RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 143 - Testo della trasmissione di martedì 23 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Volgere lo sguardo alla Croce ci aiuta a divenire più attenti alla sofferenza degli altri: così Benedetto XVI nella lettera al preposito generale della Compagnia di Gesù padre Peter-Hans Kolvenbach

 

Sempre stamane, in udienza dal Papa il premier bulgaro Stanishev

 

Grande attesa in Polonia per la visita del Papa, che inizierà fra due giorni. Con noi oggi, il presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Józef Michalik

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Europa lieve incremento degli indici di Borsa, dopo il tracollo di ieri: ai nostri microfoni Mario Deaglio

 

 “Il mistero del dolore”: l’ampia opera in versi di Giovanni Scarpitti, presentata a Roma nel chiostro del Sacro Cuore di Trinità dei Monti. Ce ne parla padre Salvatore Discepolo

 

        “Un fremito d’ali. La vita di Padre Pio vista dagli Angeli” : è il titolo del musical dedicato al Santo di Pietrelcina.  Con noi p. Nazario Vasciarelli e Carlo Tedeschi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

14 anni fa, l’Italia segnata dalla strage di Capaci, in Sicilia, costata la vita al magistrato Giovanni Falcone, alla moglie e a tre agenti della scorta: il messaggio del capo dello Stato

 

Situazione grave in Europa per la recrudescenza di atteggiamenti di intolleranza etnica e religiosa

 

Un concerto ecumenico per raccogliere fondi per la ricostruzione di una scuola nella Repubblica democratica del Congo: l’iniziativa dell’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo

 

Aperto ieri a Medellín in Colombia il Congresso latinoamericano della televisione cattolica: presenti delegati di 20 Paesi

 

Pubblicata in Svizzera una guida per il riconoscimento sociale del volontariato a cura della Conferenza episcopale cattolica e della Federazione delle Chiese protestanti

 

Compie 100 anni “La capitale e la nazione”, il più antico periodico cattolico coreano

 

24 ORE NEL MONDO:

Ufficiale l’indipendenza del Montenegro dalla Serbia, dopo il riconteggio delle schede contestate

 

Nel pomeriggio, a Washington, l’atteso incontro tra il premier israeliano Olmert e il presidente americano Bush

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 maggio 2006

 

VOLGERE LO SGUARDO ALLA CROCE DEL NOSTRO REDENTORE CI AIUTA A DIVENIRE

PIU’ ATTENTI ALLA SOFFERENZA DEGLI ALTRI: COSI’ BENEDETTO XVI IN UNA LETTERA

AL PREPOSITO GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ

PADRE PETER-HANS KOLVENBACH,

IN OCCASIONE DEL 50.MO ANNIVERSARIO DELL’ENCICLICA DI PIO XII,

HAURIETIS AQUAS

 

All’origine dell’essere cristiani c’è l’incontro con una Persona”, ed è “nella relazione con Cristo che possiamo riconoscere chi è veramente Dio”: è quanto sottolinea Benedetto XVI in una lettera al Preposito generale della Compagnia di Gesù padre Peter-Hans Kolvenbach, in occasione del 50.mo anniversario dell’Enci-clica di Pio XII, Haurietis aquas, con la quale si promuoveva il culto al Cuore di Gesù. Il Papa sottolinea come la Compagnia di Gesù sia sempre stata molto attiva nella promozione di questa fondamentale devozione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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E’ soprattutto guardando alla sofferenza di Cristo “e alla sua morte che possiamo riconoscere in maniera sempre più chiara l’amore senza limiti che Dio ha per noi”. E’ uno dei passaggi forti della lettera di Benedetto XVI a padre Kolvenbach, tutta incentrata sul mistero dell’amore di Dio. Soffermandosi sul culto e la devozione al Cuore di Gesù, il Papa ribadisce che è possibile essere cristiani “soltanto con lo sguardo rivolto alla Croce del nostro Redentore”. Il Pontefice esorta i fedeli a “sperimentare l’amore di Dio volgendo lo sguardo al Cuore di Gesù Cristo”. Scrive dunque che “il culto dell’amore di Dio” al centro dell'Enciclica Haurietis aquas “deve aiutarci a ricordare incessantemente che Egli ha preso su di sé questa sofferenza volontariamente ‘per noi’,per me’”. Quando pratichiamo questo culto, avverte il Papa, “non solo riconosciamo con gratitudine l’amore di Dio, ma continuiamo ad aprirci a tale amore in modo che la nostra vita ne sia sempre più modellata”.

