RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 77  - Testo della trasmissione di sabato 18 marzo 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Difendere la vita e i diritti umani da abusi o interessi politici di parte, ma secondo giustizia e verità: l’invito di Benedetto XVI ai rappresentanti della Santa Sede presso gli organismi internazionali intergovernativi

 

Pace oltre le divisioni etniche, famiglia, sette e Aids: le consegne del Papa ai vescovi del Camerun in visita ad Limina

 

Oggi pomeriggio a Bari la beatificazione di suor Elia di San Clemente, carmelitana scalza totalmente donata a Cristo: ce ne parla padre Ildefonso Moriones

 

Domani 19 marzo, nel giorno tradizionalmente dedicato a San Giuseppe, il Papa presiede in San Pietro la Messa per i lavoratori: con noi mons. Paolo Tarchi

 

Presieduti in San Pietro dal cardinale Sodano i  funerali dell’arcivescovo Romeo Panciroli

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le sfide della Chiesa in America Latina: intervista con il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

In corso a Città del Messico il Forum mondiale dell’acqua : l’intervento della Santa Sede

 

Secondo un rapporto dell’Acnur negli ultimi cinque anni si sono dimezzate le persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato dai Paesi ricchi

 

Appello dei vescovi centroamericani contro le riforme delle leggi sull‘immigrazione

 

L’invito del cardinale Dionigi Tettamanzi agli operatori della comunicazione a smascherare gli idoli e a smontare le false notizie

 

Le iniziative della Chiesa tedesca in occasione dei mondiali di calcio 2006: programmi culturali, visite alle parrocchie e celebrazioni liturgiche

 

24 ORE NEL MONDO:

Il nuovo governo palestinese sarà presentato domani al presidente Abu Mazen

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 marzo 2006

 

 

DIFENDERE LA VITA E I DIRITTI UMANI DA ABUSI O INTERESSI POLITICI DI PARTE,

MA SECONDO GIUSTIZIA E VERITA’: L’INVITO DI BENEDETTO XVI AI RAPPRESENTANTI

DELLA SANTA SEDE PRESSO GLI ORGANISMI INTERNAZIONALI INTERGOVERNATIVI

 

La Santa Sede, con i suoi rappresentanti, gioca un ruolo “fondamentale” in seno alle Organizzazioni internazionali nel promuovere la pace e la giustizia e nel tutelare la vita e i diritti dell’uomo da ogni forma di arbitrio. Lo ha affermato Benedetto XVI nell’udienza concessa questa mattina ai rappresentanti presso i 16 Organismi internazionali in cui la Santa Sede è oggi accreditata. L’incontro con il Papa ha concluso una riunione di due giorni - ieri ed oggi - durante la quale gli osservatori vaticani si sono confrontati con i vertici della Segreteria di Stato e di alcuni dicasteri pontifici. In particolare – informa un comunicato - gli argomenti di dibattito hanno riguardato la collaborazione della Santa Sede con le organizzazioni cattoliche o di ispirazione cattolica, che operano all’interno delle organizzazioni internazionali intergovernative, e l’evoluzione del concetto dei diritti umani. La sintesi dell’intervento di Benedetto XVI nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Una presenza nello scacchiere internazionale che suona come una voce della “coscienza”, più alta delle controversie diplomatiche o delle dispute territoriali perché interessata a difendere la pace e la vita degli uomini dall’arroganza e dagli abusi. E’ la voce della Santa Sede che risuona attraverso i suoi emissari ufficiali in quelle sedi – dall’ONU di New York o di Ginevra all’Organizzazione Mondiale del Commercio o del Turismo – in cui si orientano i destini degli Stati. Si tratta, ha osservato Benedetto XVI all’inizio del suo interevento, di una partecipazione “accresciuta”, sia pure delicata e faticosa, che fornisce un “prezioso stimolo a che essa – ha detto – possa continuare a dare voce alla coscienza di quanti compongono la comunità internazionale”.

 

Grazie al lavoro dei suoi osservatori o rappresentanti permanenti, ha sottolineato il Pontefice, la Santa Sede contribuisce al rispetto dei diritti umani e del bene comune “e, pertanto – ha proseguito - all’autentica libertà ed alla giustizia. Siamo in presenza di un impegno specifico ed insostituibile, che può divenire ancor più efficace se si uniscono le forze di quanti collaborano con fedele dedizione alla missione della Chiesa nel mondo”. Entrando quindi nel concreto del lavoro dei rappresentanti vaticani, Benedetto XVI li ha sollecitati a usare la “forza apparentemente inerme, ma in definitiva prevalente della verità” in difesa dell’uomo anche quando – ha osservato – “la politica degli Stati o la maggioranza dell’opinione pubblica si muovono in direzione contraria. La verità, infatti, trova forza in se stessa e non nel numero dei consensi che riceve”:

 

“Le relazioni fra gli Stati e negli Stati sono giuste nella misura in cui esse rispettano la verità. Quando, invece, la verità è oltraggiata, la pace è minacciata, il diritto viene compromesso, allora, con logica conseguenza, si scatenano le ingiustizie. Esse sono frontiere che dividono i Paesi in maniera molto più profonda di quanto lo facciano i confini tracciati sulle carte geografiche e, spesso, non sono soltanto frontiere esterne, ma anche interne agli Stati”.

 

Queste ingiustizie, ha affermato Benedetto XVI, assumono anche “molti volti”, come, ad esempio, “il volto del disinteresse o del disordine, che giunge a ledere la struttura di quella cellula originante della società, che è la famiglia”:

 

“Oppure il volto della prepotenza o dell’arroganza, che può arrivare fino all’arbitrio, mettendo a tacere chi non ha voce o non ha forza per farla udire, come avviene nel caso dell’ingiustizia che, oggi, è forse la più grave, ossia quella che sopprime la vita umana nascente”.

