RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 148  - Testo della trasmissione di domenica  28  maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel ricordo di Giovanni Paolo II la Messa presieduta da Benedetto XVI sulla spianata di Błonie, a Cracovia: il Papa invita i polacchi a testimoniare con coraggio la fede in Europa e nel mondo. Nel pomeriggio la storica visita al campo di sterminio di Auschwitz

 

Nella Solennità dell’Ascensione cade quest’anno la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: intervista con il dott. Angelo Scelzo

 

Oggi pomeriggio a Viseu in Portogallo la beatificazione di Rita Amata da Gesù, al secolo Rita Lopes de Almeida: ce ne parla il cardinale José Saraiva Martìns

 

Tra le interviste di questi giorni ad alcuni movimenti ecclesiali in vista della Pentecoste con il Papa, ospitiamo oggi la riflessione sul significato stesso del fiorire di movimenti nella Chiesa del teologo mons. Bruno Forte

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

4.600 morti e più di 10.000 feriti per il terremoto che ha devastato ieri l’Indonesia, mentre il sisma colpisce oggi il sud del Pacifico: ai nostri microfoni Alessandro Amato

 

CHIESA E SOCIETA’:

Chiesa, Unione Europea, comunità internazionale e diverse organizzazioni umanitarie, impegnate in programmi di soccorso per sostenere le popolazioni colpite dal terremoto in Indonesia

 

Festival di Cannes 2006: ieri i premi della Giuria ecumenica e della Federazione internazionale della stampa cinematografica

 

Allarme dell’Unicef per la sorte in Nigeria di milioni di bambini contagiati dal virus dell’Aids

 

All’arcivescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, ieri a Milano il premio “Defensor fidei” istituito dalla rivista cristiana “Il timone”

 

Grande successo, in Giappone, del forum sulla Bibbia organizzato nel mese di maggio a Tokyo

 

24 ORE NEL MONDO:

2 persone uccise da due bombe a Baghdad

 

Scontri tra caccia israeliani e basi palestinesi in Libano

 

Oltre 26 milioni e mezzo i colombiani chiamati alle urne per eleggere il Presidente della Repubblica

 

Urne aperte anche in Italia per consultazioni amministrative

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 maggio 2006

 

 

NEL RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II LA MESSA PRESIEDUTA DA BENEDETTO XVI

SULLA SPIANATA DI BŁONIE, A CRACOVIA: IL PAPA INVITA I POLACCHI A TESTIMONIARE CON CORAGGIO LA FEDE IN EUROPA E NEL MONDO.

NEL POMERIGGIO LA STORICA VISITA AL CAMPO DI STERMINIO DI AUSCHWITZ

 

Condividete “con gli altri popoli dell’Europa e del mondo il tesoro della fede!” Questo il compito che Benedetto XVI ha affidato alla Polonia oggi durante la Messa sulla spianata di Błonie, a Cracovia, alla presenza di una folla immensa. Ieri sera il Papa durante l’incontro con i giovani aveva lanciato questo appello: “Non abbiate paura di puntare su Cristo, non abbiate paura di costruire la vostra vita nella Chiesa e con Pietro!”. Oggi pomeriggio il viaggio apostolico del Papa in Polonia si conclude con l’attesa visita all’ex campo di sterminio nazista di Auschwitz. Il servizio del nostro inviato in Polonia Sergio Centofanti:

 

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Un milione e mezzo di persone hanno partecipato oggi con grande intensità di preghiera alla Messa presieduta dal Papa sulla spianata di Błonie, a Cracovia. Tanti giovani, tante famiglie con bambini e anziani, tutti estremamente attenti alla parola del Vicario di Cristo, pronti ad applaudirlo e a sostenerlo quando ha parlato in polacco. “Cracovia, la città di Karol Wojtiła e di Giovanni Paolo II, è anche la mia Cracovia!” ha esclamato Benedetto XVI, che ha espresso la sua “profonda commozione” di poter celebrare l’Eucaristia su questa stessa spianata, dove più volte Giovanni Paolo II ha presieduto la Messa durante i suoi viaggi apostolici nel Paese natale:

 

“Durante la liturgia si incontrava con il popolo di Dio quasi in ogni angolo del mondo, ma non vi sono dubbi, che ogni volta la celebrazione della Santa Messa sulla spianata di Błonie a Cracovia, era per lui un evento eccezionale”.

 

Quindi aggiunge:

 

“All’inizio del secondo anno del mio pontificato sono venuto in Polonia e a Cracovia per un bisogno del cuore, come pellegrino sulle orme del mio Predecessore. Volevo respirare l’aria della sua Patria. Volevo guardare la terra nella quale nacque e dove crebbe per assumere l’instancabile servizio a Cristo e alla Chiesa universale”.

 

Benedetto XVI spiega la Solennità odierna dell’Ascensione: Gesù che ascende in Cielo dice che il nostro destino non è “tutto qui” sulla terra. “Siamo chiamati, rimanendo in terra, a fissare il cielo, ad orientare l’attenzione, il pensiero e il cuore verso l’inneffabile mistero di Dio … là – ha affermato il Papa - è racchiuso il senso definitivo della nostra vita”. “La fede – ha proseguito - è un atto umano molto personale, che si realizza in due dimensioni. Credere vuol dire prima di tutto accettare come verità ciò che la nostra mente non comprende fino in fondo. Bisogna accettare ciò che Dio ci rivela su se stesso, su noi stessi e sulla realtà che ci circonda, anche quella invisibile, ineffabile, inimmaginabile. Questo atto di accettazione della verità rivelata - afferma il Papa - allarga l’orizzonte della nostra conoscenza e ci permette di giungere al mistero in cui è immersa la nostra esistenza. Un consenso a tale limitazione della ragione non si concede facilmente, nota Benedetto XVI. Ed è proprio qui che la fede si manifesta nella sua seconda dimensione: quella di affidarsi ad una persona – non ad una persona ordinaria, ma a Cristo. È importante ciò in cui crediamo, ma ancor più importante è colui a cui crediamo”. Ma ci vuole forza e coraggio:

 

“Prima di tornare a Roma, per continuare il mio ministero, esorto tutti voi, ricollegandomi alle parole che Giovanni Paolo II pronunciò qui nell’anno 1979:Dovete essere forti, carissimi fratelli e sorelle! Dovete essere forti di quella forza che scaturisce dalla fede! Dovete essere forti della forza della fede! Dovete essere fedeli!’”

