RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n.
79 - Testo della trasmissione di lunedì 20
marzo 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Inaugurato a Roma un monumento a Sant’Annibale
Maria di Francia
Inaugurato ad Assisi il nuovo Museo Pericle Fazzini
Alta tensione in
Bielorussia dopo le presidenziali vinte da Lukashenko con oltre l’80%. L’opposizione
democratica denuncia massicci brogli e scende in piazza. L’Unione Europea pensa
alle sanzioni. Ma per
20 marzo 2006
LA FEDELTA’ ALLA SEDE DI
PIETRO, PIU’ FORTE DELLA PERSECUZIONE, E LA VOLONTA’
DI DIALOGO TRA LE CHIESE CRISTIANE SORELLE: QUESTI
I MERITI DELLA CHIESA
ARMENO-CATTOLICA SECONDO BENEDETTO XVI, CHE NE HA
RICEVUTO
IL PATRIARCA NERSES BEDROS XIX E I MEMBRI DEL
SINODO
Seicentomila fedeli sparsi
soprattutto nell’Europa orientale, un clero di 120 sacerdoti coadiuvati da una
novantina di religiose. Sono le cifre attuali della Chiesa armena cattolica,
che oggi ha concluso con l’udienza in Vaticano del Patriarca Nerses Bedros XIX Tarmouni una settimana di
incontri a Roma: prima del Consiglio permanente del Sinodo e poi del Sinodo
ordinario, i cui membri sono stati ricevuti anch’essi questa mattina dal Papa.
Il servizio di Alessandro De Carolis.
**********
Nel ventesimo secolo, la storia
l’ha resa, a lungo, una Chiesa di martiri, vittima del “grande male”. Dalla
radice di quelle sofferenze, l’alba del terzo millennio cristiano la vede
crescere in un clima di ritrovata fraternità tra le sue varie “anime”: un segno
di quella “piena unità” molte volte auspicata dai Papi. Tra questi due aspetti
principali, Benedetto XVI ha condensato le sofferte vicende dell’“antica e
nobile” Chiesa armena, di quella cattolica ma anche di quella “apostolica”,
quest’ultima separatasi da Bisanzio e Roma nel Concilio ecumenico di Calcedonia
del 451, ma tutte espressione spirituale di un popolo capace di una fede quasi
bimillenaria. Al Patriarca Nerses Bedros XIX e al Sinodo armeno-cattolico
Benedetto XVI ha anzitutto espresso “profonda riconoscenza” per il “forte
attaccamento” dimostrato verso la Sede di Pietro nel corso dei secoli. Un
attaccamento che, soprattutto agli inizi del Novecento, si è trasformato in una
coerenza pagata fino al sacrificio estremo:
“La Chiesa armena, che fa riferimento al Patriarcato di Cilicia, è certamente
partecipe a pieno titolo delle vicende storiche vissute dal popolo armeno lungo
i secoli e, in particolare, delle sofferenze che esso ha patito in nome della
fede cristiana negli anni della terribile persecuzione che resta nella storia
col nome tristemente significativo di metz
yeghèrn, il grande male”.
Pur costretti dalla diaspora a
frammentarsi in molte aree dell’est Europa e del Medio Oriente, gli armeni
cattolici – ha riconosciuto il Papa – “si sono sempre sforzati di integrarsi
con la loro operosità e la loro dignità nelle società in cui si sono venuti a
trovare, continuano a testimoniare anche oggi la loro fedeltà al Vangelo”,
grazie anche al ruolo unificatore svolto dal Patriarcato che ha sede in Libano.
Ma di cammino verso l’unità il Papa ha voluto parlare anche in merito al
“dialogo cordiale e fruttuoso” che gli armeni cattolici intrattengono,
specialmente negli ultimi decenni, con la Chiesa armena apostolica e le altre
denominazioni che “riconoscono in San Gregorio l’Illuminatore il comune padre
fondatore”. Nel ricordare le celebrazioni del 2001, quando anche Giovanni Paolo
II rese onore ai 1700 anni dell’evangelizzazione della Chiesa armena, Benedetto
XVI ha affermato:
“Incoraggio questa ritrovata fraternità e collaborazione, auspicando
che da essa scaturiscano nuove iniziative per un percorso comune verso la piena
unità. E se gli avvenimenti storici hanno visto la frammentazione della Chiesa
armena, la Divina Provvidenza farà sì che un giorno essa torni ad essere unita
con una sua Gerarchia in fraterna sintonia interna e in piena comunione con il
vescovo di Roma (…) L’amore del Signore per la Chiesa pellegrina nel tempo
saprà offrire ai cristiani – è la nostra fiduciosa speranza – i mezzi necessari
per realizzare il suo pressante desiderio: ut
unum sint”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Sempre stamane il Santo Padre ha
ricevuto in successive udienze il cardinale Walter Kasper, presidente del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e alcuni presuli della Conferenza Episcopale del
Camerun, in visita "ad
Limina".
