RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 145 - Testo della trasmissione di giovedì 25 maggio 2006
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Giornata internazionale dei peacekeeper
delle Nazioni Unite
Ieri, a Trento, riunione del tavolo
della Locride
Tra i vari attentati in Iraq, ferito
un funzionario del governo
Almeno 30 morti e popolazione civile
in fuga in Somalia, in seguito agli scontri cominciati ieri
25 maggio 2006
IL
PAPA IN POLONIA: UN’OCCASIONE PER RAFFORZARE I
FEDELI NELLA FEDE.
INIZIATA
STAMANI LA VISITA APOSTOLICA DI BENEDETTO XVI NELLA TERRA
DI
KAROL WOJTYLA. MIGLIAIA I FEDELI FESTANTI ALL’ARRIVO ALL’AEROPORTO
E LUNGO LA STRADA PER VARSAVIA, DOVE IL PAPA
HA INCONTRATO
IL CLERO E PREGATO SULLA TOMBA DEL CARDINALE
WYSZYNSKI
- A
cura dell’inviato Sergio Centofanti e Alessandro Gisotti -
Un
viaggio della memoria e della gratitudine per il suo amato predecessore, ma
anche un’occasione per rafforzare i fedeli nella fede: con questo spirito è
iniziata, stamani, la visita apostolica del Papa in Polonia, il secondo viaggio
internazionale di Benedetto XVI, dopo quello dell’estate scorsa a Colonia per
la Giornata Mondiale della Gioventù, che però era stato programmato da Giovanni
Paolo II. Il Pontefice è partito dall’aeroporto di Fiumicino alla volta della
Polonia, intorno alle 8.50. A salutarlo il nuovo presidente del Consiglio
italiano, Romano Prodi. Alle 10.58, l’aereo papale è atterrato all’aeroporto di
Varsavia, dove ad accogliere il Pontefice c’era tutto l’episcopato polacco, il
presidente Lech Kaczynski e migliaia di fedeli festanti. Il popolo di Giovanni
Paolo II ha voluto esprimere da subito il proprio affetto filiale a Benedetto
XVI. Per rivivere l’emozionante esordio di questo viaggio del Papa in terra
polacca, il servizio del nostro inviato in Polonia, Sergio Centofanti:
**********
Accoglienza davvero festosa per Benedetto XVI a Varsavia.
In tutto il Paese le campane hanno suonato a festa alle 11.00 per salutare il
suo arrivo. Il Vicario di Cristo, l'amico fidato di Giovanni Paolo II, è
giunto in Polonia per rendere omaggio a Papa Wojtyla e per confermare nella
fede i credenti: appena uscito dall'aereo con il volto sorridente ha alzato le
mani congiunte per salutare i presenti. Le sue prime parole sono state in
polacco, accolte con esultanza:
BARDZO PRAGNĄŁEM TEJ WIZYTY…
Ha affermato di avere "tanto desiderato" questa
visita nel Paese e tra la gente da cui proveniva il suo amato predecessore. Poi
ha aggiunto in italiano:
"Ho detto che
il percorso del mio cammino in questo viaggio in Polonia è segnato dalle tracce
della vita e del servizio pastorale di Karol Wojtyla e dell'itinerario che ha
percorso da Papa pellegrino nella propria patria".
Poi gran parte del testo è letto da un sacerdote polacco.
Benedetto XVI sottolinea subito il motto del suo viaggio apostolico: “Rimanete
forti nella fede”. Lo ricorda "fin dall'inizio per affermare che non si
tratta semplicemente di un viaggio sentimentale, pur valido anche sotto questo
aspetto - rileva - ma di un itinerario di fede, iscritto nella missione"
affidatagli "dal Signore nella persona di Pietro apostolo, che fu chiamato
per confermare i fratelli nella fede". La Polonia "da più di un millennio"
è un Paese profondamente cristiano ma ora subisce l'influenza del secolarismo.
Di fronte ai pensieri deboli Benedetto XVI esorta a non temere di testimoniare
e vivere una fede forte. Una fede che sa dialogare proprio perché parte da una
identità chiara: Benedetto XVI saluta i rappresentanti delle altre Chiese
cristiane, della comunità ebraica e dei seguaci dell'islam. Occorre qui
ricordare le sue parole sul dialogo: l'ecumenismo è priorità del suo
Pontificato, il rapporto della Chiesa con l'ebraismo è unico, il dialogo
con i musulmani è "una necessità vitale da cui dipende in gran parte
il nostro futuro".
“Rimanete forti nella fede”, ripete il Papa ancora in
italiano:
"Rimanete forti
- ecco il motto di questo viaggio apostolico - Vorrei tanto che questi giorni
portassero un consolidamento nella fede per noi tutti, per i fedeli della Chiesa che è in Polonia e
per me stesso".
E poi rivolge anche un augurio a "coloro che
non hanno la grazia della fede, ma nutrono nel cuore la buona volontà":
"sia questa mia visita - afferma - un tempo di fratellanza, di benevolenza
e di speranza. Questi eterni valori dell'umanità costituiscono un fondamento
saldo per creare un mondo migliore, in cui
ognuno possa trovare la prosperità materiale e la felicità spirituale".
Il Papa presenta il suo viaggio sulle orme di Giovanni
Paolo II: Varsavia, Cracovia dove ci sarà la veglia con i giovani, Wadowice, i
santuari mariani di Czsesochowa, Kalwaria e quello della Divina Misericordia
dove incontrerà i malati. Sono i luoghi più amati da Giovanni Paolo II, perché
legati alla sua crescita nella fede e al suo servizio pastorale. Infine si
recherà ad Auschwitz per incontrare soprattutto i superstiti delle
vittime del terrore nazista, provenienti da diverse nazioni, che hanno sofferto
la tragica oppressione: "Pregheremo tutti insieme - ha detto - affinché le
piaghe del secolo scorso guariscano sotto la medicazione che il buon Dio ci
indica chiamandoci al perdono reciproco, e ci offre nel mistero della sua misericordia".
