RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 70 - Testo della trasmissione di sabato 11 marzo 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Anche oggi i cristiani sono chiamati ad annunciare a tutti gli uomini “l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo”: è quanto ha detto il Papa ai partecipanti al Convegno sul 40° anniversario del decreto conciliare Ad Gentes

 

Vivere in profonda unità con Cristo per annunciare il Vangelo al mondo: così, Benedetto XVI al termine degli esercizi quaresimali in Vaticano, guidati dal cardinale Marco Cé

 

Oggi pomeriggio in Aula Paolo VI l’incontro di preghiera degli universitari con il Santo Padre in collegamento televisivo con alcuni Paesi africani ed europei: intervista con mons. Lorenzo Leuzzi

 

Benedetto XVI unisce la presidenza di due dicasteri vaticani sotto la guida dei cardinali Poupard e Martino: ai nostri microfoni il cardinale Paul Poupard

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Aperte ieri a Torino le IX Paralimpiadi invernali: ce ne parla Candido Cannavò

 

Si chiude oggi ad Ancona il convegno nazionale promosso dalla CEI sul tema “Comunicare speranza”: con noi mons. Claudio Giuliodori

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Chiusi ieri a Roma i lavori del X Convegno internazionale, promosso dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce

 

Ogni giorno rientrano in patria oltre 250 liberiani rifugiati in vari Paesi dell’Africa, grazie al programma attivato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

 

Grande entusiasmo per i festeggiamenti del primo anniversario di “Radio Bosco”, l’emittente salesiana delle Isole Salomone, in Oceania

 

I due giovani vincitori del premio pianistico internazionale “Roma per Gerusalemme” terranno lunedì prossimo 13 marzo un concerto gratuito nel conservatorio di Santa Cecilia a Roma

 

24 ORE NEL MONDO:

E’ morto Slobodan Milosevic: l’ex leader serbo era detenuto nel carcere dell’Aia ed era sotto processo per crimini contro l’umanità e genocidio

 

Ucciso in Iraq Tom Fox, il pacifista americano rapito alcuni mesi fa

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 marzo 2006

 

ANCHE OGGI I CRISTIANI SONO CHIAMATI AD ANNUNCIARE A TUTTI GLI UOMINI “L’AMORE DI DIO, CHE SI E’ MANIFESTATO IN PIENEZZA NELL’UNICO REDENTORE

DEL MONDO, GESU’ CRISTO”: COSI’ IL PAPA AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO

SUL 40.MO ANNIVERSARIO DEL DECRETO CONCILIARE AD GENTES

 

Anche oggi i cristiani hanno il dovere di “comunicare a tutti l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo”.

 

E’ quanto ha detto il Papa stamane ai partecipanti al Convegno promosso a Roma presso l’Urbaniana dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, nel 40° Anniversario del Decreto Conciliare "Ad Gentes" sull’attività missionaria della Chiesa. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Il Papa ribadisce l’attualità della vocazione missionaria della Chiesa “di fronte alle trasformazioni del mondo e alle sfide che la modernità pone alla predicazione del Vangelo”.  L’impegno missionario è infatti “un elemento costitutivo” della natura stessa della Chiesa.

 

“In obbedienza al comando di Cristo, che mandò i suoi discepoli ad annunciare il Vangelo a tutte le genti – spiega Benedetto XVI - la comunità cristiana anche in questa nostra epoca si sente inviata agli uomini e alle donne del terzo millennio, per far loro conoscere la verità del messaggio evangelico ed aprir loro in tal modo la via della salvezza”: 

 

“E questo, come dicevo, non costituisce qualcosa di facoltativo, ma la vocazione propria del Popolo di Dio, un dovere che ad esso incombe per mandato dello stesso Signore Gesù Cristo. Anzi, l’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all'intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l'amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo”.

 

La radice originaria della missione della Chiesa – ha quindi detto il Papa - è “la vita trinitaria di Dio, da cui scaturisce il movimento di amore che dalle Persone Divine si effonde sull'umanità”:

 

“Tutto sgorga dal cuore del Padre celeste, il quale ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna. Con il mistero dell’Incarnazione, il Figlio Unigenito è stato costituito autentico e supremo mediatore tra il Padre e gli uomini. In Lui, morto e risorto, la provvidente tenerezza del Padre raggiunge ogni uomo nelle forme e nelle vie che solo Lui conosce. Compito della Chiesa è comunicare incessantemente questo amore divino, grazie all’azione vivificante dello Spirito Santo”.

 

E proprio in questi anni in cui l’impegno missionario ha subito talora un “rallentamento” – ha detto il Papa – “si è sentito il bisogno” di ribadire “l’importanza di partecipare la ricchezza di questo amore” a quanti ancora non conoscono Cristo. Un impegno missionario tuttavia che va sempre armonizzato con il dialogo:

 

“La Chiesa è oggi chiamata a confrontarsi con sfide nuove ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme a ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli. Il campo della missio ad gentes appare così notevolmente ampliato e non definibile solamente in base a considerazioni geografiche o giuridiche; non sono infatti solo i popoli non cristiani e le terre lontane, ma anche gli ambiti socio-culturali e soprattutto i cuori i veri destinatari dell’attività missionaria del Popolo di Dio”.

 

La missione - aggiunge il Papa - “esige pazienza e lungimiranza, coraggio e umiltà, ascolto di Dio e vigile discernimento dei segni dei tempi” e chiama a “percorrere lo stesso cammino di Cristo, cammino che conduce fino alla morte di croce”: 

 

“Infatti, l’azione evangelizzatrice ‘deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso, fino alla morte, da cui [Egli] uscì vincitore’ (Ad Gentes, 5). Sì! La Chiesa è chiamata a servire l'umanità del nostro tempo, confidando unicamente in Gesù, lasciandosi illuminare dalla sua Parola e imitandolo nel donarsi generosamente ai fratelli. Essa è strumento nelle sue mani, e per questo compie quanto le è possibile, cosciente che chi opera tutto è sempre il Signore”.

