RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 146  - Testo della trasmissione di venerdì 26  maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Grande folla stamane per la Messa del Papa a Varsavia nonostante la pioggia. Benedetto XVI invita alla coerenza nella fede: è necessario accettare gli insegnamenti della Chiesa anche se sono scomodi. Amore e verità non possono essere separati: con noi il cardinale Walter Kasper e padre Andrea Koprowski

 

Sempre in vista dell’incontro del Papa con i movimenti laicali, la prossima settimana, ci occupiamo oggi della comunità missionaria di Villaregia: ce ne parlano Luigi Prandin e Maria Luigia Corona

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Preoccupazione per la situazione a Timor Est anche se sembra attenuarsi la violenza di questi giorni: intervista con Emanuele Giordana

 

La cancellazione del debito, tema centrale per la giornata dell’Africa, ieri. In Italia l’appello del capo di Stato Napolitano per evitare “gli effetti dirompenti” dell’incontro tra fondamentalismo e povertà: ai nostri microfoni Riccardo Moro

 

CHIESA E SOCIETA’:

Presentata ieri alla stampa dall’arciprete della Basilica vaticana, cardinale Francesco Marchisano, la mostra “Pietro è qui”, che commemora i 500 anni della Basilica di San Pietro

 

Accorato appello del Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per chiedere la liberazione del premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, detenuta in Myanmar

 

In Indonesia, dopo la morte dei sette familiari deceduti a causa del virus dell’aviaria, l’OMS non esclude la possibilità di un contagio umano

 

Assegnato al prefetto della Biblioteca ambrosiana di Milano, mons. Gianfranco Ravasi, il premio ‘Grinzane Cavour’, per la sua capacità di interpretare il territorio attingendo al patrimonio cristiano

 

In Europa, 17 milioni di bambini in stato di povertà; l’Italia al secondo posto nel rapporto del gruppo di lavoro per la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e adolescenza

 

In Italia, più dell’84 per cento degli insegnanti di religione sono laici

 

24 ORE NEL MONDO:

9 morti e oltre 50 feriti in 4 esplosioni a Baghdad. Uccisi anche l’allenatore della nazionale irachena di tennis e due giocatori che indossavano pantaloncini corti

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 maggio 2006

 

 

GRANDE FOLLA STAMANE PER LA MESSA DEL PAPA A VARSAVIA NONOSTANTE

LA PIOGGIA. BENEDETTO XVI INVITA ALLA COERENZA NELLA FEDE:

E’ NECESSARIO ACCETTARE GLI INSEGNAMENTI DELLA CHIESA ANCHE

SE SONO SCOMODI. AMORE E VERITA’ NON POSSONO ESSERE SEPARATI

 

Grande partecipazione di fede e affetto oggi a Varsavia per la Messa presieduta da Benedetto XVI. La fitta pioggia non ha fermato i tanti polacchi che hanno voluto essere vicini al Vicario di Cristo che da ieri è in Polonia per confermare i fratelli nella fede. E stamane il Papa ha ripreso un tema a lui caro: la stretta unione tra amore e verità. Avere fede – ha detto – vuol dire amare Cristo facendo la sua volontà, che passa anche attraverso gli insegnamenti della Chiesa. Insegnamenti, che i credenti sono chiamati ad accettare anche se c’è chi vorrebbe falsificare le parole del Vangelo togliendo le verità ritenute troppo scomode per l’uomo moderno. C’è chi è morto – ha ricordato il Papa – per restare fedele alla parola di Cristo. Ma ascoltiamo il servizio del nostro inviato Sergio Centofanti:

 

**********

Una grandissima folla nonostante la pioggia battente ha partecipato questa mattina a Varsavia alla Solenne Messa presieduta da Benedetto XVI  nella storica piazza Pilsudski, sovrastata da una croce alta 25 metri. Dai bambini agli anziani hanno preso parte con fede, entusiasmo e commozione a questo rito, 27 anni dopo la celebrazione presieduta da Giovanni Paolo II nel suo primo viaggio apostolico in Polonia nel 1979. E Benedetto XVI parte proprio dalla storica omelia di Papa Wojtyla pronunciata in una Polonia ancora sotto il regime comunista:  “Discenda il tuo Spirito, e rinnovi la faccia della terra” , pregò Giovanni Paolo II e aggiunse: “Di questa terra!”. Benedetto XVI ricorda la figura del grande Primate della Polonia il cardinale Stefan Wyszyński, a cui era molto legato Karol  Wojtyla. Due figure che hanno fatto la storia recente della Polonia. Appena eletto, Giovanni Paolo II scrisse al cardinale Wyszyński: “Sulla sede di Pietro non ci sarebbe questo Papa polacco … se non ci fosse stata la Tua fede, che non si è piegata davanti alla prigione e alla sofferenza, la Tua eroica speranza, il Tuo fidarti fino in fondo della Madre della Chiesa”. 

 

“Come non ringraziare oggi Dio – dice Benedetto XVI - per quanto si è realizzato nella vostra Patria e nel mondo intero, durante il pontificato di Giovanni Paolo II? Davanti ai nostri occhi sono avvenuti cambiamenti di interi sistemi politici, economici e sociali. La gente in diversi Paesi ha riacquistato la libertà e il senso della dignità. Non dimentichiamo le grandi opere di Dio”.

“Rimanete saldi nella fede!”.  Il Papa ripete anche oggi il motto di questo viaggio apostolico. “La fede – afferma – è un dono, ma è anche un compito”. E aggiunge in italiano:

        

“‘Egli vi darà un altro Consolatore – lo Spirito di Verità’. La fede, come conoscenza e professione della verità su Dio e sull’uomo,dipende dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo’, dice san Paolo. Lungo la storia della Chiesa gli Apostoli hanno predicato la parola di Cristo preoccupandosi di consegnarla intatta ai loro successori, i quali a loro volta l’hanno trasmessa alle successive generazioni, fino ai nostri giorni. Tanti predicatori del Vangelo hanno dato la vita proprio a causa della fedeltà alla verità della parola di Cristo”.

