RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 145  - Testo della trasmissione di giovedì 25  maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa in Polonia: un’occasione per rafforzare i fedeli nella fede. Iniziata stamani la visita apostolica di Benedetto XVI nella terra di Karol Wojtyla. Migliaia i fedeli festanti all’arrivo all’aeroporto e lungo la strada per Varsavia, dove il Papa ha incontrato il clero e pregato sulla tomba del cardinale Wyszynski: con noi Hanna Suchocka e mons. Henryk Muszynski  

 

Al centro dell’azione diplomatica della Santa Sede c’è la promozione della persona umana: così, ai nostri microfoni, l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU

 

Con lo sguardo all’incontro del Papa con i movimenti la prossima settimana, intervista oggi con il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Medici senza frontiere denuncia i rischi di allarme alimentare in conseguenza dei tagli negli aiuti agli sfollati nei campi del Darfur: ce ne parla Stefano Savi

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa piange la scomparsa dell’arcivescovo di Xian, mons. Antonio Li Duan, che ha sempre difeso con grande determinazione la libertà religiosa in Cina

 

Si celebra oggi la Giornata dell’Africa 2006, incentrata sul tema ‘Lavorare insieme per l’integrazione e lo sviluppo’

 

In India, il governo del Tamil Nadu annuncia una nuova legislazione per cancellare la legge contro le conversioni forzate e per tutelare le minoranze religiose

 

Giornata internazionale dei peacekeeper delle Nazioni Unite

 

Nell’odierna Giornata internazionale dei bambini scomparsi, la Commissione Europea annuncia un nuovo piano di azione in favore dei minori

 

Ieri, a Trento, riunione del tavolo della Locride

 

24 ORE NEL MONDO:

Tra i vari attentati in Iraq, ferito un funzionario del governo

 

Almeno 30 morti e popolazione civile in fuga in Somalia, in seguito agli scontri cominciati ieri

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 maggio 2006

 

 

IL PAPA IN POLONIA: UN’OCCASIONE PER RAFFORZARE I FEDELI NELLA FEDE.

INIZIATA STAMANI LA VISITA APOSTOLICA DI BENEDETTO XVI NELLA TERRA

DI KAROL WOJTYLA. MIGLIAIA I FEDELI FESTANTI ALL’ARRIVO ALL’AEROPORTO

 E LUNGO LA STRADA PER VARSAVIA, DOVE IL PAPA HA INCONTRATO

 IL CLERO E PREGATO SULLA TOMBA DEL CARDINALE WYSZYNSKI

- A cura dell’inviato Sergio Centofanti e Alessandro Gisotti -

 

Un viaggio della memoria e della gratitudine per il suo amato predecessore, ma anche un’occasione per rafforzare i fedeli nella fede: con questo spirito è iniziata, stamani, la visita apostolica del Papa in Polonia, il secondo viaggio internazionale di Benedetto XVI, dopo quello dell’estate scorsa a Colonia per la Giornata Mondiale della Gioventù, che però era stato programmato da Giovanni Paolo II. Il Pontefice è partito dall’aeroporto di Fiumicino alla volta della Polonia, intorno alle 8.50. A salutarlo il nuovo presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi. Alle 10.58, l’aereo papale è atterrato all’aeroporto di Varsavia, dove ad accogliere il Pontefice c’era tutto l’episcopato polacco, il presidente Lech Kaczynski e migliaia di fedeli festanti. Il popolo di Giovanni Paolo II ha voluto esprimere da subito il proprio affetto filiale a Benedetto XVI. Per rivivere l’emozionante esordio di questo viaggio del Papa in terra polacca, il servizio del nostro inviato in Polonia, Sergio Centofanti:

 

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Accoglienza davvero festosa per Benedetto XVI a Varsavia. In tutto il Paese le campane hanno suonato a festa alle 11.00 per salutare il suo arrivo.  Il Vicario di Cristo, l'amico fidato di Giovanni Paolo II, è giunto in Polonia per rendere omaggio a Papa Wojtyla e per confermare nella fede i credenti: appena uscito dall'aereo con il volto sorridente ha alzato le mani congiunte per salutare i presenti. Le sue prime parole sono state in polacco, accolte con esultanza:

 

BARDZO PRAGNĄŁEM TEJ WIZYTY

 

Ha affermato di avere "tanto desiderato" questa visita nel Paese e tra la gente da cui proveniva il suo amato predecessore. Poi ha aggiunto in italiano:

 

"Ho detto che il percorso del mio cammino in questo viaggio in Polonia è segnato dalle tracce della vita e del servizio pastorale di Karol Wojtyla e dell'itinerario che ha percorso da Papa pellegrino nella propria patria".

 

Poi gran parte del testo è letto da un sacerdote polacco. Benedetto XVI sottolinea subito il motto del suo viaggio apostolico: “Rimanete forti nella fede”. Lo ricorda "fin dall'inizio per affermare che non si tratta semplicemente di un viaggio sentimentale, pur valido anche sotto questo aspetto - rileva - ma di un itinerario di fede, iscritto nella missione" affidatagli "dal Signore nella persona di Pietro apostolo, che fu chiamato per confermare i fratelli nella fede". La Polonia "da più di un millennio" è un Paese profondamente cristiano ma ora subisce l'influenza del secolarismo. Di fronte ai pensieri deboli Benedetto XVI esorta a non temere di testimoniare e vivere una fede forte. Una fede che sa dialogare proprio perché parte da una identità chiara: Benedetto XVI saluta i rappresentanti delle altre Chiese cristiane, della comunità ebraica  e dei seguaci dell'islam. Occorre qui ricordare le sue parole sul dialogo: l'ecumenismo è priorità del suo Pontificato, il rapporto della Chiesa con l'ebraismo è unico, il dialogo con  i musulmani è "una necessità vitale da cui dipende in gran parte il nostro futuro".

 

“Rimanete forti nella fede”, ripete il Papa ancora in italiano:

 

"Rimanete forti - ecco il motto di questo viaggio apostolico - Vorrei tanto che questi giorni portassero un consolidamento nella fede per noi tutti,  per i fedeli della Chiesa che è in Polonia e per me stesso".

