RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 72  - Testo della trasmissione di lunedì 13 marzo 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Iniziata questa mattina, in Vaticano, la visita ad Limina dei vescovi del Camerun. Nel pomeriggio, Benedetto XVI riceverà il presidente egiziano, Hosni Mubarak

 

Sospesa e rinviata alla prossima settimana la 62.ma Assemblea della Commissione ONU dei diritti umani. Al vaglio dell’Assemblea generale di New York la trasformazione della Commissione in un Consiglio per i diritti umani: con noi l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, in visita alla moschea della capitale. I leader delle due comunità hanno inneggiato al dialogo, condannando terrorismo e antisemitismo: i commenti di Abdellah Redouan e Riccardo Di Segni

 

Vittoria dei partiti che sostengono il presidente Uribe nelle legislative di ieri in Colombia. Maggioranza assoluta in Camera e Senato: ce ne parla Maurizio Chierici

 

Il monachesimo e l’attualità del messaggio benedettino: se ne parla nell’abbazia di Montecassino al Convegno “Quali frutti dalle radici dell’Europa”: ai nostri microfoni l’abate don Pietro Vittorelli

 

Delineare una strategia globale per la pace nel mondo: questo, lo scopo del Convegno internazionale “Le vie della pace”, svoltosi nei giorni scorsi a Roma. Con noi, il prof. Roberto Papini

CHIESA E SOCIETA’:

In Corea del Sud, la Chiesa cattolica lancia una petizione per chiedere l’abolizione della pena di morte

 

L’analisi dei flussi migratori, il contrasto dei traffici di esseri umani e l’adozione di politiche di accoglienza al centro dell’odierno Convegno promosso a Pozzallo, in provincia di Ragusa, dal Ministero degli Esteri italiano e dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni

 

In Austria, si apre oggi l’Assemblea plenaria di primavera della Conferenza episcopale locale, incentrata sul valore della famiglia

 

Chiesa e fede in crescita a Cuba: sono 90 mila i fedeli che ricevono la comunione ogni settimana

 

Culture religiose e sistema di mercato: conflitto, compatibilità o integrazione? Questo il tema della Conferenza tenutasi stamani a Roma e promossa sotto l’Alto patronato del presidente della Repubblica italiana

 

24 ORE NEL MONDO:

L’autopsia lo ha accertato: la morte di Milosevic è stata causata da infarto del miocardio. In corso altri accertamenti tossicologici

 

In Iraq, ancora morti a Kirkuk dopo le 50 vittime di ieri a Baghdad. Iniziata la 16.ma seduta del processo a Saddam Hussein

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 marzo 2006

 

 

BENEDETTO XVI INCONTRA UN GRUPPO DI VESCOVI

 DEL CAMERUN, ALL’INIZIO DELLA VISITA AD LIMINA

 

Benedetto XVI ha incontrato stamani il primo gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Camerun, in visita “ad Limina Apostolorum”. Una visita, quella dei vescovi del Paese africano, che si concluderà il prossimo 22 marzo. Sulla realtà ecclesiale camerunense, la scheda di Alessandro Gisotti:

 

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Grande una volta e mezzo l’Italia, il Camerun, che ha per capitale Yaoundé, è popolato da 16 milioni di abitanti, il 50 per cento dei quali di religione cattolica. Si registra, inoltre, una forte presenza delle Chiese protestanti. Le lingue ufficiali sono il francese e l’inglese, ma nel Paese si parlano numerose lingue nazionali. Una varietà che rispecchia i tanti gruppi tribali camerunensi, diversi per costumi, storie e stili di vita. La situazione socio-politica del Camerun appare relativamente più tranquilla rispetto ad altri Paesi africani, ma non è immune dai mali che affliggono molte parti del continente. Tra questi: corruzione, tribalismo, violenza diffusa e abusi dei diritti umani, ripetutamente denunciati in questi anni dalla Chiesa locale. I vescovi hanno rivendicato, più volte, il diritto della Chiesa di esprimersi nel rispetto della reciproca autonomia con lo Stato.

 

La Chiesa cattolica del Camerun è costituita da 23 diocesi, guidate da ventiquattro vescovi; venti di nazionalità camerunense, due di nazionalità belga e due di nazionalità polacca. I presuli costituiscono la Conferenza episcopale nazionale del Camerun (C.E.N.C), che si riunisce in assemblea plenaria una volta  l’anno. Giovanni Paolo II si è recato due volte in Camerun: la prima nel 1985, quindi nel 1995. La prima evangelizzazione del Paese, come ricordò Papa Wojtyla nella Cattedrale di Yaoundè, fu dedicata dai primi missionari a Maria, con il nome di Marienberg, ovvero “Montagna di Maria”. Al termine della sua visita, nell’agosto 1985, Giovanni Paolo II volle dunque affidare la seconda evangelizzazione del Paese nuovamente alla Vergine.

