RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 68 - Testo della trasmissione di giovedì 9 marzo 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Gesù ci chiede di fidarci incondizionatamente della sua infinita misericordia”: così, il cardinale Marco nelle meditazioni per gli esercizi spirituali alla presenza del Papa e della Curia romana

 

Riscoprire i ruoli di padre e madre attraverso l’amore, per rispondere al paradosso della solitudine giovanile nel mondo delle “reti”.  Sulle parole del Papa dei giorni scorsi,  don Giuseppe Casti

 

Sì all’insegnamento del Corano nelle scuole, come segno di rispetto e di tolleranza interreligiosa: lo ha detto il cardinale Renato Raffaele Martino a margine del Convegno internazionale “Le vie della pace”

 

Da oggi a sabato, a Roma, Convegno internazionale a quarant’anni dal decreto conciliare “Ad Gentes”: intervista con il cardinale Crescenzio Sepe

 

Rinvigorire la solidarietà internazionale a favore delle popolazioni  rurali: la raccomandazione della Santa Sede alla Conferenza della FAO, organizzata a Porto Alegre, in Brasile, per dibattere sulla riforma agraria mondiale

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Un momento privilegiato per la riflessione e la preghiera per sensibilizzare sul tema della disabilità: così il cardinale Poletto alla Messa dedicata agli atleti delle Paralimpiadi. Ai nostri microfoni lo stesso porporato

 

150 capolavori di Van Gogh e Gauguin in mostra nel complesso di Santa Giulia a Brescia. Ce ne parla Marco Golden

 

CHIESA E SOCIETA’:

Rassicurazioni dell’Italia all’ONU, dopo la lettera di Kofi Annan che denuncia ingenti tagli finanziari del governo di Roma alle Nazioni Unite

 

Nelle Filippine, nuova edizione interconfessionale della Bibbia in tagalog

 

Università, formazione e sviluppo sono le parole chiave dell’incontro dal titolo “Cooperazione universitaria Europa-Africa” promosso dall’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, presso il ministero degli Esteri italiani

 

Al via il primo corso di formazione on-line per la realizzazione di siti web cattolici

 

Decine di morti per il crollo, ieri in Uganda, di una chiesa protestante

 

24 ORE NEL MONDO:

L’Iran non si piegherà alla prepotenza delle potenze stranieri. Così il presidente iraniano dopo la decisione dell’AIEA di trasferire il dossier di Teheran al Consiglio di sicurezza dell’ONU

 

Il Giappone pone fine alla politica monetaria ultraespansiva e torna a basarsi sulla crescita dei tassi di interesse

 

In Portogallo, il nuovo presidente Anibal Cavaco Silva ha prestato giuramento ad inizio mandato

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 marzo 2006

 

 

“GESÙ CI CHIEDE DI FIDARCI INCONDIZIONATAMENTE

DELLA SUA INFINITA MISERICORDIA”: COSI’, IL CARDINALE MARCO CE’

NELLE MEDITAZIONI DI STAMANI, PER GLI ESERCIZI SPIRITUALI DI QUARESIMA

ALLA PRESENZA DEL PAPA E DELLA CURIA ROMANA

 

La Trasfigurazione di Gesù, la guarigione del fanciullo epilettico e del cieco di Gerico: questi i passi del Vangelo di Marco al centro delle meditazioni di stamani tenute dal cardinale Marco , patriarca emerito di Venezia, nell’ambito degli Esercizi Spirituali in Vaticano, alla presenza del Papa e della Curia romana. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

 

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La Trasfigurazione svela “l’intrinseca unità tra Croce e Gloria”, legame la cui comprensione sfugge ai discepoli. E’ quanto sottolineato dal cardinale Marco , che ha ricordato come l’evento della Trasfigurazione di Gesù si collochi tra due annunci della Passione. Un annuncio che crea sconcerto nel gruppo dei discepoli. Per questo, il Signore rivela ad alcuni di loro “il mistero della sua persona, il senso della sua vita”.

 

“Gesù con tre discepoli sale sul monte, il luogo per eccellenza per la preghiera. E mentre prega, ecco che per un attimo viene squarciato il velo della kenosis e appare la realtà gloriosa della sua persona e del suo rapporto con il Padre. E’ come un anticipo della Risurrezione”.

 

La presenza di Mosè ed Elia accanto al Padre – ha detto ancora – indica che in Gesù si adempiono tutte le promesse dell’Antica Alleanza. D’altro canto – ha proseguito il porporato – la gente attendeva un Messia potente e glorioso, che liberasse Israele dalla dominazione romana. Gesù, però, è consapevole che “è ben diverso il progetto del Padre”:

 

“NelSì, Padre’, Gesù personifica l’anti-peccato e in tutto il suo operare realizza la sconfitta radicale della ribellione di Adamo”.

 

“La Trasfigurazione – ha affermato – è quindi uno squarcio sulla preghiera di Gesù, che ci introduce nel segreto mistero della sua vita, che è tutta obbedienza filiale, e amore”. Il cardinale ha così rivolto il pensiero al bambino epilettico guarito da Gesù. I discepoli non riescono a scacciare lo spirito maligno che possiede il bambino, ma suo padre ha fede nel Signore. Supplica Gesù, consapevole della incompiutezza della propria fede:

 

“Gesù ci chiede di fidarci incondizionatamente della sua infinita misericordia. L’unica nostra garanzia sono l’amore del Padre e la misericordia di Gesù”.

 

“O generazione incredula”, si lamenta Gesù rivolto ai discepoli, che – ha sottolineato il cardinale - “sono prigionieri della concezione mondana del messianismo”. A loro Gesù spiega che solo con la preghiera può essere scacciato il male, ribadendo “l’assoluto primato dell’azione divina”. Si arriva così alla guarigione del cieco mendicante di Gerico. Anche qui, come nel caso del padre del bambino epilettico, è la fede a salvare dal male. Il cieco sente l’arrivo del Signore, “la fede viene dall’ascolto”: il suo desiderio più profondo è quello di vedere Gesù. Un insegnamento quanto mai attuale:

 

“La fede non è solo o soprattutto informazione, la fede è consegna di sé, è comunione con Gesù cui ci si concede”.

