RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 60 - Testo della trasmissione di mercoledì 1 marzo 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il cimitero africano di Manhattan a New York è stato dichiarato monumento nazionale
Violenza continua in
Iraq: oltre 20 morti
in due attentati a Baghdad
Visita a sorpresa del
presidente Bush in Afghanistan
1 marzo 2006
L’INVITO DI BENEDETTO
XVI ALL’UDIENZA GENERALE, NEL MERCOLEDI’ DELLE CENERI:
TESTIMONIARE LA VERITA’ DEL VANGELO E LA
SOLIDARIETA’ VERSO I POVERI.
IL CORDIALE SALUTO DEL PAPA AD UN GRUPPO DI LEADER
EBREI E MUSULMANI
Vivere la Quaresima come momento
di conversione all’amore verso gli altri e alla verità del Vangelo, contro la menzogna
che “avvelena l’umanità”. All’udienza generale di questa mattina in Piazza San
Pietro, Benedetto XVI ha invitato i cristiani alla conversione del cuore, ma anche dell’agire personale, che la Quaresima porta
“necessariamente” con sé. Tra le 12 mila persone presenti nel colonnato del Bernini, da sottolineare, tra gli altri, i saluti cordiali
che il Papa ha scambiato alla fine con un gruppo di leader ebrei e musulmani,
presenti all’udienza. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Con la Quaresima i cristiani
scendono con Gesù nel deserto. E con lui pregano, riflettono, digiunano, ma
soprattutto riscoprono l’amore verso gli altri, specie se poveri. Perché la
Quaresima è il periodo privilegiato dell’amore che si fa carità, che permette
al cuore di convertirsi. La coincidenza del Mercoledì delle Ceneri con il
giorno di udienza generale ha permesso a Benedetto XVI di introdurre con una
catechesi dai contenuti profondi il tempo liturgico che culminerà con i misteri
del Triduo pasquale:
“Quest’oggi intraprendiamo un cammino di riflessione e di preghiera
con tutti i cristiani del mondo per dirigerci spiritualmente verso il Calvario,
meditando i misteri centrali della fede. Ci prepareremo così a sperimentare,
dopo il mistero della Croce, la gioia della Pasqua di risurrezione”.
Il simbolo della cenere posta
sul capo, ha spiegato il Papa, ha il senso di una sollecitazione spirituale:
quella di spingerci – nella certezza di ogni caducità umana – “a riporre ogni
speranza soltanto in Dio”. Tornando, di persona e comunitariamente,
ad aderire al Vangelo: la “Parola di verità” di cui
ogni cristiano, ha detto il Pontefice, deve farsi testimone:
“La vita del cristiano è vita di fede, fondata sulla Parola di Dio e
da essa nutrita. Nelle prove della vita e in ogni
tentazione il segreto della vittoria sta nel dare ascolto alla Parola di verità
e nel rifiutare con decisione la menzogna e il male. Questo è il vero e
centrale programma del tempo di Quaresima: ascoltare la Parola di Verità;
vivere e parlare e fare la verità e rifiutare la menzogna che avvelena
l’umanità e la porta a tutti i mali.
La Quaresima, ha proseguito
Benedetto XVI, “ci stimola” verso “un percorso ascetico e liturgico” che, da
una parte, ci fa “aprire il cuore all’amore misericordioso di Cristo”,
dall’altra “ci permette di guardare con occhi nuovi ai fratelli ed alle loro
necessità”:
“Chi incomincia a vedere Dio (…) vede con altri occhi anche il
fratello. Scopre il fratello, le sue necessità. Per questo la Quaresima, come
ascolto della Verità, è nello stesso momento un tempo favorevole per
convertirsi all’amore (...) Convertiamoci necessariamente all’amore!”.
Queste
parole, pronunciate a braccio, hanno portato il Papa a ricordare le tre
dimensioni che caratterizzano questo periodo penitenziale, ricordate anche nel
suo Messaggio quaresimale: il digiuno, la penitenza e, in particolare,
l’elemosina, ovvero la solidarietà:
“Siano giorni di riflessione e di intensa preghiera, in cui ci
lasciamo guidare dalla Parola di Dio, che abbondantemente la liturgia ci
propone. La Quaresima sia, inoltre, un tempo di digiuno, di penitenza e di
vigilanza su noi stessi, persuasi che la lotta al peccato non termina mai,
poiché la tentazione è realtà d’ogni giorno e la fragilità e l’illusione sono
esperienze di tutti. La Quaresima sia, infine, attraverso l’elemosina,
occasione di sincera condivisione dei doni ricevuti con i fratelli e di attenzione
ai bisogni dei più poveri e abbandonati”.
Il saluto ad un gruppo di
musulmani e di ebrei - con i quali Benedetto XVI si è soffermato dopo
l’udienza, lungo il tragitto a piedi verso la giardinetta - era stato preceduto
da parole di benvenuto particolari, rivolte dal Papa al Pontificio Comitato di
Scienze Storiche, al Collegio Sant’Isaia - nel centenario di questa istituzione
dell’ordine Antoniano Maronita – e ai futuri
sacerdoti del Seminario interdiocesano di Taranto. “Cari seminaristi – ha detto
loro il Papa - vi invito a fondare la vostra esistenza sulla salda roccia della
parola di Dio, per essere coraggiosi annunciatori del Vangelo di Cristo in
questo nostro tempo”.
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OGGI POMERIGGIO IL PAPA
PRESIEDE SULL’AVENTINO I RITI DEL MERCOLEDI’
DELLE CENERI: LA PROCESSIONE DALLA BASILICA DI
SANT’ANSELMO E LA STAZIONE QUARESIMALE NELLA BASILICA
DI SANTA SABINA
- La riflessione del
cardinale Francis Arinze -
Oggi
pomeriggio Benedetto XVI presiederà sull’Aventino i riti del Mercoledì delle
Ceneri: la processione penitenziale dalla Basilica di Sant’Anselmo e la
Stazione Quaresimale nella
Basilica di Santa Sabina con la celebrazione
eucaristica e il rito di benedizione
e imposizione delle ceneri. La Radio Vaticana
trasmetterà la cronaca dell’evento con commento in italiano a partire dalle
16.30 sull’onda media di 585 kHz
e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma sul
Tempo della Quaresima che inizia oggi ascoltiamo questa breve riflessione del
cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti, al microfono di Giovanni Peduto:
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La Quaresima è il tempo di
preparazione per la Pasqua. La Chiesa ci chiama specialmente a riconvertirci a
Dio. Tutti noi possiamo essere sempre più convertiti verso Dio. La conversione
ha tanti gradi; amare Dio di più, pentirci dei nostri peccati, mostrando amore
per il prossimo nel mondo di oggi. Noi ascoltiamo la televisione, la radio, e
ci parlano di tensione, di vendetta, di odio, di violenza. La Quaresima ci
chiama alla riconciliazione, al pentimento, al perdono. Questa è la via di Gesù
all’amore, alla giustizia e tutto questo è la strada verso la Pasqua.