In Italia, il Santo Padre ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jesi presentata da
mons. Oscar Serfilippi, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali,
per raggiunti limiti di età.
Gli
succede mons. Gerardo Rocconi, finora vicario generale della
diocesi di Senigallia.
Mons. Gerardo Rocconi è nato a
Corinaldo, in provincia di Ancona, il 14 novembre 1949. E' stato ordinato
sacerdote per la diocesi di Senigallia il 15 settembre 1973. Nel 1994 è stato
nominato prelato d'onore di Sua Santità.
IL
LAVORO SIA SEMPRE AL SERVIZIO DELLA DIGNITA’ DELL’UOMO: SULL’APPELLO
DEL
PAPA IERI, NELLA SOLENNITA’ DI SAN GIUSEPPE, IL COMMENTO DI CRISTIANO
NERVEGNA,
PRESIDENTE DEL MOVIMENTO LAVORATORI DI AZIONE CATTOLICA
“Il lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e
per lo sviluppo della società e per questo occorre” che “sia sempre organizzato
e svolto nel pieno rispetto dell'umana dignità e al servizio del bene comune”.
Ha destato ampia eco il richiamo di Benedetto XVI rivolto ieri al mondo del
lavoro, nella solennità di San Giuseppe, patrono dei lavoratori. Nella Santa
Messa per l’occasione, il Pontefice ha messo l’accento sull’uomo che sempre
deve essere “soggetto e protagonista del lavoro”. Parole queste accolte come un
salutare incoraggiamento da Cristiano Nervegna, segretario del Movimento
Lavoratori di Azione Cattolica, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – Il Movimento Lavoratori di
Azione Cattolica ha proprio come missione quella di custodire la dignità della
persona umana, rimettendola al centro dei processi lavorativi. Per noi è stato
un momento di grande conforto, anche di sostegno. Sono, quelle di Benedetto
XVI, parole importanti, parole che caratterizzano tutto il magistero sociale
della Chiesa, dalla prima Enciclica Rerum Novarum fino alla Centesimus
Annus. In più di cento anni di magistero sociale, l’uomo viene messo al
centro del lavoro e di tutte le attività che lo riguardano.
D. – Come
testimoniare i valori cristiani nella quotidianità della vita lavorativa, anche
in base all’esperienza del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica?
R. – Il
Movimento ha un metodo preciso che è il metodo della revisione di vita. Vuol
dire che per questa testimonianza è necessaria intanto una conoscenza dei
cambiamenti che caratterizzano gli ambienti in cui siamo missionari. Tra
l’altro, il Papa l’ha ricordato: bisogna essere in grado di capire quali
mutamenti stanno caratterizzando questo mondo del lavoro. Faccio soltanto
riferimento al fatto che in Europa ormai sono aumentati enormemente non
soltanto i poveri, ma anche forme ibride di occupazione e lavori precari o a
bassa qualità. Ai cristiani, agli iscritti al Movimento Lavoratori, viene
chiesto di agire, di presentare strade nuove che aiutino a modificare le
rigidità, la solitudine che una parte importante del mondo del lavoro sta
vivendo.
D. –
Come vi rapportate di fronte a questo tema della precarietà del lavoro?
R. – Il
Movimento Lavoratori ha ben chiaro che le tipologie di contratti, che in questi
anni stanno venendo fuori, da un lato facilitano le aziende ad essere più
competitive. Tuttavia, molto spesso creano difficoltà ai lavoratori, in quanto
non sono quasi mai collegate ad un percorso di formazione continua per i
lavoratori, che consenta di trasformare la precarietà in flessibilità. Non
siamo affatto contrari a forme di flessibilità che, a volte anzi, aiutino a conciliare
i tempi di vita, soprattutto per le donne. Quindi, il problema è molto
semplice: dobbiamo riportare effettivamente l’uomo al centro del processo e
dare una nuova definizione di società attiva, che sia una società in cui
appunto l’uomo è non più lo strumento, ma il soggetto delle politiche del
lavoro.
D. –
Benedetto XVI ha invitato ieri i credenti ad imitare San Giuseppe, a
santificarsi attraverso il lavoro. Una sfida quella lanciata dal Papa ad una
società che, non poche volte, propone modelli in cui lavoro e famiglia sembrano
confliggere tra loro…
R. – Di
sfide il Papa ne ha lanciate almeno due. La prima è quella del riposo
settimanale, che poi caratterizzerà anche come tema il prossimo Convegno
ecclesiale di Verona. Il Papa dice chiaramente che quello è il giorno in cui
l’uomo comprende meglio il senso della sua esistenza. La santificazione
attraverso il lavoro poi diventa il secondo stimolo importante. Il lavoro è uno
strumento di santificazione. Certo, non è l’unico ambito di santificazione, è senz’altro,
però, quello più importante, non fosse altro che per il fatto che noi viviamo
la maggior parte della nostra giornata impegnati in attività lavorative.
