RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 151 - Testo della trasmissione di mercoledì 31 maggio 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
In
Olanda è nato oggi un partito pedofilo: il commento di don Fortunato Di Noto
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi, Giornata mondiale
contro il fumo: sul banco degli imputati le multinazionali del tabacco
Reso
noto il comunicato finale dell’assemblea della Conferenza episcopale italiana
Violenza senza fine in Iraq e Afghanistan: scontri
e attentati con decine di morti
Il terremoto in Indonesia: ora incombe il pericolo
delle epidemie
31 maggio 2006
L’UMANITA’
NON DIMENTICHI MAI L’ORRORE DI AUSCHWITZ: E’ LA VIBRANTE ESORTAZIONE DI
BENEDETTO XVI, CHE ALL’UDIENZA GENERALE HA RIPERCORSO
I MOMENTI FORTI DEL VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA.
APPELLO DEL PAPA
PER LA PACE
A TIMOR EST, DOPO LE VIOLENZE DEI GIORNI SCORSI
L’umanità non dimentichi l’orrore
di Auschwitz-Birkenau e delle altre fabbriche della
morte naziste: è il vibrante richiamo di Benedetto XVI all’udienza generale di
stamani, in Piazza San Pietro. Un’udienza, a cui hanno
preso parte 35 mila pellegrini, e dedicata dal Papa interamente al suo viaggio
apostolico in Polonia. Il Pontefice ha ripercorso i momenti forti della visita
nella terra del suo amato predecessore, ringraziando quanti hanno permesso la
riuscita di questo evento. Quindi, al termine dell’udienza generale, ha rivolto
un appello per la pace a Timor Est. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Rimanete saldi nella fede! Benedetto XVI ha messo l’accento
sul significato della consegna lasciata “ai figli dell’amata
Polonia”. Un incoraggiamento “a perseverare nella fedeltà a Cristo e
alla Chiesa, perché non manchi all’Europa e al mondo l’apporto della loro
testimonianza evangelica”. Parole corredate da una vibrante esortazione:
“Tutti i cristiani devono sentirsi
impegnati a rendere questa testimonianza, per evitare che l’umanità del terzo
millennio possa conoscere ancora orrori simili a quelli tragicamente evocati
dal campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau”.
“Proprio in quel luogo tristemente noto in tutto il mondo
– ha rammentato il Papa – ho voluto sostare prima di far ritorno a Roma”. Nel
campo di Auschwitz-Birkenau, come in altri simili
campi, ha proseguito, “Hitler fece sterminare oltre
sei milioni di ebrei”. Ad Auschwitz-Birkenau, ha
detto ancora il Santo Padre, “morirono anche circa 150.000 polacchi e decine di
migliaia di uomini e donne di altre nazionalità”. Un orrore che l’umanità non
deve dimenticare:
“Di fronte all’orrore di Auschwitz
non c’è altra risposta che la Croce di Cristo: l’Amore sceso fino in fondo all’abisso
del male, per salvare l’uomo alla radice, dove la sua libertà può ribellarsi a
Dio. Non dimentichi l’odierna umanità Auschwitz e le
altre ‘fabbriche di morte’ nelle quali il regime nazista
ha tentato di eliminare Dio per prendere il suo posto! Non ceda alla tentazione
dell’odio razziale, che è all’origine delle peggiori forme di antisemitismo!”
E parlando ai fedeli tedeschi ha aggiunto: “Non
devono mai più esistere luoghi dell’orrore come il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau”. “Tornino gli uomini – è stato il suo
richiamo – a riconoscere che Dio è Padre di tutti e tutti ci chiama in Cristo a
costruire insieme un mondo di giustizia, di verità e di pace!”. Nel ripercorrere
il viaggio in Polonia, il Papa ha confidato ai pellegrini, in Piazza San
Pietro, l’intensa emozione provata nel visitare la terra natale di Giovanni
Paolo II, “infaticabile servitore del Vangelo”. Si è voluto soffermare in particolare
sulla visita a Wadowice, dove Karol Wojtyla è nato ed
è stato battezzato:
“Le radici della sua fede robusta della sua umanità
così sensibile e aperta, del suo amore per la bellezza e la verità, della sua
devozione alla Madonna, del suo amore per la Chiesa e soprattutto della sua
vocazione alla santità sono in questa cittadina dove egli ha ricevuto la prima
educazione e formazione”.
Ma il Pontefice ha ricordato tutte le tappe del suo
viaggio apostolico in terra polacca. Nella Cattedrale di Varsavia, ha
affermato, “ho ribadito il fermo proposito di considerare l’impegno per la
ricostruzione della piena e visibile unità tra i cristiani una priorità del mio
ministero”. Nel programma, ha spiegato, “non poteva mancare la visita ai Santuari
che hanno segnato la vita del sacerdote e vescovo Karol Wojtyla”: Częstochowa, Kalwaria
Zebrzidowska e della Divina Misericordia.
Nella visita al Santuario mariano
di Jasna Góra,
“cuore della Nazione polacca”, ha spiegato il Papa, “ho voluto riproporre la
fede come atteggiamento fondamentale dello spirito, che coinvolge l’intera
persona: pensieri, affetti, intenzioni, relazioni, corporeità, attività, lavoro
quotidiano”. Visitando poi il Santuario di Kalwaria,
ha detto, “ho chiesto di sostenere la fede della Comunità ecclesiale nei
momenti di difficoltà e di prova”. La successiva tappa nel Santuario della
Divina Misericordia, a Łagiewniki, ha
rammentato, “mi ha dato modo di sottolineare che solo la Divina Misericordia
illumina il mistero dell’uomo”. Nel convento vicino a questo Santuario, ha
proseguito, “contemplando le piaghe luminose di Cristo risorto, Suor Faustina Kowalska ricevette un messaggio di fiducia per l’umanità,
di cui Giovanni Paolo II si è fatto eco ed interprete”.