 

Il Papa infine ha affidato a Maria, Stella dell’evangelizzazione, coloro che “in tante regioni del mondo operano sulle frontiere avanzate della missione”, e ha ricordato quanti, “anche di recente, hanno dato la vita per il Vangelo”:

 

“Il loro sacrificio ottenga una rinnovata primavera, ricca di frutti apostolici per l’evangelizzazione. Per questo preghiamo, affidando al Signore tutti coloro che, in vario modo, lavorano nella grande vigna del Signore”.

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VIVERE IN PROFONDA UNITA’ CON CRISTO PER ANNUNCIARE IL VANGELO AL MONDO: COSI’, BENEDETTO XVI AL TERMINE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI PER LA QUARESIMA,

IN VATICANO. IL GRAZIE DEL PAPA AL CARDINALE MARCO CÉ,

CHE HA TENUTO LE MEDITAZIONI, METTENDO L’ACCENTO

SULLA DIMENSIONE ECCLESIALE E CRISTOLOGICA DEGLI ESERCIZI

 

Dobbiamo vivere in profonda unità con Cristo se vogliamo portare il suo lieto annuncio al mondo: è l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto alla Curia Romana, al termine degli Esercizi Spirituali per la Quaresima nella Cappella Redemptoris Mater. Il Papa ha ringraziato il cardinale Marco Cé, patriarca emerito di Venezia, che ha tenuto le meditazioni sul tema Camminando con Gesù verso la Pasqua guidati dall’Evangelista Marco’. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Un periodo di respiro fisico e spirituale”: così Benedetto XVI ha definito questa settimana di Esercizi Spirituali per la Quaresima. Il Papa ha sottolineato, in un intervento a braccio, che non si è trattato di un “ritiro individuale, privato”, ma di carattere “profondamente ecclesiale”. E’ così, ha aggiunto, che “realizziamo la nostra solidarietà con la Chiesa” e “rispondiamo alla nostra responsabilità di pastori”:

 

“Non possiamo portare al mondo il lieto annuncio, che è Cristo stesso in persona, se non siamo noi stessi in una profonda unità con Cristo, se non lo conosciamo profondamente, personalmente, se non viviamo della sua Parola”.

 

Il Papa ha ringraziato il cardinale Marco Cé perché nelle sue meditazioni ha messo l’accento tanto sul carattere ecclesiale degli Esercizi quanto su quello cristologico. “Lei – ha detto – ci ha dato di nuovo la certezza che nella nostra barca, nonostante tutte le tempeste della storia, c’è Cristo”:

 

“Per questo Le siamo grati, signor cardinale, e possiamo con nuova forza e con nuova gioia pellegrinare con Cristo e con i discepoli verso la Pasqua”.

 

In questi giorni, ha proseguito il Pontefice, il mio sguardo è stato sempre diretto alla rappresentazione dell’Annuncio a Maria, presente nella Cappella. Mi ha affascinato il fatto, ha rivelato il Papa, che l’Arcangelo Gabriele tenga in mano un rotolo, simbolo della Scrittura, e Maria sta in ginocchio all’interno del rotolo. “Maria – ha affermato ancora – vive nella Parola di Dio con tutta la sua esistenza”, “tutto il suo pensiero, la sua volontà, il suo agire sono permeati e formati dalla Parola”. Si è quindi soffermato sul cammino indicato a tutti i fedeli dalla Vergine:

 

“Questo cammino mariano ci chiama ad inserirci nella Parola di Dio, a collocare la nostra vita all'interno della Parola di Dio e così a lasciar permeare il nostro essere da questa Parola, perché possiamo poi essere testimoni della Parola vivente, di Cristo stesso nel nostro tempo”.

 

“Così – ha esortato Benedetto XVI – con nuovo coraggio e con nuova gioia, andiamo verso la Pasqua e la celebrazione del mistero di Cristo!”. Parole seguite da un’invocazione al Signore:

 

“Preghiamo il Signore affinché ci aiuti ad andare dietro a Lui e ad essere così anche guide e pastori del gregge affidato a noi”.

 

Nella sua meditazione di stamani, il cardinale Marco Cé si è soffermato sulla Risurrezione di Gesù, “fondamento reale della nostra sicura speranza che scende dall’Alto”. Il Risorto, ha aggiunto, ci “riscalda il cuore, infondendoci forza e coraggio” e “rigenera continuamente la nostra speranza”: 

 

“Il Crocifisso risorto cosa ha da dirci, che ci sostenga nel nostro cammino perché non abbiamo paura. Ha da dirci una parola, la più bella parola che potesse venirci detta, la più consolante e rassicurante. L’unica capace di darci la forza di camminare ogni giorno verso Gerusalemme, ed è questa: Deus caritas est, Dio è Amore”.

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Decisioni e Nomine del Santo Padre

su alcuni Dicasteri della Curia Romana

 

Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata, per limiti di età, dal cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e per ora ha unito la presidenza a quella del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Di conseguenza, Benedetto XVI ha nominato il cardinale Renato Raffaele Martino come nuovo presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

 

Inoltre, il Sommo Pontefice, al fine di favorire un dialogo più intenso fra gli uomini di cultura e gli esponenti delle varie religioni, ha unito per ora la presidenza del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso a quella del Pontificio Consiglio della Cultura e, di conseguenza, ha nominato il cardinale Paul Poupard come presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

 

Ma ascoltiamo, al microfono di Celine Hoyeau, il commento del cardinale Poupard a questa decisione del Santo Padre:

 

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La mia reazione è stata piena di sorpresa quando il Santo Padre mi ha chiesto di aggiungere un’altra carica, in un momento in cui ho superato l’età canonica. Io ho fatto atto di obbedienza e ringrazio il Santo Padre per la sua benevolenza e la sua fiducia. Evidentemente non ho potuto che vedere che si teneva conto del legame intrinseco fra la dimensione interculturale e quella interreligiosa. Ricordo che il 20 agosto scorso, rispondendo all’indirizzo di omaggio del presidente dell’Unione musulmana turca nel quadro delle Giornate mondiali della gioventù a Colonia, il Santo Padre Benedetto XVI aveva risposto che “il dialogo interreligioso e interculturale è una necessità vitale”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto Claudio Muccioli e Antonello Bacciocchi, Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, con le consorti e il seguito. Quindi, ha incontrato il cardinale Roger Etchegaray, vice-decano del Collegio Cardinalizio e successivamente il cardinale Marco Cé, Patriarca emerito di Venezia, predicatore degli esercizi spirituali.