L'ultimo saluto del Papa è stato di nuovo in lingua
polacca. Da parte sua, il presidente Lech Kaczynski dando il benvenuto al
Pontefice lo ha ringraziato per il fatto che abbia scelto la Polonia come suo
primo viaggio apostolico.
Subito dopo il Papa si è recato nella cattedrale di
Varsavia per incontrare il clero, salutato lungo la strada da una folla
festante. Proprio oggi il cardinale Glemp, primate di Polonia, compie il suo
50° anniversario di sacerdozio. Il discorso del Papa è stato molto forte: ha
praticamente tracciato l'identikit del sacerdote. Ha ricordato innanzitutto
"gli eroici testimoni della fede" nella storia dolorosa della
Polonia, tra cui il cardinale Stefan Wyszynski: santi e uomini comuni che hanno
perseverato "nella rettitudine, nell'autenticità e nella bontà senza
cedere mai alla sfiducia": "non si sono lasciati sopraffare dalle
forze delle tenebre".
Benedetto XVI ha lanciato una forte esortazione ai
sacerdoti: “Credete nella potenza del vostro sacerdozio!” Tutto quello che
operate lo fate non nel nome vostro ma nel nome di Cristo che vuole
servirsi delle vostre labbra e delle vostre mani. Mani che "non possono
piu' servire all'egoismo ma devono trasmettere nel mondo la testimonianza del
suo amore".
"La grandezza del sacerdozio - rileva il Papa - può
incutere timore" di fronte alle proprie debolezze ma occorre confidare
nell'amore di Cristo. Quindi invita i sacerdoti a non lasciarsi "prendere
dalla fretta, quasi che il tempo dedicato a Cristo in silenziosa preghiera sia
tempo perduto. È proprio lì, invece, che nascono i frutti migliori del servizio
pastorale. Non bisogna scoraggiarsi per il fatto che la preghiera esige uno
sforzo, né per l'impressione che Gesù taccia. Egli tace ma opera".
Il Papa ricorda l'esperienza vissuta lo scorso anno
a Colonia dove è stato testimone "di un profondo, indimenticabile silenzio
di un milione di giovani, al momento dell'adorazione del Santissimo
Sacramento". "In un mondo in cui c'è tanto rumore, tanto
smarrimento - ha sottolineato - c'è bisogno dell'adorazione silenziosa di
Gesù nascosto nell'Ostia". Poi aggiunge in italiano:
"Dai sacerdoti
i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere
l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia,
in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita
spirituale".
Il Papa invita ad essere sacerdoti autentici, lontani
dalle ipocrisie, che possono essere sorte talvolta per l'influenza del
totalitarismo. "Si cresce nella maturità affettiva - aggiunge -
quando il cuore aderisce a Dio. Cristo ha bisogno di sacerdoti che siano
maturi, virili, capaci di coltivare un'autentica paternità spirituale".
Benedetto XVI ha ricordato come Giovanni Paolo II abbia
più volte esortato i cristiani “a far penitenza delle infedeltà passate.
Crediamo che la Chiesa è santa - ha detto - ma in essa vi sono uomini
peccatori. Bisogna respingere il desiderio di identificarsi soltanto con coloro
che sono senza peccato. Come avrebbe potuto la Chiesa escludere dalle sue file
i peccatori?” È per la loro salvezza che Gesù si è incarnato, è morto ed è
risorto. Occorre perciò imparare a vivere con sincerità la penitenza cristiana.
Conviene tuttavia guardarsi dalla pretesa di erigersi “con arroganza a giudici
delle generazioni precedenti, vissute in altri tempi e in altre circostanze.
Occorre umile sincerità per non negare i peccati del passato e tuttavia non
indulgere a facili accuse in assenza di prove reali o ignorando le differenti
pre-comprensioni di allora”. Inoltre - nota - la confessione del peccato deve
essere sempre accompagnata dalla confessio laudis, dalla confessione della
lode, per “ricordare il bene compiuto con l'aiuto della grazia divina”.
Parla quindi delle sfide attuali della Chiesa in Polonia:
la piaga della disoccupazione, l'emigrazione e la necessità di non abbandonare
la cura pastorale di quanti lasciano il Paese. Poi guarda ai tanti missionari
polacchi nel mondo ed esorta i
sacerdoti a non avere paura di lasciare un "mondo sicuro e conosciuto, per
servire là dove mancano i sacerdoti" e dove la "generosità può
portare un frutto copioso". Rimanete saldi nella fede, ripete anche ai
sacerdoti, in italiano:
"Rimanete saldi
nella fede! Anche a voi affido questo motto del mio pellegrinaggio. Siate
autentici nella vostra vita e nel vostro ministero. Fissando Cristo, vivete una
vita modesta, solidale con i fedeli a cui siete mandati. Servite tutti".
"Siate accessibili nelle parrocchie e nei
confessionali - aggiunge - accompagnate i nuovi movimenti e le associazioni,
sostenete le famiglie, non trascurate il legame con i giovani, ricordatevi dei
poveri e degli abbandonati".
Questo l'incontro con il clero. Nel pomeriggio ci sarà la
visita di cortesia al presidente polacco e in serata l'incontro ecumenico con
le altre confessioni cristiane nella chiesa luterana della Santissima Trinità.
Domani, dopo la Messa in piazza Pilsudski, il trasferimento in elicottero a
Czestokowa e poi l'arrivo a Cracovia.
Dalla Polonia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.