 

“Oggi più che in qualsiasi altra epoca – aggiunge il Papa - avete bisogno di questa forza” per “testimoniare con coraggio il Vangelo dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza ai poveri, ai sofferenti, agli abbandonati, ai disperati, a coloro che hanno sete di libertà, di verità e di pace”:

 

“Anch’io, Benedetto XVI, Successore di Papa Giovanni Paolo II, vi prego di guardare dalla terra il cielo – di fissare Colui che – da duemila anni – è seguito dalle generazioni che vivono e si succedono su questa nostra terra, ritrovando in Lui il senso definitivo dell'esistenza. Rafforzati dalla fede in Dio, impegnatevi con ardore nel consolidare il suo Regno sulla terra: il Regno del bene, della giustizia, della solidarietà e della misericordia”.

 

Il Papa ha affidato alla Polonia un compito: quello “di condividere con gli altri popoli dell’Europa e del mondo il tesoro della fede”, testimoniando “che Dio è amore”.

 

“Rimanete saldi nella fede! – ha concluso in polacco – Rimanete saldi nella speranza! Rimanete saldi nella carità!”

 

Durante la Messa si è pregato per le vittime del disastroso terremoto in Indonesia. Ieri il Papa, appena appresa la notizia, aveva subito inviato un messaggio di cordoglio per esprimere la sua partecipazione e la sua vicinanza alla popolazione indonesiana. 

 

Al Regina Coeli, invece, ha ricordato la grande veglia di ieri con i giovani su questa stessa spianata di Błonie, e in particolare l’impegno preso da 30 mila ragazzi di non cadere mai nella schiavitù della droga. “Vi chiedo come padre – ha detto – siate fedeli a questa parola. Qui si tratta della vostra vita e della vostra libertà. Non lasciatevi soggiogare dalle illusioni di questo mondo”.

 

E ieri sera erano centinaia di migliaia i giovani presenti a Błonie per l’incontro con il Papa che ha parlato al cuore dei giovani, del loro immenso desiderio di felicità.  Li ha invitati a non avere paura di desiderare “una vita piena, felice, riuscita”: “la paura dell’insuccesso – ha detto – può a volte frenare perfino i sogni più belli”. Per realizzare questo desiderio – ha aggiunto – occorre, come si legge nel Vangelo, costruire la casa sulla roccia, la propria vita sull’unico fondamento che non crollerà mai, Cristo:

 

“Costruire su Cristo e con Cristo significa costruire su un fondamento che si chiama amore crocifisso. Vuol dire costruire con Qualcuno che, conoscendoci meglio di noi stessi, ci dice: “Tu sei prezioso ai miei occhi, … sei degno di stima e io ti amo”.

 

“Amici miei - dice il Papa – non abbiate paura di puntare su Cristo!”. Solo Lui può “offrire l’acqua viva per dissetare ogni cuore”. E sta accanto a noi nella buona e nella cattiva sorte:

 

“Costruire sulla roccia significa anche costruire su Qualcuno che è stato rifiutato. San Pietro parla ai suoi fedeli di Cristo come di una ‘pietra viva rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio’ . Il fatto innegabile dell’elezione di Gesù da parte di Dio non nasconde il mistero del male, a causa del quale l’uomo è capace di rigettare Colui che lo ha amato sino alla fine”.

 

Questo rifiuto di Gesù da parte degli uomini – nota il Papa - continua anche oggi. “Più volte Gesù è ignorato, è deriso, è proclamato re del passato, ma non dell’oggi e tanto meno del domani. Viene accantonato nel ripostiglio di questioni e di persone di cui non si dovrebbe parlare ad alta voce e in pubblico”. Se incontrate “coloro che disprezzano il fondamento su cui voi state costruendo, non vi scoraggiate! – esclama il Papa - Una fede forte deve attraversare delle prove … La nostra fede in Gesù Cristo, per rimanere tale, deve spesso confrontarsi con la mancanza di fede degli altri”. Quindi aggiunge:

 

“Costruire sulla roccia vuol dire anche costruire su Pietro e con Pietro. A lui infatti il Signore disse: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa’. Se Cristo, la Roccia, la pietra viva e preziosa, chiama il suo Apostolo pietra, significa che egli vuole che Pietro, e insieme a lui la Chiesa intera, siano segno visibile dell’unico Salvatore e Signore”.

 

 “Non abbiate paura – continua il Papa - a costruire la vostra vita nella Chiesa e con la Chiesa! Siate fieri dell’amore per Pietro e per la Chiesa a lui affidata. Non vi lasciate illudere da coloro che vogliono contrapporre Cristo e la Chiesa!”. “Nessun Pietro sarà mai contro di voi – afferma  - anzi impegnerà il suo cuore ed entrambe le mani nell’aiutarvi a costruire la vita su Cristo e con Cristo”.

 

Poi il Papa ha consegnato la “fiamma della misericordia” ai giovani perché tramettano al mondo il fuoco dell’amore misericordioso di Dio. E tutta la spianata di Błonie si è gradualmente accesa di una miriade di piccole luci. Nella serata di ieri poi il Papa si affacciato nuovamente dalla finestra del Palazzo arcivescovile di Cracovia, come amava fare Giovanni Paolo II, per salutare i tanti giovani che lo acclamavano dalla strada: “Papa Benedetto, ti amiamo, resta con noi!”

 

Da Cracovia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.

