RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 143 - Testo
della trasmissione di martedì 23 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Sempre stamane, in udienza dal Papa il premier bulgaro Stanishev
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Situazione
grave in Europa per la recrudescenza di atteggiamenti di intolleranza etnica e
religiosa
Compie
100 anni “La capitale e la nazione”, il più antico periodico cattolico coreano
Ufficiale l’indipendenza del Montenegro dalla
Serbia, dopo il riconteggio delle schede contestate
Nel pomeriggio, a Washington, l’atteso incontro
tra il premier israeliano Olmert e il presidente
americano Bush
23 maggio 2006
VOLGERE
LO SGUARDO ALLA CROCE DEL NOSTRO REDENTORE CI AIUTA A DIVENIRE
PIU’
ATTENTI ALLA SOFFERENZA DEGLI ALTRI: COSI’ BENEDETTO XVI IN UNA LETTERA
AL
PREPOSITO GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
PADRE
PETER-HANS KOLVENBACH,
IN
OCCASIONE DEL 50.MO ANNIVERSARIO DELL’ENCICLICA DI
PIO XII,
HAURIETIS
AQUAS
“All’origine dell’essere cristiani c’è l’incontro con una
Persona”, ed è “nella relazione con Cristo che possiamo riconoscere chi è
veramente Dio”: è quanto sottolinea Benedetto XVI in una lettera al Preposito generale della Compagnia di Gesù padre Peter-Hans Kolvenbach, in
occasione del 50.mo
anniversario dell’Enci-clica di Pio XII, Haurietis
aquas, con la quale si promuoveva il culto al
Cuore di Gesù. Il Papa sottolinea come la Compagnia di Gesù sia sempre stata
molto attiva nella promozione di questa fondamentale devozione. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
*********
E’
soprattutto guardando alla sofferenza di Cristo “e alla sua morte che possiamo
riconoscere in maniera sempre più chiara l’amore senza limiti che Dio ha per
noi”. E’ uno dei passaggi forti della lettera di Benedetto XVI a padre Kolvenbach, tutta incentrata sul mistero dell’amore di Dio.
Soffermandosi sul culto e la devozione al Cuore di Gesù, il Papa ribadisce che
è possibile essere cristiani “soltanto con lo sguardo rivolto alla Croce del
nostro Redentore”. Il Pontefice esorta i fedeli a “sperimentare l’amore di Dio
volgendo lo sguardo al Cuore di Gesù Cristo”. Scrive dunque che “il culto dell’amore
di Dio” al centro dell'Enciclica Haurietis aquas “deve aiutarci a ricordare incessantemente che
Egli ha preso su di sé questa sofferenza volontariamente ‘per noi’, ‘per me’”.
Quando pratichiamo questo culto, avverte il Papa, “non solo riconosciamo con
gratitudine l’amore di Dio, ma continuiamo ad aprirci a tale amore in modo che
la nostra vita ne sia sempre più modellata”.
Il
“mistero dell’amore di Dio”, rammenta il Papa “non costituisce soltanto il contenuto
del culto e della devozione al Cuore di Gesù”, ma “il contenuto di ogni vera
spiritualità e devozione cristiana”. Questo amore va però vissuto e testimoniato.
“Chi accetta l’amore di Dio interiormente – rileva il Papa – è da esso plasmato”. L’amore di Dio, una volta sperimentato, “viene vissuto dall’uomo come una ‘chiamata’ alla quale egli
deve rispondere”. Proprio lo sguardo rivolto al Signore che “ha preso le nostre
infermità e si è addossato le nostre malattie”, scrive il Papa, “ci aiuta a
divenire più attenti alla sofferenza ed al bisogno degli altri”. La
contemplazione adorante del costato trafitto “ci rende capaci di affidarci al
suo amore salvifico e misericordioso e al tempo stesso ci rafforza nel
desiderio di partecipare alla sua opera di salvezza diventando suoi strumenti”.
D’altro
canto, Benedetto XVI ribadisce che “l’esperienza dell’amore attinta dal culto
del costato trafitto del Redentore ci tutela dal rischio del ripiegamento su
noi stessi e ci rende più disponibili ad una vita per gli altri”. Ed evidenzia
che “la risposta al comandamento dell’amore è resa possibile soltanto
dall’esperienza che questo amore ci è già stato donato prima da Dio”. Il culto
dell’amore “che si rende visibile nel mistero della Croce, ripresentato in ogni
Celebrazione eucaristica”, conclude il Papa, costituisce “il fondamento perché
noi possiamo divenire persone capaci di amare e di donarsi divenendo strumento
nelle mani di Cristo: solo così si può essere annunciatori credibili del suo amore”.
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BENEDETTO XVI HA RICEVUTO IN UDIENZA IL PREMIER BULGARO,
STANISHEV
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Una nazione che ambisce all’ingresso nell’Unione Europea e
che, insieme con la Romania, sta lavorando per portare nelle strutture
comunitarie un'altra “fetta” dell’ex blocco sovietico entro il primo gennaio
2007 o entro il 2008. E’ questa la situazione attuale della Bulgaria, Paese a
maggioranza ortodossa, che questa mattina ha visto il 40.enne
primo ministro, Sergej Stanishev,
accolto in udienza da Benedetto XVI. Il colloquio è durato una ventina di minuti,
al termine dei quali, informano le agenzie, il premier ha presentato al Papa la
folta delegazione bulgara, presente a Roma in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio. Al
Pontefice è stata donata un’icona raffigurante Sant'Ignazio e un bassorilievo
di metallo sbalzato.