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Come è
consuetudine in occasione delle visite apostoliche, il Papa ha inviato un telegramma
ad ognuno dei Capi di Stato dei Paesi sorvolati. Nel telegramma al presidente
della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, Benedetto XVI esprime a tutti
gli italiani “un deferente pensiero” accompagnandolo con “un cordiale ricordo
nella preghiera”. Durante il viaggio in Polonia, scrive il Papa, “renderò omaggio
all’indimenticabile figura del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II,
illustre figlio della nobile nazione polacca”. Dal canto suo, il presidente
Napolitano ha risposto con un messaggio in cui sottolinea che l'attenzione
riservata alla Polonia e al Pontefice Giovanni Paolo II, “riveste un alto
significato sul piano religioso ed umano; costituisce rinnovata testimonianza
dei valori di dignità della persona, di pace e di solidarietà posti al centro
dell'alta missione apostolica” del Pontefice. Oltre al presidente della
Repubblica italiana, Benedetto XVI ha inviato messaggi di saluto ai capi di Stato
degli altri Paesi sorvolati dal volo papale. Al presidente della Repubblica di
Slovenia, Janez Drnovsek, ha rivolto rispettosi e cordiali saluti assicurando
la mia “preghiera per il bene e per la pacifica convivenza di tutto il popolo
sloveno”. Nel telegramma al presidente della Repubblica d'Austria, Heinz
Fischer, il Papa porge ai cittadini dello “stimato Paese” i suoi “cordiali
saluti”, implorando “su tutti la protezione e la benedizione di Dio”. Un
telegramma di saluto è stato inviato anche al presidente della Repubblica di Croazia,
Stjepan Mesic. Benedetto XVI invoca “ogni bene per il continuo progresso
spirituale e materiale del fedele popolo croato”. Infine, nel telegramma al presidente
della Repubblica slovacca, Ivan Gasparovic, rinnova “all'intero popolo slovacco”
l'espressione della sua “spirituale vicinanza” e assicura “un costante ricordo
nella preghiera perché Iddio benedica sempre la diletta Slovacchia e ogni suo
abitante”.
Sul significato della visita di Benedetto XVI ascoltiamo
anche l’ambasciatrice polacca presso la Santa Sede, Hanna Suchocka, al
microfono di Sergio Centofanti:
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R. – Naturalmente questa visita ha molto significato.
Possiamo dire che sia il primo viaggio all’estero del Santo Padre Benedetto XVI
ed è veramente il primo luogo scelto personalmente da Benedetto XVI. La Polonia
vive adesso con grande gioia questa visita, perché dopo le visite di Giovanni
Paolo II è diventato sempre un Paese in qualche modo nuovo e adesso abbiamo le
stesse speranze.
D. – Quale contributo può dare la Polonia all’Europa?
R. – Noi abbiamo la forza della religiosità, della nostra
fede cristiana. Per questo noi possiamo giocare un ruolo importante nella
comunità europea. Mi sembra che questa sia per noi una grande sfida. La Polonia
può essere un Paese moderno, ma anche un Paese cristiano. Questo è importante.
Naturalmente dobbiamo imparare a vivere nel mondo libero, ma che non vuol dire
mondo libertino.
D. – La Polonia di nuovo al centro dell’attenzione
mondiale per questa visita del Papa. Lei cosa spera da questo viaggio?
R. – Io spero che possiamo rinnovare la nostra fede, ma
anche la nostra speranza nel futuro. Questo è importante. Mi sembra che adesso
manchi a tutti noi per il futuro. Con la visita del Santo Padre si può
rinnovare questa speranza.
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Dunque un Papa tedesco in Polonia. Un evento fortemente
simbolico: è come se si compisse un cammino di riconciliazione tra due popoli
lacerati dalle profonde ferite della II Guerra mondiale, come ha affermato
l’arcivescovo di Gniezno, Henryk Muszynski,
al microfono di Sergio Centofanti:
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R. – Senza dubbio. E in un certo senso penso che questa
visita segni la vera fine delle ferite della II guerra mondiale: il capo
visibile della Chiesa viene in Polonia con un messaggio di riconciliazione. E’
un gesto fortemente simbolico, e cerchiamo di comprendere anche i simboli. Avrà
un grande significato, per i tedeschi e per i polacchi. E’ una nuova strada
della nostra storia.
D. – Ecco: ricordiamo la famosa lettera di riconciliazione
consegnata dai vescovi polacchi ai vescovi tedeschi nel 1965 …
R. – Sì, i vescovi polacchi e quelli tedeschi indicano la
strada comune della riconciliazione e della solidarietà. Adesso ci troviamo
nella nuova situazione dell’Europa unita e della Polonia libera …
D. – Questa è la prima volta che un Papa viene in Polonia
da quando il Paese è entrato nell’Unione Europea. Che cosa è cambiato da due
anni a questa parte?
R. – Le istituzioni democratiche vanno sviluppandosi e
penso che anche la mentalità democratica vada approfondendosi. E’ cambiato
molto, perché oggi i contatti tra tedeschi e polacchi sono molto frequenti:
molti polacchi vanno in Germania per cercare lavoro. Questi contatti sono molto
fruttuosi.
D. – Il Papa incontrerà anche i giovani polacchi. Qual è
la situazione dei giovani in Polonia, oggi?
R. – Il profilo spirituale direi che è un po’ diverso
rispetto agli altri giovani europei. Cioè, sono formati nella Chiesa, nella
maggioranza sono cattolici e credo che abbiano una fede molto più profonda
rispetto alle generazioni polacche precedenti. Loro vogliono testimoniare la
fede e vivere la Chiesa, non soltanto perché hanno ereditato questo patrimonio
dai genitori. E credo che lo facciano nel modo più convincente. E’ una fede
testimoniata con la vita.
D. – Di cosa ha bisogno, oggi, la Polonia?
R. – Dal punto di vista della Chiesa, proprio di un
approfondimento della fede. Cioè, che non ci sia differenza tra la fede e la
vita, che ci sia una vita veramente testimoniata e che non ci sia tra l’una e
l’altra alcuna contraddizione. Una fede più viva perché la fede non è una
tradizione, non sono parole, non sono solo preghiere. La fede è la
testimonianza cristiana: è la vita cristiana, dalla vita cristiana si riconosca
che siamo cristiani.