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La significativa tappa nel pomeriggio ad Auschwitz è stata fortemente voluta da Benedetto XVI, emoziona in modo particolare chi ha vissuto da vicino l’orrore della deportazione

 

Nel pomeriggio il Papa prenderà congedo dal Palazzo arcivescovile di Cracovia per trasferirsi ad Auschvitz. Alle 17 inizierà la visita al campo di concentramento di Auschvitz e Birkenau, un evento che la nostra emittente seguirà in diretta con radiocronaca in italiano sull’onda media 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz e in tedesco sull’onda corta 7235 kHz. Della decisione di inserire la tappa ad Auschwitz in questo viaggio in Polonia ha parlato, ieri con i giornalisti, il direttore della Sala Stampa Vaticana, Joaquin Navarro–Valls. Ha sottolineato quanto Benedetto XVI abbia fortemente voluto recarsi e pregare nel luogo che più rappresenta il dramma della cieca violenza nazista in quello che è il primo viaggio all’estero da lui programmato da quando è Papa. Ma che cosa può significare vedere il Papa tedesco ad Auschwitz per chi ha vissuto da vicino il dramma della deportazione? Nell’intervista di Eugenio Bonanata, Nedo Fiano, deportato con tutta la sua famiglia:

 

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R. – Ha un’estrema importanza, e non soltanto storica, questa visita del Papa ad Auschwitz, e come tale cerco di misurare anche la reazione che lui potrà provare da questa visita. In fondo è un ricongiungimento anche per lui, nel senso che la storia è stata devastata in quel campo nell’arco di tre anni. Tutti sanno che cosa è accaduto: lo sterminio di milioni di persone, di innocenti. Questa visita è un riallacciarsi a quel passato, in un certo qual modo indicibile o comunque molto difficile da rappresentare. Il fatto che il vicario di Cristo vada a camminare su quel terreno irrorato dal sangue di milioni di persone è qualcosa che produce in me una sensazione profonda, una sensazione molto intensa.

 

D. – Il fatto che Benedetto XVI sia di nazionalità tedesca conferisce un significato particolare alla visita?

 

R. – Questo è un accrescitivo per me. E’ un accrescitivo perchè lui porta ad Auschwitz la Germania. E’ un congiungimento storico, non solo della persona ma di una grande nazione che purtroppo ha vissuto un periodo drammatico di scelleratezze, di crimini. Trovo sia importante il fatto che il Papa sia tedesco, anche se penso che in queste condizioni la nazionalità per molti aspetti ha un effetto secondario. Comunque in questo caso arricchisce l’episodio di un’intensità e di una drammaticità particolare.

 

D. – Qual è stato il sentimento, la sensazione, che lei ha vissuto quando è tornato per la prima volta in quei luoghi?

 

R. – Io sono tornato ad Auschwitz la prima volta nel 1962 e devo dire che quando ho passato quella maledetta porta è stato per me raggelante: una condizione difficilmente traducibile.

 

D. – Si parla spesso impropriamente dei lager. Com’era organizzato quello di Auschwitz e perchè si chiama campo di Aushwitz - Birkenau?

 

R. – Per quanto attiene alla definizione, il distretto di Aushwitz in realtà comprendeva tre grandi campi: Aushwitz 1, Aushwitz 2, che era Aushwitz Birkenau, e poi il terzo campo, cioè Monovitz. AushwitzBirkenau ha una caratterizzazione precisa: è stato veramente la voragine che ha inghiottito un mondo intero. La specificità è quella che Aushwitz 2 con i suoi quattro forni crematori è stato il campo dove al 90 per cento si è concentrato lo sterminio. Era superlativamente organizzato, nel senso che anche l’arrivo dei convogli ferroviari all’interno del campo era stato studiato per accelerare i tempi.

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Al termine della visita ai campi di concentramento, Benedetto XVI si trasferirà dal campo di Birkenau all’aeroporto di Cracovia. Sarà il momento del congedo dalla Polonia dopo 4 intense giornate di incontri. La nostra emittente seguirà in diretta la cerimonia a partire dalle 19.15 circa, con commento in lingua italiana sull’onda media 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

SOLENNITA’ DELL’ASCENSIONE:

GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

- Intervista con il dott. Angelo Scelzo -

 

Si celebra quest’anno in concomitanza con la solennità dell’Ascensione la 40.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Un appuntamento voluto da Papa Paolo VI che in questo significativo anniversario viene accompagnato dal primo messaggio sul tema di Benedetto XVI. Giovanni Peduto ne ha parlato con il sottosegretario del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, il dottor Angelo Scelzo:

 

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R. – Il primo messaggio di Papa Benedetto XVI, sul tema dei media, rete di comunicazione e cooperazione, contiene tre elementi che identificano il servizio che la comunicazione è chiamata ad operare all’interno della Chiesa, ma anche all’interno della società. In particolare in questo messaggio Benedetto XVI si sofferma sull’accoglienza dei media all’interno della Chiesa, un’accoglienza certamente positiva, anche se alcuni compiti specifici richiamano il ruolo e la responsabilità dei media all’interno sia della comunità ecclesiale che di quella civile.

 

D. – Dottor Scelzo, un suo pensiero sull’importanza dei mass media per l’evangelizzazione?

 

R. – Questo è un dato ormai acquisito: i media sono a servizio dell’evangelizzazione, perché l’evangelizzazione è di per sé un elemento di comunicazione, è la buona novella, il Vangelo portato in ogni epoca, in ogni tempo all’umanità. E quindi già dal primo annuncio, dal primo momento di diffusione c’era bisogno di chi veicolasse questa grande notizia che è attuale anche oggi e che oggi viene veicolata attraverso i mezzi della comunicazione, attraverso le nuove tecnologie. Esappiamo come questa società sia così fortemente segnata dallo sviluppo dei media. Viviamo nella società della comunicazione.