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SOSPESA E RINVIATA ALLA PROSSIMA SETTIMANA LA 62.MA ASSEMBLEA

DELLA COMMISSIONE ONU DEI DIRITTI UMANI. AL VAGLIO DELL’ASSEMBLEA

GENERALE DI NEW YORK LA TRASFORMAZIONE DELLA COMMISSIONE

IN UN CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI

- Intervista con l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi -

 

Aperta stamani e ufficialmente e sospesa, dopo sette minuti, la 62.ma sessione della Commissione ONU dei diritti dell’uomo, a Ginevra. L’ambasciatore del Perú, Manuel Rodriguez Quadros, ha accolto una richiesta di rinvio di una settimana dell’incontro presentata dall’Armenia, a nome di tutti i gruppi regionali, per consentire al Palazzo di vetro di procedere all’eventuale trasformazione di tale organismo in una nuova struttura. Per comprendere meglio ciò che è accaduto nella sessione di questa mattina, la nostra collega della sezione inglese, Philippa Hitchen, ha raggiunto telefonicamente l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, a Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi:

 

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R. – La ragione per questa procedura non usuale sta nel fatto che nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York non si è arrivati ad una decisione sulla risoluzione presentata dal presidente di quell’assemblea generale, l’ambasciatore della Svezia, che propone la creazione del nuovo Consiglio per i diritti umani. Questo Consiglio dovrebbe rimpiazzare la Commissione che si chiuderebbe, dunque, con questa sua 62.ma sessione per diventare l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei diritti umani nel mondo in una maniera più dinamica, più coerente e più efficace. Di fatto, rimaniamo in un clima d’incertezza, perché questa risoluzione non è stata votata: c’è un negoziato per mettere d’accordo la posizione degli Stati Uniti, che hanno presentato delle obiezioni al testo attuale, con il resto della comunità internazionale, che pare invece orientata a votare in favore. Il negoziato, ribadisco, non è ancora concluso. Si spera che per la metà di questa settimana si arrivi ad una posizione, o di accettazione della risoluzione com’è presentata, o di rigetto. Se viene accettata questa risoluzione, allora si pensa che il prossimo lunedì, quando riprenderà l’attività della 62.ma sessione della Commissione, si possa procedere con una sessione molto breve per rimettere i meccanismi e le procedure speciali che riguardano questioni dei diritti umani nel mondo al prossimo Consiglio, per poi aspettare e chiudere, anzitutto, la Commissione in maniera formale e attendere quindi che riprenda l’attività il prossimo giugno o più avanti, con il nuovo Consiglio. Ci troviamo, quindi, in un momento un po’ delicato, ma c’è un senso di fiducia che si arrivi ad una conclusione positiva all’Assemblea generale in modo da poter riprendere il cammino normale di attività. Se poi nell’Assemblea generale non si riuscisse ad arrivare ad un accordo, allora – quasi per contrasto, direi, o per ironia – si farebbero, da lunedì prossimo, le cinque settimane ordinarie della Commissione.

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ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Nicola Girasoli, nunzio apostolico in Zambia e Malawi, e il direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM), James T. Morris.

 

Nel pomeriggio, alle 18, è in programma l’udienza del Papa al presidente della Repubblica araba d’Egitto, Hosni Mubarak.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Ponti di fraternità": Benedetto XVI, durante il Rosario con gli studenti universitari, esorta i giovani europei alla solidarietà con i coetanei africani.   

 

Servizio vaticano - L'omelia del Cardinale Angelo Sodano durante la Santa Messa nella Cattedrale di Ruvo di Puglia per l'ordinazione episcopale di Mons. Nicola Girasoli, Nunzio Apostolico in Zambia e in Malawi.

 

Servizio estero - In rilievo l'Iraq, nuovamente tormentato dall'imperversare delle violenze.

 

Servizio culturale - Un articolo di Danilo Veneruso dal titolo "Il Cristianesimo e la democrazia": 75 anni dalla morte di Padre Giovanni Semeria

 

Servizio italiano - In primo piano un articolo dal titolo "Un non dibattito nella Tv pubblica": scontro tra il Premier e una giornalista.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 marzo 2006

 

DIALOGO TRA EBREI E MUSULMANI E CONDANNA DEL TERRORISMO

E DELL’ANTISEMITISMO AL CENTRO DELLA VISITA DEL RABBINO CAPO DI ROMA,

RICCARDO DI SEGNI, ALLA MOSCHEA CAPITOLINA

- Ai nostri microfoni Abdellah Redouan e Riccardo Di Segni - 

 

 

Un incontro fra discendenti di Abramo che apre nuove prospettive al dialogo. Questo è stato il significato della visita del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, alla moschea capitolina di Monte Antenne. Accolto dal segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, Abdellah Redouan, e dal rappresentante in Italia della Lega Musulmana Mondiale, Mario Scialoja, il rabbino Di Segni ha sottolineato la necessità di un impegno forte, da parte di ebrei e musulmani, per far crescere la solidarietà. Ma ascoltiamo, nel servizio di Tiziana Campisi, una sua dichiarazione preceduta da quella di Abdellah Redouan al microfono di Alessandro Rasia.

 

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“Vogliamo che questa visita sia un primo passo per consolidare le relazioni tra le differenti componenti religiose sotto il tetto romano ed italiano”.

 

“Questa visita segna un momento simbolico di avvicinamento, di volontà di dialogo tra due religioni storicamente e attualmente molto importanti e presenti a Roma. Vuole essere quindi un seme di pace gettato in questa città che è molto recettiva a questo tipo di atteggiamento. Vuole essere soprattutto un messaggio lanciato ovunque perché possa essere accolto, fortificato e seguito”.