 

Benedetto XVI ha nominato il cardinale Eusébio Oscar Scheid, arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro, suo Inviato speciale al XV Congresso eucaristico nazionale del Brasile, che sarà celebrato a Florianópolis dal 18 al 21 maggio 2006.

 

 

OGGI POMERIGGIO IN AULA PAOLO VI

L’INCONTRO DI PREGHIERA DEGLI UNIVERSITARI CON IL SANTO PADRE

- Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi -

       

In occasione della IV Giornata Europea degli Studenti oggi pomeriggio, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, gli universitari di Roma e quelli collegati televisivamente da alcuni Paesi europei ed africani vivranno un momento di preghiera e di riflessione assieme a Benedetto XVI. Tema: ‘L’umanesimo cristiano, via per una nuova cooperazione tra Europa  e Africa’. 

        

L’iniziativa è promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e dal Vicariato di Roma, in collaborazione con i ministeri delle Comunicazioni e degli Esteri. Dalle 17.00 alle 19.30 circa la nostra emittente seguirà l’evento in radiocronaca diretta, con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz.

        

Il cardinale vicario Camillo Ruini saluterà liturgicamente i presenti ed accoglierà l’ingresso della Croce degli Universitari. Alle 18.00 arriverà Benedetto XVI che presiederà la recita del Rosario prima di consegnare a dieci studenti il testo della sua prima Enciclica ed impartire la Benedizione finale. Alla fine dell’incontro i giovani si recheranno in processione verso la chiesa di Sant’Agnese in Agone, in Piazza Navona, per il pellegrinaggio della Croce.            

        

Sull’appuntamento, Giovanni Peduto ha intervistato mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale universitaria in seno al Vicariato di Roma:

 

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D. – Penso che a partire dall’enciclica ‘Deus caritas est’, il messaggio che i giovani universitari vogliono vivere e sperimentare sia capire come l’annuncio che Dio è amore costituisca la chiave significativa e fondamentale per la comprensione di se stessi, per la comprensione della vita comunitaria.Si tratta di rimotivare il senso dello studio e la propria esperienza universitaria. Direi che il grande messaggio che la veglia vuole donare a tutti gli universitari di tutto il mondo è proprio questo: l’annuncio che Dio è amore è veramente il punto di riferimento per poter costruire la civiltà dell’amore.

 

D. – Il Papa, nell’Angelus di domenica scorsa, ha auspicato che il Vangelo possa aprire nuove vie alla cooperazione tra i popoli dell’Europa e dell’Africa…

 

R. – Noi crediamo di aver scelto come tema l’umanesimo cristiano perché crediamo che senza una vocazione cristologica della missione dell’uomo sarà difficile poter costruire una civiltà dove tutti i popoli possano riconoscersi con le proprie culture, ma soprattutto aprirsi al futuro con quella capacità e con quel desiderio di guardare al futuro con serenità. Serenità e fiducia per una prospettiva di progresso che sia veramente a servizio della crescita di ogni persona. Crediamo che il Vangelo vissuto pienamente nelle proprie comunità ecclesiali, e in questo senso la veglia, offra uno spaccato di comunità ecclesiali che si ritrovano intorno al proprio vescovo per pregare e per riflettere. Ecco, crediamo che questa esperienza costituisca un punto di partenza fondamentale per creare comunione tra i popoli.

 

D.  – Oggi a che punto è questa cooperazione, in particolare tra i giovani?

 

R. – Direi che specialmente partendo dall’esperienza romana, nasce e si sta sviluppando un’attenzione verso lo studio. Dunque non soltanto la cooperazione intesa come impegno di partenza  o come servizio ma  soprattutto una cooperazione che sia frutto di ricerca, di riflessione, di elaborazioni culturali. I giovani oggi partecipando e iscrivendosi ai corsi di laurea, ai master in economia dello sviluppo, in tante altre discipline delle varie facoltà, stanno testimoniando un nuovo interesse. Non è un interesse soltanto puramente volontaristico ma è una presa di responsabilità  che la nuova situazione internazionale ha bisogno di persone preparate e qualificate che possano dare veramente  significati nuovi ad una forma di cooperazione che non sia soltanto intesa in termini assistenzialistici ma sia veramente una cooperazione che promuova tutta l’esperienza di un popolo e di una comunità.

 

D. – Cosa può dare l’Africa all’Europa e cosa può dare il vecchio continente all’Africa?

 

R. – Direi che in questo momento l’Africa può dare all’Europa l’entusiasmo, la gioia. Credo che in Europa ci sia troppa tristezza, poca fiducia, poca speranza. Penso che l’Africa possa veramente rilanciare l’entusiasmo e soprattutto la voglia di guardare avanti con serenità e soprattutto guardare a nuovi obiettivi, a nuove prospettive. Ci sono popolazioni africane, soprattutto di giovani che vorrebbero veramente essere protagoniste di questa nuova fase della storia. E certamente l’Europa può tirar fuori dal suo tesoro ancora energie nuove, così come ha fatto in passato sul piano intellettuale. L’esperienza anche della stessa università che nasce in Europa e che oggi può sembrare eccessivamente finalizzata a scelte puramente strumentali, potrebbe veramente tirar fuori nuove possibilità di ricerca nella prospettiva dell’elaborazione e dello sviluppo. Tutto ciò che in passato l’Europa ha saputo offrire, soprattutto nel settore umanistico, penso che possa essere di grande aiuto proprio per evitare che lo sviluppo assuma soltanto una visione puramente economica e pragmatica.

 

D. – Lei è impegnato nella pastorale universitaria, un campo entusiasmante: cosa possono fare i giovani per promuovere l’umanesimo cristiano?