 

Il “mistero dell’amore di Dio”, rammenta il Papa “non costituisce soltanto il contenuto del culto e della devozione al Cuore di Gesù”, ma “il contenuto di ogni vera spiritualità e devozione cristiana”. Questo amore va però vissuto e testimoniato. “Chi accetta l’amore di Dio interiormente – rileva il Papa – è da esso plasmato”. L’amore di Dio, una volta sperimentato, “viene vissuto dall’uomo come una ‘chiamata’ alla quale egli deve rispondere”. Proprio lo sguardo rivolto al Signore che “ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”, scrive il Papa, “ci aiuta a divenire più attenti alla sofferenza ed al bisogno degli altri”. La contemplazione adorante del costato trafitto “ci rende capaci di affidarci al suo amore salvifico e misericordioso e al tempo stesso ci rafforza nel desiderio di partecipare alla sua opera di salvezza diventando suoi strumenti”.

 

D’altro canto, Benedetto XVI ribadisce che “l’esperienza dell’amore attinta dal culto del costato trafitto del Redentore ci tutela dal rischio del ripiegamento su noi stessi e ci rende più disponibili ad una vita per gli altri”. Ed evidenzia che “la risposta al comandamento dell’amore è resa possibile soltanto dall’esperienza che questo amore ci è già stato donato prima da Dio”. Il culto dell’amore “che si rende visibile nel mistero della Croce, ripresentato in ogni Celebrazione eucaristica”, conclude il Papa, costituisce “il fondamento perché noi possiamo divenire persone capaci di amare e di donarsi divenendo strumento nelle mani di Cristo: solo così si può essere  annunciatori credibili del suo amore”.

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BENEDETTO XVI HA RICEVUTO IN UDIENZA IL PREMIER BULGARO, STANISHEV

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Una nazione che ambisce all’ingresso nell’Unione Europea e che, insieme con la Romania, sta lavorando per portare nelle strutture comunitarie un'altra “fetta” dell’ex blocco sovietico entro il primo gennaio 2007 o entro il 2008. E’ questa la situazione attuale della Bulgaria, Paese a maggioranza ortodossa, che questa mattina ha visto il 40.enne primo ministro, Sergej Stanishev, accolto in udienza da Benedetto XVI. Il colloquio è durato una ventina di minuti, al termine dei quali, informano le agenzie, il premier ha presentato al Papa la folta delegazione bulgara, presente a Roma in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio. Al Pontefice è stata donata un’icona raffigurante Sant'Ignazio e un bassorilievo di metallo sbalzato.

 

La scorsa settimana, ricevendo in Vaticano il nuovo ambasciatore bulgaro, Bozhilov, per la presentazione delle Lettere credenziali, Benedetto XVI aveva incoraggiato la Bulgaria a custodire le sue antiche radici cristiane, con l’auspicio di giocare “un ruolo importante” per contribuire a ridare al Vecchio continente “lo slancio spirituale troppo sovente mancato”.

 

La comunità cattolica bulgara ricorda sempre con affetto la visita apostolica di Giovanni Paolo II, nel maggio di quattro anni fa, che vide, tra l’altro, a Plovdiv la Beatificazione di tre martiri della Chiesa locale. Oggi, il panorama ecclesiale della Bulgaria - che vede la compresenza del rito latino e di quello bizantino-slavo – è composto, secondo i dati dell’ultimo Annuario Statistico della Chiesa (2003), da circa 74 mila cattolici su un totale di circa 8 milioni di abitanti (meno dell’1% della popolazione totale). Gli ortodossi rappresentano circa il 37% degli abitanti totali, i musulmani il 12%. I vescovi sono 5, mentre 56 sono le parrocchie, rette da 18 parroci diocesani e 37 religiosi. Le religiose sono circa 90 e 65 i catechisti.