 

E poi rivolge anche un augurio  a "coloro che non hanno la grazia della fede, ma nutrono nel cuore la buona volontà": "sia questa mia visita - afferma - un tempo di fratellanza, di benevolenza e di speranza. Questi eterni valori dell'umanità costituiscono un fondamento saldo per creare un mondo migliore, in cui     ognuno possa trovare la prosperità materiale e la felicità spirituale".

 

Il Papa presenta il suo viaggio sulle orme di Giovanni Paolo II: Varsavia, Cracovia dove ci sarà la veglia con i giovani, Wadowice, i santuari mariani di Czsesochowa, Kalwaria e quello della Divina Misericordia dove incontrerà i malati. Sono i luoghi più amati da Giovanni Paolo II, perché legati alla sua crescita nella fede e al suo servizio pastorale. Infine si recherà ad Auschwitz  per incontrare soprattutto i superstiti delle vittime del terrore nazista, provenienti da diverse nazioni, che hanno sofferto la tragica oppressione: "Pregheremo tutti insieme - ha detto - affinché le piaghe del secolo scorso guariscano sotto la medicazione che il buon Dio ci indica chiamandoci al perdono reciproco, e ci offre nel mistero della sua misericordia".

 

L'ultimo saluto del Papa è stato di nuovo in lingua polacca. Da parte sua, il presidente Lech Kaczynski dando il benvenuto al Pontefice lo ha ringraziato per il fatto che abbia scelto la Polonia come suo primo viaggio apostolico.

 

Subito dopo il Papa si è recato nella cattedrale di Varsavia per incontrare il clero, salutato lungo la strada da una folla festante. Proprio oggi il cardinale Glemp, primate di Polonia, compie il suo 50° anniversario di sacerdozio. Il discorso del Papa è stato molto forte: ha praticamente tracciato l'identikit del sacerdote. Ha ricordato innanzitutto "gli eroici testimoni della fede" nella storia dolorosa della Polonia, tra cui il cardinale Stefan Wyszynski: santi e uomini comuni che hanno perseverato "nella rettitudine, nell'autenticità e nella bontà senza cedere mai alla sfiducia": "non si sono lasciati sopraffare dalle forze delle tenebre".

 

Benedetto XVI ha lanciato una forte esortazione ai sacerdoti: “Credete nella potenza del vostro sacerdozio!” Tutto quello che operate lo fate  non nel nome vostro ma nel nome di Cristo che vuole servirsi delle vostre labbra e delle vostre mani. Mani che "non possono piu' servire all'egoismo ma devono trasmettere nel mondo la testimonianza del suo amore".

 

"La grandezza del sacerdozio - rileva il Papa - può incutere timore" di fronte alle proprie debolezze ma occorre confidare nell'amore di Cristo. Quindi invita i sacerdoti a non lasciarsi "prendere dalla fretta, quasi che il tempo dedicato a Cristo in silenziosa preghiera sia tempo perduto. È proprio lì, invece, che nascono i frutti migliori del servizio pastorale. Non bisogna scoraggiarsi per il fatto che la preghiera esige uno sforzo, né per l'impressione che Gesù taccia. Egli tace ma opera".

 

Il Papa ricorda  l'esperienza vissuta lo scorso anno a Colonia dove è stato testimone "di un profondo, indimenticabile silenzio di un milione di giovani, al momento dell'adorazione del Santissimo Sacramento".  "In un mondo in cui c'è tanto rumore, tanto smarrimento - ha sottolineato -  c'è bisogno dell'adorazione silenziosa di Gesù nascosto nell'Ostia". Poi aggiunge in italiano:

 

"Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale".

 

Il Papa invita ad essere sacerdoti autentici, lontani dalle ipocrisie, che possono essere sorte talvolta per l'influenza del totalitarismo.  "Si cresce nella maturità affettiva - aggiunge - quando il cuore aderisce a Dio. Cristo ha bisogno di sacerdoti che siano maturi, virili, capaci di coltivare un'autentica paternità spirituale".

 

Benedetto XVI ha ricordato come Giovanni Paolo II abbia più volte esortato i cristiani “a far penitenza delle infedeltà passate. Crediamo che la Chiesa è santa - ha detto - ma in essa vi sono uomini peccatori. Bisogna respingere il desiderio di identificarsi soltanto con coloro che sono senza peccato. Come avrebbe potuto la Chiesa escludere dalle sue file i peccatori?” È per la loro salvezza che Gesù si è incarnato, è morto ed è risorto. Occorre perciò imparare a vivere con sincerità la penitenza cristiana. Conviene tuttavia guardarsi dalla pretesa di erigersi “con arroganza a giudici delle generazioni precedenti, vissute in altri tempi e in altre circostanze. Occorre umile sincerità per non negare i peccati del passato e tuttavia non indulgere a facili accuse in assenza di prove reali o ignorando le differenti pre-comprensioni di allora”. Inoltre - nota - la confessione del peccato deve essere sempre accompagnata dalla confessio laudis, dalla confessione della lode, per “ricordare il bene compiuto con l'aiuto della grazia divina”.

 

Parla quindi delle sfide attuali della Chiesa in Polonia: la piaga della disoccupazione, l'emigrazione e la necessità di non abbandonare la cura pastorale di quanti lasciano il Paese. Poi guarda ai tanti missionari polacchi nel mondo ed    esorta i sacerdoti a non avere paura di lasciare un "mondo sicuro e conosciuto, per servire là dove mancano i sacerdoti" e dove la  "generosità può portare un frutto copioso". Rimanete saldi nella fede, ripete anche ai sacerdoti, in italiano:

 

"Rimanete saldi nella fede! Anche a voi affido questo motto del mio pellegrinaggio. Siate autentici nella vostra vita e nel vostro ministero. Fissando Cristo, vivete una vita modesta, solidale con i fedeli a cui siete mandati. Servite tutti".

