RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 62 - Testo della trasmissione di venerdì 3 marzo 2006

 

 

 

 

 

 

 

VISITA DI PAPA BENEDETTO XVI ALLA RADIO VATICANA

 

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Grande festa alla Radio Vaticana per la visita del Papa: Benedetto XVI parla in diretta dai microfoni dell’emittente: la Radio Vaticana – dice – è una voce al servizio della verità di Cristo, al servizio della pace e della riconciliazione nel mondo. Ci raccontano le loro emozioni i colleghi cinesi, indiani e polacchi

 

Siamo nel Tempo forte della Quaresima: per il Papa è un cammino di conversione e di rinnovamento verso la gioia della Pasqua:  il commento del priore di Bose, Enzo Bianchi

 

Appello di mons. Celestino Migliore all’ONU: la comunità internazionale lavori per un reale progresso della donna

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In vigore in Algeria la Carta per la pace e la riconciliazione nazionale: le speranze della minoranza  cristiana nelle parole del missionario agostiniano Luciano Borg

 

Presentato a Roma un volume sulle tracce dell’antica Roma nella regione basca: interviste con Manuel Espada Burgos, Andrea Camilli e Mercedes Urteaga

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il messaggio quaresimale del Patriarca maronita Pierre Nasrallah Sfeir

 

Entro il 2010 sarà completata la Biblioteca digitale europea che permetterà l’accesso attraverso internet a 6 milioni di libri, documenti ed altri beni culturali

 

Appello dell’arcivescovo di Washington al presidente e al Congresso degli Stati Uniti per un’adeguata riforma dell’immigrazione, rispettosa dei valori della giustizia e della misericordia

 

In Australia, il governo di Canberra è stato condannato a risarcire per danni un bambino iraniano di 11 anni, recluso per due anni in un centro di detenzione per profughi

 

Allarme ONU: in aumento negli ultimi anni le calamità naturali legate al clima

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuova strage in Iraq: uccisi  decine di sciiti.  100 mila cristiani si preparano a lasciare il Paese

 

Una delegazione di Hamas a Mosca: il movimento estremista palestinese ribadisce: non riconosceremo Israele

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 marzo 2006

 

 

BENEDETTO XVI IN VISITA NELLA SEDE DELLA RADIO VATICANA PER I 75 ANNI DELL’EMITTENTE. IL MANDATO DEL PAPA: SIATE UNA FORZA DI PACE, DI VERITA’

E DI DIALOGO TRA LE FEDI, A SERVIZIO DELLA CAUSA DEL VANGELO

 

Un’ora e trenta di festa, di affetto, di riconferma della propria missione a servizio del Papa e della Chiesa: la visita di Benedetto XVI alla sede della Radio Vaticana, svoltasi tra le 11 e le 12.30 circa di questa mattina, ha aggiunto un altro storico tassello al mosaico di una esperienza lunga 75 anni, compiuti il 12 febbraio scorso. Il Papa ha incontrato il corpo dei dipendenti praticamente al completo, sollecitando ciascuno a collaborare per rendere l’emittente pontificia uno “strumento di dialogo tra fedi e culture”. Ripercorriamo la cronaca della visita nel servizio di Alessandro De Carolis:

        

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“Cari fratelli e sorelle, saluto di cuore tutti gli ascoltatori e ascoltatrici della Radio Vaticana e auguro loro la pace e la gioia del Signore. Per me è una grande gioia essere qui”.

 

Sono circa le 11.15 quando i redattori della Radio Vaticana, impegnati in diretta dallo studio, cedono il microfono alla voce stessa di cui ogni giorno amplificano magistero, riflessioni, appelli. Benedetto XVI si siede e rivolge un saluto non preparato agli ascoltatori. Sono circa tre minuti che diventano però la definizione di un ideale codice professionale per ogni categoria dell’emittente pontificia. Nel mondo in cui si intrecciano posizioni in contrasto con la Chiesa, quella della Radio Vaticana, dice, è una voce di “verità”:

 

“Vorrei augurare a tutti coloro che mi ascoltano in questo momento che possano realmente sentirsi coinvolti in questo grande dialogo della verità. Nel mondo dei mezzi di telecomunicazione non mancano, come sappiamo, anche voci contrastanti. E tanto più è importante che esista questa voce che vuole realmente mettersi al servizio della verità di Cristo, e così mettersi al servizio della pace e della riconciliazione del mondo”.

 

Pochi istanti prima del suo messaggio, il Papa aveva compiuto il primo atto della sua visita - iniziata sei minuti dopo le 11 - con un omaggio al suo predecessore. La rinnovata Regia 3, con la sua strumentazione digitale, da oggi è intitolata al cardinale Karol Wojtyla che in diverse occasioni, di passaggio da Roma, se ne servì per comunicare i propri messaggi alla Polonia. Il Papa ne ha benedetto la targa commemorativa, quindi ha iniziato il tour piano per piano, gruppo per gruppo, sostando per una foto celebrativa, scambiando saluti e sorrisi, ricevendo i doni preparati per l’occasione dai dipendenti della Radio.