Un’altra bella esperienza, ha constatato il
Pontefice, è stato l’incontro con i giovani nel parco di Błonie
a Cracovia. Ragazzi che il Papa ha voluto esortare ad essere “araldi dell’amore
divino”:
“Ho colto l’occasione per rinnovare in mezzo al
popolo polacco l’annuncio stupendo della verità cristiana sull’uomo, creato e
redento in Cristo; quella verità che tante volte Giovanni Paolo II ha
proclamato con vigore per spronare tutti ad essere forti
nella fede, nella speranza e nell’amore”.
Al termine dell’udienza, Benedetto XVI ha rivolto
un pensiero alla “cara nazione” di Timor Est, in questi giorni in preda a
tensioni e violenze, che hanno provocato vittime e distruzioni:
“Mentre incoraggio la Chiesa
locale e le organizzazioni cattoliche a continuare, insieme alle altre
organizzazioni internazionali, nell’impegno di assistenza agli sfollati, vi
invito a pregare la Vergine Santa affinchè sostenga
con la Sua materna protezione gli sforzi di quanti stanno contribuendo alla
pacificazione degli animi e al ritorno alla normalità”.
All’odierna udienza – la 21.ma dell’anno in corso – erano
presenti diversi gruppi internazionali tra cui le religiose partecipanti al
Capitolo dell’Istituto Nostra Signora delle Mercede; le Suore Missionarie
dell’Apostolato Cattolico-Pallottine; le Suore di
Maria Consolatrice, le Apostole del Sacro Cuore di
Gesù. Tra i gruppi italiani all’udienza: i consiglieri ecclesiastici
della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti e i partecipanti al Pellegrinaggio
della diocesi di Trivento, con il vescovo Domenico
Angelo Scotti.
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BENEDETTO
XVI NEL MESSAGGIO AI MOVIMENTI E LE COMUNITA’ ECCLESIALI:
EVANGELIZZATE
LA SOCIETA’, PORTANDO LA VERITA’ E LA BELLEZZA DEL VANGELO
AL
MONDO FRASTORNATO DALLE IDEOLOGIE
I Movimenti “siano sempre scuole di comunione, compagnie
in cammino in cui si impara a vivere nella verità e
nell’amore”. E’ uno dei passaggi principali del Messaggio che Benedetto XVI ha
indirizzato ai circa 300 delegati dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità,
riuniti da questa mattina a Rocca di Papa nei pressi di Roma, per il loro
secondo Congresso mondiale, in vista del grande raduno con il Papa in Piazza
San Pietro, in programma sabato prossimo. Sui contenuti del Messaggio, il
servizio di Alessandro De Carolis.
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C’è una mente frastornata dalla ridda di voci e ideologie
contemporanee e c’è un mistero che la sottrae al suo “torpore”: quel mistero,
come scrisse San Bonaventura nei suoi sermoni, è “la bellezza di ogni
bellezza”, cioè Cristo. A testimoniare oggi al mondo “la bellezza della verità”
e la “bellezza dell’amore” cristiano sono in prima linea, tra gli altri, i
Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità, con la loro capacità di rendere il
Vangelo un’esperienza vissuta in ogni ambito sociale. Benedetto XVI riconosce
queste qualità spirituali alle innumerevoli realtà – oltre 100 saranno quelle
rappresentate in Piazza San Pietro, la vigilia di Pentecoste – fiorite
specialmente dopo il Vaticano II. Nel ricordare lo storico, primo incontro di
otto anni fa - che vide Giovanni Paolo II benedire i Movimenti come “segni di
speranza per la Chiesa” e l’allora cardinale Ratzinger
definirne la “collocazione teologica” nel corso di un magistrale intervento –
Benedetto XVI si dice “consapevole del cammino percorso da allora sul sentiero
tracciato dalla sollecitudine pastorale” di Papa Wojtyla. Consapevole al punto
da voler ripetere quell’esperienza dei giorni di Pentecoste
per ribadire i due concetti che hanno dato il via al suo ministero petrino: “La
bellezza di essere cristiano e la gioia di comunicarlo”.
Per il Papa è questa, in sostanza, la vocazione dei
Movimenti ecclesiali: quella di essere “scuole di comunione, compagnie in
cammino in cui si impara a vivere nella verità e
nell’amore di Cristo”. “Portate la luce di Cristo in tutti gli ambienti sociali
e culturali in cui vivete”, esorta il Papa. “Illuminate l’oscurità di un mondo
frastornato dai messaggi contraddittori delle ideologie. Non c’è bellezza che valga se non c’è una verità da riconoscere e da seguire, se
l’amore scade a sentimento passeggero, se la felicità diventa miraggio
inafferrabile, se la libertà degenera in istintività”. “Dove la carità si
manifesta come passione per la vita e per il destino degli altri, irradiandosi
negli affetti e nel lavoro e diventando forza di costruzione di un ordine
sociale più giusto, lì – asserisce il Pontefice - si costruisce la civiltà
capace di fronteggiare l’avanzata della barbarie”.
