RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 143 - Testo della trasmissione di mercoledì 24 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cammino della fede non è una “marcia trionfale”: Benedetto XVI all’udienza generale confida le attese del suo viaggio in Polonia, prima della sua partenza per Varsavia

 

La Polonia in attesa di Benedetto XVI, alla vigilia del suo viaggio sui luoghi di Giovanni Paolo II: ai nostri microfoni il cardinale Jozef Glemp

 

I movimenti ecclesiali di tutto il mondo si preparano all’incontro di Pentecoste con Benedetto XVI, otto anni dopo il grande raduno voluto da Papa Wojtyla. Ce ne parla Salvatore Martinez

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’offensiva occidentale contro il terrorismo e lo scotto in termini di diritti umani, nel Rapporto 2006 di Amnesty International: intervista con Paolo Pobbiati

 

Lo spirito del prossimo convegno di Verona interpretato dall’opera musicale “Resurrexit” del maestro Alberto Colla: con noi il compositore

 

CHIESA E SOCIETA’:

Stamani, nella Basilica romana di San Clemente, solenne celebrazione dedicata ai Santi Cirillo e Metodio, apostoli dei popoli slavi

 

Quattro cardinali di recente nomina hanno ricevuto stamani dal Gran Maestro dell’Ordine di Malta, fra’ Andrew Bertie, la nomina a Balì Gran Croce di onore e devozione

 

Preoccupazione della Chiesa del Kenya, dopo la nascita, nel Paese, dei primi bambini frutto della fecondazione in vitro

 

Per combattere il contrabbando di combustibili alle frontiere con la Colombia e il Brasile, il Venezuela si affida alle comunità indigene locali

 

Oggi pomeriggio, nella Basilica veneziana di Santa Maria della Salute, il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, incontra gli ospiti delle mense Caritas

 

In India, la Chiesa del Gujarat lancia il suo nuovo sito web

 

24 ORE NEL MONDO:

Ultimatum di Israele al governo palestinese di Hamas per riconoscere lo Stato israeliano

 

Giornata di sangue in Afghanistan: 65 morti in scontri fra talebani e forze regolari

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 maggio 2006

 

 

IL CAMMINO DELLA FEDE NON È UNA MARCIA TRIONFALE:

BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE CONFIDA LE ATTESE DEL SUO VIAGGIO

 IN POLONIA, ALLA VIGILIA DELLA SUA PARTENZA PER VARSAVIA

 

Il Papa confida alle migliaia di fedeli - raccolti stamane in Piazza San Pietro per l’udienza generale - le sue attese per la visita apostolica in Polonia, alla vigilia della sua partenza domani per Varsavia. Si tratta del suo secondo viaggio all’estero, dopo quello compiuto a Colonia nell’agosto scorso per celebrare la Giornata mondiale della Gioventù. “State saldi nella fede”: è il motto scelto da Benedetto XVI per questo viaggio a lui particolarmente a cuore.  Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Con voce emozionata Benedetto XVI ha ricordato che domani sarà nella “patria dell’amato Giovanni Paolo II”: “ripercorrerò i luoghi della sua vita e del suo ministero sacerdotale ed episcopale”, “un desiderio che da tempo portavo nel cuore” ha detto, ringraziando il Signore per questa “opportunità”. Poi la richiesta di speciali preghiere e l’affidamento del viaggio alla Vergine Santa, “tanto venerata in Polonia”.

 

Sia Lei a guidare i miei passi perché possa confermare nella fede la diletta comunità cattolica polacca e incoraggiarla ad affrontare, con una incisiva azione evangelizzatrice, le sfide del momento presente. Sia Maria a ottenere per quell’intera nazione una rinnovata primavera di fede e di civile progresso, conservando sempre viva la memoria del grande mio Predecessore”.

        

E la folla di fedeli ha risposto al Papa con lunghi applausi: 35 mila i pellegrini - tra i quali anche 2 mila polacchi - giunti in totale da 21 Paesi, raccolti oggi in piazza San Pietro per ascoltare la catechesi del Papa incentrata su “Pietro, l’apostolo”; Pietro che “aveva promesso fedeltà assoluta”, eppure “conosce l’amarezza e l’umiliazione del rinnegamento”; così “anche Pietro deve imparare a essere niente”, come ciascun “peccatore credente”. “Da quel giorno Pietro ha “seguito il Maestro con la precisa consapevolezza della propria fragilità; ma questa consapevolezza – ha spiegato il Santo Padre – non l’ha scoraggiato. Egli sapeva infatti di poter contare sulla presenza accanto a sé del Risorto”.

 

“La scuola della fede per tutti noi non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno”

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RINUNCE E NOMINE

 

In Argentina, Benedetto XVI ha nominato Ausiliare di Buenos Aires il sacerdote mons. Óscar Vicente Ojea, parroco della Parrocchia di Nuestra Señora del Perpetuo Socorro a Buenos Aires. Il nuovo vescovo, 59 anni ha conseguito il Baccalaureato in Teologia presso l’Università Cattolica Argentina (U.C.A.). Dopo la sua ordinazione, ha è stato più volte parroco successivamente delle parrocchie di Santa Magdalena e di Santa Rosa de Lima. Nel maggio 1995, è stato insignito del titolo di Prelato d’Onore di Sua Santità.

 

Nelle Filippine, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Manila il sacerdote Broderick Soncuaco Pabillo, del clero del Vicariato apostolico di Puerto Princesa, finora Parroco di S. Ezequiel Moreno a Puerto Princesa City. Mons. Suncuaco Pabillo, Salesiano, ha 51 anni ed ha conseguito il Baccalaureato in Teologia all'Università S. Tommaso di Manila e la Licenza in Sacra Scrittura a Roma presso l’Università Gregoriana. Dopo un anno come viceparroco, ha tra l’altro ricoperto la carica di rettore del Seminario Salesiano di Paranaque.