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MESSAGGIO DI BENEDETTO
XVI IN OCCASIONE DELLA TRADIZIONALE CAMPAGNA
DI FRATERNITA’ PROMOSSA DALLA CHIESA BRASILIANA PER LA QUARESIMA
E CHE QUEST’ANNO SI SVOLGE SUL TEMA DELLA DISABILITA’
- A cura di Sergio Centofanti
-
E’ iniziata oggi in Brasile
l’annuale Campagna di Fraternità promossa per la Quaresima dalla Conferenza
episcopale brasiliana. La Campagna si svolge quest’anno sul tema “Fraternità e persone con disabilità”
e con il motto “Alzati, mettiti nel mezzo”.
Il Papa – in un messaggio a firma del segretario di Stato cardinale Angelo
Sodano inviato al cardinale Agnelo Geraldo Majella, presidente dei vescovi brasiliani – afferma che il
tema di quest’anno “assume un carattere di riflessione e di stimolo per
rinnovare con più forza il mandato della carità, specialmente verso coloro che
soffrono qualche disabilità”. Non si tratta – scrive
il Papa – “solo di un atteggiamento di tenerezza e di consolazione”, ma di
realizzare “un’opera di pieno inserimento” nella società “di questi nostri fratelli e sorelle in Cristo”. Sulla scia di Giovanni
Paolo II, Benedetto XVI ribadisce che la
persona disabile “anche quando risulta ferita nella mente o nelle sue capacità
sensoriali e intellettive, è un soggetto pienamente umano, con i diritti sacri
e inalienabili propri di ogni creatura umana. L’essere umano, infatti,
indipendentemente dalle condizioni in cui si svolge la sua vita e dalle
capacità che può esprimere, possiede una dignità unica ed un valore singolare a
partire dell’inizio della sua esistenza sino al momento della morte naturale”.
Benedetto XVI sottolinea che “assumere la dignità voluta da Dio, che questa
stessa vita comporta, esige atteggiamenti di impegno a volte eroici e degni del
premio eterno, non solo da parte di coloro che patiscono tali sofferenze ma
anche di quanti aiutano i più bisognosi”.
Nell’illustrare criteri e orientamenti dell’iniziativa, il
vescovo Odilo Scherer, segretario generale della
Conferenza episcopale brasiliana, ha lanciato un messaggio a quanti sono sani affinché
superino preconcetti e discriminazioni per accogliere
e valorizzare coloro che sono affetti da menomazioni. I vescovi brasiliani
nella preghiera composta per l’iniziativa di quest’anno chiedono al Padre di
misericordia l’aiuto a saper riconoscere in ogni essere umano la dignità di
figlio di Dio e a comprendere che il segreto della felicità risiede nel
condividere gioie e dolori con i sofferenti e gli esclusi.
NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Atakpamé, in Togo,
presentata da mons. Julien Mawule
Kouto, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di
Diritto Canonico.
Il Papa ha nominato vescovo di Ferns, in Irlanda, il rev. Denis Brennan,
del clero della medesima diocesi, finora parroco di Taghmon
e vicario foraneo. Il rev. Denis Brennan è nato a Springmount, Ratnure, Co.Wexford, il 20 giugno 1945. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, avvenuta
il 31 maggio 1970 per la diocesi di Ferns, è stato
ammesso nella Scuola Missionaria diocesana The Blessed
Sacrament Fathers – House
of Missions a Enniscorthy.
Per oltre vent'anni ha predicato missioni popolari e ritiri in varie parrocchie
e comunità religiose in tutte le diocesi d'Irlanda e in Gran Bretagna. È stato l'ultimo Superiore della House of Missions prima che questa venisse
chiusa nel 1992. Successivamente è stato nominato amministratore della nuova
parrocchia di St Senan's a Enniscorthy. Dal 1997 è parroco a Taghmon,
conservando anche l'ufficio di vicario foraneo per il Wexford
Deanery cui era stato
chiamato nel 1988. Attualmente, inoltre, è membro del Consiglio finanziario
diocesano.
In Argentina, Benedetto XVI ha
nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Buenos Aires il rev. Sac. Raúl
Martín, del clero della stessa arcidiocesi, finora
parroco di Sant’Antonio di Padova a Buenos Aires, assegnandogli la sede
titolare vescovile di Troina. Il rev. Raúl
Martín è nato a Buenos Aires il 9 ottobre 1957. È
stato ordinato sacerdote il 17 novembre 1990. E’ stato parroco di Nostra
Signora del Perpetuo Soccorso (1997 – 2000), vice-incaricato dell’arcidiocesi
per la pastorale dell’infanzia, assistente ecclesiastico del Seminario
Catechistico "María Sede de la Sabiduría" (1991-1994). Dal 2001 è parroco di
Sant’Antonio di Padova a Buenos Aires.
APPELLO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE ALLA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE PERCHE’ AIUTI LE POPOLAZIONI
SOFFERENTI DEL SUDAN. IL PORPORATO E’ APPENA TORNATO DA UN LUNGO VIAGGIO NEL
PAESE AFRICANO
- Intervista con il porporato -
Il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, è appena tornato da una visita pastorale in Sudan, che si è svolta
dal 17 al 25 febbraio. Un viaggio impegnativo e lungo che lo ha portato da nord
a sud a incontrare una Chiesa viva anche se spesso sofferente. Il porporato ha
potuto visitare anche i campi profughi nella martoriata regione del Darfur. Ma quali sono i principali problemi dei cristiani
del Sudan? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso cardinale Sepe:
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R. - Naturalmente, i problemi
sono comuni: i problemi di una Chiesa costretta a vivere, qualche volta anche a
sopravvivere, considerando le condizioni anche religiose, sociali, politiche in
cui versa attualmente il Paese. Ma posso dire che è una Chiesa molto fiera
della propria identità, molto impegnata a predicare e a testimoniare il Vangelo
attraverso la testimonianza della carità e delle opere che i cattolici riescono
a realizzare per aiutare queste popolazioni ad uscir fuori
dalla drammatica situazione in cui si trovano.