 

E “dalla premura per la verità – ha spiegato il Papa - è nata la Tradizione della Chiesa”. Ma “come nei secoli passati – aggiunge - così anche oggi ci sono persone o ambienti che, trascurando questa Tradizione di secoli, vorrebbero falsificare la parola di Cristo e togliere dal Vangelo le verità, secondo loro, troppo scomode per l’uomo moderno. Si cerca di creare l’impressione – rileva il Pontefice - che tutto sia relativo: anche le verità della fede dipenderebbero dalla situazione storica e dalla valutazione umana. Però - sottolinea - la Chiesa non può far tacere lo Spirito di Verità.

 

I successori degli Apostoli, insieme con il Papa, sono responsabili per la verità del Vangelo, ed anche tutti i cristiani sono chiamati a condividere questa responsabilità accettandone le indicazioni autorevoli. Ogni cristiano – afferma Benedetto XVI - è tenuto a confrontare continuamente le proprie convinzioni con i dettami del Vangelo e della Tradizione della Chiesa nell’impegno di rimanere fedele alla parola di Cristo, anche quando essa è esigente e umanamente difficile da comprendere. Non dobbiamo cadere - è il suo invito - nella tentazione del relativismo o dell’interpretazione soggettivistica e selettiva delle Sacre Scritture. Solo la verità integra ci può aprire all’adesione a Cristo morto e risorto per la nostra salvezza”:

 

“La fede non significa soltanto accettare un certo numero di verità astratte circa i misteri di Dio, dell’uomo, della vita e della morte, delle realtà future. La fede consiste in un intimo rapporto con Cristo, un rapporto basato sull’amore di Colui che ci ha amati per primo”.

 

E Cristo ci ha amati – ha aggiunto - mentre noi eravamo ancora peccatori, “fino all’offerta totale di se stesso” . “Quale altra risposta possiamo dare ad un amore così grande - si chiede il Papa - se non quella di un cuore aperto e pronto ad amare?” E amare – dice – “vuol dire fidarsi di Lui anche nell’ora della prova” seguendolo anche sulla Via Crucis, nella speranza della Risurrezione. “Affidandoci a Cristo – ha detto il Pontefice - non perdiamo niente, ma acquistiamo tutto. Nelle sue mani la nostra vita acquista il suo vero senso”:

 

“Ma vivere la propria fede come rapporto d’amore con Cristo significa anche essere pronti a rinunciare a tutto ciò che costituisce la negazione del suo amore. Ecco perché Gesù ha detto agli Apostoli: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”.

                                                                           

E il “centro unificante” delle leggi divine – spiega Benedetto XVI - è “l’amore di Dio e del prossimo”: questo “vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Dunque amore e verità sono inscindibili. E solo vivendo l’unione con Gesù, “mediante il dono dello Spirito Santo”, il “giogo” della legge diventa un “carico leggero”, perché è portato per amore ed è portato con Gesù stesso. La fede è adesione a Cristo, una Persona, non un’idea: “Chi crede e ama così - afferma il Papa - diventa costruttore della vera civiltà dell’amore, di cui Cristo è il centro”.

 

Benedetto XVI conclude in polacco, applaudito dalla folla, con l’invocazione alla Vergine:

 

NIECH MARYJA KRÓLOWA POLSKI …

Che Maria, Regina della Polonia, vi mostri la strada verso il Figlio suo e vi accompagni nel cammino verso un futuro felice e pieno di pace. Non manchi mai nei vostri cuori l’amore per Cristo e per la sua Chiesa”.

 

Una nota conclusiva: alla celebrazione ha partecipato anche la madre di don Jerzy Popieluzko, il sacerdote polacco legato a Solidarnosc, ucciso nel 1984 da sicari del regime comunista.

 

Fin qui la Messa stamane in Piazza Pilsudski. Ma torniamo a ieri sera. Dopo la visita di cortesia al presidente polacco Kaczynski, Benedetto XVI si è recato nella Chiesa luterana della Santissima Trinità per l’incontro ecumenico con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane che qui sono una piccola minoranza rispetto al 95% di cattolici. E’ stato davvero un incontro fraterno e cordiale. Il Papa ha ribadito con forza che il ristabilimento dell’unità dei cristiani è una priorità del suo Pontificato e guarda con ottimismo al cammino ecumenico compiuto negli ultimi anni:

 

“Dio ci ha concesso di fare molti passi verso la reciproca comprensione e l’avvicinamento … notiamo molti progressi nel campo dell’ecumenismo e tuttavia attendiamo sempre ancora qualcosa di più”.

 

“L’unità … rimane sempre un dono dello Spirito” - ha aggiunto citando Giovanni Paolo II – ma i cristiani sono chiamati ad aprire la mente e il cuore per accogliere questo dono. Benedetto XVI ha quindi invitato i credenti in Cristo a dare al mondo una credibile testimonianza di fede impegnandosi sempre più insieme in progetti di amore concreto per ristabilire la dignità degli umiliati e degli indifesi, “chiunque essi siano”.

 

In serata, il Papa, fuori dal programma ufficiale, si è affacciato dalla finestra del Palazzo della Nunziatura a Varsavia, rispondendo alle acclamazioni dei tanti giovani che scandivano il suo nome.  Li ha benedetti e salutati affettuosamente. Oggi pomeriggio il Papa si recherà in elicottero a Czestochowa dove visiterà il Santuario mariano di Jasna Gora e incontrerà i religiosi e i rappresentanti dei movimenti. In serata sarà a Cracovia. Domani mattina la visita a Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II.

 

Dalla  Polonia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.

**********

        

 

Ai nostri microfoni da Varsavia, la riflessione del cardinale Walter Kasper e la nota del nostro direttore dei programmi padre Andrzej Koprowski

 

Tra i tanti temi toccati dal Papa ha avuto spazio l’ecumenismo e c’è poi il suo accenno, in vista della visita domenica ad Auschwitz, al perdono reciproco necessario per guarire le piaghe del secolo scorso. Del binomio ecumenismo - perdono si è soffermato, dunque, a parlare con i giornalisti a Varsavia il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani. Ascoltiamo la sua riflessione:

 

**********

La purificazione della memoria è il primo passo e poi c’è il perdono. Il perdono è essenziale per i cristiani tra loro, ma il perdono deve essere non soltanto a parole, deve essere sincero e deve presupporre la conoscenza della storia, la purificazione della memoria e poi anche atti riconciliatori. Senza conversione - e questa anche è una parola molto importante nel decreto sull’ecumenismo del Vaticano II - senza conversione e senza perdono non si fa nessun ecumenismo.