 

Nella Repubblica Dominicana, il Pontefice ha accettato la rinunzia al governo pastorale della diocesi di Mao-Montecristi, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Jerónimo Tomás Abreu. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato mons. Diomedes Espinal de León, finora ausiliare di Santiago de los Caballeros. Il presule, 55 anni, ha ottenuto la Licenza in Filosofia nell’Università Cattolica “Madre y Maestra” e un’altra in Scienze Religiose nel Seminario Pontificio Santo Tomás de Equino. Nel 1997 ha ottenuto anche la Licenza in Diritto Canonico nella Pontificia Università di Salamanca. Più volte rettore, attualmente ricopre la carica di presidente della Commissione episcopale della Formazione umana e religiosa e di delegato della CED al CELAM e membro della Commissione per il Seminario Maggiore.

 

 

LA POLONIA IN ATTESA DI BENEDETTO XVI, ALLA VIGILIA DEL SUO VIAGGIO

SUI LUOGHI DI GIOVANNI PAOLO II

 

Come ricordato da lui stesso all’udienza generale, domattina il Papa inizierà il suo viaggio apostolico in Polonia, il secondo del suo Pontificato, ma il primo che ha scelto personalmente, visto che la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia dell’agosto 2005 era già stata programmata da Giovanni Paolo II.  La visita si svolge sul motto “State saldi nella fede”. Benedetto XVI partirà da Fiumicino alle 8.40 circa per arrivare a Varsavia verso le 11.00. La prima giornata prevede l’incontro con il clero, una visita di cortesia al presidente polacco Lech Kaczynski  e in serata un incontro ecumenico. Le principali tappe degli altri giorni sono Cracovia, Wadowice, Czestochowa e, l’ultimo giorno, domenica 28 maggio, l’attesa visita al campo di sterminio nazista di Auschwitz. Il servizio del nostro inviato in Polonia, Sergio Centofanti.

 

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Benedetto XVI viene in Polonia per rendere omaggio al suo amato predecessore e per rafforzare i cristiani nella fede di fronte alle nuove sfide che li attendono in questo Paese: lungo il primo anno del suo pontificato ha ricordato tante volte Papa Wojtyla di cui era uno strettissimo collaboratore ma ancora di più un amico fidato:

 

"Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Questo indimenticabile appello, che io sento ancora risuonare in me come se fosse ieri, Giovanni Paolo II l’ha incarnato con tutta la sua persona e tutta la sua missione di Successore di Pietro… Visitando i Paesi del mondo intero… egli ha compiuto come un unico grande gesto, a conferma di quelle parole iniziali. Ha annunciato sempre Cristo, proponendolo a tutti… quale risposta alle attese dell’uomo, attese di libertà, di giustizia, di pace. Cristo è il Redentore dell’uomo - amava ripetere -, l’unico autentico Salvatore di ogni persona e dell’intero genere umano”.

 

E Benedetto XVI, a due anni dall’ingresso della Polonia nell’Unione Europea, chiede ai polacchi di far fruttificare l’eredità di Giovanni Paolo II, impegnandosi ad evangelizzare la cultura di fronte ad un crescente secolarismo:

 

“In tempi in cui – come scrisse Giovanni Paolo II –la cultura europea dà l’impressione di una «apostasia silenziosa» da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse’ (Ecclesia in Europa), la Chiesa non cessa di annunziare al mondo che Gesù Cristo è la sua speranza… Uno dei compiti importanti, derivanti dal processo dell’integrazione europea, è la coraggiosa sollecitudine nel conservare l’identità cattolica e nazionale dei Polacchi”.

 

In questa missione, “il ruolo dei laici è insostituibile”: è quanto nota Benedetto XVI nei suoi incontri con i vescovi polacchi ricevuti l’anno scorso per la visita ad Limina. La Polonia è da poco più di 15 anni nell’area delle democrazie, una volta crollato il comunismo anche grazie all’azione del sindacato libero Solidarnosc. In questi anni, ha affrontato il passaggio dall’economia pianificata al libero mercato con inevitabili squilibri: la disoccupazione è al 18%, l’emigrazione è sempre forte anche se il tasso di crescita economica è tra i più alti dell’Europa orientale. Il Papa, parlando ai vescovi polacchi, invita i laici cattolici a partecipare alla vita politica dando il proprio specifico contributo allo sviluppo del Paese:

 

“Il dialogo condotto dal laicato cattolico a livello di questioni politiche si dimostrerà efficace e servirà il bene comune quando alla base ci saranno: l’amore della verità, lo spirito di servizio e la solidarietà nell’impegno a favore del bene comune. Vi esorto, cari fratelli, a sostenere questo servizio del laicato, nel rispetto per una giusta autonomia politica”.

 

Tra le tappe del viaggio di Benedetto XVI, ci sono i grandi Santuari della Polonia: il Santuario di Czestochowa, vero cuore spirituale del Paese, celebre per l’immagine miracolosa della Madonna Nera (che la tradizione vuole opera dell’evangelista Luca): il Santuario mariano di Kalwaria Zebrzydowska, noto per la sua Via Crucis, lunga 15 km, dove il giovane Karol amava recarsi in pellegrinaggio. E infine il Santuario della Divina Misericordia a Lagiewniki: il Papa potrà venerare le reliquie di santa Faustina Kowalska, l’umile suora polacca (morta nel 1938 a 33 anni) a cui il Signore ha rivelato il mistero della misericordia divina, invitando tutti a pregare: “Gesù confido in Te”.

 

“Quelle sacre piaghe, nelle mani, nei piedi e nel costato, sono sorgente inesauribile di fede, di speranza e d'amore a cui ognuno può attingere, specialmente le anime più assetate della divina misericordia… il culto della misericordia divina non è una devozione secondaria, ma dimensione integrante della fede e della preghiera del cristiano”.

 

Ultima tappa del viaggio di Benedetto XVI in Polonia sarà il campo di sterminio nazista di Auschwitz, domenica 28 maggio. Una visita molto attesa: il Papa tedesco renderà omaggio alle vittime dell’Olocausto suoi luoghi stessi del genocidio.  Più volte Benedetto XVI ha ricordato la Shoà, atroce crimine nazista, mettendo in guardia dalle “rinnovate manifestazioni di antisemitismo che talora si registrano”:

 

“Col trascorrere del tempo, i ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi lezione severa per la nostra e per le future generazioni. Abbiamo il dovere di ricordare, specialmente ai giovani, a quali forme di inaudita violenza possano giungere il disprezzo dell'uomo e la violazione dei suoi diritti”.