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AL
CENTRO DELL’AZIONE DIPLOMATICA DELLA SANTA
SEDE C’E’
LA
PROMOZIONE DELLA PERSONA UMANA: COSI’, AI NOSTRI MICROFONI,
L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE
PERMANENTE
DELLA
SANTA SEDE ALL’ONU
E’ in corso a New York il primo simposio per studenti
universitari americani sul magistero sociale e morale della Chiesa, dal titolo
“La dottrina sociale cattolica nello
spirito del Papa Giovanni Paolo II: imparare a creare un mondo giusto. Un
approccio pratico”. L’evento è
promosso dalla Fondazione Path to Peace presieduta dall’arcivescovo
Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU. Al
microfono di Alessandro Gisotti, mons. Migliore si sofferma sull’attenzione
crescente, al Palazzo di Vetro, per la dottrina sociale della Chiesa.
Interesse, sottolinea mons. Migliore, condiviso dagli studenti universitari:
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R. – L’idea è sorta proprio perché si vede ormai anche che
in tante università, pure negli Stati Uniti, sta nascendo un interesse per
l’insegnamento sociale della Chiesa, che mette al centro la persona umana.
Sembrava importante cominciare proprio dagli studenti e dare loro
un’introduzione nel luogo dove si cerca di applicare questa dottrina sociale
della Chiesa!
D. – Quanta attenzione c’è oggi al Palazzo di Vetro per la
dottrina sociale cattolica e come questa può influire sull’attività dell’ONU?
R. – C’è una grande attenzione, perché in tutti i campi
c’è la convinzione che ci sia bisogno di un’etica dietro alle altre logiche.
Ogni argomento ha una sua logica particolare, ma spesso manca l’etica! Molti
sono felici di sentire la parola, l’intervento della Santa Sede, proprio in
questa luce.
D. – E’ questo aspetto della centralità della persona
umana e quindi di una necessità del rispetto dell’etica nelle relazioni
internazionali, che viene particolarmente apprezzato anche da mondi lontani
dalla Santa Sede?
R. – Sì, viene apprezzato anche da mondi lontani, proprio
perché si sente questa esigenza di un’efficacia. Sappiamo che l’ONU ha una sua
legittimità. Quello che si cerca di dargli è anche un’efficacia. Quando si
parla di efficacia, si tratta soprattutto di arrivare a servire le persone, non
tanto i governi. Arrivare alle persone: è lì che è importante questa dimensione
etica che fa maturare pienamente e fa portare frutti a quello che è il senso di
responsabilità di ogni Paese che è presente qui all’ONU.
D. – Come spiegare la peculiarità dell’azione diplomatica
della Santa Sede a giovani universitari?
R. – Vedo che sono molto interessati a questo, proprio
perché a volte per chi è digiuno di questo mondo è difficile comprendere come
qualcuno in “colletto romano”, quindi nella divisa religiosa, possa essere
pienamente parte della comunità diplomatica internazionale. Quindi, la natura,
la dimensione della sua diplomazia, è anzitutto una natura religiosa, morale,
etica, giacché si occupa soprattutto della pace. Ha una natura universale, che
va al di là delle frontiere, si occupa quindi dei popoli, delle popolazioni,
delle persone ed ha una natura umanitaria. E’ importante, appunto, per questi
ragazzi scoprire che le coordinate della diplomazia della Santa Sede sono
coordinate anche specifiche e che da lì discende la loro natura, ma che anche i
metodi sono propri della Santa Sede. E’ importante scoprire il fatto che noi
qui siamo osservatori e la nostra diplomazia usa metodi e modalità che adottano
le vie lunghe, quelle della convinzione, della parola, della testimonianza,
dell’intervento soprattutto a favore della persona, delle comunità, delle società.
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UNA
FORTE CONTINUITA’ TRA PAPA WOJTYLA E BENEDETTO XVI
NEL VALORIZZARE
I
MOVIMENTI ECCLESIALI: IL PROF. ANDREA RICCARDI, FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI
SANT’EGIDIO PARLA, AI NOSTRI MICROFONI, DELL’ATTESA
PER L’INCONTRO DEL PAPA CON I MOVIMENTI, ALLA
VIGILIA DI PENTECOSTE
“La bellezza di
essere cristiani e la gioia di comunicarlo”: è il tema del II Congresso mondiale
dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, convocato a Rocca di Papa dal
31 maggio al 2 giugno. Il simposio precederà il grande incontro in Piazza San
Pietro con Benedetto XVI, il 3 giugno prossimo, Veglia di Pentecoste. L’evento
avviene 8 anni dopo il raduno dei movimenti voluto da Giovanni Paolo II.
Proprio da quell’indimenticabile esperienza ecclesiale muove il ragionamento
del prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervistato
da Alessandro Gisotti:
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R. – Abbiamo vissuto il maggio 1998 come un momento molto
importante in tre sensi. Come autocoscienza come comunità, cioè la coscienza di
un impegno nella Chiesa, la riscoperta e l’approfondimento di un carisma; l’aspetto dell’incontro con il Papa e con
D. – Quali sono le vostre aspettative per questo incontro
di Pentecoste?
R. – Le aspettative sono intense, perché aspettativa non
vuol dire novità. Non è che ci si aspetta solo qualcosa di inedito. Certo, ci
si aspetta qualcosa di più profondo, perché ogni Pentecoste è diversa
dall’altra, come ogni Pasqua è diversa dall’altra. C’è un Papa nuovo, eppure un
Papa che conosciamo, perché è stato tanto vicino al cammino delle nuove comunità.
C’è un contesto nuovo nel mondo, nuove sfide, nuove divisioni, un senso drammatico
della vita in questi momenti. Allora, trovarsi insieme al Papa, ai vescovi a
riflettere, soprattutto a pregare, credo sia importante.