 

Con queste parole Abdellah Redouan, presidente del Centro culturale islamico italiano, ed il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, hanno spiegato il significato della visita di una delegazione ebraica nella moschea di Monte Antenne. Abdellah Redouan ha ricordato i tristi eventi che hanno caratterizzato la storia di musulmani ed ebrei, accennando anche alla questione delle vignette satiriche su Maometto:

 

“La sofferenza fa parte del nostro cammino terreno; ci mette a dura prova e ci sfida nella fede che è più grande di ogni altra sofferenza. Tali drammi manifestano l’inquietudine di una umanità smarrita che ha perso la fede nella trascendenza e profana il sacro, sia esso rappresentato dal Corano, dalla Torah o dal Vangelo”.

 

Quindi la condanna ad ogni atto di terrorismo, antisemitismo ed islamofobia:

 

“L’incontro di oggi trova anche il suo significato profondo nella trasmissione al mondo di un messaggio unitario della comunità musulmana ed ebraica di Roma, che spingono con forza e condannano senza alcuna riserva, ogni forma di antisemitismo, islamofobia ed ogni altra manifestazione di xenofobia e di razzismo. Le religioni devono essere un elemento che unisce anziché dividere. Crediamo tutti nello stesso Dio ed a Lui dobbiamo rivolgerci nei momenti difficili, al fine di ricevere il suo aiuto per il superamento delle difficoltà e delle vicissitudini che tormentano i popoli e le nazioni di oggi”.

 

Abdellah Redouane si è rivolto direttamente anche ai giornalisti. “Siate portatori”, ha detto, “del messaggio di solidarietà, cordialità e dialogo che questo incontro vuole dare”.

 

E anche il rabbino capo di Roma ha avuto parole di condanna verso i gesti di intolleranza:

 

“Dobbiamo preservare la coscienza che la differenza di religione non debba mai tradursi come tale in ostilità. Dobbiamo vigilare per impedire che la violenza e l’odio, da qualsiasi parte provengano, non si alimentino con le religioni. Il terrorismo in nome di Dio è una bestemmia”.

 

Poi, un riferimento alla situazione del Medio Oriente:

 

“Nel processo di pace in Medio Oriente il nostro dovere, come esponenti religiosi, è di accompagnare israeliani e palestinesi nel cammino fino ad oggi difficile della ricerca della pace per il bene delle due parti e del mondo intero tramite il dialogo e il negoziato”.

 

E al termine del suo discorso il rabbino capo di Roma ha invitato la comunità islamica a far visita alla sinagoga.

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VITTORIA DEI PARTITI CHE SOSTENGONO IL PRESIDENTE URIBE NELLE LEGISLATIVE

DI IERI IN COLOMBIA. MAGGIORANZA ASSOLUTA IN CAMERA E SENATO

- Intervista con Maurizio Chierici -

 

La tornata elettorale di ieri, in Colombia, per le legislative nazionali, ha consegnato al presidente Alvaro Uribe la carta vincente per le presidenziali del 28 maggio prossimo. Secondo i dati riferiti ad oltre l’80% dei seggi scrutinati, i partiti che sostengono il suo governo, hanno ottenuto oltre il 70% dei voti. Al Senato, gli “uribisti” hanno guadagnato 61 seggi, contro i 28 dell'opposizione. Alla Camera, 91 seggi contro 45 e 30 di opposizione e indipendenti. Confermate, dunque, le previsioni della vigilia, che vedevano i partiti conservatori in testa nella sfida elettorale. Uribe, a questo punto, avrà una solida maggioranza in Parlamento, tale da essere certamente riconfermato alla guida di uno dei Paesi potenzialmente più ricchi dell’intera area latino-americana. Lo conferma, al microfono di Salvatore Sabatino, Maurizio Chierici, esperto di America Latina:

 

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R. – Era una vittoria annunciata, perché la coalizione di Uribe non ha avversari veri. La coalizione di Uribe ha come pilastro il partito conservatore, più altri due partiti che sono “Unità nazionale” e “Cambio radicale”. Questi partiti dovevano affrontare la coalizione liberale, che ha in Orazio Serta l’uomo che si presenterà il 28 maggio alle presidenziali contro Uribe.

 

D. - Ma questa vittoria può avere delle ripercussioni concrete ora sul processo di pace con le FARC? Che cosa accadrà?

 

R. – Una conseguenza può averla. Dopo maggio, quando Uribe sarà presidente, è possibile che sarà liberata Ingrid Betancourt, che era la leader dei Verdi ed è stata rapita ormai quattro anni fa dalle FARC. Curiosamente Uribe non ha fatto nulla per riaprire le trattative per Ingrid Betancourt, e questo perché – soprattutto per i parenti della donna – l’improvviso ritorno sulla scena politica di una leader ormai venerata potrebbe minacciare la sua campagna elettorale.

 

D. – Il risultato ottenuto nelle legislative di ieri è ovviamente legato, come dicevamo, alla forza del presidente Alvaro Uribe. Ma può essere considerato positivo anche da parte degli Stati Uniti, visto che il presidente Uribe è il punto di riferimento di Bush in America Latina…

 

R. – Sì, certo. Gli Stati Uniti ci hanno contato moltissimo. Washington in questo momento, in America Latina, non ha basi su cui mettere i piedi, se non la Colombia, il Messico - ma nel Messico la sinistra rischia di vincere le elezioni di luglio – e il Perù, dove la lotta è incerta. La Colombia è un punto chiave a cavallo tra Atlantico e Pacifico, a ridosso del canale di Panama. E’ insomma molto importante.

