RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 148 - Testo della trasmissione di domenica 28 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Allarme
dell’Unicef per la sorte in Nigeria di milioni di
bambini contagiati dal virus dell’Aids
Grande
successo, in Giappone, del forum sulla Bibbia organizzato nel mese di maggio a
Tokyo
2 persone
uccise da due bombe a Baghdad
Scontri tra caccia israeliani e basi palestinesi
in Libano
Oltre 26 milioni e mezzo i colombiani chiamati
alle urne per eleggere il Presidente della Repubblica
Urne aperte anche in Italia per
consultazioni amministrative
28 maggio 2006
NEL RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II
SULLA
SPIANATA DI BŁONIE, A CRACOVIA: IL PAPA INVITA I POLACCHI A TESTIMONIARE
CON CORAGGIO
NEL
POMERIGGIO
Condividete “con gli altri popoli dell’Europa
e del mondo il tesoro della fede!” Questo il compito che Benedetto XVI ha
affidato alla Polonia oggi durante
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Un milione e mezzo di persone hanno
partecipato oggi con grande intensità di preghiera alla Messa presieduta dal
Papa sulla spianata di Błonie, a Cracovia. Tanti giovani, tante famiglie con bambini e anziani, tutti
estremamente attenti alla parola del Vicario di Cristo, pronti ad applaudirlo e
a sostenerlo quando ha parlato in polacco. “Cracovia, la città di Karol Wojtiła e di Giovanni
Paolo II, è anche la mia Cracovia!” ha esclamato Benedetto XVI, che ha espresso
la sua “profonda commozione” di poter celebrare l’Eucaristia su questa stessa
spianata, dove più volte Giovanni Paolo II ha presieduto
“Durante la liturgia si incontrava con il popolo di Dio
quasi in ogni angolo del mondo, ma non vi sono dubbi, che ogni volta la
celebrazione della Santa Messa sulla spianata di Błonie
a Cracovia, era per lui un evento eccezionale”.
Quindi aggiunge:
“All’inizio
del secondo anno del mio pontificato sono venuto in Polonia e a Cracovia per un
bisogno del cuore, come pellegrino sulle orme del mio Predecessore. Volevo
respirare l’aria della sua Patria. Volevo guardare la terra nella quale nacque
e dove crebbe per assumere l’instancabile servizio a Cristo e alla Chiesa universale”.
Benedetto XVI spiega
“Prima di tornare a Roma, per continuare il mio ministero,
esorto tutti voi, ricollegandomi alle parole che Giovanni Paolo II pronunciò
qui nell’anno 1979: ‘Dovete essere forti, carissimi
fratelli e sorelle! Dovete essere forti di quella forza che scaturisce dalla
fede! Dovete essere forti della forza della fede! Dovete essere fedeli!’”
“Oggi più che in qualsiasi altra epoca –
aggiunge il Papa - avete bisogno di questa forza” per “testimoniare con
coraggio il Vangelo dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza ai poveri,
ai sofferenti, agli abbandonati, ai disperati, a coloro che hanno sete di
libertà, di verità e di pace”:
“Anch’io,
Benedetto XVI, Successore di Papa Giovanni Paolo II, vi prego di guardare dalla
terra il cielo – di fissare Colui che – da duemila anni – è seguito dalle
generazioni che vivono e si succedono su questa nostra terra, ritrovando in Lui
il senso definitivo dell'esistenza. Rafforzati dalla fede in Dio, impegnatevi
con ardore nel consolidare il suo Regno sulla terra: il Regno del bene, della
giustizia, della solidarietà e della misericordia”.
Il Papa ha affidato alla Polonia un compito: quello “di condividere con gli
altri popoli dell’Europa e del mondo il tesoro della fede”, testimoniando “che
Dio è amore”.
“Rimanete saldi nella fede! – ha concluso in
polacco – Rimanete saldi nella speranza! Rimanete saldi nella carità!”
Durante
Al Regina Coeli,
invece, ha ricordato la grande veglia di ieri con i giovani su questa stessa
spianata di Błonie, e in particolare l’impegno
preso da 30 mila ragazzi di non cadere mai nella schiavitù della droga. “Vi
chiedo come padre – ha detto – siate fedeli a questa
parola. Qui si tratta della vostra vita e della vostra libertà. Non lasciatevi
soggiogare dalle illusioni di questo mondo”.
