RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 147 - Testo della trasmissione di sabato 27 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi, in Cile,
la Giornata nazionale del catechista
A Cannes,
grande attesa per i premi finali del 59.mo Festival,
che saranno assegnati domani
Almeno 12 persone morte stamani in vari
attentati In Iraq, tra questi, anche un colonnello della polizia
Medio
Oriente:Hamas ha respinto l’ultimatum lanciato dal presidente
palestinese, Abu Mazen, per
l’accettazione del piano che prefigurerebbe il riconoscimento di Israele
27 maggio 2006
BENEDETTO
XVI A WADOWICE, NELLA CITTA’ NATALE DI PAPA WOJTYLA, PER RENDERE OMAGGIO AL SUO
AMATO PREDECESSORE. NEL SANTUARIO DI KALWARIA ESPRIME
LA
SPERANZA CHE GIOVANNI PAOLO II POSSA ESSERE PRESTO CANONIZZATO
-
Interviste con mons. Giuseppe Bart e Oded Ben Hur -
Terza giornata oggi del viaggio apostolico di Benedetto
XVI in Polonia. Il Papa, che ieri è giunto a Cracovia accolto
dal grande entusiasmo dei giovani, che ha voluto salutare in serata dalla
finestra del Palazzo arcivescovile, ha fatto tappa stamane
a Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II. Poi ha
visitato i Santuari di Kalwaria e della Divina Misericordia.
Questa sera la veglia con i giovani a Cracovia.
Ma diamo subito la linea al nostro inviato Sergio Centofanti.
**********
(Saluto
del Papa in polacco e applausi della folla)
Grande accoglienza e grande affetto anche qui a Wadowice per Benedetto XVI applauditissimo
per le sue parole in polacco. Il Papa ha espresso la sua “grande commozione” per essere venuto nel luogo di nascita di
Giovanni Paolo II, “nella città della sua infanzia e della sua giovinezza”. “Wadowice –ha detto - non poteva mancare” nel percorso del
pellegrinaggio in
terra polacca sulle orme del suo
predecessore. E’ entrato nella casa di Karol: un
modesto appartamento al primo piano, proprio accanto alla Basilica della
Presentazione di Maria. Ha sostato di fronte alla culla, alla foto della madre,
morta quando il piccolo Wojtyla
aveva 9 anni: poi nella Basilica si è fermato dinanzi al fonte battesimale così caro a Giovanni Paolo II.
Cita il poeta tedesco Goethe:
“Chi vuole comprendere un poeta, dovrebbe recarsi nel suo paese”. Così per
comprendere la vita e il ministero di Giovanni Paolo II, “era necessario venire
nella sua città natale”. Lo stesso Papa Wojtyla
confessò che qui, a Wadowice, “è cominciato tutto: è
cominciata la vita, è cominciata la scuola, gli studi, è cominciato il teatro…
e il sacerdozio”:
“Giovanni Paolo II, tornando a
quegli inizi, si riferiva spesso ad un segno: quello del fonte battesimale, che
egli circondava di particolare venerazione nella chiesa di Wadowice”.
‘A
questo fonte battesimale – diceva Giovanni Paolo II - mi fu concessa la grazia di divenire figlio
di Dio, e di ricevere la fede nel mio Redentore e fui accolto nella comunità
della sua Chiesa’ ”. In queste parole – ha detto il
Papa - è “racchiusa la chiave per comprendere la coerenza della sua fede”, il
“radicalismo” della vita cristiana e il “desiderio della santità” di Karol Wojtyla. “C’è qui – ha
aggiunto - la profonda consapevolezza della divina grazia, del gratuito amore
di Dio per l’uomo, che mediante il lavacro con l’acqua e l’effusione dello
Spirito Santo” ci introduce
“nella moltitudine dei suoi figli redenti dal Sangue di Cristo. Ma c’è anche la
consapevolezza che il battesimo che giustifica è … una chiamata ad aver cura
della giustizia scaturita dalla fede. Il programma più comune di una vita
autenticamente cristiana si riassume nella fedeltà alle promesse del santo
Battesimo. La parola d’ordine del presente pellegrinaggio: ‘Rimanete
saldi nella fede’ – ha sottolineato - trova qui la
sua concreta dimensione che si potrebbe esprimere con l’esortazione: “Rimanete
saldi nell’osservanza delle promesse battesimali”. Quindi Benedetto XVI ha sottolineato il rapporto di Giovanni Paolo
II con la parrocchia:
“Il mio grande predecessore
indicava
“Quanto bene,
quante grazie – diceva Papa Wojtyla - ricevetti in
questo tempio e in questa comunità parrocchiale”. Per questo – ha ricordato Benedetto XVI –
Giovanni Paolo II “circondava di così grande premura le comunità parrocchiali.
Nello spirito della stessa sollecitudine - ha aggiunto – chiedo “ai Vescovi
polacchi di fare il possibile affinché la parrocchia polacca sia realmente una
‘comunità ecclesiale’ e una ‘famiglia della Chiesa’ ”.
Infine Benedetto XVI ricorda una specifica “caratteristica della fede e della
spiritualità di Giovanni Paolo II”:
“Lui stesso ricordò più volte il
profondo attaccamento degli abitanti di Wadowice
all’effigie locale della Madonna del Perpetuo Soccorso e l’usanza della
preghiera quotidiana dinanzi ad essa degli studenti
del ginnasio di allora”.
“Qui – ha detto il Papa – arriviamo “essa scaturiva anche la convinzione
circa il posto eccezionale che
E davanti alla Effigie della Madonna del Perpetuo
Soccorso, Benedetto XVI ringrazia ancora una volta Dio per il pontificato di Giovanni
Paolo II e chiede a tutti i polacchi di accompagnarlo “con la stessa preghiera”
con cui hanno circondato il loro “grande Connazionale”.