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OGGI POMERIGGIO A VISEU IN PORTOGALLO LA BEATIFICAZIONE

DI RITA AMATA DA GESU’, AL SECOLO RITA LOPES DE ALMEIDA

- Intervista con il cardinale José Saraiva Martìns -

 

Verrà presieduto dal Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il cardinale José Saraiva Martìns, il rito di Beatificazione, oggi pomeriggio a Viseu in Portogallo, di Rita Amata da Gesù, al secolo Rita Lopes de Almeida. Cresciuta in una famiglia profondamente religiosa, a 32 anni, nel 1880, muove i primi passi per la fondazione del suo Istituto religioso di “Gesù Maria Giuseppe”, per sovvenire all’istruzione e alla formazione delle bambine e dei bambini poveri e abbandonati. Presto la sua opera si diffuse nelle diocesi di Viseu Lamego e Guarda, mentre alla sua morte, avvenuta a Ribafeita nel 1913, contava 3 collegi in Portogallo. In seguito inoltre sorsero collegi in Brasile, dove le Figlie di Madre Rita dovettero riparare  a causa della rivoluzione liberale  che investì il Portogallo tra Ottocento e Novecento, che portò alla soppressione delle istituzioni religiose. Il cardinale José Saraiva Martìns, che è nato nella stessa diocesi in cui è nata Rita Amata da Gesù, spiega, nell’intervista di Giovanni Peduto in quale contesto è vissuta ed ha operato:

 

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R. - La Beata Madre Rita nasce nel 1848, in un momento socialmente e religiosamente di notevoli lacerazioni tra le autonomie civiche e la Chiesa, che andava riprendendo in modo più profondo i tratti del suo annunzio profetico. Il punto caratteristico della sua santità fu l’attenzione materna e caritatevole ai bambini poveri e abbandonati, per i quali donò eroicamente la sua vita. Diede letteralmente la vita per loro, e non vi è amore più grande di chi dona la vita per i suoi fratelli. Bisogna considerare, poi, che agli inizi del Novecento, la Chiesa che è in Portogallo, a causa della vicissitudini politiche e della conseguente soppressione degli Ordini Religiosi, scrisse altissime pagine martiriali, fino a doversi incamminare nel deserto dell’esodo, come accadde alle Figlie Spirituali di madre Rita, proprio nel 1913, mentre essa tornava alla casa del Padre nella nativa Ribafeita.

 

D. - Vuole illustrarci un episodio singolare della sua vita?

 

R. - Ce  ne  sono  tanti nell’incanto della sua semplicità contadina. Ne racconto solo due e brevemente: il primo ricorda come nel 1881, quando la Beata Madre Rita iniziava la sua Opera senza mezzi umani, si portò presso la porta della chiesa Madre di Viseu, e lì, seduta sui gradini, attese che la gente uscisse per chiedere l’elemosina per i suoi bambini. Il secondo ricorda come spesso il suo pio genitore si lamentasse che la casa era piena di donne in cerca di ricovero, afflitte da disagio sociale, provate da dissesti familiari.  La  casa  paterna  diventava  un centro di accoglienza. La Madre Rita soleva dire: “Papà, ancora per poco tempo”. Ma la situazione si protrasse per lunghi anni.

 

D. - Qual è il carisma dell’Istituto fondato da Rita Amata da Gesù?

 

R. - Dopo le distruzioni materiali e morali della Seconda Guerra mondiale il Servo di Dio Pio XII più volte, nei suoi messaggi, gridò: “Salviamo i bambini che sono il futuro della società”. Oltre 70 anni prima, in un analogo clima di rivolte e distruzioni, la Beata Rita pose i bambini poveri e abbandonati al centro della sua attenzione. Le sue Figlie Spirituali hanno ricevuto e sviluppato questa consegna, rilevando, nel contempo, la solidità e la semplicità delle intuizioni pedagogiche di Madre Rita e il suo concreto contributo alla alfabetizzazione delle masse in Portogallo e in Brasile. Ancora oggi essa è madre amorosa di migliaia di bambini sparsi in Europa, in Africa e in America Latina.

 

D. - Il messaggio della Beata all’uomo di oggi?

 

R. - Madre Rita muore nel 1913, quattro anni prima che la Madonna inondasse con la sua luce il Portogallo con le apparizioni ai Pastorelli nel 1917. Mentre su tutti i fronti infuriava la guerra la Madonna consegnò ai Pastorelli la corona del Santo Rosario, in una singolare contemporaneità con quanto avveniva in Italia, a Pompei, dove il Beato Bartolo Longo edificava il santuario della Madonna del Rosario e avviava le opere di misericordia annesse, a favore dei bambini poveri e abbandonati. Il secondo messaggio di madre Rita è propriamente questo: attenzione ai bambini, alla vita, specialmente se insidiata dalla miseria e dall’abbandono morale. Madre Rita non poteva offrirci un messaggio più attuale, dal momento che le cronache quotidiane ci ripropongono l’amarezza di bambini uccisi, rifiutati, offesi nel loro pudore e nella loro innocenza, venduti, resi schiavi o prematuramente abilitati alla guerra.

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TRA LE INTERVISTE DI QUESTI GIORNI AD ALCUNI MOVIMENTI ECCLESIALI

IN VISTA DELLA PENTECOSTE CON IL PAPA,

VOGLIAMO OSPITARE OGGI LA RIFLESSIONE DEL TEOLOGO MONS. BRUNO FORTE

SUL SIGNIFICATO STESSO DEL FIORIRE DI MOVIMENTI NELLA CHIESA

 

Nello spazio che abbiamo scelto di dedicare in questi giorni alla presentazione di alcuni dei movimenti ecclesiali o comunità che sabato e domenica prossimi si incontreranno in Piazza San Pietro con Benedetto XVI, vogliamo oggi ospitare una riflessione sulla realtà stessa dei movimenti. Per capire cosa rappresentano nella Chiesa e per la chiesa, Emanuela Campanile ha intervistato il teologo mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti/Vasto:

 

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R. - Certamente nella Chiesa del post Concilio il fiorire dei movimenti ha rappresentato un segno della rinnovata presenza e azione dello Spirito nella Chiesa. In realtà i movimenti sono espressioni comunitarie di carismi che lo Spirito suscita e dona alla Chiesa, in quanto tali essi vanno letti nell’ottica teologica di una teologia dello Spirito, di una teologia dei carismi. La loro presenza e vitalità è un segno che lo Spirito è all’opera nella Chiesa e vuole arricchire la Chiesa di doni sempre nuovi. Questo naturalmente si collega al fatto che essi sono per l’utilità comune come ogni carisma: il loro senso profondo è di essere nella comunione della Chiesa, al servizio della sua crescita. Significa dunque nella comunione con i pastori, a cominciare dai vescovi, e nella comunione della Chiesa universale, con il riferimento di comunione profonda con il successore di Pietro.

