RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 66 - Testo della trasmissione di martedì 7 marzo 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
In corso in Italia la settimana per la sensibilizzazione
al dono del sangue: con noi Luigi Cardini
CHIESA E SOCIETA’:
In vigore il fondo ONU
per la democrazia
Nazareth: chiedono
perdono i coniugi che hanno lanciato petardi nella Basilica dell’Annunciazione
I
gesuiti in Australia propongono un cammino di meditazioni quaresimali via web
Ripresi a Vienna
i lavori dell’AIEA sul dossier nucleare iraniano: i negoziatori europei divisi
sulla possibilità di accettare la proposta di compromesso russa
In Medio Oriente, nuovo
raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza: tra le vittime tre giovani
fratelli
7
marzo 2006
LIBERATE IL PICCOLO TOMMASO. APPELLO DEL PAPA AI
RAPITORI DEL BAMBINO
SEQUESTRATO IN UN TELEGRAMMA INVIATO AL
VESCOVO DI PARMA CESARE BONICELLI
-
Intervista con il prelato -
Appello del Papa ai rapitori del piccolo Tommaso Onofri: liberatelo subito. Il Santo Padre scrive al vescovo
di Parma mons. Cesare Bonicelli per associarsi
all’invito rivolto dal presule ai malviventi perché rilascino il bambino rapito
giovedì scorso. Il servizio di Tiziana Campisi.
**********
Benedetto XVI si unisce all’appello del vescovo di Parma
mons. Cesare Bonicelli per la “liberazione immediata
e senza condizioni del piccolo Tommaso Onofri”. In un
telegramma inviato al presule a firma del cardinale segretario di Stato Angelo
Sodano, il Papa esprime “viva solidarietà” ai genitori e ai familiari, colpiti
da “profonda angoscia” per il “brutale rapimento” del bambino di 17 mesi. Il
Santo Padre conclude il suo messaggio invocando la protezione della Vergine,
assicurando la sua preghiera ed impartendo la sua benedizione apostolica quale
proprio gesto di conforto. Intanto proseguono le
indagini sul sequestro. Lucia Musti, il magistrato
della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha detto che si tratta di un
caso difficilissimo. In Procura, a Parma, vengono ora
ascoltati due operai come persone informate sui fatti. I genitori del piccolo
Tommaso, invece, convocati nella caserma dei carabinieri di Fidenza, non hanno
riconosciuto gli oggetti reperiti durante la notte dalle forze dell’ordine
sulle sponde del fiume Taro come appartenenti al bimbo: un pannolino ed una
tutina. Gli oggetti ritrovati saranno comunque sottoposti a indagini
scientifiche per verificare se sono stati utilizzati
per il piccolo. E nei giorni scorsi diversi gli appelli dei genitori ai
rapitori a somministrare a Tommaso il Tegretol,
farmaco necessario alla malattia del bambino che soffre di epilessia.
**********
E
l’appello del Papa per il rilascio immediato del piccolo Tommaso viene ribadito con forza ai nostri microfoni da mons. Cesare
Bonicelli, vescovo di Parma, raggiunto telefonicamente
nella città emiliana da Alessandro
Gisotti:
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R. – Il mio auspicio è tutto consonante a quello del Santo
Padre: “Liberatelo subito! Liberatelo subito!”. Il mio auspicio è che la
sofferenza di questo bambino abbia a concludersi il più presto possibile e che
questo bambino possa tornare a casa veramente sano e
salvo e possa riprendere con gioia la sua vita.
D. – Quanta solidarietà ha potuto sperimentare nei confronti
della famiglia del piccolo Tommaso in questi giorni?
R. – Una solidarietà enorme. E adesso si è aggiunta anche la solidarietà
del Santo Padre. Qui, restando a Parma, tutti si sono uniti alla sofferenza
della famiglia. In modo particolare, si è unita la comunità cristiana, che da
domenica, subito, ha iniziato a pregare e a stringersi attorno alla famiglia.
D. – Mons. Bonicelli,
vuole rivolgere un appello, rinnovare un appello, ai rapitori anche dai
microfoni della Radio Vaticana?
R. – Che i rapitori abbiano a mettersi veramente una mano
sul cuore, pensare a quale sofferenza avrebbero loro stessi se un loro figlio venisse rapito e che, quindi, questi rapitori abbiano a
restituire alla famiglia il piccolo Tommaso.
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SEQUELA DI CRISTO, PERDONO DEI PECCATI E
RICONCILIAZIONE, I TEMI
DELLA
QUARESIMA CHE HANNO ISPIRATO LA SECONDA GIORNATA
DEGLI
ESERCIZI SPIRITUALI, PREDICATI AL PAPA E ALLA CURIA
DAL
CARDINALE MARCO CÉ
Seconda giornata, in Vaticano, di esercizi spirituali
quaresimali per Benedetto XVI e la Curia Romana. Nella doppia meditazione di
questa mattina, il Patriarca emerito di Venezia, il cardinale Marco Cé – predicatore degli esercizi – ha affrontato il tema
della chiamata dei discepoli, raccontata dal Vangelo di Marco, e quindi quello del
perdono dei peccati, entrambi aspetti “qualificanti” della Quaresima. Il
servizio di Alessandro De Carolis.
