senso della dignità dell’uomo, il senso del lavoro, il senso del rispetto dell’altro, si superano i tribalismi e così via.

 

D. – Benedetto XVI invita in particolare a partire dalla difesa della libertà religiosa per uno sviluppo integrale della persona…

 

R. – Sì, perché la libertà religiosa è uno dei fondamenti di quello che è lo sviluppo. Non c’è sviluppo dell’uomo senza libertà. Questo è fuor di dubbio. In tutte le dittature che hanno dominato tanti Paesi dell’Africa purtroppo per tanti anni, non c’è vero sviluppo - tutti quei popoli l’hanno capito ormai - perché l’uomo non ha possibilità di esprimersi e di crescere come uomo.

 

D. – Quello che dobbiamo comunque trarre da questo messaggio, prendendo spunto dall’opera di missionari, è che nell’aiutare gli altri mai dobbiamo dimenticare di essere testimoni della Parola di Cristo, anche perché, come scrive Benedetto XVI, nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce quel dono di sé all’altro nel quale si esprime la carità…

 

R. – Non dobbiamo dimenticare che noi siamo privilegiati dell’umanità, non per merito nostro, ma perché abbiamo ricevuto per primi il messaggio di Gesù. Lo sviluppo moderno è nato da quello, da quelle radici. Ecco perché è assurdo cancellare le radici cristiane dell’Europa. L’Europa oggi è quella che è, perché è cristianizzata, perché ha un fondamento cristiano.

 

D. – Quindi, abbiamo il dovere di propagare questo ‘dono’…

 

R. – Certo, di propagare la fede, di aiutare anche e di rinunziare ad un poco della nostra ricchezza ed opulenza. Quindi, questo è un messaggio per i giovani. Sono i giovani che devono andare, che devono educare.

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NOMINE

Il Santo Padre ha nominato membro del Consiglio Speciale per l’America della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi mons. José María Arancibia, arcivescovo di Mendoza (Argentina).

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il tema del nucleare. I membri permanenti dell'Onu e la Germania non trovano un'intesa sul dossier iraniano.    

 

Servizio vaticano - Un articolo di Claudio Raimondo dal titolo "Nell'Eucaristia il presbiterio è chiamato a divenire 'casa' e 'scuola' di comunione": il nostro Direttore Mario Agnes presenta la Lettera quaresimale dell'Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, Mons. Gerardo Pierro.

 

Servizio estero - Cina-Russia: il Presidente Putin in missione a Pechino per colloqui con il Presidente cinese. 

 

Servizio culturale - Un articolo di Ferdinando Montuschi da titolo "Accettare l'altro": la difficile esperienza del "farsi prossimo".

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Franco Lanza dal titolo "Le favole classiche 'restaurate' nel Seicento da uno scrittore latino della Biblioteca Vaticana": un'accurata edizione dell'opera di Gabriele Faerno.  

 

Servizio italiano - In rilievo le elezioni. Confindustria: si è dimesso Della Valle; era stato attaccato da Berlusconi.  

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 marzo 2006

 

 

LA PROLUSIONE DEL CARDINALE RUINI AL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI.

IL RIFERIMENTO DEL PORPORATO ALLA NOTA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE DEL 2002 SULL’IMPEGNO DEI CATTOLICI IN POLITICA:

RILEGGIAMO IL DOCUMENTO ELABORATO DALL’ALLORA CARDINALE RATZINGER

 

Ha suscitato numerosi commenti la prolusione del cardinale Camillo Ruini al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che si è aperto ieri pomeriggio a Roma: al centro dell’intervento questioni ecclesiali, internazionali e italiane. Il presidente della CEI, ribadendo il principio della centralità della persona e del perseguimento del bene comune, ha posto l’accento su alcune tematiche fondamentali come il rispetto della vita, la tutela della famiglia e del matrimonio. Il servizio di Debora Donnini.