E ieri sera erano centinaia di migliaia i
giovani presenti a Błonie per l’incontro con il
Papa che ha parlato al cuore dei giovani, del loro immenso desiderio di
felicità. Li ha invitati a non avere
paura di desiderare “una vita piena, felice, riuscita”: “la
paura dell’insuccesso – ha detto – può a volte frenare perfino i sogni più
belli”. Per realizzare questo desiderio – ha aggiunto – occorre, come si legge
nel Vangelo, costruire la casa sulla roccia, la propria vita sull’unico fondamento
che non crollerà mai, Cristo:
“Costruire su Cristo e con Cristo significa costruire su
un fondamento che si chiama amore crocifisso. Vuol dire costruire con Qualcuno
che, conoscendoci meglio di noi stessi, ci dice: “Tu sei prezioso ai miei
occhi, … sei degno di stima e io ti amo”.
“Amici miei - dice il Papa – non abbiate paura di puntare
su Cristo!”. Solo Lui può “offrire l’acqua viva per dissetare ogni cuore”. E
sta accanto a noi nella buona e nella cattiva sorte:
“Costruire sulla
roccia significa anche costruire su Qualcuno che è stato rifiutato. San Pietro
parla ai suoi fedeli di Cristo come di una ‘pietra viva rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio’
. Il fatto innegabile dell’elezione di Gesù da parte di Dio non nasconde il
mistero del male, a causa del quale l’uomo è capace di rigettare Colui che lo
ha amato sino alla fine”.
Questo rifiuto di Gesù da parte degli uomini – nota il
Papa - continua anche oggi. “Più volte Gesù è ignorato, è deriso, è proclamato
re del passato, ma non dell’oggi e tanto meno del domani. Viene
accantonato nel ripostiglio di questioni e di persone di cui non si dovrebbe
parlare ad alta voce e in pubblico”. Se incontrate “coloro che disprezzano il
fondamento su cui voi state costruendo, non vi scoraggiate! – esclama il Papa -
Una fede forte deve attraversare delle prove … La nostra fede in Gesù Cristo,
per rimanere tale, deve spesso confrontarsi con la mancanza di fede degli
altri”. Quindi aggiunge:
“Costruire sulla
roccia vuol dire anche costruire su Pietro e con Pietro. A lui infatti il Signore disse: ‘Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa’. Se Cristo,
“Non abbiate paura
– continua il Papa - a costruire la vostra vita nella Chiesa e con
Poi il Papa ha consegnato la “fiamma della misericordia”
ai giovani perché tramettano al mondo il fuoco dell’amore
misericordioso di Dio. E tutta la spianata di Błonie si è gradualmente accesa di una
miriade di piccole luci. Nella serata di ieri poi il Papa si affacciato
nuovamente dalla finestra del Palazzo arcivescovile di Cracovia, come amava
fare Giovanni Paolo II, per salutare i tanti giovani che lo acclamavano dalla
strada: “Papa Benedetto, ti amiamo, resta con noi!”
Da Cracovia, Sergio Centofanti,
Radio Vaticana.
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La significativa
tappa nel pomeriggio ad Auschwitz è stata fortemente voluta da Benedetto XVI, emoziona in modo
particolare chi ha vissuto da vicino l’orrore della deportazione
Nel pomeriggio il Papa prenderà congedo dal Palazzo
arcivescovile di Cracovia per trasferirsi ad Auschvitz.
Alle 17 inizierà la visita al campo di concentramento di Auschvitz
e Birkenau, un evento che la nostra emittente seguirà
in diretta con radiocronaca in italiano sull’onda media 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz e in tedesco sull’onda corta 7235 kHz.
Della decisione di inserire la tappa ad Auschwitz in
questo viaggio in Polonia ha parlato, ieri con i giornalisti, il direttore
della Sala Stampa Vaticana, Joaquin Navarro–Valls. Ha sottolineato quanto Benedetto XVI abbia
fortemente voluto recarsi e pregare nel luogo che più rappresenta il dramma
della cieca violenza nazista in quello che è il primo viaggio all’estero da lui
programmato da quando è Papa. Ma che cosa può
significare vedere il Papa tedesco ad Auschwitz per
chi ha vissuto da vicino il dramma della deportazione? Nell’intervista di
Eugenio Bonanata, Nedo Fiano,
deportato con tutta la sua famiglia:
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R. – Ha un’estrema importanza,
e non soltanto storica, questa visita del Papa ad Auschwitz,
e come tale cerco di misurare anche la reazione che lui potrà provare da questa
visita. In fondo è un ricongiungimento anche per lui, nel senso che la storia è
stata devastata in quel campo nell’arco di tre anni. Tutti sanno che cosa è
accaduto: lo sterminio di milioni di persone, di innocenti. Questa visita è un
riallacciarsi a quel passato, in un certo qual modo indicibile o comunque molto
difficile da rappresentare. Il fatto che il vicario di Cristo vada a camminare
su quel terreno irrorato dal sangue di milioni di persone è qualcosa che
produce in me una sensazione profonda, una sensazione molto intensa.