 

Proprio seguendo l’esempio del padre del bambino epilettico e del cieco di Gerico, il cardinale ha invocato il Signore affinché guarisca la nostra cecità:

 

“Chiediamo al Signore la grazia di guarire la nostra cecità, chiediamogli di donarci la verità che sola ci fa liberi davvero, e insieme chiediamo la forza di tradurla nella nostra vita, seguendo lui sulla strada che porta a Gerusalemme sicuri che nella Croce c’è già la gloria!”

 

Gli Esercizi Spirituali – ha concluso – sono un cammino per rinnovare la nostra fede battesimale. Lo scopo della Quaresima – ha ribadito – “è credere in Gesù, spalancandogli la nostra vita”.

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RISCOPRIRE NELLE FAMIGLIE I RUOLI DI PADRE E MADRE ATTRAVERSO L’AMORE

PER RISPONDERE AL PARADOSSO DELLA SOLITUDINE GIOVANILE

NEL MONDO DELLE “RETI”.

L’OPINIONE DI UN RELIGIOSO SALESIANO SULLE PAROLE DEL PAPA AL CLERO ROMANO

- Intervista con don Giuseppe Casti -

 

“La vita umana è una relazione. Solo in relazione, non chiusi in noi stessi, possiamo avere la vita”. Questa affermazione di Benedetto XVI, resa ai sacerdoti romani nel suo discorso di una settimana fa, si collega idealmente a quanto il Papa ha trattato in quella sede parlando della crisi della famiglia e della solitudine degli adolescenti, nonostante il tempo attuale sembri celebrare l’estrema facilità di stabilire rapporti, grazie alla tecnologia. Per una sintesi di quanto affermato dal Pontefice su questi argomenti, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Folle da discoteca ogni sabato, legami virtuali gestiti da una rubrica e-mail, la rete di mille “messaggini” tessuta ogni giorno col telefonino, uno scooter facilmente reperibile per abbattere le distanze tra se stessi e nuove possibili amicizie. I teenager di oggi vivono al centro di snodi comunicativi impensabili - per varietà, potenza e accessibilità – anche solo per la generazione precedente. Eppure un paradosso incombe su molti di loro: nonostante i loro infiniti link - che siano legami familiari, scolastici, del “muretto” – gli adolescenti di oggi conoscono abissi di solitudine. Il “vicinissimo” su una pista da ballo spesso non vuol dire vicinissimo al cuore.

 

Nel suo discorso ai sacerdoti romani, Benedetto XVI ha affrontato in una risposta proprio questo problema: oggi, ha riconosciuto, “tocchiamo con mano” la solitudine degli adolescenti, l’incomprensione “da parte degli adulti”. In molte famiglie, ha osservato il Papa, “ognuno vive il suo mondo: sono isole del pensiero, del sentimento che non si uniscono”. A quella categoria di padri per i quali la professione è incompatibile con la vicinanza ai figli, si è aggiunta da tempo, per motivi analoghi, un’eclissi della figura materna. Il risultato, ha affermato Benedetto XVI, sono rapporti instabili, generazioni che si allontanano nella capacità di capirsi molto più di ciò che l’anagrafe lascerebbe prevedere. E infine, una comunione che non c’è. La Chiesa, ha affermato il Papa, “deve aiutare le famiglie”    educandole all’apertura e al rispetto dell’altro. “Solo così - ha proseguito - può crearsi una comunione delle generazioni, nella quale la memoria del passato vive nel presente e si apre al futuro”.

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Circoli familiari, catechesi per la famiglia, riscoperta della preghiera: sono i suggerimenti pastorali che Benedetto XVI ha offerto al clero romano per restituire a genitori e figli una dimensione umana e spirituale secondo il Vangelo. E’ quanto fanno quotidianamente i Salesiani, impegnati su tutti i fronti della formazione dei giovani, e non solo. Don Giuseppe Casti, responsabile nazionale della Pastorale giovanile dei Salesiani in Italia riflette, al microfono di Alessandro De Carolis, sul paradosso tra ricchezza di contatti e solitudine adolescenziale del Duemila:

 

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R. – Sì, certamente è un paradosso che si avverte nella vita dei giovani e credo che questo ci porti subito ad analizzare la qualità della comunicazione dei giovani. E’ vero che, da una parte, hanno facilità di spostarsi, di comunicare attraverso messaggi ed altre forme di comunicazione, però manca una comunicazione in profondità. Credo che il loro problema sia soprattutto una solitudine interiore nella ricerca del senso della vita, e questo credo che sia il grosso problema educativo.

 

D. – C’è chi dice che tanti punti di riferimento, come possono esservi oggi, in realtà equivalgano a nessun punto di riferimento …

 

R. – Sì, sono d’accordo sul fatto che vi siano dei messaggi contrastanti e contraddittori, e lo smarrimento dei giovani nasce proprio da questo affollamento di messaggi, perché non consente più loro di distinguere quale sia il vero messaggio: quel messaggio che li aiuta a sperare, a crescere, a trovare un valore per la vita!

 

D. – Spostando lo sguardo sulla famiglia, il Papa ha messo in risalto la “fragile comunione” che esiste tra genitori e figli, visti come tante isole che si muovono senza incontrarsi mai. Che esperienza avete di questa situazione, voi come Salesiani?

