RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 62 - Testo della trasmissione di venerdì 3 marzo 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il messaggio quaresimale del
Patriarca maronita Pierre Nasrallah Sfeir
Allarme ONU: in aumento negli
ultimi anni le calamità naturali legate al clima
Nuova strage in Iraq: uccisi decine di sciiti. 100 mila cristiani si preparano a lasciare il
Paese
Una delegazione di Hamas a Mosca: il movimento
estremista palestinese ribadisce: non riconosceremo Israele
3
marzo 2006
BENEDETTO XVI IN VISITA NELLA
SEDE DELLA RADIO VATICANA PER I 75 ANNI DELL’EMITTENTE. IL MANDATO DEL PAPA:
SIATE UNA FORZA DI PACE, DI VERITA’
E DI
DIALOGO TRA LE FEDI, A SERVIZIO DELLA CAUSA DEL VANGELO
Un’ora e trenta di festa, di affetto, di riconferma della
propria missione a servizio del Papa e della Chiesa: la visita di Benedetto XVI
alla sede della Radio Vaticana, svoltasi tra le 11 e le 12.30 circa di questa
mattina, ha aggiunto un altro storico tassello al mosaico di una
esperienza lunga 75 anni, compiuti il 12 febbraio scorso. Il Papa ha
incontrato il corpo dei dipendenti praticamente al completo, sollecitando
ciascuno a collaborare per rendere l’emittente pontificia uno “strumento di
dialogo tra fedi e culture”. Ripercorriamo la cronaca della visita nel servizio
di Alessandro De Carolis:
**********
“Cari fratelli e
sorelle, saluto di cuore tutti gli ascoltatori e
ascoltatrici della Radio Vaticana e auguro loro la pace e la gioia del Signore.
Per me è una grande gioia essere qui”.
Sono circa le 11.15 quando i
redattori della Radio Vaticana, impegnati in diretta dallo studio, cedono il
microfono alla voce stessa di cui ogni giorno amplificano magistero, riflessioni,
appelli. Benedetto XVI si siede e rivolge un saluto non preparato agli ascoltatori.
Sono circa tre minuti che diventano però la definizione di un ideale codice
professionale per ogni categoria dell’emittente pontificia. Nel mondo in cui si
intrecciano posizioni in contrasto con la Chiesa, quella della Radio Vaticana,
dice, è una voce di “verità”:
“Vorrei augurare a
tutti coloro che mi ascoltano in questo momento che possano realmente sentirsi
coinvolti in questo grande dialogo della verità. Nel mondo dei mezzi di telecomunicazione
non mancano, come sappiamo, anche voci contrastanti. E tanto più è importante
che esista questa voce che vuole realmente mettersi al servizio della verità di
Cristo, e così mettersi al servizio della pace e della riconciliazione del
mondo”.
Pochi istanti prima del suo messaggio, il Papa aveva
compiuto il primo atto della sua visita - iniziata sei minuti dopo le 11 - con
un omaggio al suo predecessore. La rinnovata Regia 3, con la sua strumentazione
digitale, da oggi è intitolata al cardinale Karol Wojtyla
che in diverse occasioni, di passaggio da Roma, se ne servì per comunicare i
propri messaggi alla Polonia. Il Papa ne ha benedetto
la targa commemorativa, quindi ha iniziato il tour piano per piano, gruppo per
gruppo, sostando per una foto celebrativa, scambiando saluti e sorrisi,
ricevendo i doni preparati per l’occasione dai dipendenti della Radio.
(applausi – voci)
Quattro piani tra persone di 40 lingue che equivalgono a
un piccolo giro del mondo, con abitudini e mentalità differenti ma con un unico
obiettivo, che vale alla nostra emittente la “riconoscenza” esplicita del suo
massimo capo: il grazie per essere un “ponte” di dialogo tra la sede di Pietro
– cuore dell’annuncio e della tradizione ecclesiale – e le Chiese particolari,
che quell’annuncio e quella tradizione riverberano ad
ogni latitudine. Dopo una sosta in preghiera nella Cappella dell’Annunciazione,
Benedetto XVI ha messo in risalto questo aspetto nel suo discorso ufficiale in
Sala Marconi:
“Sì! La vostra è la
“buona battaglia della fede”, secondo le parole dell’apostolo Paolo, per
diffondere il Vangelo di Cristo. Essa consiste, come si legge
nel vostro Statuto, nell’'annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il
messaggio cristiano e collegare il centro della cattolicità con i diversi Paesi
del mondo: diffondendo la voce e gli insegnamenti del Romano Pontefice;
informando sull’attività della Santa Sede; facendosi eco della vita cattolica
nel mondo; orientando a valutare i problemi del momento alla luce del magistero
ecclesiastico e nella costante attenzione ai segni dei tempi'”.
Un lavoro che impegna quotidianamente, in differenti
settori di competenza, circa 400 persone. Una macchina complessa, che comporta
uno sforzo e uno spirito sintetizzati nel suo indirizzo di saluto al Papa dal
direttore generale della nostra emittente, padre Federico Lombardi:
“Noi siamo lieti di lavorare nella Radio del Papa. Questo
è il compito che ci è stato assegnato nella vigna del Signore e che svolgiamo
ogni giorno, anzi giorno e notte - alternandoci fra noi – senza interruzione da
decine di anni, con costanza e con entusiasmo. Siamo convinti che il nostro
tempo e le nostre forze sono ben spesi nel comunicare quello che dice il Papa,
quello che la Chiesa annuncia per il bene di tanti nostri
fratelli e sorelle in obbedienza al Vangelo di Gesù”.