D. – Il fatto che Benedetto XVI
sia di nazionalità tedesca conferisce un significato particolare alla visita?
R. – Questo è un accrescitivo
per me. E’ un accrescitivo perchè lui porta ad Auschwitz
D. – Qual è stato il
sentimento, la sensazione, che lei ha vissuto quando è
tornato per la prima volta in quei luoghi?
R. – Io sono tornato ad Auschwitz la prima volta nel 1962 e devo dire che quando ho
passato quella maledetta porta è stato per me raggelante: una condizione
difficilmente traducibile.
D. – Si parla spesso
impropriamente dei lager. Com’era organizzato quello di Auschwitz
e perchè si chiama campo di Aushwitz - Birkenau?
R. – Per quanto attiene alla definizione, il distretto di Aushwitz in realtà comprendeva tre grandi campi: Aushwitz 1, Aushwitz 2, che era Aushwitz Birkenau, e poi il terzo
campo, cioè Monovitz. Aushwitz
– Birkenau ha una caratterizzazione precisa: è stato
veramente la voragine che ha inghiottito un mondo intero. La specificità è
quella che Aushwitz 2 con i suoi quattro forni
crematori è stato il campo dove al 90 per cento si è concentrato lo sterminio.
Era superlativamente organizzato, nel senso che anche l’arrivo dei convogli
ferroviari all’interno del campo era stato studiato per accelerare i tempi.
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Al termine della visita ai campi di concentramento,
Benedetto XVI si trasferirà dal campo di Birkenau
all’aeroporto di Cracovia. Sarà il momento del congedo dalla
Polonia dopo 4 intense giornate di incontri. La nostra emittente seguirà
in diretta la cerimonia a partire dalle 19.15 circa, con commento in lingua italiana
sull’onda media 585 kHz e in
modulazione di frequenza di 105 MHz.
GIORNATA
MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
-
Intervista con il dott. Angelo Scelzo -
Si celebra quest’anno in concomitanza con la solennità
dell’Ascensione la 40.ma Giornata mondiale delle
comunicazioni sociali. Un appuntamento voluto da Papa Paolo VI che in questo significativo
anniversario viene accompagnato dal primo messaggio
sul tema di Benedetto XVI. Giovanni Peduto ne ha parlato con il sottosegretario
del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, il dottor Angelo Scelzo:
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R. – Il primo messaggio di Papa Benedetto XVI, sul tema dei media, rete di comunicazione e cooperazione, contiene
tre elementi che identificano il servizio che la comunicazione è chiamata ad
operare all’interno della Chiesa, ma anche all’interno della società. In
particolare in questo messaggio Benedetto XVI si sofferma sull’accoglienza dei media all’interno della Chiesa, un’accoglienza
certamente positiva, anche se alcuni compiti specifici richiamano il ruolo e la
responsabilità dei media all’interno sia della comunità ecclesiale che di
quella civile.
D. – Dottor Scelzo, un suo
pensiero sull’importanza dei mass media per l’evangelizzazione?
R. – Questo è un dato ormai acquisito: i
media sono a servizio dell’evangelizzazione, perché l’evangelizzazione è
di per sé un elemento di comunicazione, è la buona novella, il Vangelo portato
in ogni epoca, in ogni tempo all’umanità. E quindi già dal primo annuncio, dal
primo momento di diffusione c’era bisogno di chi veicolasse
questa grande notizia che è attuale anche oggi e che oggi viene veicolata
attraverso i mezzi della comunicazione, attraverso le nuove tecnologie. Esappiamo come questa società sia così fortemente segnata
dallo sviluppo dei media. Viviamo nella società della
comunicazione.