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La chiamata che Gesù fa ai suoi discepoli è una delle
immagini-simbolo della vita di fede. Lo è perché mostra alcuni elementi che rendono
tale il cristiano, cioè seguace di Cristo: la “conversione radicale”, il
“distacco”, l’“assoluta iniziativa di Gesù” nel momento della vocazione e
insieme la “signoria”, che Cristo esercita sugli uomini ai quali sta per rivolgere
un annuncio mai udito prima. Il cardinale Marco Cé,
nella prima meditazione del mattino, è partito dalla vocazione dei Dodici.
Anzitutto, si è soffermato sulla scenografia in cui essa matura, la Galilea:
una terra, ha osservato il porporato, di povera gente, “non apprezzata dai
Giudei”, che invece Gesù sceglie come “teatro del suo ministero”. L’umiltà in
contrasto con la sapienza vantata dagli uomini è una costante della vita di
Cristo. I suoi prescelti sono pescatori, che vedono la semplice ordinarietà della loro vita sconvolta da tre parole:
“Le tre
parole – ‘convertitevi’, ‘credete’ e ‘lieta notizia’ - sono fra loro strettamente legate. Il senso più
radicale della conversione a cui la Quaresima ci
invita è la sequela Christi
(...) Convertirsi non è prima di tutto una inversione morale della vita: è
un riorientamento di essa verso l’adorabile persona
del Signore Gesù, è un’apertura radicale della vita a Cristo, una consegna
della vita a Lui”.
Gesù che avvicina per primo Pietro e i suoi futuri
compagni di viaggio sconvolge le convenzioni dell’epoca. I rabbini non facevano
così con i propri discepoli, ha spiegato il cardinale Cé.
Ma questo stile si rende necessario per l’annuncio “totalmente nuovo” che Cristo
sta per fare del Regno di Dio. E qui il Patriarca emerito di Venezia ha
sottolineato il carattere altrettanto nuovo della “signoria” di Gesù sui
discepoli: un atto che non opprime ma libera, che
sollecita una risposta pronta e piena, che invita alla sua sequela.
Nella seconda meditazione della mattinata, dal mare di
Galilea si passa a Cafarnao, nella casa di Pietro,
dove avviene il miracolo del paralitico. Il cardinale Cé
ha attirato l’attenzione del Papa e della Curia sui personaggi e sull’azione
che si svolge in quel contesto. C’è il paralitico che non parla, perché tutto
il suo essere confida nel Maestro che può guarirlo, e ci sono soprattutto i
quattro portantini, che scoperchiano il tetto della casa per avvicinare il
malato a Gesù. E’ la loro fede a colpire Gesù. E’ la loro solidarietà, ha
affermato il porporato, l’emblema della misericordia che rivive nella Chiesa e
nei suoi consacrati:
“Talora ci vien fatto di pensare
che il nostro ruolo nella Chiesa sia piuttosto lontano, per ciò che abbiamo
sognato il giorno in cui diventammo preti. Può accadere che l’età o la malattia
ci estranino dalla pastorale attiva. E’ il momento in
cui pensare alla comunione che nella Chiesa ci lega a tutti e ci fa tutti
portantini necessari per la salvezza dei fratelli. Allora ha senso il nostro
lavoro, anche
nascosto o di poca soddisfazione, hanno senso la fatica e talora la durezza
delle situazioni da affrontare, ha senso – e come – la malattia, ha senso anche
l’anzianità, con la sua maggiore fragilità, la diminuzione delle forze. Si
aprono però in alcune di queste situazioni anche gli spazi della libertà
interiore, quando la nostra debolezza diventa forza per chi lavora sui
difficili campi dell’annuncio del Vangelo”.
Il miracolo di Cristo matura in un contesto di ostilità. I
farisei che vi assistono giudicano in silenzio Gesù un bestemmiatore, che ha
rimesso i peccati del paralitico. “Guarigione della malattia e perdono dei
peccati – ha detto il cardinale Cé – sono in rapporto
fra loro. Il peccato è la radice di ogni male umano”. E perdono e
riconciliazione, narrati nell’episodio del Vangelo, sono anche due capisaldi
della Quaresima:
“Il perdono dei peccati è dono della Pasqua di Gesù ed è
in modo reale partecipazione alla sua risurrezione. E’ l’unico potere che
rivendica Gesù, quello di rimettere i peccati (…) Questo potere era solo in cielo,
ora con Gesù è anche sulla terra”.
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IL RUOLO DELLA DONNA NELLA CHIESA:
LA RIFLESSIONE DI BENEDETTO XVI NELL’INCONTRO CON I PARROCI
ROMANI
COMMENTATA DA UNA TEOLOGA SALESIANA, SUOR MARCELLA FARINA
“E’
giusto chiedersi se … non si possa offrire più spazio, più posizioni di responsabilità
alle donne” nella Chiesa. E’ quanto ha detto in questi giorni Benedetto XVI
incontrando in Vaticano i parroci romani, ribadendo comunque che il ministero
sacerdotale è stato riservato dal Signore agli uomini. Domani, 8 marzo, si celebra
la Giornata internazionale della donna. Per questa occasione abbiamo fatto
commentare le parole del Papa da una teologa salesiana, suor Marcella Farina,
docente alla Pontificia Facoltà di scienze dell’Educazione dell’Auxilium. L’intervista è di Giovanni Peduto:
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R. – Questo invito del Papa, questa esortazione ci
interpella anche a livello personale, come donne, come donne consacrate, a
maturare in noi le competenze professionali ed essere all’altezza dei tempi, anche
a livello culturale,
per tentare una risposta adeguata alle esigenze e agli appelli della storia.