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L’INCONTRO IN VATICANO DEGLI OSSERVATORI PERMANENTI
DELLA
SANTA SEDE: CE NE PARLA L’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO
Il tema
dei diritti umani, la pace, la giustizia, sono stati al centro sabato scorso
del discorso del Papa agli Osservatori Permanenti della Santa Sede presso le
Organizzazioni internazionali governative. I rappresentanti pontifici (8 presso
14 enti internazionali) sono stati
ricevuti in udienza da Benedetto XVI dopo una riunione di due giorni con i
vertici della Segreteria di Stato. Ci parla di questo incontro l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario
per i Rapporti con gli Stati. Giovanni Peduto gli ha chiesto innanzitutto quale contributo diano gli Osservatori
Permanenti:
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R. - Nel breve ma denso discorso
che Benedetto XVI ha rivolto loro al termine dei lavori, il Papa ha accennato al
“contributo fondamentale” che essi danno al “rispetto dei diritti umani e del
bene comune e pertanto all’autentica libertà e alla giustizia”. Il Papa ha
anche rilevato che essi partecipano “con autorevolezza alla responsabilità
profetica della Chiesa, che intende continuare a levare la sua voce in difesa
dell’uomo, anche quando la politica degli Stati o la maggioranza dell’opinione
pubblica si muovono in direzione contraria”.
D. – Più concretamente in cosa
consiste la loro attività?
R. - Più in concreto, attraverso i loro contatti e le notizie di
cui essi per la loro posizione vengono in possesso, come anche attraverso i
documenti che essi hanno l’opportunità di far circolare, o le dichiarazioni che
possono emettere in diverse sedi, gli Osservatori Permanenti della Santa Sede
ne portano a conoscenza la posizione su diversi problemi in discussione,
insieme con le ragioni che la motivano. È un’attività che esige acutezza di
analisi, prontezza di intervento e grande tatto.
D. -
Qual è stato lo scopo di questo incontro?
R. - Nel Congresso delle
Organizzazioni Cattoliche internazionali, che ha avuto luogo a Gerusalemme nel
novembre 2005, i rappresentanti delle stesse Organizzazioni hanno manifestato
l’esigenza di un loro migliore coordinamento con la Santa Sede ed in
particolare il desiderio di diverse ONG cattoliche – cioé organizzazioni non
governative cattoliche accreditate presso Organizzazioni internazionali – di
entrare in una più attiva collaborazione con gli Osservatori Permanenti della
Santa Sede. In risposta a tale richiesta un primo scopo dell’incontro degli
Osservatori Permanenti è stato proprio quello di esaminare questo tema: come
favorire ed ulteriormente sollecitare la collaborazione delle ONG cattoliche.
D. – C’è stato qualche altro obiettivo
specifico?
R. - Un secondo scopo è stato
quello di esaminare lo sviluppo dei diritti dell’uomo, dei concetti stessi e
quindi dei contenuti che ad essi si dà in seno alle Organizzazioni
internazionali. Di fatto essi sono oggi soggetti a sviluppi, talvolta promossi
con molta spregiudicatezza da parti interessate, che ad avviso della Santa Sede
costituiscono piuttosto un’involuzione in materia, con gravi pericoli per
l’individuo e la società umana.
D. - Cosa è emerso?
R. - Lo scambio di opinioni ha
permesso tra l’altro di rilevare l’apporto che le varie Conferenze Episcopali
potrebbero dare alla formazione ed al rafforzamento delle ONG di ispirazione
cattolica, perché esse, pur agendo a nome proprio, possano operare in maggiore
sintonia con l’azione dei Rappresentanti Pontifici. Le ONG, in quanto
riflettono esigenze ed idee della base sociale, sono espressione di una
dinamica democratica alla quale le Organizzazioni internazionali sono
sensibili, e di cui desiderano quindi tenere conto.
D. – E per quanto concerne i
diritti umani?
R. - Quanto al tema dei diritti
umani si sono potute focalizzare alcune problematiche, sia circa le priorità
della nostra attenzione, sia circa la maniera migliore per far comprendere il
carattere sempre positivo-propositivo delle prese di posizione della Santa
Sede.
D. -
In questo delicato momento internazionale quali sono le principali sfide
dell'attività diplomatica della Santa Sede?
R. - I Rappresentanti Pontifici
svolgono la loro attività diplomatica in totale sintonia con il Santo Padre,
che appunto “rappresentano”. Nel citato discorso, Benedetto XVI ha parlato di
“ingiustizie dai molti volti” e ne ha citato ad esempio due: primo, “il volto
del disinteresse o del disordine, che giunge a ledere la struttura di quella
cellula originale della società, che è la famiglia”; e secondo, “il volto della
prepotenza e dell’arroganza, che può arrivare fino all’arbitrio, mettendo a
tacere chi non ha voce o non ha forza per farla udire, come avviene nel caso
dell’ingiustizia, che oggi è forse la più grave, ossia quella che sopprime la
vita umana nascente”. Ecco due priorità chiaramente delineate: la famiglia e la
vita nascente.