 

(applausi – voci)

 

Quattro piani tra persone di 40 lingue che equivalgono a un piccolo giro del mondo, con abitudini e mentalità differenti ma con un unico obiettivo, che vale alla nostra emittente la “riconoscenza” esplicita del suo massimo capo: il grazie per essere un “ponte” di dialogo tra la sede di Pietro – cuore dell’annuncio e della tradizione ecclesiale – e le Chiese particolari, che quell’annuncio e quella tradizione riverberano ad ogni latitudine. Dopo una sosta in preghiera nella Cappella dell’Annunciazione, Benedetto XVI ha messo in risalto questo aspetto nel suo discorso ufficiale in Sala Marconi:

 

“Sì! La vostra è la “buona battaglia della fede”, secondo le parole dell’apostolo Paolo, per diffondere il Vangelo di Cristo. Essa consiste, come si legge nel vostro Statuto, nell’'annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano e collegare il centro della cattolicità con i diversi Paesi del mondo: diffondendo la voce e gli insegnamenti del Romano Pontefice; informando sull’attività della Santa Sede; facendosi eco della vita cattolica nel mondo; orientando a valutare i problemi del momento alla luce del magistero ecclesiastico e nella costante attenzione ai segni dei tempi'”.

 

Un lavoro che impegna quotidianamente, in differenti settori di competenza, circa 400 persone. Una macchina complessa, che comporta uno sforzo e uno spirito sintetizzati nel suo indirizzo di saluto al Papa dal direttore generale della nostra emittente, padre Federico Lombardi:

 

“Noi siamo lieti di lavorare nella Radio del Papa. Questo è il compito che ci è stato assegnato nella vigna del Signore e che svolgiamo ogni giorno, anzi giorno e notte - alternandoci fra noi – senza interruzione da decine di anni, con costanza e con entusiasmo. Siamo convinti che il nostro tempo e le nostre forze sono ben spesi nel comunicare quello che dice il Papa, quello che la Chiesa annuncia per il bene di tanti nostri fratelli e sorelle in obbedienza al Vangelo di Gesù”.

 

Varcando la soglia di Palazzo Pio come prima di lui fece Giovanni Paolo II, 26 anni fa, e prima ancora altri quattro Pontefici dal 1931 nelle diverse sedi che hanno fatto la storia della “Radio del Papa” – anche Benedetto XVI tiene a sottolineare un punto soprattutto: lavorare alla Radio Vaticana, dice nella sostanza, vuol dire essere professionisti con un’anima. Vuol dire diffondere il Vangelo certamente con il sostegno di una solida preparazione culturale e di tecnologia d’avan-guardia, ma anche possedere “uno spirito di preghiera fedele agli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa”:

 

“Continuate, cari amici, ad operare nel grande areopago della comunicazione moderna, facendo tesoro della straordinaria esperienza da voi vissuta durante il Grande Giubileo dell’Anno 2000 e ancor più in occasione della morte dell’amato Papa Giovanni Paolo II, un evento che ha mostrato quanto l’umanità desideri conoscere la realtà della Chiesa. Ma non dimenticate che, per portare a compimento la missione affidatavi, occorre certo un’adeguata formazione tecnica e professionale, ma è necessario soprattutto che coltiviate incessantemente in voi uno spirito di preghiera e di fedele adesione agli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa”.

 

E’ questo il mandato di Benedetto XVI, che ha ripercorso nel suo intervento la lunga storia della Radio Vaticana, fatta di 75 anni di iniziative rimaste negli annali, come i tentativi di portare la riconciliazione prima della Seconda Guerra Mondiale o l’impegno di far giungere la voce del Papa e della Chiesa oltre la cortina alzata dal regime comunista. Quella storia si salda con l’oggi della Radio Vaticana, con le sollecitazioni che le vengono dal 21.mo secolo. E con la certezza di un Papa che la stima e la benedice:

 

“Grazie a voi tutti e auguri per il vostro lavoro, adesso per la Quaresima e per il tempo pasquale e per tutto l’anno. Grazie per tutto e auguri”.

 

(applausi)

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Ma ripercorriamo ora alcuni momenti ed emozioni vissute stamani alla Radio Vaticana, con il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Una straordinaria iniezione di fiducia: con questo spirito, la famiglia della Radio Vaticana ha vissuto la visita di Benedetto XVI, che nell’ora e mezza passata a Palazzo Pio, ha potuto conoscere quanti - di giorno e di notte, come ha sottolineato scherzosamente proprio il Papa – lavorano per diffondere nel mondo la Buona Novella. Palpabile l’emozione tra i diversi gruppi dell’emittente pontificia, anche perché il Papa non si è sottratto a domande e richieste di incoraggiamento. Tanti i momenti affettuosi e simpatici che hanno caratterizzato la visita, come l’incontro con i redattori del programma polacco:

 

D. – In riconoscimento e apprezzamento, abbiamo preparato, proprio per lei, 91 brani che ha pronunciato in polacco.

 

R. – Oh!

 

D. – Bene-detto in polacco! (Applausi) Santità, visto che tra poco andrà in Polonia può dire qualcosa ai nostri ascoltatori?

 

R. – Sì, in maggio andrò in Polonia. Sono molto felice di entrare nel Paese del grande e amato Papa, Giovanni Paolo II. Conosco Wadowice, il Paese dove è nato, e adesso ritornare in questi luoghi, rinnovare il ricordo di questa grande figura, di vedere il popolo polacco, che in tempi difficili ha dimostrato una forza di fede, esempio per tutta l’Europa ed esempio per tutti, per me è una grande gioia.

 

E grande è stata la gioia dei redattori. Ecco la testimonianza di alcuni colleghi, a sintetizzare la pluralità di voci e carismi che anima la Radio Vaticana:

 

“Sono del programma indiano. E’ la prima volta che vedo personalmente il nuovo Papa. Ci dà coraggio. Che dire, sono emozionato!”.

 

“Siamo stati molto contenti di aver visto il Papa. Noi facciamo un servizio per il Santo Padre. Portiamo il suo messaggio alla Cina per i cattolici e i cinesi. Tramite il servizio della Radio, i fedeli cinesi possono ascoltare direttamente il messaggio del Papa”.