 

R. – Noi Salesiani cerchiamo di creare sempre un clima di famiglia nei nostri ambienti: nelle scuole, negli oratori, nei centri giovanili. Cerchiamo di offrire un aiuto alle famiglie. Vogliamo che le famiglie siano coinvolte nel nostro lavoro educativo per cui noi incontriamo i giovani, ma attraverso i giovani vogliamo incontrare anche gli adulti, in modo che i genitori siano nostri collaboratori nel lavoro educativo e noi, nello stesso tempo, oltre ad aiutare i giovani, aiutiamo i genitori anche ad assolvere la loro missione educativa.

 

D. – C’è una frase di don Bosco che più di altre sintetizza questo vostro lavoro “sussidiario”, come lei l’ha definito, nel rapporto con le famiglie?

 

R. – Il motto che ha guidato don Bosco è questo: l’educazione è una cosa di cuore. Vuol dire che i genitori, al centro della loro missione educativa, devono mettere l’amore e attraverso la paternità e la maternità, aiutare i figli ad essere veramente dei figli. E forse sono proprio questi concetti dell’essere padre, dell’essere veramente madre, che dobbiamo ricuperare nel mondo d’oggi: vivere pienamente la paternità e la maternità come una vocazione che Dio ci ha affidato.

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SI’ ALL’INSEGNAMENTO DEL CORANO NELLE SCUOLE,

COME SEGNO DI RISPETTO E DI TOLLERANZA INTERRELIGIOSA:

LO HA DETTO IL CARDINALE MARTINO

A MARGINE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE “LE VIE DELLA PACE”

 

Il Corano può essere insegnato nelle scuole in presenza di un numero elevato di bambini musulmani. Si tratta di una forma di “rispetto verso l’essere     umano”, che viene dal Vangelo, che non ha bisogno di attendere che vi sia una risposta di “reciprocità” in favore dei cristiani che vivono nei Paesi islamici. Sono concetti espressi dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente di Giustizia e pace, a margine del Convegno internazionale “Le vie della pace”, in corso a Roma fino a sabato prossimo. Per una panoramica del Convegno - promosso dal dicastero pontificio in collaborazione con il centro culturale Saint Louis de France e l’Istituto internazionale Jacques Maritain -, il servizio di Roberta Moretti:

 

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“Se in una scuola ci sono cento bambini di religione musulmana, non vedo perché non si possa insegnare la loro religione”, ha osservato il porporato, per il quale il “rispetto non deve essere selezionato”. “Se attendiamo la reciprocità nei Paesi rispettivi dove ci sono cristiani, allora ci dovremmo mettere sullo stesso piano di quelli che negano questa possibilità”. Il cardinale ha esortato l’Italia “a non fare marcia indietro” in tema di rispetto dell’altro. In discussione c’è la proposta di legge presentata due giorni fa dall’UCOII, l’Unione delle Comunità islamiche italiane, ma bocciata dalla Consulta islamica. “Solo il dialogo e la libertà religiosa - ha insistito Martino - possono evitare il fondamentalismo, sia quello politico-laico che quello religioso. Tutte le religioni sono di pace e la via per trovare una coesistenza e la collaborazione laddove è possibile, ad esempio sul piano sociale”. Nell’era della globalizzazione – ha spiegato il cardinale Martino – le guerre, i conflitti, che prima erano circoscritti e unitari, sono diventati sempre più diffusi, più frammentati, più vicini, più quotidiani, più immateriali.

 

Allo stesso tempo, però – ha aggiunto il porporato – la globalizzazione ha consentito di moltiplicare gli attori della pace e le possibilità di intervento. Occorre, dunque, secondo il presidente di Giustizia e Pace, acquisire una mentalità preventiva e valorizzare le diversità attraverso il dialogo. Un concetto, questo, ripreso nella mattinata, durante la tavola rotonda sul tema: “Pace e diversità culturale”. Tra gli interventi che hanno animato il dibattito, quello del presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e gli itineranti, il cardinale Stephen Fumio Hamao, che ha descritto la difficile dialettica che lega unità e diversità. La diversità tra le parti – ha spiegato il porporato – va vista nella prospettiva dell’unità del genere umano. In particolare – ha aggiunto – l’unità della Chiesa non sta nell’uguaglianza di lingua e cultura, ma nello spirito di Pentecoste, che conferisce la fede nello stesso Signore.

 

Durante le prossime sessioni del Convegno, a partire da oggi pomeriggio, verrà analizzato l’impegno per la pace da parte delle religioni, del mondo dell’economia, del pensiero filosofico e della politica: quattro dimensioni dell’esistenza che insieme diventano le ‘vie della pace’.

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DA OGGI A SABATO PROSSIMO A ROMA IL CONVEGNO INTERNAZIONALE

A QUARANT’ANNI DAL DECRETO CONCILIARE AD GENTES

- Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe -

 

          La Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, unitamente alla Pontificia Università Urbaniana, ha promosso a Roma un convegno internazionale nel 40° anniversario della promulgazione del Decreto conciliare “Ad Gentes” sulla missionarietà della Chiesa. Per riflettere sul messaggio centrale del Decreto “Ad Gentes”, Giovanni Peduto ha intervistato il prefetto di Propaganda Fide, il cardinale Crescenzio Sepe, che è anche Gran Cancelliere dell’Urbaniana, presso la quale si svolgeranno i lavori del Convegno:

 

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R. – Credo che la preoccupazione principale dei Padri conciliari che hanno votato questo Decreto il giorno prima della chiusura del Concilio, il 7 dicembre 1965, e che ha avuto il maggior numero dei voti di tutti i documenti del Concilio, sia stata quella di sensibilizzare l’intera Chiesa cattolica al problema missionario. E’ un problema che riguarda tutta la Chiesa in quanto tale, tanto che una delle definizioni più forti, fondamentali dello stesso Decreto, è quello che la Chiesa è per sua natura missionaria. Questa sensibilizzazione andava fatta proprio per rinverdire un po’ in tutti i componenti della Chiesa questa necessità di continuare ad andare in tutte le parti del mondo per annunciare il Vangelo. In questo il Concilio è stato profetico, nel senso che ha chiamato tutti i membri della Chiesa, vescovi, sacerdoti, religiosi, laici a questa missionarietà perché è una realtà che li riguarda in quanto battezzati.