 

D. – Ma perché nonbasta’ trovarsi a pregare semplicemente tutti nello stesso modo? Perché questi movimenti con caratteristiche, carismi - diceva lei - diversi?

 

R. – Perché la Chiesa non è una comunità massificata o massificante. E’ un popolo di uomini e donne liberi che ricevono dallo Spirito doni ricchi e diversi, secondo quella che si potrebbe definire la fantasia, la creatività dello Spirito. Questa ricchezza, questa meravigliosa espressione di possibilità che lo Spirito suscita deve convergere a ciò che è il frutto proprio dello Spirito che è l’unità.

 

D. – Lei collocava questo fiorire dei movimenti dopo il Concilio Vaticano II. Perché?

 

R. – Certamente molti di questi movimenti hanno le loro radici nella stagione preconciliare. Tuttavia è il Concilio, con la sua riflessione ecclesiologica, che ha stimolato la Chiesa a riscoprire la ricchezza dei carismi e dei ministeri al suo interno. E proprio in questa luce ha anche suscitato una rinnovata tensione a quelle possibilità, suscitate dallo Spirito, di aggregazioni collegate ad uno stesso carisma, ad una stessa spiritualità, spesso a personalità di leader carismatici che sono anch’essi un dono di Dio. Questo è stato uno dei segni della primavera del Concilio. In quanto tale, credo debba essere riconosciuto come un segno di grande valore. Ecco perchè sia Giovanni Paolo II, sia adesso Papa Benedetto, hanno voluto un collegamento con la Pentecoste. E sempre i Papi hanno sottolineato, come d’altra parte la teologia ha fatto dal suo punto di vista, che questa ricchezza per essere sino in fondo feconda deve essere bene integrata nella comunione del popolo di Dio.

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 maggio 2006

 

 

4.600 MORTI E PIU’ DI 10.000 FERITI PER IL TERREMOTO CHE HA DEVASTATO IERI L’INDONESIA, MENTRE IL SISMA COLPISCE OGGI IL SUD DEL PACIFICO

- Intervista con Alessandro Amato -

 

Sono 4.600 le vittime e più di 10mila i feriti per il terremoto che ha devastato ieri l’Indonesia. Ed ulteriori scosse telluriche si sono verificate stamattina nel sud del Pacifico. Il servizio di Isabella Piro:

 

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Cresce tragicamente il bilancio delle vittime del terremoto che ieri mattina ha sconvolto l’Indonesia: secondo gli ultimi dati i morti sarebbero 4.600. Gran parte delle vittime si sono registrate a Bantul, città industriale situata nel sud del Paese, dove quasi l’80% delle case è crollato. Il dramma continua a svolgersi nella zona di Yogyakarta, dove l’aeroporto è stato chiuso al traffico civile, ma non militare, per permettere l’arrivo dei soccorsi e degli aiuti umanitari. Secondo i sismologi, oltre 470 scosse di assestamento sono seguite al sisma di 6,3 gradi Richter registrato ieri. Lo sciame sismico più forte è stato di 5,2 gradi e si è manifestato due ore dopo il terremoto principale. Per l’Agenzia nazionale di geofisica, si tratta di un processo di stabilizzazione delle placche tettoniche che accresce la pericolosità della zona. Il sisma, infatti, potrebbe aver aumentato il volume del magma in cima al vulcano Merapi, da settimane in grande attività e lontano solo 35 km da Yogyakarta. Intanto, la Croce Rossa internazionale ha fatto sapere che servono dieci milioni di dollari per intervenire in aiuto dei terremotati. Ma il sisma ha avuto ripercussioni anche altrove: stamattina, una forte scossa di 6,7 gradi Richter ha colpito l’isola-Stato di Tonga e il Papua Nuova Guinea, nel Pacifico meridionale. Al momento, non si sa ancora se le scosse telluriche abbiano provocato vittime o danni.

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Ma il devastante terremoto che ha colpito l’Indonesia era prevedibile? Paolo Ondarza lo ha chiesto ad Alessandro Amato, direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia:

 

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R. – Prevedibile, in quanto in quella zona ci sono tantissimi terremoti che avvengono ogni anno e quindi si sa che è una zona attiva. Non era prevedibile nel sapere esattamente quando sarebbe avvenuta la scossa, dove e con che intensità. Questo no. Quello che si sarebbe potuto fare era rinforzare gli edifici e far sì che questi non crollassero per un terremoto di questo tipo che, peraltro, non è stato particolarmente forte.

 

D. – Si susseguiranno nuove scosse nelle prossime ore?

 

R. – Sicuramente ci saranno delle scosse che vengono chiamate “repliche”, quindi scosse di assestamento, in gergo. In genere sono più piccole della scossa principale. Qualche volta avviene invece che si attivi un’altra zona di un’altra faglia adiacente. Ma questa è un’altra di quelle cose che non possiamo prevedere.

 

D. – Quindi anche scosse che potenzialmente potrebbero aggravare ulteriormente la situazione?

 

R. – Io credo che in questi casi, dopo un terremoto così, che ha fatto i danni che si cominciano adesso a vedere, sarà difficile pensare ad un ulteriore peggioramento. Non si può, però, escludere. E’ chiaro che in queste condizioni il rischio scenda, in quanto anche se le probabilità di una scossa forte in qualche zona diminuiscono e in qualche zona aumentano, in sostanza però la gente è fuori dalle case. Ormai le case distrutte sono distrutte. Il problema eventualmente sarà a lungo termine, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, quando la popolazione dovrà ritornare nelle abitazioni.

 

D. – Alcuni organi di informazione denunciano un aumento dell’attività del vulcano Merapi, entrato in attività già nelle scorse settimane…

 

R. – Sì, negli ultimi giorni, credo un paio di settimane fa, è stata data l’allerta ‘rosso’, quindi il livello più pericoloso. Già da tempo, da un paio di settimane, avevano evacuato diversi villaggi, diverse zone della regione. Non ha, però, molto a che vedere con questo terremoto. Le zone, infatti, sono abbastanza lontane.

