RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 78 - Testo della
trasmissione di domenica 19 marzo 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Da ieri la Chiesa di Bari ha la sua prima beata. Ce ne
parla l’arcivescovo Francesco Cacucci
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Allarme Unicef: in Malawi
crescono i casi di colera
Nello Stato indiano del Gujarat
allontanate le suore di un lebbrosario tra le proteste dei malati
Pubblicato dall’associazione “Save
the children” il rapporto sulla pornografia infantile
Dal Pakistan soddisfazione per la creazione del nuovo
Consiglio dell’Onu per i diritti umani
In
Afghanistan un uomo convertitosi al cristianesimo rischia la condanna a morte
Sarà presentato in serata
a Abu Mazen il nuovo
esecutivo palestinese
Urne aperte per le presidenziali in Bielorussia: scontata la vittoria di Lukashenko.
E l’opposizione annuncia una manifestazione pacifica dopo la chiusura delle urne
19
marzo 2006
L’IMPORTANZA DEL LAVORO PER
DELLA
SOCIETA’: IL PAPA PARLA DI SAN GIUSEPPE ALLA MESSA E ALL’ANGELUS.
DOPO
“Il lavoro riveste primaria
importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società, e
per questo occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel pieno rispetto
dell’umana dignità e al servizio del bene comune”. Così Benedetto XVI
nell’omelia alla Messa stamane in Vaticano. Messa che
ha unito la meditazione dei testi liturgici della terza domenica di Quaresima
al ricordo di San Giuseppe. All’Angelus il Papa ha ricordato la figura dello
sposo di Maria spiegando che la solennità liturgica viene
posticipata a domani e pregando perché “protegga i lavoratori di tutto il
mondo”. Il servizio di Fausta Speranza
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L’attività lavorativa deve
servire al vero bene dell’umanità, permettendo “all’uomo come singolo o come
membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione” : il Papa sottolinea queste parole della Gaudium et spes, dopo aver spiegato che il ricordo di San Giuseppe porta il pensiero
al lavoro “condizione originaria dell’uomo”. E a questo proposito afferma:
“
Associazioni che il Papa saluta
dicendosi lieto di sapere che tante sono presenti alla Messa in rappresentanza
dell’intero mondo dei lavoratori. E proprio guardando al mondo del lavoro,
Benedetto XVI sottolinea che sono necessari la qualificazione tecnica e
professionale, un ordine sociale giusto e attento al bene di tutti, ma non
solo:
“Occorre vivere una spiritualità che aiuti i credenti a santificarsi
attraverso il proprio lavoro, imitando san Giuseppe, che ogni giorno ha dovuto
provvedere alle necessità della Santa Famiglia con le sue mani e che per questo
La testimonianza di San
Giuseppe – aggiunge il Papa – “mostra che l’uomo è soggetto e protagonista del
lavoro”.
“Vorrei affidare a lui i giovani che a fatica riescono ad inserirsi nel
mondo del lavoro, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi dovuti alla
diffusa crisi occupazionale”.
“Al tempo stesso, - avverte
Benedetto XVI - è indispensabile che l’uomo non si lasci asservire dal lavoro,
che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il
senso ultimo e definitivo della vita”. E ricorda che nella Bibbia si legge: “sei giorni faticherai e farai ogni lavoro; ma il settimo
giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio” (Es
20, 8-9). Si tratta di un passo del Libro dell’Esodo che comprende anche il
racconto della consegna a Israele del Decalogo dei comandamenti da parte di
Dio. Pagina letta proprio alla Celebrazione eucaristica. E il Papa nell’omelia
definisce il Decalogo “una conferma della libertà conquistata”. “I
comandamenti, - spiega - a guardarli in profondità, sono il mezzo che il
Signore ci dona per difendere la nostra libertà sia dai condizionamenti interni
delle passioni che dai soprusi esterni dei malintenzionati. I ‘no’ dei
comandamenti sono altrettanti ‘sì’ alla crescita di un’autentica libertà”.
C’è da dire che il Papa rivolge
un particolare saluto a mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente
della Commissione Episcopale Italiana per i Problemi Sociali e il Lavoro,
Mons
Miglio, nel suo intervento prima dell’Omelia, ricorda che il Servo di Dio Papa
Giovanni Paolo II “non solo ci ha lasciato un ricco insegnamento sul lavoro e
sul ruolo centrale della persona umana nel mondo del lavoro specialmente con le
tre Encicliche - Laborem Exercens,
Sollicitudo Rei Socialis, Centesimus Annus – ma si è fatto
egli stesso catechista instancabile della dottrina sociale della Chiesa nei numerosi pellegrinaggi
del 19 marzo”, incontrando i lavoratori dell’industria, della campagna e di
vari altri settori, condividendo con
loro problemi e difficoltà, nella preghiera e nella vicinanza fraterna e solidale.