E l’apprezzamento di Benedetto XVI diventa più profondo. “I
Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità – scrive ancora - sono oggi segno
luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa, sua Sposa. Voi appartenete
alla struttura viva della Chiesa”. Ed essa, conferma, “vi ringrazia per il
vostro impegno missionario, per l’azione formativa che sviluppate in modo
crescente sulle famiglie cristiane, per la promozione delle vocazioni al sacerdozio
ministeriale e alla vita consacrata che sviluppate al vostro interno”. Il Papa
conclude invitando ognuna di queste realtà ecclesiali a vivere in obbedienza e
unità ai vescovi. “Al di là dell’affermazione del diritto alla propria
esistenza – è l’invito di Benedetto XVI - deve sempre prevalere con
indiscutibile priorità, l’edificazione del Corpo di Cristo in mezzo agli
uomini. Ogni problema deve essere affrontato dai Movimenti con sentimenti di
profonda comunione, in spirito di adesione ai legittimi pastori. Vi sostenga –
conclude - la partecipazione alla preghiera della Chiesa, la cui liturgia è la
più alta espressione della bellezza della gloria di Dio, e costituisce in qualche
modo un affacciarsi del cielo sulla terra”.
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Il Messaggio del Papa, come detto, è stato reso noto ai
congressisti riuniti in queste ore a Rocca di Papa. Numerosi sono stati gli
interventi della mattinata, sui quali ci riferisce il nostro inviato, Giancarlo
La Vella.
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Ha introdotto i lavori odierni l’arcivescovo Stanislaw Rylko, presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici, il dicastero che ha promosso l’incontro. Il
presule ha salutato i presenti, ricordando che, nella stupenda manifestazione
della multiforme varietà dei doni dello Spirito Santo alla Chiesa di oggi, in
queste giornate verrà fatta l’esperienza della profonda
unità nella comunione ecclesiale, di quella misteriosa dinamica di cui San
Paolo scrive: “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono
diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di
operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data
una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune”. E’ questa la bellezza dell’essere cristiani – fa capire mons. Rylko.
A questo tema si è collegato il cardinale Cristoph Schönborn, arcivescovo
di Vienna, nel suo intervento dal titolo “Cristo, il più bello tra i figli di
Adamo”. La bellezza dell’essere cristiano deve necessariamente partire da Gesù –
ha detto il porporato – incarnazione del Verbo e della
bellezza stessa di Dio. E il Creatore parla attraverso la sua creatura: l’uomo
creato a Sua immagine. Proprio per questo – ha continuato il cardinale Schönborn – l’arta sacra, nella
raffigurazione dei motivi della Fede, è uno degli aspetti con cui meglio si esteriorizza
la bellezza di Cristo. La proibizione di immagini della divinità nell’Antica
Alleanza, e ancora presente in alcune religioni come l’Islam, aveva un significato
educativo, allo scopo di evitare i rischi dell’idolatria. Nei secoli scorsi,
invece, l’arte sacra ha raggiunto livelli di evocazione elevatissimi.
Quale significato – sottolinea il cardinale Schönborn – dare allora all’eccessivo pauperismo delle
opere moderne e della liturgia di oggi. Aspetto che il
cardinale condanna, ponendosi ulteriori domande. Perché l’arte moderna è
di così scarso valore? Si tratta di una crisi di creatività, di una crisi della
cultura dei nostri tempi o di una perdita del senso del sacro? E ancora, perché
vi è tanto cattivo gusto in ciò che circonda la bellezza delle Fede? Sono tutte
questioni – ha concluso il card. Schönborn
– che il cristiano oggi non può eludere. Ma la bellezza di Cristo – ha detto
ancora – non si manifesta solo nell’armonia delle forme e delle
rappresentazioni, ma anche nella santità, nella misericordia e nella giustizia,
canoni imprescindibili della nostra Fede. A chiudere i lavori della mattina la
tavola rotonda, in cui i rappresenti dei movimenti
presenti – Focolari, Neocatecumenali, Comunione e
Liberazione, Rinnovamento Carismatico,
Dal Centro Mondo Migliore, Giancarlo
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A CHIUSURA DEL
MESE DI MAGGIO TRADIZIONALE PROCESSIONE QUESTA SERA
NEI GIARDINI VATICANI. ALLA FINE IL PAPA IMPARTIRA’
- Intervista con mons. Angelo Comastri -
Questa sera alle 20.00, a chiusura
del mese di maggio, si svolgerà nei Giardini Vaticani la tradizionale
processione dalla chiesa di Santo Stefano degli Abissini alla Grotta di Nostra
Signora di Lourdes, con la recita del Santo Rosario guidata dall’Arcivescovo
Angelo Comastri, Vicario Generale del Papa per
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R. –
D. – A conclusione del mese di maggio
R. – Credo che il mese di maggio non potesse
avere una chiusura migliore di questa. Perché dopo aver guardato Maria, dopo
aver rivisitato il mistero dell’Annunciazione, dopo aver guardato il suo volto,
dopo aver riconosciuto in lei la creatura tutta bella, noi dobbiamo con Maria
uscire e portare agli altri Gesù. E’ chiaro che ricordando nell’ultimo giorno
di maggio Maria, nel gesto in cui esce dalla casa di Nazareth per andare da
Elisabetta, questo ricordo diventa per noi un impegno. Anche noi dobbiamo
uscire dalla casa del nostro raccoglimento, dalla casa della nostra preghiera,
dalla casa dell’ascolto della Parola, per andare a condividerla con gli altri.
E per condividerla con gli altri dobbiamo metterci sempre sulla strada della
carità, sulla strada dell’umiltà, sulla strada del servizio, perché soltanto
quando siamo umili, caritatevoli, servizievoli, la parola che annunciamo sarà
una parola credibile. Perché la carità è l’unica strada per rendere credibile
la verità.