 

"Siate accessibili nelle parrocchie e nei confessionali - aggiunge - accompagnate i nuovi movimenti e le associazioni, sostenete le famiglie, non trascurate il legame con i giovani, ricordatevi dei poveri e degli abbandonati".

 

Questo l'incontro con il clero. Nel pomeriggio ci sarà la visita di cortesia al presidente polacco e in serata l'incontro ecumenico con le altre confessioni cristiane nella chiesa luterana della Santissima Trinità. Domani, dopo la Messa in piazza Pilsudski, il trasferimento in elicottero a Czestokowa e poi l'arrivo a Cracovia.

 

Dalla Polonia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.

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Come è consuetudine in occasione delle visite apostoliche, il Papa ha inviato un telegramma ad ognuno dei Capi di Stato dei Paesi sorvolati. Nel telegramma al presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, Benedetto XVI esprime a tutti gli italiani “un deferente pensiero” accompagnandolo con “un cordiale ricordo nella preghiera”. Durante il viaggio in Polonia, scrive il Papa, “renderò omaggio all’indimenticabile figura del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, illustre figlio della nobile nazione polacca”. Dal canto suo, il presidente Napolitano ha risposto con un messaggio in cui sottolinea che l'attenzione riservata alla Polonia e al Pontefice Giovanni Paolo II, “riveste un alto significato sul piano religioso ed umano; costituisce rinnovata testimonianza dei valori di dignità della persona, di pace e di solidarietà posti al centro dell'alta missione apostolica” del Pontefice. Oltre al presidente della Repubblica italiana, Benedetto XVI ha inviato messaggi di saluto ai capi di Stato degli altri Paesi sorvolati dal volo papale. Al presidente della Repubblica di Slovenia, Janez Drnovsek, ha rivolto rispettosi e cordiali saluti assicurando la mia “preghiera per il bene e per la pacifica convivenza di tutto il popolo sloveno”. Nel telegramma al presidente della Repubblica d'Austria, Heinz Fischer, il Papa porge ai cittadini dello “stimato Paese” i suoi “cordiali saluti”, implorando “su tutti la protezione e la benedizione di Dio”. Un telegramma di saluto è stato inviato anche al presidente della Repubblica di Croazia, Stjepan Mesic. Benedetto XVI invoca “ogni bene per il continuo progresso spirituale e materiale del fedele popolo croato”. Infine, nel telegramma al presidente della Repubblica slovacca, Ivan Gasparovic, rinnova “all'intero popolo slovacco” l'espressione della sua “spirituale vicinanza” e assicura “un costante ricordo nella preghiera perché Iddio benedica sempre la diletta Slovacchia e ogni suo abitante”.

 

Sul significato della visita di Benedetto XVI ascoltiamo anche l’ambasciatrice polacca presso la Santa Sede, Hanna Suchocka, al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Naturalmente questa visita ha molto significato. Possiamo dire che sia il primo viaggio all’estero del Santo Padre Benedetto XVI ed è veramente il primo luogo scelto personalmente da Benedetto XVI. La Polonia vive adesso con grande gioia questa visita, perché dopo le visite di Giovanni Paolo II è diventato sempre un Paese in qualche modo nuovo e adesso abbiamo le stesse speranze.

 

D. – Quale contributo può dare la Polonia all’Europa?

 

R. – Noi abbiamo la forza della religiosità, della nostra fede cristiana. Per questo noi possiamo giocare un ruolo importante nella comunità europea. Mi sembra che questa sia per noi una grande sfida. La Polonia può essere un Paese moderno, ma anche un Paese cristiano. Questo è importante. Naturalmente dobbiamo imparare a vivere nel mondo libero, ma che non vuol dire mondo libertino.

 

D. – La Polonia di nuovo al centro dell’attenzione mondiale per questa visita del Papa. Lei cosa spera da questo viaggio?

 

R. – Io spero che possiamo rinnovare la nostra fede, ma anche la nostra speranza nel futuro. Questo è importante. Mi sembra che adesso manchi a tutti noi per il futuro. Con la visita del Santo Padre si può rinnovare questa speranza.

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Dunque un Papa tedesco in Polonia. Un evento fortemente simbolico: è come se si compisse un cammino di riconciliazione tra due popoli lacerati dalle profonde ferite della II Guerra mondiale, come ha affermato l’arcivescovo di Gniezno, Henryk Muszynski,  al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Senza dubbio. E in un certo senso penso che questa visita segni la vera fine delle ferite della II guerra mondiale: il capo visibile della Chiesa viene in Polonia con un messaggio di riconciliazione. E’ un gesto fortemente simbolico, e cerchiamo di comprendere anche i simboli. Avrà un grande significato, per i tedeschi e per i polacchi. E’ una nuova strada della nostra storia.

 

D. – Ecco: ricordiamo la famosa lettera di riconciliazione consegnata dai vescovi polacchi ai vescovi tedeschi nel 1965 …

 

R. – Sì, i vescovi polacchi e quelli tedeschi indicano la strada comune della riconciliazione e della solidarietà. Adesso ci troviamo nella nuova situazione dell’Europa unita e della Polonia libera …

 

D. – Questa è la prima volta che un Papa viene in Polonia da quando il Paese è entrato nell’Unione Europea. Che cosa è cambiato da due anni a questa parte?

 

R. – Le istituzioni democratiche vanno sviluppandosi e penso che anche la mentalità democratica vada approfondendosi. E’ cambiato molto, perché oggi i contatti tra tedeschi e polacchi sono molto frequenti: molti polacchi vanno in Germania per cercare lavoro. Questi contatti sono molto fruttuosi.

 

D. – Il Papa incontrerà anche i giovani polacchi. Qual è la situazione dei giovani in Polonia, oggi?

 

R. – Il profilo spirituale direi che è un po’ diverso rispetto agli altri giovani europei. Cioè, sono formati nella Chiesa, nella maggioranza sono cattolici e credo che abbiano una fede molto più profonda rispetto alle generazioni polacche precedenti. Loro vogliono testimoniare la fede e vivere la Chiesa, non soltanto perché hanno ereditato questo patrimonio dai genitori. E credo che lo facciano nel modo più convincente. E’ una fede testimoniata con la vita.

