RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 65 - Testo della trasmissione di lunedì 6 marzo 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Gesù ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua”: così il cardinale Marco nelle meditazioni di stamani per gli esercizi spirituali di Quaresima, alla presenza del Papa e della Curia Romana

 

Ieri all’Angelus l’invito del Papa a vivere la Quaresima come un tempo favorevole per un’attenta revisione di vita: con noi mons. Bruno Forte

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Una svolta per il Congo”: così i vescovi del Paese africano guardano alle elezioni di giugno dopo i recenti sviluppi politici

 

Grave epidemia di colera nel Sud Sudan: intervista con Emmanuel Moncada

 

Al Bargello di Firenze una grande mostra dedicata allo scultore Giambologna, protagonista del Cinquecento alla corte dei Medici: ce ne parla Beatrice Paolozzi Strozzi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al via, per la prima volta a Berlino, la plenaria di primavera della Conferenza episcopale tedesca

 

Istituita in Olanda una Commissione incaricata di dettare le regole per l’eutanasia sui bambini

 

Dopo l’allarme ONU sugli aumenti delle calamità naturali legate al clima gli Stati centroamericani si preparano a fronteggiare l’emergenza lanciando un nuovo piano di prevenzione nell’area

 

Volontari di Greenpeace stabiliscono una sede di controllo all’interno delle antiche foreste della Papua Nuova Guinea per impedire il disboscamento selvaggio ad opera delle multinazionali

 

Si intitola “Crash” il miglior film insignito dell’Oscar 2006: una denuncia contro il razzismo

 

24 ORE NEL MONDO:

5 autobombe in Iraq: oltre 10 i morti. Tra le vittime anche alcuni bambini

 

Aperta a Pechino l’assemblea annuale del Parlamento cinese: le attese di 800 milioni di contadini alle prese con la povertà

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 marzo 2006

 

 

“GESÙ CI ACCOMPAGNA ATTRAVERSO IL DESERTO DELLA NOSTRA POVERTÀ

SOSTENENDOCI NEL CAMMINO VERSO LA GIOIA INTENSA DELLA PASQUA”: COSI’ IL CARDINALE MARCO CE’, PATRIARCA EMERITO DI VENEZIA, NELLE MEDITAZIONI

DI STAMANI PER GLI ESERCIZI SPIRITUALI DI QUARESIMA,

ALLA PRESENZA DEL PAPA E DELLA CURIA ROMANA

 

Sono iniziate ieri, I Domenica di Quaresima, nella Cappella “Redemptoris Mater” in Vaticano, gli Esercizi Spirituali con la partecipazione del Santo Padre, che si concluderanno sabato mattina. In questi giorni, sono sospese tutte le udienze pontificie, compresa quella generale di mercoledì prossimo. Le meditazioni sono proposte quest’anno dal cardinale Marco , patriarca emerito di Venezia, sul tema: “Camminando con Gesù verso la Pasqua guidati dall’Evangelista Marco”. Sulle meditazioni di stamani, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“E’ la Pasqua che genera la Quaresima non viceversa”: è quanto sottolineato dal cardinale Marco , che ha indicato nel periodo quaresimale un tempo privilegiato del “pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia”. Gesù, ha detto il porporato, “ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua”, “il cuore della nostra fede”:

 

“Se la grazia del Crocifisso risorto non ci chiamasse e non venisse a prenderci, noi non usciremmo mai dal nostro torpore e dal nostro peccato. Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio mediante Gesù Cristo”.

 

Questi esercizi spirituali, ha proseguito, devono “diventare un atto di amore per la Chiesa e per i tanti fratelli che camminano su strade lontane”, che “Gesù vuol salvare”. Riprendendo poi il messaggio quaresimale di Benedetto XVI, il cardinale ha ricordato come nella Quaresima, accanto alla preghiera debba trovare spazio la carità e il digiuno. Un digiuno, ha spiegato, che secondo l’insegnamento dei Padri della Chiesa ha anche un “senso solidaristico”. Ha così rivolto il pensiero alla centralità del Vangelo per la vita dei cristiani, perché Gesù stesso è la “lieta novella”:

 

“Il Vangelo ci chiede di coinvolgerci, di sentirci interpellati, di non essere solo spettatori arroccati nella fortezza della nostra razionalità, ma di reagire come coloro che incontrano Gesù e si lasciano prendere dalla sua luce. Questo è il senso del vivo desiderio di Gesù quando diceva “Credetemi”.

 

Prendere il Vangelo in mano, ha detto ancora, “è sempre un incontro”, dal quale trovare forza per convertirsi, “riorientare la propria vita a Dio, spalancandoGli il cuore nella fede”. Quindi, nella seconda meditazione della mattinata, il cardinale si è soffermato sul passo di Marco che introduce San Giovanni il quale, alle folle accorrenti da tutta la Giudea, proclama un battesimo di conversione:

 

“Io penso alle folle accorse per la morte di Papa Giovanni Paolo II, per l’elezione del nuovo Pontefice, penso ai giovani convenuti da ogni parte del mondo a Colonia. Non sono queste folle una testimonianza di una irrequietezza del cuore, che non si placa finché non si incontra con Dio?”