 

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L’imminente appuntamento elettorale in Italia, ha trovato spazio nelle parole del cardinale Ruini che ha ribadito il non coinvolgimento della Chiesa in alcuna scelta  di schieramento politico o partito. Speciale attenzione va comunque al “rispetto della vita umana dal concepimento al suo termine naturale” e al “sostegno concreto alla famiglia legittima fondata sul matrimonio”, “evitando invece di introdurre normative che ne comprometterebbero gravemente il valore e la funzione”. E “segnali preoccupanti” per il porporato vengono da “vari Consigli regionali dove sono state presentate e in qualche caso approvate proposte riguardanti le unioni di fatto che equiparano in larga misura i loro diritti a quelli delle famiglie legittime: alcune di queste proposte – ha ricordato il presidente della CEI – puntano ad essere trasferite al Parlamento nazionale, per diventare legge dell’intero Paese”.

 

Sul fronte dell’economia le cui condizioni permangono “difficili”, il cardinale auspica “un impegno forte e condiviso” per “attenuare gli squilibri che affliggono da gran tempo il nostro Paese, penalizzando soprattutto il Meridione, in particolare sul versante cruciale dell’occupazione”. L’altro fronte è quello del difficoltoso approccio al “problema dell’immigrazione che rispetti le esigenze di accoglienza solidale e di reale e ordinata integrazione”: una complessità resa evidente peraltro dal “grandissimo numero di lavoratori extracomunitari che hanno fatto richiesta di regolarizzazione, ben al di là della quota prevista per quest’anno”.

 

La prolusione si è concentrata anche sul dibattito delle ultime settimane “su un eventuale insegnamento della religione islamica” nelle scuole pubbliche che, ha affermato il porporato, “in linea di principio non appare impossibile”, ma occorre in particolare “che non vi sia contrasto nei contenuti rispetto alla nostra Costituzione, ad esempio riguardo ai diritti civili, a cominciare dalla libertà religiosa, alla parità tra uomo e donna e al matrimonio”. Per il porporato “manca in sostanza finora un soggetto rappresentativo dell’Islam che sia abilitato a stabilire con lo Stato italiano un accordo in merito” e inoltre “bisognerebbe assicurarsi che l’insegnamento della religione islamica non dia luogo di fatto ad un indottrinamento socialmente pericoloso”.

 

Anche l’uccisione in Turchia di don Andrea Santoro ha trovato spazio nella prolusione che si è soffermata sulla “difficile situazione dei cristiani in vari Paesi a dominanza musulmana o anche retti da sistemi politici avversi alla religione”. Il porporato ha parlato dei contrasti sempre più forti fra musulmani e cristiani in Nigeria anche ma non solo “per la tendenza ad imporre la legge islamica in alcuni Stati”. Invitate le nazioni occidentali a prestare più attenzione a problematiche nelle quali sono in gioco fondamentali diritti umani. Il discorso del presidente della CEI ha abbracciato poi l’Iraq, la Terra Santa e la questione del nucleare iraniano ricordando il più generale richiamo del Papa ad andare verso “un progressivo e concordato disarmo nucleare”. Non ha poi dimenticato le regioni dell’Africa orientale ferite dalla siccità e dall’esaurimento di scorte di cibo. “E’ triste costatare – ha detto – quanto poco rilievo simili immani tragedie riescano ad avere nella comunicazione sociale e nella coscienza collettiva”. Ripercorsa anche nella sua attrattiva e forza l’Enciclica Deus caritas est. “Con questa Enciclica – ha sottolineato il cardinale Ruini – il Papa ci invita a vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo”.

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Nella sua Prolusione il cardinale Ruini invita a rileggere la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 24 novembre 2002  “circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”. La Nota, elaborata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, ricordava ai cattolici la coerenza tra fede e azione politica, evitando una “diaspora culturale” e, come diceva Giovanni Paolo II, una loro “facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano, o non prestino sufficiente attenzione, ai principi della dottrina sociale della Chiesa”. Rileggiamo dunque la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede in questa sintesi di Sergio Centofanti.

 

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La Nota parte con la lezione esemplare di San Tommaso Moro, Patrono dei governanti e dei politici, che ha saputo “testimoniare fino al martirio la dignità inalienabile della coscienza. Pur sottoposto a varie forme di pressione psicologica, rifiutò ogni compromesso, e senza abbandonare ‘la costante fedeltà all’autorità e alle istituzioni legittime’ che lo distinse, affermò con la sua vita e con la sua morte che l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale”.

 

Il documento ricorda che “i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica” essendo chiamati a promuovere “il bene comune”.