D. - Accanto a questi due
momenti, vi sono altre sfide?
R. - Vi sono altre sfide non secondarie, come per esempio quelle
della fame e della sete nel mondo. L’Osservatore Romano del 19 marzo, che ha
riportato il citato discorso del Santo Padre, riportava pure l’ampio contributo
della Santa Sede al IV Forum mondiale sull’acqua, in corso a Città del Messico.
D. -
Che giudizio dare del “Consiglio ONU” per i diritti umani appena varato?
R. - Il Consiglio dell’ONU per i
diritti umani costituisce un naturale sviluppo della Commissione per i Diritti
Umani, che ha sede a Ginevra. Di per sé va giudicato come uno sviluppo
positivo, perché testimonia l’accresciuta importanza che l’ONU vuol dare al
tema, aumentando l’autorevolezza dell’organo competente a trattarne. Ma, tale
Consiglio è solo uno strumento: tutto dipenderà dal lavoro e dalle intese che
raggiungeranno i 47 stati membri che lo compongono, durante il loro mandato
triennale. Ma non pochi di tali paesi danno dei diritti umani interpretazioni
riduttive, mentre altri vogliono includere tra i diritti umani fondamentali
anche diritti che tali non sono. La Santa Sede auspica che il lavoro del nuovo
Consiglio, certamente necessario, possa essere fruttuoso. Naturalmente, esso
sarà seguito dagli Osservatori Permanenti con aderente attenzione.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la Prima Pagina la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Benedetto
XVI nella Basilica Vaticana per i lavoratori e per quanti soffrono i
disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale. India: sacerdote ucciso a Goa
Servizio
vaticano - l'Angelus del Papa in Piazza San Pietro e la Beatificazione a Bari
di Suor Elia di san Clemente
Servizio
estero - l'Atlante geopolitico sul tema: "Quanti passi ancora verso la
democrazia" a tre anni dall'intervento armato anglostatunitense in Iraq
Servizio
culturale - la mostra "Tang. Arte e cultura in Cina prima dell'anno
Mille" nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Servizio
italiano - la prolusione del Cardinale Camillo Ruini alla riunione del
Consiglio Episcopale Permanente; Berlusconi attacca gli imprenditori: dura
reazione di Confindustria
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20 marzo 2006
TRE
ANNI DOPO IL PRIMO RAID SU BAGHDAD, L’IRAQ ANCORA
ALLE PRESE
CON UN DIFFICILE E TRAVAGLIATO PERCORSO POLITICO
-
Intervista con Younis Tawfik -
“Abbiamo una strategia che ci porterà alla vittoria”. Con
queste parole il presidente statunitense, Gorge Bush, ha commentato il terzo
anniversario dell’attacco angloamericano contro l’Iraq di Saddam Hussein,
scattato nel marzo del 2003. Ma ripercorriamo le fasi di quel raid e la
drammatica situazione irachena nel servizio di Amedeo Lomonaco.
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(Suoni del primo attacco notturno contro Baghdad)
Era l’alba del 20 marzo 2003. Il primo raid aereo su
Baghdad annunciava l’inizio dell’offensiva delle forze della Coalizione contro
l’Iraq. L’attacco era scattato dopo la scadenza dell’ultimatum del presidente
americano George Bush all’allora capo di Stato iracheno, Saddam Hussein. Poche
ore prima dell’avvio dell’operazione militare, Bush aveva annunciato la
decisione di attaccare l’Iraq in un discorso rivolto alla nazione:
MY FELLOW CITIZENS, AT THIS HOUR,
AMERICAN AND COALITION…
Miei concittadini – aveva detto
Bush in quell’occasione - a quest’ora le forze americane e della Coalizione
sono impegnate nelle prime fasi dell’operazione militare volta a disarmare
l’Iraq, a liberare il suo popolo e
difendere il mondo da un grave pericolo.
THESE ARE OPENING STAGES OF
WHAT WILL BE A BROAD AND CONCERTED CAMPAIGN…
Queste, aveva aggiunto Bush,
sono le fasi iniziali di quella che sarà una campagna ampia e concertata.
Poco dopo, il presidente
iracheno Saddam Hussein era comparso davanti alle telecamere esortando il suo Paese
ad una risposta:
(Parole di Saddam Hussein
in arabo)
Coloro che sono oppressi sono
autorizzati a combattere, aveva dichiarato Saddam. E’ stato commesso il crimine che Bush e i
suoi alleati stavano minacciando di perpetrare contro l'Iraq e l’umanità, aveva
poi detto Saddam.