 

Anche chi rifiuta Cristo, è stata la sua riflessione, “soffre inconsapevolmente un vuoto lancinante di Dio. Un vuoto, ha avvertito, che “solo una Chiesa sempre più fedele al Signore può riempire”. Proprio come San Giovanni Battista, ha proseguito, dobbiamo essere “relativi a Gesù”, giacché “siamo quello che siamo grazie a Lui e per Lui”. Parole seguite da un’esortazione rivolte proprio ai più stretti collaboratori del Successore di Pietro:

 

“Noi dobbiamo avere un’unica ambizione, che la gente veda che noi, pur con i nostri limiti, siamo però persone che veramente amano il Signore, che sono innamorate di Lui, che non frappongono un abisso tra quello che dicono e quello che realmente sono”.

 

La Quaresima, ha concluso il cardinale , è “il tempo e la grazia per decidersi per il Signore”. E’ bello “pensare che Dio venga a cercarci”, lasciamoci dunque “trovare da Lui durante la Quaresima”.

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IERI ALL’ANGELUS L’INVITO DEL PAPA A VIVERE LA QUARESIMA

COME UN TEMPO FAVOREVOLE PER UN’ATTENTA REVISIONE DI VITA

- Intervista con mons. Bruno Forte -

 

Solo liberati dalla schiavitù della menzogna e del peccato e aperti alla verità, gli uomini trovano il senso della loro esistenza e raggiungono la pace, l’amore e la gioia.  Lo ha detto ieri il Papa all’Angelus nella prima Domenica di Quaresima. Benedetto XVI ha invitato i fedeli ad approfittare di questo tempo liturgico per un’attenta revisione di vita nel raccoglimento e nella preghiera. Ma come attuare questa revisione non superficialmente? Ci risponde mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Non è possibile parlare di conversione se non si ha la coscienza del peccato e della sua gravità. Questo non per avere una visione negativa sull’uomo ma per avere una visione realistica in tutta la sua grandezza ma anche in tutta la sua tragicità. La condizione umana come condizione tragica perchè segnata dal male. Di fronte a questa presa di coscienza chiara e forte, che in ciascuno diventa un serio esame di coscienza per verificare il proprio cuore e la propria vita davanti a Dio ed esigenze del bene e dell’amore per gli altri, il secondo punto fondamentale per un cammino serio di conversione è prendere con altrettanta forza, coscienza della grazia e della bontà di Dio che in Gesù Cristo ci sono state rivelate e del gioco dialettico su cui si costruisce il messaggio della Lettera di San Paolo ai Romani: “dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia”.

 

D. – Sempre all’Angelus ricordando la vittoria di Gesù, tentato da satana nel deserto, il Papa ha detto che si è davvero liberi solo se si supera la prova della tentazione…

 

R. – Certo, perché la libertà non è semplicemente il libero arbitrio, scegliere l’una o l’altra cosa, questo può essere anche un esercizio malato della libertà. La vera libertà è una libertà come liberazione, quindi un processo che implica sempre un “da dove” e un “verso dove”. Qual è la vera libertà? È quella che ci rende liberi da noi stessi, dal nostro io enfatico, dal nostro egoismo che ci porta a porre al centro noi stessi in relazione a Dio e agli altri e che ci rende liberi per Dio e per gli altri in un movimento d’amore. La vera libertà è la libertà d’amare, l’esodo da sé senza ritorno dell’amore. Dunque è a questa libertà che tende il cammino quaresimale e questa è una libertà cercata, desiderata ma è una libertà donata, cioè che ci viene donata dall’Alto. L’altro nome della grazia è libertà donata.

 

D. – In questi giorni il Papa ha lanciato un appello ai sacerdoti che potrebbe essere anche un invito per tutti: “Diventiamo più semplici - ha detto - e così saremo più aperti al Signore e alla gente…”

 

R. – Questo è un leitmotiv dell’insegnamento di Benedetto XVI e anche del suo Magistero teologico riguardo al rinnovamento della Chiesa. Il Papa più volte, già da teologo, diceva che il vero rinnovamento della Chiesa è semplificazione, dove semplificazione non significa banalizzazione, tutt’altro: significa ritornare al centro, all’essenziale, a ciò che è veramente importante davanti a Dio. E veramente importante è piacere a Dio nella sequela di Gesù, mettere al centro della nostra vita di uomini, di cristiani e  in particolare di sacerdoti, la sequela di Cristo; il desiderare di essere uno con Lui sotto lo sguardo del Padre, piacendo a Dio in ogni cosa. Credo che questa sia la riforma di cui il Papa parla e di cui abbiamo immensamente bisogno. L’unica che non si svolge su un piano esteriore e superficiale, fatto di slogan e di facili ricette, ma che partendo dalla conversione del cuore rende la Chiesa sempre di più la “sposa bella, senza macchia né rughe”, del suo Salvatore.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Il deserto quaresimale metafora della condizione umana": l'Angelus di Benedetto XVI a poche ore dall'inizio degli Esercizi Spirituali che si tengono nella Cappella “Redemptoris Materdel Palazzo Apostolico fino a sabato 11. 

 

Servizio vaticano - L'omelia del Cardinale Angelo Sodano nella Santa Messa - celebrata nella chiesa di Santa Maria Nova - per la festa di santa  Francesca Romana.

