RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 143 - Testo
della trasmissione di mercoledì 24
maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In India, la Chiesa del Gujarat
lancia il suo nuovo sito web
Ultimatum di Israele al governo palestinese di Hamas per riconoscere lo Stato israeliano
Giornata di sangue in Afghanistan: 65 morti in
scontri fra talebani e forze regolari
24 maggio 2006
IL
CAMMINO DELLA FEDE NON È UNA MARCIA TRIONFALE:
BENEDETTO
XVI ALL’UDIENZA GENERALE CONFIDA LE ATTESE DEL SUO VIAGGIO
IN POLONIA, ALLA VIGILIA DELLA SUA PARTENZA
PER VARSAVIA
Il Papa confida alle migliaia di fedeli - raccolti stamane in Piazza San Pietro per l’udienza generale - le
sue attese per la visita apostolica in Polonia, alla vigilia della sua partenza
domani per Varsavia. Si tratta del suo secondo viaggio all’estero, dopo quello compiuto a Colonia nell’agosto scorso per celebrare
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Con voce emozionata Benedetto
XVI ha ricordato che domani sarà nella “patria dell’amato Giovanni Paolo II”: “ripercorrerò i luoghi della sua vita e del suo ministero
sacerdotale ed episcopale”, “un desiderio che da tempo portavo nel cuore” ha
detto, ringraziando il Signore per questa “opportunità”. Poi la richiesta di
speciali preghiere e l’affidamento del viaggio alla Vergine Santa, “tanto venerata
in Polonia”.
“Sia Lei a guidare i miei passi perché possa
confermare nella fede la diletta comunità cattolica polacca e incoraggiarla ad
affrontare, con una incisiva azione evangelizzatrice, le sfide del momento
presente. Sia Maria a ottenere per quell’intera nazione una rinnovata primavera di fede e di
civile progresso, conservando sempre viva la memoria del grande mio Predecessore”.
E la folla di fedeli ha
risposto al Papa con lunghi applausi:
35 mila i pellegrini - tra i quali
anche 2 mila polacchi - giunti in totale da 21 Paesi, raccolti oggi in piazza San Pietro per ascoltare la catechesi del Papa
incentrata su “Pietro, l’apostolo”; Pietro che “aveva promesso fedeltà
assoluta”, eppure “conosce l’amarezza e l’umiliazione del rinnegamento”; così
“anche Pietro deve imparare a essere niente”, come ciascun “peccatore
credente”. “Da quel giorno Pietro ha “seguito il Maestro con la precisa
consapevolezza della propria fragilità; ma questa consapevolezza – ha spiegato
il Santo Padre – non l’ha scoraggiato. Egli sapeva infatti
di poter contare sulla presenza accanto a sé del Risorto”.
“La scuola della fede per tutti noi non è una marcia trionfale, ma un
cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare
ogni giorno”
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RINUNCE
E NOMINE
In Argentina, Benedetto XVI ha nominato Ausiliare di
Buenos Aires il sacerdote mons. Óscar Vicente Ojea, parroco della
Parrocchia di Nuestra Señora del Perpetuo Socorro a Buenos Aires. Il nuovo vescovo, 59 anni ha
conseguito il Baccalaureato in Teologia presso l’Università Cattolica Argentina
(U.C.A.). Dopo la sua ordinazione, ha è stato più
volte parroco successivamente delle parrocchie di Santa Magdalena e di Santa
Rosa de Lima. Nel maggio 1995, è stato insignito del titolo di Prelato d’Onore
di Sua Santità.
Nelle Filippine, il Papa ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di Manila il sacerdote Broderick Soncuaco Pabillo, del clero del
Vicariato apostolico di Puerto Princesa,
finora Parroco di S. Ezequiel Moreno a Puerto Princesa City. Mons. Suncuaco Pabillo, Salesiano, ha 51 anni ed ha conseguito il
Baccalaureato in Teologia all'Università S. Tommaso di Manila e
Nella Repubblica Dominicana, il Pontefice ha accettato la
rinunzia al governo pastorale della diocesi di Mao-Montecristi,
presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Jerónimo
Tomás Abreu. Al suo posto,
Benedetto XVI ha nominato mons. Diomedes Espinal de León, finora ausiliare
di Santiago de los Caballeros.
Il presule, 55 anni, ha ottenuto la Licenza in Filosofia nell’Università
Cattolica “Madre y Maestra” e un’altra in Scienze Religiose nel Seminario
Pontificio Santo Tomás de Equino. Nel 1997 ha
ottenuto anche la Licenza in Diritto Canonico nella Pontificia Università di
Salamanca. Più volte rettore, attualmente ricopre la carica di presidente della
Commissione episcopale della Formazione umana e religiosa e di delegato della CED
al CELAM e membro della Commissione per il Seminario Maggiore.
LA POLONIA IN ATTESA DI BENEDETTO XVI, ALLA
VIGILIA DEL SUO VIAGGIO
SUI
LUOGHI DI GIOVANNI PAOLO II
Come ricordato da lui stesso all’udienza generale,
domattina il Papa inizierà il suo viaggio apostolico in Polonia, il secondo del
suo Pontificato, ma il primo che ha scelto personalmente, visto che
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Benedetto XVI viene in Polonia per
rendere omaggio al suo amato predecessore e per rafforzare i cristiani nella
fede di fronte alle nuove sfide che li attendono in questo Paese: lungo il
primo anno del suo pontificato ha ricordato tante volte Papa Wojtyla di cui era
uno strettissimo collaboratore ma ancora di più un amico fidato:
"Aprite, anzi,
spalancate le porte a Cristo! Questo indimenticabile appello, che io sento
ancora risuonare in me come se fosse ieri, Giovanni Paolo II l’ha incarnato con
tutta la sua persona e tutta la sua missione di Successore di Pietro… Visitando
i Paesi del mondo intero… egli ha compiuto come un unico grande gesto, a
conferma di quelle parole iniziali. Ha annunciato sempre Cristo, proponendolo a
tutti… quale risposta alle attese dell’uomo, attese di libertà, di giustizia,
di pace. Cristo è il Redentore dell’uomo - amava ripetere -, l’unico autentico
Salvatore di ogni persona e dell’intero genere umano”.