 

D. – Nessun allarme tsunami?

 

R. – No, non c’è stato allarme tsunami in questo caso, perché un terremoto di magnitudo 6.2 come questo non fa scattare gli allarmi tsunami. Ricordiamo che il terremoto in Indonesia del dicembre 2004 aveva una magnitudo superiore a 9, che in termini di energia era molte migliaia di volte più forte di questo.

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CHIESA E SOCIETA’

28 maggio 2006

 

 

LA CHIESA, L’UNIONE EUROPEA, LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE E DIVERSE

ORGANIZZAZIONI UMANITARIE SONO IMPEGNATE IN PROGRAMMI DI SOCCORSO

 PER SOSTENERE LE POPOLAZIONI COLPITE DAL TERRIBILE TERREMOTO IN INDONESIA

 

YOGYAKARTA. = La presidenza della Conferenza episcopale italiana ha deciso lo stanziamento di 2 milioni di euro in favore delle popolazioni della zona di Yogyakarta, nell’isola indonesiana di Java, colpite dal disastroso terremoto che ieri ha provocato la morte di migliaia di persone. Accogliendo l’appello del Santo Padre, che ha incoraggiato ad adoperarsi per assistere le popolazioni sconvolte dal sisma, la CEI ha invitato “a pregare per le vittime del terremoto e a gesti di concreta solidarietà per sostenere tutte le persone colpite negli affetti e nei beni”. E La mobilitazione della comunità internazionale non si è fatta attendere: l’Unione Europea e le principali organizzazioni umanitarie hanno annunciato Già ieri l’invio di aiuti di prima necessità alle popolazioni colpite dal terremoto. La Commissione Europea ha deciso lo stanziamento di tre milioni di euro e ha mobilitato il personale dispiegato in Asia sudorientale. L’Unicef ha messo a punto una prima spedizione di migliaia di tende, teli e lanterne. Ma sul fronte dei soccorsi, la situazione resta difficile soprattutto nelle zone rurali: il governo ha mobilitato l’esercito per riparare diverse vie di comunicazioni e cercare di ripristinare i servizi essenziali. Il crollo di ponti e il precario stato di alcune importanti strade a causa del terremoto rendono difficile infatti raggiungere l’area e trasportare le vittime in ospedale. Migliaia di sopravvissuti hanno deciso di trascorrere la notte all’aperto, fuori di casa, per paura di altre scosse. Molti cattolici si sono riuniti, infine, nelle parrocchie sparse sull’isola di Java per pregare e portare aiuti. (A.L.)

 

 

FESTIVAL DI CANNES 2006: IERI I PREMI DELLA GIURIA ECUMENICA E

DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DELLA STAMPA CINEMATOGRAFICA.

QUESTA SERA SARÀ LA VOLTA DELLA GIURIA UFFICIALE

- A cura di Luciano Barisone

 

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CANNES. = Un film che lega le differenti anime del mondo conquista il Gran Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes. È “Babel” del regista messicano Alejandro Gonzáles Iñárritu, che dopo “Amores Perros” e “21 grammi” è ormai entrato a fare parte del ristretto gruppo dei grandi cineasti mondiali. Il suo film, che già dal titolo biblico si annuncia come una riflessione sulla confusione del mondo contemporaneo, unisce, attraverso il sottile filo del destino, tre vicende che si svolgono in differenti aree del pianeta. Vediamo così due ragazzini che giocano con un fucile ferire una turista americana in Marocco; una governante messicana esitare con risultati drammatici fra il suo dovere di badare ai bambini che le sono stati affidati e partecipare al matrimonio del figlio in Messico; un ricco giapponese appassionato di caccia grossa cercare di elaborare, insieme alla figlia sordomuta, il lutto per il suicidio della moglie. Attraverso un abile congegno narrativo, il film si muove con precisione cronometrica sulla scacchiera dei luoghi e dei sentimenti, mantenendo intatto fino in fondo uno sguardo pietoso nei confronti degli esseri umani. La Giuria Ecumenica ha anche assegnato una menzione al film  “Z Odzysku(Il recupero) del polacco Slawomir Fabicki, una storia cupa di miseria, crimini e riscatto individuale, ambientata nella grigia Slesia di oggi. In attesa del Palmarès Ufficiale, ieri sono stati attribuiti altri  tre premi: quello della Federazione internazionale della stampa cinematografica (Fipresci) è andato a Nuri Bilge Ceylan per il film “Iklimer” (I climi), storia di un drammatico conflitto di coppia sullo sfondo dei paesaggi della Turchia e del cambiare inesorabile delle stagioni. Il premio della Sezione “Un Certain Regard” è stato  invece attribuito a “Luxury Car” del cinese Wang Chao, dove un maestro, ex dissidente ai tempi delle Guardie Rosse, va in città alla ricerca dei figli e scopre sotto le superfici del benessere  una miseria morale senza fine. Il premio della “Semine Internationale de la Critique” è andato, infine, a 'Les amities malefiques' del francese Emmanuel Bourdieu, storia amara e disperata di una manipolazione delle coscienze, in presenza di un pensiero debole, senza più valori spirituali.

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ALLARME DELL’UNICEF PER LA SORTE IN NIGERIA

DI MILIONI DI BAMBINI CONTAGIATI DAL VIRUS DELL’AIDS

 

NEW YORK. = Milioni di bambini nigeriani sono stati contagiati dal virus dell’AIDS, ma una campagna per migliorare le cure e l’assistenza avviata dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) stenta a dare frutti. E l’allarme lanciato, ieri, con un comunicato dall’Unicef nel quale si spiega che “i progressi sono molto lenti per quanto riguarda le cure e il sostegno ai bambini infettati dall’HIV”. Secondo l’Agenzia dell’ONU, quasi due milioni di bambini hanno perso almeno uno dei loro genitori a causa della malattia. “Migliaia di bambini vivono con genitori malati o agonizzanti. Questo può provocare problemi psicologici molto gravi, senza parlare delle difficoltà economiche, della discriminazione e la malnutrizione che mettono la loro vita in pericolo”, spiega Ayalew Abai, rappresentante dell’UNICEF in Nigeria. Si stima che, nel mondo, il 30 per cento dei bambini contagiati dal virus muoiono prima del loro primo compleanno, il 50 per cento prima dei due anni. La maggior parte dei decessi è causata dall’assenza di diagnosi e, dunque, di trattamenti anti-retrovirali. La Nigeria, con almeno 3,5 milioni di sieropositivi, è il terzo Paese al mondo per il numero di persone che hanno contratto il virus dell’AIDS. Le prime due posizioni di questa triste classifica sono occupate da India e Sudafrica. (A.L.)