 

Servizio estero - In rilievo l'Iraq, dove si succedono senza tregua sanguinosi atti di violenza.

 

Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo "Nei drammi del corpo i dolori dell'anima": le "Metamorfosi" di Ovidio riproposte dalla Fondazione Lorenzo Valla.

 

Servizio italiano - Sempre in primo piano la drammatica vicenda del bimbo rapito nel Parmense.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 marzo 2006

 

 

“UNA SVOLTA PER IL CONGO”: COSI’ I VESCOVI DEL PAESE AFRICANO

GUARDANO ALLE ELEZIONI DI GIUGNO DOPO I RECENTI SVILUPPI POLITICI.

LA CONSAPEVOLEZZA DELLE DIFFICOLTA’ MA ANCHE DELLA “RICCHEZZA

NON SOLO DELLE POTENZIALITA’ NATURALI MA ANCHE DELLE RISORSE UMANE”,

NELLA DICHIARAZIONE DEL COMITATO PERMANENTE DEI PRESULI

 

“Alziamoci e costruiamo!”: è questo il significativo titolo della Dichiarazione del Comitato permanente dei vescovi della Repubblica Democratica del Congo, pubblicato nei giorni scorsi, in un periodo particolarmente importante per la vita politica e sociale del Paese africano. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Una svolta decisiva per il Congo; un appuntamento decisivo con la storia”: sono tra le espressioni usate dai vescovi che manifestano tutta la speranza che si possa arrivare ad un “Congo nuovo”. Cruciale il prossimo voto previsto a giugno. Fa seguito al  recente referendum costituzionale da considerarsi – dicono – “tappa importante per dotare il Paese di nuove strutture”, ma anche come una circostanza per la quale felicitarsi con il popolo, vista la mobilitazione. Una mobilitazione che rivela che “la cultura democratica si sta costruendo”. E i presuli ricordano altri momenti importanti della vita politica recente: la promulgazione da parte del Capo dello Stato della Costituzione della Terza Repubblica e l’approvazione della  legge elettorale in Parlamento. Ora è la prospettiva dell’appuntamento con le urne per elezioni presidenziali e legislative a dare al Paese, secondo i vescovi, “nuovo slancio”.

 

Se tutto ciò è motivo di speranza, non si può tacere però sulle “difficoltà con le quali devono fare i conti giornalmente i congolesi, il profondo malessere che permane e un’impazienza evidente”. “L’insicurezza – affermano – continua a costituire una minaccia per il processo di pace”.   E qui si fanno forti e coraggiose le denunce: “Noi deploriamo – scrivono i vescovi – il considerevole ritardo nella formazione di un esercito unificato e repubblicano”. Per poi parlare di “un esercito mal pagato e mal equipaggiato che, invece di contribuire alla pace e alla sicurezza, abusa della sua forza e diventa una minaccia per i cittadini che dovrebbe proteggere”. “Questo – riconoscono i presuli – non è presagio di un buon svolgimento delle elezioni”. Sul piano politico, un motivo di rincrescimento: l’insufficiente sensibilizzazione della popolazione al progetto della Costituzione, la mancanza di un dibattito di fondo; l’assenza quasi totale dei partiti politici e di loro testimoni negli uffici di voto all’epoca del referendum costituzionale. E non è tutto, a preoccupare è “l’esasperazione di frantumazioni etniche con la rinascita di partiti politici che si definiscono oriundi o non oriundi”; ad essere stigmatizzata è la violenza verbale nei discorsi di leader politici.

 

C’è poi anche un suggerimento di carattere molto concreto: la Commissione elettorale indipendente prevedi di cominciare il processo elettorale dalle elezioni legislative e presidenziali per concludere in seguito con il voto locale. I vescovi del Congo vorrebbero che il processo fosse inverso perché – spiegano – si tratta di fondare una democrazia nascente.

 

Sul piano sociale, senza mezzi termini, i presuli parlano di una delle più gravi crisi umanitarie dopo la seconda guerra mondiale e affermano che alla “classe politica del Congo si deve imputare la parte maggiore delle grandi responsabilità per la cattiva gestione della realtà sociale”. La storia è poi storia di dittature e guerre a ripetizione, che hanno significato mancanza di rispetto per la persona e per la sua dignità. Da qui, l’impoverimento del Paese e del popolo e il disastroso divario tra l’opulenza di pochi  e  la situazione degli altri che vivono di vane promesse. Tra le piaghe sociali, l’AIDS.

 

Tra le sfide perché davvero il futuro porti ad una svolta, c’è l’impegno alla scolarizzazione di tutta la gioventù. E a questo proposito una precisazione significativa: i vescovi ribadiscono la decisione di sopprimere la pratica secondo la quale i genitori assolvono l’incarico di insegnanti. E poi chiedono allo Stato di cogliere il momento di contatti e dialogo per procedere effettivamente alla restituzione alla Chiesa cattolica dell’Università di Kinshasa, ex Università Lovanium che è stata statalizzata nel 1971. Ai candidati alle elezioni, la raccomandazione “dell’astenersi dall’attizzare odio e divisione tra la popolazione per interessi egoistici”.