Alcuni giorni prima dell’attacco, durante l’Angelus del 16
marzo 2003, Giovanni Paolo II levava ancora una volta con forza la sua voce per
la pace, ripetendo l’appello di Paolo VI: “Mai più la guerra!”
“Di fronte alle tremende conseguenze che un'operazione
militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell’Iraq e per l'equilibrio
dell’intera regione del Medio Oriente, già tanto provata, nonché per gli
estremismi che potrebbero derivarne - dico a tutti: c’è ancora tempo per
negoziare; c'è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per
comprendersi e per continuare a trattare”.
Dopo quel primo attacco, l’offensiva della coalizione è
continuata portando un mese dopo alla caduta di Saddam Hussein e nel luglio del
2003 alla riunione del primo governo del nuovo Iraq. Le fasi successive, scosse
da una interminabile serie di attentati da parte di ribelli, fanno registrare
la firma della prima Costituzione e la formazione del primo governo provvisorio
nel 2004. Il 2005 si apre con le prime elezioni libere. Nelle successive
parlamentari dello scorso mese di dicembre si afferma la coalizione sciita che
in questi giorni sta cercando un’intesa con curdi e sunniti per formare il
nuovo governo. Ma il bilancio di questo percorso teso a riportare la democrazia
in Iraq, è pesantissimo: a partire dal 2003, sono circa 38 mila i civili
iracheni rimasti uccisi e più di 2300 gli americani morti.
**********
In Iraq, intanto, quattro agenti di una forza di
sicurezza irachena sono stati uccisi in un attacco nella regione di Jurf al
Sakhr,60 chilometri a sud di Bagdad. Il ministero dell’Interno ha rivelato poi
che sono stati trovati 9 corpi senza vita. Il comando americano ha reso noto,
inoltre, che sono stati rilasciati almeno 350 detenuti.
Ma su questo terzo anniversario dell’attacco contro l’Iraq ascoltiamo il commento dello scrittore
iracheno Younis Tawfik, da quasi tre decenni esule in Italia. L’intervista è di
Sergio Centofanti:
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R. - L’Iraq è peggiorato. L’Iraq sta morendo. L’Iraq sta
andando verso una guerra civile e dunque l’attacco purtroppo è stato mortale,
la chirurgia ha fallito e il progetto non è
riuscito a raggiungere il suo scopo. Siamo andati a togliere il regime di
Saddam Hussein; c’era una persona, un nemico, adesso ce ne sono tanti. L’Iraq è
diventata una terra di nessuno, un campo di battaglia tra estremisti islamici e
l’occidente, tra Al Qaeda e l’America, e chi alla fine sta pagando il caro
prezzo, è il popolo iracheno. C’è un’ emorragia che sta dissanguando il Paese.
Fino ad oggi in tre anni sono stati uccisi 186 professori universitari; senza
parlare di intellettuali, di scrittori, scienziati. In più, la comunità
cristiana sta lasciando il Paese per fuggire verso Paesi sicuri.
D. – A questo punto, che cosa si può fare per l’Iraq?
R. – Credo che gli americani devono prendere una decisione
forte, definitiva e più equa: dare in mano il controllo del Paese alle Nazioni
Unite; invitare l’Europa ed altri Paesi a coinvolgersi un po’ di più per
mantenere la sicurezza in Iraq; investire soldi e risorse umane per risanare il
Paese e cercare di far pressione sulle fazioni irachene perché si mettano
d’accordo e di cedere un po’ di più per il bene del Paese.
D. - Quali sono le
sue speranze?
R. – Certo che le mie speranze erano quelle di poter
vedere il mio Paese libero e democratico, in Paese di tutte l’etnie e di tutte
le religioni, il Paese della democrazia e della libertà, il Paese che io ho
sempre sognato, dove un giorno io potrò rientrare per riabbracciare mia madre
dopo 27 anni di esilio; il Paese che mi potrà dare sicurezza ed accoglienza e
il Paese che mi potrà anche dare l’opportunità di poterlo servire. Ma oggi come
si fa?
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AL VIA
STASERA A MILANO IL FESTIVAL DEL CINEMA AFRICANO,
DELL’ASIA
E DELL’AMERICA LATINA
-
Intervista con Alessandra Speciale -
Stasera a
Milano prende il via la 16.ma edizione del “Festival del cinema africano”, che
da due anni è aperto anche alle opere provenienti dall’Asia e dall’America
Latina. Un centinaio le pellicole selezionate, quattro i concorsi per
lungometraggi, documentari e corti, ben sei le sale riservate alla rassegna.