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RINUNCE
E NOMINE
Nella
Repubblica Democratica del Congo, Benedetto XVI ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Idiofa,
presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Louis
Mbwôl-Mpasi, Oblato di Maria Immacolata.
In
Brasile, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Vitória il
sacerdote religioso Cappuccino, Mário Marquez, finora parroco della Cattedrale “Rainha da Paz” dell’Ordinariato
Militare del Brasile, a Brasília. Il nuovo ausiliare,
53 anni, è entrato nel suo Istituto
religioso nel 1975, dove ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel novembre
del 1980. È stato più volte parroco e cappellano militare.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano – “Rimanete saldi nella fede! E’
questa la consegna che ho lasciato ai figli dell’amata
Polonia”: all’udienza generale Benedetto XVI ripercorre con i fedeli presenti
in Piazza San Pietro le tappe del viaggio apostolico compiuto nei giorni
scorsi.
Servizio estero - In evidenza l’Iraq, dove
persistono le sanguinose violenze.
Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri”, il
direttore d’orchestra Gianluigi Gelmetti intervistato
da Antonio Braga.
Servizio italiano - In rilievo l'economia. “Manovra
da 28 miliardi di euro e innalzamento dell’età pensionabile”: le priorità nella
relazione del Governatore della Banca d’Italia.
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31 maggio 2006
E’
STATO REGISTRATO ALL’AJA TRA LE FORMAZIONI POLITICHE
IL NEO-PARTITO
POLITICO OLANDESE CHE INTENDE PROMUOVERE LA LEGITTIMITA’
DI
RAPPORTI SESSUALI TRA BAMBINI E ADULTI. LA PREOCCUPATA REAZIONE
DEL
FONDATORE DELL’ASSOCIAZIONE ANTIPEDOFILIA “METER”
-
Intervista con don Fortunato Di Noto -
I pedofili olandesi scendono
in politica con un proprio partito politico. E’ stato registrato infatti oggi all’Aja tra le
formazioni politiche il partito “Naastenliefde, Vrijheid en Diversiteit”, “Carità,
libertà e diversità”. Tra i punti del suo programma prevede la legittimità dei
rapporti sessuali tra i bambini e gli adulti e l’abolizione del reato di detenzione
e produzione di materiale pedopornografico. Un precedente
pericoloso in Europa – secondo don Fortunato di Noto, fondatore
dell’associazione antipedofilia Meter. Stefano Leszczynski
lo ha intervistato:
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R. – Questo annuncio ci
dimostra quanto sono pericolose queste lobby pedofile,
e ora – diciamolo pure – anche con elementi politici, che vogliono veramente
normalizzare uno dei fenomeni più abbietti che i
bambini possano subire in questi ultimi tempi. Io mi appello a tutte le
coscienze civili, culturali. Questo non deve accadere e noi faremo di tutto
affinché non accada neanche un minimo aggancio ad alcuni elementi pedofili
italiani che, da tempo presenti nel nostro territorio, hanno le stesse identiche
rivendicazioni.
D. – Tutto sommato l’idea che
queste rivendicazioni possano essere condotte in maniera legittima sembra
sempre più accettata…
R. – E’ accettata proprio
perchè c’è questa naturale normalizzazione della ideologia pedofila.
Il concetto è uno: la pedofilia o è un crimine contro l’infanzia o è
semplicemente una tendenza naturale o un diritto dell’uomo, acquisito da non so
quali punti di vista. Io credo che sia necessaria veramente una strategia
culturale, politica, sociale di intervento, affinché dalla radice si possano
sradicare certe ideologie che, ahimè, accomunano a
volte anche qualcuno dell’“intellighenzia” italiana.
D. – Si può fare una stima di
quelle che sono le associazioni pedofile in Europa?
R. – E’ un fenomeno in
espansione. E’ un fenomeno sempre in costante aumento.
E’ un fenomeno che sta investendo la società. Perchè non c’è soltanto l’aspetto
politico-culturale, c’è tutta una strategia che sta mettendo a dura prova il
buon senso e la capacità di poter intervenire. Ovviamente qui devono
intervenire le istituzioni. Le istituzioni devono darci un segnale, perché non
è possibile far passare questa idea. Non far passare questa idea significa la
ramificazione totale della lotta alla pedofilia e dei diritti fondamentali dei
bambini.
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SONO 3 MILIONI GLI IMMIGRATI
REGOLARI PRESENTI IN ITALIA ALL’INIZIO DEL 2006: PRESENTATA, PRESSO LA NOSTRA
EMITTENTE,
UNA
ANTICIPAZIONE DEL RAPPORTO ANNUALE
- Con
noi, don Guerino Di Tora e mons. Vittorio Nozza -
Gli immigrati regolari presenti in Italia
all'inizio del 2006 sono oltre 3 milioni. Lo stima
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Gli stranieri regolarmente presenti in Italia
ad oggi hanno superato quota 3 milioni e rappresentano attualmente il 5,2% dei
residenti. I ricercatori del dossier statistico sull’immigrazione stimano che
il ritmo di crescita annuale degli stranieri in Italia sia di circa 325mila
persone e arrivano ad ipotizzare un raddoppio della popolazione immigrata nel
corso dei prossimi 10 anni. Una situazione che – come fa notare mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana – non si pone in
contrasto con le previsioni demografiche di EUROSTAT per i prossimi 45 anni:
l’Italia vedrà infatti una riduzione totale della
popolazione di circa 5 milioni, mentre diminuiranno di 10 milioni le persone in
età lavorativa, a fronte di un aumento di 7 milioni di anziani oltre i 65 anni.