D. - Vogliamo puntare
l’attenzione sui profughi: cos’ha trovato, cosa ha visto?
R. - Prima di recarmi nel Darfur
ho visitato la periferia di Khartoum
dove ci sono migliaia e migliaia di profughi che vengono dal Sud e quindi dalle
stesse condizioni in cui si trova il Darfur.
L’impressione è qualche cosa che stravolge, perché ci si trova di fronte ad una
realtà cruda e terribile, ai limiti della sopravvivenza. Però anche in queste zone,
i cattolici, hanno sempre un grande entusiasmo, soprattutto
quando ho potuto rappresentare la vicinanza, l’affetto, le preghiere, la
benedizione del Papa: per loro sono state uno stimolo formidabile. Naturalmente
hanno bisogno di tutto, hanno bisogno soprattutto di speranza, di coraggio,
hanno bisogno di radicare la propria fede per non farsi vincere da queste
drammatiche situazioni. Naturalmente la Chiesa è molto presente, forse è l’unica presente, è l’unica attraverso il clero autoctono, i
religiosi ma anche e sopratutto i missionari, e cerca di dare loro un segno di speranza per la loro sopravvivenza.
D. - Vorrebbe, Eminenza,
lanciare un messaggio alla comunità internazionale per risolvere questi
problemi?
R. - Sì, io lo dicevo
nell’ultimo discorso che ho fatto nel Darfur, anche
ai rappresentanti delle varie organizzazioni caritative che sono presenti nel Darfur: se non
ci si mette insieme, per sollevare le forze di queste popolazioni, noi
mancheremmo ad un dovere umano, etico, morale e religioso. Invito tutti coloro
che hanno a cuore la sopravvivenza di centinaia di migliaia di esseri umani ad
unirsi perché possano trovare quelle iniziative e realizzare quei progetti per
dare un po’ più di dignità a questi popoli che spesso vivono in condizioni disumane.
D. - Spostiamo l’attenzione
ancora su un punto delicato. Quali prospettive ci sono nel dialogo tra
cristiani e musulmani in Sudan?
R. – Da quello che mi dicevano
anche vescovi, sacerdoti, quelli che vivono ogni giorno la vita del Sudan, ci
sono molte possibilità di dialogo, soprattutto con le frange moderate. Si cerca
insieme di dialogare e trovare delle soluzioni. Naturalmente lì dove ci sono
queste schegge impazzite, questi estremismi, purtroppo, i cristiani subiscono
tante violenze e qualche volta perdono anche la vita. Io credo che con un
paziente dialogo con coloro che sono rispettosi anche delle fedi, delle
credenze altrui, si può, insieme, aiutare la gente del Sudan a ricostruire il
proprio futuro.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "La Quaresima: un itinerario di riflessione e di intensa
preghiera"; all'udienza generale del Mercoledì delle Ceneri, Benedetto XVI
invita i fedeli ad intraprendere un cammino penitenziale per dirigersi
spiritualmente verso il Calvario, meditando i misteri centrali della fede.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata ai temi della Quaresima.
Servizio
estero - In rilievo l'Iraq, dove attacchi e sanguinose rappresaglie non danno
tregua.
Servizio
culturale - Un articolo di Marco Impagliazzo su un
recente volume di Valerio De Cesaris dal titolo
"Il filogiudaismo cattolico in Italia
(1789-1938)"
Servizio
italiano - In primo piano l'economia: occupazione in calo; crescita zero. Resi
noti i dati dell'Istat sul 2005.
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1
marzo 2006
GLOBALIZZARE LA SOLIDARIETÀ: EBREI
E CRISTIANI INSIEME PER DAR VITA
A PROGETTI SOCIALI. È L’OBIETTIVO DELL’INCONTRO PROMOSSO IERI A ROMA
DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
- Interviste con Andrea Riccardi,
Riccardo Di Segni e mons. Vincenzo Paglia -
Promuovere una cultura solidale
e far sì che ebrei e cristiani collaborino in progetti comuni: questi gli
obiettivi dell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio a Roma, in Campidoglio.
Ospitato dal Comune, è stato voluto dalla Comunità di
Sant’Egidio e dalle Comunità ebraiche italiane. Tema proposto:
“Globalizzare la solidarietà: ebrei e cristiani da
Roma per il mondo”. E proprio oggi la Comunità di S. Egidio avvia un
progetto per volontari con la Comunità ebraica di Roma. Ma quali iniziative
promuovere per contribuire alla globalizzazione della solidarietà? Tiziana Campisi lo ha chiesto al prof. Andrea Riccardi:
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“La solidarietà rappresenta quel
reticolo profondo che lega gli uomini e le donne gratuitamente, la solidarietà
si vede nella famiglia, si vede nella nascita della simpatia, si vede nel
legame con il povero, si vede nel sostegno a tutti. Io credo che la solidarietà
non si ordini e non cada dall’alto, ma vi sia bisogno di promuovere una cultura
della solidarietà. Allora, questo incontro che la Comunità di Sant’Egidio ha
realizzato insieme alla Comunità ebraica è un incontro che deve fare crescere –
diciamo – dal basso questa coscienza alla solidarietà
e questo bisogno di solidarietà”.
Ed oggi, la Comunità di
Sant’Egidio dà il via ad un progetto di formazione per il volontariato. Ancora
il prof. Riccardi:
“Parte con un gruppo della
Comunità ebraica, questo corso per come essere presenti e come sostenere i
poveri, ed è molto bello. Ma del resto, l’amicizia tra Sant’Egidio e la
Comunità ebraica è un’amicizia che ha le sue radici ormai in decenni e decenni,
nella solidarietà e nella vicinanza, in tanti momenti. E quindi, questo non è
che una conseguenza”.
Sui concetti di giustizia e
solidarietà, si è voluto soffermare il rabbino capo della Comunità ebraica di
Roma, Riccardo Di Segni. A lui abbiamo chiesto in quali attività sociali è
impegnata a Roma la Comunità ebraica:
R. – Siamo impegnati a largo
raggio in attività che riguardano l’assistenza ai poveri, agli anziani, nella
ricerca del lavoro, ai malati e in diversissime attività, secondo le esigenze
della modernità: sul piano psico-pedagogico, psicologico
… quindi, a 360°. Il nostro impegno è purtroppo una goccia in un mare di
difficoltà e di necessità!
D. – Pensate a progetti da
condividere e portare avanti con la comunità cristiana?