 

D. – Come ripensare oggi la missione?

 

R. – La missione va ripensata nel senso di tener conto di queste nuove realtà, di queste nuove sfide come l’inculturazione, come la mondializzazione e come anche il dialogo che ormai è diventato un elemento costitutivo anche della stessa missione. Un dialogo non per se stesso ma un dialogo che tende sempre a dimostrare l’identità del cristianesimo e quindi la persona di Gesù Cristo, il messaggio che Lui ci ha portato. Ci sono sfide che oggi la missione deve affrontare ma sempre tenendo presente la finalità specifica della missionarietà che è appunto l’annuncio.

 

D. – Di quali missionari ha oggi bisogno la Chiesa?

 

R. – Missionari che siano ricchi di fede, missionari che siano spinti dalla carità, e che nelle varie parti del mondo siano testimoni autentici con la loro vita di questo messaggio di amore, di questo messaggio di salvezza che ci viene dal Vangelo di Cristo.

 

D. – Gran parte dell’umanità ancora non conosce il Vangelo. Cosa fare?

 

R. – La stragrande maggioranza non conosce ancora il Vangelo e allora questo significa che deve spingere tutta la Chiesa a prendere coscienza di questa urgenza, di questa necessità. Animati da questo spirito missionario, tutti possiamo essere coinvolti per un’azione rinnovata di missione alle genti che ancora attendono l’annuncio del Signore.

 

D. – Propulsore della missione è lo Spirito Santo. Come accogliere lo Spirito per annunciare senza paura la salvezza operata da Gesù?

 

R. – Aprirsi alla voce dello Spirito, aprirsi alla chiamata dello Spirito, aprirsi all’impulso dello Spirito perché se non ci facciamo dirigere dallo Spirito che chiama, che invia e che dà forza e coraggio, noi non avremo mai il coraggio di poter realizzare la vocazione che è insita in ognuno di noi. Lo Spirito guida la Chiesa, anima la Chiesa e la Chiesa, che siamo noi, deve fare in modo che si metta sul solco dell’evangelizzazione perché nel comando del Signore è anche la nostra identità e la nostra fedeltà a Lui.

 

D. – Nei suoi numerosi viaggi, eminenza, quali comunità cristiane incontra?

 

R. – Spesso comunità che hanno ricevuto da poco il Vangelo o anche altre che si preparano con un corso anche biennale a ricevere il battesimo, ma anche tanta curiosità. Tanta curiosità di coloro che non hanno ancora sentito parlare del Vangelo e che invece sono molto sensibili e pronti a ricevere la grazia che viene dal Signore. Sono comunità, queste, innumerevoli che richiedono, soprattutto attraverso la testimonianza di tanti missionari e missionarie ma anche del clero locale, di ricevere la grazia della salvezza che viene dal Signore.

 

D. – Nell’Apocalisse, San Giovanni parla di comunità a volte tiepide, un po’ come quelle nostre, in Occidente. Come ravvivare la fede?

 

R. – Ecco, a queste comunità direi che bisogna ispirare il senso della missionarietà, far sentire loro l’urgenza e la necessità di vivere missionariamente la propria identità cristiana. Questo può costituire un motivo di ripresa non solo della propria fede, ma anche della propria attività come cristiani. Qualunque cristiano, fanciulli, giovani, adulti, sacerdoti, religiosi, tutti, che prendono coscienza di questa vocazione missionaria che è insita nel proprio Battesimo, possono avere un motivo di maggiore fervore e quindi di un maggiore impegno nella propria vita cristiana.

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RINVIGORIRE LA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE

A FAVORE DELLE POPOLAZIONI  RURALI:

LA RACCOMANDAZIONE DELLA SANTA SEDE ALLA CONFERENZA DELLA FAO,

ORGANIZZATA A PORTO ALEGRE, IN BRASILE,

PER DIBATTERE SULLA RIFORMA AGRARIA MONDIALE

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

Rinvigorire “la solidarietà internazionale per affrontare consapevolmente le gradi sfide poste dall’obiettivo dello sviluppo dei popoli e in questo ambito, dallo  specifico impegno a favore del mondo rurale, al fine di garantire all’umanità un livello minimo di sicurezza alimentare”. Così il capo della delegazione della Santa Sede, mons. Janusz Bolonek, nunzio apostolico in Uruguay, alla Conferenza internazionale della FAO sulla riforma agraria e lo sviluppo rurale, in corso fino a domani a Porto Alegre, in Brasile.

 

In gioco il destino di 900 milioni, tre quarti della popolazione povera mondiale, che vivono nelle zone rurali. “Un futuro - come rileva una nota della Santa Sede a margine di questa importante Assise - che appare sempre più incerto” , e che dunque “richiede necessari interventi sia mediante l’azione dei singoli Paesi sia attraverso le diverse iniziative offerte dalla cooperazione internazionale”. Si devono anche dare  – prosegue la nota -  “valide risposte alle attese di quanti, lavoratori della terra, piccoli contadini, artigiani, e loro famiglie, stabilmente vivono ed operano nel mondo rurale. Va, infatti, scongiurato il rischio che il mondo rurale possa essere considerato come una realtà secondaria, o addirittura dimenticata, venendosi così a favorire la perdita di quei fecondi elementi di ordine sociale, economico e spirituale che lo caratterizzano”. Del resto - ha sottolineato l’arcivescovo Bolonek - “la dimensione mondiale dell’attività agricola, l’uso delle moderne tecniche ed i costanti progressi della ricerca permettono di sperare, con rinnovata fiducia, nell’aumento prossimo e rapido, della produzione e degli indici di sviluppo umano”.