**********

 

In definitiva, non solo una visita sentimentale nel ricordo di Karol Wojtyla, ma anche un’occasione per rafforzare i fedeli polacchi nella fede. Si sta caratterizzando in questi termini il viaggio di Benedetto XVI in Polonia. Ma per un commento, abbiamo da Varsavia, al microfono di Fabio Colagrande, il nostro direttore dei programmi, padre Andrzej Koprowski:

 

*********

R. – Il Papa è venuto qui come successore di Pietro. Anche Giovanni Paolo II ha sempre cercato di approfondire la fede. Questa è la nota caratteristica del Pontificato di Benedetto XVI. Mi pare che la visita sia iniziata molto bene perché il clima è ottimo, le strade sono piene di gente, di giovani famiglie. Veramente si respira un clima splendido. In questo contesto mi pare specialmente importante un’osservazione che il Papa ha fatto: e cioè che non si tratta di un viaggio sentimentale, ma di un itinerario di fede. Devo dire che la gente, specialmente i giovani, aspettavano questo. E’ una dinamica che cresce da parecchi anni e in modo speciale dalla morte di Giovanni Paolo II. Diversi sacerdoti mi hanno parlato dei partecipanti agli Esercizi spirituali durante la Quaresima e della qualità delle confessioni da parte soprattutto dei giovani. Si vede che c’è la ricerca di qualcosa di più profondo.

 

D. – Abbiamo visto scene di affetto, di grande cordialità verso il Pontefice che confermano anche il grande calore della popolazione polacca…

 

R. – Sì. Una cosa che non potevo prevedere sono stati i numerosi striscioni di benvenuto in lingua tedesca. Mi pare provenissero soprattutto dai giovani, che  cercano di incontrare Benedetto XVI veramente in modo molto familiare e molto caloroso.

 

D. – Padre Koprowski, qualcuno ha detto che Benedetto XVI sia stato coraggioso a voler cominciare i suoi viaggi internazionali andando proprio nella terra del suo predecessore…

 

R. - Ho trovato la gente molto matura e molto aperta al successore di Giovanni Paolo II, veramente come al successore di Pietro, al nuovo Papa. Questo clima è molto forte.  Mi pare che Giovanni Paolo II abbia conferito autorità al Papato, non solo per i polacchi e per gli europei, e che Benedetto XVI sia entrato in questa dinamica in maniera splendida con la sua sincerità, ma anche con la capacità di presentare i fondamenti della fede della Chiesa e con la gioia di essere presente. Questo mi sembra che Benedetto XVI lo ripeta abbastanza spesso.

 

D. – Parlando nella Cattedrale di San Giovanni a Varsavia, il Santo Padre ha detto che di fronte alle tentazioni del relativismo e del permissivismo non è affatto necessario che il sacerdote conosca tutte le attuali, mutevoli correnti di pensiero. Ciò che i fedeli si attendono da lui è che sia testimone dell’eterna sapienza contenuta nella Parola rivelata …

 

R.- In Polonia ci sono dei cambiamenti molto veloci sul piano sociale, politico, culturale. In questo momento c’è anche la tendenza da parte di religiosi e sacerdoti di impegnarsi molto nelle cose sociali. Per questo il Papa ha sottolineato subito questo aspetto: dovete essere – ha detto – veramente maestri dello spirito, dovete aiutare la gente a capire meglio la persona di Gesù Cristo ed il significato della comunità ecclesiale.

*********

 

 

Le parole e il significato della visita del Papa nelle prime pagine dei giornali del mondo

 

La visita di Benedetto XVI domina le prime pagine di tutti i giornali polacchi. Ma grande attenzione viene riservata al viaggio del Papa anche dalla stampa internazionale. Ecco una rassegna nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

***********

Il giornale polacco di estrazione liberale Gazeta Wyborcza dedica al viaggio 6 pagine con commenti ed interviste. Non mancano le note di colore. Un commentatore si sofferma sul dolce sorriso di Benedetto XVI che colpisce subito come anche il suo calore umano e la sua grande cultura. Il quotidiano di Cracovia, Dziennik Polski sceglie un titolo icastico: “Sulle orme di Karol Wojtyla”. Ampio spazio al viaggio del Papa viene dato dal quotidiano nazionale Rzeczpospolita, che offre un inserto di 15 pagine su Benedetto XVI in Polonia. Grande rilievo al discorso del Papa ai sacerdoti e all’accoglienza del popolo polacco al Papa tedesco. Il giornale sottolinea inoltre che Benedetto XVI e’ da sempre un amico dei polacchi e ricorda che da arcivescovo di Monaco organizzava le preghiere per la Polonia nei momenti drammatici della sua storia, in particolare nel 1981.

 

Il secondo viaggio internazionale di Papa Benedetto desta l’interesse anche della stampa internazionale. Il New York Times sottolinea come il Pontefice punti a rafforzare il legame con i fedeli polacchi, sulle orme di Giovanni Paolo II. Il quotidiano americano mette l’accento sull’accoglienza calorosa, anzi entusiastica che i fedeli polacchi stanno tributando a Benedetto XVI. In Italia, il quotidiano della Conferenza episcopale, Avvenire, pubblica in prima pagina una foto del Papa che scende dall’aereo a Varsavia, mentre garriscono bandiere vaticane e polacche. Il titolo, significativamente, è tratto da un passaggio del discorso del Papa nella cattedrale della capitale polacca: “Sulla scia di Wojtyla, costruiamo il presente senza l’alibi del passato”. Sempre in Italia, il giornale La Repubblica guarda già all’evento storico di domenica prossima e titola: “Il Papa tedesco ad Auschwitz”. E lo accompagna con il monito di Benedetto XVI sui crimini nazisti: “Mai più questi orrori”.

 

Per il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il Papa ha scelto un programma che sottolinea il suo legame con Karol Wojtyla, il quale, si ricorda, ha sempre richiamato i suoi connazionali ad aprirsi all’Europa, lavorando per la riconciliazione tra cristiani ed ebrei. “Non è solo un viaggio sentimentale”, scrive Le Figaro. Secondo il quotidiano francese, Benedetto XVI coglie l’occasione del viaggio in Polonia per “diffondere il proprio messaggio”. E mette l’accento sul discorso di ieri al clero, nel quale il Papa ha richiamato i sacerdoti ad essere esperti non di economia e politica ma piuttosto dell’incontro tra Dio e gli uomini.