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PACE OLTRE LE DIVISIONI ETNICHE, FAMIGLIA, SETTE E AIDS:

LE SFIDE PER LA CHIESA DEL CAMERUN NELLE PAROLE DEL PAPA

AI VESCOVI RICEVUTI  A CONCLUSIONE DELLA VISITA AD LIMINA

 

Una pace che superi le divisioni etniche, una pastorale in grado di fronteggiare la crisi della famiglia, l’offensiva delle sette e l’AIDS: queste le sfide per la Chiesa in Camerun di cui ha parlato il Papa nel discorso ai vescovi del Camerun ricevuti stamane al termine della visita ad Limina. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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         Il contesto economico e sociale sfavorevole, i legami familiari messi a dura prova dalla precarietà e fragilità dei rapporti, l’offensiva delle sette che approfittano della credulità della gente per allontanare da Cristo e dalla Chiesa, differenti pratiche religiose che proliferano nelle comunità, il flagello dell’AIDS: quando il Papa dice ai vescovi del Camerun che li ha attentamente ascoltati nella loro visita ad Limina, sottolinea tutte le sfide che impegnano la Chiesa nel Paese africano. Lo fa incoraggiando i presuli a “perseverare nello spirito di un dialogo sincero e paziente vissuto nella verità e nella carità”:

 

“ÉGLISE AU CAMEROUN, DANS CETTE REGION DE L’AFRIQUE CENTRALE TANT MEURTRIE PAR LES GUERRES … 

 

Ricorda che il Paese si trova nella regione dell’Africa centrale martorizzata dalle guerre e chiede di “edificare una pace che superi le chiusure identitarie o etniche, che allontani la tentazione della vendetta e del risentimento e che stabilizzi gli uomini in relazioni nuove fondate sulla giustizia e sulla carità”. Accanto alle preoccupazioni non mancano però le gioie della Chiesa africana che Benedetto XVI  vuole ricordare sottolineando il “numero crescente di sacerdoti e di seminaristi” in Camerun e “il lavoro paziente dei missionari” che precede le vocazioni. Proprio ai sacerdoti va l’incoraggiamento del Papa a “lasciarsi rinnovare dalla carità pastorale”, con parole forti su quanto esige tale carità: una vita casta vissuta nel celibato in conformità con la legge della Chiesa, un sano esercizio dell’autorità, un equilibrato rapporto con i beni materiali”. Per quanto riguarda la missione a servizio della società, Benedetto XVI incoraggia una pastorale familiare che offra ai giovani un’educazione affettiva e morale esigente perché siano in grado di vivere rapporti saldi che diano stabilità alle famiglie e alla società e l’amore totale e esclusivo che comporta il matrimonio. Il Papa auspica per tutti “un’intimità sempre più grande con Cristo, nutrita dalla parola di Dio e dall’intensa preghiera”, anche quando cita altre sfide come le sette e l’AIDS. Il frutto dovrebbe essere una “catechesi strutturata” e un’esigente e continua formazione dei catechisti”.

 

“THE CHURCH IS CALLED TO BECOME MORE AND MORE A HOME AND A SCHOOL OF COMMUNION…  

 

 La Chiesa sia “casa e scuola di comunione”, raccomanda Benedetto XVI, che pronuncia queste parole passando dal francese all’inglese. Sottolinea infatti che la Conferenza Episcopale del Camerun, composta da vescovi che parlano inglese e da altri che parlano francese, è essa stessa simbolo dell’unità  che sperimenta e che serve portando avanti l’evangelizzazione presso un popolo segnato dalle differenze etniche.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Sempre stamane il Santo Padre ha ricevuto anche l’arcivescovo Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele e in Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. 

 

Il Papa questo pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Nelle Filippine il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Palo presentata da mons. Pedro R. Dean, per raggiunti limiti di età.

 

Gli succede mons. Jose Serofia Palma, finora vescovo di Calbayog. Mons. Jose Serofia Palma è nato a Dingle, nell'arcidiocesi di Jaro, il 19 marzo 1950. È stato ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Jaro il 21 agosto 1976. E’ stato consacrato vescovo il 13 gennaio 1998.

 

Sempre nelle Filippine, il Santo Padre ha nominato vicario apostolico di Bontoc-Lagawe mons. Rodolfo Fontiveros Beltran, vicario generale dell’arcidiocesi di Tuguegarao, assegnandogli la sede titolare vescovile di Buffata. Mons. Rodolfo Fontiveros Beltran, è nato a Gattaran - Cagayan, nell'arcidiocesi di Tuguegarao, il 13 novembre 1948. È stato ordinato sacerdote il 25 marzo 1976.

 

Il Papa ha quindi elevato la Missio sui iuris in Kyrgyzstan al rango di Amministrazione Apostolica. In pari tempo, ha nominato primo amministratore apostolico della medesima circoscrizione ecclesiastica il padre gesuita Nikolaus Messmer, finora rettore del Preseminario della diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk (Federazione Russa), elevandolo all’episcopato e assegnandogli la sede titolare vescovile di Carmeiano. Padre Nikolaus Messmer è nato il 19 dicembre 1954 a Karaganda (Kazakhstan). È entrato nella Compagnia di Gesù il 1° settembre 1978. Il 28 maggio 1989 è stato ordinato sacerdote a Riga. Il 7 ottobre 2001 ha emesso la professione religiosa nella Compagnia di Gesù. Nel 2004, ha conseguito la Licenza in Spiritualità presso la Pontificia Università Gregoriana.