D. – I movimenti ecclesiali sono fortemente legati alla
figura e al Pontificato di Giovanni Paolo II e il cardinale Joseph Ratzinger ha
sempre mostrato attenzione per le nuove forme di aggregazione laicali. C’è,
dunque, una continuità, seppur ovviamente con la diversità di stili e carismi
dei due Papi?
R. – Sì, certo, c’è una diversità, perché gli uomini sono
diversi, hanno storie diverse, ma c’è una grande continuità. Io non dimentico
che il cardinale Ratzinger fece la relazione portante al Convegno che
precedette
D. – Cosa rappresenta storicamente questa novità dei
movimenti ecclesiali e come si coniuga questa pluralità nell’unità della
Chiesa?
R. – Nasce nell’Ottocento, quando
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25 maggio 2006
MEDICI
SENZA FRONTIERE DENUNCIA
I
RISCHI DI ALLARME ALIMENTARE IN CONSEGUENZA DEI TAGLI
NEGLI
AIUTI AGLI SFOLLATI NEI CAMPI DEL DARFUR
-
Intervista con Stefano Savi -
“Una seria crisi nutrizionale
minaccia oggi gli sfollati del Darfur”. È l’allarme lanciato per la regione
occidentale del Sudan da Medici Senza Frontiere, a seguito di un’annunciata
riduzione degli aiuti alimentari internazionali per le popolazioni locali. A
rendere ancora più drammatica la situazione del Sudan è poi il protrarsi delle
violenze nella parte meridionale del Paese, nonostante la firma degli accordi
di pace nel gennaio 2005. Di Darfur e Sud Sudan ci parla Stefano Savi,
direttore di Medici Senza Frontiere - Italia, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – L’organizzazione Medici
Senza Frontiere è oggi particolarmente preoccupata, soprattutto dopo la
decisione che è stata presa dal Programma Alimentare Mondiale qualche settimana
fa: il PAM ha annunciato che sarà costretto a ridurre la razione alimentare destinata
agli sfollati nei campi del Darfur. Questo significa che, invece delle previste 2100
calorie a persona, saranno disponibili solo 1050 calorie per ciascun assistito.
Per una popolazione che vive in una situazione estremamente precaria -
completamente dipendente dagli aiuti, siano essi cibo, acqua o cure sanitarie -
e che ha comunque vissuto dei periodi già difficili, ridurre la razione
alimentare significa indebolirla ulteriormente. E ciò avviene a causa di una
mancanza di impegni da parte dei Paesi finanziatori del Programma Alimentare
Mondiale: il PAM, in sostanza, non ha sufficienti risorse finanziarie per poter
far fronte ai bisogni di queste persone.
D. – In che condizioni vivono gli abitanti del Darfur?
R. – C’è un panorama politico instabile, con una tensione
sempre latente, in alcuni momenti addirittura sono frequenti le aggressioni. È
quindi chiaro che la popolazione vive in una situazione disperata. Vedere la
razione alimentare ridotta del 50 per cento può innescare una crisi
nutrizionale soprattutto per quelle categorie che sono già a rischio, cioè i
bambini.
D. – Quanti sono gli sfollati in Darfur?
R. – Si parla di circa 2 milioni e 100 mila persone, che
hanno bisogno di questo tipo di soccorso alimentare e che sono in piena
emergenza.
D. – Da non dimenticare poi che è emergenza anche in Sud
Sudan…
R. – Purtroppo è una situazione che dura da tempo. L’anno
scorso per il Sud Sudan sono stati firmati degli accordi di pace dai gruppi
contrari al governo e le autorità di Khartoum.
Sembra però che adesso ci sia un peggioramento ulteriore di questa situazione:
ci sono state delle nuove ondate di violenza, con conseguenze umanitarie
importanti. La popolazione civile quindi torna a vivere un incubo, già provato
negli ultimi anni. In questo quadro, Medici Senza Frontiere si augura che il
governo del Sudan e le forze che si oppongono ad esso trovino presto una via
d’uscita, senza far pagare un prezzo troppo elevato alla popolazione civile.
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25 maggio 2006
LA CHIESA PIANGE LA SCOMPARSA DELL’ARCIVESCOVO DI XIAN,
MONS. ANTONIO LI DUAN, CHE HA SEMPRE DIFESO CON GRANDE
DETERMINAZIONE
LA LIBERTÀ RELIGIOSA IN CINA
PECHINO. = E’ morto ieri in Cina, all’età di 79 anni,
l’arcivescovo di Xian, mons. Antonio Li Duan, uno dei 4 presuli cinesi che
Benedetto XVI aveva invitato l’anno scorso a partecipare al Sinodo
sull’Eucaristia. Personalità stimata da intellettuali e politici anche non
cristiani, mons. Li ha ricostruito la Chiesa di Xian dopo i disastri della
Rivoluzione culturale, rafforzando le comunità cristiane e gli istituti
religiosi nell’impegno di carità e negli studi teologici. Mons. Li – riferisce
poi l’Agenzia Asia News – ha spesso subito controlli e interrogatori da parte
della polizia e ha trascorso in carcere lunghi periodi. Ma questi impedimenti
non hanno comunque frenato la sua opera: l’arcivescovo Li si è distinto, in
particolare, per la determinazione con cui ha difeso i diritti e la libertà
della Chiesa in Cina. Attualmente, la diocesi di Xian può contare su 59 preti,
300 religiose, 60 parrocchie per oltre 20 mila fedeli. (A.L.)
SI
CELEBRA OGGI LA GIORNATA DELL’AFRICA 2006, INCENTRATA SUL TEMA
“LAVORARE
INSIEME PER L’INTEGRAZIONE E LO SVILUPPO”
NEW YORK. = “L’Africa sta affrontando enormi cambiamenti
politici. Nonostante continuino ad aver luogo conflitti distruttivi, il loro
numero si è ridotto e governi democratici e pacifici hanno messo radici in
molti Paesi”. E’ quanto scrive il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per
l’odierna ‘Giornata dell’Africa’, che quest’anno è incentrata sul tema
“Lavorare insieme per l’integrazione e lo sviluppo”. Con prospettive economiche
migliori – si legge nel messaggio - il Continente ha visto maggiori afflussi di
assistenza ufficiale allo sviluppo e necessarie riduzioni del debito. Il G8 –
aggiunge Annan - ha sottoscritto impegni nazionali per raddoppiare il suo aiuto
all’Africa di 25 miliardi di dollari entro il 2010, mentre 18 tra i Paesi più
indebitati hanno visto cancellarsi quasi il 100 per cento del loro debito
estero. Ma accanto a questi segnali confortanti, ci sono ancora molte sfide.