 

R. – I giovani impegnati nella pastorale universitaria hanno come primo grande compito quello di tradurre in termini culturali l’esperienza della fede. Purtroppo molte volte si crea una frattura tra ciò in cui si crede e ciò che si studia. Questa è una frattura che va superata e credo che il grande contributo che i giovani universitari possono offrire è proprio quello di ricongiungere l’esperienza della fede con la ricerca intellettuale, ciò che noi chiamiamo carità intellettuale. Oggi il grande servizio che gli universitari possono dare all’umanesimo cristiano e alla sua diffusione è soprattutto quello di individuare e approfondire contenuti nuovi e mediazioni nuove che possono permettere la testimonianza e la concretezza di un Vangelo che si traduce in termini operativi per il bene di tutti gli uomini e di tutte le persone.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “Sulle frontiere avanzate della missione”: Benedetto XVI riceve in udienza i partecipanti al Convegno internazionale organizzato dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e dalla Pontificia Università Urbaniana in occasione del quarantesimo anniversario del Decreto conciliare “Ad gentes”.

Sempre in prima, la notizia della morte dell’ex presidente serbo e jugoslavo, Slobodan Milosevic.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Oceania.

 

Servizio estero - Iraq: ucciso l’ostaggio USA rapito il 26 novembre. Il presidente Jalal Talabani teme la guerra civile se i partiti politici non si accorderanno sulla formazione di un Governo di unità nazionale.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Quando i mediocri contano più dei saggi”.  

 

Servizio italiano - Si è dimesso il Ministro Storace; contestata la candidatura al Senato. L’inchiesta sullo spionaggio ai danni di avversari politici.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 marzo 2006

 

 

APERTI IERI A TORINO LE IX PARALIMPIADI INVERNALI

- Intervista con Candido Cannavò -

        

Dopo i XX Giochi della neve, lo Stadio Olimpico di Torino è tornato ieri sera ad illuminarsi per la cerimonia di apertura della IX edizione delle Paralimpiadi invernali, a cui partecipano, sino al 19 marzo, quasi 486 atleti disabili di 39 nazione. Anche questa volta, in uno stadio totalmente gremito e con le televisioni di tutto il mondo collegate, ad inaugurare la manifestazione è stato il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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(Musica)

 

“Dichiaro aperti i nuovi giochi paralimpici invernali di Torino”.

 

L’emozione e l’entusiasmo sono gli stessi di qualche settimana fa, ma il movimento dello sport dei diversamente abili, oltre all’agonismo di alto livello, vuole testimoniare qualcosa in più: un valore aggiunto che il mondo agonistico dell’handicap riesce a portare avanti, a volte con difficoltà, ma sempre con maggiore considerazione da parte della società. Alla festa di ieri c’era chi la disabilità l’ha conosciuta fin dalla nascita, come Simona Atzori, la ballerina-attrice senza braccia, che ha danzato all’inizio della cerimonia; chi l’ha incontrata nel corso della vita come il pilota Alex Zanardi, ancora in pista nonostante il pauroso incidente in cui perse le gambe. E poi lo stesso presidente del Comitato paralimpico italiano e vice presidente del Coni, Luca Pancalli, valido atleta sia come normodotato che come disabile. O l’arciere su sedia a rotelle, Paolo Fantato, che con una freccia ha abbattuto simbolicamente il muro delle barriere architettoniche, delle incomprensioni e delle differenze culturali. Sul significato delle Paralimpiadi sentiamo Candido Cannavò, storico direttore della Gazzetta dello Sport e autore del libro “E li chiamano disabili”, sedici toccanti storie di disabili non solo del mondo dello sport:

 

“Il messaggio che viene dalla paralimpiade, a prescindere dal valore sportivo che c’è, perché sono degli atleti veri, evidentemente è questo: forza di vita, coraggio e amore per la vita”.

 

A noi non resta ora che guardare queste Paralimpiadi, casomai inciampando sulle parole e sulle nostre difficoltà nel definire l’handicap, ma colmando definitivamente una distanza che non deve più esistere. Ancora Candido Cannavò:

 

“In un certo senso è vero, noi abbiamo una difficoltà a capire e abbiamo qualche attenuante, perché non è facile capire come si possa avere questa forza, come si possa essere felici senza gambe o in condizioni di distrofie gravi. Eppure esiste e io me ne sono veramente innamorato di questo mondo”.

 

Il movimento paralimpico si è distinto anche nella tradizionale accensione del tripode dei Giochi con il fuoco di Olimpia. Una catena umana, formata dai rappresentanti di tutte le Nazioni partecipanti, ha consegnato la fiaccola agli ultimi due tedofori: Arnoldo Rustioni, vincitore di tre medaglie a Roma ‘60, e la non vedente, Silvia Battaglio, una bambina torinese di 10 anni; due generazioni per affermare che il sesto cerchio della bandiera olimpica è sempre più una realtà.

 

(musica)

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SI CHIUDE OGGI AD ANCONA IL CONVEGNO NAZONALE PROMOSSO

 DAI VESCOVI ITALIANI SUL TEMA “COMUNICARE LA SPERANZA”

- Intervista con mons. Claudio Giuliodori -

        

“Comunicare speranza”: si chiude oggi ad Ancona il Convegno nazionale promosso  dalla Conferenza episcopale italiana, che vede la partecipazione degli operatori diocesani del settore, a confronto con direttori di testate giornalistiche ed esponenti dei vari media. Ma che cosa significa raccontare il Paese in positivo? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a mons. Claudio Giuliodori, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della CEI:

 

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R. - La comunicazione che vogliamo costruire è una comunicazione che sia in grado di sostenere e di proiettare queste speranze che l’uomo vive in un orizzonte di concretezza e di realtà. Spesso la comunicazione è soggiogata invece dalla ricerca del sensazionale, dalla ricerca del trasgressivo. Una comunicazione, invece, che ha al centro l’uomo, non può che essere una comunicazione che risponde ai veri bisogni e alle vere domande dell’uomo.