 

“Non si può immaginare quanto eravamo emozionati, contenti anche per il fatto che lui si è ricordato che ci aveva già visto alcuni mesi fa al collegio etiopico. Siamo contentissimi!”.

 

Numerosi sono stati poi gli omaggi che i diversi gruppi hanno voluto fare al Santo Padre per esprimere la propria felicità nel riceverlo a Palazzo Pio. Tra questi anche un cd con uno sceneggiato radiofonico sulla vita del Pontefice, realizzato da Pagine e Fogli:

 

“Io avevo, essendo tedesco, il grande onore di fare la voce di Ratzinger nella sua gioventù proprio in uno sceneggiato fatto dalla Radio Vaticana. Questo sceneggiato, in 6 cd, è stato dato al Papa. E’ stato per tutti quanti un grande onore, un momento di grande emozione!”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel pomeriggio il Santo Padre riceverà mons. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

Il Santo Padre ha nominato ausiliare della diocesi di Hakha (Myanmar) mons. Felix Lian Khen Thang, segretario del vescovo e cancelliere della diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fessei. Mons. Felix Lian Khen Thang è nato il 25 dicembre 1959 a Gam Ngai, nello Stato di Chin, attuale diocesi di Hakha. E’ stato ordinato sacerdote il 23 febbraio 1990 e incardinato nell’arcidiocesi di Mandalay, fino alla creazione della nuova diocesi di Hakha, nel 1992. Ha conseguito la laurea in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana. E’ stato addetto della nunziatura apostolica in Madagascar, segretario della nunziatura apostolica in Bangladesh, segretario della nunziatura apostolica in Marocco, e dal 2004 segretario del vescovo e cancelliere diocesano. La diocesi di Hakha (1992) è suffraganea dell’arcidiocesi di Mandalay. Ha una superficie di 32.280 kmq., con 923mila abitanti, di cui quasi 75mila cattolici, divisi in 28 parrocchie e serviti da 51 sacerdoti diocesani. Vi sono anche 25 seminaristi maggiori, 162 seminaristi minori, 93 religiose e 393 catechisti. Nel territorio si trovano circa 581mila cristiani appartenenti a varie denominazioni.

 

 

UN CAMMINO DI CONVERSIONE E DI RINNOVAMENTO VERSO LA GIOIA DELLA PASQUA: QUESTO DEVE ESSERE LA QUARESIMA. IL PRIORE DELLA COMUNITÀ DI BOSE,

ENZO BIANCHI: UN PELLEGRINAGGIO CHE DEVE PARTIRE DALL’INTERIORITÀ

 

Siamo nel Tempo forte della Quaresima: un pellegrinaggio personale e comunitario di conversione e di rinnovamento spirituale. Lo ha sottolineato Benedetto XVI nel Mercoledì delle Ceneri: ma è anche un cammino verso la gioia intensa della Pasqua, ha scritto il Papa nel suo messaggio per la Quaresima. Da dove cominciare questo pellegrinaggio? Tiziana Campisi lo ha chiesto al priore della Comunità di Bose Enzo Bianchi:

 

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R. – Questo pellegrinaggio deve partire dall’interiorità, come dice Benedetto XVI. Si tratta proprio di andare alle radici del proprio cuore per lottare contro ogni tipo di idolatria che ci seduce e poter davvero tornare al Signore vivente con un cammino di conversione.

 

D. – La Quaresima, tempo di preghiera, digiuno e penitenza. Oggi come viverli?

 

R. – Si tratterà di vivere questi tre elementi tradizionali - tali perché sono stati consigliati da Gesù Cristo stesso, il quale ha chiesto ai suoi discepoli la preghiera, il digiuno e la condivisione attraverso azioni di carità - ecco, bisogna viverli davvero come un impegno che deve incidere sulla nostra maniera di vivere. Il digiuno è imparare l’arte di poter capire ciò di cui l’uomo vive, se vive di solo pane o anche della parola di Dio. La preghiera, invece, è un risvegliare la comunione con Dio, la sua presenza in noi. Poi c’è la fraternità, la condivisione, è nient’altro che l’esercizio del comandamento dell’amore. Queste tre cose vanno vissute seriamente come un impegno che tocchi davvero la nostra vita.

 

D. - In quali gesti concreti deve tradursi l’amore per il prossimo?

 

R. – Ciascuno di noi ha occasioni e creatività per esplorare le vie della carità. Condivisione dei beni con quelli che hanno fame, con quelli che in qualche misura sono emarginati, ma anche azioni di amore, come andare a trovare i malati, quelli che sono dimenticati da tutti.

 

D. -  E il cristiano, per vivere secondo il Vangelo, quotidianamente deve portare avanti una lotta. Come affrontarla?

 

R. – Ma, questa lotta è sempre una lotta contro le tentazioni, contro le seduzioni degli idoli, e va fatta innanzitutto con la preghiera, poi attraverso la vigilanza perché il cristiano deve sapere che il demonio è una potenza, è una dominante quotidiana nella nostra vita, che tenta continuamente. Si tratta di resistergli e si tratta poi di combatterlo con le armi dello spirito.

 

D. – La Quaresima è un cammino verso la gioia intensa della Pasqua, ha detto il Papa. Come giungere a questo incontro con la Pasqua?

 

R. – Per giungere alla gioia della Risurrezione, che significa il primato della vita sulle forze della morte che ci abitano, si tratta di seguire il Signore. Seguirlo nella sua passione e morte. E ci troveremo nella vita con Lui, nella sua Risurrezione che è anche l’inizio della nostra.

