RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 73  - Testo della trasmissione di martedì 14 marzo 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Iran, Medio Oriente e la situazione in Iraq: questi i temi al centro del colloquio tra Papa Benedetto XVI e il presidente egiziano Hosni Mubarak, svoltosi ieri sera in Vaticano

 

Appello della Congregazione per le Chiese orientali  a tutti i cattolici per la tradizionale colletta in favore dei cristiani di Terra Santa

 

L’invito di Benedetto XVI ad ascoltare e meditare con maggiore attenzione la Parola di Dio in questo tempo di Quaresima. Il Papa più volte ha raccomandato l’antica pratica della lectio divina

 

In corso in Vaticano la Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali: ai nostri microfoni l’arcivescovo John Foley

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nella parte Nord di Cipro, sotto occupazione turca, chiese e monasteri vengono distrutti o trasformati in moschee: è quanto afferma l’inviato speciale di Avvenire, Luigi Geninazzi

 

Il Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia chiude ufficialmente il processo a carico di Slobodan Milosevic, morto sabato scorso: intervista con Antonio Cassese

 

Mons.  Vincenzo Paglia commenta la storica visita del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni alla moschea della capitale

           

Italia: migliaia di immigrati in fila davanti agli uffici postali nella speranza di ottenere il permesso di soggiorno: il commento di Andrea Olivero

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi nigeriani invitano presidente e governo a rispettare le attese dei cittadini in ambito politico, come della sicurezza e del rispetto dei diritti umani

 

Il Fatebenefratelli di Venezia aprirà domani il nuovo Hospice “San Giovanni di Dio” per i malati terminali

 

In Venezuela, pubblicato il comunicato dei vescovi sull’educazione religiosa nelle scuole

 

Conferenza internazionale ieri ed oggi a Pozzallo, in Sicilia, su “Migrazione e dignità: Europa ed Africa insieme per una politica migratoria nel Mediterraneo”

 

Turchia, secondo tentativo di omicidio ai danni di un religioso nella parrocchia di Mersin, nel Sudest del Paese

 

24 ORE NEL MONDO:

Blitz israeliano nel carcere di Gerico: scontro a fuoco con la polizia palestinese

 

Questa sera su Rai Uno il confronto televisivo tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 marzo 2006

 

 

IRAN, MEDIO ORIENTE E LA SITUAZIONE IN IRAQ: QUESTI I TEMI

AL CENTRO DEL COLLOQUIO TRA BENEDETTO XVI E IL PRESIDENTE EGIZIANO

HOSNI MUBARAK, SVOLTOSI IERI SERA IN VATICANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Benedetto XVI ha ricevuto ieri sera in udienza il presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Mohammed Hosni Mubarak con il seguito. Un colloquio svoltosi in un “clima cordiale”, che si è “prolungato per circa mezzora”. “L’incontro – informa una nota del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Navarro-Valls – ha permesso di passare in rassegna i temi relativi alle prospettive di una pace stabile in Medio Oriente”.

 

Vi è stato, inoltre, “un approfondito scambio di idee sulla situazione in Iraq ed anche uno sguardo alle tematiche riguardanti la Repubblica Islamica d’Iran”. Tra gli altri temi forti dell’udienza, “la situazione dei rapporti interreligiosi” nel Paese nordafricano.

 

 

APPELLO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI  A TUTTI I CATTOLICI

PER LA TRADIZIONALE COLLETTA IN FAVORE DEI CRISTIANI DI TERRA SANTA

 

Solidarietà per i cristiani di Terra Santa. A chiederla è il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Ignace Moussa I Daoud, che ha inviato una lettera a tutti i Vescovi cattolici al fine di sensibilizzare le comunità ecclesiali alla tradizionale Colletta del Venerdì Santo per i cristiani di questa regione, “coinvolta in una crisi che registra ogni giorno inaudite sofferenze”. “La Terra del Signore – scrive il porporato - continua ad essere, infatti, teatro di un conflitto che si prolunga da decenni e che priva le comunità e le istituzioni cattoliche di mezzi adeguati al mantenimento e alla promozione delle attività religiose, umanitarie e culturali. Tale dolorosa situazione  produce povertà e disoccupazione, con pesanti conseguenze sulle famiglie e sulla intera popolazione. Ed alimenta il preoccupante fenomeno del continuo esodo dei cristiani, soprattutto delle giovani coppie alle quali non è prospettato un avvenire sicuro e dignitoso. Ma la presenza dei cristiani in Terra Santa – scrive il cardinale Moussa I Daoud  - è più che mai necessaria per l’avvenire pacifico di quell’area e per il bene di tutta la Chiesa universale, che deve trovare presenti in quei Luoghi Santi comunità vive che professano la fede evangelica”. Sulla scia delle parole di Benedetto XVI il porporato ricorda anche la responsabilità che incombe sulla Chiesa Universale, nei confronti della Chiesa Madre di Gerusalemme "verso cui tutti i cristiani hanno un debito indimenticabile". Di qui l’appello a tutti i cattolici del mondo al “dovere di accompagnare con la preghiera e la solidarietà concreta le comunità cristiane di quella Terra benedetta”.

 

 

L’INVITO DI BENEDETTO XVI AD ASCOLTARE E MEDITARE CON MAGGIORE ATTENZIONE LA PAROLA DI DIO IN QUESTO TEMPO DI QUARESIMA. IL PAPA PIU’ VOLTE

HA RACCOMANDATO L’ANTICA PRATICA DELLA LECTIO DIVINA

 

Dio “sempre ci parla, ma s’aspetta da noi una più grande attenzione specialmente in questo tempo di Quaresima”. Così il Papa all’Angelus di domenica scorsa ha invitato i fedeli a meditare più intensamente la Parola del Signore in questo tempo liturgico forte. E più volte in questo primo anno di Pontificato Benedetto XVI ha  raccomandato l’antichissima pratica della lectio divina, ovvero la lettura spirituale della Sacra Scrittura. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

**********

Benedetto XVI raccomanda la lectio divina, ovvero “l’assidua lettura della Sacra Scrittura accompagnata dalla preghiera” che “realizza quell’intimo colloquio in cui, leggendo, si ascolta Dio che parla e, pregando, Gli si risponde con fiduciosa apertura del cuore”. Ma sentiamo direttamente dalle parole del Papa cosa è la lectio divina:

 

“Essa consiste nel rimanere a lungo sopra un testo biblico, leggendolo e rileggendolo, quasi ‘ruminandolo’ come dicono i Padri, e spremendone, per così dire, tutto ilsucco’, perché nutra la meditazione e la contemplazione e giunga ad irrigare come linfa la vita concreta. Condizione della lectio divina è che la mente ed il cuore siano illuminati dallo Spirito Santo, cioè dallo stesso Ispiratore delle Scritture, e si pongano perciò in atteggiamento di religioso ascolto”.