Dopo la settimana milanese, una selezione di film sarà proiettata a Torino,
Campobasso, Ancona e Bergamo. Stefania Saracino ha intervistato Alessandra
Speciale, direttrice artistica, assieme ad Annamaria Gallone, della rassegna,
chiedendole qual è lo spirito di un festival così particolare:
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R. – Lo
spirito del Festival del cinema africano d’Asia ed America Latina ha
innanzitutto lo spirito di promuovere le cinematografie di culture meno
conosciute e di promuovere la cultura in generale di questi Paesi, cosiddetti
del Sud del mondo, che purtroppo difficilmente troviamo sui nostri schermi, sia
cinematografici che televisivi. Il Festival, quindi, rimane forse un’occasione
unica per vedere opere di artisti e di autori di questi Paesi.
D. – Quali saranno le principali novità di quest’anno?
R. – Innanzitutto un nuovo premio che abbiamo istituito,
che è il premio al miglior film africano senza distinzione di categoria nel
Festival. Perché da quando ci siamo aperti anche all’Asia e all’America Latina
ci siamo resi conto, ad un certo punto, che forse avevamo penalizzato il cinema
africano. Quindi, abbiamo sentito l’esigenza di istituire un nuovo premio.
D. – Quali sono negli ultimi anni le tematiche più
ricorrenti della rassegna?
R. – Sicuramente una tematica molto importante, che ha
caratterizzato il cinema africano e non solo, anche il cinema degli altri
continenti, è il grosso scontro fra quella che è la tradizione, gli usi, i
costumi e a volte le leggi della tradizione, con la modernità dirompente, che
arriva e stravolge la vita di queste persone. Poi, ad esempio, torna spesso la
tematica religiosa, soprattutto nei film che provengono dai Paesi arabi, ma non
solo, anche da Israele e dall’America Latina, che si trovano a volte a dover
fare i conti con un problema di nascita di sette pseudo-cristiane.
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20 marzo 2006
NUOVO
OMICIDIO DI UN SACERDOTE CATTOLICO, A GOA IN INDIA:
SI
TRATTA DI PADRE EUSEBIO FERRAO. ANCORA IGNOTI GLI AUTORI ED INCERTO
IL
MOVENTE, MA SI SOSPETTANO DUE UOMINI CHE FORSE AVREBBERO AGITO
PER
TACITARE
L’ATTIVITA’ PACIFISTA DEL PARROCO CONTRO LE VIOLENZE INTERRELIGIOSE
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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GOA. =
Ignoti al momento il
movente e gli autori dell’aggressione mortale avvenuta nella notte fra il 17 ed
il 18 marzo, costata la vita a padre Eusebio Ferrao, parroco della
chiesa di S. Francesco Saverio, nello Stato indiano di Goa. Dolore, angoscia e ferma
condanna per “l’omicidio a sangue freddo” sono stati espressi ieri dall’arcidiocesi
in un comunicato, dove si chiede “alle autorità un intervento
rapido, che consegni alla giustizia i responsabili di questo vile atto”. La
dinamica del crimine non è ancora chiara: certo è che il sacerdote è morto
soffocato da un cuscino. Secondo alcuni testimoni, due uomini dell’Uttar
Pradesh si sono presentati davanti alla residenza del parroco la notte
dell’omicidio, chiedendo ospitalità a padre Ferrao, che li ha accolti, nutriti
ed offerto loro un luogo dove riposare.
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DA OGGI AL 31 MARZO I LAVORI A CURITIBA, IN BRASILE, DELL’OTTAVA
CONFERENZA DEI 188 PAESI FIRMATARI DELLA
CONVENZIONE SULLA BIODIVERSITA’,
PER PROTEGGERE GLI ECOSISTEMNI DEL PIANETA
CURITIBA. = Si apre
oggi in Brasile, nella città di Curitiba, l’ottava Conferenza tra i 188 Paesi
firmatari della Convenzione sulla Biodiversità, varata durante il Vertice della
Terra a Rio de Janeiro, nel 1992. Le aspettative su questo incontro sono alte
per raggiungere nel 2010 un recupero significativo a livello mondiale nella
perdita di biodiversità, utile a ridurre la povertà, secondo gli studi condotti
da un gruppo di 1360 esperti di 95 Paesi. Si tratta di una ricerca approfondita
sugli ecosistemi all’inizio del terzo Millennio, che servirà di base ai lavori
di Curitiba, che proseguiranno fino al 31 marzo. Chiaro il messaggio degli
scienziati: due terzi dei servizi che l’uomo può trarre dalla natura sono in
calo in tutto il mondo. Questo perché gli esseri umani hanno apportato negli
ultimi decenni cambiamenti senza precedenti all’intero ecosistema della
Terra. Cambiamenti che hanno indebolito
la capacità della natura di fornire servizi essenziali. Per chi volesse seguire
nel dettaglio la Conferenza, è possibile collegarsi al Sito internet
dell’Unione mondiale per la conservazione (IUCN) www.iucn.org.
(R.G.)