R. – Sì. Ci stiamo lavorando
discretamente. Vedremo i frutti tra breve.
Mons.
Vincenzo Paglia, presidente della Commissione ecumenismo e dialogo della
Conferenza episcopale italiana, intervenuto all’incontro, ha sottolineato
invece che le società necessitano di una correzione solidaristica.
Ma in che modo?
R. – Le società hanno bisogno di
un freno e di un cambio di rotta. In altre parole: la competitività come unica
legge che imbarbarisce la vita dev’essere corretta da
un nuovo spirito, che è quello della solidarietà, che non è solo una virtù
astratta, ma che si deve declinare nella economia, nella politica, nella
cultura, nelle relazioni ordinarie.
D. – Ma come aiutare l’individuo
ad uscire dall’individualismo e farlo crescere nella solidarietà?
R. – Nel linguaggio cristiano,
si dice “convertirsi”. E’ Quaresima: cerchiamo di capire che la vita non è solo
pensare a sé, ma appunto pensare a qualcun altro, a Dio, ai suoi figli che sono
i nostri fratelli.
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LA PARTICOLARE CONDIZIONE DI CIPRO, PAESE MEMBRO
DELL’UE CHE VIVE ANCORA
LA
SPACCATURA CON LA PARTE NORD INVASA DAL 1974 DALLA TURCHIA:
RICORDATA DAL presidente
del parlamento cipriota Dimitris Christofias
IN VISITA nei giORni scorsi in
Italia
-
Intervista con Giuseppe Bettoni -
“L'Unione Europea deve dare una
risposta al problema di Cipro in linea con i suoi diritti fondativi.” Lo ha
dichiarato in un incontro con la stampa il presidente del Parlamento cipriota Dimitris Christofias che è stato
nei giorni scorsi in Italia. Ieri l’incontro con il segretario generale delle
Nazioni Unite Kofi Annan.
Il servizio di Fausta Speranza:
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Il
governo di Cipro propone la costituzione di una federazione composta dalle due
comunità: quella greco-cipriota e quella turco-cipriota: lo ribadisce il presidente del
Parlamento Christofias spiegando che Ankara continua
a volere una Repubblica turca indipendente di Cipro del Nord.
Nel 1974 la Turchia ha invaso il Paese occupando oltre il 36% del suo territorio. La autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord da allora
sarà riconosciuta solo dalla Turchia e permangono restrizioni di viaggio e
commercio imposte dall'ONU. Alla vigilia dell’ingresso della parte greca
nell’Unione Europea a maggio 2004, lo stesso Kofi Annan si è impegnato in un lungo negoziato
ma al referendum sulla riunificazione è stato decisivo il ‘no’ dei greco-ciprioti. Attualmente si è creata una sorta di
impasse: la Repubblica di Cipro è parte integrante dell’Unione Europea;
Bruxelles ha avviato il processo negoziale per un’eventuale adesione della
Turchia; Ankara non riconosce Cipro ma ha firmato
impegni che a livello commerciale la vincolano anche nei confronti di Nicosia. E dietro questa impasse si nascondono problematiche
sociali non da poco, come ci spiega il professore Giuseppe Bettoni,
docente di geopolitica all’Università Tor Vergata di
Roma:
R. – Cipro, in realtà, è un gran
problema, non come Stato in sé – sia ben chiaro: assolutamente! – ma come situazione economico-sociale. Una situazione strana, con questa
linea verde che divide la parte cipro-greca con 700
mila abitanti e più, dalla parte turca, che invece ne conta 200 mila ma che è
molto, molto più povera. Cipro usa, praticamente, la parte greca, i flussi
migratori che ormai arrivano in una massa enorme verso l’isola, a proprio uso e
consumo. Basti pensare che nel 2004 ci sono state
8.000 domande d’asilo rivolte alla parte greca
e sono state espulse 2.800 persone e quindi si va all’espulsione con una
certa facilità. E non va trascurato neanche il “gap” salariale: un turco che
dal nord va a Cipro a lavorare guadagnerà un terzo rispetto a quello che
guadagnerebbe un greco che lavora sempre a Cipro. Ma tutti gli altri immigrati
che sbarcano, via la Libia, via i Paesi arabi, facilmente nella parte turca vanno
a fare i lavori che i turchi stessi non vogliono fare più e sono pagati
addirittura un quinto di quanto sarebbe pagato, invece, un turco. Questo ci dà
la dimensione delle differenze, degli abusi che avvengono in quest’Isola. Per
non dimenticare l’impressionante traffico di prostituzione nei numerosi luoghi,
appunto, di prostituzione che si trovano sia nella parte turca – più a buon
mercato – che nella parte greca, un po’ più cari, e che sono praticamente
autorizzati dal governo di Cipro. Viene rilasciato,
infatti, un permesso di soggiorno destinato “a questioni artistiche” e, dunque,
a tempo e per non più di sei mesi. Viene rilasciato a
donne e si sa che molte di loro vanno a praticare la prostituzione. Per non
parlare del fatto che Cipro concede ai lavoratori turchi, che a migliaia
scendono ogni giorno nella parte greca, un permesso di soggiorno annuale,
facilmente rinnovabile, ma per non più di quattro volte. Questo perché la legge
cipriota prevede che dal quinto anno di residenza si diventi di diritto cipriota.
Quindi, come si vede, è un Paese dell’Unione Europea che viola in maniera
abbastanza evidente gran parte dei diritti che invece l’Unione Europea difende.
Ecco: questo, secondo me, contribuisce a lasciare la situazione di Cipro in
quella situazione di non-riconoscimento, perché la parte turca e Cipro stessa
diventano una specie di buco nero che noi ci teniamo sotto casa per comodità.
D. – Ecco, un buco nero sotto
casa. In realtà, potrebbe rappresentare un avamposto dell’Unione Europea, tra
Turchia, Siria, Israele e il Cairo. E, dunque, è anche un’occasione mancata per
l’Unione Europea per sfruttare questo tipo di avamposto?
R. – E’ vero che come Cipro è un
elemento fondamentale oggi – lo è diventato negli ultimi due anni – di
destinazione e di immigrazione da tutto il mondo arabo, dall’Estremo Oriente e
anche da parte dell’Est europeo, potrebbe diventare invece un elemento
fondamentale di relazione con tutto quello che è Medio Oriente e mondo arabo.