 

 

I TEMI DELLA DEMOCRAZIA E DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA IN CINA AL CENTRO

DEL DISCORSO PRONUNCIATO DALL’ARCIVESCOVO DI HONG KONG, CARDINALE JOSEPH ZEN ZE-KIUN, CHE HA RICEVUTO IERI A MILANO IL PREMIO “DEFENSOR FIDEI”

ISTITUITO DALLA RIVISTA CRISTIANA “IL TIMONE”

 

MILANO. = La strada verso la democrazia è ancora molto lunga in Cina, dove “non va dimenticato che esiste tuttora la dittatura, manca la libertà di religione e il governo non ha ancora capito che sono i cattolici e la Santa Sede a dover scegliere i loro vescovi”. Lo ha detto l’arcivescovo di Hong Kong, cardinale Joseph Zen Ze-kiun, che ieri ha ricevuto il premio “Defensor Fidei” istituito dal mensile di informazione e formazione apologetica “Il Timone”. “Come vescovo di Hong Kong, testimone fedele del Vangelo del Cristo – si legge nella motivazione del Premio – il cardinale Zen si è preso cura e reso garante di tutti i cattolici cinesi”. “Ha lavorato instancabilmente per l’unità della Chiesa cinese – prosegue la nota - nel superamento delle divisioni inferte dal regime comunista. Ha cercato di ampliare gli spazi di libertà impegnandosi in un dialogo tenace e senza cedimenti con le autorità dello Stato e ha operato per il riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni essere umano”. (A.L.)

 

 

GRANDE SUCCESSO, IN GIAPPONE, DEL FORUM SULLA BIBBIA, ORGANIZZATO

NEL MESE DI MAGGIO A TOKYO.  ALL’INCONTRO, IL PRIMO DEL GENERE NEL PAESE

ASIATICO, HANNO PARTECIPATO I MAGGIORI BIBLISTI PROVENIENTI

 DA TUTTO IL MONDO

 

TOKYO. = Più di due mila persone hanno partecipato al Forum sulla Bibbia in Giappone, che ha visto riuniti nel mese di maggio, a Tokyo, alcuni tra i maggiori biblisti del mondo. L’evento è stato organizzato dalla Japan Bible Society (Jbs) per festeggiare la recente istituzione della sua sezione per le traduzioni. Sono intervenuti 29 esperti di Bibbia a livello internazionale, provenienti da varie città di Giappone, Israele, Germania e Stati Uniti. Il presidente del Forum, il gesuita Chung Mo Koo, ha spiegato all’Agenzia Asia News che non si era mai tenuto, prima, un evento del genere in Giappone. Gli incontri – ha aggiunto - hanno rappresentato un “importante momento di approfondimento”. Al convegno, tenutosi all’inizio di maggio, hanno preso parte persone impegnate in diversi campi, dallo studio delle scritture al lavoro pastorale, alla vita spirituale. “E’ arrivata gente da diverse Chiese e anche non cristiani interessati comunque alla Bibbia”, ha poi sottolineato il presidente del Forum. Suor Yoshie Fujioka, delle sorelle del Cuore di Maria Immacolata a Nagasaki, ha rimarcato lo straordinario contributo del Forum. “Aver potuto ascoltare i maggiori studiosi di Bibbia – ha detto - mi ha fatto capire la grande ricchezza e profondità delle espressioni bibliche”. “Ho intenzione - ha concluso suor Yoshie Fujioka, che insegna all’Università cattolica Junshin - di condividere questa esperienza in classe con i miei studenti”. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 maggio 2006

 

 

- A cura di Isabella Piro -

 

Ancora violenze in Iraq: due bombe sono esplose stamani a Baghdad, provocando la morte di almeno due persone e 17 feriti. La prima esplosione ha preso di mira una pattuglia della polizia nel centro della capitale, uccidendo un poliziotto e ferendo cinque civili. Quando la folla si è radunata sul posto, è esploso un secondo ordigno. A Samarra, poi, un ribelle è stato ucciso da agenti iracheni. Ieri, inoltre, un elicottero americano è precipitato nella turbolenta provincia occidentale di al-Anbar. Due marines risultano dispersi.

 

Nuovi scontri in Medio Oriente: caccia dell’aeronautica israeliana hanno attaccato con missili, in due successivi raid, una base del Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando generale, situata in Libano, nei pressi della cittadina di Luci. Poche ore prima dal sud del Paese dei cedri erano stati sparati razzi contro Israele e cinque militari erano stati feriti. Intanto, l’ex premier israeliano Ariel Sharon, in coma dal 4 gennaio scorso a causa di un ictus, ha lasciato stamane l’ospedale di Gerusalemme per il centro di riabilitazione ‘Sheba’ di Tel Aviv. Domenica prossima, invece, 4 giugno, il successore di Sharon, Ehud Olmert, incontrerà il presidente egiziano Mubarak.

 

“La Russia continuerà la sua cooperazione con l’Iran nel campo della tecnologia nucleare”: lo ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Igor Ivanov, al termine della prima serie di incontri tra la Russia e l’Iran per discutere sul nucleare, in programma oggi a Teheran. Intanto, la Guida suprema della Repubblica islamica, ayatollah Khamenei, ha affermato che “l’Iran resisterà ad ogni costo” sul suo programma, poiché “un arretramento significherebbe una perdita al cento per cento”.