 

In definitiva l’auspicio che “lo Stato congolese assuma pienamente le sue responsabilità davanti alla storia”, nella consapevolezza della “ricchezza del Paese, non solo in termini di potenzialità naturali ma anche e soprattutto in risorse umane”. 

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GRAVE SITUAZIONE NEL SUD SUDAN PER UNA EPIDEMIA DI COLERA

- Intervista con Emmanuel Moncada -

 

 

Sono già 127 le vittime per un'epidemia di colera scoppiata nel Sud Sudan. A comunicarlo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con una nota diffusa al Cairo. I casi accertati ufficialmente sono oltre 5mila. Ma per Medici Senza Frontiere (MSF) i contagi potrebbero essere molti di più. Ce ne parla Emmanuel Moncada, direttore comunicazione dei MSF-Italia, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. - La situazione è un po’ fosca, nel senso che questa malattia viene sicuramente trasmessa dall’inquinamento dell’acqua e specialmente dal fiume Nilo. Dato che il Sud Sudan è in una situazione di pace dal gennaio 2005, con gli arrivi di molta gente che si era spostata per la guerra nel Nord ed è tornata, c’è una maggiore probabilità che in zone urbane, come a Juba, questa malattia abbia una trasmissione molto veloce ed in zona urbana dia queste cifre molto alte.

 

D. – Quindi, che significa? Che la gente ha bevuto acqua infetta?

 

R. – Non solo che ha bevuto, ma preparando il cibo, non ha preso le precauzioni di base di far bollire l’acqua prima di mangiare, di cuocere gli alimenti. Questo Paese è stato quasi in guerra permanente dagli anni ’60 a questa parte. Un anno fa si è deciso di porre fine alla guerra tra Nord e Sud. Purtroppo gli operatori, che siano umanitari, che siano le Nazioni Unite, che sia il governo del Sud, che siano i finanziatori istituzionali, non hanno cambiato il loro modo di operare. Ovvero, si può passare dal livello di emergenza alla ricostruzione, ma non in un Paese che ha vissuto la guerra per 25 anni. Io sono stato due anni capo missione in Sud Sudan. Sono partito da lì nell’estate del 2004 e devo dire che la situazione era drammatica. Non c’era accesso all’acqua potabile, non c’era accesso alle cure, non c’era accesso all’educazione. Praticamente non c’era niente. C’è ancora moltissimo lavoro da fare in Sud Sudan e questa epidemia ne è la prova. Purtroppo Medici senza Frontiere ha ricordato a gennaio 2006 che anche se si è parlato molto l’anno scorso del Darfur, il Sudan in quanto Paese, e il Sud Sudan e il Darfur molto particolarmente, sono delle crisi dimenticate. Non ne parla più nessuno. E’ come se un giorno che uno ha firmato il trattato di pace tutto si fermasse lì e si voltasse pagina.

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AL BARGELLO DI FIRENZE UNA GRANDE MOSTRA DEDICATA

ALLO SCULTORE GIAMBOLOGNA, PROTAGONISTA

DEL CINQUECENTO ALLA CORTE DEI MEDICI

- Intervista con Beatrice Paolozzi Strozzi -

 

Un centinaio di opere del Giambologna provenienti da tutto il mondo sono ospitate al Museo Nazionale del Bargello nella mostra “Giambologna: gli dei, gli eroi”, la prima grande monografica italiana dedicata al più grande scultore europeo della seconda metà del Cinquecento. Inaugurata nei giorni scorsi, aperta al pubblico fino al 15 giugno, la mostra offre la visione delle opere del grande scultore che, arrivato a Firenze poco più che ventenne nel 1556, ha qui vissuto fino alla morte trascorrendo quasi mezzo secolo al servizio della famiglia Medici. Sull’evento, Alessandro Gisotti ha intervistato la direttrice della mostra, Beatrice Paolozzi Strozzi:

 

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R. – Il percorso è per temi: “Giambologna, gli dei e gli eroi”. Giambologna ha scolpito anche soggetti religiosi. Abbiamo privilegiato, però, questo tema perché è stato lo scultore della corte medicea nella seconda metà del Cinquecento, il più importante scultore, il più rappresentativo che l’Italia abbia avuto in quel periodo, anche se di origine fiamminga, ed è quello che ha esportato il linguaggio fiorentino e il linguaggio del Rinascimento in tutte le corti europee. Tutti i sovrani d’Europa, infatti, se lo sono conteso o hanno preso al loro servizio, non potendo avere Giambologna in persona, i suoi diretti allievi.

 

D. – Dopo Michelangelo, Giambologna viene ritenuto il più grande scultore del suo tempo. Che cosa rende così straordinaria la sua arte?

 

R. – La cosa più straordinaria è probabilmente anche la sua origine forestiera. Era un fiammingo e si innamorò, come tutti i giovani scultori, dell’antichità e di Michelangelo, giungendo in viaggio di istruzione a Roma quando aveva poco più di 20 anni. E seppe poi, stabilendosi a Firenze e scegliendo Firenze come patria di elezione, distillare e trasformare in un linguaggio proprio internazionale quelli che erano i principi del nostro Rinascimento. Quindi, ha saputo essere la sintesi, ha saputo offrire una sintesi efficace dal punto di vista formale, di quelli che erano i principi della classicità, rielaborata dal Rinascimento.