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politiche che portino equilibrio e giustizia, per un reale avanzamento

della condizione delle donne. COSI’ mons. Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede preSso le Nazioni Unite,

a New York alla IV conferenza

sulla donna, intitolata “Donne 2000: equità di genere,

sviluppo e pace per il XXI secolo”

 

La Santa Sede chiede alla comunità internazionale politiche che portino equilibrio e giustizia nelle strutture sociali e istituzionali in modo che tutti siano persuasi a lavorare per un reale avanzamento della condizione delle donne. E’ quanto ha affermato mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo a New York alla IV Conferenza sulla donna, intitolata “Donne 2000: equità di genere, sviluppo e pace per il XXI secolo”. Il servizio è di Fausta Speranza:

 

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Il progresso per le donne è il progresso per tutti: così mons. Migliore collega quello che definisce “il crescente profilo che la questione della donna ha sul piano politico mondiale” con lo stretto rapporto che intercorre tra sviluppo, pace e sicurezza e diritti umani. E il rappresentante vaticano afferma che “tutti coloro che vogliono favorire il progresso delle donne devono farlo con la forza morale delle  loro argomentazioni”. E mons. Migliore precisa che “non lo faranno mai se insistono a collegare libertà, dignità e eguaglianza delle donne a politiche che in tempi recenti hanno ostacolato il vero progresso delle donne”. E davanti alla Commissione ONU, l’Osservatore permanente della Santa Sede ricorda le tante situazioni di drammatica sofferenza delle donne nel mondo, in particolare in zone di conflitti armati o in aree molto povere: donne e ragazze violentate durante le guerre secondo scopi politici; donne trattate quasi come schiave nelle maglie del “traffico di esseri umani che ha un impatto particolarmente negativo sulle donne”. Mons. Migliore sottolinea poi che, concluso l’Anno del microcredito, si devono citare esperienze di “microfinanza che hanno avuto il supporto di chiese cattoliche per molti anni” per poi aggiungere che “è molto incoraggiante vedere la pazienza, l’onestà e il duro lavoro di donne” impegnate in questo settore, donne imprenditrici in Paesi in via di sviluppo. In conclusione mons. Migliore cita il movimento delle donne: è definito il grande processo di liberazione della donna, afferma, sottolineando che  si tratta di un percorso difficile e complicato, non senza errori, ma aggiungendo anche che “sostanzialmente è stato positivo anche se non finito, in quanto tutte le persone di buona volontà si impegnano per avere donne istruite, rispettate e apprezzate nella loro speciale dignità”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina si apre con l'approfondimento in merito all'incontro, di ieri, del Papa con il Clero della Diocesi di Roma

 

Servizio vaticano - Due pagine dedicate alla visita di Benedetto XVI alla Radio Vaticana, la quale rappresenta “un coro di voci al servizio della verità e della pace”.

 

Servizio estero - Iraq: strage di sciiti vicino a Baghdad.

 

Servizio culturale - Un articolo di Angelo Mundula dal titolo “I palpiti del Creato nei versi di Tagore: una raccolta antologica del poeta indiano”.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema del lavoro.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 marzo 2006

 

DAL 1° MARZO IN VIGORE IN ALGERIA LA CARTA PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE

NAZIONALE. IL DOCUMENTO VUOLE CHIUDERE ALCUNE FERITE APERTE

DALLA GUERRA CIVILE DEGLI ANNI ‘90. LA REALTÀ DELLA CHIESA CATTOLICA

NELLA DELICATA SITUAZIONE ODIERNA

- Intervista con padre Luciano Borg -

 

E’ entrata in vigore il 1° marzo in Algeria la Carta per la pace e la riconciliazione nazionale, adottata con un referendum il 29 settembre scorso. Il provvedimento, con il quale si spera anche di chiudere le ferite aperte dalla lunga guerra civile con il fondamentalismo islamico. consta di  19 RELIGIOSI. DOPO LA GUERRA CIVILE DEGLI ANNI ', definisce misure di grazia e riduzione di pene nei confronti di fondamentalisti ed estremisti che hanno insanguinato il Paese in particolare negli anni ‘90. La legge prevede inoltre indennizzi per le famiglie delle numerose vittime, tuttavia i parenti di tante persone scomparse ed associazioni per i diritti umani l’hanno rifiutata sottolineando che la riconciliazione nazionale deve passare per “la verità e la giustizia”. Ma come sta vivendo oggi la Chiesa algerina questo delicato momento? Tiziana Campisi lo ha chiesto al padre agostiniano Luciano Borg, da oltre trent’anni immerso nella cultura islamica del Paese, soprattutto ad Annaba, un tempo Ippona, sede episcopale di Sant’Agostino.

 

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R. – In qualche modo è una conferma di quel senso profetico che il cardinale Duval e gli altri vescovi, e poi anche tutti quelli che sono rimasti, soprattutto dopo gli anni difficili della guerra civile, hanno avuto dopo il Concilio Vaticano II. La realtà della Chiesa, oggi, è ancora quella che è stata definita come una presenza di Cristo nella società musulmana algerina, per il popolo musulmano algerino. La Chiesa oggi continua a perseverare nella sua prospettiva molto aperta di questo dialogo sincero, vero, con il quale, prima di tutto, non solo tollerare l’altro, ma rispettarlo nella sua dignità. Questo rispetto della dignità della persona è un’esigenza fondamentale della missione della Chiesa. Significa anche rispettare la fede di ciascuno, cioè non partire da quel concetto che noi dobbiamo recuperare o cristianizzare: questa è opera dello Spirito Santo!