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OGGI
POMERIGGIO A VISEU IN PORTOGALLO LA BEATIFICAZIONE
DI
RITA AMATA DA GESU’, AL SECOLO RITA LOPES DE ALMEIDA
-
Intervista con il cardinale José Saraiva
Martìns -
Verrà presieduto dal Prefetto della
Congregazione per le cause dei santi, il cardinale José
Saraiva Martìns, il rito di
Beatificazione, oggi pomeriggio a Viseu in
Portogallo, di Rita Amata da Gesù, al secolo Rita Lopes
de Almeida. Cresciuta in una famiglia profondamente
religiosa, a 32 anni, nel 1880, muove i primi passi per la fondazione del suo
Istituto religioso di “Gesù Maria Giuseppe”, per sovvenire all’istruzione e
alla formazione delle bambine e dei bambini poveri e abbandonati. Presto la sua
opera si diffuse nelle diocesi di Viseu Lamego e Guarda, mentre alla sua morte, avvenuta a Ribafeita nel 1913, contava 3 collegi in Portogallo. In
seguito inoltre sorsero collegi in Brasile, dove le Figlie di
Madre Rita dovettero riparare a
causa della rivoluzione liberale che
investì il Portogallo tra Ottocento e Novecento, che portò alla soppressione
delle istituzioni religiose. Il cardinale José Saraiva Martìns, che è nato nella
stessa diocesi in cui è nata Rita Amata da Gesù, spiega, nell’intervista di
Giovanni Peduto in quale contesto è vissuta ed ha operato:
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R. -
D. - Vuole illustrarci un episodio singolare della sua
vita?
R. - Ce
ne sono tanti nell’incanto della sua semplicità
contadina. Ne racconto solo due e brevemente: il primo ricorda come nel 1881,
quando
D. - Qual è il carisma dell’Istituto fondato da Rita Amata
da Gesù?
R. - Dopo le distruzioni materiali e morali della Seconda
Guerra mondiale il Servo di Dio Pio XII più volte, nei suoi messaggi, gridò:
“Salviamo i bambini che sono il futuro della società”. Oltre 70 anni prima, in
un analogo clima di rivolte e distruzioni,
D. - Il messaggio della Beata all’uomo di oggi?
R. - Madre Rita muore nel 1913,
quattro anni prima che
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TRA LE INTERVISTE DI QUESTI GIORNI AD ALCUNI
MOVIMENTI ECCLESIALI
IN
VISTA DELLA PENTECOSTE CON IL PAPA,
VOGLIAMO
OSPITARE OGGI
SUL
SIGNIFICATO STESSO DEL FIORIRE DI MOVIMENTI NELLA CHIESA
Nello spazio che abbiamo scelto di dedicare in questi
giorni alla presentazione di alcuni dei movimenti ecclesiali o comunità che
sabato e domenica prossimi si incontreranno in Piazza San Pietro con Benedetto
XVI, vogliamo oggi ospitare una riflessione sulla realtà stessa dei movimenti.
Per capire cosa rappresentano nella Chiesa e per la chiesa, Emanuela Campanile
ha intervistato il teologo mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti/Vasto:
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R. - Certamente nella Chiesa del post Concilio il fiorire
dei movimenti ha rappresentato un segno della rinnovata presenza e azione dello
Spirito nella Chiesa. In realtà i movimenti sono espressioni comunitarie di
carismi che lo Spirito suscita e dona alla Chiesa, in quanto tali essi vanno
letti nell’ottica teologica di una teologia dello Spirito, di una teologia dei
carismi. La loro presenza e vitalità è un segno che lo Spirito è all’opera
nella Chiesa e vuole arricchire
D. – Ma perché non ‘basta’
trovarsi a pregare semplicemente tutti nello stesso modo? Perché questi
movimenti con caratteristiche, carismi - diceva lei - diversi?
R. – Perché la Chiesa non è una comunità massificata o
massificante. E’ un popolo di uomini e donne liberi che ricevono dallo Spirito doni ricchi e diversi, secondo quella che si
potrebbe definire la fantasia, la creatività dello Spirito. Questa ricchezza,
questa meravigliosa espressione di possibilità che lo Spirito suscita deve
convergere a ciò che è il frutto proprio dello Spirito che è l’unità.
D. – Lei collocava questo fiorire dei movimenti dopo il
Concilio Vaticano II. Perché?
R. – Certamente molti di questi movimenti hanno le loro
radici nella stagione preconciliare. Tuttavia è il
Concilio, con la sua riflessione ecclesiologica, che
ha stimolato
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28 maggio 2006
4.600
MORTI E PIU’ DI 10.000 FERITI PER IL TERREMOTO CHE HA
DEVASTATO IERI L’INDONESIA, MENTRE IL SISMA COLPISCE OGGI IL SUD DEL PACIFICO
-
Intervista con Alessandro Amato -
Sono 4.600 le vittime e più di
10mila i feriti per il terremoto che ha devastato ieri l’Indonesia. Ed
ulteriori scosse telluriche si sono verificate stamattina nel sud del Pacifico.