D. – Come vede il rapporto tra istituzione e carisma, in
relazione al ruolo della donna nella Chiesa?
R. – Penso che siamo già ormai oltre la
dialettica carisma-istituzione. Anche noi donne abbiamo maturato questa
consapevolezza che un carisma se non è organizzato, certamente non produce
tutti gli effetti e i frutti che potrebbe produrre. Quindi, ci dev’essere questo rapporto tra carisma e istituzione. Il
carisma dice la profezia, dice lo slancio in avanti verso il futuro;
l’istituzione dice i passi concreti da compiere perché questo carisma possa
davvero portare i suoi risultati. Quindi, c’è sempre un rapporto tra carisma e
istituzione. Quando questo rapporto si deteriora, allora sia il carisma sia
l’istituzione vengono a soffrirne.
D. – Benedetto XVI ha ricordato Santa Caterina da Siena che con i suoi moniti ottenne dal Papa il suo
ritorno da Avignone …
R. – Di donne, nella Chiesa, che hanno operato molto
perché la Chiesa si rinnovasse, perché la Chiesa avesse un nuovo volto, come
irradiazione del volto di Cristo, ne abbiamo tantissime, fin dai primi secoli.
Possiamo dire che le donne sono state coloro che hanno evangelizzato la società
attraverso le relazioni familiari e quindi possiamo dire, come Caterina con il
suo grande amore e la passione per il Papa lo ha condotto a Roma, tante altre
donne con questa stessa passione e ardore per la Chiesa, il Corpo di Cristo,
hanno cercato di illuminare, di orientare il Papa magari nelle scelte
coraggiose da fare in alcune circostanze storiche. Posso dire che da questa
tradizione storica del genio femminile, come diceva Giovanni Paolo II, ci viene
un appello ad essere donne propositive nella storia per offrire quella
intuizione, quello sguardo d’insieme, che è proprio delle donne, in modo che
si possa davvero operare un’evangelizzazione nuova che metta al centro la vita,
la vita umana e il rispetto della vita umana.
D. – Il Papa ringrazia in modo particolare tutte le donne
del mondo perché hanno avuto il coraggio di dare la vita contribuendo ad un
futuro umano, e le ha invitate a comunicare anche il centro stesso della vita,
che è Gesù Cristo …
R. – Certo. Possiamo dire che già nella Mulieris dignitatem di
Giovanni Paolo II, questa grande Lettera profetica, si metteva in evidenza come
Dio affida l’uomo alla donna; è un affidamento che fa diventare la
responsabilità della donna una profezia. Allora possiamo dire che è proprio
della donna richiamare l’attenzione alla vita, promuovere la vita e richiamare
anche le istituzioni su questa dimensione. Noi come donne dovremmo proprio
lanciare un appello alle istituzioni perché vengano incontro alle difficoltà,
magari a quelle situazioni drammatiche di solitudine in cui si trova la donna,
perché davvero possa portare avanti questa grande profezia dell’umanità. Perché
l’umanità che non pensa al futuro, quindi che non genera, è un’umanità che va
alla morte, che si autodistrugge.
D. – Lei, come donna, come si sente nella Chiesa?
R. – La mia esperienza è da sempre un’esperienza positiva: fin da quando
facevo le scuole elementari, a me piaceva tantissimo fare catechismo e il
parroco aderiva a questo mio desiderio. Quindi, questo senso della missione
catechistica, del comunicare Gesù mi ha preso da quanto ero bambina. E posso
dire che la Chiesa mi ha sempre aperto delle strade che io nemmeno pensavo. Per
esempio, la strada della teologia, io davvero non la pensavo, perché quando
sono diventata
suora, negli anni Sessanta, la teologia non era aperta ai laici, quindi alle
donne. Solo dopo il Concilio è venuta questa possibilità e proprio quando si è
aperta la teologia ai laici, la mia Congregazione, le Figlie di Maria Ausiliatrice, mi ha avviato agli
studi di teologia. Per me era un sogno!
D. – Cosa vuol dire alle donne, per la festa dell’8 marzo?
R. – Voglio dire che dobbiamo davvero riscoprire il nostro
genio femminile e metterlo in circolazione nella società contemporanea, perché
davvero si dia vita e si alimenti questa prospettiva del nuovo umanesimo. E
mentre noi possiamo avere questa libertà di espressione e anche questa
possibilità professionale, dobbiamo pensare a tante donne che questa libertà e
queste opportunità non le hanno e quindi avere anche una grande solidarietà nei
loro confronti e mettere in moto tutte le nostre risorse, le nostre possibilità
perché anche a queste donne sia offerta una libertà genuina, vera, e una
possibilità di mettere in azione, in dono alla società contemporanea il genio
femminile.