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IL MONACHESIMO E L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO BENEDETTINO:

SE NE PARLA NELL’ABBAZIA DI MONTECASSINO AL CONVEGNO

“QUALI FRUTTI DALLE RADICI DELL’EUROPA”

- Intervista con l’abate don Pietro Vittorelli -

 

         Si terrà questa sera, nello scenario dell’Abbazia di Montecassino, il convegno “Quali frutti dalle radici dell’Europa”. Un evento inserito nell’ambito delle celebrazioni “I giorni di san Benedetto”, serie di appuntamenti promossi dall’Abba-zia e dal comune di Cassino per ripercorrere le tappe del monachesimo in tutto il mondo e l’attualità del messaggio di San Benedetto. Ma cosa comunica oggi questa grande figura della storia della Chiesa? Francesca Fialdini lo ha chiesto al portavoce delle iniziative, l’abate don Pietro Vittorelli:

 

 

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R. – Sono diversi gli aspetti. Uno fra tutti, senz’altro, la forma di vita dove si deve riscoprire l’importanza della ferialità, della quotidianità, del gesti semplici… Questo credo che potrebbe essere uno dei primi grandi insegnamenti. L’altro è un’espressione che viene proprio dalla Regola e che Papa Benedetto XVI ha citato più volte: “Nulla anteporre all’amore di Cristo”. E noi come cristiani cerchiamo di riappropriarci, soprattutto come europei, anche delle radici di questo cristianesimo che San Benedetto e i suoi figli hanno seminato a piene mani su tutto il territorio europeo. Abbiamo bisogno di riappropriarci di questo primato di Cristo nella nostra vita.

 

D. – Quanto la costruzione della pace ha a che fare con una soluzione politica?

 

R. – Per costruire davvero la pace ci vuole conoscenza, ascolto, dialogo. Certamente, gli Stati, le istituzioni hanno una grandissima responsabilità, però è anche vero che la pace si costruisce con piccoli gesti quotidiani e se ognuno di noi potesse impiegare al meglio le doti, le virtù che ha ricevuto, certamente questo creerebbe un clima di pace che favorirebbe anche alcune scelte fatte poi dagli uomini politici a livello internazionale.

 

D. – Un riferimento alla nostra cultura: come confrontarsi con le altre civiltà?

 

R. – Dice San Benedetto: “Che tutti diano il loro parere, ma davvero tutti, e l’abate convochi anche il più giovane, perché spesso al più giovane il Signore può ispirare un parere migliore. Ma quando anche uno espone il proprio parere, lo faccia con tutta sottomissione e umiltà”, senza la pretesa, cioè, “di far prevalere la propria opinione sull’opinione del fratello o ancor di più sull’opinione dell’abate”. Applicando questo principio anche al dibattito internazionale, direi che noi dobbiamo essere convinti assertori del dialogo ad oltranza, a tutti i costi: a proposito delle problematiche del rapporto con l’islam, questo poi presume che i musulmani accettino di essere nostri interlocutori. Ma nel caso in cui non accettassero, il cristiano – a mio avviso – è colui che ha sempre la speranza che l’altro, prima o poi, “pieghi l’orecchio del cuore”. Però, con la stessa fermezza e anche con la stessa determinazione, dobbiamo chiedere poi di rispettare anche la nostra religione.

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DELINEARE UNA STRATEGIA GLOBALE PER LA PACE NEL MONDO:

E’ LO SCOPO DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE “LE VIE DELLA PACE”,

SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI A ROMA

- Intervista con il prof. Roberto Papini -

 

Riflettere sul contributo di religioni, filosofia, economia e politica all’impegnativo cammino verso la pace nel mondo: con questo scopo si è svolto a Roma il Convegno internazionale “Le vie della pace”, conclusosi sabato scorso. L’incontro è stato promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, in collaborazione con il Centro culturale Saint-Louis de France e l’Istituto internazionale Jacques Maritain. Ma quali sono le idee più interessanti emerse nel corso del Convegno? Roberta Moretti lo ha chiesto al segretario generale dell’Istituto Maritain, il prof. Roberto Papini:

 

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R. – Uno dei temi più interessanti è il fatto che se noi guardiamo il nome stesso di “Islam”, noi sappiamo che significa “pace”. Se noi parliamo di Jahvé del Vecchio Testamento, non è solo il Dio degli eserciti, ma anche il Dio delle moltitudini. Quindi, questo processo semantico ci fa riscoprire che le caratteristiche della pace sono radicate nelle tre grandi religioni del Libro. Di fatto, la diversità che esiste tra queste religioni le ha portate nella storia a conflitti tra di loro, facendo dimenticare invece quanto le unisce, cioè il superamento dell’idolatria e il riferimento al Dio unico che ama tutti gli uomini. E questo è un grosso lavoro, perché i Testi Sacri sono impastati, oltre che della Parola di Dio, anche dell’azione degli uomini e l’azione degli uomini si accompagna con la violenza…

 