Oggi tuttavia – si legge nella Nota – “non è possibile sottacere i gravi pericoli a cui alcune tendenze culturali vorrebbero orientare le legislazioni”: queste correnti, assecondando un certo relativismo culturale, considerano il “pluralismo etico … la condizione per la democrazia”.  Così da alcune parti  “invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona parte dei cittadini — e tra questi ai cattolici — si chiede di rinunciare a contribuire alla vita sociale e politica” :  ma i cittadini cattolici – “come tutti gli altri cittadini” – hanno “il diritto-dovere …di promuovere e difendere con mezzi leciti” ciò che ritengono umanamente vero e giusto.

 

E – afferma la Nota – ci sono “esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili”: non si tratta di “valori confessionali” ma di principi radicati nell’uomo stesso e nella sua stessa dignità, come il diritto alla vita di ogni essere umano, anche dell’embrione, la tutela della famiglia e del matrimonio, la libertà religiosa, la libertà educativa, lo “sviluppo per una economia  al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana” e della sussidiarietà, e poi  il grande principio della “pace che è sempre frutto della giustizia ed effetto della carità”. 

 

La Nota ribadisce la piena accettazione da parte della Chiesa del principio di laicità  ma denuncia forme di “intollerante laicismo” che  vogliono “la marginalizzazione del Cristianesimo”.  Il documento invita quindi i cristiani a non nutrire “alcun complesso di inferiorità nei confronti di altre proposte che la storia recente ha mostrato deboli o radicalmente fallimentari”.

 

Nella “legittima pluralità” di opzioni politiche – conclude il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede -  i  cattolici sono dunque chiamati a offrire “il loro coerente apporto perché attraverso la politica si instauri un ordinamento sociale più giusto e coerente con la dignità della persona umana”.

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“COMBATTERE LA DISCRIMINAZIONE QUOTIDIANA”: QUESTO, IL TEMA SCELTO

DALLE NAZIONI UNITE PER L’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE

PER L’ELIMINAZIONE DELLA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE

- Con noi, il dott. Riccardo Noury -

 

“Nessuno di noi nasce per odiare. L’intolleranza viene insegnata e può essere eliminata tramite l’insegnamento”: queste, le parole del segretario generale della Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, quest’anno sul tema: “Combattere la discriminazione quotidiana”. L’iniziativa, giunta alla 40.ma edizione, dà il via alla Settimana di solidarietà con i popoli in lotta contro il razzismo e la discriminazione razziale. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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21 marzo 1960: è la tragica data del massacro di Sharpeville, in Sudafrica, quando la polizia aprì il fuoco e uccise 69 pacifisti che manifestavano contro le leggi emanate dal regime dell’apartheid. Sei anni più tardi, le Nazioni Unite decisero di dedicare questo giorno alla lotta contro la discriminazione razziale. Un fenomeno che coinvolge nel mondo milioni di persone e che potrà essere arginato, secondo Kofi Annan, solo attraverso un’educazione capillare alla tolleranza nella quotidianità. Il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury:

 

“E’ difficile dare un quadro esatto di un fenomeno che oggi è sempre meno previsto dalle leggi, ma è praticato quotidianamente. Pensiamo al mancato accesso all’uguaglianza dei diritti, che vede colpiti gli aborigeni in Australia, gli Indios in America Latina - dove c’è un enorme problema legato al possesso della terra e all’uso delle risorse - gli Uiguri e i Tibetani in Cina. Da questo punto di vista vi è un misto di razzismo e negazione dei fondamentali diritti culturali e religiosi. Così come pensiamo al razzismo che colpisce in diversi Paesi dell’Asia meridionale, dal Laos, al Vietnam, alla Birmania, dei gruppi etnici minoritari attraverso un vero e proprio campionario di violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni, lavori forzati, sparizioni, arresti e impossibilità di svolgere attività politica alla luce del sole. In Russia, le popolazioni caucasiche che migrano all’interno della Federazione russa, per fuggire spesso alla repressione e alla guerra, vengono identificate tout court come dei potenziali sabotatori e terroristi”.