 

Il Priore della comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, afferma che la lectio divina “vale non per quello che ci fa acquisire (avere), ma per quello che ci fa diventare (essere)”.

 

Il cardinale Carlo Maria Martini ricorda gli “8 gradini” della lectio divina: innanzitutto la lectio: la lettura ripetuta, calma e assidua delle Scritture cercando di essere “impastati” della Parola di Dio. Quindi la Meditatio che è cercare di capire cosa quella Parola stia dicendo a me personalmente. L’Oratio è preghiera spontanea, richiesta di perdono e di luce o di offerta. La Contemplatio è dimorare con amore nel testo in un silenzio pieno di adorazione per Colui che è il mio Salvatore. La Consolatio è la gioia del pregare, è sentire intimamente il gusto delle cose di Dio. Da qui – afferma il cardinale Martini - nascono le scelte coraggiose del cristiano. Il sesto gradino è la Discretio, il discernimento: è diventare sensibili a tutto quello che è evangelico e a ciò che non lo è. La Deliberatio è la decisione interiore di compiere quello che Dio mi ha fatto sentire e conduce all’ottavo gradino, l’Actio, il frutto maturo di tutto il cammino, che è mettere in pratica la Parola ascoltata.

 

L’esistenza umana – ha detto all’Angelus Benedetto XVI – “procede più nella penombra che in piena luce” e a volte vive “momenti di oscurità e anche di fitto buio”. E’ la Parola di Dio ad accendere una “luce interiore” sul cammino della vita. Per questo il Papa invita tutti a imitare Maria che custodiva e meditava costantemente nel suo cuore la Parola di Dio:

 

“Ecco allora il dono e l’impegno per ognuno di noi nel tempo quaresimale: ascoltare Cristo, come Maria. Ascoltarlo nella sua Parola, custodita nella Sacra Scrittura. Ascoltarlo negli eventi stessi della nostra vita cercando di leggere in essi i messaggi della Provvidenza. Ascoltarlo, infine, nei fratelli, specialmente nei piccoli e nei poveri, in cui Gesù stesso domanda il nostro amore concreto. Ascoltare Cristo e ubbidire alla sua voce: è questa la via maestra, l’unica, che conduce alla pienezza della gioia e dell’amore”.

**********

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Trier, in Germania, presentata da mons. Leo Schwarz, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha quindi nominato ausiliare di Trier mons. Stephan Ackermann, del clero della medesima diocesi, finora rettore della Casa di Studi “S. Lamberto” per vocazioni adulte a Burg Lantershofen, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sozopoli di Emimonto.

 

Mons. Ackermann è nato a Mayen (diocesi di Trier) il 20 marzo 1963. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici dapprima presso la Facoltà teologica di Trier e poi nella Pontificia Università Gregoriana come alunno del Pontificio Collegio Germanico-Hungarico. E’ stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1987 a Roma per la diocesi di Trier.

 

 

L’ORIZZONTE ETICO DEI MASS MEDIA TRA IL MAGISTERO DI GIOVANNI PAOLO II

E QUELLO DI BENEDETTO XVI: SE NE DISCUTE ALLA PLENARIA

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, IN CORSO IN VATICANO

 

Il 2005 è stato un anno straordinario per la Santa Sede. La transizione tra due Pontificati ha coinvolto tutti i dicasteri in un prolungato e intensissimo lavoro ad ogni livello, a partire dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, grazie al quale la conclusione della lunga parabola di Giovanni Paolo II e l’ascesa di Benedetto XVI hanno potuto godere di una platea mediatica davvero mondiale. Di questi avvenimenti si è cominciato a parlare da ieri pomeriggio alla riunione plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, in corso in Vaticano fino a sabato prossimo, alla presenza di circa 60 partecipanti, tra membri e consultori del dicastero. Nell’intervento iniziale del presidente, l’arcivescovo John Foley, anche un apprezzamento per la Radio Vaticana e il Centro televisivo vaticano, diretti da padre Federico Lombardi. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

**********

Un 2005 memorabile, non ultimo per la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II “Il Rapido sviluppo” sulle tecnologie della comunicazione, e un 2006 durante il quale, analogamente ad altri ambiti umani ed ecclesiali, anche i media sono stati sollecitati da Benedetto XVI al dovere della verità. Tra queste due sponde si sono snodate - nell’omelia della Messa d’apertura di ieri e l’indirizzo di saluto di stamattina - le riflessioni introduttive di mons. Foley. Dopo aver ringraziato per le preghiere la solidarietà ricevute in occasione della sua recente malattia, che lo vede tuttora convalescente, il presule ha messo in risalto nel suo intervento proprio gli avvenimenti occorsi a partire dal febbraio dell’anno scorso, quando l’ultimo giorno dell’incontro celebrativo promosso dal dicastero da lui diretto per i 40 anni dell’Inter Mirifica – il documento del Vaticano II sui mass media – coincise con l’ultimo ricovero di Papa Wojtyla.