Dopo Wadowice il Papa si è
recato nel Santuario mariano di Kalwaria Zebrzydowska, dedicato alla Passione di Gesù e alla Madonna
Addolorata, celebre per la sua suggestiva Via Crucis tra i boschi, lunga
“Vorrei dire che
anch’io come il caro arcivescovo cardinale Stanislao spero che la Provvidenza
ci conceda presto la beatificazione e la canonizzazione del nostro caro Papa Govanni Paolo II”.
Subito dopo si è recato a Lagiewniki,
nel Santuario della Divina Misericordia, fondato dopo che Santa Faustina Kowalska ha ricevuto la rivelazione di Gesù misericordioso.
Qui il Papa ha avuto un incontro toccante con alcune centinaia di malati. Quindi
ha detto:
“In questa
circostanza stiamo davanti a due misteri: il mistero della sofferenza umana e
il mistero della Divina Misericordia. Ad un primo sguardo questi due misteri
sembrano contrapporsi. Ma quando cerchiamo di approfondirli alla luce della
fede, vediamo che essi si pongono in reciproca armonia. Ciò grazie al mistero
della croce di Cristo”.
Come ha detto qui Giovanni Paolo II,‘la
croce ‘è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo... La croce è come
un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena
dell’uomo’ . “Voi, cari malati, segnati dalla sofferenza del corpo o dell’animo
- ha detto Benedetto XVI - siete i più uniti alla Croce di Cristo, ma nello
stesso tempo i più eloquenti testimoni della misericordia di Dio. Per vostro
tramite e mediante la vostra sofferenza Egli si china sull’umanità con amore.
Siete voi che, dicendo nel silenzio del cuore: ‘Gesù,
in te confido’, ci insegnate che non c’è una fede più
profonda, una speranza più viva e un amore più ardente della fede, della
speranza e dell’amore di chi nello sconforto si mette nelle mani sicure di Dio.
E le mani di coloro che vi aiutano nel nome della misericordia siano un
prolungamento di queste grandi mani di Dio”.
Il pontefice ha abbracciato alcuni piccoli malati. Ha pregato davanti al
quadro di Gesù misericordioso, dal cui cuore escono due raggi, uno rosso,
l’altro pallido, segno dei Sacramenti dell’Eucaristia e del Battesimo.
E del primato dell’amore misericordioso il Papa ha
parlato anche nel Santuario mariano di Czestochowa,
dove si è recato nel pomeriggio di ieri per incontrare i religiosi e i rappresentanti
dei movimenti ecclesiali. “Dio è amore” – ha detto – “questa verità su Dio è la
più importante, la più centrale”. Il Papa dopo aver pregato dinanzi alla
celebre Immagine della Madonna Nera, ha invitato a farsi guidare da Maria che
insegna a entrare in contatto col mistero di Dio, mistero – ha detto – che non
dobbiamo “pretendere” di comprendere perchè “significherebbe volerlo
circoscrivere nei nostri concetti” e così “perderlo”:
“Lei ci insegna a
pregare. E’ Lei ad indicarci come aprire le nostre menti e i nostri cuori alla
potenza dello Spirito Santo, che viene a noi per essere da noi portato al mondo
intero”.
Abbiamo bisogno di silenzio e di raccoglimento – ha
proseguito - “per sottometterci alla sua scuola, affinché Lei ci insegni come
vivere di fede, come crescere in essa, come rimanere
in contatto con il mistero di Dio negli eventi ordinari, quotidiani della
nostra vita”:
“La fede, infatti, è un contatto col mistero di Dio, perché credere
vuol dire, «abbandonarsi» alla verità stessa della parola del Dio vivo, sapendo
e riconoscendo umilmente quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi”.
Poi
Benedetto XVI si è rivolto ai rappresentanti dei movimenti ecclesiali:
“La vitalità delle
vostre comunità è un segno della presenza attiva dello Spirito Santo! E’ dalla
fede della Chiesa e dalla ricchezza dei frutti dello Spirito Santo che è nata
la vostra missione. Il mio augurio è che possiate essere sempre più numerosi
per servire la causa del Regno di Dio nel mondo di oggi”.
Portate la sapienza del Vangelo nel mondo – ha detto - ma ciò – ha precisato - sia fatto “in modo maturo …
e non aggressivo”. Verificate
l’autenticità della vostra missione specchiandovi nel cuore di Maria.
Benedetto XVI, come amava fare Giovanni Paolo II, si è
affacciato ieri sera dalla finestra del Palazzo arcivescovile di Cracovia per
salutare i tanti giovani che con affetto ed entusiasmo dalla strada acclamavano
il suo nome. “La giovinezza è in Dio” - ha detto il Papa – per questo oggi, “malgrado la morte”, Karol Wojtyla è “giovane in Dio” ed “è tra noi” per invitarci a
“rinvigorire la grazia della fede”.
(Acclamazioni dei giovani)
Da
Cracovia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.
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Dell’importanza del culto della Divina Misericordia ci parla mons. Giuseppe
Bart, rettore del Santuario della Divina Misericordia
in Roma
Tra le numerose e significative tappe che Papa Benedetto
XVI compirà nel suo viaggio in Polonia, vi è quella effettuata oggi alle 13.00
al Santuario della Divina Misericordia a Lagniewiki.