 

 

UNA DONAZIONE TOTALE A CRISTO SIN DALLA TENERA ETÀ: QUESTA LA NOTA CHE CONTRADDISTINGUE LA VITA DI SUOR ELIA DI SAN CLEMENTE, LA CARMELITANA SCALZA PUGLIESE CHE SARÀ BEATIFICATA QUESTO POMERIGGIO A BARI

- Intervista con padre Ildefonso Moriones -

 

Sarà beatificata questo pomeriggio, alle 18.30 nella cattedrale di Bari, la monaca carmelitana scalza suor Elia di San Clemente. La cerimonia, che eleverà agli onori degli altari la religiosa barese morta nel 1927 a soli 26 anni,  sarà presieduta dal prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi il cardinale José Saraiva Martìns; ad officiare la Liturgia eucaristica sarà invece l’arcivescovo di Bari mons. Francesco Cacucci. Sulla figura di suor Elia, Giovanni Peduto ha intervistato il postulatore della Causa di Beatificazione padre Ildefonso Moriones, dei carmelitani scalzi:

 

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R. - A 4 o 5 anni ha avuto un sogno: una signora passeggiava nel giardino di casa e la mamma le ha detto che forse era la Madonna che andava a cercare lei. Quindi è cresciuta già con questa chiamata interiore. La Prima Comunione l’ha fatta con grande entusiasmo e convincimento. Fin da bambina si associa ai gruppi di devoti della Beata Imelda, per il culto dell’Eucaristia, per la catechesi e quindi praticamente da sempre si è sentita chiamata alla vita religiosa. I direttori l’hanno guidata verso il Carmelo e lì sì è trovata, a 19 anni, con gli scritti di Teresa di Gesù Bambino – quasi sua contemporanea – e quindi ha preso ancora più seriamente quella vocazione che aveva fin da bambina.

 

D. – Suor Elia è nata nel 1901 ed è morta nel 1927, è vissuta appena 26 anni. In che maniera ha espletato la sua santità?

 

R. – Quella donazione totale a Cristo fin dai primi anni, è maturata poi nell’adolescenza e si è rivelata definitiva nella professione solenne. E’ lì che si stabilisce un rapporto chiarissimo e profondo con Cristo e si identifica nella sua vocazione di contribuire alla redenzione, alla salvezza. Quindi nel monastero è stata subito notata come particolarmente impegnata nella sua dedizione a Cristo.

 

D. – Può raccontarci un episodio significativo della vita di suor Elia?

 

R. – Quello che l’ha segnata per sempre è il sogno dell’infanzia. Poi nella vita religiosa, in questo monastero, c’era una particolarità; era un monastero del secolo XVII che aveva annesso un convitto per ragazze. Per due anni lei è stata incaricata di occuparsi di queste ragazze giovani e si vede che aveva questa fede trasparente che le ha contagiate e sono state loro, 30, 40, 50 anni dopo ancora a ricordarla. Questa dedizione alle ragazze le ha procurato la gelosia della direttrice che ha cominciato un po’ a metterla da parte. Questo le ha insegnato ad entrare nella via della Croce; poi l’hanno fatta sacrestana e lì ha sviluppato ancor più l’intimità dell’Eucaristia. Per un anno intero ha avuto dolori fortissimi alla testa che nessuno prendeva sul serio, dicendo che erano immaginazioni sue. Alla fine si è scoperto che era un’encefalite grave, ma quando se ne sono accorti non c’era più rimedio.

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DOMANI 19 MARZO, NEL GIORNO TRADIZIONALMENTE DEDICATO A SAN GIUSEPPE,

IL PAPA PRESIEDE IN SAN PIETRO LA MESSA PER I LAVORATORI

- Intervista con mons. Paolo Tarchi -

 

Domani mattina alle 9.30 nella Basilica Vaticana il Papa presiede la Santa Messa per i Lavoratori: saranno presenti una ventina di associazioni a rappresentare il mondo del lavoro. L’evento cade nel giorno tradizionalmente dedicato a San Giuseppe, anche se quest’anno la memoria liturgica è spostata a lunedì prossimo per la coincidenza con la Domenica di Quaresima.  La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca della celebrazione in onda corta, onda media e modulazione di frequenza, con commenti  in varie lingue. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Si tratta di una celebrazione voluta dallo stesso Benedetto XVI. Ricordiamo le sue prime parole da Pontefice 11 mesi fa, il 19 aprile scorso:  “Sono un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, ebbe a dire nel giorno della sua elezione. Il Papa adesso incontra i lavoratori in un momento di grandi sfide e grandi cambiamenti per questo settore. Ma quali sono i principi cardine della dottrina sociale della Chiesa riguardo al mondo del lavoro? Ci risponde  mons. Paolo Tarchi, direttore nazionale dell’ufficio della Conferenza episcopale italiana per i  Problemi Sociali e del Lavoro:

 

R. – La centralità del lavoro sta nella persona. Il soggetto che lavora vale più delle cose che è capace di trasformare. Credo che questo sia il nucleo centrale. Il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro, come ci ricordava il Papa Giovanni Paolo II nella Laborem Exercens. Bisogna recuperare sempre la centralità della persona in qualunque realtà.

 

D. – Quali sono le grandi sfide che il mondo del lavoro lancia all’uomo di oggi?

 

R. – Mi pare che le sfide siano quelle di un cambiamento epocale anche della struttura del lavoro. C’è molta mobilità e necessità di ridefinire anche il rapporto tra la persona e il lavoro. Quello che dice la dottrina sociale della Chiesa, è che non dobbiamo aver paura dei cambiamenti, l’importante è che la persona che lavora sia sempre tutelata in ogni passaggio della sua vita. Penso ad esempio alle nuove generazioni che se si trovano in modo costante di fronte ad un lavoro precario, possono veramente mettere a rischio altri progetti di vita, quali costruirsi una famiglia, poter dare stabilità anche agli affetti e a quelle cose importanti che accanto al lavoro costituiscono le dinamiche di una vita della persona.