 

E dopo l’11 settembre del 2001, anche le persone provenienti da Paesi arabi vengono spesso viste con sospetto in Occidente. Ancora Noury:

 

“Prende vigore sempre di più il cosiddetto profilo sociale, ovvero un’etichettatura di una persona sulla base di connotati puramente esteriori che ne fa di per sé un soggetto pericoloso. Nella nostra Unione Europea tutto questo ad esempio si traduce in una pericolosa equiparazione tra il fenomeno migratorio e la minaccia terroristica, come se giungere su una barca di fortuna - quando ci si arriva vivi a Lampedusa – possa, per esempio, voler dire che quella è la porta che si è scelta per compiere attentati in Europa. Il diritto di asilo è fortemente compromesso oggi in Europa e questa è anche una diretta conseguenza del post 11 settembre”. 

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CHIESA E SOCIETA’

21 marzo 2006

 

 

grazie a don luigi ciotti per il suo impegno contro la criminalità.

così l’arcivescovo di torino, il cardINALE SEveriNo Poletto, in occasione dell’11esima Giornata Nazionale contro la Mafia

- A cura di Fabrizio Accatino -

 

TORINO . = Ieri sera, nella cattedrale di Torino, l’arcivescovo Severino Poletto ha raccolto in preghiera rappresentanti delle Chiese cattoliche, ortodosse e valdesi, uniti nel ricordo e nella preghiera per le vittime della mafia. Alla presenza di don Ciotti e del giudice Caselli, il cardinale Poletto ha nominato una a una le 650 vittime della criminalità organizzata, ha ricordato le opere e la morte di don Puglisi e si è duramente scagliato contro tutti coloro che "con la violenza e le armi, cercano di creare una struttura di morte che si sostituisca allo Stato". Fra i banchi c'erano anche diversi parenti delle vittime. Il cardinale li ha ricordati con intensità: a loro ha chiesto di perdonare, per quanto umanamente impossibile, grazie all'amore di Dio. Il cardinale Poletto ha anche ricordato il discorso della Valle dei Templi del 9 maggio 1993, in cui Giovanni Paolo II aveva lanciato l'anatema ai mandanti delle stragi di mafia, ed ha concluso dicendo: “Sull'odio dobbiamo credere che trionferà l'amore, sul crimine la legalità, sul peccato l'amore di Dio e quello per il prossimo”.

 

 

le minoranze etniche devono imparare a camminare da sole.

E’ questa la sfida della chiesa in Thailandia

 

Bangkok. = L’impegno della Chiesa thailandese “è rivolto anche alle minoranze, spesso emarginate, che devono essere rispettate perché possono dare un grande aiuto alla Nazione”. Con queste parole padre Manat Supphalak, direttore della Commissione episcopale per l’aiuto ai rifugiati, parla della missione evangelizzatrice nei confronti delle comunità di rifugiati che si trovano nel Paese. “Per prima cosa – afferma all’agenzia Asia News – dobbiamo imparare a rispettarli e a non renderli degli emarginati sociali. Poi abbiamo il dovere morale di lavorare affinché possano vivere un vero sviluppo economico delle loro comunità, aiutandoli a stare in piedi da soli. Gettare loro degli aiuti alimentari non li aiuta per nulla”. Le istituzioni locali – secondo padre Supphalak - non possono aiutare queste minoranze perché loro stesse non hanno coscienza di essere thailandesi e quindi non cercano di accedere ai programmi educativi o sanitari predisposti dal governo. Quanto agli aiuti economici il quadro non migliora. Sfruttando i prestiti del governo, spesso le minoranze non sono in grado di definire piani di sviluppo. “Lo spendono e basta” - dichiara – specificando che quando arriva il momento di saldare il debito, sono costretti a vendere i loro beni e a volte anche la loro terra, unica fonte di sostentamento. Sul piano dell’evangelizzazione, padre Supphalak riporta la sua esperienza, quattro anni di lavoro, al fianco dei Karen, popolazione che vive sulle colline thailandesi. Un periodo lungo che, per esempio, è servito per spiegare ad alcuni membri della comunità come funziona l’apparato statale. “Ora - sottolinea - hanno allacci idrici ed elettrici”. Grazie all’impegno della diocesi di Nakhon Sawan, c’è da ricordare inoltre la creazione di una scuola per questa minoranza. Così fra i giovani - racconta ancora il direttore della Commissione episcopale per l’aiuto ai rifugiati – “20 sono in grado di arrivare al diploma e, una volta ottenuto, si sono impegnati a tornare qui a lavorare per lo sviluppo di tutta la comunità. Evangelizzare significa anche questo”. La Thailandia ha sei minoranze principali: Karen, Hmang, Lahu, Lisu, Mien ed Akha. I Karen si sono stabiliti nel Paese nel 18.mo secolo e, con quasi 300 mila membri, formano il gruppo etnico più grande. (E. B.)