Gli italiani più giovani e produttivi saranno pertanto gli stranieri. Nel 2006
si stima che nel Belpaese saranno 55mila i nuovi nati
da entrambi i genitori stranieri. Un dato – spiega don Guerino Di Tora della Caritas diocesana - che porta a riflettere sulla
necessità di rivedere la legge sulla cittadinanza:
“E’ da tempo che stiamo anche noi
sollecitando, perché i minori hanno una valenza particolare. Ritengo che
proprio dai minori si possa più facilmente costruire quello che è il senso di
una società nuova, di una integrazione. Si può partire
da questi che frequentano le scuole normalmente con gli altri e che vengono
quindi a trovarsi in un contesto facilitato nel cooperare, e quindi creare
qualcosa di nuovo”.
Lo scorso anno sono stati rilasciati 224.080
visti per inserimento, soprattutto per ricongiungimento familiare (40,1%), per
lavoro dipendente (35,2%) e per studio (14,2%). Tuttavia, fanno notare i
ricercatori, gli studenti stranieri rappresentano soltanto il 2% della
popolazione studentesca. Il 44,5% dei visti sono stati richiesti da cittadini europei:
in testa la Romania, seguita dall'Albania, gli Usa, il Marocco. Rispetto
all'aumento medio annuale dei visti mostra un maggiore ritmo l’America Latina,
l’Europa dell'Est e l’Asia orientale. Non mancano poi le critiche all’attuale
sistema legislativo sull’immigrazione che non contempla la possibilità di
ingresso legale in Italia per la ricerca di lavoro, ostacolando così l’incontro
tra domanda e offerta d’impiego, come spiega mons. Vittorio Nozza,
direttore della Caritas italiana:
“C’è stata una emersione
di una popolazione che stava – diremmo così – dentro i nostri contesti, non in
modo visibile. Quest’azione buona, dell’aver fatto emergere tutta una serie, un
numero di circa 500 mila immigrati presenti, deve essere adesso considerata, e
considerata nella maniera più opportuna”.
Una posizione sposata anche dall’Ufficio
immigrazione e diritto d’asilo dell’Associazione dei Comuni Italiani che
sottolinea l’urgenza di ridurre le situazioni di irregolarità anche attraverso
una semplificazione ed una sburocratizzazione dei meccanismi di
rilascio e di rinnovo dei permessi di soggiorno.
Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.
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31 maggio 2006
OGGI, GIORNATA MONDIALE CONTRO
IL FUMO:
SUL BANCO DEGLI IMPUTATI LE MULTINAZIONALI DEL TABACCO
- Servizio di Roberta Gisotti -
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GINEVRA. = “Mortale sotto ogni forma o camuffamento”:
lo slogan di questa Giornata per dire ‘no’ al tabagismo. “Un’epidemia globale”
estesa a “intere regioni e Paesi”, che provoca “perdita di produttività, malattie,
disabilità e morte”. Ma le industrie del tabacco - denuncia l’Organizzazione
mondiale della sanità - continuano “ad anteporre il profitto alla vita, la
propria espansione alla salute delle generazioni future, il guadagno economico
al benessere e allo sviluppo sostenibile”. Duro l’attacco dell’OMS verso chi
per indebolire le “campagne contro il fumo” ha sfoderato nuove ‘armi’, “solo in
apparenza” “meno pericolose”: “sigarette, pipe, bidies, kreteks, clove cigarettes, snus, snuff, smokeless,
sigari”… “Sono tutti mortali”, sottolinea l’OMS; sigarette con la scritta
“light”, “mild”, “a basso contenuto di catrame” “al
sapore di frutta, di cioccolato”, “naturali, senza additivi”, “sigarette
organiche”, preps “sono tutte mortali”, ripete l’OMS.
Pubblicità molto efficaci nell’attrarre vecchi e nuovi
consumatori, imbrogliati da “prodotti camuffati con nomi più sani”, o
“confezioni attraenti”. Senza negare la ricerca delle multinazionali per prodotti
meno nocivi resta scarsa – secondo l’OMS - l’informazione su ingredienti,
emissioni ed effetti del fumo sulla salute, anche di questi derivati del
tabacco che creano dipendenza e sono mortali.