 

D. – San Giuseppe, artigiano, modello dei lavoratori…

 

R. – Io ricordo un bellissimo Regina Coeli di Giovanni Paolo II, il quale parlava appunto di Giuseppe lavoratore come crocevia di due dimensioni, quella della famiglia e quella del lavoro. Credo che il suo silenzio operoso, quest’uomo che nella Scrittura non parla, ma agisce, sia veramente un modello per tutti coloro che in qualche modo nella loro vita hanno questa esperienza importante che poi costituisce anche un elemento di cittadinanza della persona che è il lavoro.

 

Dunque il silenzio di San Giuseppe. Ne aveva parlato Benedetto XVI durante l’Angelus del 18 dicembre scorso. Alla vigilia del 19 marzo, giorno onomastico del Santo Padre, ci piace riascoltare quelle parole:

 

“Il suo è un silenzio permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini. In altre parole, il silenzio di San Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione….un silenzio intessuto di preghiera costante, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di affidamento senza riserve alla sua provvidenza. … Lasciamoci ‘contagiare’ dal silenzio di San Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio”.

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PRESIEDUTI IN SAN PIETRO DAL CARDINALE SODANO

I SOLENNI FUNERALI DELL’ARCIVESCOVO ROMEO PANCIROLI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“Semplicità” e “mitezza personale”, che hanno guadagnato alla Santa Sede l’intelligenza e le capacità di un uomo dotato di “una profonda spiritualità interiore”. All’omelia della Messa esequiale presieduta questa mattina nella Basilica di San Pietro, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ha ricordato mons. Romeo Panciroli, spentosi giovedì scorso all’età di 82 anni. Più volte pro-nunzio in Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, mons. Panciroli aveva anche legato il suo nome alla direzione della Sala Stampa vaticana dal 1976 all’84. Nel tratteggiarne la figura, il cardinale Sodano ne ha messo in risalto lo “spiccato spirito missionario” che mostrò nel suo servizio di rappresentante apostolico. Abbiamo perso un amico, ha detto il cardinale Sodano, “ma ringraziamo Iddio per averci donato in lui un esempio di docile e operoso servizio nella sua vigna”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'udienza di Benedetto XVI a Vescovi del Camerun.

Servizio vaticano - Il discorso del Papa ai Rappresentanti della Santa Sede presso le Organizzazioni internazionali.

L'omelia del Cardinale Angelo Sodano nella Santa Messa esequiale per il compianto Arcivescovo Romeo Panciroli, Nunzio Apostolico.

 

Servizio estero - Contributo della Santa Sede al IV Forum mondiale sull'acqua.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Il mito dell'eterna bellezza".

 

Servizio italiano - In rilievo la Confindustria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 marzo 2006

 

 

UNA CHIESA AL FIANCO DEI PIÙ POVERI ED ATTENTA ALLE PROBLEMATICHE SOCIALI:

 È QUELLA DELL’AMERICA LATINA. LA SUA MISSIONE È DESCRITTA IN UN LIBRO

DA UN GIORNALISTA CHE L’HA CONOSCIUTA ATTRAVERSO L’APOSTOLATO DELL’ARCIVESCOVO DI TEGUCIGALPA, IN HONDURAS,

 IL CARDINALE OSCAR RODRÍGUEZ MARADIAGA

 

Una realtà sociale difficile dove la Chiesa vuole essere al fianco dei più poveri e deboli. E’ quella dell’America Latina che il giornalista del TG 2 Enzo Romeo ha voluto descrivere nel libro “L’Oscar color porpora”. Pubblicato dalla casa editrice Ancora, il volume tratteggia in particolare la figura del cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, da anni impegnato in una pastorale che ha coinvolto un gran numero di laici. Ieri a Roma, alla Pontificia Università Salesiana, alla presentazione del libro, un folto pubblico ha ascoltato con interesse il porporato parlare della sua terra. Tante le domande che gli sono state rivolte. Tiziana Campisi ha incontrato per noi il cardinale Rodríguez Maradiaga e gli ha chiesto di tracciare un profilo dell’odierna società latinoamericana:

 

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R. – La realtà sociale è di una grande povertà che invece di diminuire, cresce per distinte ragioni. Questo motiva un’immigrazione molto forte dai nostri Paesi dell’America centrale verso gli Stati Uniti, in gran parte illegale. Da Ecuador, Perù e Colombia verso la Spagna generalmente, poi verso l’Europa. Questa migrazione ci fa soffrire perché si vanno a trovare tante difficoltà, in alcuni Paesi come gli Stati Uniti crescono le barriere per fermarli: poi c’è anche stata una legge, recentemente introdotta dal Congresso americano e approvata, che aspetta l’approvazione del Senato, che dichiara l’immigrazione illegale come un crimine e questo veramente ci preoccupa moltissimo.

 

D. – La Chiesa come si inserisce in questa realtà?

 

R. – Attraverso la Buona novella del Vangelo vogliamo fare un’evangelizzazione che sia ben radicata nella vita della popolazione latino-americana. Un’evangelizzazione nuova che possa far scoprire nella Parola di Dio la luce per camminare nelle tenebre delle difficoltà, dei problemi della povertà. Poi essendo vicino ai popoli, per essere la voce di quelli che non hanno voce, per aiutare soprattutto quelli che soffrono.