 

 

 

NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Antequera-Oaxaca (Messico) il sacerdote Oscar Campos Contreras, vicario per la Pastorale della Diocesi di Tuxtla Gutierrez e parroco di “San José”, assegnandogli la sede titolare vescovile di Summa.

 

Il sacerdote, nato a Guadalajara, Jalisco, il 18 settembre 1947, è anche assistente diocesano di pastorale sociale e membro della Commissione diocesana per la Formazione del Clero e del Consiglio Presbiterale.

 

 

GRANDE ATTESA IN POLONIA PER LA VISITA DEL PAPA, CHE INIZIERÀ FRA DUE GIORNI.

CON NOI OGGI, IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE POLACCA,

MONS. JÓZEF MICHALIK

 

C’è grande attesa in Polonia per la visita del Papa che inizierà fra due giorni, giovedì 25 maggio. Si tratta in qualche modo del primo viaggio internazionale di Benedetto XVI, considerando il fatto che la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, l’anno scorso, era già stata programmata da Giovanni Paolo II.  E questa visita vuole essere proprio  un omaggio all’amato predecessore. Benedetto XVI inizierà il viaggio apostolico da Varsavia toccando tutti i luoghi cari a Papa Woj-tyla: la sua città natale Wadowice, Cracovia, città dei suoi studi di seminarista clandestino e poi sua arcidiocesi da cardinale. Benedetto XVI si recherà nei Santuari mariani di Jasna Gora e Kalwaria e in quello dedicato alla Divina Misericordia, cuori spirituali della Polonia.

 

Ultima tappa, domenica 28 maggio, sarà il campo di sterminio nazista di Auschwitz che Giovanni Paolo II visitò nel 1979, durante la prima delle sue otto visite in Polonia. Oggi ci soffermiamo proprio su questo evento, già definito storico: per la prima volta un Papa tedesco rende omaggio alle vittime dell’Olocausto in un lager nazista. Il servizio del nostro inviato in Polonia, Sergio Centofanti:

 

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Ich neige mein Haupt vor all denen, die diese Manifestation des mysterium iniquitatis…“

 

“Chino il capo davanti a tutti coloro che hanno sperimentato questa manifestazione del mysterium iniquitatis”.

 

Benedetto XVI ha fatto sue, nella Sinagoga di Colonia l’anno scorso, le parole di Giovanni Paolo II. Il 28 maggio, nel pomeriggio, Benedetto XVI si fermerà davanti alla porta del campo di Auschwitz. Varcherà a piedi l’ingresso: lo attendono alcuni ex prigionieri sopravvissuti allo sterminio. Poi la sosta davanti al Muro della morte, dove sono stati fucilati migliaia di detenuti. Subito dopo è la volta del Blocco 11: il Papa entra nella cella dove fu ucciso San Massimiliano Kolbe, il religioso francescano che aveva preso il posto di un padre di famiglia nel bunker della fame. Rimase per due settimane senza acqua e senza cibo incoraggiando tutti gli altri condannati  cantando inni alla Madre di Dio. I nazisti lo dovettero uccidere con una iniezione di acido fenico. Era il 14 agosto del 1941. “Solo l’amore crea”, diceva padre Kolbe.

 

Il Papa visiterà quindi il Centro di dialogo e preghiera, un’istituzione cattolica sorta vicina al campo con la collaborazione di alcune associazioni ebraiche. Poi si trasferirà al campo di Birkenau, il cosiddetto Auschwitz 2, a tre km di distanza, dove i nazisti assassinarono la maggior parte dei prigionieri. Benedetto XVI sosterà davanti al Monumento Internazionale dove ci sono le 22 lapidi che in varie lingue ricordano le vittime di Auschwitz-Birkenau. Qui forse uno dei momenti  più intensi del viaggio: il Papa lancerà un’invocazione di pace in lingua tedesca. Il discorso sarà pronunciato invece in italiano.