 

D. – Anche nei media non prettamente cattolici si sta acquistando una particolare coscienza di quello che deve essere il ruolo dell’informazione. Che riflessione si può fare su questa situazione più generale?

 

R. – Il convegno stesso ha al suo interno dei momenti di dibattito e di confronto con esponenti significativi della comunicazione cosiddetta laica nel nostro Paese, a segnalare che si intende aprire un dialogo ampio, concreto e anche serrato nella ricerca di alcuni riferimenti comuni: certamente il valore della pace, il valore della convivenza tra i popoli, la ricerca del progresso, del vero bene, della giustizia, che sono temi che coinvolgono sia gli operatori cattolici, ma anche tutti gli operatori dei media. Quindi, c’è un dialogo sicuramente fecondo da questo punto di vista.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 12 marzo, 2a Domenica di Quaresima, la Liturgia ci propone il Vangelo della Trasfigurazione. Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li porta sopra un monte alto:

 

“Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè, che discorrevano con Gesù”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Ai discepoli appare Elia con Mosè che discorrono con Gesù. Mosè è il legislatore, il fondatore istituzionale del popolo ebraico. Elia invece è il profeta per eccellenza e rappresenta l’atto riformista. Loro due si rivolgono a Cristo, non ai discepoli. Questo è segno esplicito che l’antica legge ha trovato suo compimento in Cristo e non si rivolge più a quelli di Cristo direttamente. Ormai il senso dell’antica alleanza e delle profezie, a noi è aperto solo tramite Cristo e in vista di Cristo. In questo c’è anche un significato più generale. Tutta la tradizione biblica va letta alla luce di Cristo e per una maggiore conoscenza di Cristo, lo stesso vale per tutta la storia che viene dopo Cristo. Nessuna legge e nessuna profezia possono trovare riferimento a qualcosa che non confluisce in Cristo. I discepoli hanno visto che la legge e i profeti portano a Cristo. Ma i potenti sono rimasti ancorati alla loro legge ed è proprio secondo la loro legge che più tardi lo condanneranno a morte.

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CHIESA E SOCIETA’

11 marzo 2006

 

 

OLTRE TRENTA STUDIOSI DI VARI PAESI SI SONO CONFRONTATI

SULLE NUOVE FORME DI RELIGIOSITA’ NEL XXI SECOLO,

SUL RAPPORTO TRA RELIGIONI E FILOSOFIA E SULLA SPECIFICITA’ DEL CRISTIANESIMO.

CHIUSI IERI A ROMA I LAVORI DEL X CONVEGNO INTERNAZIONALE,

PROMOSSO DALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA DELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’

DELLA SANTA CROCE

 

ROMA. = Le nuove religiosità nel XXI secolo, il rapporto tra religione e filosofia, la specificità della Credo cristiano: intorno a questi temi si sono interrogati una trentina studiosi di varie nazionalità durante le due giornate di lavoro del X Convegno internazionale, chiuso ieri a Roma presso la Pontificia Università della Santa Croce, organizzato dalla Facoltà di teologia di questo ateneo, sul tema “La natura della religione in contesto teologico". Ad aprire i lavori è stato il prof. Luis Romera, ordinario di Filosofia alla Santa Croce, che ha analizzato l'evoluzione sociale della religiosità durante il secolo scorso, e riscontrato nella società contemporanea il risveglio di una nuova religiosità, frutto dell'insoddisfazione lasciata dall'emarginazione dell'istanza religiosa. Nella cultura contemporanea "convivono quindi correnti diverse, in un quadro sociale non univoco né sempre coerente", ha osservato Romera. Il prof. Enrico dal Covolo, docente di Letteratura cristiana antica greca all'Università Pontificia Salesiana, ha poi affrontato il tema religioso religione nell'età classica. Il prof. Jude Dougherty, della Catholic University of America, ha invece offerto una interpretazione della religione nella modernità, analizzando in particolare l'eredità lasciata da Hume e Kant, "fondamento del contemporaneo agnosticismo Europeo”, Sulla specificità della fede cristiana, è intervenuto  il  prof. Pierangelo Sequeri, della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Il prof. Horst Bürkle, della Ludwig-Maximiliens.Universität di Monaco di Baviera, si è soffermato sul tema "Religione o religioni?", indagando il rapporto tra Cristianesimo e pluralità delle altre religioni. Il prof. Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR) ha presentato lo scenario della nuova religiosità del nostro secolo. Negli Stati Uniti – ha detto - si contano circa 1.500 "nuove religioni", circa 300 in Italia e diverse migliaia in Africa. "Tuttavia – ha precisato lo studioso - il numero di aderenti a questi movimenti rimane piuttosto contenuto: in nessun Paese dell'Occidente sembrano superare il 2 per cento della popolazione. In Italia, è più probabile che si aggirino intorno all'uno per cento" e per  oltre la metà sono Testimoni di Geova. Ma la "più grande religione" - ha osservato Introvigne - "si trova in Occidente, quella delle persone impegnate in un 'credere senza appartenere'". Non ha torto quindi chi invita a non sopravvalutare le nuove religioni, tuttavia, ricorda Introvigne, "si ha ugualmente torto quando si sottovalutano” “per la loro capacità di influenzare cerchie molto più vaste di persone". Il prof. Giuseppe Tanzella-Nitti, ordinario di Teologia fondamentale alla Santa Croce, ha parlato di "Cristianesimo e domanda cosmologica: universalità della ragione e universalità della religione". L'ultimo intervento lo ha tenuto il prof. Paul O'Callaghan, decano della Facoltà di Teologia della Santa Croce, su "Cristianesimo e domanda antropologica: il Cristianesimo è una religione?". "Lo è senz'altro", ha rispsoto O'Callaghan, e "nelle sue diverse manifestazioni include gli elementi più caratteristici” di ogni fenomeno religioso: “il senso del Sacro, la presenza del divino nella vita umana, la consapevolezza della dipendenza da una sua forza superiore, una struttura tripartita di credenze, norme etiche e culto". (R.G.)