 

D. – In questi anni, che tipo di rapporti si sono instaurati tra cristianesimo ed islam?

 

R. – In particolare nel popolo algerino è nata una certa fiducia, e anche le istituzioni politiche l’hanno sviluppata, nei confronti della Chiesa. La gente oggi, più che mai, è convinta che la Chiesa è veramente per il popolo algerino, per la società algerina, per poter contribuire al suo progresso... Direi che abbiamo l’opportunità di fare dell’Algeria un laboratorio di dialogo vero, interreligioso.

 

D. – Per accostarsi con amicizia agli algerini, lei ha imparato l’arabo …

 

R. – Questa amicizia, che passa attraverso il linguaggio, è un’amicizia che nasce da una certa complicità. Conoscere la lingua di un altro popolo consente anche di entrare nell’ambito culturale dell’altro.

 

D. – Ma lei che cosa ha imparato dalla cultura islamica?

 

R. – Ho avuto modo di osservare quanto gli algerini abbiano conservato la presenza di Dio nella loro vita quotidiana, cioè non hanno paura di dire che Allah è il Creatore e di evidenziare la presenza di Dio nella vita di tutti i giorni. Questo mi ha sempre colpito: la semplicità del povero e la generosità del povero.

 

D. – Ma di che cosa ha bisogno oggi la Chiesa algerina? Quali sono le sue necessità?

 

R. – Dalla Chiesa universale si aspetta un investimento più grande per quanto riguarda le persone, gente pronta, soprattutto, ad adattarsi alle condizioni di vita proprie dell’Algeria, cioè condividere con la popolazione lo stesso destino …

 

D. – Quest’anno ricorre il decimo anniversario della morte dei frati trappisti. Che ricordo è rimasto, in Algeria?

 

R. – Credo che il loro ricordo sia rimasto inciso nei cuori, nei pensieri, nella personalità algerina, sia cristiana, sia musulmana. I confratelli non sono dimenticati. Loro hanno un posto nel cuore dell’algerino …

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PRESENTATO A ROMA UN VOLUME SULLE TRACCE DELL’ANTICA ROMA

NELLA REGIONE BASCA:

- Interviste con Manuel Espada Burgos, Andrea Camilli e Mercedes Urteaga -

 

“Il mare esterno. L’Occidente atlantico in epoca romana”: questo il volume presentato ieri (28 FEBBRAIO) a Roma, presso la Scuola spagnola di Storia e Archeologia. In circa 200 pagine, il testo espone i risultati degli scavi archeologici nella zona spagnola vicino ai Pirenei, in particolare la rivoluzionaria scoperta del porto di Irùn. L’approdo, infatti, testimonia la presenza romana nella regione Basca già nel II sec. d.C. Il servizio è di Isabella Piro.

 

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Il porto di Irùn, l’antica Oiasso, al centro di una rotta commerciale di epoca romana, esattamente di età Flavia. Il dettaglio non è di poca importanza: scoperto nel 1992, l’approdo, situato nella regione basca di Gipuzkoa, era un punto strategico per l’estrazione dell’argento. La sua scoperta, quindi, ha un valore rivoluzionario, come spiega Manuel Espada Burgos, direttore della Scuola spagnola di Storia e Archeologia di Roma.

 

“Ha rinnovato l’idea della penetrazione del mondo romano in Spagna, e una serie di affermazioni che durante i secoli erano state considerate normali, per esempio che il Paese basco, la Spagna del Nord, fosse la Spagna non romanizzata. Questo apporto, sia storiografico, sia archeologico, mostra che il mondo romano ha avuto un punto di riferimento, un punto di interesse in questa zona del “mare esteriore”, del nord della Spagna, come via verso la Gallia, verso l’Europa del Nord”.

 

Anche i popoli baschi, quindi, sperimentarono la presenza e l’influenza romana. Ma la scoperta del porto di Irùn è da collegare ad un altro importante ritrovamento archeologico: il cantiere delle navi antiche di Pisa.

 

“ES UN ACONTECIMIENTO …

E’ un evento rivoluzionario nel panorama dell’archeologia”.

 

Come spiega l’archeologa spagnola Mercedes Urteaga, del Centro studi Arkeolan, fra le 30 navi reperite a Pisa nel 1998 ve ne sono alcune di epoca ellenistica, compatibili cronologicamente con il porto di Irùn. Il che apre uno scenario totalmente nuovo delle rotte commerciali romane nel II sec. d. C. Attualmente a Pisa non c’è un porto, ma il ritrovamento delle navi antiche fa pensare che nel corso dei secoli il mare si sia ritirato, lasciando spazio alla colonizzazione dell’uomo. Ma perché è così importante collegare Irùn e Pisa? Ci risponde Andrea Camilli, archeologo della Soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana.

 

“Perché, per fare una battuta semplice, loro hanno un porto e noi abbiamo le navi. Mettendoci insieme abbiamo potuto fare un’attività di confronto ed un’attività di arricchimento reciproco, che si inserisce perfettamente negli uni e negli altri”.