 

Benedetto XVI più volte nel suo primo anno di pontificato ha parlato della Shoà: “Nel tempo più buio della storia tedesca ed europea – ha detto – una folle ideologia razzista di matrice neopagana fu all’origine del tentativo … di sterminare l’ebraismo europeo:

 

“Si tratta di atroci crimini che mostrano tutto il male che racchiudeva  in sé l’ideologia nazista … la rievocazione  di simili aberrazioni non può non ravvivare in ogni persona di retto sentire l’impegno a fare quanto è in suo potere perché mai più abbiano a ripetersi vicende di così inumana barbarie”.

 

“Col trascorrere del tempo – ha sottolineato il Papa – i ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi lezione severa per la nostra e per le future generazioni”:

 

“Come non leggere alla luce di un provvidenziale disegno divino il fatto che sulla cattedra di Pietro, ad un Pontefice polacco sia succeduto un cittadino di quella terra, la Germania, dove il regime nazista poté affermarsi con grande virulenza, attaccando poi le nazioni vicine, tra le quali in particolare la Polonia?  Entrambi questi Papi in gioventù – seppure su fronti avversi e in situazioni differenti – hanno dovuto conoscere la barbarie della seconda guerra mondiale e dell’insensata violenza di uomini contro altri uomini, di popoli contro altri popoli”.

 

Il Papa ricorda la lettera di riconciliazione che nel 1965  i vescovi polacchi consegnarono ai vescovi tedeschi, in cui era scritto: “Perdoniamo e chiediamo perdono”.

 

 “Perdonare – ricordava ancora l’amato Giovanni Paolo II – non significa dimenticare, ed aggiungeva che ‘se la memoria è legge della storia, il perdono è potenza di Dio, potenza di Cristo che agisce nelle vicende degli uomini’ “.

 

Dalla Polonia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.

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Ma con quale spirito la Polonia attende l’arrivo di Benedetto XVI? Roberta Moretti lo ha chiesto al presidente della Conferenza episcopale polacca e arcivescovo di Przemyśl dei Latini, mons. Józef Michalik:

 

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R. – E’ una gioia constatare che questo Papa mostra interesse verso il Paese dal quale è venuto il suo predecessore, ma anche verso un Paese che ha accolto questa elezione con grande gioia, vedendo un uomo che era talmente legato in fedeltà alla Chiesa, alla dottrina che ci nutre tutti. Il Santo Padre viene per confermare la fede, per dire che tutto quello che ha insegnato Giovanni Paolo II continua ad avere valore oggi. Ecco perché ci aspettiamo che questa visita abbia un significato non solo per oggi, ma piuttosto per domani …

 

D. – Come vive la gente, i polacchi, l’attesa dell’arrivo del Papa?

 

R. – I polacchi sono interessati; da parte dei mass media c’è tanta apertura, ma l’interesse è vivo anche nella gente. Le previsioni per la stampa dei biglietti d’ingresso oltrepassa le aspettative. Mi sembra che non saranno meno di quanti venivano ad accogliere, a salutare e a pregare insieme a Papa Giovanni Paolo II. E questo dimostra un interesse non solo per il Pontefice: mostra un interesse a stare insieme, a pregare, un interesse per la Chiesa.

 

D. – Quali sono le sfide principali della Chiesa in Polonia?

 

R. – La fedeltà allo Spirito Santo, alla tradizione viva, alla Parola del Signore; ma anche la fedeltà all’uomo, nelle circostanze odierne. La sfida è mostrare che il Signore è presente, che la fede ha ancora qualcosa da dire per ispirare, per motivare la gente ad una vita più profonda, più umana. Questi sono i principi che cerchiamo di tradurre nella pastorale, perché la gente possa essere credente, praticante, possa crescere nella fede in mezzo a pur tante difficoltà che caratterizzano questi tempi. Altre sfide sono la mancanza di lavoro, l’emigrazione, come mantenere la fede e come mantenere l’unità della famiglia e devono andare altrove …

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq: nuovi fondi dalla Commissione europea per sostenere l’opera di ricostruzione.