 

Da lì in poi, gli avvenimenti hanno assunto un’accelerazione ed un’intensità che hanno richiesto notevolissimi sforzi di gestione. Le richieste di accredito dei media, “particolarmente dei media audiovisivi dei quali il nostro Consiglio è responsabile – ha osservato mons. Foley - sono diventate quasi assillanti. Grazie a Dio, ci eravamo preparati, ma nessuna preparazione sarebbe stata sufficiente per ciò che alla fine è accaduto”. E il sottosegretario del Pontificio Consiglio, il dott. Angelo Scelzo – per il quale mons. Foley ha avuto parole di grande ammirazione - ha elencato poco dopo i numeri principali che sintetizzano l’eccezionale mole di lavoro sostenuta dal dicastero in quel periodo: dal 1° al 24 aprile 2005, ha detto, sono stati rilasciati oltre 4800 accrediti a 876 testate di 22 nazioni (in dettaglio: 487 tv, 296 agenzie fotografiche, 93 stazioni radio). Senza contare i numerosi interventi di tipo logistico, come ad esempio la realizzazione, con il Comune di Roma, della grande pedana trilivello, posizionata sulla destra di Via della Conciliazione, che ha consentito a 22 network internazionali di trasmettere i propri servizi evitando l’“invasione” delle telecamere in Piazza San Pietro.

 

Ma in questi giorni di plenaria, i partecipanti tracceranno soprattutto un bilancio dei modi in cui è stato recepito e attuato, il documento di Giovanni Paolo II “Il rapido sviluppo”, nel quale Papa Wojtyla definiva tra l’altro i media “un patrimonio da tutelare e da promuovere”, ma anche mezzi il cui scopo “dovrebbe sempre essere quello di rendere le persone consapevoli della dimensione etica e morale dell'informazione”. Un obiettivo ideale ulteriormente definito da Benedetto XVI nel suo primo Messaggio in occasione della Giornata 2006 delle comunicazioni sociali, fissata per il 28 maggio. “I media - scrive il Papa - devono approfittare e servirsi delle grandi opportunità che derivano loro dalla promozione del dialogo, dallo scambio di cultura, dall’espressione di solidarietà e dai vincoli di pace. In tal modo essi diventano risorse incisive e apprezzate per costruire una civiltà dell’amore, aspirazione di  tutti i popoli”. Inoltre, ha osservato mons. Foley a proposito di Benedetto XVI, “siamo stati i beneficiari della sua prima Enciclica, Deus caritas est, che, naturalmente, ha implicazioni profonde per i mezzi di comunicazione sia nella loro copertura di notizie che nella loro programmazione di intrattenimento”:

 

“Sempre, come il Santo Padre ha detto, è necessario dire la verità. La verità nella carità. Questa è una cosa molto importante. La seconda cosa è di essere professionali, perché noi non possiamo servire Dio bene se facciamo una cosa soltanto ‘amatoriale’ in un mondo dove così tante persone fanno il lavoro delle comunicazioni molto bene”.

        

Tra i molti attestati di stima di mons. Foley per i vari settori dei media pontifici, annotiamo anche la riconoscenza espressa dal presule per l’apparato radiotelevisivo della Santa Sede. “Ci congratuliamo in modo speciale – ha detto – con padre Lombardi, che dirige sia la Radio Vaticana che il Centro Televisivo Vaticano, nel settantacinquesimo anniversario della Radio Vaticana”.

**********

 

 

======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un nuovo dramma dell'immigrazione: alla deriva nell'Atlantico un'imbarcazione con i corpi senza vita di dodici sventurati.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla Quaresima.

 

Servizio estero - In rilievo l'Iraq: senza tregua gli atti di sangue.

 

Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Apparenza e autenticità": riflessioni sul modo di agire umano.

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Danilo Veneruso dal titolo "Una via strategica per la costruzione dell'Europa": "Italia e Germania 1945-2000" a cura di Gian Enrico Rusconi e Hans Woller.   

 

Servizio italiano - Un articolo dal titolo "Centri sociali: la violenza a Milano ideata il primo marzo", secondo riscontri della Digos.  

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

14 marzo 2006

 

 

NELLA PARTE NORD DI CIPRO, SOTTO OCCUPAZIONE TURCA, CHIESE E MONASTERI

VENGONO DISTRUTTI O TRASFORMATI IN MOSCHEE: E’ QUANTO RACCONTA

IN UN DRAMMATICO REPORTAGE L’INVIATO SPECIALE DI AVVENIRE, LUIGI GENINAZZI

 

Nella parte Nord dell’isola di Cipro, quella sotto occupazione turca da oltre trent’anni, chiese e monasteri continuano ad essere saccheggiati e distrutti, mentre procede inesorabile il processo di islamizzazione. Questa realtà, così poco conosciuta, viene denunciata in un reportage realizzato dall’inviato speciale del quotidiano Avvenire, Luigi Geninazzi. Il giornalista racconta questo “triste pellegrinaggio” che “ad ogni tappa aumenta sdegno e incredulità, una via dolorosa che ripercorre i luoghi della memoria cristiana a rischio di sparizione”. Un’esperienza che Luigi Geninazzi ripercorre al microfono di Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – Quello che più mi ha colpito è che questa situazione, delle chiese cristiane distrutte, saccheggiate, trasformate in ristoranti o in moschee non è semplicemente una cosa che risale a 30 anni fa quando, come sappiamo, c’è stata una guerra, c’è stato l’intervento militare turco nell’isola di Cipro nel 1974; è qualcosa che continua tuttora, e quindi è qualcosa di estremamente preoccupante. Io ho visto delle chiese che adesso si stanno trasformando in hotel o in moschee: quindi è una situazione che va avanti.

 

D. – Come viene valutata anche negli incontri che hai avuto con le autorità turche presenti nella parte Nord di Cipro, questa situazione?

 

R. – Diciamo che, formalmente, si tratta di una Repubblica indipendente che però è riconosciuta solo dalla Turchia, la Repubblica – appunto, cosiddetta – turca del Nord di Cipro. Parlando con i rappresentanti del governo di questa Repubblica, emerge un certo disagio e soprattutto loro dicono che c’è una difficile situazione economica e che non è possibile riparare, ristrutturare queste chiese. Solo tre o quattro chiese sono state ristrutturate in condizioni abbastanza dignitose, ma ce ne sono circa 500 che sono invece in queste condizioni disastrate. Su questo non c’è stata alcuna pressione, è un argomento che non viene posto in agenda, nei complicati negoziati che si sono aperti tra l’Unione Europea e il governo di Ankara.

 

D. – Come vive la comunità cristiana questa realtà, questa islamizzazione che non è il retaggio del conflitto di 30 anni fa, ma che continua tuttora?