Certamente dopo aver risolto la faccenda turca. Bisognerebbe cercare di
invertire una situazione che è stranamente negativa per creare un ruolo
importante di rapporto tra Unione Europea e il resto del mondo arabo, o comunque
del Medio Oriente.
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LA DROGA VIAGGIA SEMPRE PIU’
PER POSTA: COSI’ L’ULTIMO RAPPORTO SUL TRAFFICO INTERNAZIONALE DI STUPEFACENTI
- Intervista con Gilberto Gerra
-
Sempre
più la droga viaggia per posta. Secondo il rapporto presentato a Roma dal
Comitato Internazionale dei Narcotici (INCB) il traffico internazionale di
sostanze stupefacenti utilizza sempre più le reti postali e Internet per
incrementare un mercato che vale diverse centinaia di milioni di dollari. In
leggero calo la produzione delle droghe tradizionali, ma aumenta in maniera
consistente la loro tossicità. 22 milioni i consumatori di cannabis
in Europa. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
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Il
Nord-Africa rimane in testa alle classifiche per la produzione di cannabis, ma è il Marocco a coprire l’80% della richiesta
del mercato europeo. In forte calo la produzione della coca in Colombia – dove
hanno avuto un discreto successo le politiche di riconversione agricola - ma a spingere verso l’alto la produzione di
droghe in l’America Latina sono nuovamente Bolivia e Perù. L’Asia occidentale
mantiene il primato della produzione di oppiacei e qui è l’Afghanistan a farla
da padrone avendo conquistato anche il titolo di produttore mondiale di eroina.
La comunità internazionale s’interroga sulle nuove strategie per sradicare il
fenomeno delle colture illecite. Gilberto Gerra,
direttore del Comitato internazionale sui narcotici presso le Nazioni Unite:
“Noi sosteniamo
che non sia pensabile la eradicazione
del fenomeno con piccoli progetti di sostituzione di queste colture con altre
colture. Vogliamo che la eradicazione
si attui nell’ambito di una prospettiva di sviluppo serio per queste
popolazioni, in modo che non si creino emergenze umanitarie, in modo che queste
popolazioni rimangano le protagoniste e non popolazioni assistite per queste
pratiche di eradicazione”.
L’80% della produzione di
ecstasy avviene in Europa, con i principali laboratori in Olanda Polonia e
Belgio. Secondo il Rapporto 2005 dell’INCB a preoccupare i governi occidentali
è in particolar modo il traffico di sostanze psicotrope di derivazione farmacologica, il cui commercio sempre più avviene via Internet e poste ordinarie.
“L’inquietante
dato del mondo nord-americano che sta usando oppioidi
per il dolore, prescrivibili normalmente per i malati di cancro, per il dolore
da metastasi, utilizzate nei college americani o nelle scuole superiori
americane, trasmettono una grande inquietudine. Di solito queste modalità si trasmettono
verso est al nostro continente, dopo che si sono diffuse negli Stati Uniti.
Quindi, ci possiamo aspettare questa diffusione delle anfetamine. E domani
potrebbero essere delle meta-anfetamine, queste droghe
per il dolore, che sono estese all’età della scuola superiore oppure ai primi
anni dell’università”.
Prioritario – spiega Gerra -, per
i governi che vogliono contrastare il fenomeno delle tossicodipendenze e del
traffico di stupefacenti, non è soltanto la guerra ai produttori e ai
trafficanti, ma anche la prevenzione nei confronti delle possibili vittime
soprattutto in età scolare. In Italia, si stima infatti
che nel 2005 almeno il 10,4% abbia fatto
uso almeno una volta di cannabis, mentre il 2% degli
adolescenti fino a 15 anni ne ha abusato almeno una volta alla settimana.
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NUOVA EDIZIONE DI “RADIOQUARESIMA”, LA
PAGINA DI PREPARAZIONE ALLA PASQUA CURATA DALLA NOSTRA EMITTENTE
-
Intervista con Marco Cardinali -
Come
consuetudine, con il Mercoledì delle Ceneri, sulle frequenze della nostra
emittente, prende il via RadioQuaresima,
l’annuale proposta di spiritualità, in preparazione della Pasqua, curata dal
programma “Orizzonti cristiani”. Per saperne di più, Eugenio Bonanata ha
intervistato Marco Cardinali, responsabile di Orizzonti
cristiani:
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R. – La trasmissione è sempre in
duplice, come se fosse un binario, su due aspetti diversi. Si muove sul primo,
sul versante delle meditazioni che vanno in onda alle 24 e alle 7 e 20 della
mattina, e sull’l’altro invece, nelle trasmissioni pomeridiane dove ci sono
delle trasmissioni specifiche in alcuni giorni della settimana, perché negli
altri ci sono le consuete trasmissioni che si occupano di argomenti
naturalmente quaresimali. Il primo ciclo, quello delle meditazioni, quest’anno
si occupa dei Sacramenti; quaranta riflessioni fatte da autorevoli teologi,
esperti di spiritualità ma anche testimoni del Vangelo, proprio sui sacramenti
della Chiesa.
D. – Sono argomenti importanti,
quelli dei sacramenti nel Magistero, ma anche di concreta rilevanza nella
quotidianità. Come saranno strutturati questi appuntamenti?
R. – Sono strutturati con delle
meditazioni di circa nove minuti, almeno per quanto riguarda questo spazio
Orizzonti e meditazioni, ciascuna delle quali ha una parte introduttiva,
generale, in cui si illustrano anche le fonti bibliche, il Magistero ecclesiastico
riguardo appunto al Sacramento preso in considerazione. Ma anche il significato
nella vita del popolo di Dio, dunque questa unione tra la teoria e la
conoscenza maggiore, ma anche la pratica la vita vissuta la vita di fede che
appunto si incarna con i Sacramenti nella vita di ogni giorno. Il magistero i documenti
della Chiesa, la vita di fede, i Padri, il Papa stesso e la sua parola ci
aiuterà ad entrare in quello che non solo è fondamentale, ma direi è
essenziale, nella vita del cristiano nella vita di fede. Senza i Sacramenti non
abbiamo quegli sostegni, quegli strumenti necessari per vivere ogni giorno e
ogni momento della nostra esistenza non solo di fede ma anche reale,
quotidiana, la vita di tutti i giorni.
D. – Un altro ciclo
caratterizzerà poi questo periodo che è il ciclo intitolato “La vera libertà”
dal libro di mons. Comastri. Qualche particolare?