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IL
CARDINALE SODANO HA CELEBRATO STAMANE NELLA BASILICA VATICANA LE ESEQUIE
DELL’ARCIVESCOVO DONATO SQUICCIARINI, MORTO DOMENICA SCORSA
Il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano ha
celebrato stamane nella Basilica Vaticana le esequie
dell’arcivescovo Donato Squicciarini, scomparso domenica
scorsa 5 marzo dopo una lunga malattia. Mons. Squicciarini, ordinato sacerdote il 12 aprile del 1952, è
entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede: è stato nunzio apostolico in
Burundi, in Camerun e Gabon. Poi dal 1989 al 2002 è stato nunzio in Austria. Il
cardinale Sodano lo ha ricordato nell’omelia come un “uomo del dialogo”, che ha
saputo vivere “il suo ministero nell’amore, nella gioia e nella carità di
Cristo”. Il porporato ha ricordato quindi le parole di mons. Squicciarini: “La fede mi ha sempre dato coraggio, forza ed
entusiasmo per mettere a frutto i talenti datimi dal Signore”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il nucleare: consultazioni con i
dirigenti iraniani per cercare di trovare un’intesa; in corso a Vienna la
riunione dell’AIEA.
Servizio vaticano – Le esequie dell’arcivescovo Donato Squicciarini, nunzio apostolico, presiedute dal cardinale
Angelo Sodano nella Basilica Vaticana. L’omelia del porporato.
Servizio estero – Medio Oriente: nella prima seduta
parlamentare netta contrapposizione tra Hamas e Al Fatah.
Servizio culturale – Un articolo di Franco Patrono dal
titolo “Nella ‘scelta bidimensionale’ la
caratterizzazione di un percorso estetico”: a Torino la mostra “Corti e Città.
Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali”.
Servizio italiano – In primopiano
il rapimento del bimbo nel Parmense.
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7 marzo 2006
IN CORSO IN ITALIA LA SETTIMANA DI SENSIBILIZZAZIONE
AL DONO DEL SANGUE
-
Intervista con Luigi Cardini -
E’ in corso da ieri in Italia la settimana nazionale di
sensibilizzazione al dono del sangue. L’iniziativa si inscrive nell’ambito
delle manifestazioni per il quinto anniversario della nascita del servizio
civile invitando i volontari a recarsi presso i servizi trasfusionali per dare
il loro contributo di donazione. Il servizio è di Paolo Ondarza.
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Guarite gli infermi. Una raccomandazione evangelica che
interpella tutti soprattutto quando si pensa che per
rendersi prossimi a chi soffre è sufficiente un gesto semplice come donare il
sangue. Un bene indispensabile quest’ultimo che costituisce per molti ammalati
un fattore unico e insostituibile di sopravvivenza. Nel 2004, con un milione e
mezzo di donatori italiani, sono state raccolte quasi 2 milioni e 300 mila
sacche di sangue, con un incremento del 4% rispetto all’anno
precedente. L’allungamento della vita, lo specializzarsi delle tecniche chirurgiche
e le terapie per i malati oncologici fanno però sì che l’aumento dei consumi si
attesti intorno al 7-8% annuo, con l’evidente necessità di trovare nuovi
donatori, possibilmente, regolari. A questo scopo viene
promossa la settimana di sensibilizzazione al dono del sangue. Tra i volontari
in Servizio Civile, Luigi Cardini, coordinatore nazionale
delle associazioni donatori Sangue:
R. – Noi andiamo a fare la diffusione tra i giovani, per
due motivi: il primo perché sono quelli che potrebbero senz’altro essere la
leva anche verso gli altri ma soprattutto perché poi lo facciano anche in
seguito diventando periodici e quindi donando di continuo.
D. – L’appello è rivolto quindi in primis ai giovani del
servizio civile, ma si vuole arrivare a tutti i potenziali donatori. Ma chi può
donare sangue? Ancora Cardini:
R. – Dobbiamo essere maggiorenni, da 18 anni a 65. Non ci
sono requisiti particolari: dobbiamo essere in salute, dobbiamo pesare più di
50 chili ed avere dei parametri sugli esami ematologici
nella norma.
Attualmente il 65% della popolazione italiana ha un’età
compresa tra i 18 e i 65 anni, quindi quella richiesta per donare il sangue, ma
solo il 3% di questi è un donatore. Un dato questo che non può non interpellare
le coscienze.
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“LA
RINASCITA DEL PARLAMENTO. DALLA LIBERAZIONE ALLA COSTITUZIONE”:
QUESTO, IL TITOLO DELLA MOSTRA PROMOSSA
A ROMA DALLA FONDAZIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI NEL 60.MO
DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE
- Con
noi, il prof. Pietro Scoppola -
Ripercorrere le vicende
politico-istituzionali che portarono, dopo la Liberazione e le elezioni
del 2 giugno 1946, ai lavori dell’Assemblea Costituente per la redazione della
Costituzione repubblicana italiana: questo, lo scopo della mostra “La rinascita
del Parlamento. Dalla Liberazione alla Costituzione”, promossa dalla Fondazione
della Camera dei Deputati nel 60.mo della
Costituente. L’esposizione, in corso a Montecitorio
fino all’8 aprile prossimo, proseguirà nei principali capoluoghi italiani fino
al termine del 2007. Il servizio di Roberta Moretti:
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Filmati dell’Istituto
Luce, giornali d’epoca, emendamenti autografi. La mostra è una sorta di viaggio
nel tempo in un’Italia in bianco e nero, distrutta dalla guerra e alle prese
con la ricostruzione. Tra i pezzi esposti, provenienti da una quarantina di
istituti, biblioteche, fondazioni e archivi, la copia originale della
Costituzione italiana, firmata dal capo di Stato, Enrico De Nicola, il 27
dicembre del 1947. Ma cosa ha significato per l’Italia la Costituente del ‘46?