 

R. – Da parte della Chiesa ortodossa si insiste molto su questo aspetto. Questo problema delle chiese è ormai dentro una situazione di contrasto che è sempre più duro. Sembra incredibile, ma dopo 32 anni di separazione non si vedono ancora spiragli per una possibile unificazione. Un’unificazione che sembrava vicina due anni fa con un referendum, sul piano di Kofi Annan, che però in effetti penalizzava molto la comunità greco-cipriota. Non dimentichiamo che la Turchia non riconosce la Repubblica di Cipro: già questa è una grande contraddizione, perché allo stesso tempo chiede di entrare in unclub’, quello dell’Unione Europea, dove è già entrata e dove c’è un membro che si chiama Cipro. Quindi, anche questa è una cosa abbastanza paradossale: che uno chieda di entrare in un club ma non voglia riconoscere uno dei membri già presenti in questo club. Per noi credenti, è un elemento di grande tristezza, perché si vede come c’è una situazione, direi, proprio di barbarie contro i luoghi di culto cristiani che io pensavo non esistesse più, che si fosse fermata quattro-cinque secoli fa.

**********

Il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (Tpi) chiude il processo a carico di Milosevic. Restano i contrasti con le autorità serbe

sulla celebrazione delle esequie, che forse si svolgeranno a Mosca

- Intervista con Antonio Cassese -

 

Marko Milosevic, figlio del defunto presidente jugoslavo, è arrivato in Olanda per prelevare la salma del padre Slobodan, morto sabato scorso nel carcere del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja (TPI). Intanto permangono i contrasti con le autorità serbe sulla celebrazione delle esequie. Il figlio dell’ex presidente ha dichiarato che le autorità di Belgrado vogliono impedire che il padre venga sepolto in Serbia. A questo punto è stata chiesta una sepoltura provvisoria a Mosca. Da parte sua il TPI per l’ex Jugoslavia, con una breve udienza, ha dichiarato ufficialmente chiuso il processo a Slobodan Milosevic. Ma come considerare questo epilogo? Fabio Colagrande ha raccolto il commento del prof. Antonio Cassese, presidente fondatore del TPI dell’Aja e per quattro anni alla sua guida, attualmente docente di Diritto Internazionale a Firenze:

 

**********

R. – E’ un fatto triste, anzitutto perché la morte di qualunque persona è un evento molto triste, e poi purtroppo perché ha privato il Tribunale dell’Aja della possibilità di accertare i fatti e di stabilire una documentazione su tutto ciò che è avvenuto tra il 1991 e il 1999 nella ex Jugoslavia. Naturalmente, il materiale raccolto sarà utile anche per gli storici e per l’opinione pubblica mondiale, ma non è stato ancora vagliato ed esaminato dai giudici, i quali l’avrebbero fatto soltanto con la loro sentenza.

 

D. – Quello che vedeva come imputato Milosevic era definito un mega processo. Perchè?

 

R. – Perché Milosevic è stato accusato con ben 66 capi di imputazione per tre serie di crimini: quelli commessi nella Croazia, nella Bosnia Erzegovina e nel Kosovo. Probabilmente sarebbe stato utile, vista la strategia adottata da Milosevic, dividere questo mega processo in tre distinti processi, ciascuno per ogni filone dell’accusa. Sarebbe stato utile soltanto in relazione allo stato di salute di Milosevic, che era molto precario, e in particolare alla sua decisione di gestire in prima persona il processo, cioè difendendosi da solo, cosa estremamente faticosa perché bisogna studiare tutte le carte, poi interrogare o controinterrogare i testimoni, cosa difficilissima, e soprattutto molto, molto stressante. E’ chiaro che di fronte a questo atteggiamento di Milosevic, che tra l’altro ha politicizzato il processo, trasformando la corte in una tribuna politica, forse sarebbe stato opportuno avere tre processi più brevi. Parlo naturalmente con il senno di poi. Anche se già all’epoca in parecchi abbiamo espresso delle perplessità sul mega processo, capisco che il procuratore dell’Aja, Carla Del Ponte, avesse in animo di creare un disegno globale dell’artefice di questo grave conflitto nell’ex Jugoslavia, che era appunto Milosevic. Coprendo tutta la trama delle sue azioni e dei suoi crimini, si poteva arrivare a ricostruire l’intero sviluppo degli eventi.

 

D. – Il presidente del Tribunale si è augurato che continui lo sforzo per accertare le responsabilità dello stesso Milosevic, seppur il processo non può continuare. Come può continuare questo sforzo, in che direzione?

 

R. – Lo sforzo può continuare con processi contro altre persone che erano imputate di crimini commessi agli ordini di Milosevic o in concorso con Milosevic, portando alla luce indirettamente anche le colpe che il procuratore pensava di attribuire a Milosevic. Quindi, verrà fuori tutta la responsabilità penale gravissima, oltre che politica naturalmente e soprattutto morale, di questi dirigenti, che ad un certo punto hanno abbracciato questa terribile ideologia dell’ultra nazionalismo e per creare una grande Serbia in realtà hanno sparso rovine e morte in tutta la ex Jugoslavia.

**********   

 

UN GESTO CHE INDICA ASSIEME IL BISOGNO DI UN INCONTRO E L’URGENZA

DI UNA RICONCILIAZIONE: COSI’, AI NOSTRI MICROFONI, IL VESCOVO

 VINCENZO PAGLIA ALL’INDOMANI DELLA STORICA VISITA

 DEL RABBINO RICCARDO DI SEGNI ALLA MOSCHEA DI ROMA

 

Un evento che dà speranza, segno che il dialogo interreligioso è possibile tra uomini di buona volontà: la storica visita, ieri, del rabbino  capo di Roma Riccardo Di Segni alla moschea della capitale ha suscitato un consenso unanime. Su questo evento così significativo per ebrei e musulmani ma anche per i cristiani, Massimiliano Menichetti ha raccolto la riflessione del vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana:

 

**********

R. – Io direi che è un gesto di grandissimo significato. A dire il vero più volte con il Rabbino Di Segni, avevamo parlato e da tempo lui voleva proporre questo gesto che indica assieme il bisogno di un incontro, l’urgenza di una riconciliazione e l’indispensabilità di un cammino nuovo da intraprendere. Questo gesto mostra una grande maturità e una grande sapienza spirituale.