 

D. – Cosa ci raccontano le opere di Giambologna dell’epoca in cui visse, della Firenze medicea?

 

R. – E’ stato il momento, quello di Giambologna, cioè il momento di Francesco I, in cui la dinastia medicea di giovane generazione si imparenta addirittura con l‘Impero austro-ungarico. Quindi, segna in qualche modo un vassallaggio che finirà per prevalere nella storia invece autonoma di Firenze. Un momento di grande internazionalità, di grande importanza di Firenze, che presenta come carta vincente questo suo straordinario artista, che sintetizza un po’ la civiltà di almeno due secoli di storia fiorentina. E il fatto che non sia neppure un italiano è un messaggio straordinariamente moderno, trovo. Abbiamo, quindi, evocato l’Europa anche nel titolo, perché effettivamente Giambologna è stato un interprete europeo.

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CHIESA E SOCIETA’

6 marzo 2006

 

 

 

AL VIA, PER LA PRIMA VOLTA A BERLINO, LA PLENARIA DI PRIMAVERA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA. TRA I TEMI IN ESAME,

LA GMG DI COLONIA E LA PASTORALE GIOVANILE NEL PAESE

 

BERLINO. = Una Giornata di studio sulle prospettive della pastorale giovanile. Prende a prestito dall’Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Christifideles Laici il titolo della Giornata - “La Chiesa ha molto da dire ai giovani e i giovani hanno molto da dire alla Chiesa” - che la Conferenza episcopale tedesca ha organizzato in occasione dell’Assemblea plenaria di primavera, che inizia oggi, per la prima volta, a Berlino. I vescovi prenderanno in esame la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, incontrando anche alcuni giovani, e discuteranno le prospettive della pastorale giovanile nelle diverse diocesi del Paese. Altri punti in agenda riguardano liturgia, scienza e formazione: in quest’ultimo ambito, verrà studiata in prima lettura la bozza delle direttive ecclesiali sugli standard formativi per le lezioni di religione cattolica nelle elementari. Verrà inoltre proseguito il lavoro di revisione della traduzione ecumenica della Bibbia e  di un libro comune di canti e preghiere. I vescovi si occuperanno inoltre dei problemi connessi all’applicazione della legge sull’immigrazione e sulle ricadute delle leggi sulla riforma del mercato del lavoro e dell’iniziativa dell’episcopato dal titolo “Qui inizia il futuro: matrimonio e famiglia”, nonché dell’impegno della Chiesa in vista dei mondiali di calcio. Parteciperanno alla concelebrazione eucaristica di apertura della Plenaria e ad alcune sessioni il cardinale boliviano Julio Terrazas Sandoval, il vescovo ugandese Robert Muhiirwa e il prefetto apostolico in Nepal, P. Anthony Francis Sharma S.I., presenti in Germania per l’inaugurazione dell’annuale iniziativa quaresimale di “Misereor”. (A.D.C.)

 

 

ISTITUITA IN OLANDA UNA COMMISSIONE INCARICATA DI DETTARE LE REGOLE

PER L’EUTANASIA SUI BAMBINI. DURISSIME LE CRITICHE

DELLE ORGANIZZAZIONI LOCALI IN DIFESA DELLA VITA

 

L'AJA. = L’Olanda si avvia verso la legalizzazione della pratica dell'eutanasia sui bambini. Una Commissione istituita ad hoc per disciplinare la materia, molto controversa, sarà operativa nelle prossime settimane e, in caso di approvazione, il Paese europeo potrebbe diventare il primo al mondo a praticarla. L’iter è duramente contestato dai movimenti e dalle associazioni in difesa della vita che puntano il dito contro una serie di casi in cui si è fatto ricorso all'eutanansia su minori. Protagonista dell’iniziativa in favore la legalizzazione, scrive il Sunday Times, è un medico, Eduard Verhagen, pediatra all’Università di Groningen, nel nord dell'Olanda. Verhagen è stato il primo a stilare una sorta di vademecum per i medici che praticano l'eutanasia sui bambini, il cosiddetto “Protocollo di Groninge”', dal nome dell'ateneo scelto dalla Commissione come standard da vagliare e nel caso adottare. “Se un bambino ha una malattia incurabile, può esserci solo una sofferenza terribile che rende i suoi ultimi giorni o settimane insostenibili – è la tesi del dottor Verhagen”. Ora, afferma, “il punto è questo: vogliamo davvero lasciare il bambino in queste condizioni o gli vogliamo risparmiare questa sofferenza? Aspettiamo che il bambino muoia? La risposta è no”. Secca la replica degli organismi in difesa della vita. “E’ una cosa terribile. I pazienti, in particolar modo i bambini, vanno protetti da dottori che accettano l'eutanasia”. (A.D.C.)