 

D. – Di cosa necessita oggi la Chiesa in America latina e nell’Honduras in particolare?

 

R. – Certamente una delle cose di cui abbiamo più bisogno sono i sacerdoti. Nel ‘78, quando io sono stato nominato vescovo ausiliare, avevamo soltanto 190 sacerdoti per tutto il Paese, adesso siamo più di 400 e continuiamo a crescere con grande giubilo e con grande gioia. Però ne mancano ancora moltissimi, abbiamo ancora parrocchie che qui in Italia sarebbero diocesi, a volte con centomila abitanti. La missione ci interpella sempre e poi è cresciuto un laicato che collabora moltissimo, lavora, e la grande sfida è far sì che questi laici possano anche influire nella cultura, nella vita politica e in quella economica, per arrivare ad una maggiore equità.

 

D. – Che tipo di pastorale pensa per la sua Chiesa?

 

R. – Noi siamo contenti che ci sia una grande risposta e per questo dobbiamo incrementare soprattutto la pastorale biblica. Vuol dire, sull’esempio della lectio divina, come far crescere questo interesse per la parola di Dio e come rendere viva la Parola di Dio.

 

D. – Per risolvere i problemi più pressanti di cosa c’è bisogno nell’America Latina?

 

R. – C’è bisogno che questi trattati di libero commercio siano veramente liberi, che ci sia nell’Organizzazione Mondiale del Commercio  più sincerità per affrontare i veri problemi. Non si può continuare con protezionismi, non si può continuare con sussidi per i prodotti e vedere nell’Unione Europea una mucca con due dollari al giorno di sussidio, nel Giappone sono sette dollari, e ci sono più di un miliardo  di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. Questa veramente non è giustizia.

 

D. – Lei ha sottolineato l’esigenza di una formazione per i laici e soprattutto per quanti intraprendono poi la carriera politica…

 

R. – Questo è difficile perché bisogna incominciare dalla gioventù e per questo è importante il Compendio della dottrina sociale della Chiesa. E’ stato pubblicato finalmente l’anno scorso in spagnolo, la diffusione è stata grandissima. Noi pastori facciamo riunioni, per esempio con quanti sono nei partiti, per farli riflettere sul Compendio e devo dire che la gente si interessa. Poi nell’Università cattolica abbiamo introdotto una Cattedra di scienze politiche, non soltanto per insegnare teorie politiche, ma per fare della scienza una vita che si preoccupi del bene comune.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 19 marzo, 3a Domenica di Quaresima la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù caccia i mercanti dal Tempio di Gerusalemme. I Giudei gli chiedono: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». E Gesù risponde :

 

«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».

 

Egli parlava del tempio del suo corpo.  Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo parlava del suo corpo che è tempio dello Spirito Santo inabitato dalla pienezza dell’amore del Padre. Questo tempio, il suo corpo, è l’umanità di Cristo che sarà esposta alle offese e al male del mondo tanto da essere distrutta fino alla morte. Cristo sul Golgota, appeso sul legno della croce, morirà, ma risusciterà con un corpo glorioso, sfolgorante e tutto ciò che era distrutto riapparirà in uno splendore senza paragone.

 

Questo è per noi l’unico tempio e noi ne siamo le pietre vive. Il battesimo ci innesta in questo corpo, in questo santuario dello Spirito Santo e dell’amore del Padre. Da ciò possiamo comprendere e percepire noi stessi, nella nostra umanità, nella nostra corporeità, come parte del corpo di Cristo, inabitato dallo Spirito Santo e da ciò possiamo anche comprendere e percepire noi Chiesa come comunione, come un organismo vivente che si rispecchia nel santuario che costruiamo. Proprio per questo, siamo chiamati ad essere attenti a noi stessi e al santuario che costruiamo.

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CHIESA E SOCIETA’

18 marzo 2006

 

 

ACQUA UN ELEMENTO ESSENZIALE PER LA VITA. CON UN DOCUMENTO DETTAGLIATO,

 LA SANTA SEDE INTERVIENE AL FORUM MONDIALE DELL’ACQUA IN PROGRAMMA

FINO AL 22 MARZO A CITTA’ DEL MESSICO: 120 LE NAZIONI RAPPRESENTATE

 E OLTRE 10 MILA I DELEGATI

 

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CITTA’ DEL MESSICO. = “Elemento della Creazione, sorgente di vita, l’acqua è un bene universale comune, destinato all’intera famiglia umana”. Si apre così il testo presentato dalla Santa Sede al Forum di Citta’ del Messico. Un documento dettagliato, che si sofferma sulle principali questioni che richiamano oggi l’attenzione della comunità internazionale su questa vitale risorsa. Siccità, inquinamento, conflitti per l’appropriazione delle fonti, limitato accesso per le popolazioni povere. “La scarsità d’acqua - ricorda la Santa Sede - è un problema che pesa in modo sempre più drammatico su uomini e donne, soprattutto nelle aree più povere del pianeta”. Ma la sua soluzione non è pensabile se non con una presa di responsabilità da parte di tutte le nazioni. Sono proprio gli Stati più sviluppati infatti che si devono fare carico per primi dei finanziamenti necessari a ridurre le disparità. Ed è ancora nelle nazioni ricche che si deve in primo luogo contrastare quella cultura dello spreco, che troppo spesso dimentica il valore inestimabile e insostituibile di questa risorsa. Non manca il disappunto verso forme di speculazione, quelle ad esempio che portano ad aumenti indiscriminati delle tariffe in aree povere. L’acqua non può essere considerata come una merce qualsiasi, sottolinea la Santa Sede, soprattutto nel momento in cui diventa fondamentale per alleviare le sofferenze. Tra le vie indicate per una migliore gestione, quella della partecipazione di tutti i soggetti interessati, a cominciare dalle comunità locali. I saperi tradizionali possono essere vitali per gestire l’acqua, anche quando si prospettano soluzioni ad alto contenuto tecnologico.