Pietro Scoppola, professore emerito di Storia Contemporanea all’Università
di Roma “La Sapienza”:
R. – Il punto fondamentale più innovativo è quello che
rappresenta il fondamento stesso della Costituzione e fu enunciato da un
costituente cattolico, Giuseppe Dossetti, nella prima
sottocommissione, quando propose che il fondamento culturale, l’idea centrale
della Costituzione, fosse la dignità della persona umana. Questo significava
rovesciare completamente tutta l’impostazione che il Fascismo aveva dato del rapporto
tra l’individuo e lo Stato. Nel Fascismo lo Stato era il valore assoluto e
tutto doveva essere per lo Stato, tutto nello Stato. Viceversa la Costituzione
ribalta completamente questa concezione e stabilisce che il fondamento della
Costituzione sia rappresentato dalla dignità della
persona umana e che lo Stato debba vivere per garantire questa dignità, per
garantire la possibilità dello sviluppo della persona umana. E’ un
rovesciamento culturale. Che poi questo si sia realizzato
compiutamente, questo non si è realizzato, perché non si realizzano mai
completamente i grandi principi, i grandi valori. Non c’è dubbio, però, che
l’affermazione di quel principio abbia introdotto nella storia italiana un
germe estremamente fecondo, che ha condizionato tutta la vita italiana di
questi 60 anni.
D. – Qual era il contesto
europeo del dopoguerra in cui si è concretizzata questa Costituzione? Ci sono
altre esperienze analoghe a quella italiana?
R. – C’è l’esperienza quasi parallela della
Francia, che si è data in quegli anni una Costituzione analoga alla
nostra. Una Costituzione, tra l’altro, che pochi anni dopo è stata però
travolta dalla Costituzione gollista. E c’è l’esperienza di poco successiva della Germania, l’altro grande Paese sconfitto, perché
legato al nazismo. I due Paesi sconfitti erano la Germania
e l’Italia. Tuttavia la Costituzione italiana ha una sua specificità, che è dovuta proprio alla presenza decisiva, in qualche misura
determinante, dei cattolici. La presenza cattolica è stata decisiva nella
Costituzione. Questi cattolici sono stati capaci di tradurre valori e principi
di chiara ispirazione cristiana, come quello che ho appena ricordato del valore
della dignità della persona umana, tradurlo in formule, in espressioni
giuridiche, condivisibili dalla cultura laica. Questa è la grande operazione,
la grande mediazione, nel senso alto del termine: la capacità di tradurre i
valori cristiani in formule, in termini condivisibili da tutti e, quindi,
capaci poi di fondare la convivenza. Questa è stata la grande opera che hanno
compiuto i costituenti cattolici e che rimane. Per questo credo che sia assai
importante oggi la difesa di questa Costituzione.
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7 marzo 2006
LE
ATTUALI TENDENZE RELIGIOSE IN GERMANIA SONO SPESSO ABERRAZIONI.
ALLA
CHIESA IL COMPITO DI ACCOMPAGNARE
BERLINO. = Ha voluto richiamare l’attenzione sulle attuali
tendenze religiose in Germania il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca,
durante l’omelia della Messa di apertura della plenaria dei vescovi tedeschi,
in corso a Berlino. Il porporato, riferisce l’agenzia SIR, ha osservato che il
concetto di religione spesso utilizzato “comprende forme di religiosità che
rappresentano piuttosto delle aberrazioni e figure opposte, come ad esempio i
culti satanici”. Il cardinale Lehmann ha detto anche
che dagli anni Ottanta si nota in tutto il mondo un recupero dell’importanza in
ambito pubblico delle religioni tradizionali e che ne sono prova la rivoluzione
sciita in Iran, Solidarnosc in Polonia, la teologia della liberazione in
America latina. Ma il porporato invita a “guardare oltre le apparenze e cercare
le radici religiose e spirituali, nonché i motivi delle forme religiose spesso
deformate”, inoltre ha richiamato la posizione di diversi esperti che in questa
tendenza vedono “l’anima irrequieta dell’uomo che non può trovare pace fino a quando non è in Dio”. Continuando la sua riflessione sulla
religiosità, il presidente dei vescovi tedeschi ha aggiunto che proprio quando
si trovano davanti a catastrofi in cui la scienza e la politica hanno
dimostrato la loro impotenza (11 settembre 2001, tsunami etc.), le persone si
recano – spesso solo per poco tempo – in massa nelle
chiese. Ma se negli ultimi tempi il numero delle persone ritornate nella Chiesa
è aumentato in modo considerevole, ha affermato il cardinale Lehmann, bisogna tener conto di “quanto siano ambivalenti
tali fenomeni e quanto rappresentino solo momenti che possono essere a volte
contraddittori”. “Non ci accoderemo a queste tendenze per essere alla moda – ha
concluso il porporato – ma le osserveremo con
attenzione, accompagnando la gente in questa ricerca”. (T.C.)