Nel 2002, fu lo stesso Giovanni Paolo II, nel suo ultimo ritorno in patria, ad
inaugurare il Santuario in cui riposano le spoglie
della Santa della Divina Misericordia, Faustina Kowalska,
canonizzata dallo stesso Papa Wojtyla. Lo scorso 16
ottobre, Benedetto XVI aveva definito la Misericordia la chiave del Pontificato
del suo predecessore. Giovanni Peduto ne ha parlato con mons. Giuseppe Bart, rettore della chiesa di Santo Spirito in Sassia, elevata da Giovanni Paolo II a Santuario della
Divina Misericordia in Roma:
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La visita di Papa Benedetto XVI al Santuario della Divina
Misericordia a Cracovia ci dice che anche il successore di Giovanni Paolo II conduce
i credenti verso il mistero della misericordia di Dio, misericordia della quale
tutti gli uomini hanno un urgente bisogno. Il pellegrinaggio di Benedetto XVI
nella capitale del culto della Divina Misericordia è un’ulteriore conferma
dell’autenticità del messaggio trasmesso da Santa Faustina e indica la grande
importanza di questo culto per
D. – Il culto della Divina Misericordia è partito dalle
rivelazioni di Gesù a Suor Faustina Kowalska,
un’umile suora polacca giardiniera, portinaia e cuoca, nel suo Istituto:
vogliamo ricordarlo …
R. – Sì. A questa religiosa polacca, semplice e senza
istruzione, ma forte, umile e caratterizzata da una illimitata
fiducia in Dio, il Signore ha consegnato un grande messaggio destinato al mondo
intero. Gesù ha rivolto a Suor Faustina queste parole: “Nell’Antico Testamento
mandai al mio popolo i profeti con i fulmini; oggi mando te, a tutta l’umanità,
con la mia misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, desidero
guarirla e stringerla al mio cuore misericordioso”. La missione di Suor Faustina
consiste in tre compiti: avvicinare e proclamare al mondo la verità rivelata
nella Sacra Scrittura sull’amore misericordioso di Dio per ogni uomo; implorare
la misericordia divina per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori, tra
l’altro attraverso la pratica delle nuove forme di culto della Divina Misericordia
indicate da Gesù: l’immagine di Cristo con la scritta “Gesù, confido in te”, la
festa della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua, la coroncina
della Divina Misericordia e la preghiera nell’ora della Divina Misericordia. A
queste forme di culto e anche alla diffusione dell’adorazione della
Misericordia, il Signore allegava grandi promesse a condizione dell’affidamento
a Dio e della pratica dell’amore attivo per il prossimo. Ispirare – e questo è
il terzo compito della missione di Suor Faustina – ispirare un movimento
apostolico della Divina Misericordia, con il compito di proclamare, implorare
la misericordia divina per il mondo, e di aspirare alla perfezione cristiana
sulla via indicata da questa grande mistica. Attraverso questa grande Santa, il
Signore quindi dona al mondo e alla Chiesa una nuova luce, ed è proprio il
messaggio della Divina Misericordia.
D. – Benedetto XVI ha ribadito che il culto della Divina
Misericordia non è una devozione secondaria ma dimensione integrante della fede
e della preghiera del cristiano …
R. – Sì: Benedetto XVI, con queste parole così chiare,
illuminate, pronunciate durante il Regina Coeli della
domenica della Divina Misericordia di quest’anno, ha dato un ulteriore sigillo
e impulso alla celebrazione del culto della Divina Misericordia nella Chiesa.
Ricordo che Giovanni Paolo II disse: “Di nulla l’uomo ha bisogno quanto della
Divina Misericordia”. Il suo successore, Benedetto XVI, conferma in modo
solenne questa verità, e cioè che il culto della Divina Misericordia non è una
devozione secondaria ma dimensione integrante della fede. Infatti, il culto
della Divina Misericordia trasmesso da Santa Faustina, non è soltanto una funzione religiosa
in più o un altro libretto o un altro quadro tra i tanti; il culto della Divina
Misericordia decide della sorte del mondo e della sorte dell’umanità. Ecco
perché Giovanni Paolo II ha voluto compiere l’atto di affidamento dell’umanità
alla Divina Misericordia, indicando nella misericordia di Dio l’ultima tavola
di salvezza.
D. – Benedetto XVI ha pure detto che la misericordia di
Cristo non è una grazia a buon mercato; non suppone la banalizzazione del male
… Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutta la forza distruttiva del
male che trasforma nel fuoco del suo amore sofferente …
R. – Infatti,
D. – In che misura il culto della
Divina Misericordia sta penetrando nella Chiesa, nella devozione dei fedeli?
R. – Desidero dire che c’è un grande desiderio da parte
dei sacerdoti e delle loro comunità cristiane di conoscere la vita e la
missione di Santa Faustina. Basti pensare che siamo arrivati
alla decima edizione della stampa del diario di Suor Faustina, “
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La nostra
emittente seguirà in radiocronaca diretta l’incontro del Papa con i giovani oggi pomeriggio a Cracovia; la Messa e il Regina Coeli domani mattina; la visita ai campi di concentramento
domani pomeriggio. Di Auschwitz e di Birkenau ci parla l’ambasciatore israeliano presso la Santa
Sede, Oded Ben Hur
Il programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI in
Polonia prevede questa sera, a Cracovia, l’incontro con i giovani e domani
mattina prima la Santa Messa, e quindi la recita del Regina Caeli.
La nostra emittente seguirà oggi in diretta, a partire dalle 18.45, l’incontro
del Santo Padre con i giovani nel parco di Błonie con commenti in italiano, in onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, e in tedesco in onda corta. Sempre dal parco di Błonie, a Cracovia, trasmetteremo domani mattina, dalle 9.30
alle 12 circa, la Santa Messa e il Regina Caeli con
commenti in italiano, tedesco, francese, spagnolo e portoghese in onda media,
in onda corta e in modulazione di frequenza.
Domani, dalle 17.00 alle 18.30 circa, la nostra emittente
seguirà, inoltre, la visita del Papa ai campi di concentramento nazisti di Auschwitz e Birkenau, con
commenti in italiano, in onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, e in tedesco in onda corta. Proprio sul significato
dell’attesa visita ai campi di concentramento, ascoltiamo, al microfono di
Sergio Centofanti, l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oded Ben Hur:
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R. – Direi che proprio a causa di questa sua origine
tedesca, saranno più efficaci, più autorevoli le sue
parole, i suoi atti, i suoi gesti … io direi che la visita ad Auschwitz, come quella alla Sinagoga di Colonia, provano
che Papa Ratzinger sente un dovere di passare in
questi bivi importantissimi della storia. Diciamo che il significato di questo
gesto è un chiaro messaggio a tutto il mondo: non si può dimenticare quello che
è successo qui. E se vogliamo, questa visita è un gesto che è una prova schiacciante
per tutti coloro che negano l’Olocausto, che, 60 anni dopo Auschwitz,
cercano di cancellare la memoria di Auschwitz.