 

D. – Di cosa ha bisogno, oggi, la Polonia?

 

R. – Dal punto di vista della Chiesa, proprio di un approfondimento della fede. Cioè, che non ci sia differenza tra la fede e la vita, che ci sia una vita veramente testimoniata e che non ci sia tra l’una e l’altra alcuna contraddizione. Una fede più viva perché la fede non è una tradizione, non sono parole, non sono solo preghiere. La fede è la testimonianza cristiana: è la vita cristiana, dalla vita cristiana si riconosca che siamo cristiani.

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AL CENTRO DELL’AZIONE DIPLOMATICA DELLA SANTA SEDE C’E’

LA PROMOZIONE DELLA PERSONA UMANA: COSI’, AI NOSTRI MICROFONI,

 L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE

DELLA SANTA SEDE ALL’ONU

 

E’ in corso a New York il primo simposio per studenti universitari americani sul magistero sociale e morale della Chiesa, dal titolo “La dottrina sociale cattolica nello spirito del Papa Giovanni Paolo II: imparare a creare un mondo giusto. Un approccio pratico”. L’evento è promosso dalla Fondazione Path to Peace presieduta dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU. Al microfono di Alessandro Gisotti, mons. Migliore si sofferma sull’attenzione crescente, al Palazzo di Vetro, per la dottrina sociale della Chiesa. Interesse, sottolinea mons. Migliore, condiviso dagli studenti universitari:

 

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R. – L’idea è sorta proprio perché si vede ormai anche che in tante università, pure negli Stati Uniti, sta nascendo un interesse per l’insegnamento sociale della Chiesa, che mette al centro la persona umana. Sembrava importante cominciare proprio dagli studenti e dare loro un’introduzione nel luogo dove si cerca di applicare questa dottrina sociale della Chiesa!

 

D. – Quanta attenzione c’è oggi al Palazzo di Vetro per la dottrina sociale cattolica e come questa può influire sull’attività dell’ONU?

 

R. – C’è una grande attenzione, perché in tutti i campi c’è la convinzione che ci sia bisogno di un’etica dietro alle altre logiche. Ogni argomento ha una sua logica particolare, ma spesso manca l’etica! Molti sono felici di sentire la parola, l’intervento della Santa Sede, proprio in questa luce.

 

D. – E’ questo aspetto della centralità della persona umana e quindi di una necessità del rispetto dell’etica nelle relazioni internazionali, che viene particolarmente apprezzato anche da mondi lontani dalla Santa Sede?

 

R. – Sì, viene apprezzato anche da mondi lontani, proprio perché si sente questa esigenza di un’efficacia. Sappiamo che l’ONU ha una sua legittimità. Quello che si cerca di dargli è anche un’efficacia. Quando si parla di efficacia, si tratta soprattutto di arrivare a servire le persone, non tanto i governi. Arrivare alle persone: è lì che è importante questa dimensione etica che fa maturare pienamente e fa portare frutti a quello che è il senso di responsabilità di ogni Paese che è presente qui all’ONU.

 

D. – Come spiegare la peculiarità dell’azione diplomatica della Santa Sede a giovani universitari?

 

R. – Vedo che sono molto interessati a questo, proprio perché a volte per chi è digiuno di questo mondo è difficile comprendere come qualcuno in “colletto romano”, quindi nella divisa religiosa, possa essere pienamente parte della comunità diplomatica internazionale. Quindi, la natura, la dimensione della sua diplomazia, è anzitutto una natura religiosa, morale, etica, giacché si occupa soprattutto della pace. Ha una natura universale, che va al di là delle frontiere, si occupa quindi dei popoli, delle popolazioni, delle persone ed ha una natura umanitaria. E’ importante, appunto, per questi ragazzi scoprire che le coordinate della diplomazia della Santa Sede sono coordinate anche specifiche e che da lì discende la loro natura, ma che anche i metodi sono propri della Santa Sede. E’ importante scoprire il fatto che noi qui siamo osservatori e la nostra diplomazia usa metodi e modalità che adottano le vie lunghe, quelle della convinzione, della parola, della testimonianza, dell’intervento soprattutto a favore della persona, delle comunità, delle società.

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UNA FORTE CONTINUITA’ TRA PAPA WOJTYLA E BENEDETTO XVI NEL VALORIZZARE

I MOVIMENTI ECCLESIALI: IL PROF. ANDREA RICCARDI, FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO PARLA, AI NOSTRI MICROFONI, DELL’ATTESA

 PER L’INCONTRO DEL PAPA CON I MOVIMENTI, ALLA VIGILIA DI PENTECOSTE

 

“La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo”: è il tema del II Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, convocato a Rocca di Papa dal 31 maggio al 2 giugno. Il simposio precederà il grande incontro in Piazza San Pietro con Benedetto XVI, il 3 giugno prossimo, Veglia di Pentecoste. L’evento avviene 8 anni dopo il raduno dei movimenti voluto da Giovanni Paolo II. Proprio da quell’indimenticabile esperienza ecclesiale muove il ragionamento del prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Abbiamo vissuto il maggio 1998 come un momento molto importante in tre sensi. Come autocoscienza come comunità, cioè la coscienza di un impegno nella Chiesa, la riscoperta e l’approfondimento di un carisma;  l’aspetto dell’incontro con il Papa e con la Chiesa, che fu molto forte; poi nel rapporto con le altre realtà ecclesiali, cioè l’affermazione di una comunione. Non si era soli, si era in tanti e diversi.

 

D. – Quali sono le vostre aspettative per questo incontro di Pentecoste?

 

R. – Le aspettative sono intense, perché aspettativa non vuol dire novità. Non è che ci si aspetta solo qualcosa di inedito. Certo, ci si aspetta qualcosa di più profondo, perché ogni Pentecoste è diversa dall’altra, come ogni Pasqua è diversa dall’altra. C’è un Papa nuovo, eppure un Papa che conosciamo, perché è stato tanto vicino al cammino delle nuove comunità. C’è un contesto nuovo nel mondo, nuove sfide, nuove divisioni, un senso drammatico della vita in questi momenti. Allora, trovarsi insieme al Papa, ai vescovi a riflettere, soprattutto a pregare, credo sia importante.