Varcando la soglia di Palazzo Pio come prima di lui fece
Giovanni Paolo II, 26 anni fa, e prima ancora altri quattro Pontefici dal 1931
nelle diverse sedi che hanno fatto la storia della “Radio del Papa” – anche
Benedetto XVI tiene a sottolineare un punto soprattutto: lavorare alla Radio
Vaticana, dice nella sostanza, vuol dire essere professionisti con un’anima.
Vuol dire diffondere il Vangelo certamente con il sostegno di una solida preparazione
culturale e di tecnologia d’avan-guardia, ma anche possedere “uno spirito di preghiera
fedele agli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa”:
“Continuate, cari
amici, ad operare nel grande areopago della comunicazione moderna, facendo
tesoro della straordinaria esperienza da voi vissuta durante il
Grande Giubileo dell’Anno 2000 e ancor più in occasione della morte
dell’amato Papa Giovanni Paolo II, un evento che ha mostrato quanto l’umanità
desideri conoscere la realtà della Chiesa. Ma non dimenticate che, per portare
a compimento la missione affidatavi, occorre certo un’adeguata formazione
tecnica e professionale, ma è necessario soprattutto che coltiviate incessantemente
in voi uno spirito di preghiera e di fedele adesione agli insegnamenti di
Cristo e della sua Chiesa”.
E’ questo il mandato di Benedetto XVI, che ha ripercorso
nel suo intervento la lunga storia della Radio Vaticana, fatta di 75 anni di
iniziative rimaste negli annali, come i tentativi di portare la riconciliazione
prima della Seconda Guerra Mondiale o l’impegno di far giungere la voce del
Papa e della Chiesa oltre la cortina alzata dal regime comunista. Quella storia
si salda con l’oggi della Radio Vaticana, con le sollecitazioni che le vengono
dal 21.mo secolo. E con la certezza di un Papa che la
stima e la benedice:
“Grazie a voi tutti
e auguri per il vostro lavoro, adesso per la Quaresima e per il tempo pasquale
e per tutto l’anno. Grazie per tutto e auguri”.
(applausi)
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Ma ripercorriamo ora alcuni momenti ed emozioni vissute stamani alla
Radio Vaticana, con il servizio di Alessandro Gisotti:
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Una straordinaria iniezione di fiducia: con questo spirito, la famiglia
della Radio Vaticana ha vissuto la visita di Benedetto XVI, che nell’ora e
mezza passata a Palazzo Pio, ha potuto conoscere quanti - di giorno e di notte,
come ha sottolineato scherzosamente proprio il Papa – lavorano per diffondere
nel mondo la Buona Novella. Palpabile l’emozione tra i diversi gruppi
dell’emittente pontificia, anche perché il Papa non si è sottratto a domande e
richieste di incoraggiamento. Tanti i momenti affettuosi e simpatici che hanno
caratterizzato la visita, come l’incontro con i redattori del programma
polacco:
D. – In riconoscimento e
apprezzamento, abbiamo preparato, proprio per lei, 91 brani che ha pronunciato
in polacco.
R. – Oh!
D. – Bene-detto in polacco! (Applausi) Santità, visto che tra poco andrà in Polonia può
dire qualcosa ai nostri ascoltatori?
R. – Sì, in maggio andrò
in Polonia. Sono molto felice di entrare nel Paese del grande e amato Papa,
Giovanni Paolo II. Conosco Wadowice, il Paese dove è
nato, e adesso ritornare in questi luoghi, rinnovare il ricordo di questa grande
figura, di vedere il popolo polacco, che in tempi difficili ha dimostrato una
forza di fede, esempio per tutta l’Europa ed esempio per tutti, per me è una
grande gioia.
E grande è stata la gioia dei redattori. Ecco la testimonianza di alcuni
colleghi, a sintetizzare la pluralità di voci e carismi che anima la Radio
Vaticana:
“Sono del programma indiano. E’
la prima volta che vedo personalmente il nuovo Papa. Ci dà coraggio. Che dire,
sono emozionato!”.
“Siamo stati molto contenti di aver visto il Papa. Noi
facciamo un servizio per il Santo Padre. Portiamo il suo messaggio alla Cina per i cattolici e i cinesi. Tramite il servizio
della Radio, i fedeli cinesi possono ascoltare direttamente il messaggio del
Papa”.
“Non si può immaginare quanto eravamo emozionati, contenti
anche per il fatto che lui si è ricordato che ci aveva già visto alcuni mesi fa
al collegio etiopico. Siamo contentissimi!”.