 

 

DOPO L’ALLARME ONU SUGLI AUMENTI DELLE CALAMITÀ NATURALI LEGATE

AL CLIMA REGISTRATI NEGLI ULTIMI ANNI, GLI STATI CENTROAMERICANI

SI PREPARANO A FRONTEGGIARE  L’EMERGENZA LANCIANDO UN NUOVO PIANO

DI PREVENZIONE NELL’AREA

 

NEW YORK. = Il Centroamerica ha messo a punto, con la collaborazione dell’ONU, un programma di prevenzione in vista dei fenomeni atmosferici previsti dai meteorologi per il 2006. Il progetto, riferisce l’agenzia MISNA, ha come obiettivo quello di impedire le devastazioni provocate nel 2005 dalla stagione degli uragani. Secondo David Smith, segretario del Centro di coordinamento per la prevenzione dei disastri naturali della regione, “la stagione dei cicloni quest’anno è considerata eccezionale, perché potrebbe essere uguale o ancora più intensa del 2005. Dobbiamo essere preparati, non possono esserci sorprese”. Il piano consisterà essenzialmente nell’allestimento di alloggi permanenti da subito disponibili per i possibili sfollati, nel perfezionamento delle operazioni di distribuzione degli aiuti e in un maggiore coordinamento tra le istituzioni incaricate di gestire le emergenze.  Dopo l’allarme lanciato dall’ONU in vista della prossima stagione degli uragani, che potrebbe essere più devastante dell’anno precedente, Jan Egeland, segretario generale aggiunto dell’ONU per gli Affari umanitari, ha dichiarato: “Tutti gli Stati centroamericani devono lavorare uniti perché sono Paesi piccoli ma subiscono uragani imponenti. Solo così si potrà ottenere una risposta efficace. La questione di fondo non sono tanto i finanziamenti, quanto le misure di prevenzione concertate per impedire danni ancora più gravi”. Secondo cifre fornite da Egeland, in Centroamerica e nei Caraibi da circa un trentennio ogni anno muoiono in media 3.500 persone a causa dei disastri naturali. Per questa ragione la priorità resta la prevenzione.

 

 

VOLONTARI DI GREENPEACE STABILISCONO UNA SEDE DI CONTROLLO

ALL’INTERNO DELLE ANTICHE FORESTE DELLA PAPUA NUOVA GUINEA

PER IMPEDIRE IL DISBOSCAMENTO SELVAGGIO AD OPERA DELLE MULTINAZIONALI

 

PORT MORESBY. = Foreste divelte e tribù indigene a rischio di esistenza in uno delle ormai poche, e minacciate, oasi naturali del pianeta. Un gruppo di attivisti di Greenpeace si è mobilitato in difesa delle “Foreste del Paradiso”, in Papua Nuova Guinea, che rischiano di essere cancellate dai tagli selvaggi delle multinazionali del legno. In questi boschi antichissimi, teatro di decine di scoperte naturalistiche di nuove specie, Greenpeace ha deciso di aprire presso il Lago Murray, nella Provincia occidentale, una base presidiata dai volontari dell'associazione, sbarcati in questi giorni a Port Moresby dalla naveammiraglia di Greenpeace, la Rainbow Warrior. Le “Foreste del Paradiso” sono fra le più disboscate al mondo: appena l'1% è protetto e ogni anno, stima Greenpeace, solo in Papua Nuova Guinea oltre 250.000 ettari vengono distrutti dalle multinazionali del legname e sulle aree disboscate vengono impiantate coltivazioni di soia destinate al foraggio o alla produzione di carta per usi domestici, o di listoni per parquet o compensato. Ma a ribellarsi sono anche le tribù che vivono nelle “Foreste del Paradiso”. “Vogliamo far sentire la nostra opposizione alle industrie del legname che vengono e distruggono tutto. Vogliamo che i tagli alle foreste siano su piccola scala e vengano fatti dai proprietari terrieri in modo sostenibile”, ha dichiarato il capotribù dei Kuni, Sep Galeva. E proprio la tribù Kuni ha invitato Greenpeace a stabilire una “stazione di protezione delle foreste”: sarà la base da cui gli attivisti partiranno per delimitare i confini dei territori tradizionali delle tribù Papua, “per salvarli dall'industria del legno”, spiega Sergio Baffoni, responsabile foreste di Greenpeace. Volontari di Greenpeace da tutto il mondo vivranno e lavoreranno insieme ai proprietari delle terre e faranno base alla “stazione di protezione delle foreste”. Aiuteranno le tribù a far valere i loro diritti sui circa 300 mila ettari di terra che appartengono a loro da sempre attraverso l'identificazione e la mappatura dei confini. (A.D.C.)

 

 

SI INTITOLA “CRASH” IL MIGLIOR FILM INSIGNITO DELL’OSCAR 2006.