E ringrazia Benedetto XVI per “aver voluto continuare in questo giorno la bella
tradizione seguita dal Suo predecessore”, incontrando rappresentanze del mondo
del lavoro.
E mons. Miglio ricorda i vari
interventi di Benedetto XVI in cui “ebbe a sottolineare con forza che la
questione del lavoro è
oggi al centro di cambiamenti rapidi e complessi, e che al nuovo e inedito
risvolto della questione sociale è connessa la tutela della vita, nuova
frontiera della questione sociale, evidenziando anche il rapporto tra giustizia
e carità che costituiscono due aspetti
inseparabili dell’unico impegno sociale del cristiano”.
Mons. Miglio
ricorda dunque “le fatiche e le ansie di tanti lavoratori, specialmente dei giovani,
che vedono davanti a sé un futuro incerto, e di tante famiglie, spesso pesantemente
condizionate dalle difficoltà derivanti dalla mancanza di lavoro o da un lavoro
poco rispettoso delle esigenze della famiglia stessa e della persona”.
E torniamo alla figura di San
Giuseppe di cui il Papa parla anche all’Angelus invitando a “soffermarsi con
venerazione” sulla figura dello sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale.
Ricorda che “riveste nella storia della salvezza un’importanza fondamentale”. E
spiega che dall’esempio di San Giuseppe viene “un forte invito a svolgere con
fedeltà, semplicità e modestia il compito che
Nel saluto dopo la preghiera
mariana, il pensiero alla ricorrenza di un’istituzione vaticana che – dice
Benedetto XVI – offre “un importante contributo alla missione della Chiesa”:
“Ricorre quest’anno il V centenario dei Musei Vaticani, che l’amato mio
Predecessore Giovanni Paolo II ha
definito ‘una delle più importanti porte della Santa Sede aperte sul mondo’”.
Tra i saluti nelle varie
lingue, il pensiero ai fedeli provenienti da Ca’ Savio, Rosìa e Torri, Villa Fastiggi di
Pesaro e Foligno. Saluto inoltre i partecipanti al corso di Dottrina Sociale
della Chiesa organizzato dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, come pure i
Coristi e Fisarmonicisti del Canton Ticino, il Comitato
Ecumenico per le Comunicazioni Sociali, il Club “Vecchia
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E con la preghiera nel cuore che il Papa stesso ha ispirato
con tutte le sue parole di oggi, rivolgiamo, a nome di
tutta la famiglia della Radio Vaticana, i più affettuosi auguri a Benedetto
XVI: ha ricevuto al battesimo il nome di Joseph,
restando così legato alla figura di San Giuseppe di cui ci ha ricordato tutta
l’importanza.
LA CHIESA DI BARI ESULTA PER
-
Intervista con l’arcivescovo Francesco Cacucci -
Il suo esempio insegna ad
abbandonarsi e a consegnarsi totalmente a Dio e questo pomeriggio il suo nome è
tra quello dei beati. E’ suor Elia di San Clemente, monaca carmelitana scalza,
beatificata ieri pomeriggio durante una solenne cerimonia presieduta dal prefetto
della Congregazione delle cause dei santi, il cardinale José
Saraiva Martins, che si è
svolta nella cattedrale di Bari. Ad officiare la liturgia eucaristica
l’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci. Il servizio di Tiziana Campisi.
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“Compresi che per condurre anime a Dio non era
necessario compiere opere grandi, anzi era proprio l’immolazione completa di
tutta me stessa che mi chiedeva il buon Gesù”: suor Elia di San Clemente
raccontava con queste parole il suo abbandono all’Amore, la consegna totale a
Dio. Lo ha ricordato l’arcivescovo di Bari-Bitonto
mons. Francesco Cacucci, ieri pomeriggio durante la
celebrazione per la beatificazione di Teodora Fracasso, monaca carmelitana
scalza. Barese, è nata il 17 gennaio del 1901, entrata nel Carmelo, colpita da
encefalite, ha offerto le sue sofferenze al Signore ed è morta ad appena ventisei
anni la mattina di Natale del 1927. Che impegna a morire per vivere – ha detto
l’arcivescovo Cacucci – è una legge che continua a
fare scandalo oggi come ai tempi di Gesù e di San Paolo”.