        

Si tratta però d’una realtà – ha puntualizzato il presule – “che deve essere accolta e valutata in maniera positiva, a condizione che sia riconosciuta come ulteriore strumento della creazione, offerto alla famiglia umana, e non come elemento che sconvolge l’ordine naturale”.  Particolare raccomandazione ha rivolto, infine, il capo delegazione della Santa Sede alla Conferenza della FAO, quella di “proteggere e sostenere la ‘famiglia rurale’, nel ruolo importante che questa può avere, specialmente per contribuire ad uno sviluppo rispettoso della natura, soprattutto attento alla dignità fondamentale dell’essere umano”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il tema del nucleare: il programma iraniano sarà discusso dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

 
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla Quaresima.

 

Servizio estero – “Rinvigorire la solidarietà internazionale per affrontare le grandi sfide dello sviluppo rurale”: partecipazione della Santa Sede alla Conferenza internazionale sulla riforma agraria e lo sviluppo rurale in corso a Porto Alegre.

 

Servizio culturale - Un articolo di Piero Amici dal titolo “Milioni di vittime inermi e incolpevoli”: un volume di Marcello Flores sulle violenze di massa del XX secolo.

 

Servizio italiano - In rilievo le elezioni. Confronto in tv: si cerca l’accordo. Berlusconi rinuncia alla conferenza finale.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 marzo 2006

 

 

UN MOMENTO PRIVILEGIATO PER LA RIFLESSIONE E LA PREGHIERA,

PER SENSIBILIZZARE SUL TEMA DELLA DISABILITA’: COSI’ IL CARDINALE POLETTO

ALLA MESSA DEDICATA AGLI ATLETI DELLA PARALIMPIADI

- Servizio di Fabrizio Accatino -

 

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“Questo è un momento privilegiato per la riflessione e la preghiera, per sensibilizzare maggiormente sia la comunità ecclesiale che la società civile sul tema della disabilità”. Con queste parole il cardinale di Torino, Severino Poletto, ha presentato la celebrazione eucaristica dedicata agli atleti delle Paraolimpiadi. Intorno a lui sportivi provenienti da tutto il mondo, ognuno con una qualche disabilità fisica, ma con la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo.

 

Dal 10 marzo, giorno dell’inaugurazione della manifestazione, sarà la loro festa. Dopo il momento dell’ufficialità, con l’incontro dell’arcivescovo con i membri del Cio e i capi delle delegazioni sportive e dopo il concerto dello Stabat Mater di Pergolesi che ha dato ufficialmente il via al cartellone di iniziative costruito dalla diocesi intorno all’evento, al Cottolengo di Torino si è consumato il momento della preghiera e dell’Eucaristia. Il senso è riassunto dalle parole del cardinale Poletto:

 

“Ci troviamo qui nella piccola casa del Cottolengo, proprio perché prima che comincino le Paraolimpiadi abbiamo pensato fosse una bella iniziativa quella di portare alcuni atleti delle Paralimpiadi a questa celebrazione eucaristica, per dare speranza e fiducia a questi e quei disabili”.

 

Durante le Paraolimpiadi, nelle dodici chiese vicine ai siti olimpici, verranno celebrate messe in più lingue e saranno proposti ai fedeli, che arrivano da tutti i continenti, momenti di adorazione eucaristica. In programma anche serate di riflessione. Il 15 febbraio, in cattedrale, verrà organizzato un altro grande concerto in prima mondiale, dedicato alla Sindone. Al sacro lino è dedicato anche l’evento più significativo, una mostra nelle tre navate inferiori del Duomo, che attraverso un percorso ripercorre le tappe che hanno segnato la Sindone a partire dall’ultima cena.

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150 CAPOLAVORI DI VAN GOGH E GAUGUIN IN MOSTRA

NEL COMPLESSO DI SANTA GIULIA A BRESCIA.

UN’ESPOSIZIONE DI SUCCESSO CHE RIPERCORRE LA VITA E L’ARTE DEI DUE ARTISTI

- Intervista con Marco Golden -

 

Van Gogh e Gauguin. L’avventura del colore nuovo”: è il titolo della mostra di grande successo in corso a Brescia fino al 26 marzo nel complesso di Santa Giulia. 150 capolavori per ripercorrere la vita e l’arte dei due artisti. E poi una seconda esposizione di 60 capolavori di Jean-Francois  Millet, che molto influenzò Van Gogh.  Il servizio di Debora Donnini:

 

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E’ il colore intenso il grande protagonista di questa mostra che fa rivivere l’intero percorso dei due maestri. Dagli anni di apprendistato di Vincent Van Gogh in Olanda e di Paul Gauguin in Francia, fino alle opera in Provenza e ad Over, del primo, ad Haiti, del secondo; passando per il periodo di circa due mesi che trascorsero assieme nel sud della Francia. Ad Arl, Van Gogh si stabilisce nel 1888 ed è qui che rafforza la pittura a tratti paralleli e con rapidi colpi di pennello. Raggiunto da Gauguin, da lui apprende il coraggio di immaginare le cose. L’avventura del colore nuovo che i due artisti intraprenderanno è proprio quella non di riprodurre la realtà in tutti i suoi particolari, ma di esprimere l’emozione, come ci conferma Marco Golden, curatore della mostra:

 

R. – Colore nuovo e soprattutto l’avventura di due artisti che partono da posizioni di descrizione realistica delle cose. Invece evolvono verso un colore che in realtà è interpretazione della natura. Dal quadro di Gauguin e con la visione del sermone, quando per la prima volta un prato, anziché verde, è diventato rosso; al seminatore di Van Gogh, quando la terra sulla quale il seminatore si muove non è più marrone ma un azzurro che sembra quasi un mare. In realtà, andando anche verso due direzioni diverse: Van Gogh verso un colore che abbia sempre a che fare con la fisicità della terra,  Gauguin, invece, puntando ad una assolutizzazione del colore ed anche toccando - possiamo dire - addirittura l’astrazione in alcuni punti.