 

D. – Questo incontro giunge dopo un periodo di tensione particolarmente forte, seguito alle vignette satiriche su Maometto e la difficile situazione in Medio Oriente, eppure è stato possibile…

 

R. – Sarebbe stato impossibile a Roma quindici o venti anni fa. E’ stato possibile ora proprio perché man mano è maturata la coscienza che solo nell’incontro è possibile eliminare pregiudizi, allontanare incomprensioni, condannare le iniquità, perché il gesto non è stato effettuato senza una condanna anche esplicita di tutto ciò che porta alla morte.

 

D. – Un altro passaggio importante che è stato sottolineato è stato quello in cui si è affermato che uccidere utilizzando la religione è assolutamente un abominio…

 

R. – Penso che sia una di quelle verità che comincia per fortuna ad essere patrimonio di molti. Questo è l’esempio di come una dimensione religiosa ed umana, quale espressa da questa frase di questo genere, sia importante poterla condividere il più largamente possibile.

 

D. – Quale è l’auspicio alla luce di questo incontro?

 

R. – Io innanzitutto auspicherei che questa visita fosse ricambiata. L’invito c’è stato. Di qui poi sarebbe bello moltiplicare a livello nazionale, ragionale e cittadino, incontri per creare un tessuto amicale. Quando ci si incontra si innesca sempre un movimento virtuoso; è la distanza, è l’ignoranza, è la freddezza reciproca che produce poi, più incomprensione e più separazione.

**********

 

 

ITALIA: MIGLIAIA DI IMMIGRATI IN FILA DAVANTI AGLI UFFCI POSTALI

NELLA SPERANZA DI OTTENERE IL PERMESSO DI SOGGIORNO

-Intervista con Andrea Olivero-

 

Centosettantamila, tanti sono i permessi di lavoro messi in palio dal recente decreto flussi sull’immigrazione. I termini per la presentazione delle domande partono alle 14.30 di oggi e gli sportelli chiuderanno intorno alle 17.30, ma le poste garantiranno comunque a chi è già in fila di presentare i moduli, sono 6.244 gli uffici postali abilitati. Decine di migliaia gli immigrati in fila già da lunedì per essere sicuri di rientrare nelle quote fissate dal ministero del Welfare. Una situazione che crea qualche preoccupazione presso le Prefetture per questioni di ordine pubblico, ma finora non si sono verificati incidenti. In molte località è stata mobilitata anche la Protezione civile per fare fronte alle possibili emergenze. Una situazione che secondo Andrea Olivero, nuovo presidente delle ACLI, poteva essere evitata. L’intervista è di Stefano Leszczynski.

 

**********

R. – Certamente, questa legge presenta delle pecche e il ministero probabilmente avrebbe potuto già utilizzare la Convenzione che è stata fatta recentemente con l’ANCI, le Poste ed anche i Patronati per evitare appunto che ci fosse questo intasamento. Ma oltre a questo, è logico che è il problema stesso delle quote che in questo caso è in ballo.

 

D. – Per l’appunto, il problema delle quote. 170 mila permessi di lavoro - stagionali o meno – tuttavia le domande e le richieste saranno molte di più. Questo ci dà e ci darà anche una cifra di quello che continuerà ad essere il mercato del sommerso?

 

R. – Certo! Ed è veramente un assurdo, nel senso che qui non si tratta di una regolarizzazione, ma di flussi. Eppure, ci sono oggi diverse centinaia di migliaia di lavoratori che lavorano in Italia che probabilmente hanno anche alle spalle dei datori di lavoro disponibili ad assumerli, quindi a regolarizzare la posizione, a pagare le imposte come è giusto, ma che non possono invece riuscire a farlo in questa situazione. Questa è una cosa paradossale e che – oltretutto – genera anche dei rischi molto seri per le prospettive future del nostro Paese, perché continua a mantenere in clandestinità molte persone, con tutto quello che ne deriva, e non aiuta a rendere il nostro sistema del lavoro, il nostro mercato del lavoro sano e competitivo.

 

D. – Assistiamo ad alcune categorie, come ad esempio quella degli artigiani, che si lamentano perché non sono stati riservati sufficienti posti. Nella quotidianità, invece, si continua a sentir parlare di una ‘protezione’ dei posti di lavoro per gli italiani: c’è qualcosa che non funziona?

 

R. – Certamente. Sappiamo che ci sono mercati del lavoro differenti a seconda delle funzioni, delle possibilità di carriera … gli italiani, alcuni lavori continuano a non volerli fare. Se non ci fosse oggi un flusso così importante di lavoratori stranieri, paradossalmente se non ci fosse anche un flusso di lavoratori in questo momento irregolari, molte nostre attività non riuscirebbero a proseguire.

 

D. – Come Associazione di lavoratori cattolici italiani, cosa proponente per quanto riguarda la situazione dell’immigrazione? Come vedete un possibile sviluppo di questo settore, in senso positivo?

 

R. – Noi chiediamo che venga superato questo sistema delle quote ristrette. Se si vuole mantenere un collegamento tra l’ingresso in Italia e la possibilità di avere lavoro, bisogna però consentire a tutti coloro che sono nella condizione di poter trovare lavoro di regolarizzarsi. Anche perché la qualità dell’accoglienza che dimostriamo a questi nuovi cittadini in qualche modo è anche la misura della nostra credibilità nel chiedere poi loro l’integrazione nei nostri territori.