R. – “La vera libertà” è un
ciclo di diciotto meditazioni che verranno trasmesse
dal due marzo all’otto aprile, ogni giovedì, venerdì e sabato alle ore 14 e 30,
17 e 30 e alle 23, che raccolgono appunto le meditazioni dell’arcivescovo,
Angelo Comastri, che ci aiuta ad entrare nella vera libertà del cristiano.
Talvolta, pensiamo di essere liberi ma dobbiamo
scoprire una libertà che è diversa dal fare ciò che vogliamo, ma che è una
libertà che si radica in Cristo.
D. – Gli ascoltatori potranno
seguire attraverso la radio e Internet, ma c’è anche un libro che sempre
raccoglie queste trasmissioni. Si tratta di un vero e proprio prodotto
multimediale?
R. – Siamo arrivati ormai
all’undicesimo libro, che raccoglie altrettante undici RadioQuaresima,
ma sono tanti anni che vanno avanti le RadioQuaresima,
è proprio una consuetudine di Orizzonti cristiani. Raccoglie queste meditazioni
per aiutare anche gli ascoltatori a riprendere anche a distanza di tempo ciò
che ascoltano tramite la radio. E sì, è un prodotto multimediale perché non
solo c’è il libro, non solo possono ascoltarlo attraverso la radio
ma chiunque poi può richiedere al nostro ufficio Promozione e Sviluppo
la registrazione di tutta la RadioQuaresima.
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1 marzo 2006
“IL
CRISTIANO NON DEVE AVERE PAURA”: COSI’ IL PATRIARCA
LATINO DI GERUSALEMME MICHEL SABBAH, NEL MESSAGGIO QUARESIMALE DALLA TERRA
SANTA DOVE PAURE, ANSIETA’ E INSICUREZZA RENDONO ANCORA LA GIUSTIZIA, LA PACE
E LA
RICONCILIAZIONE “UN MIRAGGIO LONTANO”
GERUSALEMME. = “Il grido delle moltitudini affamate di
gioia, di pace e di amore” citate da Benedetto XVI nel suo messaggio
quaresimale è quello di coloro che vivono in Terra Santa dove con le “paure,
l’ansietà e l’insicurezza, la ricerca di giustizia, di pace e di riconciliazione
resta un miraggio lontano”. È quanto scrive nel suo Messaggio per la Quaresima
– riportato dall’agenzia SIR - il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah. “Le elezioni
palestinesi hanno fatto emergere nuove forze che prendono in mano i nostri destini
– afferma mons. Sabbah - e attendiamo quelle
israeliane per capire quale sorte ci attende”. Dinanzi a tutto questo “la
Quaresima ci ricorda che camminando verso Dio, camminiamo con tutti gli uomini,
nei volti dei quali vediamo riflessa l’immagine di Dio e con i
quali condividiamo gioie e sofferenze per costruire la nostra società.
Per questo il cristiano non deve avere paura. La nostra vita è una lotta
continua per perseverare nel cammino verso Dio, una lotta per trasformare tutta
la nostra vita in momenti di grazia”. Il patriarca Sabbah
si sofferma poi sul tema della carità: “Tra di noi ci
sono molti poveri. Siamo una Chiesa povera che riceve ma
dobbiamo ricordarci che abbiamo anche la capacità di amare e di donare. La
nostra Caritas Gerusalemme dovrebbe diventare quella di una Chiesa che sa
organizzare la carità dei suoi fedeli, ricchi e poveri, per renderli capaci di
donare”. Una rieducazione che secondo mons. Sabbah,
“insegna al cristiano a vivere, anche nel bisogno e nella povertà, la comunione
della prima chiesa di Gerusalemme”. Ma per far ciò - avverte il patriarca -
“occorre sconfiggere l’individualismo, andare oltre le visioni personali, per
abbracciare tutta la comunità parrocchiale. Nessuno deve restare nell’indigenza
e nella solitudine”. “L’amore – conclude – garantirà che la nostra fede e la
nostra vita di comunione non diventino forme di confessionalismo
o di fanatismo aggressivo”. (R.G.)
AVIARIA:
CHIUDONO LE FRONTIERE DI DIVERSI PAESI TERZI
IMPORTATORI DALL’EUROPA DI POLLAME E PRODOTTI DERIVATI.
RIUNITI
OGGI I CAPI VETERINARI DELL’UNIONE
EUROPEA
PER LA MESSA A PUNTO DI NUOVE MISURE DI PREVENZIONE.
IN
GERMANIA IL PRIMO CASO IN EUROPA DI UN GATTO CONTAGIATO
BRUXELLES. = A causa dell'influenza aviaria prime
frontiere chiuse di Paesi terzi che da anni acquistano prodotti avicoli
dall'Europa. A farne le spese tutti gli Stati
comunitari - tra cui l'Italia - colpiti
dal virus anche se presente solo negli uccelli selvatici; eccetto la Francia,
dove sono stati infettati dei tacchini, e la Germania, dove per la prima volta
in Europa ma non nel mondo, è stato contagiato dall'H5N1 un gatto. I felini
sono molto sensibili al virus dell'influenza aviaria ma
non si è mai constatato il passaggio del virus da questi animali all'uomo.
Hanno chiuso le frontiere alle esportazioni italiane di carne avicole e
prodotti derivati, il Kenya, la Romania, la Thailandia
e l'Unione degli Emirati Arabi, secondo quanto notificato alla Commissione
europea o all'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto).
Il Kenya per le stesse ragioni ha chiuso le frontiere anche a Cipro, la Romania
all'Austria, la Thailandia anche a Francia, Germania,
Austria, Bulgaria, Cipro, Grecia, Slovenia e Ungheria. Quanto agli Emirati
Arabi Uniti, hanno messo al bando le esportazioni di pollame e prodotti avicoli
da tutti i Paesi del mondo. Decisioni analoghe sono state notificate per altri
partner europei dal Giappone e dalla Corea del sud. Al di là dell'eventuale
perdita economica, anche se di fatto l'Europa aveva in
primis messo al bando le importazioni di pollame e prodotti derivati dai Paesi
colpiti dal virus H5N1, la chiusura delle frontiere rappresenta un segnale
negativo per l'intero comparto e per i consumatori a livello mondiale. Intanto
oggi i capi veterinari dei 25 Stati membri dell'Ue
metteranno a punto ulteriori misure di prevenzione in caso di scoperta di un
focolaio. (R.G.)