 

Al cuore della pittura di Van Gogh vi è poi, indubbiamente, un’impronta spirituale molto forte. Ancora Marco Golden:

 

R. –    Quando Van Gogh decide di lasciare Parigi e di raggiungere il sud della Francia, e quindi di incontrare soprattutto il giallo un colore che prima conosceva molto poco, lo fa cercando la dimensione del vedere. Quindi direi che la spiritualità è qualcosa che contiene tutta l’opera di Van Gogh, però ha sempre a che fare, in modo fondamentale, con la visione fisica.

 

Straordinari i capolavori esposti e ampia la sezione di testimonianze, con una lettera autografa di Van Gogh. Poi, una sezione è dedicata ad una proiezione multimediale sincronizzata. Van Gogh e Gauguin prenderanno strade diverse, ma a segnare un’orma indelebile sarà la capacità di dare, con il colore, la parola all’emozione.

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CHIESA E SOCIETA’

9 marzo 2006

 

 

RASSICURAZIONI DELL’ITALIA ALL’ONU, DOPO LA LETTERA DI KOFI ANNAN

CHE DENUNCIA INGENTI TAGLI FINANZIARI DEL GOVERNO DI ROMA ALLE NAZIONI UNITE

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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ROMA. = L’Italia rassicura l’ONU che manterrà le sue promesse di finanziamento, dopo la lettera del segretario generale Kofi Annan all’ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, Marcello Spatafora, datata 2 marzo e resa nota ieri da alcuni organi di stampa. Nella lettera Annan esprime “profonda preoccupazione riguardo la possibilità” che l’Italia decida “di ridurre o di eliminare totalmente i suoi contributi volontari ai Fondi e ai Programmi delle Nazioni Unite nel 2006”. “L'obbiettivo del governo italiano – ha replicato ieri sera il portavoce del ministero degli Esteri – rimane quello di tenere fede ai suoi impegni, avendo come riferimento temporale l'intero anno e non solo i primi mesi dello stesso”. Il portavoce ha annunciato pure che è stata fissata una nuova riunione del Comitato direzionale della cooperazione allo sviluppo per il prossimo 28 marzo e che in quella occasione si continuerà l'esame dei contributi volontari alle organizzazioni internazionali. Dunque ‘retromarcia’ della Farnesina, dopo la delibera del 16 febbraio scorso – rivelata da fonti stampa – che avrebbe previsto tagli e azzeramenti dei contributi ad agenzie dell’ONU, tra cui UNICEF, Programma alimentare mondiale, Organizzazione Mondiale della Sanità, Alto Commissariato per i rifugiati, UNESCO ed altre ancora. Nella lettera al diplomatico italiano, Annan sottolinea pure che per raggiungere gli obiettivi del Millennio entro il 2015 – sottoscritti da tutti i Paesi – il ruolo delle Agenzie ONU è “essenziale e molto visibile” nel fare fronte alle crisi umanitarie, ai problemi più generali dello sviluppo, alle violazioni dei diritti umani e alla minaccia delle pandemie. Tutte aree importanti, “fondamentali per la sicurezza, la stabilità e la prosperità internazionali”. Per questo l'ONU – conclude Annan – ha bisogno del “sostegno finanziario costante e continuato ai Fondi e ai Programmi da parte di donatori importanti come l'Italia”. (R.G.)

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NUOVA EDIZIONE INTERCONFESSIONALE DELLA BIBBIA NELLE FILIPPINE:

PUBBLICATA IN TAGALOG, È STATA DISTRIBUITA A TUTTE LE COMUNITÀ ECCLESIALI

 

MANILA. = Una nuova edizione interconfessionale della Bibbia in tagalog è stata presentata nelle Filippine. Lingua ufficiale del Paese insieme all’inglese, il tagalog è un idioma nato da una base indigena, con contaminazioni e apporti di spagnolo e inglese, eredità della colonizzazione. Il volume è stato distribuito a tutte le comunità ecclesiali, anche a quelle che si trovano nelle zone più remote, dove i sacerdoti possono arrivare solo periodicamente. L’obiettivo - ha spiegato la Società Biblica che ha pubblicato l’opera - è quello di rendere accessibile la Parola di Dio a un maggior numero di persone, anche poco alfabetizzate. Per la traduzione si è cercato di elaborare una versione più aderente alla lingua corrente, nel rispetto della fedeltà al testo originale. La Chiesa filippina ha invitato in questa occasione i suoi fedeli a leggere, meditare e pregare con la Bibbia ogni giorno. La Parola di Dio - affermano i vescovi - “deve essere un punto di riferimento essenziale”. (S.C.)

 

UNIVERSITÀ, FORMAZIONE E SVILUPPO: PAROLE CHIAVE DELL’INCONTRO

DAL TITOLO “COOPERAZIONE UNIVERSITARIA EUROPA-AFRICA” PROMOSSO

DAL VICARIATO E IL MINISTERO DEGLI ESTERI ITALIANO. IL CONVEGNO, CON LA PARTECIPAZIONE DI ESPONENTI GOVERNATIVI E DEL MONDO ACCADEMICO, SI È SVOLTO IN VISTA DELLA IV GIORNATA EUROPEA  DEGLI UNIVERSITARI,  FISSATA PER SABATO PROSSIMO ALLA PRESENZA DEL SANTO PADRE.