**********

 

 

LA COMUNITA’ MISSIONARIA DI VILLAREGIA TRA I MOVIMENTI LAICALI

PRESENTI IN PIAZZA SAN PIETRO PER LA PENTECOSTE CON IL PAPA

- Intervista con i fondatori, padre Luigi Prandin e Maria Luigia Corona -

 

Anche oggi vogliamo proiettarci alla prossima settimana, all’incontro che Benedetto XVI avrà con i rappresentanti dei movimenti laicali di tutto il mondo riconosciuti dalla Chiesa. Si tratta di molti movimenti o comunità che saranno presenti in Piazza San Pietro per la Pentecoste con il Papa. Impossibile soffermarci su tutti. Tra quelli cui riusciamo a dare spazio in questi giorni, in vista dell’incontro, c’è la Comunità Missionaria di Villaregia. Per sapere come è nata e con quale spirito Giovanni Peduto ha intervistato i fondatori  padre Luigi Prandin e Maria Luigia Corona. Risponde per primo padre Prandin:

 

**********

R. - La nostra piccola Opera è nata 25 anni fa, come risposta ad una lunga ricerca della Volontà di Dio sulla nostra vita. Lavorando con i giovani e con le coppie di sposi, abbiamo colto in loro la necessità di una vita di famiglia, di fraternità e di amicizia vera, il desiderio di relazioni autentiche aperte ai fratelli più poveri della missione, che trovava luce nel Vangelo: “Che tutti siano uno, perché il mondo creda”. Questa Parola del Testamento di Gesù è divenuta il nostro impegno di vita e si è rivelata progressivamente come chiamata specifica a dar vita ad una Comunità tutta dedita all’evangelizzazione ad gentes. Nel 1981, l’allora vescovo di Chioggia, Mons. Sennen Corrà, ha riconosciuto l’autenticità del crisma e ha dato il primo riconoscimento diocesano. Tutto questo è stato confermato, nel 2002, dalla Santa Sede che ha eretto la Comunità Missionaria di Villaregia in Associazione Pubblica Internazionale di fedeli, di diritto pontificio.

 

D. - Ed ora alla fondatrice, Maria Luigia, che sabato pomeriggio, 3 giugno, farà una testimonianza in Piazza San Pietro, chiediamo: qual è il carisma della Comunità Missionaria di Villaregia rispetto agli altri movimenti ecclesiali laicali?

 

R. - Comunità, Missione e Provvidenza sono le tre dimensioni che meglio sintetizzano il nostro carisma. L’impegno ad essere Comunità si traduce per noi nella sincera e costante tensione alla comunione di pensiero e di intenti. Mettiamo in comune ogni nostro bene materiale e spirituale, svolgendo ogni attività a partire dalla certezza che, nella relazione fraterna, Dio Trinità si rende presente ed opera. È una vita comunitaria tutta orientata alla missione ad gentes.  La terza dimensione è la scelta radicale, fatta dagli inizi, di vivere e servire il Regno di Dio in fiducioso abbandono alla Provvidenza per ogni nostra necessità, sia materiale sia spirituale.

 

D. - Quale il vostro posto nella Chiesa, quanti siete, dove siete e cosa fate?

 

R. - Attualmente la nostra Associazione conta 500 membri impegnati in una consacrazione di vita, originari di diversi Paesi del mondo, che distinguiamo in missionari, missionarie, missionari nel mondo e sposati missionari. Contiamo, inoltre, 15.000 membri aggregati, che, senza il vincolo dei voti, collaborano con i fini dell’opera. In Italia siamo presenti a Villaregia di Porto Viro (RO), dove ha sede la casa madre, a Quartu S. Elena (CA), a Nola (NA), a Pordenone, a Roma e a Lonato (BS). Operiamo poi a Belo Horizonte e San Paolo (Brasile), a Lima (Perù), a Texcoco (Messico), ad Arecibo (Porto Rico) e a Yopougon (Costa d’Avorio). È nostro principale compito portare l’annuncio del Vangelo a quei popoli che attendono la Buona Notizia dell’amore di Dio. Fedeli al nostro carisma ad gentes, offriamo, dove ci è richiesto, un servizio di animazione comunitaria e missionaria. Inserendoci nelle popolose e povere periferie di alcune grandi città nel sud del mondo, accanto alle attività di evangelizzazione, ci adoperiamo per far sorgere strutture di promozione umana e di sviluppo integrale dell’uomo, incentivando progetti di cooperazione internazionale.

**********                          

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Il dettagliato resoconto del viaggo del Papa in Polonia. I servizi dell'inviato Giampaolo Mattei.

 

Servizio estero - Iraq: Bush e Blair dichiarano "pieno appoggio" al nuovo Governo di unità nazionale iracheno.

 

Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli in occasione del trentesimo anniversario della morte di Martin Heidegger.

 

Servizio italiano - Confindustria. La relazione del Presidente Montezemolo: scelte coraggiose o l'Italia non ce la farà.

 

 

=======ooo=======  

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

26 maggio 2006

 

 

SALE LA PREOCCUPAZIONE PER GLI SCONTRI DI QUESTI GIORNI A TIMOR EST

- Intervista con Emanuele Giordana -

 

I corpi carbonizzati di 5 donne e un bambino sono stati ritrovati oggi in un edificio vicino all'aeroporto di Dili, capitale di Timor Est, attaccato nella notte da uomini armati. Da giorni l’ex colonia portoghese annessa unilateralmente dall’Indonesia negli anni ’70 è in preda a scontri tra militari e disertori. La paura è che si ripetano le violenze del ’99, quando le truppe di Jakarta, che avevano invaso Timor orientale, si ritirarono, dopo che le milizie appoggiate da Jakarta avevano ucciso 1.400 persone. Per evitare l’aggravarsi della situazione l’Australia ha inviato 450 militari. E’ possibile avvalorare l’ipotesi che all’origine di queste violenze vi siano gruppi filoindonesiani? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Emanuele Giordana dell’agenzia di stampa Lettera 22:

 

**********

R. – C’è questo rischio perché nei campi profughi al di là della frontiera, cioè a Timor Ovest, si sa che c’è una situazione di tensione perché in questi campi profughi si trovano anche i santuari della guerriglia realista nei confronti di Jakarta che non ha mai rinunciato a rivendicare Timor est come Indonesia.