 

D. – I movimenti ecclesiali sono fortemente legati alla figura e al Pontificato di Giovanni Paolo II e il cardinale Joseph Ratzinger ha sempre mostrato attenzione per le nuove forme di aggregazione laicali. C’è, dunque, una continuità, seppur ovviamente con la diversità di stili e carismi dei due Papi?

 

R. – Sì, certo, c’è una diversità, perché gli uomini sono diversi, hanno storie diverse, ma c’è una grande continuità. Io non dimentico che il cardinale Ratzinger fece la relazione portante al Convegno che precedette la Pentecoste del ’98. Quindi, credo ci sia una forte continuità nella valorizzazione dei movimenti, in rapporto anche a quel grande evento che è stato il Concilio Vaticano II. Come faceva notare l’allora cardinale Ratzinger, in un certo senso le nuove comunità e i movimenti guardano al Papa.

 

D. – Cosa rappresenta storicamente questa novità dei movimenti ecclesiali e come si coniuga questa pluralità nell’unità della Chiesa?

 

R. – Nasce nell’Ottocento, quando la Chiesa scopre di non essere tutta la società, ma parte della società, e come si diceva nella Francia dei primi decenni dell’Ottocento, la Chiesa si fa movimento. Voleva dire molte cose: voleva dire evangelizzazione, voleva dire sindacato, voleva dire movimento cattolico. Ha voluto dire partito cattolico, ma questo è un ramo molto particolare. I movimenti sono molto diversi fra loro, eppure in genere hanno questa prevalenza laicale, questo impegno dei laici nella Chiesa ed anche una scioltezza, un senso non burocratico. Questa mi sembra la realtà della Chiesa nei movimenti.

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 maggio 2006

 

 

MEDICI SENZA FRONTIERE DENUNCIA

I RISCHI DI ALLARME ALIMENTARE IN CONSEGUENZA DEI TAGLI

NEGLI AIUTI AGLI SFOLLATI NEI CAMPI DEL DARFUR

- Intervista con Stefano Savi -

 

“Una seria crisi nutrizionale minaccia oggi gli sfollati del Darfur”. È l’allarme lanciato per la regione occidentale del Sudan da Medici Senza Frontiere, a seguito di un’annunciata riduzione degli aiuti alimentari internazionali per le popolazioni locali. A rendere ancora più drammatica la situazione del Sudan è poi il protrarsi delle violenze nella parte meridionale del Paese, nonostante la firma degli accordi di pace nel gennaio 2005. Di Darfur e Sud Sudan ci parla Stefano Savi, direttore di Medici Senza Frontiere - Italia, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – L’organizzazione Medici Senza Frontiere è oggi particolarmente preoccupata, soprattutto dopo la decisione che è stata presa dal Programma Alimentare Mondiale qualche settimana fa: il PAM ha annunciato che sarà costretto a ridurre la razione alimentare destinata agli sfollati nei campi del Darfur. Questo significa che, invece delle previste 2100 calorie a persona, saranno disponibili solo 1050 calorie per ciascun assistito. Per una popolazione che vive in una situazione estremamente precaria - completamente dipendente dagli aiuti, siano essi cibo, acqua o cure sanitarie - e che ha comunque vissuto dei periodi già difficili, ridurre la razione alimentare significa indebolirla ulteriormente. E ciò avviene a causa di una mancanza di impegni da parte dei Paesi finanziatori del Programma Alimentare Mondiale: il PAM, in sostanza, non ha sufficienti risorse finanziarie per poter far fronte ai bisogni di queste persone.

 

D. – In che condizioni vivono gli abitanti del Darfur?

 

R. – C’è un panorama politico instabile, con una tensione sempre latente, in alcuni momenti addirittura sono frequenti le aggressioni. È quindi chiaro che la popolazione vive in una situazione disperata. Vedere la razione alimentare ridotta del 50 per cento può innescare una crisi nutrizionale soprattutto per quelle categorie che sono già a rischio, cioè i bambini.

 

D. – Quanti sono gli sfollati in Darfur?

 

R. – Si parla di circa 2 milioni e 100 mila persone, che hanno bisogno di questo tipo di soccorso alimentare e che sono in piena emergenza.

 

D. – Da non dimenticare poi che è emergenza anche in Sud Sudan…

 

R. – Purtroppo è una situazione che dura da tempo. L’anno scorso per il Sud Sudan sono stati firmati degli accordi di pace dai gruppi contrari al governo e le autorità di Khartoum. Sembra però che adesso ci sia un peggioramento ulteriore di questa situazione: ci sono state delle nuove ondate di violenza, con conseguenze umanitarie importanti. La popolazione civile quindi torna a vivere un incubo, già provato negli ultimi anni. In questo quadro, Medici Senza Frontiere si augura che il governo del Sudan e le forze che si oppongono ad esso trovino presto una via d’uscita, senza far pagare un prezzo troppo elevato alla popolazione civile.

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CHIESA E SOCIETA’

25 maggio 2006

 

 

LA CHIESA PIANGE LA SCOMPARSA DELL’ARCIVESCOVO DI XIAN,

MONS. ANTONIO LI DUAN, CHE HA SEMPRE DIFESO CON GRANDE DETERMINAZIONE

LA LIBERTÀ RELIGIOSA IN CINA

 

PECHINO. = E’ morto ieri in Cina, all’età di 79 anni, l’arcivescovo di Xian, mons. Antonio Li Duan, uno dei 4 presuli cinesi che Benedetto XVI aveva invitato l’anno scorso a partecipare al Sinodo sull’Eucaristia. Personalità stimata da intellettuali e politici anche non cristiani, mons. Li ha ricostruito la Chiesa di Xian dopo i disastri della Rivoluzione culturale, rafforzando le comunità cristiane e gli istituti religiosi nell’impegno di carità e negli studi teologici. Mons. Li – riferisce poi l’Agenzia Asia News – ha spesso subito controlli e interrogatori da parte della polizia e ha trascorso in carcere lunghi periodi. Ma questi impedimenti non hanno comunque frenato la sua opera: l’arcivescovo Li si è distinto, in particolare, per la determinazione con cui ha difeso i diritti e la libertà della Chiesa in Cina. Attualmente, la diocesi di Xian può contare su 59 preti, 300 religiose, 60 parrocchie per oltre 20 mila fedeli. (A.L.)