L’esperienza di suor Elia accompagna nel cammino
della Quaresima, sul Sinai, ma anche sul monte Tabor
e infine sul Calvario. Come il profeta di cui portava il nome giunge all’Oreb, la montagna di Dio, in quella sua spiritualità fatta
di anelito e brama dell’Eterno. “Non è possibile cambiare il mondo senza
l’Amore offerto in croce”: questo è il dono di sapienza lasciato dalla monaca,
ha sottolineato il presule che ha definito la beata piccola Ostia, bianca e
pura, distrutta per amore, dedita all’ascolto e alla
contemplazione di Dio, nutritasi di bellezza e di poesia. Suor Elia ha infatti lasciato svariati scritti in versi con i quali ha
voluto cantare la sua passione per il Crocifisso. L’arcivescovo Cacucci ha concluso la sua omelia rivolgendo una preghiera alla beata Elia di San Clemente: “ Ti ringraziamo per la tua
santità, aiutaci a correre verso il cielo, come il profeta Elia, su un carro infiammato
di vero amore”.
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Ma quali peculiarità
contraddistinguono la beata Suor Elia di San Clemente e l’ambiente in cui è
vissuta? Giovanni Peduto lo ha chiesto
all’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci:
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R. - ‘Perduta
in Dio’, suor Elia ha sempre vissuto, anche da laica,
il primato di Dio nella sua vita, nella contemplazione del bello, nell’ascolto
della Parola, nell’amore per l’Eucaristia. Nel Carmelo ha seguito la ‘piccola via’ di Santa Teresa di Gesù Bambino, nel nascondimento, ‘crocifissa’ con Cristo, nella totale immolazione di sé per
la salvezza delle anime.
D. –
Quale significato riveste la sua Beatificazione per
R. - Prima Beata nella storia
della nostra Chiesa di Bari, Suor Elia esorta a ‘guardare in alto’, ma nell’umiltà, nel sacrificio; insegna soprattutto
che la santità è possibile anche per noi, quale che sia il nostro stato di
vita. Occorre ‘saper fiorire - come diceva lei - dove Dio ci ha seminati’.
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19 marzo 2006
FESTA DI SAN GIUSEPPE, SPOSO DELLA BEATA VERGINE
MARIA
E
PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE
-
Intervista con il cardinale Marco Cé -
La
comunità ecclesiale il 19 marzo festeggia San Giuseppe, sposo della Vergine
Maria e Patrono della Chiesa universale. Per la coincidenza con la Domenica di
Quaresima quest’anno la memoria liturgica viene
spostata a domani. Come da tradizione, nel giorno del padre putativo di Gesù,
ricorre la Festa del Papà. Ma per una ricostruzione storica della figura di San
Giuseppe ed una riflessione sul suo esempio di santità, ascoltiamo il cardinale
Marco Cè, patriarca emerito di Venezia, al microfono
di Isabella Piro:
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R. – Un uomo giusto, osservante della legge, di
professione carpentiere, soffrì il dramma della misteriosa maternità divina di
Maria. Avvertito da Dio in sogno, accettò nella fede il progetto di Dio. 40
giorni dopo il parto, Giuseppe con Maria porta il bambino a Gerusalemme per
presentarlo al Tempio e lì incontra il vecchio Simeone, che annuncia un futuro
avvolto nel mistero, per quel bambino. Giuseppe ascolta, e si rimette a Dio.
Quando Gesù arriverà a compiere i 12 anni, i genitori lo porteranno in
pellegrinaggio a Gerusalemme ed ecco che al ritorno, senza avvertirli, Gesù
rimane in città. La madre gli chiede perché mai avesse dato
loro questo dispiacere, e Gesù diede una risposta che né Maria né Giuseppe
compresero. E Giuseppe chinò il capo nella fede e obbedì. San Giuseppe è tutto
qui: un credente, totalmente consegnato a Dio.
D. – A volte si ha l’impressione che la sua figura rimanga
un po’ nascosta nell’agiografia classica. Secondo Lei perché?
R. – Di San Giuseppe i Vangeli documentano solo il
silenzio e questo sì, è straordinario. L’assoluta docilità alla volontà di Dio,
la consegna totale di se stesso, anche nelle cose più care, come il suo
desiderio di paternità naturale, al piano divino di salvezza. In questo,
Giuseppe fu assolutamente eroico, quasi anticipando il radicale “Sì, Padre” di
Gesù …
D. – Qual è, allora, il suo valore oggi?
R. – Il Concilio Vaticano II ha dedicato il capitolo V
della Costituzione sulla Chiesa alla chiamata di tutti i battezzati alla
santità. E Giovanni Paolo II, nella sua Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente, ha proposto una
pastorale ordinaria che promuovesse la santità,
intendendo per santità il dono di vivere ogni giorno da figli di Dio, compiendo
la volontà del Padre. San Giuseppe ha vissuto così. Ha vissuto con
straordinaria fedeltà la vita ordinaria che il Signore aveva progettato per
lui.