A VENT’ANNI DALLA CATASTROFE
NUCLEARE DI CHERNOBYL, SI TERRA’
DA DOMANI AL 4 MARZO A SLAVUTYCH, IN UCRAINA, UNA CONFERENZA
INTERNAZIONALE - PROMOSSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA - SUI TEMI DELLA SICUREZZA E
SUL RUOLO DEI POTERI LOCALI E REGIONALI
NELLA
GESTIONE DEI RISCHI
SLAVUTYCH. = “Chernobyl,
20 anni dopo: i poteri locali e regionali di fronte alle catastrofi”: su
iniziativa del Consiglio d’Europa, si terrà dal 2 al 4 marzo a Slavutych, in Ucraina, una Conferenza internazionale in
occasione del ventesimo anniversario della più grave catastrofe nucleare di
tutti i tempi, avvenuta il 26 aprile 1986, che provocò 32 morti ufficiali,
decine di migliaia di feriti e contaminati ed oltre 100mila sfollati.
L’incontro, cui ne seguiranno altri in prossimità della ricorrenza, “vedrà
riuniti – informa una nota del Consiglio d’Europa - rappresentanti locali e
regionali, membri dei Parlamenti nazionali, rappresentanti governativi e membri
di organizzazioni non governative, così come studiosi e specialisti in
materia”. I partecipanti “discuteranno dei problemi della sicurezza nucleare oggi,
della gestione dei rischi e del ruolo, ormai ampiamente riconosciuto, dei poteri
locali e regionali in questo ambito”. Durante la Conferenza sarà inaugurato il
Forum europeo per la gestione delle catastrofi. L’Assise
sarà aperta giovedì 2 marzo, da Yavuz Mildon, presidente della Camera delle Regioni (CdE). Ai lavori interverrà tra gli esponenti politici Viktor Baloga, ministro per la
Protezione della popolazione dell’Ucraina.
IL
CIMITERO AFRICANO DI MANHATTAN A NEW YORK E’
STATO DICHIARATO
MONUMENTO
NAZIONALE: CIO’ AIUTERA’ – HA DETTO IL PRESIDENTE
BUSH –
AD
ONORARE LA CULTURA E IL CONTRIBUTO OFFERTO
AGLI
STATI UNITI DALLE POPOLAZIONI AFRICANE
NEW YORK. = Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha dichiarato monumento
nazionale una porzione del Cimitero africano di Manhattan,
dove furono sepolti nel Settecento circa ventimila
schiavi e neri liberati. Il cimitero, che si trova nella
punta sud di Manhattan ed è stato riscoperto
nel 1991, “aiuterà a meglio comprendere e onorare la cultura e il contributo
vitale di generazioni di africani e americani di origini africane”, ha
dichiarato Bush nella proclamazione firmata ieri. (R.G.)
DALL’ASSEMBLEA ANNUALE DEI CATECHISTI INDIANI, SVOLTASI
NELLA CITTA’ DI VARANASI,
IL MANDATO DI PROCLAMARE IL VANGELO
NON SOLO A PAROLE MA SOPRATTUTTO CON LA
TESTIMONIANZA DI VITA
VARANASI. = Proclamare il Vangelo
non solo con le parole, ma anche con la testimonianza concreta di vita. Con
questa indicazione si è conclusa a Varanasi, la città
santa dell’Induismo, l’assemblea annuale
dell’Associazione nazionale dei catechisti indiani. Una sessantina di membri
dell’Associazione hanno parlato di come aggiornare i contenuti e i metodi
catechistici anche alla luce delle esperienze realizzate da alcuni movimenti
laicali emersi in questi anni in India, il cui approccio innovativo si è
rivelato particolarmente efficace. Dal confronto di queste varie esperienze è
emersa la comune convinzione sulla necessità di superare i metodi catechistici
tradizionali, più scolastici, per mirare piuttosto ad una formazione che si
realizzi attraverso cammini formativi integrali, fondati su una vera esperienza
di fede. Come si legge, infatti, nella dichiarazione conclusiva, l’uomo contemporaneo
ascolta più volentieri le testimonianze che gli “insegnanti” e troppi fedeli
sono stati sì “sacramentalizzati, ma non ancora
evangelizzati”. Di qui l’invito ai catechisti ad essere “non solo
annunciatori della Parola, ma più ancora realizzatori della Parola"
e ad un maggiore spirito di iniziativa per approfondire la fede dei fedeli. (L.Z.)
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1 marzo 2006
- A cura di Fausta Speranza ed
Amedeo Lomonaco -
Non si arresta in Iraq l’ondata di violenze
innescata la scorsa settimana dall’attacco contro la moschea sciita di Samarra: almeno 26 persone sono rimaste uccise stamani a Baghdad
in due attentati kamikaze avvenuti in rapida successione nei pressi di un posto
di polizia e di una stazione si autobus. Sempre nella
capitale irachena, è ripreso il processo contro Saddam Hussein, rinviato al
prossimo 12 marzo. Ieri la pubblica accusa ha presentato un documento che
proverebbe la responsabilità dell’ex rais nella strage di 143 sciiti avvenuta
nel villaggio di Dujail nel 1982. In questo clima,
dominato da violenze e tensioni, hanno intanto ricevuto vasta eco la ferma
condanna degli scontri e la vicinanza al popolo iracheno espresse domenica
scorsa dal Papa dopo l’Angelus. Ascoltiamo, al microfono di Salvatore Sabatino,
l’arcivescovo latino di Baghdad, Benjamin Sleiman:
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R. – A me veramente dà speranza e coraggio. E’ una
voce molto profetica di questi tempi. Faccio mio l’appello del Papa e prego
affinché tutti coloro che ci ascoltano in questo tempo di Quaresima, si
ricordino di chiedere a tutti di avere speranza, anche in questi tempi bui.
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Forti tensioni anche in Medio Oriente, dove un raid
aereo israeliano condotto questa mattina a Gaza, ha causato la morte del
comandante delle Brigate Al-Quds, l’ala militare
della Jihad Islamica. Dopo questo attacco, gli estremisti
hanno annunciato nuovi attentati contro Israele.