 

D. – Una guerriglia che però non risulta finora appoggiata apertamente dal governo di Jakarta?

 

R. – No, al momento si tratta di una rivolta interna che non avrebbe quindi legami con la diaspora o con la vecchia guerriglia dei gruppi che appoggiarono Jakarta. Può darsi dunque che l’Indonesia non c’entri nulla. Naturalmente è un focolaio di tensione che rischia di rimettere in moto forze che non sono obbligatoriamente quelle del governo indonesiano, ma di altri gruppi che hanno tutto da guadagnarci a creare una tensione in quell’area del Paese.

 

R. – Ci sono interessi economici dietro questo ritorno di violenza?

 

R. – C’è un problema economico interno in quello che è il Paese più piccolo e più povero dell’Asia. C’è naturalmente a Timor Est un problema di interessi sicuramente perché è un Paese che ha una grossa riserva petrolifera, che non si sa esattamente quanto sia ma sulla quale  peraltro l’Australia ha già messo le mani. Se c’è un elemento di preoccupazione che posso aggiungere, riguarda il fatto che aprire la strada d’ingresso a truppe straniere senza mandato ONU prefigura in realtà una scelta che potrà essere utilizzata altre volte. In questo senso Timor Est rappresenta anche un precedente che potrebbe poi essere riproposto altrove e diventare pericoloso.

 

D. – A questo punto la Comunità Internazionale come deve comportarsi?

 

R. – A Timor Est ci sono state forze di “peace-keeping”, australiane in gran parte, che però erano sotto mandato delle Nazioni Unite. Avrei trovato preferibile, anche a costo di ritardare il rinvio delle truppe, almeno un pronunciamento delle Nazioni Unite che poi dovrebbe portare a una risoluzione. Altrimenti si continua per qualsiasi crisi politica a fare ricorso a forze regionali, prefigurando una delegittimazione de facto delle Nazioni Unite. Mi sembra un fatto pericoloso.

**********

 

 

LA CANCELLAZIONE DEL DEBITO, TEMA CENTRALE PER LA GIORNATA DELL’AFRICA, IERI. IN ITALIA L’APPELLO DEL CAPO DI STATO NAPOLITANO PER EVITARE

“GLI EFFETTI DIROMPENTI” DELL’INCONTRO TRA FONDAMENTALISMO E POVERTA’

- Intervista con Riccardo Moro -

 

Cancellare il debito e rimuovere le barriere commerciali. Anche il presidente italiano Giorgio Napolitano è intervenuto ieri in occasione della giornata dell’Africa. “Bisogna evitare - ha detto - che interi territori si trasformino in rifugi logistici per il terrorismo”, soprattutto laddove l’incontro tra fondamentalismo e povertà “ha effetti dirompenti”. Napolitano ha riaffermato il sostegno dell’Italia al Continente ma - ha aggiunto - “devono essere gli stessi Paesi africani a definire il loro sviluppo”. Su queste parole del Capo di Stato italiano, Paolo Ondarza ha intervistato Riccardo Moro, direttore della fondazione Giustizia e solidarietà, nata nel Giubileo del 2000 in seno alla campagna ecclesiale per la cancellazione del debito:

 

**********

R. - Evidentemente non possiamo salutare che con interesse le parole del capo dello Stato. La comunità internazionale esprime normalmente un’attenzione a queste cose. Le dichiara poi con molta forza, magari in sede delle Nazioni Unite, poi fa una notevole fatica a realizzarle.

 

D. – Qual è la situazione del debito in Africa?

 

R. – Ciò che è stato fatto è drammaticamente troppo poco. Da molti anni l’Africa subsahariana continua ad avere un debito che è intorno ai 200 miliardi di dollari, questo nonostante il mondo si sia confrontato dal Giubileo in avanti con iniziative a favore dei Paesi poveri altamente indebitati. Nei Paesi che sono stati toccati il debito in buona parte non si paga più. Si utilizza il denaro che si sarebbe utilizzato per pagare il debito per finanziare progetti di sviluppo. Il problema vero è che questa iniziativa sta toccando un numero di Paesi troppo basso, nel mondo sono 28, quando in realtà i Paesi cosiddetti a basso reddito sono una settantina.

 

D. – E l’Italia, come si sta comportando?

 

R. – L’Italia ha avuto due momenti: il momento del Giubileo, che ha collocato di fatto l’Italia in una sorta di posizione d’avanguardia tra i Paesi creditori. Questa iniziativa si è molto raffreddata quando si è deciso di implementare questa legge seguendo i tempi dell’iniziativa internazionale.

 

D. – Che rapporto c’è, secondo lei, tra povertà del Terzo Mondo e terrorismo internazionale?

 

R. – Non possiamo fare un’identificazione tra povertà e terrorismo, però sicuramente un ambiente che vive la disperazione è un ambiente che può essere più sensibile ad un richiamo anche perverso di una lotta per la giustizia come quella che viene ostentata da chi provoca il terrorismo. In questo senso un’iniziativa politicamente forte di dialogo, alla quale si accompagni un’iniziativa forte di azione in temi di cancellazione del debito, è l’unico strumento realmente efficace per combattere il terrorismo.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

26 maggio 2006

 

L’ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CARDINALE FRANCESCO MARCHISANO,

HA PRESENTATO IERI ALLA STAMPA A MILANO. LA MOSTRA “PIETRO E’ QUI”,

CHE COMMEMORA I 500 ANNI DELLA BASILICA DI SAN PIETRO

- A cura di Fabio Brenna -

 

**********

MILANO. = La testimonianza petrina, è l’obiettivo della mostra “Pétros ëni”, Pietro è qui, che si aprirà il 3 ottobre prossimo e che sarà allestita nei prestigiosi spazi espositivi del Braccio di Carlo Magno, posti nel colonnato che abbraccia Piazza San Pietro. Ripercorre l’itinerario devozionale che si è sviluppato a partire dalla posa della prima pietra della Basilica Vaticana, il 18 aprile 1506. Il percorso espositivo comprenderà una settantina di opere, con capolavori e disegni provenienti dalle maggiori collezioni museali del mondo e che documentano la genialità artistica e progettistica delle personalità del Rinascimento e del Barocco, coinvolte nella realizzazione della nuova basilica. Insieme a manoscritti autografi di Michelangelo e del Bernini saranno proposte rare testimonianze archeologiche e rari codici appartenenti alle collezioni speciali della Biblioteca apostolica vaticana, con capolavori pittorici che illustrano l’iconografia petrina. Il percorso espositivo si articolerà in sei settori principali e sulle tracce dell’esempio di Pietro si concluderà proponendo alla società odierna la sfida di contemplare e di condividere un impegno di vita e di servizio verso il prossimo.