D. – I padri di oggi quale insegnamento possono trarre
dalla figura di questo Santo?
R. – Devono imparare anzitutto che i figli sono un grande
dono di Dio, portatore di un progetto personale che custodisce il sogno di Dio
e che costituirà la loro felicità. Sono quindi persone, questi figli, e debbono
essere amate, ma non possedute. Hanno assolutamente bisogno di essere aiutate a
crescere, ma nel rispetto del loro rapporto con Dio e della sua volontà.
Giuseppe ad un certo punto scompare; nei Vangeli rimane solo Gesù. Questa è
anche la metafora del padre che via via deve lasciare
che il figlio prenda la sua autonomia. Anzi, lo deve aiutare perché questo
avvenga nel modo migliore …
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Ma cosa pensano i piccoli dei loro papà? Roberta Moretti ha raccolto qualche commento:
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R – Il mio papà è simpatico e buono. Gioca sempre con me e
mi consola sempre quando devo fare i compiti. Ha la
barba e quando mi bacia mi fa il solletico.
R. - E’ un tipo normale, bello
R. – A volte è un po’ serio.
D. – Che cos’è
che ti piace di più di lui?
R. – La
sua pancia rotonda
R.- Che quando glielo chiedo mi aiuta sempre, che
mi ascolta.
R. –
Quando mi compra le cose.
D. –
Invece, che cosa ti piace di meno di lui?
R. –
Quando mi sgrida, ma lui non mi sgrida mai.
R.- Che litiga sempre con mia madre ed io non
vorrei.
R.- Che a volte si preoccupa un po’ troppo.
D. – Lo
cambieresti mai con un altro papà di qualche amico tuo?
R. – Nooo!
R.- Mio padre è così e quindi me lo tengo.
D. - Se
dovessi scrivergli una letterina che cosa gli diresti?
R.- Caro
papà, ti voglio tanto bene e mi manchi molto.
R.- Caro
papà, oggi vorrei fare il buono con te.
R. –
Anche se non ci vediamo mai lui resta per me sempre una persona importate e gli
voglio tanto bene.
R. – Che
anche se di fisico non è tanto bello, è il papà migliore del mondo.
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CHIUSURA OGGI A TORINO DELLE
PARALIMPIADI INVERNALI
CHE HANNO VISTO LA PARTECIPAZIONE DI 500 ATLETI DISABILI
- Intervista con Luca Pancalli -
Dopo nove giorni di gare, si chiude
oggi a Torino la IX edizione delle Paralimpiadi
invernali, cui hanno partecipato circa 500 atleti disabili di 39 Paesi. Grande
il successo di pubblico per questa manifestazione che ha ridotto notevolmente
le distanze nella società con il mondo dell’handicap. Per un bilancio globale
dei Giochi, Giancarlo La Vella ha intervistato Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico
italiano:
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R. – Non posso non cominciare dal bilancio agonistico che
ovviamente è più che positivo e rispondente agli impegni e ai sacrifici che
abbiamo messo negli ultimi anni. Però quello che a me preme maggiormente è la
positività del risultato in termini di comunicazione. Io credo che quello che Torino 2006 ha fatto vedere, quello che ha segnato, sia
irripetibile. La gente per strada, il tifo negli stadi, palazzetti
sempre pieni e tutto esaurito, ragazzi e ragazze che
fermano i nostri atleti per strada chiedendo autografi: credo che qualcosa sia
cambiato veramente con Torino 2006.
D. – Questo muro, che poi è un muro culturale di
incomprensione che abbiamo vissuto nel passato, si sta finalmente sgretolando?
R. – Io credo di si. Non ho mai
creduto nelle rivoluzioni, ho sempre ritenuto che poi soprattutto su certe
tematiche occorre intraprendere dei processi lenti di
evoluzione culturale, di crescita culturale. Credo che noi stiamo vivendo uno
di questi passaggi, ovviamente Torino 2006 ci ha dato la possibilità di
amplificare e forse accelerare questo processo. L’attenzione anche dei media è cresciuta notevolmente. Però mi sembra
un’attenzione, al di là della quantità, sicuramente di qualità. Questo aiuta a
crescere anche una cultura del Paese.
D. – Il comitato paralimpico
italiano, così come i comitati paralimpici degli
altri Paesi, si stanno ora preparando alle paralimpiadi
di Pechino 2008. La Cina, un paese rampante, che si
affaccia in modo così prepotente nel confronto con i Paesi occidentali, e nel
quale bisogna portare certe sensibilità. In che modo vi state preparando?