“La continua violenza in Darfur, nonostante il recente accordo per la pace –
scrive Annan - minaccia milioni di vite”. “La situazione tra l’Etiopia e l’Eritrea
- aggiunge - rimane una fonte di grande preoccupazione, mentre il conflitto nel
nord dell’Uganda porta avanti una delle peggiori tragedie umanitarie del
mondo”. “La siccità perseguita il Corno d’Africa e parti dell’Africa
meridionale, mentre l’HIV/AIDS costringe l’Africa a pagare un altissimo prezzo
per il suo futuro”, si legge ancora nel testo. Per vincere queste sfide –
conclude Annan – “rinnoviamo il nostro impegno a fare tutto il possibile per
aiutare il popolo dell’Africa ad affrontare i loro problemi. Lavorando assieme,
possiamo realizzare la loro visione di un continente pacifico, prospero e
democratico”. (A.L.)
IN
INDIA, IL GOVERNO DEL TAMIL NADU ANNUNCIA UNA NUOVA LEGISLAZIONE
PER
CANCELLARE LA LEGGE CONTRO LE CONVERSIONI FORZATE
E PER
TUTELARE LE MINORANZE RELIGIOSE
CHENNAI. = Nello Stato indiano
del Tamil Nadu verrà annullata la controversa legge contro le conversioni
forzate. Lo ha annunciato ieri il nuovo governo del Tamil Nadu, guidato dal
partito democratico del “Dravida Munettra Kazhagam” (DMK), precisando di voler abolire la legge perché molte delle controverse politiche,
avviate dal precedente esecutivo, si sono rivelate inutili. Tra queste misure
viene denunciato, in particolare, il mancato rispetto degli emendamenti della
norma. In seguito a proteste delle comunità cristiane e musulmane, era stata
emendata infatti, con un’ordinanza, la legge contro le conversioni forzate. Ma
dopo questo provvedimento – hanno più volte denunciato attivisti per i diritti
umani e leader religiosi – sono comunque continuate le azioni di estremisti nazionalisti
contro le minoranze religiose. Per questo, il nuovo governo non intende
semplicemente emendare ma cancellare completamente la legge, spiega in un
documento il nuovo governatore del Tamil Nadu. “E’ pronta una nuova
legislazione – aggiunge il governatore - che garantisce alle minoranze
religiose un numero di posti riservati nel mercato del lavoro”. Nel testo si
annuncia, inoltre, che è iniziato il processo di distribuzione dei terreni per
sostenere i contadini più poveri. Proprio la difesa delle minoranze e il
rispetto del principio della laicità in India – riferisce infine l’Agenzia Asia
News – sono state le priorità indicate durante la campagna elettorale dal
partito democratico. (A.L.)
IL
SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, RICORDA L’ALTO
CONTRIBUTO
DATO DALL’ONU NELLE OPERAZIONI DI PACE CONDOTTE
IN
VARI PAESI DEL MONDO, IN OCCASIONE DELL’ODIERNA
GIORNATA
INTERNAZIONALE DEI PEACEKEEPER DELLE NAZIONI UNITE
NEW YORK. = “Le operazioni di
pace delle Nazioni Unite sono sempre più complesse e multidimensionali, e vanno
ormai oltre il monitoraggio di una tregua, avendo addirittura il compito di
riportare in vita Stati collassati, spesso dopo decenni di conflitti”. E’
quanto scrive il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, in occasione della
Giornata internazionale dei Peacekeeper delle Nazioni Unite, che si celebra
oggi. I caschi blu e i loro colleghi civili – si legge nel messaggio - lavorano
insieme per organizzare elezioni, promuovere e proteggere i diritti umani, condurre
operazioni di sminamento, far progredire le pari opportunità, disarmare gli ex
combattenti e sostenere il ritorno dei rifugiati e degli sfollati nelle loro
case. Ma questi inestimabili sforzi presentano molti rischi. Si stima che nel
2005 siano morti 124 peacekeeper dell’ONU, provenienti da 46 Paesi, in seguito
a violenze, malattie e incidenti. “La richiesta di operazioni di pace condotte
dall’ONU - scrive poi Annan – riflette la fiducia crescente nella capacità dell’organizzazione
di placare tensioni e ripristinare la stabilità”. Attualmente, sono più di 72
mila i caschi blu e almeno 15 mila i civili che prestano servizio per conto
dell’ONU in vari Paesi. Gli Stati che contribuiscono maggiormente nelle
missioni sono l’India, il Pakistan e il Bangladesh, che forniscono insieme più
del 40 per cento dei peacekeeper delle Nazioni Unite. In questa Giornata –
aggiunge quindi il segretario generale dell’ONU – rendiamo omaggio agli uomini
e alle donne di tutti i Paesi che prestano servizio nelle operazioni di pace in
modo altruista, instancabile e coraggioso. E ricordiamo – conclude Annan – gli
eroi che hanno perso la vita in Paesi lontani dai loro per servire la pace.
(A.L.)
NELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI BAMBINI SCOMPARSI,
LA COMMISSIONE EUROPEA ANNUNCIA UN NUOVO PIANO
DI AZIONE IN FAVORE DEI MINORI
BRUXELLES. =
Invitare la popolazione a pensare a tutti i bambini che in Europa e nel mondo
risultano ancora scomparsi e diffondere un messaggio di speranza e di solidarietà
verso i genitori che non hanno più notizie dei loro figli. Sono questi i
principali obiettivi dell’odierna “Giornata internazionale dei bambini
scomparsi”, un dramma che riguarda moltissimi Paesi, anche europei. Si stima che in Italia i casi
accertati di bambini scomparsi siano stati, nel 2005, più di 1800. In Belgio,
sono scomparsi, lo scorso anno, più di 1000 minori e nel Regno Unito almeno
800. Per cercare di arginare questa terribile piaga, la Commissione Europea
finanzia diversi programmi comunitari e negli ultimi 5 anni sono state
adottate, in particolare, oltre trenta direttive nell’ambito di politiche
comunitarie riguardanti i minori. “Il fenomeno dei bambini scomparsi - ha
spiegato ieri il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini - è
una vera tragedia, purtroppo sempre più diffusa”. Per rafforzare le sue azioni
in favore dei bambini, la Commissione europea ha messo a punto un piano
d’azione con quattro obiettivi principali: identificare le priorità; migliorare
l’efficacia delle politiche finora adottate; rafforzare la cooperazione e
aiutare i minori ad esercitare i loro diritti. Come simbolo della “Giornata
internazionale dei bambini scomparsi” è stato scelto il miosotide, un fiore
azzurro detto comunemente “non ti scordar di me”, che fiorisce in questo
periodo dell’anno. (A.L.)
GRAZIE
ALLA SOLIDARIETA’ CHE ABBIAMO TROVATO IN TUTTA ITALIA,
ABBIAMO
COSTRUITO UN’AMPIA RETE CONTRO LA MAFIA: COSÌ, IL VESCOVO DI LOCRI–GERACE,
MONS. GIANCARLO MARIA BREGANTINI, DURANTE LA RIUNIONE
DEL
TAVOLO DELLA LOCRIDE, IERI, A TRENTO
TRENTO. = “Gli attentati non ci
hanno piegato”. “La mafia vive sulle dipendenza delle persone”, una logica che
si spezza solo valorizzando le competenze nell’ambito di un’esperienza cooperativa
in grado di esaltare la dignità individuale. Sono alcune delle dichiarazioni
rilasciate, martedì scorso, dal vescovo di Locri–Gerace, mons. Giancarlo Maria
Bregantini, durante la riunione del Tavolo della Locride, tenutasi a Trento.
Nella Locride – ha spiegato il presule - occorre aiutare le persone a
riflettere sulla loro dignità. La reazione di molti giovani ad azioni di stampo
mafioso – ha aggiunto inoltre mons. Bregantini – offre oggi una prospettiva
diversa. Dopo aver ricordato il brutale omicidio del vice presidente del Consiglio
regionale della Calabria Francesco Fortugno, ucciso il 16 ottobre del 2005, il
vescovo – riferisce poi l’Agenzia Sir - ha ringraziato quanti hanno sostenuto e
sostengono la lotta contro la “n'drangheta”, organizzazione mafiosa presente soprattutto in Calabria. Gli
attentati non ci hanno piegato – ha concluso il presule – grazie alla solidarietà
di tutta l’Italia. (A.L.)
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25 maggio 2006
- A cura di
Roberta Moretti -
In Iraq, ancora un funzionario del governo nel
mirino dei guerriglieri: il generale Khalil al-Ibadi è rimasto ferito questa
mattina insieme al suo autista in un attentato nella zona sud occidentale di
Baghdad, all’indomani dell’omicidio del vice capo della forza di sicurezza
incaricata del mantenimento dell’ordine nella capitale. E sempre a Baghdad,
altre 13 persone sono rimaste ferite dall’esplosione di un ordigno piazzato al
secondo piano di un edificio, mentre una bomba è esplosa a un check-point della
polizia, uccidendo un civile e ferendone altri due. Inoltre, ieri sera un
gruppo armato ha rapito un giudice nel villaggio sciita di Dujail, a nord della
capitale. Intanto, sul fronte politico, l’attuale premier iracheno, Al Màliki,
cerca di mettere a punto il nuovo governo e annuncia lo scioglimento di
tensioni e violenze nel Paese entro 18 mesi, senza precisare, però, una data
per il ritiro delle forze di coalizione. E proprio del ruolo delle truppe
alleate e del futuro dell’Iraq discutono oggi e domani a Washington il
presidente americano, Bush, e il premier inglese, Blair.
Medio Oriente. Il presidente palestinese, Abu
Mazen, convocherà un referendum entro
40 giorni se fallirà la Conferenza di dialogo nazionale tra i leader delle
fazioni palestinesi, in corso in videoconferenza a Ramalla e Gaza, per porre
fine alla crisi tra Fatah e Hamas. Abu Mazen sottoporrà all’approvazione dei
cittadini un documento firmato di recente da dirigenti delle varie fazioni
detenuti in Israele, che propone, fra l’altro: di limitare ai Territori occupati
la resistenza contro Israele; la formazione di un governo di unità nazionale; e
la creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Una proposta,
quella del referendum, accolta
positivamente da Hamas.
Si aggrava il bilancio dei violenti scontri in
corso da ieri a Mogadiscio, in Somalia, tra le milizie delle Corti Islamiche e
l’Alleanza dei signori della guerra. Sembra siano più di 30 i morti e decine i
feriti, mentre la popolazione civile è in fuga. E’ dunque saltato il cessate il
fuoco sancito lo scorso 13 maggio tra le due fazioni ribelli, che da gennaio
combattono per il controllo del territorio.
In Burundi, 10 ribelli delle Forze Hutu di liberazione nazionale
(FNL) sono rimasti uccisi ieri dai bombardamenti delle forze aeree burundesi.
Durante i raid, avvenuti nella foresta di Kibira, situata nel nord-ovest del
Paese, sono stati feriti da mine antiuomo anche due soldati. Nei giorni scorsi,
due imboscate delle FNL nella provincia di Bujumbura avevano causato tre morti
e due feriti.