 

Il contingente australiano ha messo in sicurezza oggi i principali punti strategici di Dili, capitale di Timor Est, da giorni campo di battaglia tra militari e disertori. Le forze di terra, appoggiate anche dall’aria e dal mare, hanno preso il controllo dell’aeroporto, del porto, del quartier generale dell’Onu e della polizia. Alcune truppe sono state dispiegate attorno al Palazzo presidenziale e alla sede del Parlamento.

 

Sono oltre 26 milioni e mezzo i colombiani chiamati oggi alle urne per eleggere il presidente della Repubblica. Nel primo turno, dovranno decidere fra 6 candidati anche se, in concreto, solo 3 hanno possibilità di passare ad un eventuale ballottaggio. Tutti i sondaggi danno per vincitore il capo di Stato uscente, Alvaro Uribe, accreditato con oltre il 55% delle preferenze, mentre al secondo posto, con meno del 20% dei voti, si dovrebbe piazzare il candidato di centro-sinistra Carlos Gaviria del cosiddetto “Polo democratico alternativo”, oppure il liberale Horacio Serpa (10 %). Ieri, intanto, in una conferenza stampa, il presidente Uribe si è detto pronto ad accettare una mediazione internazionale, compreso l’intervento del Venezuela, per raggiungere la pace nel Paese. Ma sentiamo il servizio di Luis Badilla Morales:

 

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Come ormai succede da molti anni, anche quest’ultima campagna elettorale si è incentrata sull’intricato processo di pacificazione che coinvolge - con modalità molto diverse - sia la guerriglia delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) sia l’Esercito di liberazione nazionale (ELN). Nelle ultime settimane, nel dibattito elettorale, è entrato anche il Trattato bilaterale di libero commercio negoziato con Washington, siglato lo scorso 27 febbraio. Il governo della Colombia ha dichiarato pochi giorni fa che esistono incongruenze nel testo del documento redatto dagli Stati Uniti e che alcuni brani non corrispondono agli accordi del negoziato. Le differenze scoperte nella versione inglese riguardano temi molto complessi come l'agricoltura e i servizi, settori nei quali la Colombia ha rilevanti interessi economici. In questi giorni si negozia ancora per armonizzare le due versioni: quella inglese e quella spagnola.

 

La Chiesa cattolica ha seguito con particolare attenzione lo svolgimento della campagna e in un documento del Comitato di presidenza dell’Episcopato afferma: “Nessuno può guardare con indifferenza questo momento in cui scegliamo il Primo Rappresentante che ci dirigerà nella ricerca del bene comune”. I presuli ricordano le parole di Papa Benedetto XVI: “L'interesse principale degli interventi della Chiesa nella vita pubblica si incentra nella protezione e nella promozione della dignità della persona e perciò presta particolare attenzione ai principi che non sono negoziabili”. Quindi chiedono ai candidati alla presidenza che rispettino tre principi non negoziabili: “Protezione della vita in tutte le sue fasi; il riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia e, infine, la protezione del diritto dei genitori ad educare i propri figli”. “Questi principi - continuano i Vescovi - non sono verità di fede, benché rimangano illuminati e confermati dalla fede”, ma sono principi “iscritti nella natura dell'uomo e, pertanto, comuni a tutta l'umanità”. Quindi chiedono ai candidati di “seminare la verità, la giustizia e la pace tra tutti i colombiani”. Agli elettori i vescovi ricordando l'importanza della partecipazione di tutti i cittadini, tentando di “discernere quale opzione sia più conveniente per rispondere alle necessità urgenti che ha la Colombia”. “Uniamo le nostre volontà per seminare amore, giustizia, perdono, riconciliazione, pace”: concludono i presuli.

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Urne aperte anche in Italia, dove oggi e domani 19,2 milioni di elettori sono chiamati alle consultazioni amministrative per scegliere presidenti e Consigli di 8 province (Mantova, Pavia, Treviso, Imperia, Ravenna, Lucca, Campobasso e Reggio Calabria) e sindaci e Consiglio di 1.236 comuni. Si vota anche in Sicilia, ma per le regionali. Tra le sfide più attese per la poltrona da primo cittadino, ci sono quelle di Walter Veltroni e Gianni Alemanno a Roma, Bruno Ferrante e Letizia Moratti a Milano, Rosa Russo Iervolino e Franco Malvano a Napoli, Sergio Chiamparino e Rocco Bottiglione a Torino. In caso di ballottaggio, si voterà domenica 11 e lunedì 12 giugno.

 

Nuovo appello degli Stati Uniti per il rilascio della leader dell’opposizione birmana e premio Nobel per la pace, Aung San Suu kyi, dopo che ieri la giunta militare di Myanmar le ha prolungato di un anno gli arresti domiciliari. “Rinnoviamo il nostro invito al regime birmano – ha dichiarato il Dipartimento di Stato americano – a rilasciare lei e gli altri detenuti politici e ad avviare un dialogo sincero e globale necessario per favorire la riconciliazione nazionale e l’instaurazione della democrazia”.

 

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato oggi che l’influenza aviaria ha ucciso una 35ma persona in Indonesia. Si tratta di un giovane di 29 anni, deceduto dieci giorni fa. Inoltre, altri due indonesiani, un uomo di 18 anni e uno di 43, sono stati ricoverati in ospedale per aver contratto il virus.

 

Secondo giorno di lavori per i 25 ministri degli Esteri dell’Unione Europea, da ieri riuniti nell’abbazia di Klosterneuburg, alle porte di Vienna. Sul tavolo delle trattative, il superamento dell’impasse creatasi un anno fa con ilno’ di Francia e Olanda alla Costituzione europea. L’orientamento prevalente è quello di prolungare la pausa di riflessione fino al 2007 e di dare mandato, alle prossime presidenze di turno, di stilare un documento comune con cui riattivare il processo di elaborazione della Carta costituzionale.

 

Con 117 voti contro e 77 a favore, ieri il Parlamento afghano non ha rinnovato il mandato al presidente della Corte suprema, il religioso ultraconservatore Fazel Hadiu Shinwari. Considerato un fondamentalista, l’uomo era il candidato sostenuto dal presidente della Paese, Hamid Karzai, ed era appoggiato anche dai circoli religiosi afghani.

 

 

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