Prima visita in Afghanistan per il presidente
statunitense, George Bush. Al termine dell’incontro
con il capo di Stato afgano, Hamid Karzai, Bush ha dichiarato che il leader di
Al Qaeda, Osama Bin Laden, sarà arrestato e
portato in tribunale. Il nostro servizio:
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La missione del presidente americano George Bush in Asia, che prevede visite in India e in
Pakistan, è cominciata con una tappa non programmata: il capo della Casa Bianca
è arrivato stamani in Afghanistan ed ha incontrato il presidente Hamid Karzai. Bush ha detto che
il leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden
sarà catturato e assicurato alla giustizia. Non mi chiedo – ha precisato Bush –
se sarà arrestato Bin Laden
ma quando verrà catturato. Affrontando un altro
argomento delicato, il presidente americano ha anche aggiunto che “l’Iran non
dovrà possedere la bomba atomica”. I due capi di Stato hanno parlato, poi,
delle operazioni militari in corso contro ribelli talebani e dei progetti tesi
alla ricostruzione dell’Afghanistan, dove gli Stati Uniti hanno dislocato oltre
19 mila soldati. Questo contingente sarà ridotto di almeno 3000 militari entro
la prossima estate, quando sarà completato il trasferimento delle forze della NATO anche nel sud del Paese. In questa regione sono
attualmente impiegati i soldati americani inviati nel 2001 nell’ambito
dell’offensiva lanciata contro i talebani ed Al Qaeda.
Proprio contro presunti militanti islamici è stata sferrata, intanto, un’azione
militare condotta dalle forze di Islamabad nel Waziristan, zona tribale del Pakistan al confine con
l’Afghanistan. Nell’attacco, sono rimasti uccisi almeno 40 guerriglieri.
Secondo molti osservatori, potrebbero aver trovato rifugio nel Waziristan molti capi di al Qaeda ed estremisti, compresi Osama
Bin Laden e il mullah Omar,
dopo la caduta del regime talebano in Afghanistan.
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“Bush e il popolo americano hanno trovato nel mio
governo un alleato solido”. E’ quanto ha affermato il capo dell’esecutivo
italiano, Silvio Berlusconi, al termine dell’incontro di ieri a Washington con
il presidente statunitense. Dopo il colloquio, incentrato sulla guerra contro
il terrorismo, sul ruolo della NATO in Afghanistan e
sulla questione nucleare iraniana, Bush ha dichiarato inoltre che il presidente
del Consiglio italiano “ha portato stabilità nella vita politica dell’Italia e
nelle relazioni con gli Stati Uniti”. Proprio sulle relazioni bilaterali tra
Washington e Roma è incentrato il discorso che Berlusconi pronuncerà tra poco
davanti al Congresso americano, riunito in seduta plenaria.
A Mosca hanno avuto inizio poco fa i negoziati tra
la delegazione iraniana e quella russa sul controverso programma nucleare della
Repubblica islamica. La delegazione iraniana è guidata dal segretario del
Consiglio supremo di sicurezza iraniano, Alì Larijani. Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, ha dichiarato che il suo Paese sta dando prova di
“elasticità” per tentare di risolvere la crisi scatenata dalle sue attività
nucleari, per il quale ha detto che l’Iran non ha “nulla da nascondere”. Durante la sua visita in Giappone, dove è
stato ambasciatore dal 1995 al 1999, il capo della diplomazia di Teheran ha difeso il “diritto” dell'Iran a possedere “una
tecnologia nucleare a fini pacifici”. L’Iran ha annunciato domenica di aver
raggiunto un accordo di principio con la Russia per la creazione di una società
congiunta per arricchire in territorio russo l’uranio per le centrali nucleari
iraniane, a garanzia degli scopi pacifici del programma nucleare di Teheran.
Nelle Filippine, dopo il tentato golpe di venerdì scorso, continua lo
stato di emergenza proclamato dalla presidente Arroyo.
La situazione, tuttavia, potrebbe rientrare presto, non appena apparirà chiaro che non vi è più alcun pericolo di
sabotaggio per il governo di Manila.
L’ex presidente francese Valery
Giscard d’Estaing ha
invitato britannici e francesi a rilanciare il processo di ratifica della
Costituzione europea. “Il cammino del Trattato costituzionale dell’Unione europea
è stato rimesso in discussione da due eventi: il ‘no’
degli elettori francesi e olandesi, e il ritorno dell'incertezza britannica
(sull’UE)”, ha detto Giscard in un discorso
pronunciato ieri sera a Londra alla London School of Economics. E Giscard, che è stato presidente della Convenzione sul
futuro dell'Europa che ha elaborato tra il 2002 e il 2003 il progetto di
Costituzione UE, ha affermato che “l’errore” di rigettare il Trattato potrà
essere superato quando la Francia avrà completato il
suo grande dibattito elettorale, con le elezioni presidenziali e legislative
nel 2007. Per poi ammettere che ''il ritorno delle incertezze britanniche è più
complesso”. L’ex presidente francese ha ricordato che lo stesso primo ministro
britannico, Tony Blair, ha dichiarato di recente che
l’UE a 25 non può funzionare correttamente con le regole di governo attuali.
Dunque, Giscard ha invitato a riformare “quello che
deve essere riformato nel Trattato costituzionale, al fine di poter ottenere
risultati migliori” e ha suggerito un'estensione del sistema delle deroghe (Opt-out) alle attribuzioni di poteri all’UE in alcuni
settori.
Nuovi spiragli di pace in Costa d’Avorio, dove ieri
hanno avuto inizio i colloqui per trovare una soluzione alla crisi politica del
Paese africano, controllato nel sud dalle forze governative e nel nord dai
ribelli. Il servizio di Giulio Albanese:
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Si è aperto ieri a Yamoussoukro
il vertice straordinario sulla crisi ivoriana, per mettere fine al lungo
periodo di violenze e tensioni che rischiano di gettare nuovamente il Paese
nella guerra civile. Si tratta di un’occasione da non perdere: è il primo
vertice tra tutti i leader ivoriani dall’inizio della guerra nel settembre del
2002. Si tratta anche del primo incontro tra il capo dello Stato e il leader
dell’opposizione dal 2004. L’agenda prevede un confronto serrato sulle
questioni politico-istituzionali, ma pare, stando ad
indiscrezioni raccolte a Yamoussoukro, che si parlerà
anche della disastrosa condizione dell’economia nazionale. I colloqui per
rilanciare il processo di pace si svolgeranno a porte chiuse, ma l’interesse
della comunità internazionale è altissimo. Si teme infatti
che gli effetti dell’instabilità della Costa d’Avorio possano coinvolgere
l’intera regione dell’Africa occidentale.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Oltre
460 persone sono state arrestate in Nigeria in
relazione agli scontri tra cristiani e musulmani e durante i quali sono morte
circa 100 persone. Le violenze hanno avuto inizio il 18 febbraio a Maiduguri, nel nord del paese, quando una manifestazione di
protesta contro le vignette su Maometto e' degenerata in veri e propri attacchi
contro i cristiani.
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