La scorsa settimana, ricevendo in Vaticano il
nuovo ambasciatore bulgaro, Bozhilov, per la
presentazione delle Lettere credenziali, Benedetto XVI aveva incoraggiato la
Bulgaria a custodire le sue antiche radici cristiane, con l’auspicio di giocare
“un ruolo importante” per contribuire a ridare al Vecchio continente “lo
slancio spirituale troppo sovente mancato”.
La comunità cattolica bulgara ricorda sempre
con affetto la visita apostolica di Giovanni Paolo II, nel maggio di quattro
anni fa, che vide, tra l’altro, a Plovdiv la Beatificazione di
tre martiri della Chiesa locale. Oggi, il panorama ecclesiale della Bulgaria -
che vede la compresenza del rito latino e di quello bizantino-slavo
– è composto, secondo i dati dell’ultimo Annuario Statistico della Chiesa
(2003), da circa 74 mila cattolici su un totale di circa 8 milioni di abitanti
(meno dell’1% della popolazione totale). Gli ortodossi rappresentano circa il
37% degli abitanti totali, i musulmani il 12%. I vescovi sono 5, mentre 56 sono
le parrocchie, rette da 18 parroci diocesani e 37 religiosi. Le religiose sono
circa 90 e 65 i catechisti.
NOMINA
Il Santo Padre ha nominato
vescovo ausiliare di Antequera-Oaxaca (Messico) il sacerdote
Oscar Campos Contreras,
vicario per
Il sacerdote, nato a Guadalajara, Jalisco, il 18
settembre 1947, è anche assistente diocesano di pastorale sociale e membro della
Commissione diocesana per
GRANDE ATTESA IN POLONIA PER
CON
NOI OGGI, IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE POLACCA,
MONS. JÓZEF
MICHALIK
C’è grande attesa in Polonia per la visita del Papa che
inizierà fra due giorni, giovedì 25 maggio. Si tratta in qualche modo del primo
viaggio internazionale di Benedetto XVI, considerando il fatto che
Ultima tappa, domenica 28 maggio, sarà il campo di
sterminio nazista di Auschwitz che Giovanni Paolo II
visitò nel 1979, durante la prima delle sue otto visite in Polonia. Oggi ci
soffermiamo proprio su questo evento, già definito storico: per la prima volta
un Papa tedesco rende omaggio alle vittime dell’Olocausto in un lager nazista.
Il servizio del nostro inviato in Polonia, Sergio Centofanti:
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“Ich
neige mein Haupt vor all
denen, die diese Manifestation des mysterium iniquitatis…“
“Chino il capo davanti a tutti coloro che hanno
sperimentato questa manifestazione del mysterium iniquitatis”.
Benedetto XVI ha fatto sue, nella Sinagoga di Colonia
l’anno scorso, le parole di Giovanni Paolo II. Il 28 maggio, nel pomeriggio,
Benedetto XVI si fermerà davanti alla porta del campo di Auschwitz.
Varcherà a piedi l’ingresso: lo attendono alcuni ex prigionieri sopravvissuti
allo sterminio. Poi la sosta davanti al Muro della morte, dove sono stati
fucilati migliaia di detenuti. Subito dopo è la volta del
Blocco 11: il Papa entra nella cella dove fu ucciso San Massimiliano
Kolbe, il religioso francescano che aveva preso il posto di un padre di
famiglia nel bunker della fame. Rimase per due settimane senza acqua e senza cibo
incoraggiando tutti gli altri condannati cantando inni alla Madre di Dio. I
nazisti lo dovettero uccidere con una iniezione di
acido fenico. Era il 14 agosto del 1941. “Solo l’amore crea”, diceva padre
Kolbe.
Il Papa visiterà quindi il Centro di dialogo e preghiera,
un’istituzione cattolica sorta vicina al campo con la collaborazione di alcune
associazioni ebraiche. Poi si trasferirà al campo di Birkenau,
il cosiddetto Auschwitz
Benedetto XVI più volte nel suo
primo anno di pontificato ha parlato della Shoà: “Nel
tempo più buio della storia tedesca ed europea – ha detto – una folle ideologia
razzista di matrice neopagana fu all’origine del tentativo … di sterminare
l’ebraismo europeo:
“Si tratta di atroci
crimini che mostrano tutto il male che racchiudeva in sé l’ideologia nazista … la
rievocazione di simili aberrazioni non
può non ravvivare in ogni persona di retto sentire l’impegno a fare quanto è in
suo potere perché mai più abbiano a ripetersi vicende di così inumana barbarie”.
“Col trascorrere del tempo – ha sottolineato il Papa – i
ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi lezione severa per la
nostra e per le future generazioni”:
“Come non leggere
alla luce di un provvidenziale disegno divino il fatto che sulla cattedra di
Pietro, ad un Pontefice polacco sia succeduto un cittadino di quella terra,
Il Papa ricorda la lettera di riconciliazione che nel 1965 i vescovi polacchi
consegnarono ai vescovi tedeschi, in cui era scritto: “Perdoniamo e chiediamo
perdono”.
“Perdonare – ricordava ancora l’amato Giovanni
Paolo II – non significa dimenticare, ed aggiungeva che ‘se la memoria è legge
della storia, il perdono è potenza di Dio, potenza di Cristo che agisce nelle
vicende degli uomini’ “.
Dalla Polonia, Sergio Centofanti,
Radio Vaticana.