Numerosi sono stati poi gli omaggi che i diversi gruppi
hanno voluto fare al Santo Padre per esprimere la propria felicità nel
riceverlo a Palazzo Pio. Tra questi anche un cd con uno sceneggiato radiofonico
sulla vita del Pontefice, realizzato da Pagine e Fogli:
“Io avevo, essendo tedesco, il grande onore di fare la
voce di Ratzinger nella sua gioventù proprio in uno
sceneggiato fatto dalla Radio Vaticana. Questo sceneggiato, in 6 cd, è stato
dato al Papa. E’ stato per tutti quanti un grande onore, un momento di grande emozione!”.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel pomeriggio
il Santo Padre riceverà mons. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede.
Il Santo Padre ha nominato ausiliare della diocesi di Hakha (Myanmar) mons. Felix Lian Khen
Thang, segretario del vescovo e cancelliere della
diocesi, assegnandogli la sede titolare
vescovile di Fessei. Mons. Felix Lian Khen
Thang è nato il 25 dicembre 1959 a Gam Ngai, nello Stato di Chin, attuale diocesi di Hakha.
E’ stato ordinato sacerdote il 23 febbraio 1990 e incardinato nell’arcidiocesi
di Mandalay, fino alla creazione della nuova diocesi
di Hakha, nel 1992. Ha conseguito la laurea in
Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana.
E’ stato addetto della nunziatura apostolica in Madagascar, segretario della
nunziatura apostolica in Bangladesh, segretario della
nunziatura apostolica in Marocco, e dal 2004 segretario del vescovo e
cancelliere diocesano. La diocesi di Hakha (1992) è suffraganea dell’arcidiocesi di Mandalay.
Ha una superficie di 32.280 kmq., con 923mila
abitanti, di cui quasi 75mila cattolici, divisi in 28 parrocchie e serviti da
51 sacerdoti diocesani. Vi sono anche 25 seminaristi
maggiori, 162 seminaristi minori, 93 religiose e 393 catechisti. Nel
territorio si trovano circa 581mila cristiani appartenenti a varie
denominazioni.
UN
CAMMINO DI CONVERSIONE E DI RINNOVAMENTO VERSO LA GIOIA DELLA PASQUA: QUESTO
DEVE ESSERE LA QUARESIMA. IL PRIORE DELLA COMUNITÀ DI BOSE,
ENZO
BIANCHI: UN PELLEGRINAGGIO CHE DEVE PARTIRE
DALL’INTERIORITÀ
Siamo
nel Tempo forte della Quaresima: un pellegrinaggio personale e comunitario di
conversione e di rinnovamento spirituale. Lo ha sottolineato Benedetto XVI nel
Mercoledì delle Ceneri: ma è anche un cammino verso la gioia intensa della
Pasqua, ha scritto il Papa nel suo messaggio per la Quaresima. Da dove
cominciare questo pellegrinaggio? Tiziana Campisi lo
ha chiesto al priore della Comunità di Bose
Enzo Bianchi:
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R. – Questo pellegrinaggio deve partire dall’interiorità,
come dice Benedetto XVI. Si tratta proprio di andare alle radici del proprio
cuore per lottare contro ogni tipo di idolatria che ci seduce e poter davvero
tornare al Signore vivente con un cammino di conversione.
D. – La Quaresima, tempo di preghiera, digiuno e
penitenza. Oggi come viverli?
R. – Si tratterà di vivere questi tre elementi tradizionali
- tali perché sono stati consigliati da Gesù Cristo stesso, il quale ha chiesto
ai suoi discepoli la preghiera, il digiuno e la condivisione attraverso azioni
di carità - ecco, bisogna viverli davvero come un impegno che deve incidere
sulla nostra maniera di vivere. Il digiuno è imparare l’arte di poter capire
ciò di cui l’uomo vive, se vive di solo pane o anche della parola di Dio. La
preghiera, invece, è un risvegliare la comunione con Dio, la sua presenza in
noi. Poi c’è la fraternità, la condivisione, è nient’altro che l’esercizio del
comandamento dell’amore. Queste tre cose vanno vissute seriamente come un
impegno che tocchi davvero la nostra vita.
D. - In quali gesti concreti deve tradursi l’amore per il
prossimo?
R. – Ciascuno di noi ha occasioni e creatività per
esplorare le vie della carità. Condivisione dei beni con quelli che hanno fame,
con quelli che in qualche misura sono emarginati, ma anche azioni di amore,
come andare a trovare i malati, quelli che sono dimenticati da tutti.
D. -
E il cristiano, per vivere secondo il Vangelo, quotidianamente
deve portare avanti una lotta. Come affrontarla?
R. – Ma, questa lotta è sempre una lotta contro le
tentazioni, contro le seduzioni degli idoli, e va fatta innanzitutto con la
preghiera, poi attraverso la vigilanza perché il cristiano deve sapere che il
demonio è una potenza, è una dominante quotidiana nella nostra vita, che tenta
continuamente. Si tratta di resistergli e si tratta poi di combatterlo con le
armi dello spirito.
D. – La Quaresima è un cammino verso la gioia intensa
della Pasqua, ha detto il Papa. Come giungere a questo incontro con la Pasqua?
R. – Per giungere alla gioia della Risurrezione, che
significa il primato della vita sulle forze della morte che ci abitano, si
tratta di seguire il Signore. Seguirlo nella sua passione e
morte. E ci troveremo nella vita con Lui, nella sua Risurrezione che è
anche l’inizio della nostra.