-                     A cura di Eugenio Bonanata –

 

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ROMA. = Tutti hanno sottolineato l’importanza di questo tipo di cooperazione che mira soprattutto alla formazione della futura classe dirigente africana. L’obiettivo è quello di creare una rete che unisca le università europee ed africane, in modo da permettere una libera circolazione della conoscenza. Accanto alla logica emergenziale che sempre più spesso guida gli interventi in Africa, in questo caso si punta al lungo periodo e la speranza è nei giovani africani, affinché in questo modo possano diventare protagonisti dei settori chiave dei loro Paesi. Certo è un progetto complesso, vista la difficile situazione socio-politica di alcune nazioni, ma l’Europa è sicuramente in grado di dare il suo contributo. E la Chiesa, attraverso le sue università e le sue numerose opere di missione, da sempre gioca un ruolo fondamentale in questo campo, suggerendo principi e valori. Le conferme sono giunte, ad esempio, dall’università cattolica del Mozambico, un ateneo impegnato assieme ai vescovi locali al servizio della pace e della riconciliazione dopo 17 anni di guerra civile. Il convegno, che prosegue anche nel pomeriggio, è un momento preparatorio alla IV Giornata europea degli universitari. L’appuntamento, grazie all’infaticabile impegno dell’Ufficio per la pastorale universitaria, è per sabato prossimo in Vaticano, quando studenti italiani e africani incontreranno il Santo Padre.

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AL VIA IL PRIMO CORSO DI FORMAZIONE ON LINE PER LA REALIZZAZIONE

DI SITI WEB CATTOLICI. L’INIZIATIVA, COMPLETAMENTE GRATUITA,

 E’ PROMOSSA DALL’ASSOCIAZIONE DEI WEBMASTER CATTOLICI

 

ANCONA. = Un corso di formazione gratuito on-line per imparare a creare un sito web cattolico. L’iniziativa è promossa dall’associazione Webmaster cattolici italiani (WeCa) ed è stata presentata al convegno nazionale dei direttori e dei collaboratori degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali, sul tema “Comunicare speranza”, in corso ad Ancona da oggi all’11 marzo. Il corso – informa l’agenzia SIR – è tenuto da docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e da esperti cattolici del web. E’ fruibile con lezioni a distanza e articolato in 8 moduli didattici. Rilascia inoltre la certificazione “WeCa” di primo livello. L’associazione ha lanciato anche il nuovo sito web (www.webcattolici.it) – dal quale è possibile accedere al corso on-line –, insieme alla “Guida al Web. Decalogo Internet e minori”. Si tratta di un testo a fumetti (dedicato alle famiglie, alle scuole e alle comunità) che l’associazione pubblica sul sito in diversi formati. Riconosciuta dal Direttorio delle Comunicazioni sociali come importante realtà nella missione della Chiesa, “WeCa” è la prima iniziativa europea che intende unire le conoscenze e le esperienze dei Webmaster cattolici. Ricordiamo che sono più di 10.000 i siti cattolici italiani. (A.G.)

 

 

 

DECINE DI MORTI PER IL CROLLO, IERI IN UGANDA, DI UNA CHIESA PROTESTANTE.

I MATERIALI DI COSTRUZIONE INADEGUATI E LE PERSISTENTI PIOGGE SONO

PROBABILMENTE LE PRINCIPALI CAUSE DEL CROLLO

 

KAMPALA. = Almeno 27 persone sono morte ieri per il crollo di un muro di una chiesa protestante a Kampala, durante un temporale. Il crollo, avvenuto in un sobborgo molto povero della capitale ugandese, sarebbe da addebitare ad errori nella costruzione e alle persistenti piogge. La chiesa, infatti, sarebbe stata costruita con materiali inadeguati e su un terreno non appropriato per questo tipo di struttura. Ma, mentre continuano le operazioni di sgombero delle macerie, si teme che il bilancio definitivo possa essere più grave, poiché non è chiaro quanti fedeli fossero all’interno dell’edificio al momento della tragedia. Secondo il pastore Francis Byaruhanga, uno dei sopravvissuti al disastro sentito dall’Agenzia missionari “MISNA”, nella chiesa c’erano alcune centinaia di persone. La stampa

ugandese ha chiamato in causa le autorità amministrative locali per il presunto mancato ruolo di controllo nelle concessioni edilizie e nella verifica degli standard di costruzione. (A.L.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 marzo 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’Iran resisterà alle pressioni politiche sul proprio programma nucleare e non accetterà di essere umiliato. La Repubblica islamica è forte e invincibile, non si piegherà alla prepotenza delle potenze straniere. Con queste parole il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha replicato alla decisione, presa ieri a Vienna dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), di trasferire al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il dossier nucleare iraniano. La Russia ha definito inaccettabile la soluzione militare e inefficaci le sanzioni. La Cina ha sollecitato trattative con Teheran. La posizione più dura è stata quella dagli Stati Uniti, anche se in sede ONU, Washington potrebbe non avere tutto l’appoggio necessario per giungere all’isolamento di Teheran e per far scattare eventuali sanzioni. Ma non c’è il rischio che da battaglia diplomatica, il contenzioso tra Stati Uniti e Iran possa trasformarsi in qualcosa di più? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

 

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R. – Sì, naturalmente, perché entrambi i contendenti hanno fatto in modo che la questione si facesse sempre più dura e quindi finisse sul tavolo del Consiglio di Sicurezza. Ma non è certo quali saranno le decisioni, perché l’Asia è legata all’Iran. L’Asia è legata alle forniture di petrolio. L’India ha un gasdotto, in costruzione, di 3 mila chilometri che dovrebbe partire dall’Iran. La Cina dipende molto dal petrolio iraniano e la Russia non ha nascosto il suo disappunto. Quindi, l’Asia potrebbe avere una posizione diversa nel Consiglio di Sicurezza.

 

D. – Bisogna dire che in questi ultimi mesi Teheran è stata chiara: non rinuncerebbe in nessun modo al suo programma nucleare. Perché questo atteggiamento così intransigente?