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Ma con quale spirito la Polonia
attende l’arrivo di Benedetto XVI? Roberta Moretti lo
ha chiesto al presidente della Conferenza episcopale polacca e arcivescovo di Przemyśl dei Latini, mons. Józef
Michalik:
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R. – E’ una gioia constatare che questo Papa mostra
interesse verso il Paese dal quale è venuto il suo predecessore, ma anche verso
un Paese che ha accolto questa elezione con grande gioia, vedendo un uomo che
era talmente legato in fedeltà alla Chiesa, alla dottrina che ci nutre tutti.
Il Santo Padre viene per confermare la fede, per dire che tutto quello che ha
insegnato Giovanni Paolo II continua ad avere valore oggi. Ecco perché ci aspettiamo
che questa visita abbia un significato non solo per oggi, ma piuttosto per domani
…
D. – Come vive la gente, i polacchi, l’attesa dell’arrivo
del Papa?
R. – I polacchi sono interessati; da parte dei mass media
c’è tanta apertura, ma l’interesse è vivo anche nella gente. Le previsioni per
la stampa dei biglietti d’ingresso oltrepassa le aspettative. Mi sembra che non
saranno meno di quanti venivano ad accogliere, a salutare e a pregare insieme a
Papa Giovanni Paolo II. E questo dimostra un interesse non solo per il
Pontefice: mostra un interesse a stare insieme, a pregare, un interesse per la
Chiesa.
D. – Quali sono le sfide principali della Chiesa in
Polonia?
R. – La fedeltà allo Spirito Santo, alla tradizione viva,
alla Parola del Signore; ma anche la fedeltà all’uomo, nelle circostanze
odierne. La sfida è mostrare che il Signore è presente, che la fede ha ancora
qualcosa da dire per ispirare, per motivare la gente ad una vita più profonda,
più umana. Questi sono i principi che cerchiamo di tradurre nella pastorale,
perché la gente possa essere credente, praticante, possa
crescere nella fede in mezzo a pur tante difficoltà che caratterizzano questi
tempi. Altre sfide sono la mancanza di lavoro, l’emigrazione, come mantenere la
fede e come mantenere l’unità della famiglia e devono andare altrove …
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’Iraq: nuovi fondi dalla
Commissione europea per sostenere l’opera di ricostruzione.
Servizio vaticano – L’omelia del cardinale Angelo
Sodano nella concelebrazione eucaristica per la dedicazione della nuova
cattedrale di San Giuseppe a Sofia, in Bulgaria.
Servizio estero - Nucleare: gli Emirati Arabi e
l’Oman auspicano un dialogo con Teheran. Il Pentagono
studia la possibilità di uno scudo antimissile in Europa.
Servizio culturale - Un articolo d Matthew Fforde dal titolo “Winston Churchill giornalista e
scrittore”: un aspetto poco conosciuto dello statista inglese.
Per l’“Osservatore libri” un articolo di Felice Accrocca dal titolo “Medioevo latino. La cultura
dell’Europa cristiana”: un volume di Claudio Leonardi
arricchisce il dibattito storiografico.
Servizio italiano - Aborto. RU486:
solo un’arma in più per uccidere la vita. Il Ministro Turco rilancia la
sperimentazione.
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23 maggio 2006
IN
EUROPA LIEVE INCREMENTO DEGLI INDICI DI BORSA, DOPO IL TRACOLLO DI IERI
-
Intervista con l’economista Mario Deaglio -
In Europa l’andamento della borsa torna ad essere
positivo: le principali piazze hanno fatto registrare, stamani, un lieve
miglioramento dopo il tracollo di ieri e la giornata nera di mercoledì scorso.
I listini hanno perso, complessivamente, circa 220 miliardi di euro. A
provocare il collasso, è stata la caduta dei prezzi di alcune materie prime, in
particolare l’oro e il rame. Ma come valutare il leggero rialzo di oggi dopo il
netto calo di ieri? Fausta Speranza lo ha chiesto all’economista Mario Deaglio:
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R. - L’andamento non può considerarsi diverso da quello di
ieri. E’ normale, quando succedono delle forti cadute di Borsa, che il giorno
successivo alla caduta
D. – Allora perchè questo lunedì così nero e soprattutto
che cosa significa e quali conseguenze potrà avere?
R. – In realtà questo lunedì nero ha concentrato su di sé
una serie di indizi negativi che si stavano accumulando da molto tempo. Come un
temporale che ha molti segni premonitori e poi scoppia d’improvviso, non
sappiamo bene se scoppierà adesso o scoppierà tra mezz’ora, però ad un certo
punto questa tensione accumulata deve scendere. Qual è la tensione accumulata?
All’origine di tutto c’è un’economia americana scompensata, che si immagina che
debba frenare e si teme che la sua frenata porti con sé la frenata di tutto il
mondo. Questo scompenso dell’economia americana si è cercato di curarlo, ma
fino adesso le cure non sono riuscite. Il caro petrolio ha fatto salire l’inflazione
negli Stati Uniti dove c’è un diffuso pessimismo. Su questo fattore economico
si sono poi innescati dei fattori di tipo politico. La situazione in Iraq non
evolve bene. Quindi, questo significa una debolezza in area americana. Ci sono
poi i segnali di terrorismo, anche solo di tensioni locali, che finiscono su
mercati importanti: si
veda
D. – In definitiva, professore,
che cosa aspettarsi o temere per il futuro?