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CHIESA E SOCIETA’

3 marzo 2006

 

 

LA CRITICA ATTUALE SITUAZIONE DEL LIBANO, DOMINATA DA VIOLENZE, CORRUZIONE

E INTERESSI DI PARTE, AL CENTRO DEL MESSAGGIO QUARESIMALE DEL PATRIARCA

MARONITA NASRALLAH SFEIR, CHE CHIEDE AI FEDELI E ALLA CLASSE DIRIGENTE

DI PERSEGUIRE NELLA VITA PERSONALE E PUBBLICA LA SINCERITA’ E LA VERITA

 

BEIRUT. = Il Patriarca maronita Pierre Nasrallah Sfeir esorta la classe dirigente libanese e i fedeli ad essere sinceri e a seguire la verità per aiutare il Paese ad uscire dall’attuale crisi. L’appello è contenuto nel suo messaggio per la Quaresima, che nella Chiesa maronita inizia il Lunedì delle Ceneri. “Una società dove manca la sincerità e la verità – vi si legge – è condannata allo stallo” e alla discordia. Il testo traccia un quadro cupo dell’attuale situazione in Libano: ad un anno dall’assassinio, tuttora impunito, del primo ministro Rafik Hariri la scena politica libanese è infatti ancora dominata dalla violenza, dalla corruzione, dall’incompetenza e dagli interessi di fazione delle sue classi dirigenti, con il risultato che le sue forze migliori non vedono altra opzione che l’emigrazione. Secondo il Patriarca, all’origine di questi mali vi è la menzogna che domina i rapporti politici in Libano: ”Le bugie reciproche sono spesso viste come la soluzione migliore, ma sono solo una soddisfazione temporanea che nel lungo termine causa ferite profonde, per non dire odio”. Il cardinale Sfeir invita tuttavia a non disperare: “Nonostante tutto - scrive in conclusione - abbiamo fiducia nel nostro Paese, che può venirne fuori e intraprendere la via della sincerità, a condizione che ci siano persone disposte a lavorare per migliorare la situazione e non a fare i propri interessi”. Il messaggio del cardinale Sfeir giunge in un momento particolarmente critico per il Libano, dove i partiti anti-siriani stanno cercando di destituire il presidente della Repubblica Emile Lahoud, fedele a Damasco. Il Patriarca maronita ha discusso della situazione del Paese con il segretario di Stato americano Condoleezza Rice durante la sua recente visita in Medio Oriente. (L.Z.)

 

 

ENTRO IL 2010 SARA’ COMPLETATA LA BIBLIOTECA DIGITALE EUROPEA

CHE PERMETTERA’ L’ACCESSO ATTRAVERSO INTERNET

A 6 MILIONI DI LIBRI, DOCUMENTI ED ALTRI BENI CULTURALI

 

BRUXELLES. = La memoria collettiva d’Europa in un semplice “clic”. E’ lo scopo della Biblioteca digitale europea, il progetto della Commissione UE che consentirà entro la fine del 2010 di consultare almeno 6 milioni di libri e documenti, ma anche altri beni culturali, con un semplice collegamento al web. Un tale traguardo, sottolinea Viviane Reding commissario UE all'Informazione “sta diventando realtà” grazie al contributo finanziario offerto dalla Commissione europea a centri di competenza per la digitalizzazione e alla definizione di un quadro europeo per la tutela, l’accesso e l’uso dei diritti di proprietà intellettuale nelle biblioteche digitali. Per Reding, tuttavia, anche gli Stati membri dell’UE “dovranno fare la loro parte fornendo i mezzi necessari per la digitalizzazione”. Bruxelles ha pubblicato ieri i risultati di un’ampia consultazione online sulle biblioteche digitali, iniziata il 30 settembre 2005. Le 225 risposte ricevute provengono da biblioteche, archivi e musei, università, studiosi e docenti, editori e titolari di diritti d’autore. Le risposte in massima parte evidenziano l’opportunità di diffondere l’eredità culturale europea attraverso Internet. Già entro il 2008 dovrebbero essere accessibili circa 2 milioni di libri, film, fotografie o manoscritti. (R.G.)

 

 

APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI WASHINGTON, CARDINALE THEODORE MCCARRICK,

AL PRESIDENTE E AL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI PERCHE’

SIA PROMULGATA UNA ADEGUATA RIFORMA DELL’IMMIGRAZIONE,

RISPETTOSA DEI VALORI DELLA GIUSTIZIA E DELLA MISERICORDIA

 

WASHINGTON. = Il cardinale Theodore McCarrick ha esortato il presidente George Bush e il Congresso degli Stati Uniti a lavorare insieme per la promulgazione di una riforma dell’immigrazione. L’arcivescovo di Washington, durante una conferenza stampa interconfessionale svoltasi mercoledì scorso, ha rivolto un appello per una riforma che protegga la “sicurezza nazionale”, e rifletta i valori della “giustizia” e della “misericordia”, sui quali la nazione americana è stata costruita.  La richiesta del cardinale McCarrick è stata condivisa dagli altri esponenti religiosi, che hanno partecipato alla conferenza stampa. Tra essi il reverendo Samuel Rodriguez junior, presidente e responsabile esecutivo della National Hispanic Christian Leadership Conference, il Rabbino Scott Sperling, direttore dell’Union for Reform Judaism’s Mid-Atlantic Council, e il reverendo Robert Edgar, segretario generale del National Council of the Churches of Christ. Nella sua dichiarazione, il cardinale McCarrick ha riconosciuto che l’immigrazione “non è un problema semplice, ma una questione che evoca forti passioni e dibattiti di sicurezza nazionale, economici, legali e sociali”. L’arcivescovo ha aggiunto che l’immigrazione è anche una questione umanitaria che “coinvolge la dignità fondamentale e la vita della persona, creata ad immagine e somiglianza di Dio”, e per questo l’immigrazione è in primo luogo “una questione morale”.  Il cardinale  McCarrick ha chiesto l’adozione dei principi inclusi nel Secure America and Orderly Immigration Control Act del 2005 e di molti altri disegni di legge sull’immigrazione ora in sospeso presso il Senato statunitense. “Ogni giorno, noi nella Chiesa cattolica – ha dichiarato il porporato - vediamo le conseguenze umane di un sistema difettoso. Vediamo famiglie separate, lavoratori sfruttati, migranti abusati dai contrabbandieri e che a volte muoiono nel deserto”. “Cambiare lo status quo è una questione di necessità morale” ha spiegato. “La nostra nazione deve creare una risposta umana all’immigrazione, servendo allo stesso tempo i nostri bisogni in fatto di sicurezza nazionale ed economia”. (A.M.)