 

R. – I Paesi che chiedono il nucleare lo fanno sempre per scopi di deterrenza, mai di attacco. Lo fanno per il civile, ma anche se lo facessero per il nucleare militare, il primo obiettivo sarebbe sempre quello di dissuasione. Lo Stato iraniano è circondato da potenze nucleari, amiche e meno amiche. La Repubblica islamica ritiene di avere il diritto – il popolo iraniano mi pare abbastanza convinto di questo, a torto o a ragione – di potersi dotare, non solo del nucleare civile, ma anche del nucleare militare. Nessuno, infatti, ha ancora capito se non vi sia un programma segreto già operativo. Questo potrebbe essere il rischio del futuro attacco, il giorno in cui venisse accertato. Il rischio di conflitto sta quindi aumentando.

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In Iraq, dieci persone sono rimaste uccise in un attentato compiuto da ribelli a Baghdad. Sempre nella capitale, altri due attacchi hanno provocato la morte di almeno sei persone, fra le quali una donna e un bambino. Sul fronte dei sequestri, più di 50 guardie private sono state prese in ostaggio, ieri, nella sede di un istituto di vigilanza da uomini che indossavano divise di reparti speciali. Prima di allontanarsi con gli ostaggi, i guerriglieri si sono impossessati di tutte le armi e di decine di radiotelefoni.

 

Un gruppo islamico finora sconosciuto ha rivendicato la responsabilità degli attentati sferrati martedì scorso a Varanasi, in India. Un uomo, che si è presentato come il portavoce del sedicente gruppo “Lashkar-e-Kahar”, ha rivendicato gli attentati costati la vita ad almeno 23 persone e ha aggiunto che saranno condotti altri attacchi “fin quando l’India non metterà fine alle atrocità contro i musulmani del Kashmir”.

 

Cambio di politica monetaria in Giappone: la Banca Centrale nipponica ha deciso di porre fine alla propria politica monetaria ultra espansiva, adottata da cinque anni a questa parte, e di tornare ad un più classico regime basato sulla crescita dei tassi di interesse. Il nostro servizio:

 

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Dopo 8 anni di deflazione, il Giappone volta pagina e torna ad un regime convenzionale sui tassi, mantenuti negli ultimi anni intorno allo zero. Lo spettro della deflazione, che al contrario dell’inflazione produce il calo dei prezzi, ha iniziato a colpire il Giappone all’inizio degli anni ‘90 dopo lo scoppio della bolla speculativa immobiliare. Ma il costante calo dei prezzi non ha portato solo vantaggi ai consumatori. La deflazione ha fatto calare, infatti, anche i prezzi delle case e di altri beni patrimoniali, con risvolti negativi. Questa tendenza, accompagnata da una frenata generale dei salari, ha portato ad una lunga fase di stagnazione dell’economia nipponica. Nella seconda metà degli anni ‘90, i giapponesi hanno cominciato a spendere meno. Di riflesso, sono calati gli utili delle imprese e la disoccupazione, praticamente sconosciuta fino a quel momento in Giappone, è raddoppiata. Nel 1999, proprio per combattere la deflazione e la crisi di liquidità, la Banca centrale nipponica ha avviato la politica dei tassi a crescita zero. Adesso, dopo 8 anni di deflazione, Tokyo cambia politica monetaria mentre l’economia mostra chiari segni di ripresa. La decisione del Giappone, il Paese con il debito pubblico più alto al mondo, conferma la tendenza, già mostrata da Federal Reserve e da Banca centrale europea, del rialzo del costo del denaro.

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Accertato un caso di influenza aviaria: un laboratorio britannico ha confermato la presenza del virus H5N1 in un cigno trovato morto in Serbia. A Ginevra, intanto, la rappresentante del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la pandemia influenzale, Margaret Chan, ha dichiarato, ieri, che è possibile contenere una pandemia di influenza aviaria. Margaret Chan ha sottolineato i progressi compiuti nella messa a punto di un piano internazionale in grado di definire una serie di misure e interventi da intraprendere nell’eventualità di una pandemia. Modelli teorici indicano che per contenere una pandemia sono necessarie azioni coordinate concentrate su una piccola area nei primi giorni successivi all’emergenza.

 

Il nuovo presidente del Portogallo, Anibal Cavaco Silva, ha prestato giuramento dando inizio al suo mandato di 5 anni. La cerimonia si è svolta nella sede del Parlamento, alla presenza di numerosi dignitari stranieri e con forti misure di sicurezza. Il servizio di Riccardo Carucci:

 

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Cavaco Silva, di 67 anni, ex primo ministro, è stato eletto il 22 gennaio al primo turno superando, sia pure di giustezza, la barriera del 60 per cento dei voti validi. È il primo presidente della Repubblica di centro-destra, da quando il Portogallo ritrovò la democrazia nel 1974. E questo significa coabitazione con un governo di maggioranza assoluta socialista. La coabitazione non è una novità in Portogallo, ma era sempre avvenuta, a volte in maniera agitata, tra presidenti socialisti e governi di centro destra. Ora, per la prima volta, è una coabitazione di segno contrario. Nel discorso pronunciato dopo il giuramento, Cavaco Silva ha dichiarato che sarà il presidente di tutti i portoghesi e ha assicurato cooperazione leale e fruttuosa, ma dinamica e strategica,  con il governo. Poi, ha anche fatto un’ampia disanima dei problemi del Paese, dalle difficoltà economiche ai problemi dell’istruzione, della giustizia e della previdenza sociale. Insomma, quasi un discorso programmatico con una visione dinamica del ruolo del capo dello Stato, anche per favorire intese più ampie sui grandi temi. Nonostante la ripetuta difesa della stabilità istituzionale, il suo discorso può aver suscitato qualche perplessità nel governo.

 

Da Lisbona, per la Radio Vaticana, Riccardo Carucci

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