R. – Questa è una domanda alla quale è difficilissimo dare
una risposta chiara. Che cosa temere? Che
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“IL
MISTERO DEL DOLORE”, OPERA IN VERSI IN QUATTRO VOLUMI
DI
GIOVANNI SCARPITTI, PRESENTATA A ROMA NELLA CORNICE
DEL
CHIOSTRO DEL SACRO CUORE DI TRINITA’ DEI MONTI
-
Intervista con padre Salvatore Discepolo -
Dopo circa 50 anni ed un’attenta
lettura filologica, è stata pubblicata l’opera di Giovanni Scarpitti
(1886-1967), scienziato e poeta, docente universitario, fondatore di fiorenti
istituti, letterato, biblista, filosofo e teologo ed
altro ancora. Una personalità poliedrica e di spicco, che ancora oggi affascina
e conquista. “Il mistero del dolore” è un’opera etico-religiosa,
che parte dagli esordi della nostra civiltà e giunge ai tempi moderni, offrendo
una risposta su uno degli aspetti più intimi della vita umana. L’opera, in
quattro volumi, è stata presentata a Roma nella splendida cornice del Chiostro
del Sacro Cuore di Trinità dei Monti a Roma. Tra i relatori, c’era il padre
gesuita, Salvatore Discepolo. Giovanni Peduto gli ha chiesto un ritratto di Giovanni Scarpitti:
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R. – Un genio poliedrico che, da agnostico, ha ritrovato
la fede leggendo Sant’Agostino. Un uomo di un’intelligenza eccezionale. Un
artista, un poeta che, però, aveva scelto gli studi di agraria per fondare,
anche scientificamente, la sua formazione. Toccato dalla grazia, si è
convertito ed ha vissuto una vita esemplare. La sua vita annovera un avvenimento
misterioso: mentre il figlio sta per morire, è in coma irreversibile, sembra
che Giovanni Scarpitti abbia offerto la sua vita per
suo figlio, ma è un segreto che ha portato con sé nella tomba. Il figlio è
guarito miracolosamente, però una grave malattia ha colpito Scarpitti,
che per 20 anni è rimasto su una sedia a rotelle e sulla sedia a rotelle ha
scritto poi le opere più belle.
D. - Come sonda il mistero del dolore, Giovanni Scarpitti?
R. - Egli approfitta di quello che è il suo stato di salute:
l’opera è stata scritta nel 1942, quando l’umanità era in preda alla Seconda
guerra mondiale. Scarpitti avvertì una voce che lo
ispirava a costruire un tempio, il tempio al dolore di Gesù, della Madonna e
dell’uomo. Ha voluto indagare il mistero di questo dolore in un poema di 45
mila versi, il doppio della Divina Commedia, divisi in
cinque cantiche con un epilogo. La prima cantica analizza le cause del dolore,
il perché del dolore. Lui è convinto che il dolore si vinca solamente con
l’amore e vuole vedere come vincere il dolore. Nella seconda cantica, lo fa con
San Benedetto, ovvero su come il Santo di Norcia abbia vinto se stesso e
superato il dolore, mettendo le basi per una nuova civiltà. Nella terza
cantica, l’autore descrive il superamento del dolore non a livello individuale ma a livello familiare, analizzando quella che è
la vita della Sacra Famiglia. Nella quarta cantica, infine, Scarpitti
analizza il problema del dolore così come lo risolve il cristianesimo,
soprattutto quello predicato da San Paolo. Una quinta cantica la aggiunse per
vedere come si possano superare le traversie e il
dolore, ispirandosi all’unica persona che lo ha veramente superato: Cristo
Gesù.
D. – Davanti allo scandalo del male c’è chi smette di
credere. Come risolve nella sua poesia Scarpitti il
coesistere di Dio e del male?
R. – Si pone il problema e lo risolve ispirandosi a
Sant’Agostino, al pensiero di Sant’Agostino. Scarpitti
dimostra, anche con esempi molto scientifici e partendo dall’esperienza, come
quello che apparentemente sembra male, in fondo sia un bene. Prendiamo ad
esempio il fuoco: se un bimbo vi si accosta si brucia, però il fuoco in sé è un
grande bene. Il mare agitato fa affondare le navi, ma l’agitazione del mare fa
anche sì che sia fonte di vita e non vi siano malattie o altro. Con esempi
presi un po’ da tutte le scienze, Scarpitti dimostra
che il male in fondo ha anche un suo aspetto positivo.
D. – Padre, cosa l’ha colpito personalmente di più di
quest’opera?
R. – Mi ha colpito il fatto che Scarpitti
ne fu segnato profondamente, l’ha vissuta integralmente
nella sua malattia, nella sua sofferenza. Ma la cosa fondamentale che mi ha
colpito è che egli ha ritrovato una contemplazione nella preghiera e il
superamento del suo male. L’opera termina con un epilogo, con una preghiera in
cui l’autore auspica che la pace, la serenità vengano
nel mondo, perché solo accettandolo si può superare e spiegare il problema del
dolore e l’umanità trovare così la serenità. Essa viene
descritta così da Scarpitti in una frase molto bella:
“La vera soluzione al problema del dolore si ha solamente con l’amore: Cristo
Gesù, morendo per noi sulla croce, ha salvato il mondo”.
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“UN
FREMITO D’ALI. LA VITA DI PADRE PIO VISTA DAGLI ANGELI”
E’ IL
TITOLO DEL MUSICAL DEDICATO AL SANTO DI PIETRELCINA
- Con
noi p. Nazario Vasciarelli e Carlo Tedeschi -
E’
dedicato ai giovani e vuole parlare a loro il musical che sarà rappresentato in
anteprima nazionale sabato sera a San Giovanni Rotondo e che si intitola “Un
fremito d’ali. La vita di Padre Pio vista dagli angeli”. Scritto
da Carlo Tedeschi evidenzia in particolare il rapporto che il Santo ha
avuto con il mondo dell’invisibile ed evidenzia gli aspetti più mistici, ma
anche quelli più umani del frate di Pietrelcina.