R. – Noi ci stiamo organizzando ormai già da due anni.
Stiamo tentando, come abbiamo fatto per gli atleti degli invernali, di mettere
i nostri ragazzi nelle migliori condizioni possibili, consapevoli che Pechino
2008 rappresenterà un’ulteriore svolta. Ho avuto modo di vedere che lì stanno
vivendo l’appuntamento olimpico e paralimpico come
una vetrina sul mondo. E’ evidente però che ci sono anche delle conflittualità
all’interno del Paese e delle problematiche serie su temi importanti. Io
auspico che i messaggi che possono provenire da un movimento paralimpico, possano aiutare la Cina
anche ad intraprendere dei percorsi di tipo diverso.
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“IN HOC SIGNO. IL TESORO DELLE CROCI”:
QUESTO,
IL TITOLO DELLA MOSTRA IN PROGRAMMA DAL 4 APRILE
AL 31 AGOSTO PROSSIMI A PORTOGRUARO E
PORDENONE, NEL TRIVENETO
- Con
noi, mons. Bruno Fabio Pighin -
La rappresentazione della Croce nel Triveneto, dai tempi
dell’antica colonia romana di Concordia ai giorni nostri: è quanto vuole
raccontare la mostra “In Hoc Signo. Il Tesoro delle
Croci”, in programma dal 4 aprile al 31 agosto prossimi
a Portogruaro e Pordenone. L’iniziativa, sotto l’alto
patronato della Pontificia Commissione per i Beni Culturali, è stata presentata
in questi giorni a Roma. Per noi, c’era Roberta Moretti:
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Dalle sculture ai gioielli, dai paramenti ai reliquiari,
dai dipinti alle incisioni, dalle miniature alle fotografie: oltre 200 opere
per svelare il significato più profondo della Croce, segno di contraddizione,
capace di concentrare in due semplici tratti il senso della vita e della morte.
Ne è convinto il curatore della mostra, mons. Bruno Fabio Pighin:
“La Croce rappresenta il segno privilegiato delle radici
cristiane della nostra civiltà. Nel campo dell’arte è stata vista come
sofferenza, come gloria, come l’albero della Croce, quindi all’origine della
vita nuova come coinvolgimento dell’umanità intera, come un segno che riesce a
coagulare intorno a sé tutti i valori, le persone e le culture”.
Ma
cos’è che caratterizza, in particolare, la rappresentazione della Croce nel
Triveneto? Ancora mons. Pighin:
“La
Chiesa nel Triveneto è in qualche modo quella che ha dato origine ad
un’apertura a livello transculturale, a livello
centro-europeo, a livello dell’Oriente. I primi simboli della Croce – parliamo
degli inizi del 300 dopo Cristo - hanno mantenuto nel corso dei secoli fino ad
oggi un’entità propria e quindi la ricchezza di espressioni, di epoche, di
stili e anche di materiali usati, ma nello stesso tempo di una Chiesa che è
rimasta sempre la stessa, crescendo. Per questo
abbiamo domandato alla Santa Sede di avere il pastorale della Croce di Giovanni
Paolo II per dire l’unità nella fede, ma anche nella cultura con la Sede di
Pietro che è universale, e che nello stesso tempo ha la capacità di esprimersi
sul piano regionale”.
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19 marzo 2006
INDIA:
“L’INFORMAZIONE E’ L’UNICO STRUMENTO PER COMBATTERE SICCITA’ E
DESERTIFICAZIONE”.
PER
SENSIBILIZZARE LA POPOLAZIONE SUL DEGRADO AMBIENTALE
NUOVA DHELI. = “Salva
MALAWI: CRESCONO I CASI DI COLERA, MENTRE ACQUA E CIBO
SCARSEGGIANO.
L’UNICEF LANCIA L’ALLARME SULLE CONDIZIONI DEL PAESE
LILONGWE’. = Uno sfortunato ciclo di
siccità e inondazioni sta rendendo sempre più difficili le condizioni di vita nelle aree
meridionali del Malawi. Ieri a lanciare l’allarme è
stato Eliab Some, a capo dell’unità di salute
dell’UNICEF. “Il Malati - ha detto Some- deve affrontare in questi mesi tre crisi allo
stesso momento: mancanza di cibo; inondazioni e colera”. E’ in particolar modo
l’aggravarsi dell’epidemia a preoccupare l’agenzia delle Nazioni Unite. Secondo
gli ultimi dati, sarebbero più di 4000 i casi di colera registrati nel Paese
africano. Una malattia - ricorda l’IRIN, agenzia di informazione dell’Onu - causata dalla mancanza di acqua potabile e
dall’assunzione di cibi contaminati. Circa la metà dei 12 milioni di abitanti
del Malawi fanno i conti, in questi giorni, con
mancanza di acqua e cibo sani. Le condizioni più preoccupanti sono proprio
quelle delle aree meridionali dove le inondazioni della scorsa settimana hanno
costretto un migliaio di famiglie alla fuga. La crisi - sottolinea in ogni caso
l’UNICEF - non ha le stesse proporzioni di quella del 2001, quando a causa di
mancanza di cibo e acqua, morirono circa mille persone. (A.C.)