**********

 

 

ACCORATO APPELLO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN,

PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE,

AUNG SAN SUU KYI, DETENUTA IN MYANMAR

 

YANGON. = Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha rivolto un appello al capo della giunta militare al potere in Myanmar, generale Than Shwe, affinché liberi la dissidente Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace. “Il governo birmano – ha detto Annan - riesaminerà il suo status entro 24 ore”. “Approfitto di questa opportunità – ha aggiunto - per chiedere al generale Shwe di rilasciarla”. “Credo che la sua liberazione – si legge inoltre nella nota del segretario generale delle Nazioni Unite - faciliterà il dialogo nazionale e consentirà alla Lega nazionale per la democrazia di parteciparvi”. La scorsa settimana, il segretario aggiunto dell’ONU per gli Affari politici, Ibrahim Gambari, ha potuto incontrare Suu Kyi: “È uno sviluppo positivo perché è stato il primo straniero a poterla visitare da due anni a questa parte”, ha sottolineato Annan. Il ministro thailandese degli Esteri, Kantathi Suphamongkol, si è detto ottimista: “Sia l’ONU che la Thailandia - ha detto da Bangkok - si attendono che Suu Kyi torni in libertà tra qualche giorno, una volta decaduti i termini della sua detenzione”. (A.L.)

 

 

IN INDONESIA, DOPO LA MORTE DEI SETTE FAMILIARI DECEDUTI A CAUSA DEL VIRUS DELL’AVIARIA, L’OMS NON ESCLUDE LA POSSIBILITÀ DI UN CONTAGIO UMANO

 

GIACARTA. = È ancora alto, in Asia, l’allarme aviaria. In Indonesia, nel villaggio di Kabu Sembelang, il virus H5n1, il ceppo più letale per l’uomo, ha provocato la morte di sette membri di una stessa famiglia. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) non esclude che si possa essere verificato un caso di contagio

umano. L’OMS sottolinea anche come tutte le vittime abbiano avuto uno stretto e prolungato contatto durante la fase acuta della malattia. Un contagio da uomo ad uomo non può essere confermato – prosegue la nota dell’agenzia dell’ONU – ma non sono state per ora individuate altre cause della diffusione del virus. In attesa di ulteriori esami e accertamenti, le autorità sanitarie locali hanno raccomandato l’isolamento di tutte le persone, circa una trentina, che hanno avuto stretti contatti con la famiglia sterminata. Secondo dati forniti dall’OMS, i casi di influenza aviaria finora accertati nel mondo sono stati 218. Tra questi, 124 si sono rivelati letali. I Paesi più colpiti sono il Vietnam, dove il virus ha provocato il decesso di 42 persone, e l’Indonesia, dove i morti sono stati 33. (V.C.)

 

 

ASSEGNATO AL PREFETTO DELLA BIBLIOTECA AMBROSIANA DI MILANO,

MONS. GIANFRANCO RAVASI, IL PREMIO ‘GRINZANE CAVOUR’, PER LA SUA CAPACITÀ

DI INTERPRETARE IL TERRITORIO ATTINGENDO AL PATRIMONIO CRISTIANO

 

TORINO. = Nelle sue opere emerge il territorio, prima di tutto come luogo dello spirito. Con questa motivazione, è stato assegnato al prefetto della biblioteca ambrosiana di Milano, mons. Gianfranco Ravasi, il premio ‘Grinzane Cavour’, giunto alla quinta edizione. Il riconoscimento viene attribuito a persone, enti o istituzioni che si sono distinti per il loro impegno nella promozione e nella valorizzazione della cultura in diversi ambiti.  Dalle pagine delle opere di mons. Ravasi – ha spiegato il direttore del premio, Giuliano Soria – emerge “un quadro affascinante, ricco di immagini e simboli, che lascia trasparire il profondo afflato spirituale che il tema della natura ha in tutta la tradizione cristiana”. Un tema, quello della natura, che mons. Ravasi affronta soprattutto in opere come “I monti di Dio” e “Le sorgenti di Dio”, dove sono passati in rassegna montagne, mari e fiumi dell’Antico e del Nuovo Testamento. (A.L.)

 

 

IN EUROPA, 17 MILIONI DI BAMBINI IN STATO DI POVERTÀ;

L’ITALIA AL SECONDO POSTO NEL RAPPORTO DEL GRUPPO DI LAVORO

PER LA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E ADOLESCENZA

 

ROMA. = In Europa, aumenta il numero di bambini poveri e di minori a rischio di sfruttamento, devianza e disagio. Si tratta di bambini spesso sfruttati e, in diversi casi, vittime di abusi sessuali. E’ il triste quadro che emerge dal Rapporto di aggiornamento sulla condizione dell’infanzia, diffuso alla vigilia del 15.mo anniversario della ratifica della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e Adolescenza da parte dell’Italia, avvenuta il 27 maggio 1991. Stime recenti valutano in 17 milioni i bambini in stato di povertà in Europa, dove l’Italia figura al secondo posto per numero di minori poveri. Tra i bambini più a rischio – spiega la coordinatrice del Gruppo di lavoro per la Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e Adolescenza (CRC), Arianna Saulini - ci sono i migranti. Si tratta di minori – aggiunge la coordinatrice di CRC - ancora “insufficientemente tutelati sin dall’arrivo alle nostre frontiere, dove approdano anche ragazzi provenienti da Paesi in guerra, in diversi casi ex bambini soldato”. Moltissimi di questi bambini - si legge inoltre nel Rapporto - si allontanano immediatamente dalle comunità di accoglienza in cui vengono inseriti, tornando a vivere in condizioni assolutamente inadeguate. La diffusione della prostituzione minorile, a volte collegata alla tratta dei minori è poi “una delle facce della scarsa tutela e solitudine dei minori stranieri” ma il “fenomeno coinvolge anche molti minori italiani”. Non è possibile stimare il numero di minori vittime di turpi tratte: gli unici dati disponibili sono quelli relativi al rilascio dei permessi di soggiorno per protezione sociale. Ancora incomplete sono invece le statistiche sull’abuso a danno di minori. È evidente - raccomanda infine il gruppo di lavoro CRC - che i passi da compiere per garantire adeguata tutela ai minori presenti in Italia siano ancora molti, “a partire da un'esaustiva conoscenza dei loro bisogni e dei problemi che li riguardano”. (A.L.)