 

Il Papa dunque domani arriva nella terra di Copernico e Chopin, che hanno dato al mondo nuove visioni e nuove sonorità: ma soprattutto viene in una terra che dal lontano 966 è profondamente cristiana. Terra ricca di martiri a partire da Santo Stanislao, che nell’anno 1000 osò sfidare il potere testimoniando la fede e la verità e per questo ha pagato con la vita. Benedetto XVI viene in Polonia per dire ai polacchi e a tutti i credenti: “State saldi nella fede”.

 

Dalla Polonia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.

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Tra meno di 24 ore, dunque, la Polonia accoglierà per la prima volta Benedetto XVI e le attese per questa visita apostolica sono molte. A farsene interprete, è il cardinale arcivescovo di Varsavia, Jozef Glemp, primate di Polonia. L’intervista è del nostro inviato, Sergio Centofanti:

 

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R. – La Polonia lo attende con l’amore, con la stima che ha sempre verso il Santo Padre, e poi anche come amico di Papa Wojtyla. Quindi, l’attendiamo a cuore aperto e siamo preparati alla visita. Tutti i particolari sono già pronti.

 

D. – Cosa si augura per questa visita?

 

R. – Siamo consapevoli che nonostante la fede, la fede viva dei polacchi, ci siano delle debolezze, delle mancanze in campo sociale, in campo socio-morale. Quindi, questa è la nostra preoccupazione come cristiani. Non sempre diamo vere testimonianze di fede. Cresce per esempio la crisi della famiglia. Sicuramente il Santo Padre rafforzerà la nostra fede, dando una spinta all’apostolato.

 

D. – Cosa attendono i giovani polacchi dal Papa?

 

R. – I giovani polacchi conoscono il Papa già da prima, quando era cardinale. In tantissimi hanno partecipato a Colonia, quando c’è stato l’incontro con la gioventù di tutto il mondo. Quindi, Benedetto XVI è ben conosciuto fra i nostri giovani, che lo amano. Lo attendono veramente con amicizia, sapendo che anche lui è  amico dei giovani, perché segue la linea di Papa Giovanni Paolo II. Credo che i giovani siano veramente in prima linea per questo incontro con il Santo Padre, per esprimere la nostra fede e il nostro amore.

 

D. – Qual è il significato della visita del Santo Padre ad Auschwitz e Birkenau?

 

R. – Sono punti eminenti per la prova dell’umanità. Sono luoghi dove si è commesso un grande peccato. Quindi, il Santo Padre vuole stare con la sua preghiera in questi luoghi tanto significativi per il male che è stato compiuto.

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I MOVIMENTI ECCLESIALI DI TUTTO IL MONDO ATTENDONO CON TREPIDAZIONE L’INCONTRO DI PENTECOSTE CON BENEDETTO XVI, 8 ANNI DOPO IL PRIMO GRANDE

 RADUNO VOLUTO DA PAPA WOJTYLA. CON NOI, SALVATORE MARTINEZ, COORDINATORE NAZIONALE DI RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO

 

Cresce l’attesa tra i movimenti ecclesiali e le nuove comunità per l’incontro con Benedetto XVI alla vigilia di Pentecoste, il 3 giugno prossimo in Piazza San Pietro. Un incontro che avviene 8 anni dopo il grande raduno dei movimenti del maggio 1998, voluto da Giovanni Paolo II. Un comunicato del Pontificio Consiglio per i laici sottolinea come, già da cardinale, Joseph Ratzinger abbia riconosciuto l’azione dello Spirito che, attraverso queste nuove forme di aggregazione laicale, ha permesso a tanti fedeli di rivivere la gioia della giovinezza della Chiesa. Ma come si stanno preparando i protagonisti di questo evento? Iniziamo oggi, con Salvatore Martinez, coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito, una serie di interviste con i rappresentanti dei principali movimenti. L’intervista è di Alessandro Gisotti:

 

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R. – Questi 50 giorni che ci separano dalla Pasqua alla Pentecoste sono stati in questo anno una ragione profonda di attesa, di comunione ecclesiale, di speranza. Rivivono i desideri di Giovanni Paolo II che Benedetto XVI ha fatto suoi e vuole interpretare all’inizio del nuovo millennio con grandi prospettive missionarie di nuova evangelizzazione. Prepararsi significa far diventare questo Cenacolo a cielo aperto, che sarà il vespero di Pentecoste, il luogo della comunione ecclesiale.

 

D.- Quale percorso ha compiuto il Rinnovamento nello Spirito in questi ultimi anni?

 

R.- In questo cammino il rinnovamento, negli ultimi anni, si è sempre di più proteso, impegnato. Vediamo molti frutti, frutti maturi li chiamava Giovanni Paolo II, che diventano primizie anche di nuove forme, di nuove opere, di nuova ministerialità carismatica. Giungiamo allora a questa festa di Pentecoste, che è la festa delle primizie, portando anche noi il raccolto di questi anni di semina.

 

D.- Quali frutti vi aspettate da questo incontro con Benedetto XVI ed anche con gli altri movimenti ecclesiali?

 

R.- Certamente il tema di questa raduno, che si farà preghiera nel Vespro di Pentecoste, preparato dal Congresso teologico pastorale, è eloquente della sensibilità e, vorrei dire, dell’animo di Benedetto XVI. Sin dall’inizio del suo Pontificato, ci sta parlando di una Chiesa giovane, che si lascia ringiovanire dallo Spirito e che non teme la bellezza di altri modelli del nostro tempo. La Chiesa è bella e questa bellezza è data dalla vitalità che i movimenti sanno esprimere. E’ bella perché Cristo è vivo e nei movimenti si sperimenta la vitalità del Vangelo.

 

D. – Quali sono, nel mondo oggi, le sfide più urgenti per i fedeli laici anche sulla scorta dell’esperienza di Rinnovamento nello Spirito?