 

 

FARE IL PUNTO SULLE ATTIVITÀ SVOLTE NEL QUADRO DELLA COOPERAZIONE

MISSIONARIA ED AFFRONTARE TEMI COMUNI ALLE VARIE REALTÀ DEL VECCHIO

CONTINENTE. QUESTI I TEMI AL CENTRO DEL MEETING EUROPEO DEI DIRETTORI

NAZIONALI DELLA PASTORALE MISSIONARIA DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE,

CONCLUSOSI IERI NEL PALERMITANO

- A cura di Alessandra Zaffiro -

 

PALERMO. = In occasione del 50.mo anniversario del Fidei Donum, il segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, don Vito Del Prete, ha segnalato quanto siano in calo i preti FD nel mondo, da 1200, nei due decenni ’70-’80, a 551 del marzo 2004, provocato secondo Del Prete da un calo vocazionale: 65 mila presbiteri negli anni ’60, solo 35 mila oggi. Ed ancora la mancanza di preparazione specifica alla missione, con il rischio che il Fidei Donum si trasformi in missionario a vita per mancanza di ricambio, e la non utilizzazione dei preti FD al ritorno nelle loro chiese di origine, completano secondo don Del Prete l’elenco delle cause di una tale crisi. Sul tema “La pastorale missionaria dopo 40 anni di Ad Gentes”, a cura di don Gianni Colsanti, della Pontificia Università Urbaniana, si è parlato della prospettiva di fare delle Pontificie Opere Missionarie non un organismo quasi esclusivamente deputato alla raccolta di contributi finanziari per le Chiese in terra di missione, ma una risorsa che incentivi lo sviluppo pastorale della missione. Tanti gli interrogativi emersi sul tema “Cristianesimo e Islam”, come quale indicazione dare come Europa missionaria e come intendere la missione verso l’Islam. Risposte non facili, vista la diversità da Paese a Paese nell’approccio alle problematiche. L’auspicio è che questo meeting possa rappresentare l’inizio di una possibile collaborazione nello sviluppo unitario di una pastorale missionaria europea.

 

 

rilanciare l’agricoltura per migliorare le condizioni di vita in Malawi.

la regione lazio raccoglie l’invito della comunita’ di sant’egidio

per superare l’emergenza in una zona non raggiunta da altri aiuti

 

ROMA. = Combattere la carestia in Malawi. E’ questa la parola d’ordine per la Comunità di Sant’Egidio ed ora anche per la Regione Lazio. Concretamente si tratta soprattutto di avviare programmi per l’agricoltura, la formazione, la creazione di professionalità e di sostenere il rilancio di piccolissime imprese attraverso programmi di microfinanza. Il tutto in un bacino che serve almeno 200 mila persone, in Malawi, il Paese africano dove impoverimento della terra, monocolture e diminuzione degli agricoltori, pongono seriamente a rischio l’esistenza delle generazioni più deboli. La Regione Lazio ha dunque raccolto l’invito della Comunità di Sant’Egidio, sostenuto anche da Coldiretti, per una partnership immediata che si rivolge ai due centri maggiori del Malawi, Lilongwe e Shere Valley. La prima fase del progetto, di durata triennale, è stata già realizzata grazie ad un contributo di 25 mila euro erogato dalla Regione Lazio, che si aggiunge alle sottoscrizioni raccolte dalla Comunità di Sant’Egidio. Questo primo sforzo ha reso possibile l’acquisto di alimenti e precisamente di oltre 2000 pacchi per altrettante famiglie, sufficienti per il sostentamento di un mese. A beneficiare degli aiuti, distribuiti fra febbraio e marzo, sono soprattutto centinaia di bambini, individuati attraverso una decina di scuole elementari dell’area. Un’area difficilmente raggiungibile da altri piani di aiuto a causa delle difficili condizioni geografiche. Nella Shere Valley villaggi e scuole, posti per lo più fra diversi affluenti, restano spesso isolati per le alluvioni. Nella zona di Lilongwe, invece, molte abitazioni sono dislocate sulle montagne attigue e quindi donne e minori riescono difficilmente a raggiungere il centro abitato. Qui è attivo un centro nutrizionale, gestito dei volontari della comunità presbiteriana locale, che, pur offrendo sostegno a migliaia di bambini, rischia tuttavia di chiudere per mancanza di fondi. Fondi e collaborazione che la Regione Lazio ha garantito per tre anni anche al programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio in Mozambico. Attraverso questo progetto, già collaudato dopo anni di esperienza, l’obiettivo è quello di creare una generazione senza AIDS in un'altra martoriata regione africana. (E. B.)