D. – Come superare questo conflitto tra le culture e tra le religioni in nome della pace? Esiste una via concreta?

 

R. – Noi viviamo in un’epoca in cui - accanto ai tradizionali conflitti geo-politici, per l’energia, la terra o per altri motivi - abbiamo sempre di più conflitti di carattere “identitario”, culturale e religioso, che nascono anche dall’esigenza di trovare un sostegno per l’uomo del nostro tempo di fronte ai processi di globalizzazione che sembrano schiacciarlo. Ora, i conflitti identitari sono sul piano dell’essere, e quindi la mediazione è difficilissima, mente i conflitti basati sull’avere sono i conflitti sociali, su cui si può trovare una soluzione. E, allorché i conflitti culturali poi diventano anche conflitti religiosi, cioè quando si “teologizzano”, è difficilissimo superarli, perché quanto tu attacchi me tu attacchi anche il mio Dio. Quindi, bisogna riscoprire innanzitutto il giusto senso della laicità, cioè la distinzione tra il piano dello spirituale e il temporale, e poi riscoprire il valore della persona, al di là delle convinzioni e delle identità. Ma saranno processi molto lenti.

 

D. – Se i conflitti sono spesso, se non sempre, guidati da ragioni economiche, come conciliare una visione economica basata sulla concorrenza tra interessi privati o nazionali e il rispetto per la persona umana?

 

R. – Il modello di globalizzazione che si è realizzato, che è sostanzialmente un modello economico e soprattutto finanziario, comporta una competizione molto accesa. Solamente dandoci delle regole sul piano globale possiamo utilizzare i vantaggi che la globalizzazione certamente apporta ma, nello stesso tempo, limitarne gli aspetti negativi. Alcuni parlano della necessità di un nuovo “globalismo giuridico”, perché, in realtà, ancora non esiste un “diritto” globale. Questa è la strada che stiamo percorrendo.

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CHIESA E SOCIETA’

13 marzo 2006

 

 

IN COREA DEL SUD, LA CHIESA CATTOLICA LANCIA UNA PETIZIONE PER CHIEDERE L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE. PER FERMARE LA PRATICA DELLE ESECUZIONI

CAPITALI, SONO STATE RACCOLTE PIU’ DI 110 MILA FIRME

- A cura di Amedeo Lomonaco -

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SEUL. = “Ispiriamo in questa terra il rispetto della vita”. Con questo auspicio, la Commissione episcopale sudcoreana per l’abolizione della pena di morte ha annunciato di voler presentare al governo di Seul una petizione per l’abrogazione della pena capitale nella Corea del Sud. “L’abolizione della pena di morte – si legge nel documento – è il primo passo verso un mondo in cui si possa vivere meglio tutti insieme”. “Gli esseri umani – scrivono i presuli – non hanno il diritto di privare altri della vita che gli è stata data da Dio”. La campagna contro la pena di morte è stata lanciata, nel Paese asiatico, lo scorso mese di dicembre e sono state raccolte, finora, oltre 110 mila firme. Hanno aderito all’iniziativa migliaia di fedeli cattolici, tutti i presuli coreani e l’arcivescovo di Seul, mons. Nicholas Cheong Jin-suk, al quale il Papa consegnerà la berretta cardinalizia il prossimo 24 marzo. Secondo quanto reso noto nel 2001 dal ministero della Giustizia sudcoreano sono state eseguite in Corea del Sud, a partire dal 1945, più di 1600 condanne a morte. L’ultima esecuzione è avvenuta nel 1998 e nel 1994 erano detenute più di 50 persone nel braccio della morte. La pena capitale è prevista per più di 100 reati sanciti dalla Costituzione, tra i quali omicidio e spionaggio, e dalla Legge sulla sicurezza nazionale. Questa legge è un insieme di norme adottate nel 1948 in seguito alla divisione della penisola coreana. Tali norme reprimono ogni manifestazione di sostegno nei confronti della Corea del Nord. La Corea del Sud si è astenuta, inoltre, dal voto sulla risoluzione per l’abolizione della pena di morte approvata nel 2004 dalla Commissione ONU per i diritti umani. Nel Paese asiatico il ministero della Giustizia dovrà pronunciarsi, infine, su un progetto di legge che prevede la sostituzione della condanna a morte con l’ergastolo senza libertà condizionata.

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L’ANALISI DEI FLUSSI MIGRATORI, IL CONTRASTO DEI TRAFFICI DI ESSERI UMANI E L’ADOZIONE DI POLITICHE DI ACCOGLIENZA AL CENTRO DELL’ODIERNO CONVEGNO PROMOSSO A POZZALLO, IN PROVINCIA DI RAGUSA, DAL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DELLE MIGRAZIONI

 