 

R.- Certamente la chiamata alla santità, che rimane uno dei fondamentali criteri di discernimento per giudicare la vita cristiana e l’incidenza della fede nella vita cristiana di ogni battezzato. Il cristianesimo, che si è pure immerso nelle realtà del mondo, porti un respiro, un sapore, un colore, una bellezza che susciti in tutti gli uomini il desiderio di Dio, la nostalgia delle cose di Dio. C’è bisogno di una misura alta. Ritornare allo Spirito significa ritornare a questo cuore, a questa interiorità che fa la bellezza della Chiesa, che la rende e la rigenera ogni giorno santa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: "Sia la Vergine a guidare i miei passi perché possa confermare nella fede la diletta comunità cattolica polacca": all'udienza generale Benedetto XVI invita i fedeli ad accompagnarlo con la preghiera nel viaggio apostolico in Polonia, patria dell'amato Papa Giovanni Paolo II, per percorrere i luoghi della sua vita e del suo ministero sacerdotale ed episcopale.  

 

Servizio vaticano - Un inserto speciale dedicato all'imminente viaggio del Santo Padre.

 

Servizio estero - Un dettagliato resoconto della visita ufficiale dell'arcivescovo Lajolo in Azerbaigian.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giovanni Marchi dal titolo "Nei suoi drammi ha ritratto gli effetti devastanti dell'ipocrisia": cent'anni dalla morte di Henrik Ibsen

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti pubblici.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 maggio 2006

 

 

L’OFFENSIVA OCCIDENTALE CONTRO IL TERRORISMO E LO SCOTTO SUI DIRITTI UMANI,

NEL RAPPORTO 2006 DI AMNESTY INTERNATIONAL

- Intervista con Paolo Pobbiati -

 

E’ la guerra al terrore, mossa dai principali Paesi occidentali, con tutte le sue ricadute in termini di violazioni dei diritti umani, al centro del rapporto annuale 2006 di Amnesty International, presentato ieri in contemporanea a Londra, Roma e in altre capitali. Il servizio di Francesca Sabatinelli.

 

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Il prezzo pagato dal mondo per la guerra al terrore è stato troppo elevato e soprattutto è stato pagato dai poveri, da chi non ha potere. I grandi “imputati” sono quattro dei 5 membri del consiglio di sicurezza dell’ONU, Cina, Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti, accusati anche di aver paralizzato l’importante organismo. Con i loro inganni e le loro false promesse, si legge nel rapporto, hanno indebolito la speranza per i diritti umani e hanno sviato le attenzioni dalle gravi crisi in corso. L'uso di un doppio linguaggio e di doppi standard da parte delle grandi potenze è pericoloso, sostiene Amnesty, perché indebolisce la capacità della comunità internazionale di affrontare gravi crisi dei diritti umani come quelle in Darfur, Cecenia, Colombia, Afghanistan, Iran, Uzbekistan e Corea del Nord, per non parlare dell’Iraq - affondato in un vortice di violenza settaria - o della situazione in Israele e nei Territori. Il 2005 ha visto però anche un crescendo della mobilitazione della società civile contro la povertà e per la lotta a favore dei diritti economici e sociali. Paolo Pobbiati è il presidente di Amnesty Italia:

 

R. - Sicuramente c’è una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale, anche delle istituzioni dei Paesi che si sono distinti sia nella lotta contro il terrorismo, sia nell’erosione del sistema di protezione dei diritti umani che è tratto dalla lotta contro il terrorismo. Quindi, vediamo un braccio di ferro tra il Congresso americano e l’amministrazione Bush sulla legittimità del fatto che le forze di sicurezza americane possano utilizzare la tortura. Oppure vediamo alcune decisioni storiche, per esempio della Camera dei Lords inglesi, che hanno bocciato un progetto di legge presentato dal governo sulla possibilità di utilizzare prove estorte con la tortura nel corso di procedimenti giudiziari. E’ forse paradossale rallegrarsi per questo tipo di risultati, ma se da un lato ci dà la consapevolezza di quanto effettivamente si sia tornati indietro dopo l’11 settembre 2001, rispetto a quanto faticosamente ottenuto in tema di rispetto dei diritti umani dopo la Seconda Guerra Mondiale, ci dà anche l’idea di quanto la società civile, le istituzioni di questi Paesi siano anche consapevoli che è necessaria un’inversione di tendenza.

 

D. – Nel Rapporto si spiega come, nel corso dell’anno passato, i conflitti siano diminuiti numericamente: le crisi però subiscono continue recrudescenze. Come mai?

 

R. – C’è stata una perdita di autorevolezza da parte di molti Paesi e da parte, in generale, della comunità internazionale che fa sì che gli interventi nel caso di crisi umanitarie siano spesso insufficienti e inefficaci. Pensiamo soltanto all’esempio del Darfur, che fra l’altro sta vedendo una recrudescenza delle violenze proprio in queste settimane. E qui, per l’appunto, vediamo che l’azione delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana è stata abbastanza flebile e sicuramente non adeguata rispetto alla gravità della situazione.

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LO SPIRITO DEL PROSSIMO CONVEGNO DI VERONA

REINTERPRETATO DALL’OPERA MUSICALE “RESURREXIT” DEL MAESTRO ALBERTO COLLA

- Intervista con il compositore -

 

Un Oratorio Sacro per Grande Orchestra, solisti, voce recitante e tre cori, inserito nel solco della tradizione musical, da Bach a Haendel, ma con il linguaggio della contemporaneità. Il IV convegno Ecclesiale nazionale – in programma a Verona dal 16 al 20 ottobre prossimo – interpreta il tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo” anche attraverso l’opera “Resurrexit”, commissionata dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Fondazione Arena al maestro Alberto Colla. Lo ascoltiamo nell’intervista di A.V.:

 

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R. – Sicuramente, il “sacro” ha un ruolo molto importante nella mia musica, anche in lavori dove, per la verità, non appare un testo sacro, ma possono esserci citazioni. Per esempio, la mia prima sinfonia è tutta legata su elementi tratti da un canto sacro ambrosiano, proprio perché dal canto monodico sacro nasce, in fondo, non solo la musica ma il canto in sé. In questo lavoro, in particolare, ho cercato un linguaggio che fosse il più comprensibile possibile per un ampio pubblico e ovviamente la voce - il canto hanno un ruolo fondamentale - la parola, il testo…