 

 

IN ITALIA, PIU’ DELL’84 PER CENTO DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE SONO LAICI.

 E’ UNO DEI DATI DEL RAPPORTO DIFFUSO, IERI, DAL SERVIZIO NAZIONALE

PER L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA DELLA CEI

RELATIVO ALL’ANNO SCOLASTICO 2005/2006

 

ROMA. = In Italia, il 91,6 per cento degli studenti ha scelto, nelle scuole statali, l’insegnamento della religione cattolica. E’ quanto emerge da un’indagine, relativa all’anno scolastico 2005/2006 ed effettuata su 189 delle 227 diocesi presenti in Italia, resa nota ieri dalla Conferenza episcopale italiana (CEI). Lo studio rileva, inoltre, che più dell’84 per cento degli insegnanti di religione è formato da laici. Tra questi, la componente femminile è largamente maggioritaria superando il 57 per cento del totale. Il numero di sacerdoti e religiosi si è ridotto invece passando, in tre anni, dal 36,6 per cento al 15,6 per cento. Nella ricerca, che ha preso in esame più di 6 milioni di studenti italiani sugli oltre 7 milioni e mezzo, si sottolinea anche che, rispetto agli anni precedenti, si è registrata una lieve diminuzione, di circa l’1 per cento, tra gli studenti che optano per l’insegnamento. La flessione – riferisce l’Agenzia Zenit - è dovuta principalmente alla presenza di molti figli di immigrati che frequentano, in numero sempre maggiore, la scuola italiana. Oltre la metà di questi studenti sceglie, comunque, l’insegnamento della religione cattolica. Notevoli differenze riguardano, poi, il dato geografico: nel nord, la percentuale degli studenti che, nelle scuole statali, non si avvalgono dell’insegnamento è passato, negli ultimi anni, dal 9,5 per cento ad oltre il 13 per cento. Al centro si registrano tendenze altalenanti con una media, di circa il 9 per cento, leggermente superiore a quella nazionale. In Toscana si raggiunge, con quasi il 17 per cento, la quota massima di studenti che non si avvalgono di tale formazione. Nel sud, invece, si rileva la percentuale più bassa: nelle regioni meridionali sono l’1,7 per cento, infatti, gli studenti che non scelgono l’insegnamento della religione cattolica. La regione con il minor numero di mancate adesioni è la Basilicata, con l’1,3 per cento. (A.L.)

 

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

26 maggio 2006

 

 

     - A cura di Roberta Moretti -

 

 

 

Ancora in primo piano la violenza in Iraq. Nove persone sono morte e oltre 50 sono rimaste ferite dall’esplosione di 4 ordigni in diverse zone di Baghdad. E sempre nella capitale, l’allenatore della nazionale irachena di tennis e due giocatori sono stati uccisi da uomini armati, perché sembra indossavano pantaloncini corti. Alcuni giorni fa, infatti, gruppi fondamentalisti avevano avvertito che non sarebbe stato tollerato l’uso di indumenti succinti. Intanto, sul fronte politico, il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, ha incontrato stamani a Baghdad il suo collega iracheno, Zebari, che ha sottolineato il diritto dell’Iran di sviluppare un programma nucleare per scopi pacifici. L’Iran, a sua volta, ha deciso di rifiutare per il momento un’offerta da parte del governo USA di colloqui diretti sul futuro dell’Iraq.

 

Fanno discutere le dichiarazioni del presidente americano, Bush, e del premier britannico, Blair, al termine di un’ora e mezza di colloquio, ieri a Washinghton. Ribadendo che “le truppe di Stati Uniti e Gran Bretagna resteranno in Iraq fino a quando la democrazia non si sarà stabilita”, i due leader hanno anche ammesso, per la prima volta, errori nell’intervento. Paolo Mastrolilli:

 

**********

Bush ha dichiarato che il suo sbaglio personale più grave è stato utilizzare un linguaggio troppo duro, che in certe parti del mondo è stato travisato, per esempio, quando ha detto ai terroristi in Iraq di “farsi sotto”, o quando ha dichiarato di volere Osama Bin Laden vivo o morto, come si usava fare nel far west. Quindi, ha aggiunto che l’errore più serio commesso dagli Stati Uniti sono stati gli abusi nella prigione di Abu Ghraib, per i quali Washington ha pagato a lungo e continua a pagare. Blair invece ha detto di rimpiangere il modo in cui è stata gestita la “debathificazione” del Paese, cioè l’epurazione del partito di Saddam Hussein, e il fatto di non essersi  preparati meglio alla caduta del regime, dando per scontato che la fine del Rais avrebbe significato l’inizio della democrazia. Ma dopo oltre tre anni di guerra, i due leader, entrambi in grande calo di popolarità, hanno ribadito che l’intervento è stato giusto e che vincere resta fondamentale, perché altrimenti i terroristi guadagnerebbero una base molto pericolosa per le loro operazioni. Bush e Blair hanno esaltato la creazione del nuovo governo come un importante passo in avanti, ma hanno ridimensionato le voci sul prossimo avvio del ritiro, dicendo che la decisione compete ai comandanti militari in base alla situazione sul terreno.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli

**********

        

E dell’Iraq si è discusso stamani anche a Roma, a Palazzo Chigi, dove ha avuto luogo il vertice sulla missione italiana nel Paese del Golfo tra il presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, e della Difesa, Arturo Parisi.