Il servizio di Isabella Piro:
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Cresce tragicamente il bilancio delle vittime del
terremoto che ieri mattina ha sconvolto l’Indonesia: secondo gli ultimi dati i
morti sarebbero 4.600. Gran parte delle vittime si sono registrate a Bantul, città industriale situata nel sud del Paese, dove
quasi l’80% delle case è crollato. Il dramma continua a svolgersi nella zona di
Yogyakarta, dove l’aeroporto è stato chiuso al
traffico civile, ma non militare, per permettere l’arrivo dei soccorsi e degli
aiuti umanitari. Secondo i sismologi, oltre 470
scosse di assestamento sono seguite al sisma di 6,3 gradi Richter
registrato ieri. Lo sciame sismico più forte è stato di 5,2 gradi e si è
manifestato due ore dopo il terremoto principale. Per l’Agenzia nazionale di
geofisica, si tratta di un processo di stabilizzazione delle placche tettoniche
che accresce la pericolosità della zona. Il sisma, infatti, potrebbe aver
aumentato il volume del magma in cima al vulcano Merapi,
da settimane in grande attività e lontano solo 35 km da Yogyakarta.
Intanto, la Croce Rossa internazionale ha fatto sapere che servono dieci
milioni di dollari per intervenire in aiuto dei terremotati. Ma il sisma ha
avuto ripercussioni anche altrove: stamattina, una forte scossa di 6,7 gradi Richter ha colpito l’isola-Stato di Tonga
e il Papua Nuova Guinea, nel Pacifico meridionale. Al
momento, non si sa ancora se le scosse telluriche abbiano provocato vittime o
danni.
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Ma il devastante terremoto che ha colpito l’Indonesia era
prevedibile? Paolo Ondarza lo ha chiesto ad Alessandro Amato, direttore del
Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia:
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R. – Prevedibile, in quanto in quella zona ci sono
tantissimi terremoti che avvengono ogni anno e quindi si sa che è una zona
attiva. Non era prevedibile nel sapere esattamente quando
sarebbe avvenuta la scossa, dove e con che intensità. Questo no. Quello che si sarebbe potuto fare era rinforzare gli
edifici e far sì che questi non crollassero per un terremoto di questo tipo
che, peraltro, non è stato particolarmente forte.
D. – Si susseguiranno nuove scosse nelle prossime ore?
R. – Sicuramente ci saranno delle scosse che vengono chiamate “repliche”, quindi scosse di assestamento,
in gergo. In genere sono più piccole della scossa principale. Qualche volta avviene
invece che si attivi un’altra zona di un’altra faglia adiacente. Ma questa è
un’altra di quelle cose che non possiamo prevedere.
D. – Quindi anche scosse che potenzialmente potrebbero aggravare ulteriormente la situazione?
R. – Io credo che in questi casi, dopo un terremoto così,
che ha fatto i danni che si cominciano adesso a vedere, sarà difficile pensare
ad un ulteriore peggioramento. Non si può, però, escludere. E’ chiaro che in
queste condizioni il rischio scenda, in quanto anche se
le probabilità di una scossa forte in qualche zona diminuiscono e in qualche
zona aumentano, in sostanza però la gente è fuori dalle case. Ormai le case
distrutte sono distrutte. Il problema eventualmente sarà a lungo termine, nei
prossimi giorni e nelle prossime settimane, quando la popolazione dovrà
ritornare nelle abitazioni.
D. – Alcuni organi di informazione denunciano un aumento
dell’attività del vulcano Merapi, entrato in attività
già nelle scorse settimane…
R. – Sì, negli ultimi giorni, credo un paio di settimane
fa, è stata data l’allerta ‘rosso’, quindi il livello più pericoloso. Già da
tempo, da un paio di settimane, avevano evacuato diversi villaggi, diverse zone
della regione. Non ha, però, molto a che vedere con questo terremoto. Le zone,
infatti, sono abbastanza lontane.
D. – Nessun allarme tsunami?
R. – No, non c’è stato allarme tsunami
in questo caso, perché un terremoto di magnitudo 6.2
come questo non fa scattare gli allarmi tsunami.
Ricordiamo che il terremoto in Indonesia del dicembre 2004 aveva una magnitudo
superiore a 9, che in termini di energia era molte migliaia di volte più forte
di questo.