 

Mons. Domenico Mogavero, sottosegretario della CEI, spiega i motivi della committenza artistica, che riporta la Chiesa ad una sua alta tradizione:

 

R. – Si è voluto affiancare ai momenti classici di un convegno un’iniziativa che avesse anche un interesse ulteriore e che potesse rappresentare sia un ampliamento del messaggio, sia anche una prosecuzione del dopo, consegnata come patrimonio culturale a destinatari che oggi possiamo solo preventivare o ipotizzare. Probabilmente, il discorso potrebbe avere un seguito che abbia il valore di un festival, di una rassegna del sacro, che riscopra la collaborazione fra istituzioni diverse ma che hanno valori comuni, come l’annuncio del Cristo attraverso il linguaggio dell’arte, per essere veramente un nuovo, formidabile canale di evangelizzazione.

 

E la collaborazione con l’Arena di Verona ha già dato i suoi frutti. Il sovrintendente, Claudio Orazi:

 

R. – Negli ultimi tempi abbiamo particolarmente valorizzato il repertorio sacro con una serie di concerti. Ultimo appuntamento la “Via Crucis” di Liszt, accompagnandola con la meditazione sulle stazioni. Devo dire un appuntamento seguito con grande interesse dalla comunità veronese, a significare che la musica di alto livello, di alto valore è la più naturale delle alleate del sentimento religioso.

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CHIESA E SOCIETA’

24 maggio 2006

 

STAMANI, NELLA BASILICA ROMANA DI SAN CLEMENTE, SOLENNE CELEBRAZIONE

PER LA FESTA DEDICATA AI SANTI CIRILLO E METODIO, APOSTOLI DEI POPOLI SLAVI. PRESENTI, IL PREMIER BULGARO, STANISHEV, E IL METROPOLITA

DELLA CHIESA ORTODOSSA BULGARA, GALACTION

- A cura di Jordanka Petrova -

 

ROMA. = “Un ponte nel dialogo tra i popoli dell’Occidente e dell’Oriente”: con queste parole, il primo ministro bulgaro, Serghej Stanishev, ha definito stamani i Santi Cirillo e Metodio, compatroni dell’Europa insieme con San Benedetto, Santa Brigida, Santa Caterina e Santa Edit Stein. Il premier bulgaro, che ieri è stato ricevuto dal Papa in Vaticano, ha partecipato alla tradizionale cerimonia della Cultura bulgara dedicata ai due fondatori dell’alfabeto nazionale, che si è svolta presso la tomba di San Cirillo nella Basilica romana di San Clemente. Alla presenza di molti bulgari residenti a Roma, il Metropolita della Chiesa Ortodossa Bulgara, Galaction, ha officiato un moleben, una preghiera commemorativa, sulla tomba dell’Apostolo dei popoli slavi. Quest’anno, ha preso parte alla cerimonia anche il vescovo di Diocleia, Kallistos, rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli. “E’ incancellabile l’opera dei Santi Cirillo e Metodio, che hanno tradotto i sacri testi in lingua paleo-slava  e hanno ottenuto dal Papa Adriano II la celebrazione della liturgia in lingua diversa dal latino e greco”, ha detto il Metropolita Galaktion. Un’opera di vera evangelizzazione, particolarmente importante per il mondo slavo. Parlando delle comuni radici cristiane, il Metropolita bulgaro ha aggiunto che la regola monastica di San Benedetto, “Ora et labora”, rappresenta un segno tangibile di tali radici, essendo in uso sia nella Chiesa d’Occidente che in quella d’Oriente. Più tardi, la delegazione ha offerto un omaggio nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove nel IX secolo per la prima volta venne celebrata la liturgia in lingua slava.

 

 

QUATTRO CARDINALI DI RECENTE NOMINA HANNO RICEVUTO STAMANI

DAL GRAN MAESTRO DELL’ORDINE DI MALTA, FRA’ ANDREW BERTIE, LA NOMINA

 A BALI’ GRAN CROCE DI ONORE E DEVOZIONE, UNA DELLE PIU’ ALTE QUALIFICHE

 DELLA GERARCHIA MELITENSE: SOLENNE CERIMONIA AL PALAZZO MAGISTRALE

DI VIA CONDOTTI IN ROMA

- A cura di Adriano Monti Buzzetti -

 

ROMA. = Per quattro eminenti personalità della Chiesa Cattolica il 24 può a buon diritto definirsi un numero speciale, almeno nel calendario di quest’anno. Il 24 marzo Benedetto XVI li ha elevati alla porpora nell’ancora recente Concistoro; ed esattamente due mesi dopo, il 24 maggio, quattro neo-cardinali – gli italiani Agostino Vallini e Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, l’americano William Joseph Levada e lo sloveno Franc Rodé – ricevono dalle mani del Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Fra’ Andrew Bertie, la dignità melitense di Balì Gran Croce di Onore e Devozione. Tale qualifica, in assoluto una delle più alte e prestigiose nella gerarchia onorifica dell’Ordine, venne istituita molti secoli fa per associarla ai più alti responsabili delle sue strutture nazionali e regionali. Il prestigioso riconoscimento corona peraltro una serie di particolari corrispondenze tra i quattro insigniti e la Famiglia melitense: tutti erano infatti già membri dell’Ordine, ma ancor più notevole è il fatto che lo sia anche il Pontefice che li ha da poco creati cardinali. Avendo ricevuto nel ‘99 – anch’egli da porporato – il rango di Balì, Josef Ratzinger è il secondo Papa della storia, dopo Pio XII, a poter vantare un legame tanto diretto con la più antica Istituzione cavalleresca del mondo. Il vincolo personale tra l’Ordine e l’attuale pastore universale della Chiesa ne adombra comunque un altro ben più antico: vale a dire la profonda intesa spirituale che da quasi mille anni unisce la Sede di Pietro ai Cavalieri di Malta, definibili sul piano squisitamente ecclesiastico come il quarto più antico Ordine religioso dell’orbe cattolico. Come è noto, tale speciale rapporto ha anche delle ricadute istituzionali praticamente uniche nel suo genere: è tradizione infatti che il Papa nomini, quale suo diretto rappresentante presso l’Ordine, un porporato che assume il titolo di Cardinalis Patronus, con particolari facoltà e la speciale missione di promuovere i legami spirituali tra il  “popolo” della Croce ottagona e la Santa Sede. La nomina a Balì dei quattro cardinali rinnova dunque questo rapporto di antica e devota amicizia, oltre ovviamente ad omaggiare il lusinghiero curriculum ecclesiale dei nuovi porporati.