Tiziana Campisi ha chiesto a padre Nazario Vasciarelli, guardiano del convento di San Giovanni
Rotondo, com’è nata l’idea di far scrivere a Carlo Tedeschi
questo musical:
***********
R. - Tutto nasce dall’aver incontrato Carlo
Tedeschi e la sua produzione “Chiara di Dio”. Ho visto come il musical
riusciva a parlare al mondo dei giovani, come era di immediata comprensione. Io
ho lavorato molto con il mondo giovanile, avendo anche studiato pastorale
giovanile e catechetica. Allora avendo lavorato nel
mondo della pastorale giovanile e della pastorale vocazionale richiedevo: non
sarà possibile tradurre tutto il messaggio forte di Padre Pio in un musical?
D.- Attraverso Padre Pio che cosa vogliono dire i
Cappuccini ai giovani?
R.- I Cappuccini con questo musical vogliono
riqualificarsi, riprendere in mano anche quelle dimensioni legate alla vita e
alla spiritualità di Padre Pio. Quindi una vita consacrata degna di questo nome
e poi un ministero sacerdotale vissuto sull’esperienza di Padre Pio.
All’esterno come Cappuccini vogliamo dire che alla scuola di Francesco è ancora
possibile dire sì, fare delle esperienze forti anche di coinvolgimento
all’interno della fraternità.
D. - Ma che cosa emerge in particolare dal musical “Un
fremito d’ali. La vita di Padre Pio vista dagli angeli”? Ce
lo spiega il regista Carlo Tedeschi:
R. – Ho voluto rappresentare ciò che Padre Pio vedeva, il
mondo invisibile che ruotava intorno a Padre Pio, pensando di fare una cosa
giusta soprattutto per i giovani che hanno bisogno di conoscere la bellezza di
Dio.
D.- Quanto è stato difficile?
R. - Io sono un uomo di fede, credo profondamente in Dio.
Ho un mio rapporto personale, intimo con Lui ogni giorno, ogni momento della
mia vita. Voglio che sia una preghiera continua a Lui. Dunque, quando mi sono
buttato in questa impresa certamente ho avuto momenti di paura, di panico, perché
non è semplice rappresentare la vita di Padre Pio o portare in scena un attore
che lo impersoni, che assomigli a lui e ce lo faccia
ricordare. Chi lo interpreta sono giovanissimi che hanno voglia di parlare ad
altri giovani di se stessi, delle proprie angosce, delle proprie paure come
quelle che ha vissuto Padre Pio prima di essere santo.
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23 maggio 2006
14
ANNI FA L’ITALIA SEGNATA DALLA STRAGE DI STRAGE DI CAPACI, IN SICILIA,
COSTATA
LA VITA AL MAGISTRATO GIOVANNI FALCONE, ALLA MOGLIE E A TRE AGENTI DELLA
SCORTA. MESSAGGIO DEL CAPO DELLO STATO GIORGIO NAPOLITANO:
“LA
LOTTA CONTRO
A
PALERMO MANIFESTAZIONE NELL’AULA BUNKER DEL CARCERE UCCIARDONE
- A cura di Roberta Gisotti -
PALERMO. = L’impegno contro la mafia “deve
instancabilmente proseguire e vedere unite le forze sociali e politiche del
Paese”: l’appello del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano,
in un messaggio inviato oggi in occasione dell’anniversario della strage di
Capaci, costato la vita 14 anni fa al magistrato Giovanni Falcone, alla moglie
e a tre agenti della scorta. Nel messaggio, inviato alla sorella del giudice
Maria Falcone, presidente della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”,
Napolitano ricorda come quell’attentato segnò “il
culmine dell'attacco mafioso contro lo Stato democratico … L’Italia fu
brutalmente colpita nelle persone di uno dei suoi più degni, combattivi e moderni
magistrati, Giovanni Falcone, della sua valorosa consorte e collega Francesca Morvillo, degli agenti Antonio Montinaro, Rocco di Cillo e Vito Schifani dedicatisi alla loro sicurezza. Ma la battaglia e
l’esempio di Giovanni Falcone – sottolinea il capo di Stato - diedero i loro
frutti. L’attacco mafioso alle istituzioni repubblicane fu fermato. L'azione
della Magistratura e delle Forze dell’ordine, nonostante le difficoltà, è
continuata con successo, anche se ad un prezzo ancora elevato di rischi e
sacrifici”. Napolitano evidenzia poi i risultati ottenuti di recente “volti a
contrastare vecchie e nuove forme di penetrazione e aggressione mafiosa” e
chiede l’unità del Paese per rafforzare la lotta a ‘Cosa nostra’.
In memoria del giudice Falcone sono state organizzate varie manifestazioni in
diverse città italiane. A Palermo stamane, nell’Aula
Bunker del carcere Ucciardone - teatro del primo
maxiprocesso a Cosa nostra, istruito proprio da Giovanni Falcone - è stato
proiettato un documentario sulla vita del magistrato, prodotto da Rai
Educational. Presenti alla manifestazione centinaia di studenti di tutte le
scuole italiane, giunti a Palermo a bordo della Nave della Legalità, insieme a
magistrati e politici. Tra questi, l’ex procuratore di Palermo Gian Carlo
Caselli, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, l’aggiunto Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Giovanni Falcone,
Francesca. “Sulla mafia c’è maggiore consapevolezza oggi e c'è una presa di
coscienza più forte. Ma serve più etica”, ha aggiunto Grasso. “Ognuno - ha
osservato - non smetta di fare la sua parte. Solo così sarà possibile centrare
altri obiettivi importanti”. (R.G.)