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politiche che portino
equilibrio e giustizia, per un reale avanzamento
della condizione delle donne. COSI’ mons. Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede
preSso le Nazioni Unite,
a New York alla IV conferenza
sulla donna, intitolata “Donne 2000: equità di
genere,
sviluppo e pace per il XXI secolo”
La Santa Sede chiede alla comunità
internazionale politiche che portino equilibrio e giustizia nelle
strutture sociali e istituzionali in modo che tutti siano persuasi a lavorare
per un reale avanzamento della condizione delle donne. E’ quanto ha affermato
mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso le
Nazioni Unite, intervenendo a New York alla IV Conferenza sulla donna,
intitolata “Donne 2000: equità di genere, sviluppo e pace per il XXI secolo”. Il servizio è di Fausta Speranza:
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Il progresso per le donne è il progresso per tutti: così
mons. Migliore collega quello che definisce “il crescente profilo che la
questione della donna ha sul piano politico mondiale” con lo stretto rapporto
che intercorre tra sviluppo, pace e sicurezza e diritti umani. E il
rappresentante vaticano afferma che “tutti coloro che vogliono favorire il
progresso delle donne devono farlo con la forza morale delle loro argomentazioni”. E mons. Migliore
precisa che “non lo faranno mai se insistono a collegare libertà, dignità e eguaglianza
delle donne a politiche che in tempi recenti hanno ostacolato il vero progresso
delle donne”. E davanti alla Commissione ONU, l’Osservatore permanente della
Santa Sede ricorda le tante situazioni di drammatica sofferenza delle donne nel
mondo, in particolare in zone di conflitti armati o in aree molto povere: donne
e ragazze violentate durante le guerre secondo scopi
politici; donne trattate quasi come schiave nelle maglie del “traffico di
esseri umani che ha un impatto particolarmente negativo sulle donne”. Mons. Migliore sottolinea poi che, concluso l’Anno del
microcredito, si devono citare esperienze di “microfinanza che hanno avuto il
supporto di chiese cattoliche per molti anni” per poi aggiungere che “è molto
incoraggiante vedere la pazienza, l’onestà e il duro lavoro di donne” impegnate
in questo settore, donne imprenditrici in Paesi in via di sviluppo. In
conclusione mons. Migliore cita il movimento delle donne: è definito il grande
processo di liberazione della donna, afferma, sottolineando che si tratta di un
percorso difficile e complicato, non senza errori, ma aggiungendo anche che
“sostanzialmente è stato positivo anche se non finito, in quanto tutte le
persone di buona volontà si impegnano per avere donne istruite, rispettate e apprezzate
nella loro speciale dignità”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con
l'approfondimento in merito all'incontro, di ieri, del Papa con il Clero della
Diocesi di Roma
Servizio vaticano - Due pagine
dedicate alla visita di Benedetto XVI alla Radio Vaticana, la quale rappresenta
“un coro di voci al servizio della verità e della pace”.
Servizio estero - Iraq: strage
di sciiti vicino a Baghdad.
Servizio culturale - Un
articolo di Angelo Mundula dal titolo “I palpiti del
Creato nei versi di Tagore: una raccolta antologica
del poeta indiano”.
Servizio italiano - In rilievo
il tema del lavoro.
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3 marzo 2006
DAL 1° MARZO IN VIGORE IN ALGERIA LA CARTA PER LA PACE E LA RICONCILIAZIONE
NAZIONALE. IL DOCUMENTO VUOLE CHIUDERE ALCUNE FERITE APERTE
DALLA GUERRA CIVILE DEGLI ANNI ‘90. LA REALTÀ DELLA CHIESA
CATTOLICA
NELLA DELICATA SITUAZIONE ODIERNA
- Intervista con padre Luciano Borg -
E’ entrata in vigore il 1° marzo in Algeria la
Carta per la pace e la riconciliazione nazionale, adottata con un referendum il
29 settembre scorso. Il provvedimento, con il quale si spera anche di chiudere
le ferite aperte dalla lunga guerra civile con il fondamentalismo islamicoCampisi lo
ha chiesto al padre agostiniano Luciano Borg, da
oltre trent’anni immerso nella cultura islamica del
Paese, soprattutto ad Annaba, un tempo Ippona, sede episcopale di Sant’Agostino.
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R. – In qualche modo è una conferma di quel senso
profetico che il cardinale Duval e gli altri vescovi,
e poi anche tutti quelli che sono rimasti, soprattutto dopo gli anni difficili
della guerra civile, hanno avuto dopo il Concilio Vaticano II. La realtà della
Chiesa, oggi, è ancora quella che è stata definita come una presenza di Cristo
nella società musulmana algerina, per il popolo musulmano algerino. La Chiesa
oggi continua a perseverare nella sua prospettiva molto aperta di questo
dialogo sincero, vero, con il quale, prima di tutto, non solo tollerare
l’altro, ma rispettarlo nella sua dignità. Questo rispetto della dignità della
persona è un’esigenza fondamentale della missione della Chiesa. Significa anche
rispettare la fede di ciascuno, cioè non partire da quel concetto che noi
dobbiamo recuperare o cristianizzare: questa è opera dello Spirito Santo!