D. – Come vivrà, a suo avviso, il mondo ebraico questa
visita del Papa tedesco ad Auschwitz?
R. – Io non ho dubbi che il mondo ebraico vedrà questa
visita con grande rispetto e grande onore. Saprà apprezzare in particolare il
fatto che venga dalla più alta autorità cristiana al mondo. Non ho dubbi che il
mondo ebraico e Israele vedano in questa visita un passo importantissimo nel
cammino verso la comprensione maggiore tra di noi.
Vorrei dire questo: è sicuro che questa pagina è già scritta nella storia!
D. – Quali sono le sue attese?
R. – Direi che la visita del Papa conterrà
in se stessa tutti gli elementi necessari che costruiscono la lezione storica
che dev’essere imparata dall’Olocausto. E chi più di
Papa Ratzinger saprà esprimerli in modo autentico ed
opportuno? Non si tratta solo di parole, ma anche di atti, di silenzi: seguire
il cammino terribile dei binari dei treni fino ai forni crematori. E se mi permette,
un altro augurio: che, il Papa, seguendo questa strada, questo cammino storico
del popolo ebraico, sostando nel punto dove il popolo ebraico è stato
massacrato, ma è sopravvissuto ed è tornato in Israele, mi auguro e noi tutti
aspettiamo, vogliamo vedere, vogliamo accogliere questo Papa forse l’anno prossimo
anche in Israele.
D. – Benedetto XVI nel suo primo anno di Pontificato, ha
incontrato numerosi rappresentanti del mondo ebraico. Un’amicizia, quindi, che
sta crescendo?
R. – Io non ho dubbi. Sono stato presente ad alcuni di
questi incontri e ho assistito, ho visto ed ho sentito questa convinzione,
queste prove, queste espressioni di amicizia che poi ha ripetuto parecchie
volte: la sua determinazione ad approfondire, a spianare la strada, ad andare
avanti su questo cammino che, prima di lui, ha spianato Giovanni Paolo II.
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NOMINE
Il Santo
Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di San Fernando
(Filippine) il reverendo Pablo Virgilio Siongco David, del clero della medesima arcidiocesi, finora
Professore di Sacra Scrittura nel seminario arcidiocesano, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Guardialfiera.
Sempre
oggi il Papa ha nominato ausiliare della Diocesi di Vác
(Ungheria) monsignor Lajos Varga,
del clero della medesima Diocesi, attualmente Parroco di Pásztó,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Sicca
Veneria.
I
CURSILLOS DI CRISTIANITA’: TRA I MOVIMENTI CHE SARANNO PRESENTI
A
PENTECOSTE IN PIAZZA SAN PIETRO
-
Intervista con Giuseppe Sabbatini -
Nella
presentazione che in questi giorni stiamo facendo di alcuni dei movimenti o
comunità ecclesiali che saranno in Piazza San Pietro con il Papa la prossima
settimana, dedichiamo spazio oggi ai Cursillos di
cristianità. Un movimento che si prefigge di aiutare la singola persona a
scoprire e a rispondere alla propria vocazione personale e che promuove la
creazione di gruppi di cristiani che “fermentino di Vangelo gli ambienti”. Ma
per capire come è nato il movimento, Giovanni Peduto ha intervistato il signor
Giuseppe Sabbatini, coordinatore dei Cursillos per la diocesi di Roma:
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R. – I Cursillos di cristianità
sono nati in Spagna, con esattezza a Palma di Mallorca,
il 20 agosto del
D. – Quale carisma vi contraddistingue rispetto agli altri
movimenti ecclesiali laicali?
R. – I cursillos vivono nella
Chiesa, con
D. – Qual è la presenza dei cursillos
nel mondo?
R.- Il movimento dei cursillos è
presente in America latina, in Nord America, in Europa, nei Carabi ed in Asia.
Si calcola che oltre 2 milioni di persone abbiano partecipato ai corsi ed anche
alcuni capi di Stato. In Italia il primo cursillo si
è tenuto a Fermo nel 1963. Da allora il movimento si è propagato in tutto il
Paese ed oggi è presente in 86 diocesi. Si calcola che oltre 200 mila persone hanno fatto l’esperienza del cursillo
di cristianità.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il dettagliato resoconto del
viaggio di Benedetto XVI in Polonia. I servizi dell'inviato Giampaolo Mattei. La rassegna della stampa internazionale.
Servizio estero - In evidenza l'Indonesia, con il devastante
terremoto nell'isola di Giava.
Per la rubrica dell' "Atlante
geopolitico" un articolo di Giuseppe Fiorentino
dal titolo "Presidenziali in Colombia: le sfide del futuro".
Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele
Giordano dal titolo "Tradizione letteraria e lingua italiana oggi".
Servizio italiano - In primo piano le elezioni
amministrative.
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27 maggio 2006
IL CORDOGLIO DI BENEDETTO XVI PER LA NUOVA TRAGEDIA DEL SUDEST ASIATICO:
UN SISMA HA COLPITO L’ISOLA DI GIAVA PROVOCANDO QUASI 3 MILA
MORTI.
MOLTO DIFFICILE IL LAVORO DEI SOCCORRITORI
-
Intervista con padre Ferdinando Severi -
Esattamente diciotto mesi dopo lo tsunami
che devastò gran parte del Sudest asiatico, un nuovo disastro ha colpito
stamani l’Indonesia. L’isola di Giava è stata teatro
di un gravissimo terremoto (6,2 gradi della scala Richter)
che ha fatto finora – secondo i bilanci aggiornati in tempo reale dalle
autorità di Giakarta – almeno 2.700 morti e circa
3000 feriti. Benedetto XVI ha inviato alle autorità ecclesiali e civili
indonesiane un telegramma di cordoglio, a firma del cardinale segretario di
Stato, Angelo Sodano. Il Papa, si legge nel testo, prega per le vittime e
incoraggia i loro familiari, e manifesta riconoscenza e incoraggiamento “per
quanti sono in queste ore impegnati nelle operazioni di soccorso medico e di ricerca
dei dispersi”, auspicando un proseguimento dei loro sforzi. E mentre arrivano a
Giakarta i messaggi di solidarietà della comunità
internazionale, l’Unione Europea ha mobilitato i propri soccorritori annunciando
uno stanziamento di 3 milioni di euro.