IL GUJARAT ALLONTANA LE SUORE DI UN LEBROSARIO.
I MALATI PROTESTANO E TEMONO ULTERIORE EMARGINAZIONE
AHMEDABAD. = Sono quasi 60 anni che le Missionarie
salesiane di Maria Immacolata si occupano del lebbrosario di Ahmedabad, in Gujarat, Stato
meridionale dell’India. Ma dal prossimo mese la loro attività non viene riconosciuta più come necessaria. A deciderlo sono
state le autorità statali che hanno già comunicato ufficialmente la loro
intenzione di non rinnovare il contratto di gestione dell’ospedale, stipulato
nel 1949 e rinnovato cinque anni fa. Secondo quanto riferito all’Agenzia Asia
News da Padre Cedric Prakash,
gesuita che ha aiutato le suore a rinnovare il contratto nel 2001, dietro la
decisione ci sono la politica nazionalista e anticristiana del governo locale.
Ma le autorità di Ahmedabad respingono ogni accusa
sostenendo che la decisione di rilevare la struttura è
piuttosto dovuta al desiderio di migliorarla. A ribadirlo è il ministro
della sanità del Gujarat che ha annunciato il
progetto di espandere i servizi dell’ospedale sottolineando che la cessazione
del contratto alle suore non ha alcun legame con l’ideologia nazionalista hindutva. Non sono d’accordo le persone ricoverate nella
struttura, circa 500, che, secondo quanto riportato da Asia News, temono di
subire ulteriore emarginazione e rifiuto con l’allontanamento delle suore. (A.C.)
SAVE
THE CHILDREN PUBBLICA L’ULTIMO RAPPORTO SULLA PORNOGRAFIA
INFANTILE. IN ITALIA IL FENOMENO
SI DIFFONDE GRAZIE ALL’UTILIZZO DI NUOVE TECNOLOGIE INFORMATICHE
ROMA. = La pedopornografia
è in aumento e utilizza canali di diffusione nuovi. E’ quanto emerge
dall’ultimo rapporto su minori e pornografia pubblicato
in questi giorni dall’associazione Save the children, che da anni si occupa di monitorare il fenomeno
in Italia e in diversi altri Paesi. Spam, file-sharing, ma anche videotelefonini
sono tra alcune delle nuove tecnologie utilizzate per diffondere immagini
pornografiche, accanto a internet. "Fra il 2004 e il 2005 -
si legge nel comunicato
di Save the Children Italia
- sono state 3.106 le segnalazioni di materiale pedo-pornografico inviate, il
10% in più rispetto all'anno precedente. Nel rapporto, accanto all’analisi del
fenomeno, non mancano una serie di consigli a genitori, educatori e autorità.
Per quanto riguarda queste ultime si sottolinea in particolare la necessità di
“intensificare i controlli sui servizi di condivisione di file e dati, sia via Internet che via cellulare, e di promuovere un'intensa
attività di sensibilizzazione verso i giovani, oggi esposti più di prima a
occasioni di adescamento anche a scopo di abuso sessuale''.
(A.C.)
DAL
PAKISTAN
PER UN MAGGIORE RISPETTO DEI DIRITTI NEL MONDO
ISLAMABAD. = “L’istituzione del nuovo Consiglio per i
Diritti in seno alle Nazioni Unite costituisce una reale speranza per un
maggiore rispetto dei diritti umani nel mondo”. La creazione di un nuovo Organo
delle Nazioni Unite con lo scopo di tutelare e incoraggiare il rispetto dei
diritti umani è stata accolta con soddisfazione dalle organizzazioni cattoliche
in Pakistan. Secondo quanto riportato dall’Agenzia Fides,
IN AFGHANISTAN: DIVENTA CRISTIANO E RISCHIA
UN
UOMO DI QUARANT’ANNI ARRESTATO DALLA POLIZIA
PER
AVER ABBANDONATO
KABUL.