 

 

 

DOPO ANNI DI POLEMICHE, IN AUSTRALIA, CIRCA LE CONDIZIONI DISUMANE

DI VITA IN ALCUNI CENTRI DI DETENZIONE PER PROFUGHI, IL GOVERNO

DI CANBERRA E’ STATO CONDANNATO A RISARCIRE PER I DANNI SUBITI

UN BAMBINO IRANIANO DI 11 ANNI RECLUSO PER DUE ANNI

 

CANBERRA. = Un undicenne iraniano, Shayan Badraie, recluso all’età di cinque anni in Centri di detenzione per profughi in Australia per 24 mesi, ha ottenuto un risarcimento di 297.000 dollari per danni psicologici dal governo di Canberra, il quale ha così apertamente ammesso per la prima volta che le disastrate condizioni di questa sorta di penitenziari possono avere pesanti conseguenze sulla salute fisica e mentale dei rifugiati, in particolare minorenni. Come ha spiegato il suo avvocato Rebecca Gilsenan, il bambino aveva trascorso il periodo dal 2000 al 2002 nel famigerato Centro di Woomera, poi chiuso, e in quello di Villawood a Sidney, dove aveva assistito a risse, tentati suicidi e scioperi della fame. Di conseguenza gli sono stati diagnosticati disordini mentali da stress post-traumatico e depressione. Attualmente sta frequentando la scuola a Sidney, ma necessita ancora di cure mediche. Alla sua famiglia sono stati concessi permessi permanenti di residenza. “Spero che il governo prenda nota di questa sentenza e non continui a spendere i soldi dei contribuenti per risarcire persone trattate in maniera disumana nei Centri per emigranti” ha affermato la Gilsenan, sottolineando che il verdetto della Corte apre in teoria la strada ad altre, analoghe denunce. Da luglio scorso l’esecutivo di Canberra, per anni fautore della “linea dura” contro i profughi, ha abolito l’obbligo di reclusione di emigranti illegali con bambini al seguito. (R.G.)

 

 

ALLARME ONU: IN AUMENTO NEGLI ULTIMI ANNI LE CALAMITA’ NATURALI

LEGATE AL CLIMA. TRA I PAESI PIU’ ESPOSTI AL RISCHIO DI URAGANI E’ HAITI.

POCHI I FONDI PER LA PREVENZIONE

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = L’ONU lancia l’allarme per la prossima stagione degli uragani che potrebbe essere più devastante dell’anno scorso. Nel 2005 furono 27 le tempeste tropicali, di cui 15 raggiunsero la potenza di uragani, che colpirono l’America centrale e la regione del Golfo del Messico, dove fece oltre 3 mila morti e danni per decine di miliardi di dollari. Secondo Jan Egeland, responsabile dell’Agenzia ONU per i soccorsi, negli ultimi anni “è stato registrato un drastico aumento del numero delle calamità naturali legate al clima; allo stesso tempo, sempre più persone sono colte impreparate e questo raddoppia gli effetti devastanti”. Tra le nazioni più esposte alla stagione degli uragani “Haiti è la più vulnerabile”, ha spiegato Engeland, “mentre Cuba è una delle più preparate a fronteggiare le emergenze”. La priorità resta la prevenzione anche se, ha lamentato Engeland, la maggior parte dei fondi è destinata alla ricostruzione. (R.G.) 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 marzo 2006

 

                                                                                          

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Ennesima strage in Iraq: alla lunga catena di vendette e rappresaglie incrociate tra estremisti sciiti e sunniti, innescate dall’attentato dello scorso 22 febbraio contro la moschea sciita di Samarra, si aggiunge un nuovo, tragico episodio: nei pressi di Baghdad sono stati trovati i corpi senza vita di almeno 30 persone. Il nostro servizio:

 

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Un commando armato ha fatto irruzione ieri in una centrale elettrica alle porte di Baghdad uccidendo nove dipendenti. Il commando, probabilmente composto da estremisti sunniti, si è diretto quindi verso una vicina fabbrica dove sono stati assassinati 21 operai. Tutte le vittime erano di fede sciita. Il difficile equilibrio tra sciiti e sunniti produce anche effetti devastanti per le altre comunità. E’ allarmante, ad esempio, il quadro tracciato dal mensile “Italia Caritas” sulla situazione dei cristiani in Iraq, più di 800 mila: molti sono costretti alla fuga per la situazione di insicurezza vissuta nel Paese e per i continui attacchi contro le chiese. Si stima che siano almeno 100 mila i cristiani richiedenti asilo politico in Turchia, Siria, Libano e Giordania. Per affrontare questa emergenza – spiega il vescovo di Kirkuk, mons. Luois Sako, all’agenzia “SIR” – “è necessario sostenere i cristiani iracheni”, che sono “profondamente legati al loro Paese. “La miserabile e tragica situazione irachena – ha detto il patriarca caldeo Emmanuel III Delly ad “Asia News” - porta ogni iracheno a desiderare un posto più sicuro, ma quasi nessuno tra i cristiani vuole lasciare l’Iraq in modo definitivo”. Ma lo Stato arabo rimane, purtroppo, un Paese dove l’insicurezza genera tensioni che alimentano un’interminabile serie di atrocità. Secondo l’inviato dell’ONU, le violazioni dei diritti umani sono oggi più diffuse che ai tempi di Saddam Hussein. Durante il regime dell’ex rais – precisa l’inviato delle Nazioni Unite – chi rinunciava al diritto di libertà di espressione, era meno colpito dal dramma delle torture e delle esecuzioni sommarie.