APERTO
IERI A MEDELLIN IN COLOMBIA IL CONGRESSO LATINOAMERICANO
DELLA
TELEVISIONE CATTOLICA: PRESENTI DELEGATI DI 20 PAESI
BOGOTA’. = Registi, direttori, responsabili e produttori di programmi
televisivi cattolici di più di 20 Paesi dell’America Latina e dei Carabi sono
riuniti a Medellín in Colombia per il Congresso
Latinoamericano della Televisione Cattolica. Il Congresso, che si è aperto ieri e che si concluderà
giovedì prossimo, illustrerà in particolare
la gestione e la sostenibilità di un canale televisivo, nonché la possibilità
di istituire uno spazio comune in America Latina per la distribuzione di prodotti
televisivi cattolici. Il Congresso di Medellín è
un’iniziativa del Dipartimento di Comunicazione del Consiglio episcopale
latinoamericano (CELAM), in vista del Congresso mondiale della Televisione
cattolica che si celebrerà a Madrid, in Spagna, dal 10 al 12 ottobre (A.M.)
SITUAZIONE
GRAVE IN EUROPA PER
DI
INTOLLERANZA ETNICA E RELIGIOSA: ALLARME DEL RAPPRESENTANTE SPECIALE DELL’ONU
PER IL RAZZISMO, DOUDOU DIENE, DURANTE
ORGANIZZATA
A VIENNA, SUL TEMA “RAZZISMO, XENOFOBIA E MEDIA”
VIENNA. = La situazione in Europa è “molto grave”; si sta
registrando una “recrudescenza delle manifestazioni di razzismo e intolleranza
che lo affiancano a vecchie
forme di discriminazione nuove e più complesse azioni di violenza e rigetto”.
Questo l’allarme lanciato dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite per
il razzismo e la discriminazione razziale, Doudou Diene, nel suo intervento alla Conferenza Euromed su
razzismo, xenofobia e media, organizzata a Vienna dalla presidenza di turno
austriaca dell’UE e dalla Commissione europea. Diene
ha in particolare puntato il dito contro due fenomeni che ha definito
“banalizzazione del razzismo”
e “legittimazione intellettuale” di forme di xenofobia ed intolleranza.
Nel primo caso il rappresentante dell’ONU ha ricordato come in più Paesi si stia assistendo, in questi ultimi anni, all’inclusione di
movimenti di estrema destra in maggioranze
politiche di governo. Ciò ha fatto sì, ha sottolineato Diene,
che razzismo ed intolleranza, anche se in forme più blande, siano posizioni
entrate “dentro i programmi di Partiti democratici”. Temi così delicati
diventano così oggetto di retorica politica e si banalizzano. L’altro fenomeno
inquietante, secondo Diene, è emerso soprattutto
durante gli incidenti che hanno sconvolto le periferie parigine. In questo caso autorevoli
esponenti della cultura francese hanno dato una lettura esclusivamente etnica
di quanto avvenuto alimentando il fenomeno della islamofobia.
Alla Conferenza di Vienna sono intervenuti tra gli altri anche il commissario
europeo per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner,
e la direttrice del Centro europeo per il monitoraggio dei fenomeni di razzismo
e xenofobia, Beate
Winkler. Il commissario europeo ha sottolineato il
ruolo che può essere svolto dagli organi di informazione per alimentare il dialogo e la tolleranza
ed ha anche invitato a riflettere sul conflitto esistente tra libertà di
espressione e libertà di religione, “due valori - ha detto - non negoziabili”. Ferrero-Waldner
dopo aver rilevato che “libertà di espressione non significa libertà di insulto”
ha anche ricordato che il 2008 sarà l’Anno europeo del dialogo interculturale.
L’integrazione, ha ricordato ancora il commissario europeo, è comunque una
strada a due sensi: da un lato ci devono essere opportune politiche
ma dall’altro ci deve essere anche la volontà di integrarsi. Winkler dal canto suo ha invitato a riflettere sul fatto
che l’80% degli
europei afferma di non avere problemi a vivere in una società multiculturale e multirazziale, ma contemporaneamente il
50% non vuole che ciò avvenga. Una situazione contraddittoria che, secondo Diene, contiene in sé tutte le implicazioni legate ad un
processo di trasformazione di
un’Europa che sta perdendo la sua vecchia identità per acquisirne
una nuova, multirazziale e multiculturale. Da
registrare infine l’appello, rivolto da Aidan White, segretario generale della Federazione internazionale
dei giornalisti, a tutti i rappresentanti dei media
per “raccogliere la sfida che viene dalla deriva politica verso il razzismo e
la xenofobia”. (R.G.)