 

Servizio vaticano – L’omelia del cardinale Angelo Sodano nella concelebrazione eucaristica per la dedicazione della nuova cattedrale di San Giuseppe a Sofia, in Bulgaria.

 

Servizio estero - Nucleare: gli Emirati Arabi e l’Oman auspicano un dialogo con Teheran. Il Pentagono studia la possibilità di uno scudo antimissile in Europa.

 

Servizio culturale - Un articolo d Matthew Fforde dal titolo “Winston Churchill giornalista e scrittore”: un aspetto poco conosciuto dello statista inglese.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Felice Accrocca dal titolo “Medioevo latino. La cultura dell’Europa cristiana”: un volume di Claudio Leonardi arricchisce il dibattito storiografico.  

 

Servizio italiano - Aborto. RU486: solo un’arma in più per uccidere la vita. Il Ministro Turco rilancia la sperimentazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 maggio 2006

 

 

IN EUROPA LIEVE INCREMENTO DEGLI INDICI DI BORSA, DOPO IL TRACOLLO DI IERI

- Intervista con l’economista Mario Deaglio -

 

In Europa l’andamento della borsa torna ad essere positivo: le principali piazze hanno fatto registrare, stamani, un lieve miglioramento dopo il tracollo di ieri e la giornata nera di mercoledì scorso. I listini hanno perso, complessivamente, circa 220 miliardi di euro. A provocare il collasso, è stata la caduta dei prezzi di alcune materie prime, in particolare l’oro e il rame. Ma come valutare il leggero rialzo di oggi dopo il netto calo di ieri? Fausta Speranza lo ha chiesto all’economista Mario Deaglio:

 

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R. - L’andamento non può considerarsi diverso da quello di ieri. E’ normale, quando succedono delle forti cadute di Borsa, che il giorno successivo alla caduta la Borsa recuperi all’incirca un terzo della caduta stessa. E’ un effetto di rimbalzo, perchè i mercati si accorgono di quello che è successo: molti operatori ritengono che il prezzo sia diventato conveniente e ricomprano.

 

D. – Allora perchè questo lunedì così nero e soprattutto che cosa significa e quali conseguenze potrà avere?

 

R. – In realtà questo lunedì nero ha concentrato su di sé una serie di indizi negativi che si stavano accumulando da molto tempo. Come un temporale che ha molti segni premonitori e poi scoppia d’improvviso, non sappiamo bene se scoppierà adesso o scoppierà tra mezz’ora, però ad un certo punto questa tensione accumulata deve scendere. Qual è la tensione accumulata? All’origine di tutto c’è un’economia americana scompensata, che si immagina che debba frenare e si teme che la sua frenata porti con sé la frenata di tutto il mondo. Questo scompenso dell’economia americana si è cercato di curarlo, ma fino adesso le cure non sono riuscite. Il caro petrolio ha fatto salire l’inflazione negli Stati Uniti dove c’è un diffuso pessimismo. Su questo fattore economico si sono poi innescati dei fattori di tipo politico. La situazione in Iraq non evolve bene. Quindi, questo significa una debolezza in area americana. Ci sono poi i segnali di terrorismo, anche solo di tensioni locali, che finiscono su mercati importanti:  si veda la Nigeria con i suoi problemi interni che si riflettono sul mercato del petrolio. Queste cose si stavano accumulando da un paio di mesi circa, poi d’improvviso le Borse se ne sono accorte e hanno concentrato la caduta in un tempo limitato, anche se bisogna ricordare che già la settimana scorsa c’erano stati dei cedimenti. Si deve aggiungere, poi, il fattore puramente speculativo.