E Benedetto XVI, a due anni dall’ingresso della Polonia nell’Unione Europea, chiede ai polacchi di far
fruttificare l’eredità di Giovanni Paolo II, impegnandosi ad evangelizzare la
cultura di fronte ad un crescente secolarismo:
“In tempi in cui –
come scrisse Giovanni Paolo II – ‘la cultura europea
dà l’impressione di una «apostasia silenziosa» da parte dell’uomo sazio che
vive come se Dio non esistesse’ (Ecclesia in Europa),
In questa missione, “il ruolo dei laici è insostituibile”:
è quanto nota Benedetto XVI nei suoi incontri con i
vescovi polacchi ricevuti l’anno scorso per la visita ad Limina. La Polonia è da poco più di 15
anni nell’area delle democrazie, una volta crollato il comunismo anche grazie
all’azione del sindacato libero Solidarnosc. In questi anni, ha affrontato il
passaggio dall’economia pianificata al libero mercato con inevitabili
squilibri: la disoccupazione è al 18%, l’emigrazione è sempre forte anche se il tasso di crescita economica è tra i più
alti dell’Europa orientale. Il Papa, parlando ai vescovi polacchi, invita i
laici cattolici a partecipare alla vita politica dando il proprio specifico
contributo allo sviluppo del Paese:
“Il dialogo condotto
dal laicato cattolico a livello di questioni politiche si dimostrerà efficace e
servirà il bene comune quando alla base ci saranno:
l’amore della verità, lo spirito di servizio e la solidarietà nell’impegno a
favore del bene comune. Vi esorto, cari fratelli, a sostenere questo servizio
del laicato, nel rispetto per una giusta autonomia politica”.
Tra le tappe del viaggio di Benedetto XVI, ci sono i
grandi Santuari della Polonia: il Santuario di Czestochowa, vero cuore spirituale del Paese, celebre per
l’immagine miracolosa della Madonna Nera (che la tradizione vuole opera
dell’evangelista Luca): il Santuario mariano di Kalwaria
Zebrzydowska, noto per la sua Via Crucis, lunga 15
km, dove il giovane Karol amava recarsi in pellegrinaggio. E infine il
Santuario della Divina Misericordia a Lagiewniki: il
Papa potrà venerare le reliquie di santa Faustina Kowalska,
l’umile suora polacca (morta nel
“Quelle sacre
piaghe, nelle mani, nei piedi e nel costato, sono sorgente inesauribile di
fede, di speranza e d'amore a cui ognuno può
attingere, specialmente le anime più assetate della divina misericordia… il
culto della misericordia divina non è una devozione secondaria, ma dimensione
integrante della fede e della preghiera del cristiano”.
Ultima tappa del viaggio di Benedetto XVI in Polonia sarà
il campo di sterminio nazista di Auschwitz, domenica
28 maggio. Una visita molto attesa: il Papa tedesco renderà omaggio alle
vittime dell’Olocausto suoi luoghi stessi del genocidio. Più volte Benedetto XVI ha ricordato
“Col trascorrere del
tempo, i ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi lezione severa
per la nostra e per le future generazioni. Abbiamo il dovere di ricordare, specialmente
ai giovani, a quali forme di inaudita violenza possano
giungere il disprezzo dell'uomo e la violazione dei suoi diritti”.
Il Papa dunque domani arriva nella terra di Copernico e Chopin, che hanno
dato al mondo nuove visioni e nuove sonorità: ma soprattutto viene in una terra che dal lontano 966 è profondamente cristiana.
Terra ricca di martiri a partire da Santo Stanislao, che nell’anno 1000 osò
sfidare il potere testimoniando la fede e la verità e per questo ha pagato con
la vita. Benedetto XVI viene in Polonia per dire ai polacchi e a tutti i
credenti: “State saldi nella fede”.
Dalla Polonia, Sergio Centofanti,
Radio Vaticana.
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Tra meno di 24 ore, dunque, la Polonia
accoglierà per la prima volta Benedetto XVI e le attese per questa visita
apostolica sono molte. A farsene interprete, è il cardinale arcivescovo di
Varsavia, Jozef Glemp,
primate di Polonia. L’intervista è del nostro inviato, Sergio Centofanti:
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R. – La Polonia lo attende con
l’amore, con la stima che ha sempre verso il Santo Padre, e poi anche come
amico di Papa Wojtyla. Quindi, l’attendiamo a cuore aperto e siamo preparati
alla visita. Tutti i particolari sono già pronti.
D. – Cosa si augura per questa visita?
R. – Siamo consapevoli che nonostante la fede, la fede
viva dei polacchi, ci siano delle debolezze, delle mancanze in campo sociale,
in campo socio-morale. Quindi, questa è la nostra preoccupazione come
cristiani. Non sempre diamo vere testimonianze di fede. Cresce per esempio la
crisi della famiglia. Sicuramente il Santo Padre rafforzerà la nostra fede,
dando una spinta all’apostolato.
D. – Cosa attendono i giovani polacchi dal Papa?
R. – I giovani polacchi conoscono il Papa già da prima,
quando era cardinale. In tantissimi hanno partecipato a Colonia, quando c’è
stato l’incontro con la gioventù di tutto il mondo. Quindi, Benedetto XVI è ben
conosciuto fra i nostri giovani, che lo amano. Lo attendono veramente con
amicizia, sapendo che anche lui è amico dei giovani, perché segue la linea
di Papa Giovanni Paolo II. Credo che i giovani siano veramente in prima linea
per questo incontro con il Santo Padre, per esprimere la nostra fede e il
nostro amore.