 

 

PREOCCUPAZIONE DELLA CHIESA DEL KENYA, DOPO LA NASCITA

DEI PRIMI BAMBINI, NEL PAESE, FRUTTO DELLA FECONDAZIONE

IN VITRO: “LA PROCEDURA E’ MORALMENTE INACCETTABILE”

 

NAIROBI. = La fecondazione in vitro è una “procedura moralmente inaccettabile”: è quanto affermano i vescovi del Kenya in un documento pubblicato in seguito alla notizia della nascita dei primi bambini kenyoti frutto di tale sistema.  “Molte persone – si legge nel messaggio, a firma del presidente della Conferenza episcopale del Paese africano, mons. John Njue – sono perplesse e tra loro anche coppie senza figli, riguardo alla moralità di queste pratiche”. Pur comprendendo “la sofferenza di queste coppie e la loro attesa di avere dei bambini”, i vescovi sottolineano la necessità di “avere grande cautela verso i metodi che sono ‘moralmente inaccettabili’”. Attraverso la procedura della fecondazione in vitro, infatti, “la dignità di un bambino viene minata. Il piccolo  “diventa un oggetto di manipolazione e qualcosa da possedere a tutti i costi”. “Ancora più grave – aggiungono i presuli – è che, per ottenere una nascita, molti altri devono perdere la loro vita”. Inoltre, questa procedura “lede anche la dignità della madre e si intromette nell’intimità della vita matrimoniale”. I vescovi ribadiscono poi la loro vicinanza alle coppie senza figli, “che hanno coraggiosamente accettato la loro situazione”, esortandoli “a ricorrere a pratiche moralmente accettabili di concepimento assistito o anche all’adozione”. “L’amore tra marito e moglie – spiegano – può essere rinforzato, se i coniugi affrontano ed accettano questo impedimento uniti e con spirito cristiano”. “La scelta di rifiutare la fertilizzazione in vitro per motivi morali – concludono i vescovi – sarà un’espressione del loro desiderio di avere bambini in un modo che tenga conto del rispetto del bambino e della dignità della procreazione umana. Dio ci ha detto di essere fecondi e di moltiplicarci, ma ci ha anche detto di non uccidere. Noi dobbiamo obbedire a tutti i suoi comandamenti”.

 

 

PER COMBATTERE IL CONTRABBANDO DI COMBUSTIBILI ALLE FRONTIERE

CON LA COLOMBIA E IL BRASILE, IL VENEZUELA SI AFFIDA ALLE COMUNITÀ INDIGENE LOCALI: RIUNITE IN COOPERATIVE, VENDERANNO GASOLIO E BENZINA

NEL TERRITORIO A PREZZI MAGGIORATI

 

CARACAS. = Per combattere il contrabbando di combustibili alle frontiere con la Colombia e il Brasile, il governo del Venezuela ha lanciato un nuovo piano di cui beneficeranno anche le popolazioni indigene locali: lo ha annunciato il ministro dell’Energia, Rafael Ramírez, spiegando che la strategia consisterà nell’aumentare il prezzo di gasolio e benzina nelle regioni interessate, destinando le eccedenze al miglioramento della qualità della vita delle comunità autoctone. “Il combustibile – ha spiegato il ministro – sarà venduto direttamente attraverso cooperative indigene che saranno dotate di unità di trasporto per rifornire le stazioni di servizio e limitare la compravendita illegale”. Come riporta l’agenzia MISNA, l’esperimento pilota partirà da La Guajira, nella zona nordoccidentale del Paese, “dove l’etnia Wayúu venderà 15 milioni di litri di combustibili al mese a un prezzo tra i 446 bolívares (16 centesimi di euro, diesel) e i 503 bolívares (18 centesimi di euro, benzina) al litro”. Ramirez ha precisato che il 15 per cento dei ricavi per litro confluirà in un fondo per programmi di sviluppo sociale. Misure analoghe saranno applicate anche per la zona delle Ande nello Stato venezuelano di Táchira, sempre alla frontiera con la Colombia, e a Santa Elena de Uairén, al confine meridionale col Brasile. Sul resto del territorio venezuelano i prezzi dei combustibili non subiranno variazioni rispetto ai 97 bolívares per litro (3 centesimi di euro) per la benzina e ai 40 bolívares (1 centesimo di euro) per il gasolio. Secondo Ramírez, quotidianamente oltre 30 mila barili di combustibili venezuelani arrivano in Colombia di contrabbando. (R.M.)

 

 

OGGI POMERIGGIO, NELLA BASILICA VENEZIANA DI SANTA MARIA DELLA SALUTE,

IL PATRIARCA DI VENEZIA, CARDINALE ANGELO SCOLA, INCONTRA GLI OSPITI

 DELLE MENSE CARITAS

 

VENEZIA. = Oggi pomeriggio, a Venezia, la Basilica di Santa Maria della Salute accoglierà volontari ed assistiti presso le mense Caritas per un incontro con il Patriarca, cardinale Angelo Scola. “Con questo gesto – ha spiegato il direttore della Caritas veneziana, mons. Dino Pistolato – il Patriarca vuole ricambiare l’invito. Dopo aver incontrato i poveri nelle dimore da loro abitualmente frequentate, le mense, i dormitori e le strutture di accoglienza nelle parrocchie, ora desidera invitare lui queste persone per stare un po’ con loro, pregando e mangiando qualcosa insieme dopo”. L’appuntamento è fissato alle 17, con l’accoglienza in Basilica. Seguirà un momento di preghiera mariana, con la lettura di un brano del Vangelo e l’intervento del porporato. Dopo la benedizione finale, tutti gli ospiti saranno invitati a trasferirsi nel vicino chiostro del Seminario per un rinfresco. (A.M.)