= Abdur Rahman, afghano, 40 anni, rischia la condanna a morte per essersi
convertito al cristianesimo. Arrestato dalla polizia afghana
dietro la denuncia sporta dai suoi stessi familiari, Rahman
è ora indagato per il reato di apostasia. La legge coranica
prevede la pena capitale per chi abbandona l’Islam. Secondo uno dei giudici
della corte suprema dell’Afghanistan, Ansarullah Mawlavizada, l’uomo potrà evitare la condanna a morte solo
nel caso in cui decida di tornare sui suoi passi e
riconvertirsi all’Islam. La nuova costituzione adottata in Afghanistan dopo la
caduta del regime dei Talebani prevede espressamente
che nessuna norma di legge possa essere contraria ai principi dell’Islam. Nel
2001, poco prima della caduta del ragime talebano, il governo di Kabul condannò alla pena capitale
cinque operatori umanitari accusati di proselitismo religioso e poi riusciti a
evadere. Ma l’intransigenza del governo afghano non è
cessata con il cambio di regime. L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda
l’arresto di un giornalista accusato di blasfemia e graziato solo dopo aver ritrattato.
(A.C.)
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19 marzo 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il nuovo governo
palestinese, guidato da Hamas, verrà presentato questa
sera al presidente Abu Mazen,
che ha già anticipato di voler dare il via libera all’esecutivo. Fonti
dell’Autorità nazionale palestinese hanno anche annunciato che il
consiglio legislativo, dove Hamas dispone di una maggioranza schiacciante, si
riunirà domani per concedere la fiducia al governo. Il premier designato, Ismail Haniyeh, leader del gruppo
radicale, ha dichiarato inoltre che la compagine governativa è pronta ma non ha anticipato nomi e incarichi dell’esecutivo.
Sembra scontato, comunque, che i nuovi ministri saranno tutti membri di Hamas o
tecnici indipendenti. Nessuna formazione politica palestinese ha accettato,
infatti, di far parte del governo.
“In Iraq c’è la guerra civile”: lo ha
dichiarato il primo ministro iracheno uscente, Iyad Allawi, in un’intervista rilasciata alla BBC in occasione
del terzo anniversario dell’intervento militare anglo-americano nel Paese
arabo, iniziato il 18 marzo del 2003. “Non abbiamo ancora raggiunto il punto di
non ritorno ma ci stiamo dirigendo verso quel punto”,
ha aggiunto Allawi. Il segretario alla Difesa
americano, Donald Rumsfeld,
ha affermato, inoltre, che un ritiro delle forze della coalizione dall’Iraq
avrebbe effetti devastanti. “Ritirarsi adesso – ha spiegato Rumsfeld
– sarebbe come consegnare
In occasione del terzo anniversario dell’inizio
dell’intervento militare in Iraq, migliaia di persone hanno manifestato ieri,
in tutto il mondo, per chiedere il ritiro delle truppe della coalizione dal
Paese arabo. I dimostranti hanno sfilato in ogni Continente: negli Stati Uniti
migliaia di persone si sono radunate a Times Square, a New York. A Roma, hanno partecipato al corteo
per la pace decine di migliaia di dimostranti. Manifestazioni si sono tenute
anche in diversi Stati asiatici, tra cui Giappone, India e Pakistan.
In Pakistan, almeno sette agenti sono morti per la
deflagrazione di una bomba. L’ordigno è esploso al passaggio del convoglio
delle forze di sicurezza nei pressi di Dera Ismail
Khan, non lontano dalla regione tribale del Waziristan.
In questa area, al confine con l’Afghanistan, hanno trovato rifugio secondo il
governo di Islamabad ribelli talebani
e militanti di Al Qaeda.
Urne aperte in Bielorussia per oltre 7 milioni di persone chiamate a scegliere
il nuovo presidente. L’affluenza, al momento, ha superato il 50 per cento. Le
elezioni sono monitorate da circa 500 osservatori internazionali
ma si temono brogli. L’opposizione ha già denunciato presunte
irregolarità e il regime del presidente uscente, il superfavorito Alexander Lukashenko che gli exit poll danno
vincente con più dell’80 per cento dei voti, ha minacciato dure repressioni in
caso di proteste. Una manifestazione pacifica è prevista questa sera dopo la
chiusura delle urne. Il nostro servizio:
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Sull’esito del voto non sembrano esserci dubbi: appare scontata, infatti,
la riconferma del capo di Stato uscente, Alexander Lukashenko, al potere dal 1994 e vicino al terzo mandato grazie ad una modifica che lo stesso presidente ha fatto
introdurre nella Costituzione.