 

D. – In definitiva, professore, che cosa aspettarsi o temere per il futuro?

 

R. – Questa è una domanda alla quale è difficilissimo dare una risposta chiara. Che cosa temere? Che la Banca Centrale Americana non riesca a recuperare il controllo della situazione. Se questo dovesse succedere, un’accentuata debolezza americana sicuramente frenerebbe lo sviluppo di mezzo mondo. L’Europa potrebbe forse tirarsene fuori, accentrando i suoi legami con l’Asia e con la Cina, ma il turbamento dei mercati sarebbe sicuramente grande. D’altra parte, potrebbe succedere invece che gli Stati Uniti ce la facciano, che questa situazione di inflazione non si materializzi poi in un grande aumento dei prezzi e che l’economia americana, magari un po’ meno dell’anno prima, continui ad andare avanti. Se questa seconda ipotesi si verificasse, non penso ci sarebbero grandi rialzi. Ma la situazione potrebbe stabilizzarsi fino all’inizio dell’autunno sui livelli attuali.

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“IL MISTERO DEL DOLORE”, OPERA IN VERSI IN QUATTRO VOLUMI

DI GIOVANNI SCARPITTI, PRESENTATA A ROMA NELLA CORNICE

DEL CHIOSTRO DEL SACRO CUORE DI TRINITA’ DEI MONTI

- Intervista con padre Salvatore Discepolo -

 

          Dopo circa 50 anni ed un’attenta lettura filologica, è stata pubblicata l’opera di Giovanni Scarpitti (1886-1967), scienziato e poeta, docente universitario, fondatore di fiorenti istituti, letterato, biblista, filosofo e teologo ed altro ancora. Una personalità poliedrica e di spicco, che ancora oggi affascina e conquista. “Il mistero del dolore” è un’opera etico-religiosa, che parte dagli esordi della nostra civiltà e giunge ai tempi moderni, offrendo una risposta su uno degli aspetti più intimi della vita umana. L’opera, in quattro volumi, è stata presentata a Roma nella splendida cornice del Chiostro del Sacro Cuore di Trinità dei Monti a Roma. Tra i relatori, c’era il padre gesuita, Salvatore Discepolo. Giovanni Peduto gli ha chiesto un ritratto di Giovanni Scarpitti:

 

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R. – Un genio poliedrico che, da agnostico, ha ritrovato la fede leggendo Sant’Agostino. Un uomo di un’intelligenza eccezionale. Un artista, un poeta che, però, aveva scelto gli studi di agraria per fondare, anche scientificamente, la sua formazione. Toccato dalla grazia, si è convertito ed ha vissuto una vita esemplare. La sua vita annovera un avvenimento misterioso: mentre il figlio sta per morire, è in coma irreversibile, sembra che Giovanni Scarpitti abbia offerto la sua vita per suo figlio, ma è un segreto che ha portato con sé nella tomba. Il figlio è guarito miracolosamente, però una grave malattia ha colpito Scarpitti, che per 20 anni è rimasto su una sedia a rotelle e sulla sedia a rotelle ha scritto poi le opere più belle.

 

D. - Come sonda il mistero del dolore, Giovanni Scarpitti?

 

R. - Egli approfitta di quello che è il suo stato di salute: l’opera è stata scritta nel 1942, quando l’umanità era in preda alla Seconda guerra mondiale. Scarpitti avvertì una voce che lo ispirava a costruire un tempio, il tempio al dolore di Gesù, della Madonna e dell’uomo. Ha voluto indagare il mistero di questo dolore in un poema di 45 mila versi, il doppio della Divina Commedia, divisi in cinque cantiche con un epilogo. La prima cantica analizza le cause del dolore, il perché del dolore. Lui è convinto che il dolore si vinca solamente con l’amore e vuole vedere come vincere il dolore. Nella seconda cantica, lo fa con San Benedetto, ovvero su come il Santo di Norcia abbia vinto se stesso e superato il dolore, mettendo le basi per una nuova civiltà. Nella terza cantica, l’autore descrive il superamento del dolore non a livello individuale ma a livello familiare, analizzando quella che è la vita della Sacra Famiglia. Nella quarta cantica, infine, Scarpitti analizza il problema del dolore così come lo risolve il cristianesimo, soprattutto quello predicato da San Paolo. Una quinta cantica la aggiunse per vedere come si possano superare le traversie e il dolore, ispirandosi all’unica persona che lo ha veramente superato: Cristo Gesù.