RAGUSA. = La gestione dei fenomeni migratori e la ricerca di strategie regionali, fondate su politiche di accoglienza dei Paesi di destinazione e di sviluppo negli Stati di transito o di provenienza. E’ questo il tema centrale del convegno “Migrazioni e dignità: Europa ed Africa insieme per una politica dei flussi migratori nel Mediterraneo”, organizzato dal ministero italiano degli Affari Esteri e dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni. Come sede della conferenza è stato scelto Pozzallo, in provincia di Ragusa, luogo simbolo collocato al centro del Mediterraneo e investito da un ampio ventaglio di problemi legati ai flussi migratori. Obiettivo dell’incontro, in programma fino a domani, è quello di contribuire concretamente alla riflessione in atto sulle diverse problematiche che il fenomeno migratorio pone, tra le quali la regolamentazione dei flussi, l’adozione di politiche di accoglienza e il contrasto delle migrazioni clandestine e dei traffici di esseri umani. Al convegno è prevista la partecipazione di delegazioni di diversi Paesi africani ed europei. Il confronto tra rappresentanti di Stati d’origine, di transito e di destinazione degli immigrati – si legge nel comunicato del ministero degli Affari Esteri - consentirà di esaminare le varie fasi del percorso dei migranti e di rafforzare la cooperazione internazionale volta a tutelare la loro dignità e a restringere gli spazi di azione della criminalità organizzata. (A.L.)

 

 

IN AUSTRIA, SI APRE OGGI L’ASSEMBLEA PLENARIA DI PRIMAVERA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEI VESCOVI INCENTRATA SUL VALORE

DELLA FAMIGLIA. SONO ANCHE PREVISTE GIORNATE DI STUDIO IN PREPARAZIONE DELL’850.MO ANIVERSARIO DEL SANTUARIO MARIANO DI MARIAZELL

 

VIENNA.= Alla pastorale familiare e alla famiglia nella società attuale è dedicata l’Assemblea plenaria di primavera della Conferenza episcopale dei vescovi, che si apre oggi nella basilica del Sonntagberg, nella Bassa Austria. Nel corso delle Giornate di studio, che si susseguiranno fino al prossimo 16 marzo, saranno presi in esame i grandi pellegrinaggi familiari, organizzati per il mese di luglio, da tutte le diocesi austriache in contemporanea con l’incontro mondiale delle famiglie in programma a Valencia. Nel corso dei lavori, i presuli si confronteranno, inoltre, su questioni ecclesiali e sociali di attualità e si parlerà anche dell’850.mo anniversario del santuario mariano di Mariazell che si celebrerà nel mese di settembre del 2007. Tra i momenti liturgici dell’incontro si deve segnalare infine la concelebrazione eucaristica di domani pomeriggio nella Basilica del Sonntagberg, dove si prevede la partecipazione di numerosi fedeli. (S.C.)

 

 

AUMENTA LA FEDE TRA I CUBANI: 90 MILA PERSONE RICEVONO

LA COMUNIONE OGNI SETTIMANA

 

L’HAVANA. = Oltre 350.000 immagini del Bambino Gesù sono state distribuite durante il periodo natalizio nelle case di Cuba. E’ quanto riferisce la sezione portoghese di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS) aggiungendo che l’iniziativa del “Natale missionario”, promossa dalle 11 diocesi cubane, costituisce “un segnale storico per l’espressione religiosa a Cuba”. Migliaia di volontari sono andati casa per casa distribuendo opuscoli e parlando ai cubani del significato cristiano del Natale. Secondo dati forniti da ACS, è in aumento il numero dei cattolici praticanti a Cuba: circa 90.000 persone ricevono la comunione ogni settimana. Intanto, nella diocesi di Santa Clara, è già cominciato il pellegrinaggio tradizionale della Quaresima delle immagini del Bambino Gesù e di Nostra Signora della Carità, patrona di Cuba. Nelle comunità cattoliche cubane, è tradizione – riferisce l’Agenzia Fides - avere delle immagini sacre. In queste occasioni, si invitano i vicini a leggere insieme la Bibbia e a condividere momenti di preghiera. (S.C.)

 

 

CULTURE RELIGIOSE E SISTEMA DI MERCATO: CONFLITTO, COMPATIBILITÀ O

INTEGRAZIONE? QUESTO IL TEMA DELLA CONFERENZA TENUTASI STAMANI A ROMA

SOTTO L’ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA. L’INCONTRO RIENTRA NELLE INIZIATIVE ORGANIZZATE DAI GESUITI PER CELEBRARE IL 500.MO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI FRANCESCO SAVERIO

 

MILANO. = “Cultura e culture: da Francesco Saverio ai giorni nostri. 500 anni di dialogo e confronto”. E’ il tema del ciclo di conferenze, organizzate nell’ambito delle iniziative promosse nel corso del 2005 e del 2006 dai gesuiti di tutto il mondo per celebrare il 500.mo anniversario della nascita di San Francesco Saverio. Le conferenze, che vengono realizzate a Palermo, Roma e Milano, mirano ad approfondire diversi aspetti tra i quali il rapporto tra Cristianesimo e altre religioni, il rapporto tra Cristianesimo e Islam e le relazioni interculturali nello scenario globale. Su questi temi si sofferma in particolare il convegno dal titolo “Culture religiose e sistema di mercato: conflitto, compatibilità o integrazione?” tenutosi questa mattina a Milano. La conferenza, aperta dal presidente dell’Università Bocconi di Milano, Mario Monti, si è svolta sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica Italiana. Il convegno è stato organizzato per approfondire lo spirito missionario di San Francesco Saverio, tentando di attualizzarlo e renderlo vivo nel nuovo contesto mondiale. Sono stati affrontate, infatti, questioni legate al mondo d’oggi, tra le quali il fenomeno della globalizzazione, le potenzialità e i limiti del mercato. E’ stato anche preso in esame il ruolo dell’educazione religiosa, analizzata nella dimensione di capitale sociale e benessere socioeconomico. (A.L.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 marzo 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