L’Indonesia si
estende lungo il cosiddetto “anello di fuoco”, uno stretto corridoio attraverso
gli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, caratterizzato da intense attività
vulcaniche e telluriche. Padre Ferdinando Severi - Minore conventuale, da oltre 25
anni missionario a Banda Aceh, nell’Isola di Sumatra – raggiunto telefonicamente da Alessandro De Carolis, racconta le ultime notizie giunte dal fronte del
sisma:
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R. – Il terremoto è iniziato alle 5.53 locali. L’epicentro del terremoto è stato individuato a 37
km dal mare da Yogyakarta.
L’aeroporto di Yogyakarta
è stato chiuso perché parte dell’edificio dello scalo è distrutto, per cui tutti i voli da e per Yogyakarta sono stati sospesi. Alle 10.00 di
stamattina, poi, c’è stata un’altra scossa di terremoto più leggera, di assestamento.
Da notare che anche i famosi monumenti indù di Borobudur,
costruiti 800 anni dopo Cristo e situati a 20 km da Yogyakarta,
sono stati in parte distrutti. Inoltre, anche fuori
città, in una cittadina di 50 mila abitanti, ci sono stati 500 morti. Adesso
c’è grande necessità di tende e cibo: purtroppo ancora non è arrivato niente,
ma non dovrebbe mancare molto. E poi c’è notevole disagio perché stamattina,
alle 5 e mezza, l’elettricità è stata interrotta dappertutto, in città e nei
distretti. Quindi, i soccorritori hanno lavorato al buio tra grandi difficoltà.
Gli aiuti non mancano perché ci sono decine e decine di organizzazioni
mondiali, in Indonesia, che stanno ricostruendo dopo il famoso tsunami che ha ucciso 220 mila persone.
D. – Ecco, qual è la situazione adesso, dopo un anno e
mezzo di ricostruzione?
R. – Premetto che a Yogyakarta la gente stamattina gridava e scappava
per le strade, perché aveva paura che arrivasse lo tsunami. Il
governo, allora, ha annunciato con macchine e altoparlanti che non c’era
pericolo di tsunami,
perché il sisma deve superare i 9 gradi della scala Richter
per provocare il maremoto. Detto questo, qui a Banda Aceh,
dopo un anno e mezzo dallo tsunami, ci sono ancora 50 mila case da ricostruire e molta gente vive ancora sotto le tende. Però devo dire che
le cose vanno piuttosto bene, perchè tutto il mondo è presente qui. Tutte le
Caritas del mondo sono da noi, come quella americana, che sta ricostruendo
migliaia di abitazioni. Ed è un bellissimo spettacolo di solidarietà
internazionale.
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Domani 28 maggio, si celebra
“Andate in tutto il
mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato
sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche
veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi
guariranno”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Gesù risorto manda i discepoli
in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura. Lui, dopo aver
affidato loro questa missione, ascende al Padre. Con il battesimo noi veniamo
innestati in Cristo; la nostra umanità viene in Lui resa filiale. In Cristo,
noi veniamo presentati al Padre e prendiamo atto di essere veramente figli.
Constatiamo che le nostre radici sono lassù, in Gesù Cristo, affondando in
questa incrollabile e misteriosa comunione dell’amore con il Padre. Noi però
continuiamo a vivere nella storia e anche se prendiamo in mano i serpenti,
questi non ci mordono e anche i veleni non ci recano danno. La comunione con
Cristo, che ha passato la morte e vive con il Padre, ci rende immuni dal male
del mondo. Noi possiamo essere immersi nel mondo, possiamo essere in contatto
con il male, ma Cristo ci dà la grazia di non
lasciarsi coinvolgere, di rimanere in una distanza di indifferenza verso il
male, perché siamo di Cristo.
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27 maggio 2006
SFIDE E SCELTE DEI DIRIGENTI CRISTIANI D’IMPRESA NEL MONDO GLOBALIZZATO
DEGLI AFFARI, SOTTOLINEATE DAL CARDINALE RENATO MARTINO
INTERVENUTO
AL CONGRESSO MONDIALE DELL’UNIAPAC CHE SI CONCLUDE OGGI A LISBONA
- A cura di Paolo Scappucci -
LISBONA. = “L’etica non è un
vincolo per l’impresa, ma un’opportunità che ne qualifica l’efficienza e gli
obiettivi. I valori morali, quali la responsabilità, la giustizia, il rispetto
dei diritti umani, non sono nemici dell’attività economica, ma i suoi amici più
fidati, anche se molto esigenti”. Lo ha affermato il presidente del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, intervenendo
al XXII Congresso mondiale degli imprenditori cristiani (UNIAPAC, Unione
internazionale cristiana dirigenti d’impresa), che si conclude oggi a Lisbona. Tema:
“Potenziare le imprese a servizio dell’umanità del mondo moderno”. Rivolgendosi
ai rappresentanti dell’imprenditoria mondiale di ispirazione cristiana, il
porporato ha sottolineato che “investire in etica è uno dei modi migliori per affermare
la razionalità economica e imprenditoriale”. Egli ha anche espresso la convinzione
che ormai sia giunto a termine il “lungo periodo di incomprensioni ed equivoci
tra Chiesa e mondo imprenditoriale”, con una considerazione positiva del
mercato e del profitto, ma anche con l’unanime condanna della “idolatria del
mercato e del profitto” come antireligiosa, disumana e socialmente
insostenibile. Ribadendo che la soluzione del problema dello sviluppo non consiste
nel protezionismo e nelle chiusure, ma invece nel favorire l’accesso dei Paesi
più poveri al mercato mondiale, il cardinale Martino ha definito un errore
concepire gli aiuti economici alle imprese di tali Paesi solo sotto forma di
prestiti o trasferimento di tecnologie obsolete e non anche come partecipazione
al rischio e quindi come esportazione di know-how imprenditoriale nel sud del
mondo. Le virtù civiche, la tenuta dei vincoli familiari, i legami di
reciprocità e i vincoli religiosi, secondo il presidente di Giustizia e Pace,
producono effetti anche economici di notevole entità dentro e fuori l’impresa.