 

D. – Davanti allo scandalo del male c’è chi smette di credere. Come risolve nella sua poesia Scarpitti il coesistere di Dio e del male?

 

R. – Si pone il problema e lo risolve ispirandosi a Sant’Agostino, al pensiero di Sant’Agostino. Scarpitti dimostra, anche con esempi molto scientifici e partendo dall’esperienza, come quello che apparentemente sembra male, in fondo sia un bene. Prendiamo ad esempio il fuoco: se un bimbo vi si accosta si brucia, però il fuoco in sé è un grande bene. Il mare agitato fa affondare le navi, ma l’agitazione del mare fa anche sì che sia fonte di vita e non vi siano malattie o altro. Con esempi presi un po’ da tutte le scienze, Scarpitti dimostra che il male in fondo ha anche un suo aspetto positivo.

 

D. – Padre, cosa l’ha colpito personalmente di più di quest’opera?

 

R. – Mi ha colpito il fatto che Scarpitti ne fu segnato profondamente, l’ha vissuta integralmente nella sua malattia, nella sua sofferenza. Ma la cosa fondamentale che mi ha colpito è che egli ha ritrovato una contemplazione nella preghiera e il superamento del suo male. L’opera termina con un epilogo, con una preghiera in cui l’autore auspica che la pace, la serenità vengano nel mondo, perché solo accettandolo si può superare e spiegare il problema del dolore e l’umanità trovare così la serenità. Essa viene descritta così da Scarpitti in una frase molto bella: “La vera soluzione al problema del dolore si ha solamente con l’amore: Cristo Gesù, morendo per noi sulla croce, ha salvato il mondo”.

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“UN FREMITO D’ALI. LA VITA DI PADRE PIO VISTA DAGLI ANGELI”

E’ IL TITOLO DEL MUSICAL DEDICATO AL SANTO DI PIETRELCINA

- Con noi p. Nazario Vasciarelli e Carlo Tedeschi -

 

E’ dedicato ai giovani e vuole parlare a loro  il musical che sarà rappresentato in anteprima nazionale sabato sera a San Giovanni Rotondo e che si intitola “Un fremito d’ali. La vita di Padre Pio vista dagli angeli”. Scritto da Carlo Tedeschi evidenzia in particolare il rapporto che il Santo ha avuto con il mondo dell’invisibile ed evidenzia gli aspetti più mistici, ma anche quelli più umani del frate di Pietrelcina. Tiziana Campisi ha chiesto a padre Nazario Vasciarelli, guardiano del convento di San Giovanni Rotondo, com’è nata l’idea di far scrivere a Carlo Tedeschi questo musical:  

 

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R. - Tutto nasce dall’aver incontrato Carlo Tedeschi e la sua produzione “Chiara di Dio”. Ho visto come il musical riusciva a parlare al mondo dei giovani, come era di immediata comprensione. Io ho lavorato molto con il mondo giovanile, avendo anche studiato pastorale giovanile e catechetica. Allora avendo lavorato nel mondo della pastorale giovanile e della pastorale vocazionale richiedevo: non sarà possibile tradurre tutto il messaggio forte di Padre Pio in un musical?

 

D.- Attraverso Padre Pio che cosa vogliono dire i Cappuccini ai giovani?

 

R.- I Cappuccini con questo musical vogliono riqualificarsi, riprendere in mano anche quelle dimensioni legate alla vita e alla spiritualità di Padre Pio. Quindi una vita consacrata degna di questo nome e poi un ministero sacerdotale vissuto sull’esperienza di Padre Pio. All’esterno come Cappuccini vogliamo dire che alla scuola di Francesco è ancora possibile dire sì, fare delle esperienze forti anche di coinvolgimento all’interno della fraternità.