E’ imprevedibile, invece, la reazione del popolo bielorusso
dopo la chiusura dei seggi. L’opposizione ha fissato infatti
per questa sera, nel centro di Minsk, una
manifestazione pacifica per contestare contro presunti brogli compiuti dal
regime. Il presidente
della Commissione europea, José Barroso,
ha avvertito che il ricorso alla violenza potrebbe irreparabilmente danneggiare
i rapporti fra Minsk e l’Unione Europea. Ma i servizi segreti bielorussi, che
hanno conservato il nome di matrice sovietica “KGB”, hanno già avvertito che
chi protesterà contro i risultati elettorali, sarà considerato un terrorista e
rischierà l’ergastolo o la pena di morte. Il governo ha anche accusato
l’opposizione di puntare ad una presa violenta del potere. L’opposizione
appare, però, fragile e disunita. L’unico vero antagonista di Lukashenko, è l’ex sindaco di Grondo, Alexander
Milinkevich, sostenuto da Unione Europea e Stati
Uniti. In campagna elettorale, Milinkevich ha
indicato due priorità: la rinuncia all’attuale statalismo e un’apertura ai
mercati. Ma la Bielorussia, definita dal presidente statunitense Bush “l’ultima dittatura d’Europa”, si appresta con la
scontata vittoria di Lukashenko, ad un nuovo e già
collaudato ciclo di rigide politiche economiche di stampo sovietico tese a
consolidare il già forte legame con la Russia, Paese che garantisce
al governo di Minsk un sostanzioso sostegno
economico.
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Un incendio è divampato stamani su un treno della
metropolitana a Mosca, in seguito al crollo di una parte della galleria. Lo ha
reso noto il portavoce del ministero per le Emergenze, Viktor
Beltsov. Secondo l’Agenzia russa “Interfax”, il crollo avrebbe investito
la cabina del macchinista. Sembra non ci siano vittime.
Un’altra notte di
guerriglia urbana ha scosso la Francia: manifestazioni
di protesta contro il contratto di primo impiego sono degenerate in scontri tra
dimostranti e polizia. Più di 100 manifestanti sono stati arrestati e almeno 19
persone sono rimaste ferite. I disordini più gravi sono avvenuti a Parigi,
vicino all'università della Sorbona. La nuova legge
sul Contratto di primo impiego, voluta dal governo del premier Dominique de Villepin, è riservata
ai giovani sotto i 26 anni e consente il licenziamento, senza giusta causa, nei
primi due anni.
In Serbia,
oltre 50 mila persone hanno partecipato, ieri, ai funerali di Slobodan Milosevic. Il corpo
dell’ex presidente jugoslavo è stato prima esposto a Belgrado
e quindi sepolto nella sua città natale, Pozarevac.
Il governo non ha concesso i funerali di Stato e alle esequie non erano presenti
il figlio e la vedova, entrambi rifugiati in Russia e alle prese con problemi
giudiziari in patria. A Belgrado, oltre 2000 persone hanno
aderito, inoltre, a manifestazioni organizzate dagli oppositori dell’ex
presidente jugoslavo. Il ministro degli Esteri serbo, Vuk
Draskovic, ha anche ricordato gli orrori compiuti dal
regime di Milosevic: “Tutte le piazze della capitale
jugoslava - ha detto il ministro - sarebbero troppo piccole per ospitare le
vittime del suo regime”.
Le Nazioni Unite lanciano l’allarme sulla gravi condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza, in
Palestina, a seguito della chiusura da
parte dell’esercito israeliano delle vie d’accesso al territorio e della
conseguente carenza di beni di prima necessità. “Ogni giorno che passa” - ha
dichiarato John Ging,
direttore dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi - “si avvicina una crisi
umanitaria”.
Resta alto l’allarme
influenza aviaria in Egitto: una donna è morta probabilmente a causa del virus
H5N1 e un uomo è stato ricoverato in ospedale con sintomi sospetti. L’uomo è un
agricoltore di Qalyubia, la stessa regione dove è
deceduta la donna.
Urne aperte in Benin, per il secondo turno delle presidenziali. Sono chiamate
al voto più di 4 milioni di persone, che dovranno scegliere tra i due candidati
arrivati al ballottaggio. Si tratta di Yayi Boni, già presidente della Banca di sviluppo
dell’Africa occidentale, e di Adrien
Houngbedji, ex presidente del Parlamento. Il futuro
capo di Stato succederà al presidente uscente Mathieu
Kerekou, salito al potere nel 1972 e assente dalla
tornata elettorale per sopraggiunti limiti di età.
In Zimbabwe, Morgan Tsvangirai è stato rieletto leader del partito
dell’opposizione “Movimento per il cambiamento democratico (MDC)”. La decisione
segue una recente ondata di manifestazioni di protesta contro il governo del
presidente Mugabe.
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