D. – Qual è il significato della visita del Santo Padre ad
Auschwitz e Birkenau?
R. – Sono punti eminenti per la prova dell’umanità. Sono
luoghi dove si è commesso un grande peccato. Quindi, il Santo Padre vuole stare
con la sua preghiera in questi luoghi tanto significativi per il male che è
stato compiuto.
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I MOVIMENTI ECCLESIALI DI TUTTO IL MONDO
ATTENDONO CON TREPIDAZIONE L’INCONTRO DI PENTECOSTE CON BENEDETTO XVI, 8 ANNI
DOPO IL PRIMO GRANDE
RADUNO VOLUTO DA PAPA WOJTYLA. CON NOI,
SALVATORE MARTINEZ, COORDINATORE NAZIONALE DI RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO
Cresce l’attesa
tra i movimenti ecclesiali e le nuove comunità per l’incontro con Benedetto XVI
alla vigilia di Pentecoste, il 3 giugno prossimo in Piazza San Pietro. Un
incontro che avviene 8 anni dopo il grande raduno dei movimenti del maggio
1998, voluto da Giovanni Paolo II. Un comunicato del Pontificio Consiglio per i
laici sottolinea come, già da cardinale, Joseph Ratzinger abbia riconosciuto
l’azione dello Spirito che, attraverso queste nuove forme di aggregazione
laicale, ha permesso a tanti fedeli di rivivere la gioia della giovinezza della
Chiesa. Ma come si stanno preparando i protagonisti di questo evento? Iniziamo
oggi, con Salvatore Martinez, coordinatore nazionale
del Rinnovamento nello Spirito, una serie di interviste con i rappresentanti
dei principali movimenti. L’intervista è di Alessandro Gisotti:
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R. – Questi 50 giorni che ci separano dalla Pasqua alla
Pentecoste sono stati in questo anno una ragione profonda di attesa, di
comunione ecclesiale, di speranza. Rivivono i desideri di Giovanni Paolo II che
Benedetto XVI ha fatto suoi e vuole interpretare all’inizio del nuovo millennio
con grandi prospettive missionarie di nuova evangelizzazione. Prepararsi
significa far diventare questo Cenacolo a cielo aperto, che sarà il vespero di
Pentecoste, il luogo della comunione ecclesiale.
D.- Quale percorso ha compiuto il Rinnovamento nello
Spirito in questi ultimi anni?
R.- In questo cammino il rinnovamento, negli ultimi anni,
si è sempre di più proteso, impegnato. Vediamo molti frutti, frutti maturi li
chiamava Giovanni Paolo II, che diventano primizie anche di nuove forme, di
nuove opere, di nuova ministerialità carismatica.
Giungiamo allora a questa festa di Pentecoste, che è la festa delle primizie,
portando anche noi il raccolto di questi anni di semina.
D.- Quali frutti vi aspettate da questo incontro con
Benedetto XVI ed anche con gli altri movimenti ecclesiali?
R.- Certamente il tema di questa raduno, che si farà
preghiera nel Vespro di Pentecoste, preparato dal Congresso teologico
pastorale, è eloquente della sensibilità e, vorrei dire, dell’animo di
Benedetto XVI. Sin dall’inizio del suo Pontificato, ci sta parlando di una
Chiesa giovane, che si lascia ringiovanire dallo Spirito e che non teme la
bellezza di altri modelli del nostro tempo. La Chiesa è bella e questa bellezza
è data dalla vitalità che i movimenti sanno esprimere. E’ bella perché Cristo è
vivo e nei movimenti si sperimenta la vitalità del Vangelo.
D. – Quali sono, nel mondo oggi, le sfide più urgenti per
i fedeli laici anche sulla scorta dell’esperienza di Rinnovamento nello
Spirito?
R.- Certamente la chiamata alla santità, che rimane uno
dei fondamentali criteri di discernimento per giudicare la vita cristiana e
l’incidenza della fede nella vita cristiana di ogni battezzato. Il
cristianesimo, che si è pure immerso nelle realtà del mondo, porti un respiro,
un sapore, un colore, una bellezza che susciti in tutti gli uomini il desiderio
di Dio, la nostalgia delle cose di Dio. C’è bisogno di una misura alta.
Ritornare allo Spirito significa ritornare a questo cuore, a questa interiorità
che fa la bellezza della Chiesa, che la rende e la rigenera ogni
giorno santa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: "Sia
la Vergine a guidare i miei passi perché possa confermare nella fede la diletta
comunità cattolica polacca": all'udienza generale Benedetto XVI invita i
fedeli ad accompagnarlo con la preghiera nel viaggio apostolico in Polonia,
patria dell'amato Papa Giovanni Paolo II, per percorrere i luoghi della sua
vita e del suo ministero sacerdotale ed episcopale.
Servizio vaticano - Un inserto speciale dedicato
all'imminente viaggio del Santo Padre.
Servizio estero - Un dettagliato resoconto della
visita ufficiale dell'arcivescovo Lajolo in Azerbaigian.
Servizio culturale - Un articolo di Giovanni Marchi
dal titolo "Nei suoi drammi ha ritratto gli effetti devastanti
dell'ipocrisia": cent'anni dalla morte di Henrik Ibsen.
Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti
pubblici.
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24 maggio 2006
L’OFFENSIVA OCCIDENTALE CONTRO IL TERRORISMO E LO SCOTTO SUI
DIRITTI UMANI,
NEL RAPPORTO 2006 DI AMNESTY INTERNATIONAL
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Intervista con Paolo Pobbiati -
E’ la guerra al terrore, mossa dai principali
Paesi occidentali, con tutte le sue ricadute in termini di violazioni dei
diritti umani, al centro del rapporto annuale 2006 di Amnesty
International, presentato ieri in contemporanea a Londra, Roma e in altre capitali. Il servizio di Francesca
Sabatinelli.