Il divorzio del Montenegro dalla Serbia, sancito dal referendum di domenica scorsa, non può
essere, in nessun modo, messo a confronto con il caso del Kosovo. Così, ieri il
ministro degli Esteri di Belgrado, Vuk Draskovic, uno degli esponenti più
concilianti verso la secessione del Montenegro in seno al suo governo, ma
fermamente contrario a qualsiasi rivendicazione indipendentista dei kosovaro-albanesi.
Intanto, l’opposizione montenegrina, che contesta
l’esito del referendum che ha
assegnato agli indipendentisti il 55,5 per cento dei consensi, ha annunciato
che chiederà di tornare alle urne in decine di seggi.
La sicurezza energetica, il dossier nucleare
iraniano e il Medio Oriente sono tra i temi in agenda al vertice Europa-Russia
che si è aperto oggi a Soci, sul Mar Nero. Il presidente russo, Putin, il presidente della
Commissione Europea, Barroso, e il responsabile della politica estera UE,
Solana, parleranno anche di un nuovo documento di cooperazione decennale che
sostituirà quello in scadenza il prossimo anno. Prevista la firma di un accordo
sulla semplificazione dei visti e un altro sulla lotta all’immigrazione
clandestina.
Il parlamento espresso dalle elezioni del 26 marzo in
Ucraina si è riunito stamattina per la prima volta a Kiev mentre continuano
difficili, dietro le quinte, le trattative e le manovre per la formazione del
nuovo governo. I partiti presenti alla Rada (che in base ad una riforma entrata
in vigore quest’anno ha strappato al presidente il diritto di formare la quasi
totalità del governo) hanno un mese di
tempo da oggi per dar vita ad una maggioranza parlamentare e due mesi per designare il premier e i
ministri. Nel caso che non vengano rispettati i tempi prefissati, Yushenko può
sciogliere il parlamento e indire nuove
elezioni legislative.
Gli industriali
italiani in questi anni “si sono sentiti troppo soli”. Lo ha detto stamani il presidente di
Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, durante
l’Assemblea generale degli industriali.
“La nostra economia, dopo un lungo periodo di difficoltà – ha spiegato – mostra
“qualche primo, modesto
segnale di ripresa” e ora bisogna “consolidare questa tendenza ed
evitare che si limiti ad un fenomeno effimero”. Il presidente di Confindustria
ha anche rilanciato la
proposta di abbattere subito il cuneo fiscale di 5 punti e
auspicato un mondo senza lavoratori e imprese precari. Dopo aver ribadito il
suo appoggio verso la ‘legge Biagi’, Montezemolo ha sottolineato, in
particolare, la necessità di una riforma che preveda l’utilizzo di
ammortizzatori sociali. “Sono
necessarie scelte rigorose e coraggiose – ha detto – e non esistono più
scorciatoie”. “E’ urgente – ha proseguito - un nuovo sistema elettorale che
assicuri davvero la governabilità”. Nel suo intervento, Montezemolo ha
auspicato, infine, una posizione unitaria dei sindacati e chiesto la messa a
punto di un nuovo piano energetico per ridurre il fabbisogno del Paese.
Prosegue l’ondata di violenze a Timor Est,
dopo gli scontri di ieri tra i militari lealisti e i ribelli nella capitale
Dili, dove stamani almeno 2 persone sono rimaste uccise, secondo quanto
riferisce una radio locale. Intanto, su richiesta del governo timorese,
l’Australia ha deciso di inviare subito 150 militari per garantire la sicurezza
nell’aeroporto internazionale del Paese, nell’ambito di un’operazione che prevede
il dispiegamento di circa 1.300 soldati. A Timor Est, la situazione è
degenerata a seguito del licenziamento, lo scorso marzo, di circa 600 dei 1400
effettivi del piccolo esercito timorese che avevano abbandonato il servizio,
lamentando discriminazioni nella carriera.
Ancora violenza nello Sri Lanka. Stamani, l’esplosione di
una mina, del tipo comunemente usato dal gruppo ribelle delle Tigri Tamil (LTTE),
ha causato la morte di quattro poliziotti. Al momento della deflagrazione, i militari
stavano compiendo un pattugliamento nella città di Kattankudi, situata nel
distretto orientale di Battiloca. L’esplosione si è verificata alla vigilia
della visita nell’isola del mediatore norvegese, Erik Solheim, che incontrerà i
responsabili del governo e dei ribelli, per rinnovare l’accordo di pace
stipulato nel 2002.
Nella Colombia meridionale, è di tre morti e
quattro feriti il bilancio dell’agguato compiuto ieri pomeriggio da un gruppo
di guerriglieri, presumibilmente delle Forze armate rivoluzionarie della
Colombia (FARC), ai danni di un reparto della polizia. Le forze dell’ordine,
impegnate in una perlustrazione sulla statale che collega Pasto a Tumaco, sul
Pacifico, sono state colpite da rudimentali razzi fabbricati con cilindri di
gas.
Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, si è
detto disposto a incontrare i leader delle Forze armate rivoluzionarie della
Colombia (FARC), “se il governo legittimo colombiano lo considera utile”. In
una conferenza stampa nel Palazzo di Miraflores di Caracas, il capo dello Stato
venezuelano ha anche ricordato che durante l’esistenza della “zona smilitarizzata”
per il negoziato di pace nel 2002, era stato invitato dai responsabili delle
FARC per un incontro. In quell’occasione Chavez propose all’allora presidente
colombiano, Andres Pastrana, di andare insieme, ma questi non lo ritenne
conveniente.
E’ Jacques-Edouard Alexis il nuovo premier del
governo di Haiti. La candidatura di Alexis, eletto dal Senato con 22 voti
favorevoli su 24, contro una astensione, era stata proposta, lo scorso 17
maggio, dal nuovo presidente haitiano, Renè Preval, di cui Alexis fu primo
ministro dal marzo 1999 al febbraio 2001.
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