IN
VIGORE IL FONDO ISTITUITO DALLE NAZIONI UNITE PER
41
MILIONI DI DOLLARI PER AIUTARE I PAESI CHE VOGLIONO PROMUOVERE
PLURALITÀ
POLITICA E GIUSTIZIA INDIPENDENTE
ROMA. = E’ entrato in vigore il Fondo delle Nazioni Unite
per la democrazia. I Paesi
donatori si sono impegnati a sbloccare circa 41 milioni di dollari (34 milioni
di euro) per promuovere le istituzioni e la pratica democratica nel mondo. La
creazione di un fondo per la democrazia era stata proposta dal presidente USA,
George Bush, all’Assemblea generale dell’ONU. Lo
scopo aiutare quei Paesi che ne hanno bisogno a stabilire basi democratiche
istituendo stato di diritto, giustizia indipendente, libertà di stampa,
pluralità politica e sindacale. (T.C.)
BOSNIA:
UN PROGETTO PER RICOSTRUIRE I LUOGHI DI CULTO DISTRUTTI
DURANTE
L’ULTIMA GUERRA DEI BALCANI.
DOMENICA
MOSTAR.= “Donare un mattone”: questa l’iniziativa
quaresimale di solidarietà per la ricostruzione di alcune parrocchie in
Bosnia, nella regione della Posavina, distrutte
nell’ultima guerra dei Balcani. L’idea ha come suoi
promotori tre sacerdoti, Robert Ružic,
Iko Skoko e Josip Oršolic, impegnati nelle
zone di Mostar e di Medjugorie. Lo scopo è anche
quello di ridare una casa ai tanti fedeli cattolici fuggiti dalle loro
abitazioni durante la guerra e di dar loro la possibilità di fare ritorno in
patria, ha affermato padre Robert Ružic.
“Insieme alla case cercheremo di ricostruire anche
quei luoghi di culto non risparmiati dalla furia della guerra”, ha aggiunto il
sacerdote, convinto che “saranno in tanti a tornare perché hanno nel cuore
l’amore per la loro terra ma anche la forza di perdonare e di riconciliarsi”.
Il progetto partirà domenica a Citluk: il cardinale Vinko Puljic, arcivescovo
metropolita di Sarajevo, benedirà i primi due autorimorchi
carichi di mattoni diretti alle parrocchie di Bosanski
Brod e Hrvatska Tišina. Intanto giornali, radio e tv si stanno impegnando
in una campagna di sensibilizzazione, invitando a versare piccole somme di
denaro, per consentire l’acquisto di mattoni per i luoghi di culto da
ricostruire, chiamando il numero telefonico 00387/92850850 oppure mandando un sms al numero 00387/6388850.
(S.C.)
MEDIO
ORIENTE: PROTESTA PACIFISTA DI CRISTIANI E MUSULMANI DI ABOUD
CONTRO
PER 70
FAMIGLIE CRISTIANE
ABOUD. = Ad Aboud, uno
dei villaggi della Palestina più rinomati per la produzione di ulivo, sta sorgendo un muro che
ridurrà di molti ettari la proprietà di terra a 70 famiglie cristiane. A causa
della struttura queste famiglie rischiano di perdere la propria attività e la
propria terra. “Per questo gli abitanti del villaggio hanno deciso di
organizzare ogni
venerdì una manifestazione non violenta contro i lavori”, ha detto all’agenzia
MISNA Adriano Rossi, volontario che recentemente ha lavorato sulle pendici
occidentali delle colline di Samaria. Venerdì scorso,
decine di cristiani e musulmani di Aboud, ma anche
pacifisti israeliani e internazionali, hanno dato vita a un corteo pacifico di
protesta che si è concluso nel cantiere del muro. L’Alta corte israeliana,
intanto, ha emanato un ordine di sospensione dei lavori di costruzione per
almeno 14 giorni. Il villaggio di Aboud, di antica
tradizione cristiana, conosce una realtà di rispetto, di dialogo e di
solidarietà tra cristiani e musulmani. È attesa per venerdì la visita del
segretario della Conferenza episcopale statunitense, il cardinale Theodore Edgar McCarrick. (S.C.)
NAZARETH: CHIEDONO PERDONO AL CUSTODE DI TERRA SANTA,
PADRE
PERBATTISTA PIZZABALLA, I CONIUGI CHE HANNO LANCIATO PETARDI
ALLA
BASILICA DELL’ANNUNCIAZIONE
NAZARETH. = Hanno chiesto perdono
i due coniugi che la sera del 3 marzo scorso hanno lanciato petardi nella
Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, mentre si celebrava il primo venerdì di
Quaresima. A riferirlo è l’agenzia AsiaNews. Il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha
raccontato di aver visitato in prigione i coniugi Habibi:
“Hanno chiesto perdono per ciò che hanno fatto e ho accordato loro questo
perdono”. L'incontro è avvenuto al posto di polizia di Nazareth, dove la
coppia, con la loro figlia ventenne, è tenuta in arresto. Padre Pizzaballa ha potuto vederli in privato solo per qualche
minuto. Gli Habibi non erano sconosciuti alla polizia
israeliana. In passato, il marito aveva già cercato di attirare l’attenzione
sui loro problemi familiari con gesti simili. Sono considerati mentalmente
instabili. “E’ una famiglia in difficoltà – ha detto padre Pizzaballa
– lacerata dal fatto che uno dei loro figli le è stato tolto dai servizi
sociali. Si tratta veramente di povera gente. Mi hanno commosso molto”. (T.C.)