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Il prezzo pagato dal mondo per la guerra al terrore è
stato troppo elevato e soprattutto è stato pagato dai poveri, da chi non ha
potere. I grandi “imputati” sono quattro dei 5 membri del consiglio di
sicurezza dell’ONU, Cina, Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti, accusati anche di
aver paralizzato l’importante organismo. Con i loro inganni e le loro false
promesse, si legge nel rapporto, hanno indebolito la speranza per i diritti
umani e hanno sviato le attenzioni dalle gravi crisi in corso. L'uso di un
doppio linguaggio e di doppi standard da parte delle grandi potenze è
pericoloso, sostiene Amnesty, perché indebolisce la
capacità della comunità internazionale di affrontare gravi crisi dei diritti
umani come quelle in Darfur, Cecenia,
Colombia, Afghanistan, Iran, Uzbekistan e Corea del
Nord, per non parlare dell’Iraq - affondato in un vortice di violenza settaria
- o della situazione in Israele e nei Territori. Il 2005 ha visto però anche un
crescendo della mobilitazione della società civile contro la povertà e per la
lotta a favore dei diritti economici e sociali. Paolo Pobbiati
è il presidente di Amnesty Italia:
R. - Sicuramente c’è una maggiore sensibilizzazione
dell’opinione pubblica internazionale, anche delle istituzioni dei Paesi che si
sono distinti sia nella lotta contro il terrorismo, sia nell’erosione del
sistema di protezione dei diritti umani che è tratto dalla lotta contro il
terrorismo. Quindi, vediamo un braccio di ferro tra il Congresso americano e
l’amministrazione Bush sulla legittimità del fatto
che le forze di sicurezza americane possano utilizzare la tortura. Oppure
vediamo alcune decisioni storiche, per esempio della Camera dei Lords inglesi, che hanno bocciato un progetto di legge
presentato dal governo sulla possibilità di utilizzare prove estorte con la
tortura nel corso di procedimenti giudiziari. E’ forse paradossale rallegrarsi
per questo tipo di risultati, ma se da un lato ci dà la consapevolezza di
quanto effettivamente si sia tornati indietro dopo l’11 settembre 2001, rispetto
a quanto faticosamente ottenuto in tema di rispetto dei diritti umani dopo la
Seconda Guerra Mondiale, ci dà anche l’idea di quanto la società civile, le
istituzioni di questi Paesi siano anche consapevoli
che è necessaria un’inversione di tendenza.
D. – Nel Rapporto si spiega come, nel corso dell’anno
passato, i conflitti siano diminuiti numericamente: le
crisi però subiscono continue recrudescenze. Come mai?
R. – C’è stata una perdita di autorevolezza da parte di
molti Paesi e da parte, in generale, della comunità internazionale che fa sì
che gli interventi nel caso di crisi umanitarie siano spesso insufficienti e
inefficaci. Pensiamo soltanto all’esempio del Darfur,
che fra l’altro sta vedendo una recrudescenza delle violenze proprio in queste
settimane. E qui, per l’appunto, vediamo che l’azione delle Nazioni Unite e
dell’Unione Africana è stata abbastanza flebile e sicuramente non adeguata
rispetto alla gravità della situazione.
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LO
SPIRITO DEL PROSSIMO CONVEGNO DI VERONA
REINTERPRETATO
DALL’OPERA MUSICALE “RESURREXIT” DEL MAESTRO ALBERTO COLLA
-
Intervista con il compositore -
Un Oratorio Sacro per Grande Orchestra, solisti, voce
recitante e tre cori, inserito nel solco della tradizione musical, da Bach a Haendel,
ma con il linguaggio della contemporaneità. Il IV
convegno Ecclesiale nazionale – in programma a Verona dal 16 al 20 ottobre
prossimo – interpreta il tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”
anche attraverso l’opera “Resurrexit”, commissionata
dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Fondazione Arena al maestro
Alberto Colla. Lo ascoltiamo nell’intervista di A.V.:
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R. – Sicuramente, il “sacro” ha un ruolo molto importante
nella mia musica, anche in lavori dove, per la verità, non appare un testo
sacro, ma possono esserci citazioni. Per esempio, la mia prima sinfonia è tutta
legata su elementi tratti da un canto sacro ambrosiano, proprio perché dal
canto monodico sacro nasce, in fondo, non solo la musica ma il canto in sé. In
questo lavoro, in particolare, ho cercato un linguaggio che fosse
il più comprensibile possibile per un ampio pubblico e ovviamente la voce - il
canto hanno un ruolo fondamentale - la parola, il testo…
Mons. Domenico Mogavero,
sottosegretario della CEI, spiega i motivi della committenza artistica, che
riporta la Chiesa ad una sua alta tradizione:
R. – Si è voluto affiancare ai momenti classici di un
convegno un’iniziativa che avesse anche un interesse ulteriore e che potesse
rappresentare sia un ampliamento del messaggio, sia anche una prosecuzione del
dopo, consegnata come patrimonio culturale a destinatari che oggi possiamo solo
preventivare o ipotizzare. Probabilmente, il discorso potrebbe avere un seguito
che abbia il valore di un festival, di una rassegna
del sacro, che riscopra la collaborazione fra istituzioni diverse ma che hanno
valori comuni, come l’annuncio del Cristo attraverso il linguaggio dell’arte,
per essere veramente un nuovo, formidabile canale di evangelizzazione.