 

 

IN INDIA, LA CHIESA DEL GUJARAT LANCIA IL SUO NUOVO SITO WEB. IL PORTALE,

DEDICATO A GESÙ E ALLA BIBBIA, VUOLE ESSERE UNO STRUMENTO

DI EVANGELIZZAZIONE E COMUNIONE

FRA LE DIVERSE COMUNITÀ CATTOLICHE DELLO STATO

 

GUAJARAT. = Un nuovo sito Internet come strumento di evangelizzazione e comunione fra le diverse comunità cattoliche dello Stato indiano del Guajarat: a lanciarlo nei giorni scorsi, con il nome www.bibleguajarat.org, è stata la diocesi di Ahmedamad, che ha affidato il progetto all’associazione gesuita, “Catholic Information Service Society” (CISS). Come riporta l’agenzia Fides, l’idea di inaugurare un nuovo sito web per l’evangelizzazione era stata approvata già nel marzo 2005 e l’invito di Benedetto XVI a usare Internet per far conoscere il Vangelo, ha spinto la diocesi ad affrettare i tempi. Il nuovo sito, dedicato alla figura di Gesù e alla Bibbia, è disponibile sia in inglese che in lingua locale gujarati ed è composto da 600 pagine web con fotografie, testi, statistiche e aree dedicate all’interazione. È prevista anche un’area con domande e risposte, non solo di carattere generale, ma anche riguardanti l’Antico e il Nuovo Testamento. A rispondere alle domande dei “navigatori”, sarà il direttore della CISS, padre Paul Varghese. (V.C)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 maggio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

C’è soddisfazione in Israele dopo l’incontro di ieri alla Casa Bianca fra il premier dello Stato ebraico e il presidente Bush. Washington ha rilanciato la soluzione negoziale con i palestinesi, mentre Olmert ha annunciato l’intenzione di incontrare presto il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Intanto il ministro della Giustizia israeliano ha lanciato oggi un ultimatum al governo palestinese di Hamas. Il nostro servizio:

 

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Hamas ha sette mesi di tempo per riconoscere lo Stato di Israele e per rinunciare definitivamente alla violenza. In caso contrario Tel Aviv provvederà al ritiro unilaterale dalla Cisgiordania. Queste condizioni sono parzialmente in sintonia con le dichiarazioni espresse ieri a Washington dal presidente Bush, che, ricevendo il primo ministro israeliano, Olmert, aveva invitato Israele a cercare soprattutto soluzioni concordate con i palestinesi. Per la pacificazione in Medio Oriente, Bush ha insistito quindi sulla necessità di “esaurire prima tutte le possibilità negoziali”. Una necessità condivisa anche da Olmert che ha affermato la volontà di incontrare prima possibile il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. Stati Uniti e Israele hanno poi mostrato pieno accordo su un punto: non si tratta con Hamas, che resta un’organizzazione terroristica. Secondo Bush, Hamas, deve solo fare una scelta strategica di pace. Intanto nuove notizie di combattimenti e omicidi arrivano dai Territori Palestinesi: in nottata tre attivisti di Hamas sono morti in scontri fra bande. Un segnale chiaro che, nonostante promesse e tentativi di dialogo, la tensione resta alta fra il governo di Hamas e il partito del presidente Abu Mazen.

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In Iraq, dopo la sanguinosa giornata di ieri, costata la vita ad almeno 30 persone, anche oggi si segnalano diverse rappresaglie dei ribelli. A Baghdad l’esplosione di una bomba contro un gruppo di operai sciiti ha provocato un numero imprecisato di vittime. Assassinato anche un alto ufficiale della polizia irachena. Intanto, con la deposizione dell'ex ministro degli Esteri iracheno, Tarek Aziz, è ripreso il processo a Saddam Hussein. L’ex ministro, testimone per la difesa, ha dichiarato di non avere avuto alcuna responsabilità per il massacro dei 148 sciiti, compiuto dai fedeli di Saddam a Dujail nel 1982. 

 

Osama Bin Laden è tornato a far sentire la sua voce. In un nuovo messaggio, diffuso ieri su un sito Internet vicino ad Al Qaeda, il capo della rete terroristica per la prima volta rivendica la paternità degli attentati dell’11 settembre 2001. Bin Laden afferma, in sostanza, di aver personalmente assegnato i compiti ai 19 kamikaze, mentre scagiona Zacharias Moussaoui, sinora unico condannato all’er-gastolo per la strage. Sui motivi del messaggio di Bin Laden, Giancarlo La Vella ha sentito Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:

 

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R. – Già aveva fatto in passato questa rivendicazione. Ha solo inserito nuovi elementi. In ogni caso questa sortita audio è un nuovo segnale. Serve a ribadire la sua supremazia come capo militare e dall’altra parte dimostra che l’or-ganizzazione è in grado di diffondere questi messaggi, in questa fase, a distanza abbastanza ravvicinata. C’è anche un riferimento al carcere di Guantanamo. Raramente Osama parlava di Guantanamo in maniera così netta. Entra nei dettagli, non più come grande leader spirituale, ma come capo di un’organizzazione, e dice: “Quelli che stanno a Guantanamo sono innocenti. Molti di questi non appartengono neppure ad al Qaeda”. Anche questo riferimento e l’uso della parola di al Qaeda è nuovo. Osama non ha quasi mai usato il termine al Qaeda. E’ un termine che abbiamo usato noi occidentali.

 

D. – Quindi, potrebbe anche esserci un dubbio sull’attendibilità del messaggio stesso, secondo te?

 

R. – Questi messaggi sono attendibili, nel senso che sono poi gli americani a dire che quella è la voce di Osama. Certo l’attendibilità è sempre parziale.

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In Afghanistan, l’esercito di Kabul è tornato a scontrarsi con i talebani in una durissima battaglia nel sud del Paese. Secondo fonti del Ministero degli interni afghano, nello scontro hanno perso la vita 60 talebani e cinque militari. Intanto il portavoce della coalizione multinazionale, ha difeso la necessità del raid aereo di domenica scorsa contro una roccaforte talebana in cui hanno perso la vita decine di civili. Oggi, il presidente Karzai ha incontrato i vertici della coalizione per chiedere spiegazioni sull’accaduto.