INAUGURATO
A ROMA UN MONUMENTO A SANT’ANNIBALE MARIA DI FRANCIA
- A
cura di P.Vito Magno -
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ROMA.= Con un
monumento in bronzo, Roma ricorda ed esalta l’opera educativa svolta da
Sant’Annibale Maria Di Francia, fondatore dei Rogazionisti e delle Figlie del
Divino Zelo. Il monumento è stato inaugurato ieri a Piazza Asti, nel popoloso
quartiere Appio-Tuscolano, dove l’insegnamento del sacerdote messinese è di
casa da 80 anni. Qui infatti, le due Congregazioni operano con le loro Curie
generalizie, con centri educativi ed editoriali, con due parrocchie. Spesso,
dalla Sicilia padre Annibale veniva a Roma per far conoscere al Papa il carisma
che Dio gli aveva affidato: la preghiera per le vocazioni e la carità verso i
ragazzi e i poveri. Il monumento, realizzato dall’artista Corrado Piazza, è
stato benedetto dal segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, alla
presenza del sindaco Walter Veltroni, dei superiori generali, padre Giorgio
Nalin e madre Diodata Guerriera, dell’ambasciatore d’Italia presso la Santa
Sede, Giuseppe Balboni Acqua, e del senatore Giulio Andreotti. Il cardinale
Sodano ha parlato dell’attualità del messaggio del Di Francia, definendolo:
“Una delle stelle luminose per il cammino dei cristiani nella Roma del nostro
tempo. Un esempio per chi sovrintende alle opere di carità sociale”. Padre
Giorgio Nalin ha rilevato il bisogno di un’educazione che trasmetta valori,
prima che nozioni, sull’esempio di padre Annibale, di cui il monumento è “una
scelta felice che consegna alla storia la sua identità di maestro”.
Infine, il sindaco ha parlato di “segno di riconoscenza dei romani nei riguardi
di un uomo che si è preso cura dei più fragili di loro: i bambini disagiati”.
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RIUNITI
A SIVIGLIA IN SPAGNA 150 IMAM E RABBINI GIUNTI DA EUROPA,
AFRICA,
MEDIORIENTE
E NORDAMERICA PER TRACCIARE UN CAMMINO DI MODERAZIONE
PER I
CREDENTI CONTRO I FONDAMENTALISMI
SIVIGLIA. = Centocinquanta imam e
rabbini sono arrivati a Siviglia, in Spagna, da diversi Paesi d’Europa,
dell’Africa, del Medio Oriente e del Nord America con l’intento di lavorare
insieme a favore della pace e contro l'estremismo. “In queste ultime settimane
la situazione internazionale ci ha nuovamente dimostrato, in modo inquietante,
quanto questo nostro incontro sia necessario”; ha dichiarato Alain Michel,
presidente della fondazione “Uomini di Parola”, in apertura dei lavori del
Convegno interreligioso, iniziato ieri nella città spagnola. Incontro cui
partecipano, tra gli altri, il consigliere del re del Marocco, André Azulay, il
grande rabbino di Israele, Yona Mtezger, e l'imam di Gaza, Imad al-Faluji. In
particolare, il rabbino Metzger ha invitato i musulmani ad esprimersi in nome
della “maggioranza moderata”. “Perché tacete quando Bin Laden si permette di
parlare a nome dell'Islam?”, ha chiesto l’esponente religioso ebraico, mentre
l'imam di Gaza ha insistito sulla necessità di “realizzare un dialogo
responsabile e serio”. Un messaggio al Convegno di Siviglia è giunto dal
segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, che ha invitato tutti i partecipanti
a “tracciare un cammino di moderazione per i credenti”. (R.G.)
AD ASSISI,
NEL PALAZZO
“CAPITANO DEL PERDONO”, IL NUOVO “MUSEO PERICLE
FAZZINI”:
IN ESPOSIZIONE 50 OPERE PRINCIPALI DELL’ARTISTA MARCHIGIANO
ASSISI. = Aperto da alcuni giorni
ad Assisi, nel Palazzo “Capitano del Perdono”, il nuovo “Museo Pericle
Fazzini”. Il Palazzo, decretato dall’UNESCO “patrimonio dell’umanità”, sorge
nello spazio di pertinenza della Basilica di Santa Maria degli Angeli. La
struttura accoglie 50 opere fondamentali dell’artista marchigiano, tali da
coprire l’intero suo percorso espressivo. Il Museo, nato da un idea di Gianni
Ferranza e Claudio Speranza, gestito dalla Fondazione Fazzini e curato da
Giuseppe Appella, presenta una selezione di disegni, quasi sempre legati alla
nascita delle relative sculture, in un percorso di immagini e documenti che,
oltre a rileggere in cronologia la vita di Fazzini, illuminano buona parte dei
diversi aspetti della cultura del Novecento. È
rilevante, inoltre, il contesto in cui nasce il Museo e il lungo
rapporto di Fazzini con Assisi e la figura di S. Francesco. Faranno, infatti,
stabilmente parte della raccolta “S.