 

 

LA SPAGNA CHIEDE ALL'UNIONE EUROPEA DI DISCUTERE, QUESTA SETTIMANA,

 LA CRISI DELL'EMIGRAZIONE CLANDESTINA DALLA MAURITANIA ALLE CANARIE

 E STABILIRE ''UN APPROCCIO GLOBALE'' ALLA POLITICA DEL CONTINENTE AFRICANO.

 LA PROPOSTA FA SEGUITO AD UN'ONDATA DI OLTRE TREMILA PERSONE PROVENIENTI DALLE REGIONI SUBSAHARIANE

- A cura di Amina Belkassem -

 

ALGERI. = Sono oltre 3 mila, circa 1200 solo nell’ultima settimana, i clandestini subsahariani che dall’inizio di quest’anno hanno raggiunto la città e il lago spagnolo delle Canarie, provenienti dalle coste della Mauritania. 65 i cadaveri trovati in mare negli ultimi dieci giorni e oltre 1200, secondo la Mezza Luna Rossa, i morti affogati dallo scorso novembre. E’ questo il tragico bilancio dell’ondata migratoria che sta colpendo le Canarie. Sei mesi dopo gli assalti di Ceuta e Melilla e la loro successiva blindatura, con il dispiegamento dell’Esercito, l’innalzamento del muro, e gli accordi con il Marocco, è Tenerife non protetta da radar, a soli 900 km dalle coste mauritane, l’obiettivo principale di emigranti provenienti da Mali, Senegal, Gambia, Costa d’Avorio, disposti a pagare mille euro, spesso i risparmi di una vita, per ottenere un posto sui fragili caicchi in vetro-resina e raggiungere così il sogno europeo. Spagna e Mauritania hanno creato una commissione mista per affrontare l’emergenza e oggi pomeriggio anche l’Unione Europea ha attivato Frontex, l’Agenzia Europea delle Frontiere Esterne Europol. “Per quante barriere possiamo mettere, non potremo fermare l’ansia di vivere di tutti questi esseri umani. C’è bisogno di una riflessione e di una strategia più profonda. La fame e la disperazione sono il cuore del problema”, ha avvertito pochi giorni fa il ministro degli Esteri spagnolo, Moratino, invocando una mobilitazione internazionale per risolvere alla radice l’emergenza africana.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 marzo 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, una centrale della polizia nella città di Muqdadiya, a nord est di Baghdad, è stata attaccata da un gruppo di ribelli. Durante l’assalto, sono morti almeno 18 agenti e 10 estremisti. I ribelli hanno anche liberato 30 detenuti, accusati di essere coinvolti in azioni terroristiche. Intanto, nel terzo anniversario dell’inizio delle operazioni militari in Iraq, il presidente americano George Bush ha dichiarato ieri a Cleveland, in Ohio, che “rimuovere Saddam Hussein è stata la decisione giusta”. “Se non combattiamo questa guerra - ha avvertito il capo della Casa Bianca sottolineando i successi contro Al Qaeda - dovremo combattere sul nostro territorio”. Passando dall’Iraq all’Iran, il presidente statunitense ha poi spiegato che “le ambizioni atomiche della Repubblica islamica sono una minaccia per l’America e per la pace nel mondo. Se sarà necessario - ha precisato Bush - difenderemo con la forza il nostro alleato Israele.