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LE NAZIONI INDUSTRIALIZZATE HANNO CHIUSO LE PORTE AI RICHIEDENTI ASILO.

SECONDO UN RAPPORTO DELL’ACNUR NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI SI SONO DIMEZZATE LE PERSONE CHE HANNO OTTENUTO LO STATUS DI RIFUGIATO DAI PAESI RICCHI

 

GINEVRA. = Negli ultimi cinque anni, il numero complessivo di domande d’asilo pervenute nei paesi industrializzati è diminuito della metà. E’ quanto risulta dall’ultimo rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR). Nel 2005 - sottolinea l’organizzazione internazionale - i Paesi ricchi hanno raggiunto il livello più basso in quasi vent’anni di politiche dell’accoglienza. Da Ginevra l’organismo dell’ONU punta il dito contro l’adozione di norme e politiche sempre più severe per il rilascio dello status di rifugiato. Secondo António Guterres, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, le cifre dimostrano come i Paesi industrializzati sbagliano quando parlano dell’asilo come un problema crescente. “Questi Paesi - ha dichiarato Guterres, in occasione della presentazione del rapporto - dovrebbero piuttosto chiedersi se, imponendo restrizioni ancor più rigide sui richiedenti asilo, non stiano chiudendo le porte ad uomini donne e bambini in fuga dalla persecuzione”. Tra i governi che in questi cinque anni hanno maggiormente ridotto l’accettazione delle domande d’asilo spiccano il Canada, gli Stati Uniti, ma anche la Nuova Zelanda, che nel 2005 ha concesso il 75 per cento di asili in meno rispetto a cinque anni fa. A dimostrare che anche l’Unione Europea ha le sue responsabilità, le cifre riguardanti Paesi come Germania o Danimarca, storicamente attenti alle problematiche dell’accoglienza. E’ dal 1983 che il governo di Copenaghen e quello di Berlino non registrano cifre più basse quanto al numero di asili concessi. Tendenze che contrastano con la crescita di domande, provenienti soprattutto da alcune zone del pianeta. Nel 2005, il gruppo più numeroso di richiedenti lo status di rifugiato è stato quello dei cittadini della Serbia Montenegro, e soprattutto dal Kosovo, seguiti dai russi, molti dei quali dall’area cecena. Ma la crescita percentuale più consistente rispetto agli anni precedenti è stata quella delle richieste presentate da cittadini di Iraq e Haiti. “Con i livelli così bassi di domande d’asilo i paesi industrializzati sono ora nelle condizioni di migliorare li sistemi di asilo”, ha dichiarato Guterres, non senza ricordare che “la maggioranza dei rifugiati vive oggi in Paesi in via di sviluppo come Iran, Tanzania e Pakistan”.

 

 

“UNA LEGGE DAL VOLTO UMANO CHE TENGA IN CONTO IL BENE COMUNE

DI TUTTE LE PERSONE”: L’APPELLO DEI VESCOVI CENTROAMERICANI CONTRO

 LE RIFORME DELLE LEGGI SULL’IMMIGRAZIONE

 

SAN JOSE’. = Emerge preoccupazione tra i vescovi centroamericani per le riforme delle leggi sull’immigrazione attualmente in discussione negli Stati Uniti. A esprimere i timori dei presuli una nota firmata da mons. Josè Francisco Ulla Rojas, vescovo di Cartago e da mons. Angel Sancasimiro Fernàndez, vescovo di Ciudad Quesada, rispettivamente presidente e vicepresidente del Segretariato episcopale dell’America Centrale SEDAC. Nel documento, si pone la richiesta che nelle discussioni in atto venga contemplata “una legge dal volto umano e si consideri una soluzione umanitaria e comprensiva per il bene comune di tutte le persone che cercano un’alternativa alla grave crisi economica centroamericana”. Secondo quanto riferisce l’agenzia FIDES, i vescovi ritengono che l’approvazione della legge H.R 4437 “sarebbe un disastro devastatore per migliaia di persone, famiglie e comunità”. Una normativa - continuano i vescovi - che, nel caso venisse approvata, “spingerà la popolazione a correre rischi ancora maggiori per ottenere lavoro negli Stati uniti, incrementando un’altra ondata ancora più grande di migrazioni, che agevolerebbero il traffico degli emigranti e la tratta delle persone”. I presuli sottolineano inoltre la necessità di tener conto “dei diritti e dignità” degli emigranti, ed esortano i legislatori a promulgare “provvedimenti umanitari che permettano la riunificazione familiare”.(S.C.)

 

 

 

IN OCCASIONE DELL’INCONTRO SUL CONTRIBUTO DEI SETTIMANALI CATTOLICI

TENUTOSI IERI A VERONA, L’APPELLO DEL CARDINALE DI MILANO DIONIGI TETTAMANZI AGLI OPERATORI DI COMUNICAZIONE: “SMASCHERARE GLI IDOLI

E SMONTARE LE FALSE NOTIZIE”

 