 

 

OGNI GIORNO RIENTRANO IN PATRIA OLTRE 250 LIBERIANI RIFUGIATI IN VARI PAESI DELL’AFRICA GRAZIE AL PROGRAMMA ATTIVATO DALL’ALTO COMMISSARIATO

DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI (UNHCR) PER IL RIENTRO VOLONTARIO.

IN TOTALE SONO OLTRE 52 MILA GLI ESULI DELLA LIBERIA RIMPATRIATI DAL 2004

 

MONROVIA. =  Oltre 250 emigrati liberiani, che si trovano nei Paesi dell’Africa occidentale, ogni giorno decidono di rientrare in patria. Questo è il risultato del programma di rimpatrio volontario promosso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Finora più di 52 mila profughi sono stati assistiti nel tornare nelle loro case da quando l’Agenzia dell’ONU ha avviato l’operazione nel 2004. Molti altri inoltre hanno fatto ritorno in Liberia con mezzi propri. In totale, più di 350 mila esuli e sfollati interni hanno ricevuto assistenza diretta per lasciare i campi profughi ed i centri urbani nei quali si trovano. I positivi sviluppi registrati nel mese scorso in Liberia hanno indotto l’UNHCR ad un’evoluzione nella propria attività. Il trasporto dei rifugiati registrati avviene in aereo, via mare e all’arrivo è dato loro un contributo per il trasporto, cibo e utensili domestici. Ma per l’Alto Commissariato ed suoi partner, la reintegrazione rimane la principale priorità. Per far fronte a questa necessità sono stati  realizzati progetti di reinserimento per rafforzare la capacità delle comunità locali di accogliere i rifugiati che rimpatriano. Tali programmi includono la ristrutturazione di alloggi, strade, punti di raccolta dell’acqua, scuole ed ospedali, così come piani di orientamento e formazione. (S.C)

 

 

GRANDE ENTUSIASMO PER I FESTEGGIAMENTI DEL PRIMO ANNIVERSARIO

DI “RADIO BOSCO”, L’EMITTENTE SALESIANA DELLE ISOLE SALOMONE, IN OCEANIA,

CREATA DAI GIOVANI E PER I GIOVANI PER DIFFONDERE LO SPIRITO EVANGELICO

 

HONIARA. = Ha compiuto di recente un anno di vita “Radio Bosco”, l’emittente  lanciata dai padri Salesiani nelle Isole Salomone, nell’Oceania. La stazione radifonica ha iniziato le trasmissioni il 27 febbraio 2005 e, ad  oggi, svolge con competenza ed efficacia il prezioso servizio di diffondere le parole del Vangelo via etere fra le isole del Pacifico. I commenti dei giovani impegnati ad operare negli studi sono tutti positivi e lasciano trapelare grande entusiasmo: “Radio Bosco è davvero interessante: mi piace soprattutto perché aiuta le persone che vivono in aree rurali ad avere informazioni”, dichiara all’agenzia Fides, una giovane volontaria. L’emittente fornisce una duplice opportunità: quella di far crescere i giovani, sviluppare le loro capacità e far fruttificare le loro potenzialità nel servizio radiofonico; dare assistenza, fornire informazioni, come formazione spirituale, programmi culturali a larghe fasce di popolazione. Il suo obiettivo è rivolto all’istruzione, alla salute, a tematiche relative ai giovani e alle donne, oltre che a programmi di notizie, intrattenimento, musica, storie di gente comune. Gli studi si trovano nella cittadina di Tetere, sull'isola di Guadalcanal, presso un centro Salesiano frequentato da giovani, ragazzi, e numerosi parrocchiani, pienamente coinvolti nell’attività pastorale. “Rendiamo grazie a Dio per le sue benedizioni, per la crescita, le difficoltà, lo sviluppo di questo progetto” . E’ questo il messaggio celebrativo di padre Ambrose Pereira, direttore delle Comunicazioni della diocesi di Honiara, trasmesso sulle onde radio ai numerosi volontari, amici e a tutti gli ascoltatori, in occasione dell’anniversario. “Radio Bosco” è una emittente comunitaria, non ha scopo di lucro e non è commerciale, si finanzia con offerte e contributi di donatori. S.C.)

 

 

I DUE GIOVANI VINCITORI DEL PREMIO PIANISTICO INTERNAZIONALE

“ROMA PER GERUSALEMME”, L’ISRAELIANO BASS ED IL PALESTINESE HAROUNY,

TERRANNO LUNEDI’ PROSSIMO 13 MARZO UN CONCERTO GRATUITO

NELLA SALA ACCADEMICA DEL CONSERVATORIO DI SANTA CECILIA A ROMA

 

ROMA. = Due giovani musicisti, l’israeliano Netanel Bass ed il palestinese Bishara Harouny, vincitori del concorso pianistico internazionale “Roma per Gerusalemme”, terranno un concerto ad ingresso gratuito, organizzato dalla Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia. Appuntamento lunedì prossimo, 13 marzo, alle ore 20.15, nella Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia, in via dei Greci 18 a Roma. L’iniziativa è promossa dall’Ufficio per la Pace a Gerusalemme del Comune di Roma, con il sostegno della Regione Lazio. Da due anni il Campidoglio promuove quest’evento per la pace in Medio Oriente. Lo fa attraverso l’Istituto “Magnificat”, la scuola di musica fondata nel 1995 dai Francescani di Gerusalemme della Custodia di Terra Santa. “Bishara e Natanel sono due ragazzi straordinari - dice Francesco Saverio Galtieri, direttore della Scuola Popolare di Musica di Donna Olimpia - hanno talento e caparbietà e promettono molto come musicisti. Se a questo aggiungiamo le difficoltà dello studiare musica nella situazione mediorientale si capisce l’importanza del messaggio che i due mandano anche attraverso questo concerto. Ed è su opportunità come queste che là continueremo a lavorare con il progetto ‘Nota di Pace’”. Con questa iniziativa, la Scuola Popolare di Musica di Donna Olimpia dal 2003 crea momenti d’incontro e di scambio tra ragazzi e musicisti israeliani, italiani e palestinesi affinché il dialogo possa svilupparsi attraverso il linguaggio universale della musica. (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 marzo 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