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IL
FUTURO DELL’ITALIA, IL CONTESTO INTERNAZIONALE
E LE PROSPETTIVE DELL’EUROPA, I GIOVANI:
TEMI EVIDENZIATI NELLA NOTA FINALE DELL’ASSEMBLEA
DELLA CEI,
CHE ANTICIPA PURE INFORMAZIONI
SUL PROSSIMO CONVEGNO ECCLESIALE DI VERONA
E SULLA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI
ROMA. = Lo sviluppo e il futuro del Paese, la situazione
internazionale, le prospettive dell’Europa, il ministero del sacerdote, una
rinnovata attenzione ai giovani: sono i temi evidenziati nel comunicato finale
– diffuso oggi - della 56ma Assemblea generale dei vescovi italiani, svoltasi
in Vaticano dal 15 al 19 maggio. Nella nota sono inserite anche informazioni
sul prossimo Convegno ecclesiale nazionale di Verona e sulla Settimana sociale
dei cattolici italiani. Nell'esaminare la situazione del Paese, i vescovi
auspicano “che i reali problemi dell'Italia, come la qualità della vita civile e
la compattezza del tessuto sociale, siano posti al centro di una dialettica
costruttiva e reciprocamente rispettosa”. Resta valido l’invito ai politici per
“un gesto di attenzione solidale verso coloro che espiano una pena detentiva
senza venir meno all'attenzione alla sicurezza della società”. I presuli ripropongono,
inoltre, le urgenze del Sud d'Italia, “rilevando che un futuro migliore per il
Paese si potrà avere solo con un'attenzione efficace al Meridione”. Circa “le
varie e urgenti questioni socio-economiche” l’episcopato italiano sottolinea la
centralità della persona umana e invoca un “comune impegno” nel fronteggiare la
denatalità per favorire “l'educazione e la formazione della persona”. In
sintonia con Benedetto XVI i vescovi ribadiscono “l'impegno della Chiesa a
favore della vita, dal primo istante del suo concepimento fino al termine
naturale, e della famiglia legittima fondata sul matrimonio": principi
"non negoziabili" che “vanno difesi senza temere contestazioni
all'insegnamento sociale e morale della Chiesa”. Con riferimento alle tensioni
internazionali e in particolare alla situazione in Iraq e in Afghanistan, i
presuli esprimono preoccupazione per “i programmi nucleari dell'Iran, il
terrorismo internazionale di matrice soprattutto islamica, la persecuzione per
motivi religiosi in varie parti del mondo”. Oltre al Continente africano i
vescovi richiamano “la delicata situazione in Israele”. Sul piano europeo i
vescovi auspicano “una più efficace presenza dell'Europa, chiamata a superare
la posizione di stallo circa il Trattato costituzionale e a riprendere
l'iniziativa per individuare una comune politica estera e di difesa” ed
esprimono rammarico “per il mancato riferimento esplicito alle radici cristiane
del Continente e per l'insistenza nella richiesta di rivedere le legislazioni
nazionali circa il riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali
equiparabili con quelli delle famiglie fondate sul matrimonio”. In tali prese
di posizione delle istituzioni europee, sottolinea l’episcopato italiano,
"è possibile ravvisare l'onda lunga dei processi di secolarizzazione ma
anche la mancata percezione di un clima diverso che si sta facendo strada nelle
popolazioni europee, con la riscoperta della propria identità religiosa, morale
e culturale e dei suoi valori e contenuti essenziali" (R.G.)
PROFONDO DOLORE NELLA COMUNITA’ CATTOLICA CINESE
PER LA SCOMPARSA DI MONS.
ANTONIO LI DUAN,
ARCIVESCOVO METROPOLITA DI XIAN,
TRA I PRESULI CINESI PIU’
NOTI E STIMATI ANCHE ALL’ESTERO.
PERSEGUITATO A CAUSA DELLA SUA FEDE,
DA SACERDOTE AVEVA SUBITO 20 ANNI DI CARCERE
PECHINO. = Lutto nell’episcopato
cinese: si è spento il 25 maggio scorso mons. Antonio Li
Duan, arcivescovo metropolita di Xian,
nella Provincia di Shaanxi nella Cina Continentale.
Aveva 78 anni, personalità di grande spicco, tra i presuli cinesi più noti e
stimati nel suo Paese e all’estero. Vescovo dal 1987, portava con sé una
dolorosa eredità: da sacerdote aveva patito ben 20 anni di carcere e di lavori
forzati, proprio a causa della fede. Sotto la sua sapiente guida pastorale
l’arcidiocesi di Xian ha avuto un grande sviluppo.
Particolare impegno mons. Li Duan
aveva speso per preparare i nuovi sacerdoti e le religiose, avviando nuove
strutture formative. Nel 1985 aveva aperto nei locali della Cattedrale il Seminario
regionale Filosofico-Teologico per le province della Cina Nord-Occidentale e 10 anni dopo la sede del
Seminario era stata trasferita al sud della città, in un ambiente più ampio e
idoneo. Centinaia ormai i sacerdoti usciti da questo Seminario e cosi anche le
giovani uscite dal Centro di Formazione per religiose. Come Metropolita, aveva
seguito con dedizione le otto diocesi dello Shaanxi,
nel segno dell’ascolto, della comprensione e del dialogo, prodigandosi senza
riserve, senza mai arrendersi alla malattia. L’arcidiocesi di Xian conta oggi più di 20 mila cattolici, affidati alle
cure di una trentina di sacerdoti, quasi tutti giovani; 44 le chiese, inclusi i
luoghi di attività cultuale. 156 i chierici, di 35 diocesi, nel Seminario
Maggiore ed altri 65 gli alunni nel Seminario Minore. 310 le religiose francescane
missionarie del Sacro Cuore, e 64 quelle in formazione a Xian,
appartenenti a 21 Congregazioni. Fra le opere sociali dell’arcidiocesi un
Centro servizi sociali ed un Ufficio per il collegamento diocesano. La salma
dell’arcivescovo metropolita è rimasta esposta nella Cattedrale di Xian fino al 28 maggio, giorno dei solenni funerali, che
sono stati celebrati nella chiesa di Gongyi in Litong, dove mons. Li Duan era stato parroco. Li ha presieduti il suo successore,
mons. Antonio Dang Mingyan,
e vi hanno partecipato vari vescovi, un centinaio di sacerdoti e circa 5 mila
fedeli (R.G.)