L’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic “è morto per un infarto del miocardio". Lo ha affermato il Tribunale penale internazionale dell’Aja dopo l’autopsia, aggiungendo che la salma sarà consegnata oggi alla famiglia. Secondo il Tribunale è presto per tirare conclusioni sull’ipotesi di avvelenamento. Dopo l’individuazione di sostanze estranee nel suo sangue, uno dei tossicologi olandesi ha ipotizzato che Milosevic avesse assunto farmaci controindicati per la sua patologia. Questi potrebbero aver annullato l’effetto del trattamento per la sua ipertensione. Mentre si attende la pubblicazione degli esami tossicologici, il consigliere giuridico del defunto ha dichiarato che i funerali di Milosevic si terranno a Belgrado. Il figlio Marko, che da anni vive nascosto, dovrebbe arrivare all’Aja per accompagnare la salma in patria.

 

In Iraq, dopo la terribile giornata di ieri, costata la vita a 50 persone, anche oggi la violenza è tornata protagonista, questa volta a Kirkuk, principale centro petrolifero del Kurdistan iracheno. Intanto, nella super fortificata zona verde di Baghdad è ripreso il processo all’ex dittatore, Saddam Hussein. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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L’apertura del processo, ieri, era passata in secondo piano. Ma tre ex dirigenti del disciolto partito Baath, alla sbarra con Saddam, hanno continuato a deporre. Tutti hanno negato di aver avuto alcun ruolo nella strage dei 148 sciiti del villaggio di Dujahil, compiuta - secondo l’accusa - nei primi anni ‘80 come rappresaglia dopo un fallito attentato a Saddam. A chiarire la vicenda è stato un altro imputato, Bandar, l’ex giudice del Tribunale rivoluzionario iracheno, che ha ammesso di aver personalmente firmato la condanna di quelle persone. “Avevano attaccato il presidente della Repubblica e lo avevano confessato”, ha detto Bandar, insistendo che la sentenza da lui emessa era legale. Al momento non è chiaro quando saranno chiamati a parlare il vecchio presidente, il suo ex vice, e l’ex capo dei servizi segreti, che è il fratellastro di Saddam. Sul terreno, ancora una volta è la polizia a finire nel mirino degli insorti. La prima autobomba di oggi ha colpito un commissariato di Kirluk, ferendo 4 agenti. La seconda, dopo un quarto d’ora, è esplosa al passaggio di una pattuglia della polizia, provocando almeno la morte di due agenti e di un civile. Intanto, è pesantissimo il bilancio delle sei autobomba, esplose ieri quasi contemporaneamente in due mercati del poverissimo quartier sciita di Sadr City della capitale: almeno 50 vittime e centinaia di feriti. Il giovane leader radicale sciita, Moqtada Sadr, oggi ha esortato alla calma e all'unita' dei musulmani iracheni. Accusando Al Qaeda per la strage, ha affermato infine che non cercherà vendetta.

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L’Iran non arretrerà “di un passo sul diritto di usare l’energia nucleare a fini pacifici". E’ quanto ribadito dal presidente iraniano, Ahmadinejad, mentre a New York è attesa una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per prendere in esame il controverso programma nucleare iraniano. Dal canto suo, la Russia ha rinnovato la disponibilità ad arricchire uranio per conto dell’Iran. Ma dalla Repubblica islamica si apprende che nei prossimi mesi sarà avviata la costruzione di una nuova centrale nucleare, che dovrebbe essere realizzata interamente da tecnici locali e alimentata con uranio arricchito nel Paese. Sulla vicenda, attraverso i microfoni della BBC, è intervenuto il ministro degli Esteri della Gran Bretagna, Jack Straw, che ha escluso un’azione militare contro l’Iran, specificando che la disputa deve essere risolta “con mezzi pacifici e democratici”.

 

Una campagna contro gli ayatollah del governo di Teheran. E’ la strada scelta dal presidente statunitense Bush per aumentare la pressione sull'Iran e il programma nucleare. Lo scrive il Washington Post on line specificando che il presidente ed i suoi collaboratori punterebbero ad un “cambio di regime”. Dal canto suo, il segretario di Stato, Condoleezza Rice, la scorsa settimana al Senato aveva detto che gli Stati Uniti “non hanno problemi con il popolo iraniano. Vogliamo che gli iraniani siano liberi, il nostro problema e' il regime iraniano”. 

 

E' iniziato stamane a Gaza un incontro allargato fra Hamas ed altre forze politiche palestinesi, in vista della costituzione del nuovo governo dell’Autorità nazionale palestinese (ANP). Sono in programma incontri anche con al-Fatah, il partito che ieri ha avanzato severe critiche al programma di governo degli islamici. Intanto, il presidente palestinese Abu Mazen è partito oggi alla volta dell'Austria, prima tappa di una missione in diversi Paesi europei. Uno degli scopi è quello di convincere i suoi interlocutori a non sospendere gli aiuti finanziari alla popolazione palestinese, malgrado la vittoria elettorale di Hamas che allarma la diplomazia occidentale.