**********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

14 marzo 2006

 

I GRANDI TEMI DELLA SOCIETÀ NIGERIANA SONO STATI AL CENTRO

DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI DEL PAESE AFRICANO, CHE NEL DOCUMENTO FINALE INVITANO PRESIDENTE E GOVERNO A RISPETTARE LE ATTESE DEI CITTADINI

IN AMBITO POLITICO, COME SICUREZZA E IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

- A cura di Roberta Gisotti -

 

**********

ABUJA. = “La Chiesa in Nigeria: mantenendo viva la speranza”: così titola la nota dei presuli, prendendo atto dei gravi problemi socio-politici del loro Paese. In primo piano, la possibile modifica della Costituzione per permettere al presidente in carica, Olusengun Obasanjo, di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. “Quale che sia il risultato del dibattito”, i vescovi auspicano “libere e oneste elezioni”, elezioni legislative e presidenziali in programma nel 2007. “Se anche il terzo mandato fosse reso legale attraverso una revisione costituzionale – osservano i presuli – quanti sono al momento al potere dovrebbero considerare se è etico cambiare le regole a loro vantaggio a metà del gioco”. Che “questo emendamento” – si auspica allora nella nota – sia dunque “realmente una decisione onesta dei nigeriani e non il risultato di una manipolazione per la propria perpetuazione nell’ufficio contro i desideri del popolo”. I vescovi non dimenticano le drammatiche urgenze della popolazione, che ha “un disperato bisogno di forniture elettriche, di acqua potabile e di strade migliori”. Quindi deprecano “l’insicurezza di vita e di proprietà”, che “fa vivere i cittadini nella paura e spaventa gli ospiti, gli investitori e i turisti allontanandoli”. Nel comunicato, si fa riferimento anche alla crisi nel Delta del Niger, attribuendone la colpa alla “perdurante ingiustizia sociale nei confronti della regione che contribuisce largamente” all’economia nazionale. Infine, il doloroso capitolo sugli scontri recenti in varie parti del Paese, a seguito della pubblicazione in occidente delle vignette blasfeme su Maometto. I presuli nigeriani condannano “la distruzione di vite e proprietà in nome della religione”, denunciando che “il fallimento degli agenti di sicurezza nel salvaguardare vite e proprietà è un fallimento del governo”. “Questi scontri – scrivono a chiare lettere – sono stati orchestrati con intenzioni dubbie. C’è perciò un urgente bisogno che il governo sia all’altezza delle sue responsabilità identificando, isolando, disarmando e processando assassini e piromani, fanatici e terroristi”. E per commemorare le vittime degli scontri, i vescovi segnalano che l’Associazione cristiana nigeriana ha invitato tutti i cattolici ad osservare due giorni di preghiera, il 27 e il 28 marzo.

**********

 

 

IL FATEBENEFRATELLI DI VENEZIA APRIRA’ DOMANI IL NUOVO HOSPICE

“SAN GIOVANNI DI DIO” PER I MALATI TERMINALI. IL COMPLESSO OSPEDALIERO

SI PROPONE DI MIGLIORARE LA QUALITA’ DI VITA DEL PAZIENTE OFFRENDO

UN APPROCCIO TERAPEUTICO ATTENTO

ALLE DIVERSE PROBLEMATICHE ASSISSTENZIALI

 

VENEZIA. = L’Ospedale Fatebenefratelli di Venezia inaugurerà domani il nuovo Hospice “Casa san Giovanni di Dio” per le cure palliative (prevenzione e sollievo del dolore), rivolto a malati oncologici terminali. La nuova struttura specializzata, dislocata in un’area di 450 metri quadrati, è stata realizzata con il contributo della Regione Veneto ed in gran parte grazie alla generosità di enti privati e cittadini. L’Hospice è  dedicato al fondatore dell’Ordine San Giovanni di Dio, Patrono dei malati e degli operatori sanitari di tutto il mondo, di cui ricorre l’anniversario proprio in questi giorni. L’opera, infatti, rispecchia la vocazione stessa dell’Ordine, e rientra nella politica generale di rinnovamento della compagine ospedaliera, manifestata nella creazione di un’unità la cui missione vuole essere quella di luogo d’accoglienza, cura ed attenzione dell’ammalato nel rispetto della dignità ed umanità. La cerimonia inaugurale avrà luogo nell’aula magna dell’ospedale e si aprirà con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, e poi proseguirà con la  benedizione della struttura e il saluto delle autorità istituzionali e religiose presenti. In tre secoli di storia, l’Ordine Fatebenefratelli, sulle orme del suo Santo fondatore, trova nel carisma dell’ospita-lità una risposta ancora attuale tra i religiosi e gli operatori, ispirati dall’esorta-zione a “Fare il bene”, che San Giovanni di Dio predicava per le strade di Granada dove, nel 1539, fondò il suo primo ospedale. (S.C.)

 

 

IN VENEZUELA, PUBBLICATO IL COMUNICATO DEI VESCOVI SULL’EDUCAZIONE

RELIGIOSA NELLE SCUOLE: “LO STATO HA L’OBBLIGO DI FACILITARE LA CONOSCENZA E LA LIBERA PRATICA DELLA RELIGIONE, CHE IN COSCIENZA,

I CITTADINI VOGLIONO PROFESSARE”

 

CARACAS. = “Conoscere e praticare in coscienza la propria religione è un diritto innato ed innegabile di ogni persona umana”. Con questa affermazione si apre il comunicato pubblicato dalla Conferenza episcopale sull’educazione religiosa nelle scuole pubbliche in Venezuela. Il comunicato ricorda che lo Stato venezuelano è riconosciuto come laico, pertanto, non obbliga nessuno a professare una religione specifica, ma ha il dovere di facilitare e permettere l’esercizio dei diritti dei cittadini, tra questi, assicurare l’insegnamento religioso nelle scuole. I vescovi riconoscono alla Chiesa il mandato di comunicare il messaggio della Salvezza e il diritto di comunicare ed insegnare la fede cristiana a quelli che manifestino il desiderio di conoscere il messaggio di Gesù Cristo. La Conferenza episcopale lancia un appello ai genitori e ai rappresentanti cattolici, perché “difendano il diritto che hanno i loro figli all’educazione religiosa nell’ambito scolastico”, ai docenti cattolici perché “adempiano con responsabilità la loro missione di essere educatori nella fede”, ai parroci ed agli altri operatori pastorali per “una loro maggiore presenza nelle scuole” ed infine alle autorità perché stimino adeguatamente l’insegnamento religioso e facciano rispettare il diritto e la normativa legale che lo consacra e protegge. (S.C.)