La dimensione sociale, infatti, quella etica e persino la dimensione religiosa
sono strettamente collegate con l’economia, con l’azienda e con il profitto.
Infine, il porporato ha ricordato che i costi economici sono sempre anche costi
umani e i costi umani hanno sempre una ricaduta economica. Più l’economia è
virtuosa, più il contesto si fa umano. Più il contesto promuove la persona, più
l’economia trova il vento per le proprie vele.
SUGGESTIVO INTRECCIO DI COSTUMI, CANTI ED INTENZIONI DI PREGHIERA,
IERI, NEL PELLEGRINAGGIO DI MIGLIAIA DI DONNE ASIATICHE
AL SANTUARIO DI HARISSA, IN LIBANO
BEIRUT. = Oltre 5 mila donne
asiatiche hanno preso parte, ieri, ad un pellegrinaggio al santuario di Harissa, in Libano. Le partecipanti provenienti da diversi
Paesi, tra cui Filippine, Sri Lanka, Thaliandia e Malaysia, hanno anche espresso la loro
gratitudine verso i libanesi, per la generosità mostrata in occasione dello tsunami che, lo scorso anno, ha colpito il sud est
asiatico. Il pellegrinaggio, cominciato con una visita alla sede del patriarcato
maronita a Bkerke e conclusosi con una suggestiva
fiaccolata, è stato caratterizzato da una ricca combinazione di intenzioni di
preghiera in diverse lingue e da una amena mescolanza
di costumi e canti. La cornice di questa forte esperienza di fede è straordinaria:
il Santuario di Harissa si trova, infatti, su quella
che i libanesi definiscono una delle colline più belle del mondo, che è meta
ogni anno di oltre un milione di pellegrini. Il rettore del santuario, il
missionario libanese maronita Hannoun Andrawos, ha spiegato all’Agenzia Asia News che dall’inizio
dell’anno sono stati accolti più di 700 mila pellegrini di tutte le confessioni
religiose. (A.L.)
RINGRAZIARE IL SIGNORE PER LA VOCAZIONE DI EDUCATORI NELLA FEDE
E RIAFFERMARE L’IMPEGNO DI CONTINUARE A CRESCERE IN QUESTO
SERVIZIO:
CON QUESTO INTENTO SI SVOLGE OGGI, IN CILE,
LA GIORNATA NAZIONALE DEL CATECHISTA
SANTIAGO. = “Catechisti: annunciamo
Cristo vivo”: con questo slogan si celebra oggi, in tutto il Cile,
I
CATTOLICI GIAPPONESI DONANO STATUE DI SAN FRANCESCO SAVERIO
DA COLLOCARE IN INDIA
EIN MALAYSIA PER COMMEMORARE IL PRIMO INCONTRO
FRA IL
SANTO ED UN GIAPPONESE
KAGOSHIMA.
= In Giappone, i membri dell’Associazione in memoria di San Francesco Saverio
hanno donato un gruppo marmoreo di statue alla Malaysia e all’India per commemorare
il primo incontro fra il Santo ed un giapponese di nome Yajiro,
nativo di Kagoshima. Yajiro
aveva incontrato San Francesco Saverio a Malacca, nell’attuale Malaysia, nel
1548: affascinato dalla sua fede, aveva deciso di seguirlo nei suoi viaggi in
varie zone del Giappone. Nella tradizione, questo episodio segna l’incontro
della Chiesa con il popolo giapponese. I membri dell’Associazione di Kagoshima,
prefettura giapponese che si trova nella parte meridionale dell’isola di Kyûshû, hanno già visitato Malacca nel corso del
2005. Lo scorso anno hanno deciso, inoltre, di commissionare il gruppo di
statue da inviare anche a Goa, in India, dove si
trovano i resti mortali del Santo. Il presidente della Commissione incaricata del progetto –
riferisce inoltre l’Agenzia Asia news – ha detto che “vi saranno sette giorni
di feste a Goa e a Malacca per commemorare il 500.mo anniversario della nascita di San Francesco Saverio”.
“Speriamo – ha concluso - di poter inviare le statue in tempo per scoprirle
insieme in questa gioiosa occasione”. (A.L.)
L’APPROVAZIONE
URGENTE DI UNA LEGGE PER I RICHIEDENTI ASILO:
QUESTA
DEL
COORDINAMENTO NAZIONALE ASILO IN PROGRAMMA OGGI A TRIESTE
TRIESTE. = Ad oltre sei mesi dal recepimento
della Direttiva europea sugli standard minimi di accoglienza e a più di un anno
dall’entrata in vigore del regolamento di attuazione,
A CANNES, GRANDE ATTESA PER I PREMI FINALI DEL 59.MO FESTIVAL,
CHE
SARANNO ASSEGNATI DOMANI.