UN
CONCERTO ECUMENICO PER RACCOGLIERE FONDI PER LA RICOSTRUZIONE
DI UNA
SCUOLA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO:
INIZIATIVA
DELL’OPERA DI PROMOZIONE DELL’ALFABETIZZAZIONE
NEL
MONDO, IN PROGRAMMA DOMENICA 28 MAGGIO
NELLA
CHIESA VALDESE ROMANA DI PIAZZA CAVOUR
- A
cura di Alessandro Gisotti -
ROMA.= Unire musica e solidarietà: è l’obiettivo di
un’iniziativa promossa dall’OPAM, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione
nel Mondo, fondata nel 1972 da mons. Carlo Muratore. Domenica 28 maggio, nella
Chiesa valdese romana di piazza Cavour, a partire
dalle ore 18.30, si svolgerà un concerto ecumenico di beneficenza per
finanziare la costruzione di due nuove aule della scuola di Kagenge,
villaggio nella regione congolese del Sud Kivu. La
zona, dove si trova la scuola, è una delle più povere della diocesi di Bukavu. La maggior parte degli abitanti sono donne e
bambini, perché gli uomini sono fuggiti o rimasti vittime
delle guerre che hanno seminato morte e distruzione nella Regione africana dei
Grandi Laghi. Fondata nel 1932, la scuola di Kagenge
è sostenuta dalla parrocchia di Kabare. Al momento,
ha 10 classi ed accoglie circa 580 bambini. Lo stato di degrado della scuola è
sotto gli occhi di tutti, ma le famiglie, impoverite, non hanno i mezzi per
porre rimedio. Ad aggravare la situazione anche una recente scossa di
terremoto, che ha distrutto due delle aule scolastiche. Ora i piccoli allievi
sono costretti a fare lezione all’aperto o nella cappella del villaggio. Padre Adrien Cishugi, parroco di Kabare, sacerdote impegnato su diversi fronti per soccorrere
la gente della sua terra ha, perciò, chiesto all’OPAM di aiutarlo a trovare i
fondi per ricostruire le due aule della scuola. Ad animare il concerto di
beneficenza saranno il Coro della Chiesa Ortodossa Russa di San Nicola in Roma,
il Coro ebraico “Ha-Kol”, il coro cattolico della Schola Cantorum
“Lorenzo Grasso” e il coro della Chiesa valdese di piazza
Cavour. Maggiori informazioni sul concerto e sul progetto di ricostruzione
della scuola, telefonando alla sede dell’OPAM: 06/3203317/318/320.
E’
STATA PUBBLICATA IN SVIZZERA UNA GUIDA PER IL RICONOSCIMENTO SOCIALE
DEL
VOLONTARIATO A CURA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CATTOLICA
E
DALLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE PROTESTANTI
BERNA. =
COMPIE
100 ANNI “
IL PIU’ ANTICO PERIODICO CATTOLICO COREANO
SEOUL. = Il più antico
periodico cattolico coreano celebra quest’anno i suoi 100 anni di
pubblicazioni. Si tratta del “Kyeonghyang Magazine”
(“
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23 maggio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco e Valentina Corsaletti -
La definizione dei confini israelo palestinesi, i piani per sgomberare gli
insediamenti ebraici nei Territori e la questione nucleare iraniana. Sono i
principali temi al centro dell’atteso incontro, previsto nel pomeriggio a
Washington, tra il premier israeliano, Ehud Olmert, e il presidente statunitense, George Bush. Nei Territori palestinesi, intanto, il premier Ismail Haniyeh
ha detto che Hamas è pronta ad offrire un “lungo cessate il fuoco” se Israele
si ritirerà fino ai confini del 1967. Sul terreno, si deve registrare inoltre un’importante
operazione condotta a Ramallah da unità speciali
israeliane. L’incursione ha portato all’arresto del presunto capo del braccio
armato di Hamas in Cisgiordania, Ibrahim Hamed.
In Iraq: l’esplosione di
un’autobomba contro una pattuglia della polizia ha provocato, a Baghdad, la
morte di almeno 5 persone. A nord della capitale, un gruppo di uomini armati ha
ucciso, inoltre, tre operai iracheni. Sul versante politico, intanto, il neo
premier Al Maliki, durante l’incontro di ieri con il
primo ministro britannico Tony Blair, ha dichiarato
che le forze militari straniere cominceranno a lasciare il Paese arabo a
partire dal mese prossimo.
In Afghanistan,
un medico, due infermieri e un autista di una organizzazione
umanitaria afghana sono rimasti uccisi ieri, a sud
ovest di Kabul, per l’esplosione di
una bomba al passaggio della loro auto. Sempre ieri, ribelli taleban hanno attaccato,
inoltre, un convoglio governativo nel sud del Paese uccidendo tre poliziotti. Secondo fonti locali, sono circa 300 i talebani, i civili ed
i militari del contingente internazionale che hanno perso la vita in Afghanistan
a partire da mercoledì scorso, quando è iniziato la nuova offensiva della guerriglia.
Gli attentatori kamikaze che lo
scorso 24 aprile hanno provocato a Dahab, nel Sinai,
la morte di 23 persone, sono stati addestrati da militanti palestinesi nella
Striscia di Gaza. E’ quanto sostiene il ministero degli
Interni egiziano.
Drammatica collisione in volo tra
un aereo militare turco ed uno greco. Nella zona della sciagura, l’isola greca
di Karpathos, sono in corso
ricerche per trovare il pilota greco. Al momento, si ignora la sua
sorte. Un comunicato delle forze armate di Ankara afferma, invece, che il
pilota turco è salvo. Secondo fonti giornalistiche greche,
la collisione è avvenuta dopo la violazione, da parte del caccia turco, dello
spazio aereo greco. Secondo la Turchia, invece, il velivolo turco non era nella
zona greca.