E la collaborazione con l’Arena di Verona ha già dato i
suoi frutti. Il sovrintendente, Claudio Orazi:
R. – Negli ultimi tempi abbiamo particolarmente
valorizzato il repertorio sacro con una serie di concerti. Ultimo appuntamento
la “Via Crucis” di Liszt, accompagnandola con la
meditazione sulle stazioni. Devo dire un appuntamento seguito con grande
interesse dalla comunità veronese, a significare che la musica di alto livello,
di alto valore è la più naturale delle alleate del sentimento religioso.
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24 maggio 2006
STAMANI, NELLA BASILICA ROMANA DI SAN CLEMENTE,
SOLENNE CELEBRAZIONE
PER LA
FESTA DEDICATA AI SANTI CIRILLO E METODIO, APOSTOLI DEI POPOLI SLAVI. PRESENTI,
IL PREMIER BULGARO, STANISHEV, E IL METROPOLITA
DELLA
CHIESA ORTODOSSA BULGARA, GALACTION
- A
cura di Jordanka Petrova -
ROMA. = “Un ponte nel dialogo tra i popoli dell’Occidente
e dell’Oriente”: con queste parole, il primo ministro bulgaro, Serghej Stanishev, ha definito
stamani i Santi Cirillo e Metodio, compatroni
dell’Europa insieme con San Benedetto, Santa Brigida, Santa Caterina e Santa Edit Stein. Il premier bulgaro,
che ieri è stato ricevuto dal Papa in Vaticano, ha partecipato alla
tradizionale cerimonia della Cultura bulgara dedicata ai due fondatori
dell’alfabeto nazionale, che si è svolta presso la tomba di San Cirillo nella
Basilica romana di San Clemente. Alla presenza di molti bulgari residenti a
Roma, il Metropolita della Chiesa Ortodossa Bulgara, Galaction,
ha officiato un moleben, una preghiera commemorativa, sulla tomba dell’Apostolo dei popoli
slavi. Quest’anno, ha preso parte alla cerimonia anche il vescovo di Diocleia, Kallistos,
rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli. “E’ incancellabile l’opera dei Santi Cirillo e Metodio, che hanno tradotto i sacri
testi in lingua paleo-slava e hanno
ottenuto dal Papa Adriano II la celebrazione della liturgia in lingua diversa
dal latino e greco”, ha detto il Metropolita Galaktion.
Un’opera di vera evangelizzazione, particolarmente importante per il mondo
slavo. Parlando delle comuni radici cristiane, il Metropolita bulgaro ha
aggiunto che la regola monastica di San Benedetto, “Ora et
labora”, rappresenta un segno tangibile di tali
radici, essendo in uso sia nella Chiesa d’Occidente che in quella d’Oriente.
Più tardi, la delegazione ha offerto un omaggio nella Basilica di Santa Maria
Maggiore, dove nel IX secolo per la prima volta venne
celebrata la liturgia in lingua slava.
QUATTRO CARDINALI DI
RECENTE NOMINA HANNO RICEVUTO STAMANI
DAL GRAN MAESTRO DELL’ORDINE DI MALTA, FRA’ ANDREW BERTIE, LA NOMINA
A BALI’ GRAN
CROCE DI ONORE E DEVOZIONE, UNA DELLE PIU’ ALTE QUALIFICHE
DELLA
GERARCHIA MELITENSE: SOLENNE CERIMONIA AL PALAZZO MAGISTRALE
DI VIA CONDOTTI IN ROMA
- A cura di Adriano Monti Buzzetti
-
ROMA. =
Per quattro eminenti personalità della Chiesa Cattolica il 24 può a buon
diritto definirsi un numero speciale, almeno nel calendario di quest’anno. Il
24 marzo Benedetto XVI li ha elevati alla porpora nell’ancora recente
Concistoro; ed esattamente due mesi dopo, il 24 maggio, quattro neo-cardinali –
gli italiani Agostino Vallini
e Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, l’americano William Joseph
Levada e lo sloveno Franc Rodé – ricevono dalle mani del Gran Maestro dell’Ordine di
Malta, Fra’ Andrew Bertie,
la dignità melitense di Balì Gran Croce di Onore e
Devozione. Tale qualifica, in assoluto una delle più alte e prestigiose nella
gerarchia onorifica dell’Ordine, venne istituita molti
secoli fa per associarla ai più alti responsabili delle sue strutture nazionali
e regionali. Il prestigioso riconoscimento corona peraltro una serie di
particolari corrispondenze tra i quattro insigniti e la Famiglia melitense: tutti erano infatti già
membri dell’Ordine, ma ancor più notevole è il fatto che lo sia anche il
Pontefice che li ha da poco creati cardinali. Avendo ricevuto nel ‘99 –
anch’egli da porporato – il rango di Balì, Josef Ratzinger è il secondo Papa della storia, dopo Pio XII, a
poter vantare un legame tanto diretto con la più antica Istituzione
cavalleresca del mondo. Il vincolo personale tra l’Ordine e l’attuale pastore universale
della Chiesa ne adombra comunque un altro ben più antico: vale a dire la profonda
intesa spirituale che da quasi mille anni unisce la Sede di Pietro ai Cavalieri
di Malta, definibili sul piano squisitamente ecclesiastico come il quarto più
antico Ordine religioso dell’orbe cattolico. Come è noto, tale speciale
rapporto ha anche delle ricadute istituzionali praticamente uniche nel suo
genere: è tradizione infatti che il Papa nomini, quale
suo diretto rappresentante presso l’Ordine, un porporato che assume il titolo
di Cardinalis Patronus,
con particolari facoltà e la speciale missione di promuovere i legami
spirituali tra il “popolo” della Croce ottagona e la Santa Sede. La nomina a Balì dei quattro cardinali
rinnova dunque questo rapporto di antica e devota amicizia, oltre ovviamente ad
omaggiare il lusinghiero curriculum ecclesiale dei nuovi porporati.