 

 

CONFERENZA INTERNAZIONALI IERI ED OGGI A POZZALLO, IN SICILIA,

SU “MIGRAZIONE E DIGNITA’: EUROPA ED AFRICA INSIEME

PER UNA POLITICA MIGRATORIA NEL MEDITERRANEO

-A cura di Roberta Gisotti -

 

RAGUSA. = Esorto tutti “a tenere a mente la dignità dei migranti”: così si esprime il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel Messaggio alla Conferenza internazionale aperta ieri a Pozzallo, nei pressi di Ragusa, in Sicilia, sul tema “Migrazioni e dignità: Europa ed Africa insieme per una politica dei flussi migratori nel Mediterraneo”. Conferenza organizzata dal Ministero degli Esteri italiano e dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni, al fine di contribuire alla riflessione sulle diverse problematiche che il fenomeno migratorio pone, sia per regolare i flussi e decidere le politiche di accoglienza e integrazione, sia per prevenire e contrastare le migrazioni clandestine ed i traffici di esseri umani. Partecipano ai lavori che si chiuderanno oggi esponenti governativi italiani e delegazioni di Paesi africani Algeria, Tunisia, Marocco, Libia, Senegal ed europei, Francia, Spagna, Austria. L’Europa oggi è la destinazione principale degli immigrati di tutto il mondo, un terzo dei 190 milioni di immigrati vive infatti in questo continente. Le migrazioni internazionali secondo le proiezioni dell’ONU continueranno ad aumentare nel prossimo futuro, e del resto “il fenomeno migratorio – sottolinea Annan nel suo messaggio – è parte integrante del processo di sviluppo”, per cui “la questione chiave non se e come fermarlo, ma come assicurare che i benefici dello sviluppo siano il più possibile diffusi”. Per questo, prosegue Annan, “le migrazioni sono divenute una priorità nell’agenda politica sia europea che internazionale” e così anche in quella delle Nazioni Unite, tanto che l’Assemblea generale il prossimo 14 e 15 settembre  - ricorda il segretario generale – “terrà per la prima volta nella sua storia, un dialogo di alto livello su questa tematica, segnando cosi l’inizio di un coinvolgimento più sistematico da parte della comunità internazionale”.

 

 

TURCHIA, SECONDO TENTATIVO DI OMICIDIO AI DANNI DI UN RELIGIOSO

NELLA PARROCCHIA DI MERSIN, NEL SUDEST DEL PAESE:

UN FRATE CAPPUCCINO È STATO AGGREDITO SABATO SCORSO DA UN GIOVANE TURCO

 

MERSIN. = L’escalation di violenza in Turchia continua a preoccupare le minoranze cristiane, soprattutto dopo l’ennesima aggressione di un religioso, avvenuta sabato scorso nella parrocchia di Mersin nel sud della Turchia. L’autore dell’atto criminoso è un giovane turco entrato in chiesa con il pretesto di voler parlare con un sacerdote, mentre era in corso la prova della rappresentazione sacra della Passione. L’aggressore, allora, ha iniziato ad insultare il frate e poi ha tentato l’accoltellamento. Il religioso è però riuscito a respingere l’aggressore, che è stato subito arrestato dalla Polizia locale. Il vicario apostolico dell’Anatolia, il vescovo Luigi Padovese, ha affermato che questo è il secondo tentativo di omicidio di un religioso nella stessa parrocchia negli ultimi due mesi. Recentemente, con la stessa scusa un altro aggressore ha attaccato alle 4 del mattino la canonica, sfondando le porte dell’edificio e bruciando alcuni libri. A sostegno dei cristiani turchi è intervenuta l’’Opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, che ha chiesto alle autorità di prendere sul serio il drammatico sviluppo, in modo che possa essere garantita la sicurezza delle minoranze religiose presenti sul territorio. (S.C.)

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

14 marzo 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

Situazione caotica nei Territori Palestinesi. Duri scontri sono in corso nella città cisgiordana di Gerico fra reparti dell’esercito israeliano e agenti della polizia palestinese, che tengono in custodia nel carcere cittadino il leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Ahmed Saadat. Il leader, oggi deputato palestinese, è stato incarcerato dopo aver rivendicato la paternità della uccisione del ministro israeliano Rehavam Zeevi. Intanto, in tutto il Paese si moltiplicano episodi di violenza contro esponenti occidentali. Il nostro servizio:

 

**********

Il timore da parte israeliana è che anche questo detenuto, come altri 49 di recente, venga rilasciato. Nei giorni scorsi, infatti, il presidente palestinese Abu Mazen si era detto favorevole a rimetterlo in libertà. Così stamani, con carri armati e l’appoggio di elicotteri, i soldati israeliani hanno fatto irruzione nel carcere palestinese, chiedendo invano al leader di consegnarsi. Secondo le prime informazioni negli scontri i militari hanno ucciso almeno due guardie palestinesi e ferito 18 persone, tra secondini e detenuti.  Un severo monito è giunto dal premier incaricato palestinese Ismail Haniye, di Hamas. Da parte sua, il presidente Abu Mazen, assente dai Territori perché impegnato nella visita in Europa, ha duramente condannato Israele e in un comunicato ha chiesto l’intervento della comunità internazionale per bloccare l’operazione israeliana. Il partito di al Fatah accusa apertamente Stati Uniti e Gran Bretagna per non aver onorato l’impegno di proteggere i detenuti del carcere. Gli agenti dei due Paesi hanno infatti abbandonato i loro posti prima del raid israeliano. La rabbia della popolazione per i fatti di Gerico sta provocando in tutto il Paese reazioni violente contro gli occidentali. Miliziani palestinesi hanno preso d’assalto gli uffici dell'Unione Europea, a Gaza sequestrando otto stranieri. Sempre a Gaza è stato rapito anche un funzionario della Croce Rossa. 

**********

 

“Compromesso e ritiro sono parole senza significato. Continueremo la nostra strada nucleare malgrado i giochi politici contro di noi”. Lo ha affermato il presidente iraniano Ahmadinejad, parlando in un comizio a Gorgan, nel nord-est del Paese. I membri del consiglio di sicurezza dell’ONU oggi tornano a riunirsi, benché informalmente, dopo che ieri non hanno raggiunto una posizione comune. Parallelamente proseguono anche i negoziati fra Russia e Iran per trovare una soluzione.

 

Mattinata relativamente tranquilla in Iraq, dove però non mancano episodi macabri: è giunto infatti a 26 il numero di cadaveri ritrovati oggi nella capitale in fosse comuni. Molti corpi sono con le mani legate e con evidenti segni di tortura. Intanto su Internet è comparso un video raccapricciante in cui compaiono bambini che, a Ramadi, oltraggiano resti di corpi umani. Una voce fuori campo afferma che i corpi appartengono a soldati statunitensi ed iracheni, vittime di attentati. In questo quadro ieri il presidente americano Bush, che ha accusato l’Iran di fomentare la guerriglia, ha ribadito che in Iraq ci saranno ancora tempi difficili.