L’ex presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, è morto nella prigione del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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Probabilmente stroncato da un infarto. Così è morto l’ex uomo forte di Belgrado, detenuto in un carcere dell’Aja del Tribunale penale internazionale. Era ancora sotto processo, Slobodan Milosevic, incriminato per oltre 60 capi d'accusa, tra cui genocidio e crimini contro l’umanità, relativi alla guerra nei Balcani. Era stato responsabile, tra le altre cose del massacro che a Srebrenica costò la vita ad oltre 8.000 musulmani. Secondo le prime informazioni, sarebbe stato trovato morto nella sua cella. E la tesi di un decesso naturale sembra non convincere le autorità dell’Alta Corte, che – appresa la notizia – hanno deciso di aprire un’inchiesta ad hoc. Che le condizioni di salute di Milosevic non fossero buone era risaputo. Innumerevoli volte, infatti, i giudici internazionali erano stati costretti ad interrompere il processo. Appena il 24 febbraio scorso il Tribunale dell’Aja aveva formalizzato il no alla richiesta avanzata dallo stesso Milosevic di ricevere assistenza medica in Russia, dove si trova sua moglie. In quel caso era stata il procuratore capo della Corte, Carla Del Ponte, ad assicurare che l'ex leader jugoslavo poteva ricevere in Olanda tutta le cure necessarie per far fronte ai problemi cardiaci e di pressione che egli lamentava da tempo e che di recente, secondo i suoi sostenitori a Belgrado, si erano seriamente aggravate. Slobodan Milosevic Era nato nel 1941 a Pozarevac, nella parte occidentale della Serbia. Figlio di un teologo ortodosso montenegrino, aveva studiato legge e a poco a poco era riuscito a scalare i più alti vertici della nomenklatura di Belgrado, diventando, nel 1986 presidente del partito comunista serbo, e nel 1990 presidente della Serbia. Approfittando della disgregazione della Jugoslavia aveva iniziato una vera e propria battaglia in favore dell’unione di tutti i serbi. Nell’ 89 si era impegnato in prima persona a difendere l’autonomia della minoranza serba del Kosovo, spingendosi fino a sopprimere l’autonomia accordata da Tito a questa regione a maggioranza albanese. I passi successivi sono purtroppo noti. Guerre e sangue che hanno scosso per oltre 5 anni un angolo d’Europa.

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In Iraq la guerriglia è tornata a colpire uccidendo due dipendenti della tv irachena, intanto il Dipartimento di Stato americano ha confermato il macabro ritrovamento del corpo senza vita di Tom Fox, il cittadino americano di 54 anni rapito il 26 novembre scorso insieme ad altri tre pacifisti. Il nostro servizio:

 

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Torturato, poi ucciso a colpi d’arma da fuoco e infine gettato in una discarica avvolto in un sacco di plastica. È questa la tragica fine del pacifista americano, ritrovato ieri a Bagdad. Secondo testimoni le sue mani erano legate dietro alla schiena e sul suo corpo erano evidenti i segni di violenze. I rapitori hanno dunque tenuto fede al loro ultimatum lanciato il 28 gennaio scorso attraverso un video trasmesso dalla tv araba al Jazeera. “O liberate gli iracheni detenuti nelle carceri americane in Iraq oppure uccideremo i prigionieri”, avevano detto i rapitori. In quel video in cui apparivano gli ostaggi, mancava proprio Tom Fox. E adesso si teme anche per la loro sorte. Il Dipartimento di stato americano ha precisato di non avere notizie a loro riguardo.  Intanto l'emittente televisiva nazionale ha riferito che un dipendente e un suo dirigente sono rimasti uccisi in un attentato nella zona a maggioranza sunnita di al Qadrah, nella parte Nord-Ovest di Baghdad. Sul piano politico, dopo giorni di trattative il Consiglio presidenziale ha fissato al 19 marzo la seduta inaugurale del nuovo Parlamento. Ma da più parti si teme che le violenze possano rinviare questo appuntamento.

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La tensione è alta sul fronte israelo-palestinese. “Lanceremo 200 razzi su Israele. Su ogni razzo scriveremo il nome di un martire” così Le Brigate dei martiri di al-Aqsa hanno annunciato ieri l’inizio dell'Operazione Ababil, concepita per rendere onore ai morti della intifada.

 

Solo oltre 26 milioni i colombiani chiamati alle urne domani per il rinnovo del Parlamento. Oltre 3.000 i candidati in corsa per i 268 seggi. E sulla tornata elettorale si allunga l’ombra della guerriglia armata, che ha minacciato attacchi nella giornata di domani. A vigiliare sulla sicurezza degli elettori ci saranno, però, oltre 280mila agenti armati. Il servizio è di Maurizio Salvi:

 

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Il voto di domani, con cui si rinnoverà completamente il parlamento bicamerale, è considerato di grandissima importanza per Álvaro Uribe, che punta ad una rielezione alle presidenziali di fine maggio e che vuole farlo col sostegno di una forte maggioranza. Per raggiungere questo obiettivo ben sette partiti domenica propongono ai colombiani, un appoggio al capo dello Stato uscente, mentre praticamente solo il partito liberale e il polo democratico di sinistra si offrono come alternativa. Tutto sembrerebbe quindi semplice, ma nelle ultime settimane la popolarità di Uribe è pericolosamente scivolata, tanto che i sondaggi rivelano che dopo il consenso del 70%, 80% della popolazione a lungo mantenuto, oggi lo giudica positivamente non più del 53% dei potenziali votanti. Probabilmente questo logoramento sarà solo parzialmente visibile nel voto di domani, ma non vi è dubbio che molte delle promesse fatte da Uribe nel 2002, alla prova dei fatti, non sono state mantenute. La più importante di esse, quella di porre fine alla guerriglia delle Farc che ha in mano una sessantina di ostaggi eccellenti, fra cui un ex candidata presidenziale, ma anche le condizioni economiche della popolazione non sono delle migliori. Il capo dello Stato si è affrettato a firmare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti nonostante le proteste di vari settori economici e sociali.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana

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Per la prima volta nella storia del Cile, una donna diventerà ufficialmente il novo capo dello stato. Michelle Bachelet apre il nuovo mandato con una cerimonia di investitura iniziata in tarda mattinata nel parlamento di Valparaiso, 120 chilometri al sud di Santiago. Nel pomeriggio l’ingresso nel palazzo della Moneda, con il primo discorso da presidentessa. Ad assistere al cambio di presidenza, oltre 30 capi di stato e di governo e delegazioni di almeno un centinaio di Paesi.