PREOCCUPAZIONE
DELLA CHIESA DEL KENYA, DOPO LA NASCITA
DEI PRIMI BAMBINI, NEL PAESE, FRUTTO DELLA
FECONDAZIONE
IN VITRO: “LA PROCEDURA E’
MORALMENTE INACCETTABILE”
NAIROBI. = La
fecondazione in vitro è una
“procedura moralmente inaccettabile”: è quanto affermano i vescovi del Kenya in
un documento pubblicato in seguito alla notizia della nascita dei primi bambini kenyoti frutto di
tale sistema. “Molte persone – si legge nel messaggio, a
firma del presidente della Conferenza episcopale del Paese africano, mons. John
Njue – sono perplesse e tra loro anche coppie senza
figli, riguardo alla moralità di queste pratiche”. Pur comprendendo “la
sofferenza di queste coppie e la loro attesa di avere dei bambini”, i vescovi
sottolineano la necessità di “avere grande cautela verso i metodi che sono ‘moralmente
inaccettabili’”. Attraverso la procedura della
fecondazione in vitro, infatti, “la
dignità di un bambino viene minata. Il piccolo “diventa un oggetto
di manipolazione e qualcosa da possedere a tutti i costi”. “Ancora più grave –
aggiungono i presuli – è che, per ottenere una nascita, molti altri devono
perdere la loro vita”. Inoltre, questa procedura “lede anche la dignità della
madre e si intromette nell’intimità della vita matrimoniale”. I vescovi
ribadiscono poi la loro vicinanza alle coppie senza figli, “che hanno
coraggiosamente accettato la loro situazione”, esortandoli “a ricorrere a
pratiche moralmente accettabili di concepimento assistito o anche
all’adozione”. “L’amore tra marito e moglie – spiegano – può essere rinforzato,
se i coniugi affrontano ed accettano questo impedimento uniti
e con spirito cristiano”. “La scelta di rifiutare la fertilizzazione in vitro per motivi morali – concludono
i vescovi – sarà un’espressione del loro desiderio di avere bambini in un modo
che tenga conto del rispetto del bambino e della
dignità della procreazione umana. Dio ci ha detto di essere
fecondi e di moltiplicarci, ma ci ha anche detto di non uccidere. Noi
dobbiamo obbedire a tutti i suoi comandamenti”.
PER
COMBATTERE IL CONTRABBANDO DI COMBUSTIBILI ALLE FRONTIERE
CON LA
COLOMBIA E IL BRASILE, IL VENEZUELA SI AFFIDA ALLE COMUNITÀ INDIGENE LOCALI: RIUNITE
IN COOPERATIVE, VENDERANNO GASOLIO E BENZINA
NEL
TERRITORIO A PREZZI MAGGIORATI
CARACAS. = Per combattere il contrabbando di combustibili
alle frontiere con la Colombia e il Brasile, il governo del Venezuela ha
lanciato un nuovo piano di cui beneficeranno anche le popolazioni indigene
locali: lo ha annunciato il ministro dell’Energia, Rafael Ramírez,
spiegando che la strategia consisterà nell’aumentare il prezzo di gasolio e
benzina nelle regioni interessate, destinando le eccedenze al miglioramento
della qualità della vita delle comunità autoctone. “Il combustibile – ha
spiegato il ministro – sarà venduto direttamente attraverso cooperative
indigene che saranno dotate di unità di trasporto per rifornire le stazioni di
servizio e limitare la compravendita illegale”. Come riporta l’agenzia MISNA,
l’esperimento pilota partirà da La Guajira,
nella zona nordoccidentale del Paese, “dove l’etnia Wayúu venderà 15 milioni di litri di combustibili al mese a
un prezzo tra i 446 bolívares (16 centesimi di euro,
diesel) e i 503 bolívares (18 centesimi di euro, benzina)
al litro”. Ramirez ha precisato che il 15 per cento
dei ricavi per litro confluirà in un fondo per programmi di sviluppo sociale.
Misure analoghe saranno applicate anche per la zona delle Ande nello Stato
venezuelano di Táchira, sempre alla frontiera con la
Colombia, e a Santa Elena de Uairén, al confine
meridionale col Brasile. Sul resto del territorio venezuelano i prezzi dei
combustibili non subiranno variazioni rispetto ai 97 bolívares
per litro (3 centesimi di euro) per la benzina e ai 40 bolívares
(1 centesimo di euro) per il gasolio. Secondo Ramírez,
quotidianamente oltre 30 mila barili di combustibili venezuelani arrivano in
Colombia di contrabbando. (R.M.)
OGGI POMERIGGIO, NELLA BASILICA
VENEZIANA DI SANTA MARIA DELLA SALUTE,
IL PATRIARCA DI VENEZIA, CARDINALE
ANGELO SCOLA, INCONTRA GLI OSPITI
DELLE MENSE CARITAS
VENEZIA. = Oggi pomeriggio, a
Venezia, la Basilica di Santa Maria della Salute accoglierà volontari ed
assistiti presso le mense Caritas per un incontro con il Patriarca, cardinale
Angelo Scola. “Con questo gesto – ha spiegato il direttore della Caritas
veneziana, mons. Dino Pistolato – il Patriarca vuole
ricambiare l’invito. Dopo aver incontrato i poveri nelle dimore da loro
abitualmente frequentate, le mense, i dormitori e le strutture di accoglienza
nelle parrocchie, ora desidera invitare lui queste persone per stare un po’ con
loro, pregando e mangiando qualcosa insieme dopo”. L’appuntamento è fissato
alle 17, con l’accoglienza in Basilica. Seguirà un momento di preghiera
mariana, con la lettura di un brano del Vangelo e l’intervento del porporato.
Dopo la benedizione finale, tutti gli ospiti saranno invitati a trasferirsi nel
vicino chiostro del Seminario per un rinfresco. (A.M.)