Francesco parla e accarezza il lupo”, 1939, legno e “il Bozzetto per il monumento a S.Francesco” (1981,
bronzo), oltre ad una serie di piccole sculture, progetti, disegni e incisioni
legati al Santo. Il Museo è sorto con l’intenzione di sviluppare intorno a
Fazzini una serie di iniziative a periodicità stagionale, utili per chiarire,
attraverso una serie di piccole ma precise mostre, i rapporti dell’artista con
la scultura europea, il suo impegno nella pratica del gioiello, della medaglia
e della grafica, i progetti non realizzati le particolarità delle sue fusioni,
le abituali frequentazioni del suo studio. L’apertura del “Museo Pericle
Fazzini” dà il via anche alla preparazione del “Catalogo Generale delle
sculture di Pericle Fazzini” la cui uscita, presso De Luca Editori d’Arte, è
prevista per la fine del 2008. (S.C.)
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20
marzo 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Dopo tre settimane di trattative con le
altre formazioni politiche palestinesi, il movimento estremista Hamas,
vincitore alle legislative dello scorso 25 gennaio, ha consegnato ufficialmente
ieri, al presidente Abu Mazen, la lista dei ministri chiamati a far parte del
nuovo governo del premier Ismail Haniyeh. Secondo fonti di stampa palestinese,
nell’elenco consegnato dal primo ministro, ci sono una donna e un cristiano di
Betlemme. La lista non è stata, però, ancora resa nota e nelle prossime ore la
compagine governativa dovrà ricevere la fiducia dal Consiglio legislativo. Nei
Territori, intanto, decine di uomini armati hanno fatto irruzione nel
complesso degli edifici governativi della Striscia di Gaza chiedendo di essere
assunti nei servizi di sicurezza palestinesi. Nello scontro, sono rimaste
ferite tre persone.
Il
presidente bielorusso Lukashenko è stato rieletto con l’82,6 per cento dei
voti, secondo dati non ancora definitivi. Ma già prima degli exit poll,
l’opposizione aveva chiesto l’annullamento delle elezioni, accusando il regime
di brogli. Lukashenko ha respinto la richiesta di nuove elezioni in seguito a
presunte irregolarità. Oltre 6 mila persone si sono radunate ieri, inoltre, nel
centro di Minsk e secondo fonti diplomatiche, l’Unione Europea starebbe
esaminando la possibilità di adottare sanzioni. “La consultazione si è svolta
in un clima di intimidazione”, ha dichiarato il ministro degli Esteri
austriaco. Secondo il ministro degli Esteri russo, invece, le elezioni sono
state corrette. Il servizio di Giuseppe d’Amato:
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Erano anni che l’opposizione non
riusciva a portare in strada tanta gente a protestare. Ieri sera erano in 30
mila in Piazza della Repubblica a Minsk. “Abbiamo vinto, perché non abbiamo
avuto paura di radunarci qui”, ha gridato alla folla Aleksandr Milinkevic,
candidato unico dell’opposizione. Oggi, alle 18.30, nuovo meeting contro il
potere. Si temono disordini. Migliaia di uomini delle forze speciali sono in
stato di allerta. I risultati ufficiali, provenienti dalla Commissione
elettorale, non lasciano dubbi: il presidente Lukashenko ha ottenuto un terzo
mandato a stragrande maggioranza. I bielorussi hanno avuto paura del
cambiamento e hanno votato per la stabilità. L’affluenza alle urne è stata del
92,6 per cento, ma l’opposizione denuncia brogli in serie e non riconosce i
risultati. Sono stati letti degli exit-poll alla tivù di Stato a metà giornata:
il 31,6 per cento degli aventi diritto ha votato prima di venerdì in elezioni
anticipate.
Per la
Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Cresce in Francia la protesta contro il
Contratto di primo impiego. Forti delle adesioni di piazza, le organizzazioni
sindacali dei liceali e degli universitari hanno concesso “24 ore di tempo” al
capo di Stato, Jacques Chirac, e al premier, Dominique de Villepin, per
annunciare il ritiro del provvedimento sull’occupazione giovanile, che consente
il licenziamento anche senza giusta causa. In caso contrario, è già stato
annunciato uno sciopero generale.
Proclamato lo stato d’emergenza nell’Australia nord-orientale,
violentemente colpita nelle ultime ore da un ciclone tropicale. Classificato
nella categoria 5, “Larry” ha toccato i 290 chilometri orari. Al momento non si
hanno notizie di eventuali vittime.
Con un enorme boato è crollata una parte del tetto del
nuovo stadio di Wembley, che sostituirà lo storico stadio londinese. I
lavoratori sul posto sono stati evacuati d’urgenza e sembra per ora che non vi
siano feriti. Lo ha dichiarato la compagnia di costruzione sul luogo. Sono
state subito aperte delle indagini sulle cause dell’incidente. Attualmente,
sono in corso nello stadio lavori di ristrutturazione.
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