 

 

SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA DELL’AFRICA 2006, INCENTRATA SUL TEMA

“LAVORARE INSIEME PER L’INTEGRAZIONE E LO SVILUPPO”

 

NEW YORK. = “L’Africa sta affrontando enormi cambiamenti politici. Nonostante continuino ad aver luogo conflitti distruttivi, il loro numero si è ridotto e governi democratici e pacifici hanno messo radici in molti Paesi”. E’ quanto scrive il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per l’odierna ‘Giornata dell’Africa’, che quest’anno è incentrata sul tema “Lavorare insieme per l’integrazione e lo sviluppo”. Con prospettive economiche migliori – si legge nel messaggio - il Continente ha visto maggiori afflussi di assistenza ufficiale allo sviluppo e necessarie riduzioni del debito. Il G8 – aggiunge Annan - ha sottoscritto impegni nazionali per raddoppiare il suo aiuto all’Africa di 25 miliardi di dollari entro il 2010, mentre 18 tra i Paesi più indebitati hanno visto cancellarsi quasi il 100 per cento del loro debito estero. Ma accanto a questi segnali confortanti, ci sono ancora molte sfide. “La continua violenza in Darfur, nonostante il recente accordo per la pace – scrive Annan - minaccia milioni di vite”. “La situazione tra l’Etiopia e l’Eritrea - aggiunge - rimane una fonte di grande preoccupazione, mentre il conflitto nel nord dell’Uganda porta avanti una delle peggiori tragedie umanitarie del mondo”. “La siccità perseguita il Corno d’Africa e parti dell’Africa meridionale, mentre l’HIV/AIDS costringe l’Africa a pagare un altissimo prezzo per il suo futuro”, si legge ancora nel testo. Per vincere queste sfide – conclude Annan – “rinnoviamo il nostro impegno a fare tutto il possibile per aiutare il popolo dell’Africa ad affrontare i loro problemi. Lavorando assieme, possiamo realizzare la loro visione di un continente pacifico, prospero e democratico”. (A.L.)

 

 

IN INDIA, IL GOVERNO DEL TAMIL NADU ANNUNCIA UNA NUOVA LEGISLAZIONE

PER CANCELLARE LA LEGGE CONTRO LE CONVERSIONI FORZATE

E PER TUTELARE LE MINORANZE RELIGIOSE

 

CHENNAI. = Nello Stato indiano del Tamil Nadu verrà annullata la controversa legge contro le conversioni forzate. Lo ha annunciato ieri il nuovo governo del Tamil Nadu, guidato dal partito democratico del “Dravida Munettra Kazhagam” (DMK), precisando di voler abolire la legge perché molte delle controverse politiche, avviate dal precedente esecutivo, si sono rivelate inutili. Tra queste misure viene denunciato, in particolare, il mancato rispetto degli emendamenti della norma. In seguito a proteste delle comunità cristiane e musulmane, era stata emendata infatti, con un’ordinanza, la legge contro le conversioni forzate. Ma dopo questo provvedimento – hanno più volte denunciato attivisti per i diritti umani e leader religiosi – sono comunque continuate le azioni di estremisti nazionalisti contro le minoranze religiose. Per questo, il nuovo governo non intende semplicemente emendare ma cancellare completamente la legge, spiega in un documento il nuovo governatore del Tamil Nadu. “E’ pronta una nuova legislazione – aggiunge il governatore - che garantisce alle minoranze religiose un numero di posti riservati nel mercato del lavoro”. Nel testo si annuncia, inoltre, che è iniziato il processo di distribuzione dei terreni per sostenere i contadini più poveri. Proprio la difesa delle minoranze e il rispetto del principio della laicità in India – riferisce infine l’Agenzia Asia News – sono state le priorità indicate durante la campagna elettorale dal partito democratico. (A.L.)

 

 

IL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, RICORDA L’ALTO

CONTRIBUTO DATO DALL’ONU NELLE OPERAZIONI DI PACE CONDOTTE

IN VARI PAESI DEL MONDO, IN OCCASIONE DELL’ODIERNA

GIORNATA INTERNAZIONALE DEI PEACEKEEPER DELLE NAZIONI UNITE

 

NEW YORK. = “Le operazioni di pace delle Nazioni Unite sono sempre più complesse e multidimensionali, e vanno ormai oltre il monitoraggio di una tregua, avendo addirittura il compito di riportare in vita Stati collassati, spesso dopo decenni di conflitti”. E’ quanto scrive il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, in occasione della Giornata internazionale dei Peacekeeper delle Nazioni Unite, che si celebra oggi. I caschi blu e i loro colleghi civili – si legge nel messaggio - lavorano insieme per organizzare elezioni, promuovere e proteggere i diritti umani, condurre operazioni di sminamento, far progredire le pari opportunità, disarmare gli ex combattenti e sostenere il ritorno dei rifugiati e degli sfollati nelle loro case. Ma questi inestimabili sforzi presentano molti rischi. Si stima che nel 2005 siano morti 124 peacekeeper dell’ONU, provenienti da 46 Paesi, in seguito a violenze, malattie e incidenti. “La richiesta di operazioni di pace condotte dall’ONU - scrive poi Annan – riflette la fiducia crescente nella capacità dell’organizzazione di placare tensioni e ripristinare la stabilità”. Attualmente, sono più di 72 mila i caschi blu e almeno 15 mila i civili che prestano servizio per conto dell’ONU in vari Paesi. Gli Stati che contribuiscono maggiormente nelle missioni sono l’India, il Pakistan e il Bangladesh, che forniscono insieme più del 40 per cento dei peacekeeper delle Nazioni Unite. In questa Giornata – aggiunge quindi il segretario generale dell’ONU – rendiamo omaggio agli uomini e alle donne di tutti i Paesi che prestano servizio nelle operazioni di pace in modo altruista, instancabile e coraggioso. E ricordiamo – conclude Annan – gli eroi che hanno perso la vita in Paesi lontani dai loro per servire la pace. (A.L.)