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Un kamikaze si è fatto saltare in aria al passaggio di un veicolo blindato canadese a Kandahar, nel sud dell'Afghanistan. L’attacco, costato la vita all’attentatore suicida, ha provocato il ferimento di due soldati canadesi. L'agguato è stato attribuito ad un gruppo islamico militante, “Lashkar-e-Jhanvi”.

 

Importante passo avanti nelle trattative sul programma nucleare iraniano: Iran e Russia hanno trovato un accordo totale sul dossier atomico della Repubblica islamica. Lo ha reso noto un responsabile iraniano senza precisare i dettagli dell’intesa. Nessun accordo, invece, è stato raggiunto nella riunione fra i ministri degli esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna e la delegazione iraniana nell’incontro di questa mattina a Vienna. L’Unione Europea ha ribadito la richiesta di una sospensione di ogni attività dell’arricchimento dell’uranio ma il governo di Teheran appare intenzionato a proseguire nelle attività di ricerca. Lunedì prossimo si terrà un nuovo incontro tra esponenti iraniani e rappresentanti francesi, britannici e tedeschi. Sempre lunedì, inizierà a Vienna la riunione dei governatori dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA), chiamati a decidere sull’ipotesi di deferimento del dossier iraniano al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

 

Il movimento estremista palestinese Hamas resta fermo nel suo rifiuto di riconoscere lo Stato di Israele: lo ha affermato alla delegazione dell’organizzazione integralista, Khaled Meshaal, giunta stamani a Mosca per colloqui con autorità russe. L’esponente di Hamas ha anche accusato Israele di “non rispettare la Road Map”, il piano di pace israelo-palestinese elaborato da Stati Uniti, Russia, Unione Europea ed ONU. In Medio Oriente, intanto, la situazione continua ad essere tesa: un giovane palestinese è stato ucciso a Nablus da un cecchino israeliano.

 

I manifestanti che lo scorso 17 febbraio cercarono di prendere d’assalto il consolato italiano a Bengasi avevano intenzione di uccidere il rappresentante diplomatico italiano e la sua famiglia. Lo ha affermato il leader libico, Muhammar Gheddafi, in un discorso trasmesso ieri dalla televisione di Stato libica. “I dimostranti - ha aggiunto il rais - non protestavano contro la Danimarca. E’ l’Italia che odiano”. Nel discorso, il leader libico ha anche puntato il dito contro “un ministro italiano”. Un ministro fascista – ha spiegato Gheddafi senza nominare esplicitamente l’ex ministro delle Riforme italiano, Roberto Calderoli - ha usato un linguaggio razzista, da crociato, colonialista e retrogrado”.

 

Dopo la firma ieri, a New Delhi, dell’'accordo sul nucleare civile, gli Stati Uniti sono pronti a vendere all’India nuovi aerei da guerra. Lo afferma un comunicato del Pentagono che parla di un primo passo nella crescita della cooperazione tra India e Stati Uniti nel campo della difesa. Intanto, il presidente americano Bush durante un incontro con i giovani indiani, a Hyderabad, ha sottolineato come “gli Stati Uniti respingeranno ogni forma di protezionismo”. “Noi – ha detto Bush - non abbiamo paura della competizione”. In India continuano, intanto, manifestazioni antistatunitensi. Durante disordini scoppiati nel nord del Paese, è morta almeno una persona.

 

Nelle Filippine, due esplosioni hanno devastato un quartiere commerciale di Manila, senza fortunatamente provocare vittime. Gli ordigni erano di fabbricazione artigianale e sono scoppiati poco prima che il presidente filippino, la signora Gloria Arroyo, revocasse, in un discorso televisivo, lo stato di emergenza decretato una settimana fa in seguito ad un fallito colpo di Stato.

 

In Somalia, è stato liberato l’operatore americano dell’UNICEF, Robert McCarthy, preso in ostaggio la scorsa settimana da un gruppo di uomini armati. Intanto, a Mogadiscio numerosi estremisti islamici, che hanno combattuto nei giorni scorsi per il controllo dell’aeroporto di Dainile alla periferia della capitale, sembrano pronti a riprendere i combattimenti. In città, infatti, sono arrivati ingenti quantitativi di armi e munizioni, in palese violazione dell’embargo decretato da più di 10 anni dall’ONU. Sul versante politico, proseguono a Baidoa i lavori del Parlamento riunito dallo scorso 26 febbraio per la prima volta in Somalia. L’Assemblea, nominata nell’ottobre del 2004, ha lavorato per oltre un anno in esilio in Kenya.

 

Due guardie di sicurezza haitiane dipendenti dell'ambasciata statunitense a Port-au-Prince sono state uccise a colpi di arma da fuoco nei pressi della residenza del rappresentante diplomatico americano: lo hanno reso noto fonti della stessa ambasciata.

 

“Dategli il farmaco, è un salvavita che non può essere interrotto”. E’ l’accorato appello lanciato dai genitori ai rapitori di Tommaso, il bimbo sequestrato ieri sera nei pressi di Parma dopo una rapina condotta nella villa della famiglia Onofri. Tommaso – ha spiegato il pediatra - ha bisogno di cure costanti e di medicine che deve assumere più volte al giorno.

 

 

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