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28 maggio 2006
ORGANIZZAZIONI
UMANITARIE SONO IMPEGNATE IN PROGRAMMI DI SOCCORSO
PER SOSTENERE LE POPOLAZIONI COLPITE DAL
TERRIBILE TERREMOTO IN INDONESIA
YOGYAKARTA.
= La presidenza della Conferenza episcopale italiana ha deciso lo stanziamento
di 2 milioni di euro in favore delle popolazioni della zona di Yogyakarta, nell’isola indonesiana di Java, colpite dal
disastroso terremoto che ieri ha provocato la morte di migliaia di persone. Accogliendo l’appello del Santo Padre, che ha
incoraggiato ad adoperarsi per assistere le popolazioni
sconvolte dal sisma,
FESTIVAL DI CANNES 2006: IERI I PREMI DELLA GIURIA
ECUMENICA E
DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DELLA STAMPA
CINEMATOGRAFICA.
QUESTA SERA SARÀ
- A
cura di Luciano Barisone –
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CANNES. = Un film che lega le
differenti anime del mondo conquista il Gran Premio della Giuria Ecumenica al
Festival di Cannes. È “Babel” del regista messicano Alejandro Gonzáles
Iñárritu, che dopo “Amores Perros” e “
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ALLARME
DELL’UNICEF PER
DI
MILIONI DI BAMBINI CONTAGIATI DAL VIRUS DELL’AIDS
NEW
YORK. = Milioni di bambini nigeriani sono stati contagiati dal virus dell’AIDS,
ma una campagna per migliorare le cure e l’assistenza avviata dal Fondo delle
Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) stenta a dare frutti. E l’allarme
lanciato, ieri, con un comunicato dall’Unicef nel
quale si spiega che “i progressi sono molto lenti per quanto riguarda le cure e
il sostegno ai bambini infettati dall’HIV”. Secondo l’Agenzia dell’ONU, quasi
due milioni di bambini hanno perso almeno uno dei loro genitori a causa della
malattia. “Migliaia di bambini vivono con genitori malati o agonizzanti. Questo
può provocare problemi psicologici molto gravi, senza parlare delle difficoltà
economiche, della discriminazione e la malnutrizione che mettono la loro vita
in pericolo”, spiega Ayalew Abai,
rappresentante dell’UNICEF in Nigeria. Si stima che, nel mondo, il 30 per cento
dei bambini contagiati dal virus muoiono prima del loro primo compleanno, il 50
per cento prima dei due anni. La maggior parte dei decessi è causata
dall’assenza di diagnosi e, dunque, di trattamenti anti-retrovirali.
I TEMI
DELLA DEMOCRAZIA E DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA IN CINA AL CENTRO
DEL
DISCORSO PRONUNCIATO DALL’ARCIVESCOVO DI HONG KONG, CARDINALE JOSEPH ZEN ZE-KIUN, CHE HA RICEVUTO IERI A MILANO IL
PREMIO “DEFENSOR FIDEI”
ISTITUITO
DALLA RIVISTA CRISTIANA “IL TIMONE”
MILANO.
= La strada verso la democrazia è ancora molto lunga in Cina, dove “non va
dimenticato che esiste tuttora la dittatura, manca la libertà di religione e il
governo non ha ancora capito che sono i cattolici e
GRANDE
SUCCESSO, IN GIAPPONE, DEL FORUM SULLA BIBBIA, ORGANIZZATO
NEL
MESE DI MAGGIO A TOKYO. ALL’INCONTRO, IL
PRIMO DEL GENERE NEL PAESE
ASIATICO,
HANNO PARTECIPATO I MAGGIORI BIBLISTI PROVENIENTI
DA TUTTO IL MONDO
TOKYO. = Più di due
mila persone hanno partecipato al Forum sulla Bibbia in Giappone, che ha visto
riuniti nel mese di maggio, a Tokyo, alcuni tra i maggiori biblisti
del mondo. L’evento è stato organizzato dalla Japan
Bible Society (Jbs) per
festeggiare la recente istituzione della sua sezione per le traduzioni. Sono
intervenuti 29 esperti di Bibbia a livello internazionale, provenienti da varie
città di Giappone, Israele, Germania e Stati Uniti. Il presidente del Forum, il
gesuita Chung Mo Koo, ha
spiegato all’Agenzia Asia News che non si era mai tenuto, prima, un evento del
genere in Giappone. Gli incontri – ha aggiunto - hanno rappresentato un
“importante momento di approfondimento”. Al convegno, tenutosi all’inizio di
maggio, hanno preso parte persone impegnate in diversi campi, dallo studio
delle scritture al lavoro pastorale, alla vita spirituale. “E’ arrivata gente
da diverse Chiese e anche non cristiani interessati comunque alla Bibbia”, ha
poi sottolineato il presidente del Forum. Suor Yoshie
Fujioka, delle sorelle del Cuore di Maria Immacolata
a Nagasaki, ha rimarcato lo straordinario contributo del Forum. “Aver potuto
ascoltare i maggiori studiosi di Bibbia – ha detto - mi ha fatto capire la
grande ricchezza e profondità delle espressioni bibliche”. “Ho intenzione - ha
concluso suor Yoshie Fujioka,
che insegna all’Università cattolica Junshin - di
condividere questa esperienza in classe con i miei studenti”. (A.L.)