CONTINUANO
LE POLEMICHE IN ITALIA
DOPO L’ANNUNCIO DEL MINISTRO DELL'UNIVERSITA'
E RICERCA FABIO
MUSSI
CIRCA
IL RITIRO DELLA FIRMA ITALIANA DALLA “DICHIARAZIONE ETICA”
CHE
SANCIVA
NEL
QUADRO DEL PROGRAMMA DI RICERCA EUROPEO
ROMA. = Polemiche in Italia dopo l’annuncio, dato ieri a
Bruxelles, dal Ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi circa il
ritiro della firma italiana dalla “Dichiarazione etica” che sanciva la
contrarietà dell’Italia (insieme ad altri governi
europei) all’uso delle staminali embrionali nel quadro del programma di ricerca
europeo FP7. L’Associazione Scienza & vita ribadisce il suo ‘no’
all’utilizzo delle cellule staminali da embrioni, in qualsiasi modo prodotti,
anche se soprannumerari rispetto a pratiche di fecondazione assistita e in
stato di abbandono. E’ quanto affermano in una nota Bruno Dallapiccola
e Maria Luisa Di Pietro, presidenti dell’associazione. “La nostra posizione –
argomentano – è dovuta al fatto che il prelievo delle
staminali distrugge l’embrione. Inoltre – aggiungono - non si vede per quale
ragione si debba continuare il filone di ricerca sulle
staminali embrionali, quando gli unici
risultati finora attendibili sono venuti
dall’utilizzo di quelle adulte o da
sangue di cordone ombelicale. Si tratta di risultati terapeutici
sperimentati ogni anno su decine di migliaia di casi”. “La riduzione
delle tutele etiche non è indubbiamente un fattore di civiltà e progresso. E’
possibile - si chiedono i presidenti di “Scienza & vita” – che dopo una
legge costata anni di lavoro parlamentare, un referendum fallito e autorevoli
pareri del comitato di bioetica, si debba sempre tornare su questa questione e
non si trovino problemi più urgenti da risolvere per il Paese?”. Sulla vicenda
è intervenuto anche il prof. Adriano Pessina,
direttore del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica, secondo il quale
“questa decisione manifesta di fatto una totale disattenzione per il dibattito
culturale che nel nostro Paese e in
Europa si é sviluppato circa la legittimità morale della ricerca sulle cellule
staminali embrionali''. Inoltre – afferma il prof. Pessina -''rinunciare a tutelare
la vita degli esseri umani nelle fasi embrionali da ogni forma di sfruttamento
e di manipolazione significa rinunciare a fare dell'Europa un luogo di rigorosa
promozione e difesa dei diritti dell'uomo''.
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31 maggio 2006
- A cura di Fausta
Speranza -
Nuovi incidenti sono scoppiati oggi a Dili,
la capitale di Timor Est: decine di giovani hanno incendiato case, magazzini ed
un mercato. Gli atti di violenza si aggiungono ai numerosi disordini che si
stanno verificando ultimamente nel paese. Un uomo a bordo di una moto ha
incitato una trentina di giovani, la maggior parte dei quali col viso coperto
da una bandana, ad attaccare un mercato nei pressi dell'aeroporto. I giovani
inoltre sono stati visti incendiare otto bancarelle, due edifici, un magazzino
ed una casa. Come nei giorni precedenti, i disordini sono terminati con
l'arrivo delle forze di sicurezza internazionali, che hanno perquisito e
disarmato i giovani.
Sono almeno 5.846 le persone morte a causa del terremoto
che sabato scorso ha sconvolto l'isola indonesiana di Giava.
E’ il triste ultimo aggiornamento fornito dal ministero degli Affari sociali a Jakarta. Intanto l’ONU fa sapere che, secondo il governo,
il terremoto non è da considerarsi una “calamità catastrofica” per cui le Nazioni
Unite assumeranno un ruolo di supporto piuttosto che guidare gli aiuti
internazionali. Lo ha detto oggi il capo di una squadra di soccorso dell'ONU, Charlie Higgins. Ha aggiunto che
solo un terzo dei ripari d'emergenza richiesti, sotto forma di tende e simili,
sono stati forniti. E che una priorità è ancora l'acqua potabile. Intanto
alcuni feriti sono stati portati in ospedali più lontani per alleggerire il lavoro
del personale sanitario nella zona colpita. Ma qual è l’impegno
della Chiesa locale per i terremotati? Risponde, al microfono di Giada Aquilino,
il padre missionario Silvano Laurenzi, raggiunto telefonicamente a Jakarta:
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R. – Ci arrivano continuamente notizie dalla curia,
soprattutto delle iniziative per raccogliere aiuti di emergenza, subito. E
domenica prossima è una giornata tutta dedicata agli aiuti e anche al
coordinamento di questi aiuti. Noi abbiamo fatto la scelta di inviare tutti gli
aiuti raccolti dalla parrocchia della zona: cibo, bevande e
vestiti, coperte, anche tende. Dalla mia parrocchia parte un gruppo
organizzato dalle suore canossiane che sono qui, e
vanno alcuni giovani. Addirittura c’è anche del personale militare che
accompagna le persone della parrocchia, perché lungo la strada c’è anche gente
che ruba, nel senso che hanno fame!
D. – Che notizie ci sono? Cresce l’emergenza epidemie?
R. – Lo hanno annunciato oggi: c’è paura delle epidemie, per cui stanno mandando medicinali, dottori che partono … mi
pare che si stiano organizzando. Addirittura il presidente non è più a Jakarta in questi giorni, è a Joyakarta,
per coordinare tutto questo lavoro!