 

In Medio Oriente, è stato temporaneamente aperto questa mattina il valico commerciale di Karni tra Israele e la Striscia di Gaza per permettere il passaggio di decine di camion carichi di beni alimentari destinati ai palestinesi. La breve apertura è stata decisa per rispondere alla grave carenza di cibo e di medicine nei Territori. Sul versante politico, intanto, il movimento fondamentalista Hamas, vincitore alle elezioni palestinesi dello scorso 25 gennaio, non ha ancora ricevuto il sostegno del Comitato esecutivo dell’OLP. La lista dei ministri della compagine governativa palestinese è stata presentata domenica scorsa al presidente palestinese ma l’esecutivo deve ancora ricevere la fiducia da parte del Consiglio legislativo.

 

In Bielorussia, centinaia di dimostranti si sono radunati nella notte, a Minsk, per chiedere la ripetizione delle elezioni. La polizia è intervenuta arrestando diverse persone, tra cui quattro esponenti dell’opposizione. Il nostro servizio:

 

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Centinaia di manifestanti, soprattutto giovani, hanno sfidato la neve e il divieto delle autorità di accamparsi in tende nel centro di Minsk. Hanno sventolato bandiere della Bielorussia e dell’Unione Europea scandendo slogan con le parole “libertà” e “giustizia” come avevano fatto migliaia di ucraini nel 2004 a Kiev. I dimostranti hanno anche chiesto la ripetizione delle presidenziali di domenica scorsa, vinte da Alexander Lukashenko con oltre l’80 per cento dei voti. Alle proteste è poi seguita la reazione della polizia: gli agenti hanno arrestato almeno 20 persone, tra le quali quattro rappresentanti dell’opposizione. I quattro sono stati prima separati dal gruppo di dimostranti e quindi arrestati dagli agenti in un clima di grande tensione. Chi protesta contro i risultati elettorali, secondo quanto reso noto dai servizi segreti bielorussi prima della consultazione, è considerato un terrorista e rischia l’ergastolo o la pena di morte. Ma la voglia di libertà sembra prevalere sulla paura. Il leader dell’opposizione, Alexander Milinkevich, ha annunciato per questa notte un altro sit-in di proteste nella centralissima piazza d’Ottobre, dove saranno difficili i rifornimenti di viveri e bevande calde: le forze di sicurezza hanno deciso, infatti, di impedire l’accesso in auto alla piazza. Ma all’isolamento di chi protesta si contrappone il sostegno degli Stati Uniti alla richiesta di nuove elezioni lanciata dall’opposizione. L’Unione Europea sta valutando, inoltre, la possibilità di sanzioni e la Nato parla di voto non democratico. Gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) denunciano il mancato rispetto degli standard internazionali. Per il governo russo, invece, il voto è stato libero e trasparente.

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Energia in primo piano oggi a Pechino nei colloqui tra il presidente russo Putin e quello cinese Hu Jintao. La delegazione russa ha già annunciato la costruzione - nei prossimi cinque anni - di due gasdotti diretti al mercato cinese. Ma quanto è importante il fattore energetico per i due Paesi? Giada Aquilino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana e grande esperto di area ex sovietica:

 

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R. – La Cina ha un grandissimo bisogno di rifornimenti energetici costanti, sicuri per sostenere la propria crescita economica. La Russia ha bisogno di clienti importanti e affidabili per poter continuare a guadagnare con le forniture energetiche e sostenere il difficilissimo processo di riforma della sua struttura economica.

 

D. – Si parla addirittura di un ramo cinese del futuro oleodotto siberiano. Che interessi ci sono in gioco esattamente?

 

R. – Ci sono interessi evidentemente finanziari. E poi ci sono interessi anche di tipo strategico e geopolitico. E’ ormai chiaro che, indebolite certe istanze comunitarie universalistiche come l’ONU ed altre realtà come l’Unione europea, il pallino della politica internazionale è tornato nelle mani dei grossi Paesi. Sono quei Stati che hanno una massa tale da condizionare la politica internazionale. Questi Paesi sono gli Stati Uniti ma anche la Cina, la Russia, l’India e in prospettiva il Brasile. Naturalmente tra loro adottano una politicamente disinvolta. Gli Stati Uniti, in particolare, sono molto intimoriti dal nucleare e ne parlano moltissimo. Hanno di fatto fondato il Trattato per la non proliferazione nucleare, stringendo un accordo con l’India, una potenza nucleare. La Russia e la Cina rispondono con una sinergia energetica tra  due economie che hanno esigenze diverse, ma abbastanza complementari.