ALLA NOTTE DEGLI OSCAR DI LOS ANGELES, TEMATICHE SOCIALI E POLITICHE

AL CENTRO DELLE PELLICOLE PIU’ PREMIATE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

LOS ANGELES. = Sei milioni e mezzo di dollari per una mega-produzione hollywodiana possono non bastare per il solo lancio pubblicitario. Paul Haggis ci ha coperto invece i costi di tutto un film, togliendosi pure la soddisfazione di vederlo premiato con l’Oscar. Si intitola “Crash” la pellicola che si è aggiudicata la 78.ma edizione degli Academy Awards, celebratasi ieri a Los Angeles. L’intolleranza e il razzismo che ne deriva sono gli ingredienti base della storia di Crash, ambientata proprio nella capitale californiana del cinema, dove le storie dei protagonisti raccontano delle discriminazioni razziali dell’America del Duemila che, sotto altre forme, arrivano direttamente dall’apartheid del Novecento. “Il razzismo c’è sempre stato – ha affermato il regista – ma oggi è molto diverso da 50 anni fa. E’ molto più sottile, subdolo.” In molti dei film premiati, è stata la componente sociale a fare da minimo comune denominatore nella Notte degli Oscar 2006. Il plurifavorito della vigilia - “I segreti di Brokeback Mountain”, sulla difficile relazione tra due cow-boy omosessuali – si è aggiudicato l’Oscar per la miglior regia, firmata da Ang Lee, cinese di Taiwan e primo asiatico a vincere la celebre statuetta. L’Oscar per il miglior attore ha consacrato invece l’ottima recitazione di Philip Seymour Hoffman nel film biografico “Truman Capote: a sangue freddo”, dedicato al grande scrittore e drammaturgo americano. E un altro film biografico ha premiato come miglior attrice la 29.enne Reese Whiterspoon in “Quando l’amore brucia l’anima”, che narra le gesta di Johnny Cash uno dei maggiori cantanti e musicisti rock degli Anni ’50 insieme a Elvis Presley e Jerry Lee Lewis. Da sottolineare i temi sociali e politici che hanno visto premiati con l’Oscar per i migliori attore e attrice non protagonisti il “divo” Gorge Clooney in “Syriana” – intrighi tra USA, Paesi Arabi e Cina sullo sfondo del commercio petrolifero – e Rachel Weisz in “The Constant Gardener”, sullo sfruttamento delle case farmaceutiche in Africa. E africano è stato il film straniero insignito dell’Oscar 2006: si tratta di  Tsotsi”, di Gavin Hood, storia di uno spietato gangster di Johannesburg che si “redime” quando deve occuparsi del bebè trovato in un’auto appena rubata.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 marzo 2006

                                                                                                            

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, il presidente Talabani ha annunciato che il nuovo Parlamento si riunirà il prossimo 12 marzo. Ma il percorso politico iracheno continua ad essere minato da un’interminabile serie di violenze: nuovo attacco condotto da uomini armati in un mercato di Baquba. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’arrivo di una pattuglia della polizia in un affollato mercato del centro di Baquba dopo l’uccisione di un uomo, probabilmente assassinato proprio per attirare le forze dell’ordine, è stato accompagnato dalla potente esplosione di un ordigno. La deflagrazione ha provocato la morte di almeno 7 persone, tra le quali donne e bambini. Oltre a questo attentato nella città nel triangolo sunnita dove è presente una numerosa comunità sciita, episodi di violenza si registrano anche nel nord dell’Iraq: nella cittadina di Hawija sono stati assassinati tre sciiti e uno sceicco di una tribù sunnita. A Baghdad due persone sono morte, inoltre, in seguito a due attacchi kamikaze. Alle violenze si aggiungono, poi, nuove denunce di Amnesty International, secondo cui migliaia di detenuti sono privati, in Iraq, dei loro diritti fondamentali. L’organizzazione per i diritti umani sottolinea come la triste lezione del carcere di Abu Ghraib, teatro di abusi e soprusi da parte di militari statunitensi, sia stata ignorata. Nel rapporto di Amnesty International vengono anche resi noti, con dettagli raccapriccianti, nuovi casi di torture. Secondo l’organizzazione umanitaria, molti prigionieri iracheni continuano a subire indicibili maltrattamenti da parte di soldati americani. L’esercito statunitense ribadisce, invece, che tutti i detenuti sono trattati secondo le convenzioni internazionali e la legge irachena. Sul versante politico, intanto, il presidente Talabani ha annunciato che il nuovo Parlamento, uscito dalle elezioni di dicembre vinte dall’alleanza sciita, si riunirà il prossimo 12 marzo. La data rispetta la scadenza imposta dalla Costituzione provvisoria. Il testo costituzionale definitivo entrerà in vigore dopo l’insediamento del nuovo governo.

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La questione nucleare iraniana è all’esame dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA): ha avuto inizio infatti, a Vienna, la riunione dei governatori dell’Agenzia dell’ONU. Il direttore dell’AIEA, El Baradei, ha detto che è ancora possibile arrivare ad un accordo con l’Iran che, ribadisce di non voler interrompere le attività di arricchimento dell’uranio. Una decisione dell’AIEA sul dossier iraniano è attesa entro mercoledì prossimo: i governatori dovranno decidere se deferire l’Iran al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’altra opzione, meno drastica, è quella di informare il Consiglio dell’ONU sulle violazioni del Trattato di non proliferazione nucleare. Ma con quale stato d’animo le autorità della Repubblica Islamica stanno vivendo l’esito della riunione di Vienna? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Zanconato dell’Ansa di Teheran:

 

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R. - I toni che l’Iran ha continuato ad usare prima della riunione sono toni molto duri. Ieri, decine di migliaia di persone hanno manifestato in tutto il Paese. I dimostranti hanno formato delle “catene umane” per far capire di essere pronti a proteggere, con le loro vite, i siti nucleari della repubblica islamica. Il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani, ha ribadito che l’Iran non intende accettare la richiesta dell’AIEA. L’Agenzia dell’ONU, nell’ultima riunione all’inizio di febbraio, aveva chiesto al governo di Teheran di tornare a sospendere le attività di ricerca sul combustibile nucleare.