 

Sul versante israeliano, in tutto il territorio nazionale permane lo stato di massima allerta in occasione della festa di Purim, il cosiddetto carnevale ebraico. Secondo i servizi di sicurezza, diversi attentati sarebbero in fase avanzata di preparazione soprattutto da parte di guerriglieri libanesi filoiraniani Hezbollah.

 

All’indomani delle elezioni parlamentari e municipali in Salvador, domina un clima di incertezza con il testa e testa tra il partito di centrodestra Arena, al governo dal 1989, ed il Fronte Farabundo Martì per la Liberazione Nazionale. Il servizio è di Maurizio Salvi:

 

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Quello che è il risultato certo è che nessuna delle due formazioni più grandi ha raggiunto il risultato di conquistare 43 seggi nell’Assemblea unicamerale, ossia la capacità di governare senza bisogno di patteggiare con le formazioni politiche minori. La battaglia è senza esclusione di colpi e lo stesso presidente, Elias Antonio Saca, è sceso in campo per assicurare che l’Arena, che lo appoggia, ottenesse una vittoria storica. Il dato è stato, però, decisamente contestato dal Fronte Farabundo Martì, che ha sostenuto l’esatto contrario. Stessa incertezza anche per il controllo della capitale, dove entrambi i partiti hanno rivendicato la vittoria. Nel caso di un successo della sinistra, Violeta Menjivar sarebbe il primo sindaco donna nella storia di San Salvador.

 

Dall’America Latina, Maurizio salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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L'esecuzione di quattro stranieri, rapiti recentemente nel sud dell'Afghanistan, è stata ordinata dal capo dei talebani afghani, il mullah Omar. Lo ha riferito un portavoce della milizia integralista islamica, dichiarando che un tribunale talebano processerà i quattro come spie degli statunitensi. Gli ostaggi sono stati descritti come tre albanesi e un tedesco.

 

La Corte giordana per la sicurezza dello Stato ha emesso altre quattro condanne nei confronti di integralisti islamici. Gli uomini sono accusati di aver complottato nel 2005 per preparare attacchi contro alberghi, siti turistici e agenti della sicurezza. Quelle di oggi portano a 15 il numero delle sentenze relative ad attività terroristiche pronunciate in meno di una settimana in Giordania.

 

In Italia, campagna elettorale sempre più arroventata tra inchieste giudiziarie, scontri di piazza sabato a Milano dei centri sociali e, ieri, il duro botta e risposta durante un programma televisivo tra Berlusconi e la giornalista Lucia Annunziata, con il premier che ha abbandonato gli studi Rai. Domani sera, è in programma il primo confronto TV tra Berlusconi e Prodi. Il servizio è di Gianpiero Guadagni:

 

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Un “agguato televisivo premeditato”, secondo il centrodestra. E’ finita l’era delle “interviste genuflesse”, ribatte il centrosinistra. Ha provocato l’ennesimo scontro tra i due schieramenti il duro duello verbale tra Berlusconi e la giornalista Lucia Annunziata, conduttrice del programma di Raitre “In Mezz’ora”. Il premier ha protestato perché si riteneva interrotto ad arte dalla giornalista che, a sua volta, ha accusato il presidente del Consiglio di voler dettare le regole e, conclusione, Berlusconi ha abbandonato polemicamente lo studio televisivo. Il caso Berlusconi-Annunziata sarà all’esame del Consiglio di amministrazione della Rai mercoledì prossimo, il giorno dopo, cioè, l’atteso primo confronto televisivo tra Berlusconi e Prodi. Fissate le regole: nessuna domanda del moderatore, ma spazio agli interrogativi di due giornalisti, uguali per entrambi i candidati premier; durata della domanda: 30 secondi; durata della risposta: due minuti e mezzo; niente pubblico in studio; sarà inquadrato solo chi sta parlando.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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All’indomani delle proteste alll’Università della Sorbona, il primo ministro francese Dominique de Villepin, nell’atteso intervento televisivo, ha annunciato che in aprile incontrerà le parti sociali “per trovare una risposta concreta” ai problemi del lavoro e per migliorare le garanzie del contestato contratto di primo impiego. Tra le proposte, c'e' un'integrazione al sussidio di disoccupazione che permettera' ai giovani usciti dal lavoro di avere una formazione professionale complementare.

 

La partita Italia-Francia sull’energia si gioca oggi a Bruxelles. Il ministro italiano dell’economia, Tremonti, incontrerà nel pomeriggio il suo collega francese Thierry Breton prima dell’inizio dei lavori dell’Eurogruppo. L’incontro verterà sulla vicenda della Suez e sulle implicazioni sull’azienda Enel. Molti analisti nei giorni scorsi avevano definito questa settimana decisiva per una eventuale Opa di Enel su Suez. Il gruppo elettrico italiano potrebbe rompere gli indugi e decidere il lancio dell’offerta che ha come obiettivo quello di accaparrarsi la Electrabel, la controllata belga del gruppo francese. Intanto, è stato raggiunto un accordo di massima con un pool di banche per il maxi-finanziamento di 50 miliardi di euro necessario per dare l’assalto a Suez. Adesso bisogna attendere la decisione della commissione europea sul progetto di fusione tra Gaz De France e Suez che il premier De Villepin ha annunciato lo scorso 25 febbraio.

 

 

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