OGGI
POMERIGGIO I PREMI DELLA GIURIA ECUMENICA
- A
cura di Luciano Barisone -
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CANNES. = Battute finali al Festival di Cannes 2006. Questa
sera si conosceranno i primi verdetti con l’assegnazione dei Premi della Giuria
Ecumenica e della
Federazione internazionale della stampa cinematografica (FIPRESCI). Domani,
sarà invece la volta del Palmarès della Giuria Ufficiale. Nel frattempo, scorrono
gli ultimi titoli del Concorso, opere che si situano fra la lettura
storico-politica del recente passato e l’analisi di un presente incerto e
contraddittorio. Indigenes di Rachid Bouchareb rivaluta il ruolo delle truppe nordafricane
nella seconda guerra mondiale, al fianco degli alleati. Cronica de una fuga di Israel Adrián Caetano racconta una rocambolesca evasione da una
prigione durante la dittatura militare argentina. United 93 di Paul Greengrass
ripercorre il tragico volo dell’unico aereo che non raggiunse l’obiettivo terrorista
l’11 settembre 2001. El laberinto del fauno
di Guillermo Del Toro ci trasporta nella Spagna della
Guerra Civile fra orrori del mondo adulto e fantasie infantili. Fra tutti si
segnalano tre film; L’amico di famiglia
di Paolo Sorrentino, Juventude em marcha di Pedro Costa e Quand j'étais chanteur di Xavier Giannoli. Protagonista
del film italiano, ambientato nella provincia di Latina, è un repellente
usuraio che si perde per amore. Giocato abilmente su un tono che oscilla fra il
grottesco e il patetico, il film è una vera sorpresa per lo spessore delle
interpretazioni degli attori, per l’eleganza sorniona dei dialoghi, per l’originalità
e l’eleganza visiva della messa in scena di Sorrentino,
ma è soprattutto qualcosa che cattura il cuore dello spettatore, intrigato dal
mistero dell’attrazione fra bellezza e laidezza. Una tale equazione funziona
magnificamente anche nel film francese, dove un vecchio e sformato cantante di
balera si innamora di una ragazza madre. Lavorando con commozione sulle
superfici di corpi e paesaggi, Giannoli dà a Gerard Depardieu l’occasione di
una performance di altissimo livello, ma soprattutto ci ricorda come la
bellezza sia una dote dell’anima. Rigorosissimo, estremamente difficile nella ricezione
da parte di un pubblico che non voglia rinunciare agli spunti spettacolari del
cinema, Juventude em marcha ci immerge nel mondo degli umili e dei
diseredati. La pellicola racconta, con stile documentario e con una precisione
assoluta di inquadrature e di tempi cinematografici, la difficile esistenza di
un gruppo di emigrati provenienti da Capo Verde, vagabondi fra un passato di
sogni e miserie e un presente anonimo e senza speranza.
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27 maggio 2006
- A cura di
Roberta Moretti -
Ennesima giornata
di sangue in Iraq. Almeno 12 persone sono morte stamani in vari attentati nel
Paese. Tra questi, anche un colonnello della polizia, assassinato da due
ribelli insieme alla sua guardia del corpo, mentre era a bordo di
un’autovettura nei pressi di Baqouba, 60 chilometri a
nord di Baghdad. Intanto, sul fronte politico, il ministro degli Esteri
iraniano, Mottaki, da ieri in visita in Iraq, ha
sottolineato le strette relazioni esistenti tra Teheran
e i nuovi leader iracheni, recandosi stamani nelle città sante sciite di Kerbala e Najaf, dove ha
incontrato il Grande Ayatolla, Ali al Sistani. E mentre ieri sera, in un discorso pronunciato
alla Georgetown University di Washington, il premier
britannico, Tony Blair, ha chiesto l’appoggio
internazionale al governo di Baghdad, il nuovo governo italiano mette al primo
posto della sua agenda il ritiro delle truppe dall’Iraq.
Medio Oriente.
Hamas ha respinto l’ultimatum lanciato dal presidente palestinese, Abu Mazen, per l’accettazione del
piano che sembra prefigurare implicitamente il riconoscimento di Israele.
All’indomani del ritiro della sua forza speciale di polizia dalla Striscia di
Gaza per facilitare la tenuta del dialogo interpalestinese, Hamas ha nuovamente
dispiegato le truppe nella zona e ha rinviato a data e luogo da destinarsi i
colloqui di Dialogo nazionale con Al Fatha, previsti per oggi e tesi a formare un governo di unità
nazionale, come auspicato da Abu Mazen.
Se l’accordo non verrà raggiunto entro 10 giorni,
saranno i cittadini a sciogliere la questione con un referendum ad agosto.
Un’iniziativa, questa, giudicata “incoraggiante”, dal presidente americano, Bush, e dal premier britannico, Blair.
Il presidente iraniano, Ahmadinejad,
ha accusato stamani i cosiddetti “nemici” di essere all’origine degli incidenti
avvenuti nei giorni scorsi nelle province a maggioranza etnica azera del Paese, quando migliaia di persone sono scese in
piazza per protestare contro una vignetta pubblicata dal quotidiano “Iran”
giudicata offensiva dagli Azeri. Normalmente, nella
retorica ufficiale del regime, ad essere chiamati “nemici” sono gli Stati
Uniti, oltre che Israele. Ahmadinejad ha denunciato
anche la presenza, nella Repubblica islamica, di “mercenari” che agirebbero a
loro sostegno. Intanto, oggi ad Ardebil, una delle
principali città azere iraniane, nuova manifestazione
di protesta organizzata dalle autorità del Paese.
Svolta
decisiva nel processo di pace in Nepal. Durante i negoziati avviati ieri a Kathmandu, il governo e i ribelli maoisti hanno convenuto di cessare tutti gli attacchi e di metter fine al reclutamento.
Le due delegazioni si sono trovate d’accordo anche nel far indire al più
presto elezioni per formare una speciale assemblea con l’incarico di stilare
una nuova Costituzione e mettere a punto il sistema politico futuro. Le parti
si sono impegnate, tra l’altro, a metter fine alle provocazioni e all’uso delle
armi per intimidire la gente. L’incontro è stato preceduto il mese scorso dalla
creazione del nuovo governo, dalla decisione di liberare centinaia di ribelli
incarcerati e di avviare indagini sulla sorte di molte altre persone
considerate scomparse.