 

La forza di pace dell’Unione Africana in Darfur, la regione del Sudan martoriata da una sanguinosa guerra civile, si trasformerà entro 6 mesi in una forza delle Nazioni Unite. Lo ha affermato ieri a New York il numero uno del Palazzo di Vetro, Kofi Annan, riportando la decisione dell’Unione Africana a riguardo. Sempre ieri, infatti, in una riunione svoltasi ad da Addis Abeba, l’Unione Africana aveva dato il proprio assenso di massima al trasferimento all'ONU della sua forza di pace, composta da circa 7 mila soldati.

 

A Parigi si è conclusa la rivolta degli studenti dell’Università della Sorbona. All’alba forze anti sommossa sono entrate all’interno dell’ateneo occupato da centinaia di giovani che, da tre giorni, protestavano contro la legge sul contratto di primo impiego (CPE). La polizia ha fatto uso di lacrimogeni e manganelli. A nulla è valsa l’opposizione degli studenti che avevano formato una catena umana al grido di “Resistenza pacifica!”. Feriti nel blitz 11 gendarmi, oltre ad un fotografo ed uno studente. La norma contestata, appena varata dal governo, prevede, entro il periodo di prova di due anni, la possibilità di licenziare senza giustificazione i neoassunti di età inferiore ai 26 anni. Sgomberi analoghi hanno avuto luogo nella notte anche in numerose altre delle 85 Università francesi, presidiate nei giorni scorsi dai manifestanti.

 

In Italia, i dirigenti della Rai e i collaboratori di Berlusconi e Prodi sono al lavoro in queste ore per mettere a punto le regole dell’atteso confronto televisivo tra i due candidati premier. Confronto che potrebbe svolgersi martedì prossimo, e che si annuncia particolarmente aspro anche in seguito alle due ultime inchieste giudiziarie che in un caso vedono coinvolto lo stesso premier; e nell’altro hanno portato alle dimissioni del ministro della Sanità Storace. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Francesco Storace ha formalizzato questa mattina con una lettera al Capo dello Stato le dimissioni annunciate ieri da ministro della Salute. Storace parla di dovere di trasparenza verso il Paese e ribadisce la sua indignazione per l’accusa di spionaggio politico e il suo diritto a difendersi per conoscere subito la verità ed evitare le strumentalizzazioni della sinistra. La vicenda riguarda un presunto tentativo di spionaggio politico per screditare Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini, avversari di Storace alle elezioni per la presidenza della Regione Lazio nell’aprile dello scorso anno. L’inchiesta della procura di Milano ha portato nei giorni scorsi all’arresto di 16 persone: 11 investigatori privati, due finanzieri, un poliziotto e due dipendenti di una azienda telefonica milanese. E ieri, appunto, le dimissioni di Storace. Una lezione di moralità politica, commentano Fini e Berlusconi, il quale voleva respingere le dimissioni e ora assume l’interim della sanità. Inevitabile lo scontro tra i due schieramenti. L’Unione chiede al Governo di chiarire in Parlamento. Dura in particolare la polemica del centrodestra con Fassino, che dà per provata l’attività spionistica. Storace e gli altri leader della Casa delle libertà contestano le parole del leader DS e contrattaccano puntando il dito sulle intercettazioni telefoniche che hanno visto protagonista lo stesso Fassino nella vicenda Unipol. Da parte sua Romano Prodi definisce questa fine legislatura una vera e propria catastrofe. In ballo c’è anche il rinvio a giudizio chiesto dalla procura di Milano nei confronti di Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset. Il centrodestra parla di giustizia ad orologeria. Ed è facile prevedere che il tema farà irruzione nell’attesissimo primo confronto televisivo tra Berlusconi e Prodi. Per il momento non se ne conosce il giorno, anche se si ipotizza martedì prossimo. E neppure il nome del conduttore, ruolo mai tanto delicato come in questa occasione.

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Il parlamento kosovaro ha votato la fiducia al nuovo primo ministro, ad Agim Ceku. L’ex capo dell'Esercito di liberazione del Kosovo (UCK) ha ottenuto il voto di 65 deputati su 120. La Serbia Montenegro, che il mese scorso ha avviato negoziati con le autorità di Pristina per il futuro status della provincia del Kosovo, accusa Ceku di crimini di guerra compiuti durante il conflitto del 1998-99. Per questo le autorità serbe avevano chiesto all'ONU di bloccare la nomina del premier. Intanto il ministro degli esteri britannico, Jack Straw, ha affermato che l’indipendenza della provincia serba del Kosovo  è “quasi inevitabile” e che la Serbia dovrebbe “accettare” questa realtà.

 

In Cecenia, almeno sette soldati russi e un poliziotto sono rimasti uccisi nelle ultime ore in diversi attacchi della guerriglia. Lo riferiscono fonti del governo filorusso della Repubblica caucasica. Solo in un caso, a Nozhai-Yurt, due militari sono morti per lo scoppio accidentale di un ordigno che stavano per lanciare ai ribelli.

 

L’11 marzo di due anni fa, Madrid venne sconvolta da una serie di esplosioni in quattro stazioni ferroviarie che costarono la vita a 192 persone. Oggi sono in programma diverse manifestazioni. La cerimonia centrale è al "Bosco del ricordo" con il premier Zapatero e il leader dell'opposizione Rajoy. Intanto il ministero degli Interni spagnolo ha reso noto di aver risarcito i parenti delle vittime degli attacchi, stanziando quasi 60 milioni di euro.

 

 

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