Maggiore
attenzione alla difficile situazione in Iran: questo l’invito rivolto dal cancelliere
tedesco, Angela Merkel, al presidente cinese, Hi Jintao, e al primo ministro, Wen Jiabao, durante il suo viaggio in Cina. Durante la visita,
che si conclude oggi, è stato anche affrontato il tema della censura su
Internet e la delicata questione della tutela dei diritti umani.
Rinviare i colloqui sul nucleare nordcoreano.
E’ l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, che questa mattina ha tenuto un discorso con
alcuni studenti di un’università di Pechino. Bisogna raddoppiare gli sforzi per
evitare che l’attuale stallo continui, ha sottolineato il segretario generale
dell’ONU. Annan ha anche toccato il tema dei diritti
umani definendoli “una cruciale serie di norme che devono essere rispettate”.
E’ ufficiale la vittoria del ‘si’
nel referendum di domenica scorsa sull’indipendenza del Montenegro dalla
Serbia. Dopo il riconteggio delle schede in alcuni
seggi in seguito a contestazioni dell’opposizione, è stato confermato il
superamento della soglia del 55 per cento e, dunque, la secessione dalla
Serbia. Hanno votato ‘si’ il 55,5 per cento dei votanti.
Rispetto all’esito dello scrutinio precedente, si è registrato un incremento
dello 0,1 per cento. L’affluenza è stata alta: si sono recati alle urne oltre
l’86 per cento dei circa 485 mila aventi diritto. Entro due settimane, il
Parlamento montenegrino dovrà proclamare l’indipen-denza. Il risultato della
consultazione conferma, comunque, la netta contrapposizione nel Montenegro tra
unionisti e indipendentisti. Ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza, il professor Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Univer-sità Tor Vergata:
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R. – Nel Montenegro, la maggior parte degli unionisti,
come vengono oggi definiti, cioè quelli che sono
filo-governo di Belgrado, sono nella parte Nord del territorio; gli indipendentisti
sono tutti sulla costa che controllano completamente. La maggioranza, cioè, si
trova a Podgorica, che è la capitale del Montenegro.
Questa collocazione, non troppo mescolata, non aiuta, rende ancora più evidente
un certo scontro-confronto tra le due comunità principali o – possiamo anche
dirlo – tra le due volontà principali. Perché non esistono solamente
‘montenegrini’ e ‘serbi’: io so di montenegrini che sono assolutamente pro
governo di Belgrado. Però, c’è questa ripartizione: quelli che sono
geograficamente più vicini alla Serbia sono filo-Belgrado;
Pod-gorica e il resto della costa, no.
D. – Tra le conseguenze di questo referendum, c’è il fatto
che la Serbia non avrà più un accesso al mare. E’ un dato importante?
R. – E’ molto importante, perché da un punto di vista
simbolico per Belgrado questo complica moltissimo la situazione per una
questione geografica - sicuramente – e per una questione di confronto. Sarà logisticamente difficile avere accesso al mare, sarà
difficile andare a negoziare altre situazioni politiche nel resto dei Balcani, per i serbi.
D. – In tutto ciò, lo sguardo cade sul Kosovo.
In che modo può entrarci, il Kosovo?
R. – Questo è l’elemento meno chiaro cui facevo
riferimento. Cioè: la questione kosovara non è
assolutamente definita, in questo momento. Molti pensano che non essendoci più conflitto, sia risolta. Non è così. Esiste una situazione kosovara, esiste una negoziazione in corso, esiste una
situazione da risolvere. Il fatto di perdere eventualmente il Montenegro
potrebbe dare adito anche a richieste dei kosovari,
dicendo: “Guardate, come il Montenegro ha preferito andarsene, anche noi
vogliamo andarcene, vogliamo essere una provincia kosovara
indipendente”. Solo che lì la comunità serba è molto importante, anche se ormai
si è ridotta di parecchio. Quindi, resta questa grande difficoltà della
gestione della questione kosovara: rischiano, i serbi
di Belgrado, di perdere anche il potere negoziale sulla questione kosovara, perdendo anche il Montenegro.
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In Italia, si è tenuto stamani alla Camera il dibattito
sulle dichiarazioni programmatiche del governo. La replica del presidente del
Consiglio incaricato, Romano Prodi, è fissata per le 16.30. Seguiranno le
dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo e il voto finale, alle 20. Si
tratta del voto alla Camera che segue quello già avvenuto al Senato.
In Etiopia, l’Alta corte
federale di Addis Abeba ha rinviato al prossimo 23 gennaio la sentenza del
processo per genocidio a carico dell’ex dittatore etiope, Mengistu
Hailemariam, e di altri gerarchi del deposto regime,
al potere dal 1974 al 1991. L’ex leader, accusato di atrocità contro la
popolazione civile, è fuggito nello Zimbabwe nel 1991 dopo essere rimasto al
potere 17 anni.
In Costa d’Avorio
procede la fase di disarmo delle truppe ribelli, contenuta nel processo di pace
avviato nel Paese. Ieri si sono riuniti i principali capi militari delle Forze
Nuove per stabilire il prossimo ritiro dei propri militanti.
In Colombia, dieci ufficiali di polizia e un civile sono
rimasti uccisi dai colpi di arma da fuoco sparati da soldati. Secondo quanto
riportato ieri dal ministro della Difesa, le truppe avrebbero confuso i
poliziotti, impegnati in un’operazione anti-droga, per narco-trafficanti,
uccidendoli per errore.
Allarme maltempo negli Stati Uniti: i meteorologi del
Centro nazionale americano degli uragani hanno stimato che entro i mesi a
venire almeno 10 cicloni potrebbero formarsi nell’Atlantico.
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