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28 maggio 2006
- A cura di Isabella Piro -
Ancora violenze in Iraq: due bombe sono
esplose stamani a Baghdad, provocando la morte di almeno due persone e 17
feriti. La prima esplosione ha preso di mira una pattuglia della polizia nel
centro della capitale, uccidendo un poliziotto e ferendo cinque civili. Quando
la folla si è radunata sul posto, è esploso un secondo ordigno. A Samarra, poi, un ribelle è stato ucciso da agenti iracheni.
Ieri, inoltre, un elicottero americano è precipitato nella turbolenta provincia
occidentale di al-Anbar. Due marines
risultano dispersi.
Nuovi scontri in Medio Oriente: caccia
dell’aeronautica israeliana hanno attaccato con missili, in due successivi
raid, una base del Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando
generale, situata in Libano, nei pressi della cittadina di Luci. Poche ore
prima dal sud del Paese dei cedri erano stati sparati razzi contro Israele e
cinque militari erano stati feriti. Intanto, l’ex premier israeliano Ariel Sharon, in coma dal 4 gennaio scorso a causa di un ictus,
ha lasciato stamane l’ospedale di Gerusalemme per il
centro di riabilitazione ‘Sheba’ di Tel Aviv.
Domenica prossima, invece, 4 giugno, il successore di Sharon,
Ehud Olmert, incontrerà il
presidente egiziano Mubarak.
“La Russia continuerà la sua cooperazione con
l’Iran nel campo della tecnologia nucleare”: lo ha detto il segretario del
Consiglio di sicurezza nazionale russo, Igor Ivanov,
al termine della prima serie di incontri tra la Russia e l’Iran per discutere
sul nucleare, in programma oggi a Teheran. Intanto,
la Guida suprema della Repubblica islamica, ayatollah Khamenei,
ha affermato che “l’Iran resisterà ad ogni costo” sul suo programma, poiché “un
arretramento significherebbe una perdita al cento per cento”.
Il contingente australiano ha messo in
sicurezza oggi i principali punti strategici di Dili,
capitale di Timor Est, da giorni campo di battaglia tra militari e disertori.
Le forze di terra, appoggiate anche dall’aria e dal mare, hanno preso il
controllo dell’aeroporto, del porto, del quartier
generale dell’Onu e della polizia. Alcune truppe sono
state dispiegate attorno al Palazzo presidenziale e alla sede del Parlamento.
Sono oltre 26 milioni e mezzo i colombiani chiamati oggi
alle urne per eleggere il presidente della Repubblica. Nel primo turno,
dovranno decidere fra 6 candidati anche se, in
concreto, solo 3 hanno possibilità di passare ad un eventuale ballottaggio.