D. – In questi anni, che tipo di rapporti si sono
instaurati tra cristianesimo ed islam?
R. – In particolare nel popolo algerino è nata una certa
fiducia, e anche le istituzioni politiche l’hanno sviluppata, nei confronti
della Chiesa. La gente oggi, più che mai, è convinta che la Chiesa è veramente
per il popolo algerino, per la società algerina, per poter contribuire al suo
progresso... Direi che abbiamo l’opportunità di fare
dell’Algeria un laboratorio di dialogo vero, interreligioso.
D. – Per accostarsi con amicizia agli algerini, lei ha
imparato l’arabo …
R. – Questa amicizia, che passa attraverso il linguaggio,
è un’amicizia che nasce da una certa complicità. Conoscere la lingua di un
altro popolo consente anche di entrare nell’ambito culturale dell’altro.
D. – Ma lei che cosa ha imparato dalla cultura islamica?
R. – Ho avuto modo di osservare quanto gli algerini
abbiano conservato la presenza di Dio nella loro vita quotidiana, cioè non
hanno paura di dire che Allah è il Creatore e di evidenziare la presenza di Dio
nella vita di tutti i giorni. Questo mi ha sempre colpito: la semplicità del
povero e la generosità del povero.
D. – Ma di che cosa ha bisogno oggi la Chiesa algerina?
Quali sono le sue necessità?
R. – Dalla Chiesa universale si aspetta un investimento
più grande per quanto riguarda le persone, gente pronta, soprattutto, ad adattarsi alle condizioni di vita proprie dell’Algeria,
cioè condividere con la popolazione lo stesso destino …
D. – Quest’anno ricorre il decimo anniversario della morte
dei frati trappisti. Che ricordo è rimasto, in Algeria?
R. – Credo che il loro ricordo sia rimasto inciso nei
cuori, nei pensieri, nella personalità algerina, sia cristiana, sia musulmana.
I confratelli non sono dimenticati. Loro hanno un posto nel cuore dell’algerino
…
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PRESENTATO
A ROMA UN VOLUME SULLE TRACCE DELL’ANTICA ROMA
NELLA
REGIONE BASCA:
-
Interviste con Manuel Espada Burgos, Andrea Camilli e Mercedes Urteaga -
“Il
mare esterno. L’Occidente atlantico in epoca romana”: questo il volume presentato
ieri (28 FEBBRAIO) a Roma, presso la Scuola spagnola di Storia e Archeologia.
In circa 200 pagine, il testo espone i risultati degli scavi archeologici nella
zona spagnola vicino ai Pirenei, in particolare la rivoluzionaria scoperta del
porto di Irùn. L’approdo, infatti, testimonia la
presenza romana nella regione Basca già nel II sec. d.C. Il servizio è di Isabella
Piro.
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Il porto di Irùn, l’antica Oiasso, al centro di una rotta commerciale di epoca romana,
esattamente di età Flavia. Il dettaglio non è di poca importanza: scoperto nel
1992, l’approdo, situato nella regione basca di Gipuzkoa,
era un punto strategico per l’estrazione dell’argento. La sua scoperta, quindi,
ha un valore rivoluzionario, come spiega Manuel Espada Burgos,
direttore della Scuola spagnola di Storia e Archeologia di Roma.
“Ha rinnovato l’idea della penetrazione del mondo romano
in Spagna, e una serie di affermazioni che durante i secoli erano state
considerate normali, per esempio che il Paese basco, la Spagna del Nord, fosse
la Spagna non romanizzata. Questo apporto, sia storiografico, sia archeologico,
mostra che il mondo romano ha avuto un punto di riferimento, un punto di interesse
in questa zona del “mare esteriore”, del nord della Spagna, come via verso la Gallia, verso l’Europa del Nord”.
Anche i popoli baschi, quindi, sperimentarono la presenza e
l’influenza romana. Ma la scoperta del porto di Irùn
è da collegare ad un altro importante ritrovamento archeologico: il cantiere
delle navi antiche di Pisa.
“ES UN ACONTECIMIENTO …
E’ un evento rivoluzionario nel panorama
dell’archeologia”.
Come spiega l’archeologa spagnola Mercedes
Urteaga, del Centro studi Arkeolan,
fra le 30 navi reperite a Pisa nel 1998 ve ne sono alcune di epoca ellenistica,
compatibili cronologicamente con il porto di Irùn. Il
che apre uno scenario totalmente nuovo delle rotte commerciali romane nel II
sec. d. C. Attualmente a Pisa non c’è un porto, ma il ritrovamento delle navi
antiche fa pensare che nel corso dei secoli il mare si sia ritirato, lasciando
spazio alla colonizzazione dell’uomo. Ma perché è così importante collegare Irùn e Pisa? Ci risponde Andrea Camilli,
archeologo della Soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana.
“Perché,
per fare una battuta semplice, loro hanno un porto e noi abbiamo le navi. Mettendoci
insieme abbiamo potuto fare un’attività di confronto ed un’attività di
arricchimento reciproco, che si inserisce perfettamente negli uni e negli
altri”.