 

D. – E’ stato detto qualcosa sull’eventualità di subire sanzioni in un futuro più o meno prossimo?

 

R. – E’ stato ribadito di non avere alcuna paura di possibili sanzioni. Queste non faranno retrocedere l’Iran dalla sua intenzione. Anzi, l’Iran ha a sua volta minacciato di poter anche usare “l’arma del petrolio”, riducendo le esportazioni o tagliando le esportazioni di greggio. Ricordiamo che l’Iran è il quarto produttore mondiale di petrolio, e quindi un taglio delle sue esportazioni provocherebbe un ulteriore aumento dei prezzi del greggio che sono già oltre sessanta dollari al barile.

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Proseguono nel Waziristan, zona tribale del Pakistan, gli scontri tra militanti talebani e truppe di Islamabad. Le forze pachistane hanno annunciato che almeno 19 estremisti islamici sono rimasti uccisi nelle ultime ore. Nel fine settimana, altre 55 persone erano morte in seguito a ripetute offensive dell’esercito pachistano. Secondo molti osservatori, il leader di Al Qaeda Osama Bin Laden e il mullah Omar, ex leader del deposto regime talebano in Afghanistan, potrebbero aver trovato rifugio proprio in Waziristan.

 

“Se volete che Hamas cambi politica, anche Israele dovrà cambiare la sua”. Con queste parole di uno dei principali esponenti di Hamas, si è chiusa ieri a Mosca la visita, in Russia, della delegazione del movimento estremista palestinese. Nei Territori, intanto, si riunisce oggi a Ramallah il Parlamento palestinese dopo la vittoria di Hamas alle elezioni. Proprio nelle vicinanze della città, l’esercito israeliano ha lanciato stamani una vasta operazione contro attivisti delle Brigate dei martiri di Al Aqsa. Durante il blitz, sono stati eseguiti diversi arresti.

 

All’Assemblea del Popolo, apertasi ieri a Pechino, il primo ministro cinese, Wen Jabao, ha sottolineato l’urgenza di un piano in grado di ridurre le disuguaglianze e la miseria nelle campagne. Ce ne parla Bernando Cervellera:

 

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Wen Jiabao ha proposto alcune scelte coraggiose dopo decenni di sviluppo centrato sulla città, che ha ridotto alla povertà gli ottocento milioni di contadini senza paga, sanità o scuole. Il premier ha promesso miliardi di euro in cinque anni per migliorare la loro situazione e ridurre la tensione sociale. Nel 2004, sono avvenuti ottantasettemila scontri fra manifestanti e poliziotti. Molti, però, fanno notare che questi investimenti per le campagne, in proporzione, sono minori a quelli avvenuti nel ’78. Wen ha poi sottolineato la necessità di un nuovo modello di sviluppo con maggiori investimenti nella ricerca e nel campo dell’ecologia. La crescita economica cinese ha inquinato il 70 per cento delle acque e ha reso le città cinesi fra le più inquinate del mondo. Un’altra promessa fatta da Wen è di continuare le riforme economiche e politiche per frenare la corruzione, vero cancro del partito. La novità più inquietante, che preoccupa Taiwan e l’Asia, è l’aumento del 14 per cento alle spese militari, l’incremento più alto negli ultimi dieci anni.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera

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Resta alta la tensione in Thailandia dove, per la quarta settimana consecutiva, si sono tenute manifestazioni per le strade di Bangkok contro il premier Shinawatra. Oltre 50 mila persone hanno chiesto le dimissioni del premier prima delle elezioni politiche fissate per il 2 aprile. Intanto, nella zona meridionale del Paese, presunti separatisti islamici hanno ucciso almeno 5 persone.

 

Milan Babic, l’ex leader dei serbi in Croazia, si è suicidato nella sua cella, nel centro di detenzione delle Nazioni Unite di Scheveningen, in Olanda. Lo ha reso noto il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia. Babic era stato condannato lo scorso luglio a 13 anni di reclusione per crimini contro l’umanità. Aveva ricoperto il ruolo di presidente della regione serbo-croata di Krajina.

 

Elezioni presidenziali, ieri, nello Stato africano del Benin per eleggere il nuovo presidente, che prenderà il posto di Mathieu Kerekou, al potere dal 1972. Le consultazioni si sono svolte in un clima di tranquillità. Se nessuno dei 26 candidati otterrà la maggioranza assoluta, si andrà al ballottaggio entro due settimane.

 

In Italia, scade alle 20.00 di questa sera il termine per la presentazione delle liste elettorali di Camera e Senato in vista delle consultazioni del 9 e del 10 aprile. Ore di trattative febbrili nella composizione dell’ordine dei candidati. La Casa delle Libertà ha ottenuto il sì al Senato del governatore della Lombardia Formigoni, osteggiato dalla Lega. Nel centro-destra rimane la divisione, per la  Calabria, sui nomi indicati dalla Margherita.

 

 

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