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Violenza senza sosta in Iraq:
ieri si sono contate ancora più di 50 vittime in diversi attentati tra Baghdad
e Hilla. Ucciso anche in un agguato il conduttore di
un programma sportivo. Il nostro servizio:
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L'emittente TV irachena al Iraqiya, per la quale lavorava il giornalista di 23 anni,
da alcune ore ha posto una striscia nera in alto a sinistra del teleschermo in
segno di lutto. Dall'inizio della guerra, nel 2003, sono almeno 71 i
giornalisti uccisi in Iraq, secondo il Committee to Protect Journalists,
a cui si devono aggiungere oltre una ventina di membri dello staff e dipendenti
locali degli organi d'informazione
internazionali. E nelle ultime ore quarantadue cadaveri sono stati trovati in
varie zone della capitale. La polizia precisa: molti presentavano ferite da
colpi d'arma da fuoco, erano legati e mostravano segni di tortura. La maggior
parte dei corpi sono stati trovati nella parte orientale di Baghdad, altri nel
distretto di Baladiyat e nelle vicinanze di Sadr
City. L’angosciante rinvenimento di cadaveri gettati per strada è sempre più
frequente in Iraq soprattutto dall'attentato alla moschea di Samarra, nel
febbraio scorso, che ha scatenato l'ondata di
violenze tra sciiti e sunniti. Resta da dire che in questo contesto si è
recato oggi a Bassora il premier iracheno sciita Nuri
Al Maliki, che ha avuto colloqui con il governatore e
altre autorità locali. Ieri il primo ministro aveva manifestato la volontà di
sgominare le gang terroristiche che a Bassora boicottano le esportazioni di
petrolio.
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Nel sud dell’Afghanistan,
per tutta la notte, i ribelli fondamentalisti, dopo una furiosa battaglia,
hanno preso il controllo del quartier generale della
polizia e dell'edificio che ospita il governo regionale nel distretto di Chora nella provincia dell'Oruzgan.
Sono andati via in mattinata. Una dozzina di poliziotti sono stati uccisi e una quarantina rapiti in due azioni dei Taleban,
sempre nel sud. Il distretto di Chora si è
trasformato in una sorta di 'terra di nessuno'',
secondo fonti della polizia che hanno aggiunto che le truppe di sicurezza afghane sono in attesa di rinforzi
per poter ritornare nella zona. Gli attacchi delle bande di taleban si sono moltiplicati negli ultimi mesi nel sud del
Paese e la provincia di Oruzgan e' una delle piu' ingovernabili. E guardando alla
capitale Kabul, si registrano nelle ultime ore dimostrazioni anti americane. Intanto il portavoce della coalizione fa
sapere che i soldati della coalizione in Afghanistan hanno aperto il fuoco
''per legittima difesa'' dopo l'incidente stradale di
lunedi' che ha scatenato violente dimostrazioni a Kabul. A partire dalla fine del prossimo luglio, circa 1300
soldati olandesi dovrebbero essere dislocati nella regione per rafforzare il
potere del governo centrale di Kabul.
E’ iniziata all’insegna della violenza la giornata di oggi
in Medio Oriente. Questa mattina tre razzi sono stati lanciati verso i
territori israeliani, uno dei quali è caduto vicino alle abitazioni del
ministro della Difesa israeliano Amir Peretz. Sette invece le vittime palestinesi della violenza
di ieri, per un’incursione dell’esercito ebraico nella Striscia di Gaza. Sul
piano politico, il premier di Hamas ha annunciato il versamento dei salari a
160.000 dipendenti pubblici.
Seconda notte di violenza nelle periferie parigine di Montfermeil e Clichy-sur Bois. Quattro poliziotti sono stati feriti, una decina le
auto date alle fiamme da un centinaio di giovani armati. Nella notte di lunedì,
il confronto tra forze dell’ordine e manifestanti era durato circa quattro ore.
Il capo del governo spagnolo, Zapatero, ha difeso ieri in
parlamento, la strategia di controllo dell’immigrazione approvata ed usata fino
ad oggi dal suo esecutivo. Un intervento reso necessario dalle
critiche del centro destra per lo sbarco clandestino sul territorio
spagnolo di oltre 700 immigrati nei soli ultimi due giorni.
Giornata di trattative oggi a Vienna per i ministri agli
Affari Esteri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sul tavolo dei
lavori la serie di incentivi che gli europei intendono proporre all’Iran
affinché il suo governo abbandoni i fini militari del suo programma nucleare.
L’Iran, da una parte, si è detto favorevole a riprendere immediatamente i negoziati
con i Paesi europei. Dall’altra con le dichiarazioni di stamattina del vice capo
dell'Organizzazione per l'energia nucleare, Mohammad Saidi, ha dichiarato che i Paesi europei e l'intera
comunità internazionale devono accettare che le attività nucleari dell'Iran
sono ''irreversibili'' e ''devono tenere conto di questo nel prendere le loro decisioni''.
L’Europa deve andare avanti anche senza Costituzione.
Queste le parole del Presidente della Commissione europea, Josè
Manuel Durao Barroso, in
un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”. Il presidente
dell’euro-esecutivo rinnova il suo invito agli Stati membri a concentrarsi su
quella che lui stesso ha definito “l’Europa dei risultati”. Dopo l’accordo a
25, avvenuto ieri, sulla direttiva servizi, Barroso si aspetta dal prossimo Consiglio europeo dei
progressi sostanziali e dei passi avanti sulla base dei trattati già esistenti.
“Chi ama davvero l’Europa – continua il presidente – deve cercare di
rilanciarla attraverso risultati concreti”.
L'opposizione sudcoreana guidata
dal Gran partito nazionale si è imposta oggi con ampio margine in elezioni
amministrative che hanno interessato i vertici di 16 grandi municipi e
province. Secondo exit poll della Radiotelevisione
coreana il partito Uri del presidente Roh Moo Hyun ha conquistato solo uno
dei maggiori obiettivi in palio. La consultazione popolare rappresentava un
importante banco di prova per il presidente dopo una serie di scandali di
corruzione che gli avevano fatto perdere diversi punti di popolarità. L'entità
di questo calo potrebbe fornire indicazioni di rilievo sulla conclusione del
mandato quinquennale di Roh, che scade alla fine del
prossimo anno. Tali indicazioni potranno essere però valutate solo dopo la
pubblicazione del responso ufficiale delle urne.
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