 

Rimaniamo in Italia.  Sono tre uomini svizzeri, i cui corpi sono carbonizzati, le vittime dell’incidente aereo avvenuto stamani all’aviopista dell’eremo della Giubiliana, a Ragusa. Secondo i primi accertamenti, il Piper sul quale erano a bordo in fase di decollo ha impattato su un muretto che si trova vicino alla pista e si è schiantato al suolo, incendiandosi. Una manovra, secondo le prime ipotesi, azzardata forse per gioco.

 

Medio Oriente. Un esponente della Jihad islamica palestinese, Abou Hamza al-Majzoub, è rimasto ucciso oggi insieme a suo fratello in un attentato dinamitardo a Sidone, nel Libano del Sud, mentre nei Territori sono in corso continui scontri tra i sostenitori di Hamas e quelli di Al Fatah. Intanto, sul fronte politico, Israele ha deciso di inviare munizioni alle forze di sicurezza della presidenza palestinese. La notizia giunge all’indomani dell’annuncio del presidente dell’ANP, Abu Mazen, di ricorrere a un referendum in agosto, se entro 10 giorni le diverse fazioni non raggiungeranno un accordo teso a formare un governo di unità nazionale. E un primo segno di conciliazione viene da Hamas, che ha ritirato stamani le proprie truppe dalla Striscia di Gaza.

 

E’ stato condannato a morte oggi dalla Corte suprema dell’Ossezia del Nord l’unico guerrigliero indipendentista ceceno sopravvissuto alla strage nella scuola di Beslan, costata la vita a 331 persone, tra cui 186 bambini. A Nurpashi Kulaiev, questo il nome del ribelle, la condanna è stata però subito tramutata in ergastolo: la pena di morte è infatti stata sospesa in Russia nel ‘97, in cambio dell'adesione al Consiglio d'Europa.

 

Due accordi firmati sul rimpatrio degli immigrati clandestini e sui visti, oltre che lunghe discussioni sulla politica energetica. Questo, il risultato del summit tra Unione Europea e Russia, svoltosi ieri a Soci, sul Mar Nero. Giuseppe D’Amato:

 

**********

Mosca e Bruxelles hanno siglato due documenti per la velocizzazione delle procedure per l’ottenimento dei visti, l’anticamera per la loro definitiva cancellazione, chissà l’anno prossimo, e per il rimpatrio dei clandestini. I rapporti bilaterali si rafforzano quindi, nonostante permangano divergenze sul capitolo energetico. Gli europei spingono affinché i russi firmino la carta internazionale sull’energia. Mosca non dice di “no”, questo non è il momento, ma in futuro certamente accadrà. L’UE avrà in questo modo accesso alle magistrali delle materie prime, ora amministrate in questo modo da Mosca. “Vogliamo rapporti basati sull’interdipendenza”, ha detto il presidente della commissione UE, Barroso, “e sulla trasparenza”, ha aggiunto il cancelliere tedesco Schuessel. Putin dal canto suo ha garantito che la Cina non rappresenta per la Russia un mercato alternativo.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato

**********

 

Con 62 voti a favore e 36 contrari, il Senato statunitense ha approvato ieri la riforma della legge sull'immigrazione. La normativa prevede il rafforzamento della sicurezza al confine con il Messico, ma al tempo stesso apre la porta alla regolarizzazione di milioni di immigranti.

 

Il governo britannico deve avviare un’inchiesta per accertare la fondatezza delle accuse di deportazione segrete di presunti terroristi in Paesi in cui è praticata la tortura. A chiederlo è la Commissione parlamentare mista per i Diritti Umani in una relazione dettagliata presentata alla Camera dei Lord. Proprio ieri, il governo di Tony Blair era stato messo sotto accusa da Amnesty International. Nel suo rapporto annuale, l’organizzazione aveva accusato Londra di essere a conoscenza del fatto che aerei noleggiati dalla CIA per il trasferimento clandestino di presunti terroristi facessero scalo negli aeroporti britannici per rifornirsi di carburante.

 

Per arginare la crisi innescata dal programma nucleare iraniano di arricchimento dell’uranio, il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Igor Ivanov, incontrerà nel weekend a Teheran, la sua controparte iraniana, Ali Lariani. La notizia è giunta ieri, all’indomani della riunione dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU (Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Russia e Francia) più la Germania, che mercoledì a Londra hanno discusso del pacchetto di incentivi da assicurare all’Iran in cambio della sospensione dei programmi di trattamento dell’uranio.

La tensione rimane altissima a Mogadiscio, la capitale della Somalia sconvolta da giorni da sanguinosi scontri tra le milizie delle Corti Islamiche e i cosiddetti “signori della guerra”, riuniti nell’Alleanza contro il terrorismo. Pochi spari e colpi di mortaio nella mattinata. Fonti ospedaliere parlano di almeno 60 morti e oltre 150 feriti, mentre la popolazione fugge in massa dalla violenza lasciando le proprie case.

 

Via libera del Sudan alla visita di una missione congiunta dell’ONU e dell’Unione Africana per preparare l’invio di caschi blu nella tormentata regione del Darfur. Ricordiamo che le violenze scoppiate nel febbraio del 2003, secondo stime internazionali, hanno causato oltre due milioni di sfollati e tra le 100 e le 200 mila vittime.

 

E’ di almeno 51 morti e oltre 70 feriti il bilancio dell’esplosione di un camion cisterna avvenuta ieri nel nord del Benin. L’autocisterna era bloccata ai lati di una strada a causa di un incidente e la gente del posto l’ha presa d’assalto per portarsi via il carburante. Improvvisamente si è sviluppato un incendio.

 

Il premier giapponese, Junichiro Koizumi, è stato contestato oggi con una manifestazione di protesta nell’isola meridionale di Okinawa, in riferimento agli ultimi accordi sul ‘riallineamento’ delle basi americane in Giappone. Alcune centinaia di pacifisti e ambientalisti, appoggiati da movimenti studenteschi e sindacali, si sono radunati a Nago, la località dove dovrebbe trasferirsi entro il 2012 un’imponente base militare statunitense ora a Futemma.

 

In Pakistan, un cristiano è stato arrestato oggi a Karachi, megalopoli nel sud del Paese, con l’accusa di aver inviato a musulmani alcuni ‘sms’ considerati blasfemi e offensivi nei confronti di Maometto. In base alla legge nazionale, la blasfemia è punita con l’arresto e la morte, anche se nessuno è mai stato giustiziato in Pakistan per tale motivo.

 

 

 

=======ooo========