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3 marzo 2006
E INTERESSI DI PARTE, AL CENTRO DEL MESSAGGIO
QUARESIMALE DEL PATRIARCA
MARONITA NASRALLAH SFEIR, CHE CHIEDE AI FEDELI E
ALLA CLASSE DIRIGENTE
DI PERSEGUIRE NELLA VITA PERSONALE E PUBBLICA
BEIRUT. = Il Patriarca maronita Pierre Nasrallah Sfeir esorta la classe
dirigente libanese e i fedeli ad essere sinceri e a seguire la verità per
aiutare il Paese ad uscire dall’attuale crisi. L’appello è contenuto nel suo
messaggio per
ENTRO
IL 2010 SARA’ COMPLETATA
CHE
PERMETTERA’ L’ACCESSO ATTRAVERSO INTERNET
A 6
MILIONI DI LIBRI, DOCUMENTI ED ALTRI BENI CULTURALI
BRUXELLES. = La memoria collettiva d’Europa in un semplice
“clic”. E’ lo scopo della Biblioteca digitale europea, il progetto della
Commissione UE che consentirà entro la fine del 2010 di consultare almeno 6
milioni di libri e documenti, ma anche altri beni culturali, con un semplice
collegamento al web. Un tale traguardo, sottolinea Viviane
Reding commissario UE all'Informazione “sta diventando
realtà” grazie al contributo finanziario offerto dalla Commissione europea a
centri di competenza per la digitalizzazione e alla
definizione di un quadro europeo per la tutela, l’accesso e l’uso dei diritti
di proprietà intellettuale nelle biblioteche digitali. Per Reding,
tuttavia, anche gli Stati membri dell’UE “dovranno fare la loro parte fornendo
i mezzi necessari per la digitalizzazione”. Bruxelles
ha pubblicato ieri i risultati di un’ampia consultazione online sulle
biblioteche digitali, iniziata il 30 settembre 2005. Le 225 risposte ricevute
provengono da biblioteche, archivi e musei, università, studiosi e docenti,
editori e titolari di diritti d’autore. Le risposte in massima parte
evidenziano l’opportunità di diffondere l’eredità culturale europea attraverso
Internet. Già entro il 2008 dovrebbero essere accessibili circa 2 milioni di
libri, film, fotografie o manoscritti. (R.G.)
APPELLO
DELL’ARCIVESCOVO DI WASHINGTON, CARDINALE THEODORE MCCARRICK,
AL
PRESIDENTE E AL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI PERCHE’
SIA
PROMULGATA UNA ADEGUATA RIFORMA DELL’IMMIGRAZIONE,
RISPETTOSA
DEI VALORI DELLA GIUSTIZIA E DELLA MISERICORDIA
WASHINGTON.
= Il cardinale Theodore McCarrick
ha esortato il presidente George Bush e il Congresso
degli Stati Uniti a lavorare insieme per la promulgazione di una riforma
dell’immigrazione. L’arcivescovo di Washington, durante una conferenza stampa
interconfessionale svoltasi mercoledì scorso, ha rivolto un appello per una
riforma che protegga la “sicurezza nazionale”, e
rifletta i valori della “giustizia” e della “misericordia”, sui quali la
nazione americana è stata costruita. La
richiesta del cardinale McCarrick è stata condivisa
dagli altri esponenti religiosi, che hanno partecipato alla conferenza stampa.
Tra essi il reverendo Samuel Rodriguez junior,
presidente e responsabile esecutivo della National Hispanic Christian
Leadership Conference, il Rabbino Scott Sperling, direttore dell’Union for Reform Judaism’s Mid-Atlantic Council, e il
reverendo Robert Edgar,
segretario generale del National Council of the Churches of Christ. Nella sua
dichiarazione, il cardinale McCarrick ha riconosciuto
che l’immigrazione “non è un problema semplice, ma una questione che evoca
forti passioni e dibattiti di sicurezza nazionale, economici, legali e
sociali”. L’arcivescovo ha aggiunto che l’immigrazione è anche una questione
umanitaria che “coinvolge la dignità fondamentale e la vita della persona,
creata ad immagine e somiglianza di Dio”, e per questo l’immigrazione è in
primo luogo “una questione morale”. Il
cardinale McCarrick ha chiesto l’adozione dei principi inclusi nel Secure America and Orderly
Immigration Control Act
del 2005 e di molti altri disegni di legge sull’immigrazione ora in sospeso
presso il Senato statunitense. “Ogni giorno, noi nella Chiesa cattolica – ha
dichiarato il porporato - vediamo le conseguenze umane di un sistema difettoso.
Vediamo famiglie separate, lavoratori sfruttati, migranti abusati dai contrabbandieri
e che a volte muoiono nel deserto”. “Cambiare lo status quo è una questione di
necessità morale” ha spiegato. “La nostra nazione deve creare una risposta umana
all’immigrazione, servendo allo stesso tempo i nostri bisogni in fatto di
sicurezza nazionale ed economia”. (A.M.)