Tutti i sondaggi danno per vincitore il capo di Stato uscente, Alvaro Uribe, accreditato con oltre il 55% delle preferenze, mentre
al secondo posto, con meno del 20% dei voti, si
dovrebbe piazzare il candidato di centro-sinistra Carlos
Gaviria del cosiddetto “Polo democratico
alternativo”, oppure il liberale Horacio Serpa (10
%). Ieri, intanto, in una conferenza stampa, il presidente Uribe
si è detto pronto ad accettare una mediazione internazionale, compreso
l’intervento del Venezuela, per raggiungere la pace nel Paese. Ma sentiamo il
servizio di Luis Badilla Morales:
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Come ormai succede da molti anni, anche
quest’ultima campagna elettorale si è incentrata sull’intricato processo
di pacificazione che coinvolge - con modalità molto diverse - sia la guerriglia
delle FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) sia l’Esercito di
liberazione nazionale (ELN). Nelle ultime settimane, nel dibattito elettorale,
è entrato anche il Trattato bilaterale di libero commercio negoziato con
Washington, siglato lo scorso 27 febbraio. Il governo della Colombia ha
dichiarato pochi giorni fa che esistono incongruenze nel testo del documento
redatto dagli Stati Uniti e che alcuni brani non corrispondono agli accordi del
negoziato. Le differenze scoperte nella versione inglese riguardano temi molto
complessi come l'agricoltura e i servizi, settori nei quali
La Chiesa cattolica ha seguito con particolare attenzione
lo svolgimento della campagna e in un documento del Comitato di presidenza
dell’Episcopato afferma: “Nessuno può guardare con indifferenza questo momento
in cui scegliamo il Primo Rappresentante che ci dirigerà nella ricerca del bene
comune”. I presuli ricordano le parole di Papa Benedetto XVI: “L'interesse
principale degli interventi della Chiesa nella vita pubblica si incentra nella
protezione e nella promozione della dignità della persona e perciò presta
particolare attenzione ai principi che non sono negoziabili”. Quindi chiedono
ai candidati alla presidenza che rispettino tre
principi non negoziabili: “Protezione della vita in tutte le sue fasi; il
riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia e, infine,
la protezione del diritto dei genitori ad educare i propri figli”. “Questi
principi - continuano i Vescovi - non sono verità di fede, benché rimangano
illuminati e confermati dalla fede”, ma sono principi “iscritti nella natura
dell'uomo e, pertanto, comuni a tutta l'umanità”. Quindi chiedono ai candidati
di “seminare la verità, la giustizia e la pace tra tutti i colombiani”. Agli
elettori i vescovi ricordando l'importanza della partecipazione di tutti i
cittadini, tentando di “discernere quale opzione sia più conveniente per
rispondere alle necessità urgenti che ha
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Urne aperte anche in Italia, dove oggi e
domani 19,2 milioni di elettori sono chiamati alle consultazioni amministrative
per scegliere presidenti e Consigli di 8 province (Mantova, Pavia, Treviso, Imperia,
Ravenna, Lucca, Campobasso e Reggio Calabria) e sindaci e Consiglio di 1.236
comuni. Si vota anche in Sicilia, ma per le regionali. Tra le sfide più attese
per la poltrona da primo cittadino, ci sono quelle di Walter Veltroni e Gianni Alemanno a Roma, Bruno Ferrante e Letizia
Moratti a Milano, Rosa Russo Iervolino e Franco Malvano a Napoli, Sergio Chiamparino
e Rocco Bottiglione a Torino. In caso di ballottaggio, si voterà domenica 11 e lunedì 12 giugno.
Nuovo appello degli Stati Uniti per il rilascio
della leader dell’opposizione birmana e premio Nobel per la pace, Aung San Suu kyi,
dopo che ieri la giunta militare di Myanmar le ha
prolungato di un anno gli arresti domiciliari. “Rinnoviamo il nostro invito al
regime birmano – ha dichiarato il Dipartimento di Stato americano – a
rilasciare lei e gli altri detenuti politici e ad avviare un dialogo sincero e
globale necessario per favorire la riconciliazione nazionale e l’instaurazione
della democrazia”.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato oggi che l’influenza aviaria ha ucciso
una 35ma persona in Indonesia. Si tratta di un giovane di 29 anni, deceduto
dieci giorni fa. Inoltre, altri due indonesiani, un uomo di 18 anni e uno di
43, sono stati ricoverati in ospedale per aver contratto il virus.
Secondo giorno di lavori per i 25 ministri degli Esteri
dell’Unione Europea, da ieri riuniti nell’abbazia di Klosterneuburg,
alle porte di Vienna. Sul tavolo delle trattative, il superamento dell’impasse
creatasi un anno fa con il ‘no’ di Francia e Olanda
alla Costituzione europea. L’orientamento prevalente è quello di prolungare la
pausa di riflessione fino al 2007 e di dare mandato, alle prossime presidenze
di turno, di stilare un documento comune con cui riattivare il processo di elaborazione
della Carta costituzionale.
Con 117 voti contro e 77 a favore, ieri il
Parlamento afghano non ha rinnovato il mandato al
presidente della Corte suprema, il religioso ultraconservatore Fazel Hadiu Shinwari.
Considerato un fondamentalista, l’uomo era il
candidato sostenuto dal presidente della Paese, Hamid Karzai, ed era appoggiato
anche dai circoli religiosi afghani.
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