IN INDIA, LA CHIESA DEL GUJARAT LANCIA IL SUO
NUOVO SITO WEB. IL PORTALE,
DEDICATO
A GESÙ E ALLA BIBBIA, VUOLE ESSERE UNO STRUMENTO
DI
EVANGELIZZAZIONE E COMUNIONE
FRA LE
DIVERSE COMUNITÀ CATTOLICHE DELLO STATO
GUAJARAT. = Un nuovo sito Internet come strumento di
evangelizzazione e comunione fra le diverse comunità cattoliche dello Stato
indiano del Guajarat: a lanciarlo nei giorni scorsi,
con il nome www.bibleguajarat.org, è stata la diocesi di Ahmedamad,
che ha affidato il progetto all’associazione gesuita, “Catholic
Information Service
Society” (CISS). Come riporta l’agenzia Fides, l’idea di inaugurare un nuovo
sito web per l’evangelizzazione era stata approvata già nel marzo 2005 e l’invito
di Benedetto XVI a usare Internet per far conoscere il Vangelo, ha spinto la
diocesi ad affrettare i tempi. Il nuovo sito, dedicato alla figura di Gesù e
alla Bibbia, è disponibile sia in inglese che in lingua locale gujarati ed è
composto da 600 pagine web con fotografie, testi,
statistiche e aree dedicate all’interazione. È prevista anche un’area con
domande e risposte, non solo di carattere generale, ma anche riguardanti
l’Antico e il Nuovo Testamento. A rispondere alle domande dei
“navigatori”, sarà il direttore della CISS, padre Paul
Varghese. (V.C)
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24 maggio 2006
- A cura di Eugenio
Bonanata -
C’è soddisfazione in Israele dopo l’incontro di ieri alla
Casa Bianca fra il premier dello Stato ebraico e il presidente Bush. Washington ha rilanciato la soluzione negoziale con i
palestinesi, mentre Olmert ha annunciato l’intenzione
di incontrare presto il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Intanto il ministro
della Giustizia israeliano ha lanciato oggi un ultimatum al governo palestinese
di Hamas. Il nostro servizio:
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Hamas ha sette mesi di tempo per
riconoscere lo Stato di Israele e per rinunciare definitivamente alla violenza.
In caso contrario Tel Aviv provvederà al ritiro unilaterale dalla Cisgiordania.
Queste condizioni sono parzialmente in sintonia con le dichiarazioni espresse
ieri a Washington dal presidente Bush, che, ricevendo
il primo ministro israeliano, Olmert, aveva invitato
Israele a cercare soprattutto soluzioni concordate con i palestinesi. Per la
pacificazione in Medio Oriente, Bush ha insistito
quindi sulla necessità di “esaurire prima tutte le possibilità negoziali”. Una
necessità condivisa anche da Olmert che ha affermato
la volontà di incontrare prima possibile il presidente dell’Autorità Nazionale
Palestinese, Abu Mazen.
Stati Uniti e Israele hanno poi mostrato pieno accordo su un punto: non si
tratta con Hamas, che resta un’organizzazione
terroristica. Secondo Bush, Hamas,
deve solo fare una scelta strategica di pace. Intanto nuove notizie di combattimenti
e omicidi arrivano dai Territori Palestinesi: in nottata
tre attivisti di Hamas sono morti in scontri fra
bande. Un segnale chiaro che, nonostante promesse e tentativi di dialogo, la
tensione resta alta fra il governo di Hamas e il
partito del presidente Abu Mazen.
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In Iraq, dopo la sanguinosa giornata di ieri, costata la
vita ad almeno 30 persone, anche oggi si segnalano diverse rappresaglie dei
ribelli. A Baghdad l’esplosione di una bomba contro un gruppo di operai sciiti
ha provocato un numero imprecisato di vittime. Assassinato anche un alto
ufficiale della polizia irachena. Intanto, con la deposizione dell'ex ministro degli Esteri iracheno, Tarek Aziz, è ripreso il processo a Saddam Hussein. L’ex ministro,
testimone per la difesa, ha dichiarato di non avere avuto alcuna responsabilità
per il massacro dei 148 sciiti, compiuto dai fedeli di Saddam a Dujail nel 1982.
Osama Bin Laden è tornato a far sentire la sua voce. In un nuovo messaggio,
diffuso ieri su un sito Internet vicino ad Al Qaeda,
il capo della rete terroristica per la prima volta rivendica la paternità degli
attentati dell’11 settembre 2001. Bin Laden afferma, in sostanza, di aver personalmente assegnato
i compiti ai 19 kamikaze, mentre scagiona Zacharias Moussaoui, sinora unico condannato all’er-gastolo per la
strage. Sui motivi del messaggio di Bin Laden, Giancarlo
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R. – Già aveva fatto in passato questa rivendicazione. Ha
solo inserito nuovi elementi. In ogni caso questa sortita audio è un nuovo
segnale. Serve a ribadire la sua supremazia come capo militare e dall’altra
parte dimostra che l’or-ganizzazione è in grado di diffondere questi messaggi,
in questa fase, a distanza abbastanza ravvicinata. C’è anche un riferimento al
carcere di Guantanamo. Raramente Osama
parlava di Guantanamo in maniera così netta. Entra
nei dettagli, non più come grande leader spirituale, ma come capo di
un’organizzazione, e dice: “Quelli che stanno a Guantanamo sono innocenti. Molti di questi non appartengono
neppure ad al Qaeda”. Anche questo riferimento e l’uso
della parola di al Qaeda è nuovo. Osama
non ha quasi mai usato il termine al Qaeda. E’ un termine che abbiamo usato noi
occidentali.
D. – Quindi, potrebbe anche esserci un dubbio
sull’attendibilità del messaggio stesso, secondo te?