DOPO
ANNI DI POLEMICHE, IN AUSTRALIA, CIRCA LE CONDIZIONI DISUMANE
DI
VITA IN ALCUNI CENTRI DI DETENZIONE PER PROFUGHI, IL GOVERNO
DI
CANBERRA E’ STATO CONDANNATO A RISARCIRE PER I DANNI SUBITI
UN
BAMBINO IRANIANO DI 11 ANNI RECLUSO PER DUE ANNI
CANBERRA. = Un undicenne iraniano,
Shayan Badraie, recluso
all’età di cinque anni in Centri di detenzione per profughi in Australia per 24
mesi, ha ottenuto un risarcimento di 297.000 dollari per danni psicologici dal
governo di Canberra, il quale ha così apertamente
ammesso per la prima volta che le disastrate condizioni di questa sorta di
penitenziari possono avere pesanti conseguenze sulla salute fisica e mentale
dei rifugiati, in particolare minorenni. Come ha spiegato il suo avvocato
Rebecca Gilsenan, il bambino aveva trascorso il
periodo dal 2000 al 2002 nel famigerato Centro di Woomera,
poi chiuso, e in quello di Villawood a Sidney, dove
aveva assistito a risse, tentati suicidi e scioperi della fame. Di conseguenza
gli sono stati diagnosticati disordini mentali da stress post-traumatico e
depressione. Attualmente sta frequentando la scuola a Sidney, ma necessita
ancora di cure mediche. Alla sua famiglia sono stati concessi permessi
permanenti di residenza. “Spero che il governo prenda nota di questa sentenza e
non continui a spendere i soldi dei contribuenti per risarcire persone trattate
in maniera disumana nei Centri per emigranti” ha affermato
ALLARME
ONU: IN AUMENTO NEGLI ULTIMI ANNI LE CALAMITA’ NATURALI
LEGATE
AL CLIMA. TRA I PAESI PIU’ ESPOSTI AL RISCHIO DI URAGANI E’ HAITI.
POCHI
I FONDI PER
CITTA’ DEL GUATEMALA. = L’ONU lancia l’allarme per la
prossima stagione degli uragani che potrebbe essere più devastante dell’anno
scorso. Nel 2005 furono 27 le tempeste tropicali, di cui 15 raggiunsero la
potenza di uragani, che colpirono l’America centrale e la regione del Golfo del
Messico, dove fece oltre 3 mila morti e danni per decine di miliardi di
dollari. Secondo Jan Egeland,
responsabile dell’Agenzia ONU per i soccorsi, negli ultimi anni “è stato
registrato un drastico aumento del numero delle calamità naturali legate al
clima; allo stesso tempo, sempre più persone sono colte impreparate e questo
raddoppia gli effetti devastanti”. Tra le nazioni più esposte alla stagione
degli uragani “Haiti è la più vulnerabile”, ha spiegato Engeland,
“mentre Cuba è una delle più preparate a fronteggiare le emergenze”. La
priorità resta la prevenzione anche se, ha lamentato Engeland, la maggior parte dei fondi è destinata alla
ricostruzione. (R.G.)
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3
marzo 2006
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
Ennesima strage in Iraq: alla lunga catena di vendette e
rappresaglie incrociate tra estremisti sciiti e sunniti, innescate
dall’attentato dello scorso 22 febbraio contro la moschea sciita di Samarra, si
aggiunge un nuovo, tragico episodio: nei pressi di Baghdad sono stati trovati i
corpi senza vita di almeno 30 persone. Il
nostro servizio:
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Un commando armato
ha fatto irruzione ieri in una centrale elettrica alle porte di Baghdad
uccidendo nove dipendenti. Il commando, probabilmente composto da estremisti sunniti, si è diretto quindi verso una vicina
fabbrica dove sono stati assassinati 21 operai. Tutte le vittime erano di fede
sciita. Il difficile equilibrio tra sciiti e sunniti produce anche effetti
devastanti per le altre comunità. E’ allarmante, ad esempio, il quadro tracciato dal mensile “Italia Caritas” sulla situazione dei
cristiani in Iraq, più di 800 mila: molti sono costretti alla fuga per la
situazione di insicurezza vissuta nel Paese e per i continui attacchi contro le
chiese. Si stima che siano almeno 100 mila i cristiani richiedenti asilo
politico in Turchia, Siria, Libano e Giordania. Per affrontare questa emergenza
– spiega il vescovo di Kirkuk, mons. Luois Sako, all’agenzia “SIR” –
“è necessario sostenere i cristiani iracheni”, che sono “profondamente legati
al loro Paese. “La miserabile e tragica situazione
irachena – ha detto il patriarca caldeo Emmanuel III Delly ad “Asia News” - porta ogni iracheno a desiderare un
posto più sicuro, ma quasi nessuno tra i cristiani vuole lasciare l’Iraq in
modo definitivo”. Ma lo Stato arabo rimane,
purtroppo, un Paese dove l’insicurezza genera tensioni che alimentano
un’interminabile serie di atrocità. Secondo l’inviato dell’ONU, le violazioni
dei diritti umani sono oggi più diffuse che ai tempi di Saddam Hussein. Durante
il regime dell’ex rais – precisa l’inviato delle Nazioni Unite – chi rinunciava
al diritto di libertà di espressione, era meno colpito dal dramma delle torture
e delle esecuzioni sommarie.
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Un kamikaze si è fatto saltare in aria al passaggio di un
veicolo blindato canadese a Kandahar, nel sud dell'Afghanistan. L’attacco,
costato la vita all’attentatore suicida, ha provocato il ferimento di due
soldati canadesi. L'agguato è stato attribuito ad un gruppo islamico militante,
“Lashkar-e-Jhanvi”.