VERONA. = “Avere il coraggio di smascherare gli idoli e smontare le false notizie, attraverso la capacità di ‘essere seminatori e comunicatori di speranza’”. Questo l’appello del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, sul ruolo dei settimanali cattolici, in occasione della Giornata di studio in preparazione al Convegno di Verona 2006 promosso dalla Federazione italiana dei Settimanali cattolici (FISC). “Proseguire e sviluppare sempre più un rapporto stretto con le vostre comunità ecclesiali; far crescere sempre più e rendere più evidente la caratteristica di essere strumenti di ispirazione cristiana; dare sempre un‘anima alle notizie che comunicate; avere il coraggio di smascherare gli idoli e di smontare le false notizie”. Questi i quattro “mandati” assegnati ai settimanali cattolici dal porporato. Un’attenzione particolare è rivolta al quarto “mandato”, definito da Tettamanzi “un’operazione di risanamento e di purificazione certamente difficile, ma quanto mai necessaria per la deriva che molti dei grandi media oggi hanno raggiunto per il loro massiccio imporsi all’opinione pubblica”. Una deriva di cui non sono mancati, nel corso del convegno, gli esempi concreti: “Penso ai tanti pregiudizi- ha detto il cardinale – che molte volte stanno dietro alla presentazione, o peggio, all’enfatizzazione delle notizie. Penso alle notizie, nelle quali prevale la voglia di ‘emozionare’, di trascinare gli umori della piazza, senza la minima preoccupazione di offrire l’aiuto di un qualche approfondimento. Penso ancora alle notizie che tendono a creare una sorta di fanatismo collettivo, che esalta il successo e altrettanto facilmente lo smonta”. In questa prospettiva, ha sottolineato l’arcivescovo di Milano “smontare gli idoli del pregiudizio, della pura emozione, del fanatismo, significa aiutare la gente a pensare, a credere di più nella partecipazione responsabile di se stessi alla vita della comunità”. Il cardinale ha concluso il suo intervento con un auspicio rivolto agli operatori della comunicazione presenti, chiedendo in modo originale e proprio, di essere seminatori e comunicatori di speranza cristiana: “perché questa sia quotidianamente accesa e riaccesa, nel cuore dei credenti, da Gesù Crocifisso e risorto e dal suo Spirito”. (S.C.)

 

 

LE INIZIATIVE DELLA CHIESA TEDESCA A SOSTEGNO DEI  MONDIALI DI CALCIO 2006: PROGRAMMI CULTURALI, VISITE ALLE PARROCCHIE E CELEBRAZIONI LITURGICHE

 

MAGONZA. = La Chiesa cattolica tedesca “scende in campo”, con una serie di iniziative in occasione dei campionati mondiali di calcio, che si disputeranno in Germania dal 9 giugno al 9 luglio. Tra le principali proposte, l’apertura di un sito internet (www.kirche-am-ball.de “La Chiesa sul pallone”) che, oltre a trattare le  attività della Chiesa locale nelle città dove si svolgeranno le partite, offrirà una panoramica  globale del suo impegno. Come riferisce all’Agenzia FIDES il Presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Karl Lehmann, “la Chiesa cattolica vuole contribuire all’attuazione del motto del campionato: ‘Il mondo ospite di amici”. “Vogliamo pregare Dio per una buona riuscita dei campionati - riferisce il porporato - e ringraziarlo per la molteplicità delle culture nel nostro mondo che in occasione dei mondiali saranno rappresentate dai molti ospiti che verranno” .(S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 marzo 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Medio Oriente, la nuova compagine governativa palestinese sarà presentata domani al presidente Abu Mazen dal premier designato, Ismail Haniyeh, leader di Hamas. Lo hanno annunciato fonti di Al Fatah, il partito moderato che ieri ha anche reso noto di non voler far parte del futuro governo palestinese. Ma quali equilibri avrà il governo di Hamas senza l’appoggio di Al Fatah? Giada Aquilino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo politico del Medio Oriente all’Università di Bologna:

 

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R. - Bisogna premettere che Hamas non poteva aspettare a fare il governo. Altrimenti, avrebbe ammesso apertamente di essere in grosse difficoltà. Difficoltà che in realtà stanno colpendo Hamas. Senza Al Fatah il problema diventa quello di avere una effettiva governabilità del Paese. Credo, però, che questa governabilità sia possibile se il nuovo esecutivo comincerà a fare una serie di riforme gradite dalla popolazione. Non dimentichiamo che uno dei motivi per cui Hamas ha vinto le elezioni è dovuto al fatto che le riforme, promesse prima da Arafat e poi da Abu Mazen, non sono state realizzate.

 

D. – Di quali riforme si tratta?

 

R.- Si tratta di riforme che riguardano, prima di tutto, l’economia che è stata gestita in maniera a dir poco disastrosa da Al Fatah. Riguardano il mercato del lavoro e garanzie dello stesso mercato del lavoro. Quindi, se ci sarà una certa trasparenza nel governo, Al Fatah si accorgerà che conviene rientrare in una coalizione piuttosto che rimanere fuori.

 

D. – Il premier Haniyeh ha lanciato segnali distensivi verso Abu Mazen e la comunità internazionale. Quale sarà l’indirizzo del governo per quanto riguarda la lotta armata e il riconoscimento di Israele?

 

R. – Per quello che riguarda la lotta armata, c’è tutto l’interesse da parte di Hamas a non infiammare la situazione. Il gruppo radicale deve garantire nei confronti di Israele e dell’Occidente la governabilità e arrestare il terrorismo. Ora, se danno prova di saper mantenere questo tipo di pace, può darsi che anche Israele e l’Occidente, una volta passate le elezioni, dopo il 28 di marzo ritornino sui loro passi.

 

D. – Con Abu Mazen si apre una difficile coabitazione. Quale sarà il futuro politico del presidente?

 

R. – Ha davanti a sé due strade: essere il leader di Fatah, o il presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Se sarà solo il leader di un partito, non credo otterrà molti risultati. Se, invece, garantirà la governabilità, dovrà comunque trovare una qualche forma di compromesso con Hamas.

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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è vicino ad un accordo sul nucleare iraniano e si riunirà di nuovo martedì prossimo. Lo ha dichiarato l’ambasciatore britannico, Jones Parry, aggiungendo che è allo studio un testo per chiedere all’Iran la sospensione delle attività nucleari. Ma la Repubblica islamica ha già ribadito di non voler sospendere le sue ricerche sui processi di arricchimento dell’uranio.