RIFLESSIONI
E PREGHIERE SULLA QUARESIMA NEL WEB:
DALL’AUSTRALIA
UN’INIZIATIVA DEI GESUITI PER PROPORRE UN CAMMINO
DI
MEDITAZIONI DI PREPARAZIONE ALLA PASQUA
SYDNEY. = Un itinerario di riflessione e di preghiera
quotidiana per
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7 marzo 2006
- A cura di Amedeo
Lomonaco -
“L’Agenzia Internazionale per
l’Energia Atomica (AIEA) deve risarcire l’Iran per aver danneggiato nel nostro
Paese lo sviluppo di scienza, tecnologia ed economia”. Lo ha dichiarato il
presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad,
in un momento cruciale per il governo di Teheran: a
Vienna sono riuniti, infatti, i governatori dell’AIEA per decidere un eventuale
deferimento del dossier iraniano all’ONU. Mentre, la Repubblica islamica ribadisce
il proprio rifiuto alla sospensione delle attività nucleari, i negoziatori
europei sono divisi, in particolare, sull’opportunità di concedere all’Iran di
conservare una limitata capacità di ricerca e sviluppo sull’arricchimento
dell’uranio in territorio russo. La Germania sembra
più possibilista mentre restano contrari a questa proposta, lanciata da Mosca,
Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.
In Medio Oriente, almeno cinque
persone sono rimaste uccise in seguito ad un raid aereo israeliano nella
Striscia di Gaza. E’ stata colpita un’automobile con a
bordo un comandante militare della Jihad islamica.
Oltre all’estremista e ad un altro militante dell’organizzazione integralista,
sono morti anche una bambina di 8 anni e i due fratelli di 15. Alla difficile
situazione sul terreno, si aggiungono anche nuove frizioni politiche tra israeliani
e palestinesi. Il nostro servizio:
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Proseguono le minacce
incrociate tra Israele e il movimento estremista palestinese “Hamas”: il
ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, avverte che Israele potrebbe colpire i leader del
movimento islamico, compreso il primo ministro designato Ismail
Haniyeh. “Se l’organizzazione fondamentalista
sceglie la strada del terrore – precisa il ministro - non è più questione di
leadership politica. Sarebbe una leadership terroristica”. In Israele, intanto, il primo
ministro, Ehud Olmert, ha
annunciato che in futuro lo Stato ebraico ridurrà drasticamente gli stanziamenti
per gli insediamenti ebraici in Cisgiordania con lo
scopo favorire la crescita di altre aree del Paese. Sul
versante palestinese, Hamas annuncia invece che continuerà la lotta armata
contro Israele. Un dirigente del gruppo radicale avverte che potrebbero anche
essere rapiti cittadini israeliani per chiedere la liberazione di migliaia di
palestinesi detenuti in Israele. La soluzione – spiega il capo di Hamas, Khaled Meshaal - non è quella di
riconoscere lo Stato ebraico, ma di porre fine all’occupazione israeliana dei
Territori. La possibilità di riconoscere Israele - aggiunge il presidente del
Parlamento di Ramallah, Aziz Dweik - può essere presa in esame solo dopo un referendum popolare rivolto alla
popolazione palestinese. “Ma prima di compiere questo passo – chiarisce il
presidente dell’Assemblea palestinese – Israele dovrà precisare quali saranno i
suoi confini, altrimenti i palestinesi non saprebbero cosa riconoscere”. Se
Israele “inizierà a riconoscere i diritti dei palestinesi”, conclude Dweik, i palestinesi a loro volta inizieranno a riconoscere
Israele.
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Sono 120 i militanti islamici
rimasti uccisi durante i tre giorni di scontri con le forze di sicurezza
pachistane al confine con l’Afghanistan. La zona è rifugio, dal 2001, dei guerriglieri
talebani e di molti membri di Al
Qaeda, sostenuti dalla popolazione pashtun. I combattimenti erano
scoppiati in concomitanza con la visita del presidente americano Bush nel Paese.
In Iraq, diversi attentati hanno provocato la morte di
almeno 8 persone. A Baghdad un civile è morto per l’esplosione di un ordigno. A
Baquba una persona è rimasta uccisa per la
deflagrazione di una bomba. Sempre nella città del cosiddetto triangolo sunnita, è stato assassinato un poliziotto. Attacchi contro
le forze di polizia sono avvenuti anche a sud della capitale, dove uomini
armati hanno ucciso almeno 3 agenti. Sul versante dei sequestri, è stato
mostrato, intanto, un video con tre dei quattro pacifisti cristiani – due canadesi,
un britannico e un americano – rapiti in Iraq nel mese di novembre. Nel
filmato, gli ostaggi rivolgono un appello ai governi dei loro Paesi e ai leader
degli Stati del Golfo persico.
E mentre dall’Iraq
continuano a giungere notizie di violenze, Amnesty International denuncia nuovamente le
condizioni dei detenuti nel Paese del Golfo. Dal documento, presentato ieri,
emerge che “vi sono agghiaccianti segnali che la lezione di Abu
Ghraib sia stata ignorata”. Sarebbero quotidiane,
infatti, le violenze perpetrate su migliaia di detenuti iracheni che non sono
stati formalmente incriminati o processati. Il rapporto punta il dito contro le
forze statunitensi e britanniche, responsabili di aver provocato - si legge nel
rapporto - “un sistema di detenzione arbitraria”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty-Italia:
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R. – A tre anni dal rovesciamento di Saddam
Hussein c’è ancora un sistema di rispetto dei diritti
umani che non funziona affatto, ovvero un apparato che prevede detenzioni senza
processo e senza accusa. In Iraq questo sistema riguarda diverse migliaia di prigionieri.