R. – Questi messaggi sono attendibili, nel senso che sono
poi gli americani a dire che quella è la voce di Osama.
Certo l’attendibilità è sempre parziale.
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In Afghanistan, l’esercito di Kabul è tornato a scontrarsi
con i talebani in una durissima battaglia nel sud del Paese. Secondo
fonti del Ministero degli interni afghano, nello scontro hanno perso la
vita 60 talebani e cinque militari. Intanto il portavoce della coalizione multinazionale,
ha difeso la necessità del raid aereo di domenica scorsa contro una roccaforte talebana in cui hanno perso la vita decine di civili. Oggi,
il presidente Karzai ha incontrato i vertici della coalizione per chiedere
spiegazioni sull’accaduto.
L’Iran avrebbe chiesto un negoziato diretto con gli Stati
Uniti per risolvere il suo programma nucleare. Lo rivela il Washington
Post citando funzionari statunitensi, diplomatici stranieri e analisti
iraniani. A riguardo, non ci sono tuttavia dichiarazioni del Dipartimento di
Stato americano. Intanto, oggi a Londra i ministri degli Esteri di Stati Uniti,
Russia, Cina, Gran Bretagna e Germania si incontreranno nuovamente per valutare
una proposta di compromesso con l’Iran messa a punto dall’Unione Europea. In
questo quadro, il presidente iraniano Ahmadinejad ha rinnovato ancora i suoi
proclami a favore del nucleare.
In Italia, con 344 voti a favore e 268 contrari,
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“Mancano stabilità e crescita. I dati dell’OCSE accentuano
la nostra preoccupazione”. Romano Prodi, chiudendo a Montecitorio
il dibattito sulla fiducia al governo, giudica i conti pubblici italiani in
peggioramento anche rispetto agli anni del suo primo governo dieci anni fa,
quando ci fu il massimo sforzo per entrare nell’euro. Il premier sottolinea poi:
“Cambieremo le leggi del centrodestra ma senza fratture inutili. L’Unione
cercherà accordi con
Per
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Il sindaco di Roma, Walter Veltroni,
è stato ricoverato questa mattina presso il Policlinico Gemelli per una colica
renale con febbre elevata causata da calcolosi. Veltroni
è stato sottoposto agli accertamenti del caso e ad una terapia antibiotica. Gli impegni di questi giorni, in vista delle
prossime elezioni comunali nella capitale, sono al momento da considerare
annullati. Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha telefonato
al primo cittadino di Roma per fargli gli auguri di pronta guarigione.
In Gran Bretagna, otto persone sono state arrestate questa
mattina nel corso di una vasta operazione anti-terrorismo che ha mobilitato
cinquecento agenti. Lo ha affermato un portavoce della polizia, specificando
che gli arresti sono avvenuti nel nord dell’Inghilterra. Perquisizioni sono in
corso in tutto il Paese, che è in stato di allerta dopo gli attentati della
scorsa estate a Londra, in cui persero la vita 52 persone.
In Cecenia nel corso di scontri
fra soldati russi e ribelli, quattro militari russi sono morti e altri tre sono
rimasti feriti. Secondo fonti di Mosca, il gruppo
formato da una quindicina di miliziani ha attaccato una postazione delle truppe
del ministero degli Interni in un villaggio nel distretto di Vedenò. Proprio in questo distretto con tutta probabilità
si nasconde il più famigerato comandante della guerriglia cecena,
Shamil Basaiev.
L’indipendenza del Montenegro sarà proclamata il prossimo
13 luglio in occasione dell’anniversario della liberazione dall’occupazione nazi-fascista. Lo ha confermato una fonte della presidenza
della Repubblica. Proprio il presidente Vujanovic ha
nuovamente invitato il Paese a superare le divisioni: “Insieme – ha affermato –
dobbiamo costruire un futuro migliore, sfruttando tutti i vantaggi del Montenegro
indipendente”. Da Belgrado intanto, il segretario dell’Unione tra Serbia e Montenegro
precisa che l’ultimo Stato unitario dell’ex Jugoslavia cesserà di esistere tra
settembre e ottobre prossimi, dopo una serie di “negoziati approfonditi” su questioni
organizzative.
Nella Repubblica Democratica del Congo
30 stranieri sono stati arrestati con l’accusa di voler attuare un colpo di Stato
nel Paese, in vista delle elezioni del 30 giugno. Lo ha affermato un portavoce
del governo di Kinshasa, specificando che si tratta di persone di nazionalità
nigeriana, statunitense e sudafricana. Secondo la fonte gli arresti sono avvenuti
nei giorni scorsi.
Autorizzare una missione dell’ONU nel Darfur
in vista del dislocamento dei Caschi blu nell’area. E’ la richiesta indirizzata
dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, al presidente del Sudan, Omar el
Bachir. Due inviati del Palazzo di vetro sono già in
Sudan e oggi dovrebbero incontrare il capo dello Stato africano.
Le inondazioni che da alcuni giorni devastano il nord
della Thailandia hanno provocato decine di morti. Il bilancio delle vittime non
è definitivo, perchè i soccorritori non hanno ancora raggiunto le aree più
colpite. “La nostra stima preliminare è di cento morti, ma continuiamo a
ricevere segnalazioni di dispersi”, ha affermato Suksan
Wanaputi, governatore della provincia di Uttaradit.
Il Governo indiano ha deciso di riservare il 27% dei posti
disponibili nelle università a favore degli appartenenti alle caste basse e ai fuori casta. Il provvedimento avrà effetto a partire dal
giugno del 2007. La decisione ha subito sollevato veementi proteste dei medici
e degli studenti. Il Governo, nell’estremo tentativo di placare le agitazioni,
ha promesso un aumento del numero generale dei posti disponibili nelle
università. La decisione però suscita disapprovazione anche delle altre
minoranze che si sentono ingiustamente escluse dai benefici.
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