 

Restiamo in Iran, dove è stato liberato, dopo 6 anni di reclusione, il dissidente Akbar Ganji. Una fonte ha detto che il giornalista “è in buone condizioni di salute”, anche se “pesa non più di 49 chili”. Ganji è stato arrestato nel 2000 e condannato nel 2001 a sei anni di prigione per una serie di articoli, nei quali venivano accusati alti responsabili del regime iraniano di essere coinvolti in una serie di omicidi di intellettuali dissidenti.

 

Il 18 marzo del 2003 cominciava la guerra in Iraq. Poco prima di quel giorno, oltre cento milioni di persone erano scese nelle strade di tutto il mondo chiedendo di dare spazio al dialogo. A distanza di tre anni, nuove iniziative per la pace sono previste oggi in diversi Paesi. A Roma, un corteo partirà nel pomeriggio da piazza Esedra per raggiungere piazza Navona invocando un futuro di riconciliazione per l’Iraq. Ma nel Paese arabo la tensione resta alta: due soldati statunitensi sono stati uccisi in un attacco a nord-ovest di Tikrit e un civile iracheno è morto per l’esplosione di una bomba a Baghdad.

 

I leader siriani dell’opposizione in esilio lanciano un fronte unico per promuovere la transizione democratica e un’alternativa al presidente Bashar al Assad. Lo ha annunciato l’ex vicepresidente Abdel Halim Khaddam, al termine di una lunga riunione tenutasi nella notte a Bruxelles. In Siria – ha detto Khaddam – “la povertà è molto estesa, la corruzione è diffusa e le misure di sicurezza sono strette”. Tutti questi fattori - ha aggiunto - ricordano quelli presenti in Romania prima della rivolta contro il dittatore Ceausescu.

 

“Non ci sarà alcun colpo di Stato in Bielorussia. Non ci sarà alcuna presa violenta degli uffici pubblici, nessun blocco di strade e piazze”. E’ questo il duro monito lanciato ieri dal presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, durante un discorso televisivo rivolto alla nazione in vista delle elezioni presidenziali di domani nell’ex Repubblica sovietica. L’esito delle elezioni non dovrebbe riservare sorprese: sembra scontata, infatti, la riconferma di Lukashenko. L’opposizione, che teme brogli, ha fissato una “manifestazione pacifica” dopo la chiusura delle urne. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno anche avvertito il governo bielorusso che se sarà usata la forza contro dimostranti che esercitano il loro indiscutibile diritto alla libertà di espressione, ci sarà una forte risposta da parte della comunità internazionale. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

 

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Sette milioni di elettori, quattro i candidati. Il netto favorito è il presidente uscente Alexander Lukashenko. L’opposizione ha presentato un suo unico rappresentante, l’ex vice sindaco di Grondo, Alexandr Milinkevich: “Metteremo gli oppositori faccia a terra”, ha promesso il capo delle truppe speciali. Decine di migliaia di poliziotti sono pronti ad intervenire e si temono disordini di piazza a Minsk all’annuncio dei risultati. Il ministro degli Esteri ritiene Lukashenko responsabile per la situazione creatasi. Pronta e indignata la risposta di Bruxelles. L’opposizione teme falsificazioni. Il governo teme una rivoluzione come quella in Ucraina. Agli osservatori del Parlamento europeo non è stato concesso, inoltre, l’ingresso in Bielorussia. Critiche arrivano anche dagli Stati Uniti. I vari siti internet e di informazione indipendente hanno comunicato ai propri lettori dove cercare gli osservatori in caso di repressione. Settanta oppositori sono stati arrestati nell’ultima settimana.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe d’Amato

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In Serbia, oltre 50 mila persone sono in fila davanti al Parlamento federale di Belgrado per rendere l’ultimo omaggio alla salma di Slobodan Milosevic. Il corteo funebre partirà poi per Pozarevac, città natale di Milosevic, dove l’ex capo di Stato sarà sepolto. Alle esequie non parteciperanno, probabilmente, la moglie e il figlio. A Belgrado si svolgerà, nel pomeriggio, anche una contromanifestazione degli oppositori del regime di Milosevic per ricordare, in particolare, il massacro di oltre 8.000 musulmani a Srebrenica nel 1995.

        

I promotori della manifestazione nazionale prevista oggi a Parigi per protestare contro il contratto di primo impiego hanno un alleato in più: anche i rettori delle università francesi si uniscono, infatti, alla protesta e chiedono la sospensione della legge temendo ulteriori, gravi disordini negli atenei francesi nelle prossime settimane. Il contratto di primo impiego consente nei primi due anni il licenziamento, senza giusta causa, di giovani con meno di 26 anni.

 

Primo caso di influenza aviaria in Egitto. Il virus H5N1 ha causato la morte di una persona nella provincia di Qaliubiya, nel nord del Paese. A riferirlo il ministro della Sanità, Hatim el Gabali. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha avvertito, intanto, che nuovi studi sono necessari ed urgenti per determinare le dosi e la durata del trattamento a base di Tamiflu contro l’influenza aviaria.

 

In Salvador, il tribunale supremo ha reso noti i risultati definitivi delle elezioni legislative tenutesi nel Paese lo scorso 12 marzo. Il partito della destra al governo, l’Alleanza repubblicana nazionalista (ARENA) ha ottenuto 34 seggi su 84. La formazione storica della sinistra salvadoregna, Il Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale (FMLN) ha conquistato, invece, 32 seggi. Secondo gli osservatori, ARENA non avrà difficoltà ad ottenere una maggioranza semplice negoziando con il partito democratico cristiano (PDC), lo schieramento socialdemocratico (CD) ed il movimento di destra per la conciliazione nazionale (PCN).

 

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