 

 

NELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI BAMBINI SCOMPARSI,

LA COMMISSIONE EUROPEA ANNUNCIA UN NUOVO PIANO

DI AZIONE IN FAVORE DEI MINORI

 

BRUXELLES. = Invitare la popolazione a pensare a tutti i bambini che in Europa e nel mondo risultano ancora scomparsi e diffondere un messaggio di speranza e di solidarietà verso i genitori che non hanno più notizie dei loro figli. Sono questi i principali obiettivi dell’odierna “Giornata internazionale dei bambini scomparsi”, un dramma che riguarda moltissimi Paesi, anche europei. Si stima che in Italia i casi accertati di bambini scomparsi siano stati, nel 2005, più di 1800. In Belgio, sono scomparsi, lo scorso anno, più di 1000 minori e nel Regno Unito almeno 800. Per cercare di arginare questa terribile piaga, la Commissione Europea finanzia diversi programmi comunitari e negli ultimi 5 anni sono state adottate, in particolare, oltre trenta direttive nell’ambito di politiche comunitarie riguardanti i minori. “Il fenomeno dei bambini scomparsi - ha spiegato ieri il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini - è una vera tragedia, purtroppo sempre più diffusa”. Per rafforzare le sue azioni in favore dei bambini, la Commissione europea ha messo a punto un piano d’azione con quattro obiettivi principali: identificare le priorità; migliorare l’efficacia delle politiche finora adottate; rafforzare la cooperazione e aiutare i minori ad esercitare i loro diritti. Come simbolo della “Giornata internazionale dei bambini scomparsi” è stato scelto il miosotide, un fiore azzurro detto comunemente “non ti scordar di me”, che fiorisce in questo periodo dell’anno. (A.L.)

 

 

GRAZIE ALLA SOLIDARIETA’ CHE ABBIAMO TROVATO IN TUTTA ITALIA,

ABBIAMO COSTRUITO UN’AMPIA RETE CONTRO LA MAFIA: COSÌ, IL VESCOVO DI LOCRI–GERACE, MONS. GIANCARLO MARIA BREGANTINI, DURANTE LA RIUNIONE

DEL TAVOLO DELLA LOCRIDE, IERI, A TRENTO

 

TRENTO. = “Gli attentati non ci hanno piegato”. “La mafia vive sulle dipendenza delle persone”, una logica che si spezza solo valorizzando le competenze nell’ambito di un’esperienza cooperativa in grado di esaltare la dignità individuale. Sono alcune delle dichiarazioni rilasciate, martedì scorso, dal vescovo di Locri–Gerace, mons. Giancarlo Maria Bregantini, durante la riunione del Tavolo della Locride, tenutasi a Trento. Nella Locride – ha spiegato il presule - occorre aiutare le persone a riflettere sulla loro dignità. La reazione di molti giovani ad azioni di stampo mafioso – ha aggiunto inoltre mons. Bregantini – offre oggi una prospettiva diversa. Dopo aver ricordato il brutale omicidio del vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno, ucciso il 16 ottobre del 2005, il vescovo – riferisce poi l’Agenzia Sir - ha ringraziato quanti hanno sostenuto e sostengono la lotta contro la “n'drangheta”, organizzazione mafiosa presente soprattutto in Calabria. Gli attentati non ci hanno piegato – ha concluso il presule – grazie alla solidarietà di tutta l’Italia. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 maggio 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

In Iraq, ancora un funzionario del governo nel mirino dei guerriglieri: il generale Khalil al-Ibadi è rimasto ferito questa mattina insieme al suo autista in un attentato nella zona sud occidentale di Baghdad, all’indomani dell’omicidio del vice capo della forza di sicurezza incaricata del mantenimento dell’ordine nella capitale. E sempre a Baghdad, altre 13 persone sono rimaste ferite dall’esplosione di un ordigno piazzato al secondo piano di un edificio, mentre una bomba è esplosa a un check-point della polizia, uccidendo un civile e ferendone altri due. Inoltre, ieri sera un gruppo armato ha rapito un giudice nel villaggio sciita di Dujail, a nord della capitale. Intanto, sul fronte politico, l’attuale premier iracheno, Al Màliki, cerca di mettere a punto il nuovo governo e annuncia lo scioglimento di tensioni e violenze nel Paese entro 18 mesi, senza precisare, però, una data per il ritiro delle forze di coalizione. E proprio del ruolo delle truppe alleate e del futuro dell’Iraq discutono oggi e domani a Washington il presidente americano, Bush, e il premier inglese, Blair.

 

Medio Oriente. Il presidente palestinese, Abu Mazen, convocherà un referendum entro 40 giorni se fallirà la Conferenza di dialogo nazionale tra i leader delle fazioni palestinesi, in corso in videoconferenza a Ramalla e Gaza, per porre fine alla crisi tra Fatah e Hamas. Abu Mazen sottoporrà all’approvazione dei cittadini un documento firmato di recente da dirigenti delle varie fazioni detenuti in Israele, che propone, fra l’altro: di limitare ai Territori occupati la resistenza contro Israele; la formazione di un governo di unità nazionale; e la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Una proposta, quella del referendum, accolta positivamente da Hamas.

 

Si aggrava il bilancio dei violenti scontri in corso da ieri a Mogadiscio, in Somalia, tra le milizie delle Corti Islamiche e l’Alleanza dei signori della guerra. Sembra siano più di 30 i morti e decine i feriti, mentre la popolazione civile è in fuga. E’ dunque saltato il cessate il fuoco sancito lo scorso 13 maggio tra le due fazioni ribelli, che da gennaio combattono per il controllo del territorio.