E’ un apparato corroborato dall’uso della tortura come metodo di interrogatorio
e come strumento di punizione, di paura e terrore.
D. – Nel Rapporto specificate che un prigioniero può
rimanere in carcere anche per lungo periodo senza conoscere il capo d’accusa. In concreto, cosa accade in Iraq?
R. – Succede che persone finiscono in carcere anche per
più di due anni, e non hanno modo di conoscere di cosa sono accusati. Molti
detenuti hanno pochi contatti, in diversi casi nessuno, con il mondo esterno.
Sono in balia di torturatori, che siano della
coalizione o che siano delle forze di sicurezza irachene.
D. – Quindi, allo stato attuale, sono iracheni che
torturano altri iracheni?
R. – Sono oggi prevalentemente iracheni
che torturano altri iracheni, ma c’è un problema di proseguimento delle torture
da parte delle forze della coalizione e c’è, più in generale, un grande
problema di impunità nei confronti della tortura. Significa, in poche parole,
perpetuare un sistema di violazione dei diritti umani che viene
percepito come un sopruso da parte dei cittadini iracheni che vorrebbero
invece, finalmente, vedere interrotta quella linea di continuità con il
passato. Per quanto riguarda la tortura, questo sistema chiama in causa i tempi
di Saddam Hussein e arriva
fino ad oggi, a tre anni dal suo rovesciamento.
D. – Quindi, di fatto, che cosa auspicate?
R. – Auspichiamo che se l’Iraq voglia voltare pagina,
prenda sul serio la proposta, la richiesta di Amnesty International per dire basta a questo
sistema di violazione dei diritti umani!
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E’ cominciato, ad Alexandria, il
processo contro Zacarias Moussaoui,
l’unica persona incriminata negli Stati Uniti per gli attentati dell’11
settembre 2001. Il giudice federale ha insediato la giuria che non dovrà
pronunciarsi sulla colpevolezza dell'imputato. Zacarias
Moussaoui si è già dichiarato colpevole di tutti e 6
i capi di imputazione contestati. I giudici si pronunceranno, quindi, sull'entità
della condanna. Tre capi di accusa prevedono la pena di morte.
Nei Paesi Bassi, quasi 12
milioni di olandesi sono chiamati oggi al voto per le elezioni municipali. Si
tratta di un importante test politico che potrebbe
avere ripercussioni sul futuro del governo di centro-destra, guidato dal primo
ministro Jan Peter Balken. La campagna elettorale ha affrontato soprattutto i
temi dell’immigrazione e della sicurezza. Questioni legate a recenti episodi di
violenza, quali l’assassinio del regista Teo Van Gogh e l’uccisione del leader populista xenofobo Pim Fortuyin. Ma quanto influirà
quest’ultimo tragico evento sull’esito dell’odierna consultazione? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto al giornalista olandese Mark Leijendekker:
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R. – Questo certamente è un test per
sapere quanto dura l’effetto Fortuyin; e per questo credo che la città oggi più importante sia Rotterdam.
Cosa succede a Rotterdam? Questa città, nel 2002, ha visto l’inizio dell’ascesa
politica di Pim Fortuyin. A Rotterdam hanno vinto i suoi seguaci e adesso il test più
importante è sapere se questi “fortuynisti” sono
ancora in grado di mobilitare una parte significativa dell’elettorato o se il
partito laburista è in grado di riappropriarsi del potere in questa importante
città.
D. – Si tratta della prima consultazione dopo il ‘no’ alla costituzione europea, e come otto mesi fa, dalle
urne potrebbe uscire un risultato penalizzante per i gruppi che sostengono il
governo di centrodestra del primo ministro Jan Pieter Balkenende …
R. – Si pensa che il governo uscirà da
queste elezioni abbastanza danneggiato; tutte le indicazioni dicono che
se in questo momento ci fossero le elezioni politiche, il governo non avrebbe
la maggioranza e per questo teme le elezioni politiche. Ci sono state tante
misure impopolari, la gente ha minore disponibilità economica, ci si interroga
anche sull’idea stessa della società basata sulla solidarietà. Per questo, credo
che ci si possa ragionevolmente aspettare che questo governo riceva una certa
‘bastonata’, alle elezioni…
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Tragedia al largo
delle coste della Mauritania: due imbarcazioni dirette alle isole Canarie sono
affondate provocando la morte di almeno 45 persone. Le vittime erano tutti
clandestini. Lo riferisce la radio spagnola, precisando che 23 immigrati sono
morti la notte scorsa per il naufragio di una barca. Poco dopo, sono morti altri
22 clandestini per l’affondamento di una seconda imbarcazione. A Bari, intanto,
altri 3 immigrati – probabilmente macedoni – sono stati trovati senza vita
all’interno di un camion nella zona del porto. Sono in corso
indagini per accertare le cause del decesso dei tre giovani, causato
probabilmente da assideramento o avvelenamento.
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