Il
primo ministro di Timor Est, Mari Alkatiri, ha
accusato stamani il capo di Stato, Xanana Gusmao, di voler tentare un golpe nel Paese, scosso in
questi giorni da violenti scontri tra militari regolari e disertori. Alkatiri si è detto però fiducioso che il presidente della
Repubblica “non smetterà di rispettare la Costituzione”. Intanto, per far
fronte alla crisi, l’Australia ha inviato 450 soldati, mentre, da parte sua,
l’ONU ha annunciato l’evacuazione del personale non essenziale dall’ex colonia
portoghese, annessa unilateralmente dall’Indonesia nel ‘76 e divenuta indipendente
nel ‘99 dopo una sanguinosa guerra civile.
A dispetto delle
pressioni della comunità internazionale, la giunta militare del Myanmar, ex Birmania, ha prorogato di un anno gli arresti
domiciliari ad Aung San Suu
Kyi, la leader del movimento democratico. Il premio
Nobel per la Pace ha trascorso oltre dieci degli ultimi sedici anni agli
arresti domiciliari o in carcere.
E’ di
almeno 20 morti il bilancio dei sanguinosi scontri di oggi a Mogadiscio, in
Somalia, tra le Milizie della Corte Islamica e i cosiddetti “signori della
guerra”, riuniti nell’“Alleanza contro il terrorismo”. La battaglia, che da
mercoledì ha causato la morte di circa 70 persone, si è estesa stamani anche
nei distretti di Daynile e di Keysaney,
provocando la fuga disperata della popolazione.
Elezioni presidenziali domani in Colombia. Favorito il capo
di Stato in carica, Àlvaro Uribe,
considerato il baluardo contro l’avanzata della sinistra, già avvenuta in vari
Paesi latino-americani. Da Bogotà, Maurizio Salvi:
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I sondaggi hanno indicato che Uribe
gode di un potenziale consenso del 55-60 per cento dell’elettorato, mentre il
suo principale sfidante, l’ex giudice della Corte Costituzionale, Carlos Gaviria, non va oltre il
25. Gli analisti sottolineano che il successo del polo democratico alternativo
non ha precedenti nella storia elettorale della sinistra. La crescita di Gaviria è, fra l’altro, avvenuta ai danni del leader del
partito liberale Orazio Serpa, che si trova così in una fase evidente di crisi.
A meno di due giorni dal voto, Uribe ha ricevuto il
sottosegretario di Stato americano per l’emisfero occidentale, Thomas Shannon, per ribadire la
forza delle relazioni esistenti fra Colombia e Stati Uniti. Un rapporto che fa
di Uribe il principale alleato di Washington nella
regione con chiara funzione di antitesi nei confronti di regimi radicali di
sinistra come Cuba, Venezuela o Bolivia. Tre settimane fa, infine, la
Conferenza Episcopale Colombiana ha diramato un comunicato in cui ricorda ai
candidati l’importanza della protezione della vita e della promozione della
famiglia e agli elettori la necessità di unire le volontà per seminare amore,
giustizia, perdono, riconciliazione e pace.
Da Bogotà, Maurizio Salvi, ANSA
per la Radio Vaticana.
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Il presidente francese, Jacques Chirac, e la sua collega cilena, Michelle
Bachelet, hanno firmato ieri a Santiago del Cile
quattro convenzioni di collaborazione e due dichiarazioni d’intenti nell’ambito
dell’innovazione tecnologica, dell’educazione, della formazione dei docenti,
della conservazione del patrimonio audiovisivo, della medicina e della sismologia.
Durante l’incontro, Chirac ha elogiato la “gestione
economica di buon successo del Paese”. Era da oltre quarant’anni
che un capo di Stato francese non si recava in Cile: l’ultima visita ufficiale
fu quella di Charles De Gaulle
nel 1964.
Importante
tornata elettorale domani e dopodomani in Italia. Circa 20 milioni i cittadini
chiamati alle urne per la scelta di presidenti e consigli della Sicilia e di 8
province; dei sindaci e dei consigli di 1270 comuni, tra i quali 26 capoluoghi.
Particolare attenzione all’esito del voto a Roma, Torino, Milano e Napoli.
Eventuali ballottaggi l’11 e 12 giugno. Ieri sera la chiusura della campagna
elettorale. Giampiero Guadagni:
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Sono intervenuti i principali leader nazionali. Da
Palermo, il premier Romano Prodi afferma: “Le amministrative sono molto
importanti per la Sicilia, ma non sono un test per il governo”. La pensa in
modo opposto Silvio Berlusconi: “Il voto - sostiene il leader della CDL – ha
anche una valenza nazionale e potrebbe rappresentare una sorta di avviso di
sfratto per l’esecutivo”. Per il segretario DS, Fassino, questa tornata
elettorale non è una coda delle politiche di aprile, né una rivincita, ma potrà
rafforzare e rendere più solida la maggioranza di Governo, mentre per il leader
di AN, Fini, preoccupa l’atteggiamento di alcuni ministri “di questa sinistra,
ancora prigionieri delle ideologie del passato”.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Folle aggressione da parte di un sedicenne ieri sera a
Berlino, in Germania. Prima della mezzanotte, il giovane, ubriaco e armato di
coltello, ha ferito almeno 28 persone, sei delle quali in modo grave, che avevano assistito alla cerimonia di inaugurazione della
nuova stazione ferroviaria centrale della capitale tedesca. Dopo aver colpito
alcuni spettatori, il ragazzo si è dato alla fuga, accoltellando a caso i
passanti che stavano cominciando a lasciare la zona dove si era svolto
l’evento. La fuga è proseguita per circa un chilometro, quindi il ragazzo è
stato arrestato. Il giovane avrebbe precedenti penali per atti di violenza.
Domate stamani dai vigili del fuoco le fiamme divampate in due
gasdotti nella città pakistana di Sui, nella provincia
sud-occidentale del Baluchistan, dove ignoti,
probabilmente militanti estremisti, avevano fatto esplodere le tubature in due
punti. La compagnia nazionale “Pakistan Petroleum Ldt.”
aveva dovuto interrompere temporaneamente i
rifornimenti dopo l’incidente.
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