 

D. – Tra l’altro Russia e Cina sono anche accomunate da una certa linea morbida nei confronti dell’Iran, perché?

 

R. – Per ragioni diverse. La Cina ha trovato nell’Iran un importante fornitore di gas e di petrolio a prezzi competitivi. E la Cina, al posto di pagare totalmente con cash queste forniture, sta ricostruendo e rinnovando l’intero apparato petrolifero dell’Iran. La Russia ha un altro interesse, in parte economico: attraverso l’Iran riesce a far arrivare il proprio petrolio direttamente sul Golfo Persico. L’Iran è, in secondo luogo, la sua porta sul Medio Oriente.

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In Francia, continua il ferreo confronto sul contratto di primo impiego. I sindacati e le organizzazioni degli studenti hanno annunciato, per il 28 marzo, una nuova giornata di manifestazioni e scioperi. Un deputato del Parlamento francese ha dichiarato, intanto, che il premier Dominique de Villepin intende presentare una soluzione di compromesso sul contratto di primo impiego. Nel pomeriggio è prevista, infatti, una riunione alla quale prenderà parte anche il primo ministro per considerare possibili soluzioni. Tra le proposte in esame, c’è quella di costringere il datore di lavoro a motivare l’eventuale licenziamento. Attualmente, la legge permette alle aziende di licenziare, nei primi due anni, i giovani con meno di 26 anni senza giusta causa.

 

Manca ancora una posizione comune da parte della comunità internazionale sulla crisi nucleare iraniana: l’incontro di ieri a New York tra i rappresentanti dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e una delegazione della Germania si è chiuso, infatti, senza l’adozione di una strategia congiunta per rispondere al piano nucleare dell’Iran. Le parti hanno comunque deciso di continuare i colloqui a sei.

 

Nuovo test missilistico in Pakistan: il presidente, Pervez Musharraf, ha annunciato che è stato lanciato con successo un missile balistico con una gittata di 500 chilometri e in grado di portare testate nucleari. Il missile è già stato sperimentato lo scorso mese di agosto. Il suo volo a bassa quota è invisibile ai radar.

 

Due nuovi focolai di influenza aviaria nella Malaysia: tracce del ceppo H5N1, il più letale per l’uomo, sono state trovate in alcuni polli di allevamenti nello Stato di Perak, nella parte centrale del Paese. Le autorità del Cairo hanno confermato il primo caso di influenza aviaria in Egitto. Il Pakistan ha confermato, inoltre, la presenza del virus in campioni prelevati da pollame e sottoposti, nel mese scorso, a test di laboratorio in Gran Bretagna.

 

Oltre 7 mila persone sono rimaste senza tetto dopo il passaggio, ieri, del ciclone tropicale Larry, di intensità pari all’uragano Katrina che lo scorso agosto ha devstato New Orleans. Le aree più colpite sono la cittadina di Innisfail e le
zone del Queensland settentrionale. Fortunatamente, non si segnalano vittime.

 

Quattro persone sono morte a causa di una violenta scossa di terremoto, avvenuta ieri nella regione di Kherrata, nel nord est dell’Algeria. Lo ha riferito la radio di Stato, precisando che il villaggio colpito è quello di Laalam, dove sono crollate decine di abitazioni. Il nord dell'Algeria è in una zona sismica e i terremoti, in questa area, sono frequenti. Nel 2003, Algeri e la zona circostante sono state colpite da un violento sisma che aveva causato oltre 2.300 morti.

 

In Italia, identificati i presunti killer di Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005, nel seggio per le primarie dell’Unione. La polizia ha arrestato un pregiudicato di 27 anni, accusato di essere l’esecutore materiale dell’assassinio, e altri 4 giovani. Gli inquirenti stanno anche verificando un eventuale collegamento tra l’omicidio di Fortugno e l’agguato di ieri contro il calciatore del Locri, Vincenzo Cotroneo, ucciso da due killer a Bianco, in provincia di Reggio Calabria.

 

 

 

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