 

L’Iran avrebbe chiesto un negoziato diretto con gli Stati Uniti per risolvere il suo programma nucleare. Lo rivela il Washington Post citando funzionari statunitensi, diplomatici stranieri e analisti iraniani. A riguardo, non ci sono tuttavia dichiarazioni del Dipartimento di Stato americano. Intanto, oggi a Londra i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Germania si incontreranno nuovamente per valutare una proposta di compromesso con l’Iran messa a punto dall’Unione Europea. In questo quadro, il presidente iraniano Ahmadinejad ha rinnovato ancora i suoi proclami a favore del nucleare.

 

In Italia, con 344 voti a favore e 268 contrari, la Camera dei deputati ha dato ieri la fiducia al nuovo governo. Nell’intervento che ha chiuso il dibattito, il premier Romano Prodi si è detto preoccupato per la situazione dei conti pubblici italiani, anche alla luce dei dati OCSE pubblicati ieri. Durissime le critiche piovute dal centrodestra. Ce ne parla Giampiero Guadagni:

 

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“Mancano stabilità e crescita. I dati dell’OCSE accentuano la nostra preoccupazione”. Romano Prodi, chiudendo a Montecitorio il dibattito sulla fiducia al governo, giudica i conti pubblici italiani in peggioramento anche rispetto agli anni del suo primo governo dieci anni fa, quando ci fu il massimo sforzo per entrare nell’euro. Il premier sottolinea poi: “Cambieremo le leggi del centrodestra ma senza fratture inutili. L’Unione cercherà accordi con la Casa delle Libertà sui temi etici, sulla legge elettorale e sulla riforma costituzionale, fermo restando il no al referendum sulla devolution”. Quanto alla politica estera, tre i pilastri del governo: centralità dell’Europa, Alleanza atlantica e amicizia con gli Stati Uniti. Il ritiro dall’Iraq – puntualizza il premier – non significa venire  meno al ruolo dell’Italia nella difesa della libertà. L’intervento di Prodi è stato fortemente criticato dal centrodestra che annuncia una opposizione durissima e accusa l’esecutivo di non avere l’autorità morale e politica per guidare il Paese.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, è stato ricoverato questa mattina presso il Policlinico Gemelli per una colica renale con febbre elevata causata da calcolosi. Veltroni è stato sottoposto agli accertamenti del caso e ad una terapia antibiotica. Gli impegni di questi giorni, in vista delle prossime elezioni comunali nella capitale, sono al momento da considerare annullati. Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha telefonato al primo cittadino di Roma per fargli gli auguri di pronta guarigione.

 

In Gran Bretagna, otto persone sono state arrestate questa mattina nel corso di una vasta operazione anti-terrorismo che ha mobilitato cinquecento agenti. Lo ha affermato un portavoce della polizia, specificando che gli arresti sono avvenuti nel nord dell’Inghilterra. Perquisizioni sono in corso in tutto il Paese, che è in stato di allerta dopo gli attentati della scorsa estate a Londra, in cui persero la vita 52 persone.

 

In Cecenia nel corso di scontri fra soldati russi e ribelli, quattro militari russi sono morti e altri tre sono rimasti feriti. Secondo fonti di Mosca, il gruppo formato da una quindicina di miliziani ha attaccato una postazione delle truppe del ministero degli Interni in un villaggio nel distretto di Vedenò. Proprio in questo distretto con tutta probabilità si nasconde il più famigerato comandante della guerriglia cecena, Shamil Basaiev.

 

L’indipendenza del Montenegro sarà proclamata il prossimo 13 luglio in occasione dell’anniversario della liberazione dall’occupazione nazi-fascista. Lo ha confermato una fonte della presidenza della Repubblica. Proprio il presidente Vujanovic ha nuovamente invitato il Paese a superare le divisioni: “Insieme – ha affermato – dobbiamo costruire un futuro migliore, sfruttando tutti i vantaggi del Montenegro indipendente”. Da Belgrado intanto, il segretario dell’Unione tra Serbia e Montenegro precisa che l’ultimo Stato unitario dell’ex Jugoslavia cesserà di esistere tra settembre e ottobre prossimi, dopo una serie di “negoziati approfonditi” su questioni organizzative.

 

Nella Repubblica Democratica del Congo 30 stranieri sono stati arrestati con l’accusa di voler attuare un colpo di Stato nel Paese, in vista delle elezioni del 30 giugno. Lo ha affermato un portavoce del governo di Kinshasa, specificando che si tratta di persone di nazionalità nigeriana, statunitense e sudafricana. Secondo la fonte gli arresti sono avvenuti nei giorni scorsi.

 

Autorizzare una missione dell’ONU nel Darfur in vista del dislocamento dei Caschi blu nell’area. E’ la richiesta indirizzata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al presidente del Sudan, Omar el Bachir. Due inviati del Palazzo di vetro sono già in Sudan e oggi dovrebbero incontrare il capo dello Stato africano.

 

Le inondazioni che da alcuni giorni devastano il nord della Thailandia hanno provocato decine di morti. Il bilancio delle vittime non è definitivo, perchè i soccorritori non hanno ancora raggiunto le aree più colpite. “La nostra stima preliminare è di cento morti, ma continuiamo a ricevere segnalazioni di dispersi”, ha affermato Suksan Wanaputi, governatore della provincia di Uttaradit.

 

Il Governo indiano ha deciso di riservare il 27% dei posti disponibili nelle università a favore degli appartenenti alle caste basse e ai fuori casta. Il provvedimento avrà effetto a partire dal giugno del 2007. La decisione ha subito sollevato veementi proteste dei medici e degli studenti. Il Governo, nell’estremo tentativo di placare le agitazioni, ha promesso un aumento del numero generale dei posti disponibili nelle università. La decisione però suscita disapprovazione anche delle altre minoranze che si sentono ingiustamente escluse dai benefici.

 

 

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