Importante
passo avanti nelle trattative sul programma nucleare iraniano: Iran e Russia
hanno trovato un accordo totale sul dossier atomico della Repubblica islamica.
Lo ha reso noto un responsabile iraniano senza precisare i dettagli
dell’intesa. Nessun accordo, invece, è stato raggiunto nella riunione fra i
ministri degli esteri di Francia, Germania e Gran Bretagna e la delegazione
iraniana nell’incontro di questa mattina a Vienna. L’Unione Europea ha ribadito
la richiesta di una sospensione di ogni attività dell’arricchimento dell’uranio ma il governo di Teheran
appare intenzionato a proseguire nelle attività di ricerca. Lunedì prossimo si
terrà un nuovo incontro tra esponenti iraniani e rappresentanti francesi,
britannici e tedeschi. Sempre lunedì, inizierà a Vienna la riunione dei
governatori dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA), chiamati a
decidere sull’ipotesi di deferimento del dossier iraniano al Consiglio di
sicurezza dell’ONU.
Il movimento estremista
palestinese Hamas resta fermo nel suo rifiuto di riconoscere lo Stato di
Israele: lo ha affermato alla delegazione dell’organizzazione integralista, Khaled Meshaal, giunta stamani a
Mosca per colloqui con autorità russe. L’esponente di Hamas ha anche accusato Israele di “non rispettare la Road
Map”, il piano di pace israelo-palestinese
elaborato da Stati Uniti, Russia, Unione Europea ed ONU. In Medio Oriente,
intanto, la situazione continua ad essere tesa: un giovane palestinese è stato
ucciso a Nablus da un cecchino israeliano.
I manifestanti che lo scorso 17 febbraio cercarono di
prendere d’assalto il consolato italiano a Bengasi avevano intenzione di
uccidere il rappresentante diplomatico italiano e la sua famiglia. Lo ha
affermato il leader libico, Muhammar Gheddafi, in un discorso trasmesso ieri dalla televisione
di Stato libica. “I dimostranti - ha aggiunto il rais - non protestavano contro
la Danimarca. E’ l’Italia che odiano”. Nel discorso,
il leader libico ha anche puntato il dito contro “un ministro italiano”. Un
ministro fascista – ha spiegato Gheddafi senza
nominare esplicitamente l’ex ministro delle Riforme italiano, Roberto Calderoli
- ha usato un linguaggio razzista, da crociato, colonialista e retrogrado”.
Dopo
la firma ieri, a New Delhi, dell’'accordo sul nucleare civile, gli Stati Uniti
sono pronti a vendere all’India nuovi aerei da guerra.
Lo afferma un comunicato del Pentagono che parla di un primo passo nella crescita
della cooperazione tra India e Stati Uniti nel campo della difesa. Intanto, il
presidente americano Bush durante un incontro con i giovani indiani, a Hyderabad, ha sottolineato come “gli Stati Uniti
respingeranno ogni forma di protezionismo”. “Noi – ha detto Bush - non abbiamo
paura della competizione”. In India continuano, intanto, manifestazioni
antistatunitensi. Durante disordini scoppiati nel nord del Paese, è morta
almeno una persona.
Nelle Filippine, due esplosioni hanno devastato un
quartiere commerciale di Manila, senza fortunatamente provocare vittime. Gli
ordigni erano di fabbricazione artigianale e sono scoppiati poco prima che il
presidente filippino, la signora Gloria Arroyo,
revocasse, in un discorso televisivo, lo stato di emergenza decretato una
settimana fa in seguito ad un fallito colpo di Stato.
In Somalia, è stato liberato l’operatore americano
dell’UNICEF, Robert McCarthy,
preso in ostaggio la scorsa settimana da un gruppo di uomini armati. Intanto, a Mogadiscio numerosi estremisti islamici, che
hanno combattuto nei giorni scorsi per il controllo dell’aeroporto di Dainile alla periferia della capitale, sembrano pronti a
riprendere i combattimenti. In città, infatti, sono arrivati ingenti
quantitativi di armi e munizioni, in palese violazione dell’embargo decretato
da più di 10 anni dall’ONU. Sul versante politico, proseguono a Baidoa i lavori del Parlamento riunito
dallo scorso 26 febbraio per la prima volta in Somalia. L’Assemblea,
nominata nell’ottobre del 2004, ha lavorato per oltre un anno in esilio in
Kenya.
Due
guardie di sicurezza haitiane dipendenti dell'ambasciata statunitense a Port-au-Prince sono state uccise a colpi di arma da fuoco
nei pressi della residenza del rappresentante diplomatico americano: lo hanno
reso noto fonti della stessa ambasciata.
“Dategli il farmaco, è un salvavita che non
può essere interrotto”. E’ l’accorato appello lanciato dai genitori ai rapitori
di Tommaso, il bimbo sequestrato ieri sera nei pressi di Parma dopo una rapina
condotta nella villa della famiglia Onofri. Tommaso –
ha spiegato il pediatra - ha bisogno di cure costanti e di medicine che deve assumere più volte al giorno.
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