 

E’ ripreso ieri a Beirut il “Dialogo nazionale” tra i leader libanesi dei contrapposti schieramenti filo e antisiriano. Un incontro che pone sul tavolo del dialogo alcuni nodi tra cui la smilitarizzazione del movimento sciita Hezbollah e la rimozione del presidente filosiriano Emile Lahoud. E sui colloqui in corso a Beirut potrebbe incidere il risultato dell’inchiesta ONU sull’assassinio del premier libanese Rafic Hariri. E’ attesa, infatti, per domani la consegna del rapporto al Consiglio di Sicurezza.

 

Si è conclusa stamani a Pechino la plenaria annuale dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese, che ha approvato l’undicesimo piano quinquennale della Repubblica Popolare Cinese. Nei documenti finali, in evidenza soprattutto le riforme economiche. Ma che cosa, in particolare, è stato annunciato? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews:

 

**********

R. – Il premier ha deciso un aiuto abbastanza consistente per i poveri contadini, e quindi un aiuto nelle infrastrutture sia scolastiche sia ospedaliere, per questi contadini che sono i più penalizzati nello sviluppo imponente che sta vivendo la Cina. Altro punto molto forte è stata la difesa della nazionalizzazione delle banche, fermando l’entrata degli stranieri nella gestione del sistema bancario.

 

D. – Per un Paese come la Cina, per il quale diventa sempre più pressante e importante il confronto con il resto del mondo, sono stati annunciati cambiamenti di tipo politico?

 

R. – No, assolutamente. La Cina è molto preoccupata per tutte le tensioni sociali che il suo sviluppo sta creando. Tutto questo porta la Cina a difendersi e quindi, da una parte a non approvare nessuna riforma politica, dall’altra anche a non varare alcuna legge che potrebbe creare ancora più tensione.

 

D. – La comunità internazionale guarda con attenzione anche ai rapporti tra Pechino e Taiwan, mai del tutto avviati verso una normalizzazione …

 

R. – Io penso che Pechino stia cercando ancora di giocare la carta del nazionalismo, dall’altra parte Wen Jiabao ha fatto un discorso, diciamo così, equilibrato, proponendo un dialogo ad oltranza insieme – Cina e Taiwan – pur nella fermezza dell’unica Cina.

**********

 

Il presidente sudcoreano Roh Moo-hyun ha accettato le dimissioni presentate poche ore prima dal premier Lee Hai-chan. Il primo ministro si è dimesso in seguito alle critiche dell’opposizione che lo accusava di aver giocato a golf quando era atteso a una riunione del governo per dare una risposta ai ferrovieri in sciopero.

 

In Thailandia, migliaia di oppositori chiedono le dimissioni del primo ministro Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione e di censurare i media. Riuniti da ieri sera a Bangkok, nei pressi del palazzo reale promettono di marciare verso la sede del governo. Ingente lo schieramento di forze dell’ordine. Secondo alcune voci, in caso di violenze, Bangkok potrebbe dichiarare lo stato di emergenza. Intanto nella capitale sempre oggi sono attesi anche migliaia di sostenitori del premier per una dimostrazione in suo favore. E’ dal mese scorso che l’opposizione manifesta regolarmente contro il primo ministro, un uomo d’affari entrato in politica. Per tentare di disinnescare la crisi, il premier, eletto nel 2001 e rieletto trionfalmente nel 2005, ha sciolto il 24 febbraio il parlamento e indetto per il 2 aprile elezioni legislative, che l’opposizione ha deciso di boicottare.

 

In Italia è grande l’attesa per la sfida televisiva di questa sera tra i due candidati premier Prodi e Berlusconi, in onda in diretta su Raiuno dalle 21 alle 22.30. Il duello si svolgerà secondo regole concordate tra le parti con moderatore il direttore del Tg1, Clemente Mimun, e senza pubblico. A formulare le domande saranno i giornalisti Marcello Sorgi, editorialista de “La Stampa”, e Roberto Napoletano, direttore de “Il Messaggero”. I due leader hanno trascorso la vigilia a preparare fino all'ultimo dettaglio il confronto, chiusi nei loro rispettivi studi con i più stretti collaboratori.

 

Pareggio: questo il risultato delle elezioni legisla-tive svoltesi domenica in Salvador. Secondo i risultati, ancora parziali, diffusi ieri dalla Commissione elettorale centrale, nessuna delle due principali forze politiche è uscita vincitrice dalla tornata. Un risultato, questo, piuttosto pericoloso, perché rischia di gettare il Paese centroamericano nella stasi più totale. Ce en parla Maurizio Salvi:

 

**********

A nulla è valso l’entusiasmo del presidente Antonio Saca, che ha annunciato una sonante vittoria della formazione di destra ARENA che lo sostiene. Soddisfazione dei dirigenti di sinistra, del Fronte Farabundo Martí per la Liberazione nazionale per quello che hanno definito come “un ottimo risultato elettorale”. La verità è che si è trattato di un pareggio tra le due formazioni politiche che ora rischia di paralizzare l’attività legislativa del Paese procrastinando la soluzione di numerosi problemi, tra cui la grave povertà che affligge vasti strati della popolazione salvadoregna. Il Tribunale supremo elettorale ha, da parte sua, avvertito che a causa dello stretto scarto di voti esistente sia a livello nazionale che a quello delle elezioni per il sindaco di San Salvador, i risultati ufficiali definitivi potrebbero non giungere prima della fine della prossima settimana.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

**********

 

Nessuna soprapresa invece alle elezioni in Colombia dove, come previsto, è stata netta la vittoria per i partiti che sostengono il presidente Uribe. A scrutini praticamente chiusi, la coalizione conservatrice si è accaparrata infatti oltre il 60% dei consensi, contro il 25% ottenuto dall’opposizione. Un successo soprattutto per il capo dello Stato, che potrà così affrontare le presidenziali di maggio, facendo leva su una larga maggioranza parlamentare.

=======ooo=======