 

In Burundi, 10 ribelli delle Forze Hutu di liberazione nazionale (FNL) sono rimasti uccisi ieri dai bombardamenti delle forze aeree burundesi. Durante i raid, avvenuti nella foresta di Kibira, situata nel nord-ovest del Paese, sono stati feriti da mine antiuomo anche due soldati. Nei giorni scorsi, due imboscate delle FNL nella provincia di Bujumbura avevano causato tre morti e due feriti.

 

 

Il divorzio del Montenegro dalla Serbia, sancito dal referendum di domenica scorsa, non può essere, in nessun modo, messo a confronto con il caso del Kosovo. Così, ieri il ministro degli Esteri di Belgrado, Vuk Draskovic, uno degli esponenti più concilianti verso la secessione del Montenegro in seno al suo governo, ma fermamente contrario a qualsiasi rivendicazione indipendentista dei kosovaro-albanesi. Intanto, l’opposizione montenegrina, che contesta l’esito del referendum che ha assegnato agli indipendentisti il 55,5 per cento dei consensi, ha annunciato che chiederà di tornare alle urne in decine di seggi.

 

La sicurezza energetica, il dossier nucleare iraniano e il Medio Oriente sono tra i temi in agenda al vertice Europa-Russia che si è aperto oggi a Soci, sul Mar Nero. Il presidente russo, Putin, il presidente della Commissione Europea, Barroso, e il responsabile della politica estera UE, Solana, parleranno anche di un nuovo documento di cooperazione decennale che sostituirà quello in scadenza il prossimo anno. Prevista la firma di un accordo sulla semplificazione dei visti e un altro sulla lotta all’immigrazione clandestina.

 

Il parlamento espresso dalle elezioni del 26 marzo in Ucraina si è riunito stamattina per la prima volta a Kiev mentre continuano difficili, dietro le quinte, le trattative e le manovre per la formazione del nuovo governo. I partiti presenti alla Rada (che in base ad una riforma entrata in vigore quest’anno ha strappato al presidente il diritto di formare la quasi totalità del governo) hanno un mese  di tempo da oggi per dar vita ad una maggioranza parlamentare e  due mesi per designare il premier e i ministri. Nel caso che non vengano rispettati i tempi prefissati, Yushenko può sciogliere  il parlamento e indire nuove elezioni legislative.

 

Gli industriali italiani in questi anni “si sono sentiti troppo soli”.  Lo ha detto stamani il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, durante l’Assemblea  generale degli industriali. “La nostra economia, dopo un lungo periodo di difficoltà – ha spiegato – mostra “qualche primo, modesto segnale di ripresa” e ora bisogna “consolidare questa tendenza ed evitare che si limiti ad un fenomeno effimero”. Il presidente di Confindustria ha anche rilanciato la proposta di abbattere subito il cuneo fiscale di 5 punti e auspicato un mondo senza lavoratori e imprese precari. Dopo aver ribadito il suo appoggio verso la ‘legge Biagi’, Montezemolo ha sottolineato, in particolare, la necessità di una riforma che preveda l’utilizzo di ammortizzatori sociali. “Sono necessarie scelte rigorose e coraggiose – ha detto – e non esistono più scorciatoie”. “E’ urgente – ha proseguito - un nuovo sistema elettorale che assicuri davvero la governabilità”. Nel suo intervento, Montezemolo ha auspicato, infine, una posizione unitaria dei sindacati e chiesto la messa a punto di un nuovo piano energetico per ridurre il fabbisogno del Paese.

 

Prosegue l’ondata di violenze a Timor Est, dopo gli scontri di ieri tra i militari lealisti e i ribelli nella capitale Dili, dove stamani almeno 2 persone sono rimaste uccise, secondo quanto riferisce una radio locale. Intanto, su richiesta del governo timorese, l’Australia ha deciso di inviare subito 150 militari per garantire la sicurezza nell’aeroporto internazionale del Paese, nell’ambito di un’operazione che prevede il dispiegamento di circa 1.300 soldati. A Timor Est, la situazione è degenerata a seguito del licenziamento, lo scorso marzo, di circa 600 dei 1400 effettivi del piccolo esercito timorese che avevano abbandonato il servizio, lamentando discriminazioni nella carriera.

 

Ancora violenza nello Sri Lanka. Stamani, l’esplosione di una mina, del tipo comunemente usato dal gruppo ribelle delle Tigri Tamil (LTTE), ha causato la morte di quattro poliziotti. Al momento della deflagrazione, i militari stavano compiendo un pattugliamento nella città di Kattankudi, situata nel distretto orientale di Battiloca. L’esplosione si è verificata alla vigilia della visita nell’isola del mediatore norvegese, Erik Solheim, che incontrerà i responsabili del governo e dei ribelli, per rinnovare l’accordo di pace stipulato nel 2002.

 

Nella Colombia meridionale, è di tre morti e quattro feriti il bilancio dell’agguato compiuto ieri pomeriggio da un gruppo di guerriglieri, presumibilmente delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), ai danni di un reparto della polizia. Le forze dell’ordine, impegnate in una perlustrazione sulla statale che collega Pasto a Tumaco, sul Pacifico, sono state colpite da rudimentali razzi fabbricati con cilindri di gas.

 

Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, si è detto disposto a incontrare i leader delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), “se il governo legittimo colombiano lo considera utile”. In una conferenza stampa nel Palazzo di Miraflores di Caracas, il capo dello Stato venezuelano ha anche ricordato che durante l’esistenza della “zona smilitarizzata” per il negoziato di pace nel 2002, era stato invitato dai responsabili delle FARC per un incontro. In quell’occasione Chavez propose all’allora presidente colombiano, Andres Pastrana, di andare insieme, ma questi non lo ritenne conveniente.

 

E’ Jacques-Edouard Alexis il nuovo premier del governo di Haiti. La candidatura di Alexis, eletto dal Senato con 22 voti favorevoli su 24, contro una astensione, era stata proposta, lo scorso 17 maggio, dal nuovo presidente haitiano, Renè Preval, di cui Alexis fu primo ministro dal marzo 1999 al febbraio 2001.

 

 

 

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