 

D. - Ma che cosa emerge in particolare dal musical “Un fremito d’ali. La vita di Padre Pio vista dagli angeli”? Ce lo spiega il regista Carlo Tedeschi:

 

R. – Ho voluto rappresentare ciò che Padre Pio vedeva, il mondo invisibile che ruotava intorno a Padre Pio, pensando di fare una cosa giusta soprattutto per i giovani che hanno bisogno di conoscere la bellezza di Dio.

 

D.- Quanto è stato difficile?

 

R. - Io sono un uomo di fede, credo profondamente in Dio. Ho un mio rapporto personale, intimo con Lui ogni giorno, ogni momento della mia vita. Voglio che sia una preghiera continua a Lui. Dunque, quando mi sono buttato in questa impresa certamente ho avuto momenti di paura, di panico, perché non è semplice rappresentare la vita di Padre Pio o portare in scena un attore che lo impersoni, che assomigli a lui e ce lo faccia ricordare. Chi lo interpreta sono giovanissimi che hanno voglia di parlare ad altri giovani di se stessi, delle proprie angosce, delle proprie paure come quelle che ha vissuto Padre Pio prima di essere santo.

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CHIESA E SOCIETA’

23 maggio 2006

 

 

14 ANNI FA L’ITALIA SEGNATA DALLA STRAGE DI STRAGE DI CAPACI, IN SICILIA, 

COSTATA LA VITA AL MAGISTRATO GIOVANNI FALCONE, ALLA MOGLIE E A TRE AGENTI DELLA SCORTA. MESSAGGIO DEL CAPO DELLO STATO GIORGIO NAPOLITANO:

“LA LOTTA CONTRO LA MAFIA DEVE PROSEGUIRE E VEDERE UNITE LE FORZE SOCIALI. COMMEMORAZIONI IN DIVERSE CITTA’:

A PALERMO MANIFESTAZIONE NELL’AULA BUNKER DEL CARCERE UCCIARDONE

- A cura di Roberta Gisotti -

 

PALERMO. = L’impegno contro la mafia “deve instancabilmente proseguire e vedere unite le forze sociali e politiche del Paese”: l’appello del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato oggi in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, costato la vita 14 anni fa al magistrato Giovanni Falcone, alla moglie e a tre agenti della scorta. Nel messaggio, inviato alla sorella del giudice Maria Falcone, presidente della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, Napolitano ricorda come quell’attentato segnò “il culmine dell'attacco mafioso contro lo Stato democratico … L’Italia fu brutalmente colpita nelle persone di uno dei suoi più degni, combattivi e moderni magistrati, Giovanni Falcone, della sua valorosa consorte e collega Francesca Morvillo, degli agenti Antonio Montinaro, Rocco di Cillo e Vito Schifani dedicatisi alla loro sicurezza. Ma la battaglia e l’esempio di Giovanni Falcone – sottolinea il capo di Stato - diedero i loro frutti. L’attacco mafioso alle istituzioni repubblicane fu fermato. L'azione della Magistratura e delle Forze dell’ordine, nonostante le difficoltà, è continuata con successo, anche se ad un prezzo ancora elevato di rischi e sacrifici”. Napolitano evidenzia poi i risultati ottenuti di recente “volti a contrastare vecchie e nuove forme di penetrazione e aggressione mafiosa” e chiede l’unità del Paese per rafforzare la lotta a ‘Cosa nostra’. In memoria del giudice Falcone sono state organizzate varie manifestazioni in diverse città italiane. A Palermo stamane, nell’Aula Bunker del carcere Ucciardone - teatro del primo maxiprocesso a Cosa nostra, istruito proprio da Giovanni Falcone - è stato proiettato un documentario sulla vita del magistrato, prodotto da Rai Educational. Presenti alla manifestazione centinaia di studenti di tutte le scuole italiane, giunti a Palermo a bordo della Nave della Legalità, insieme a magistrati e politici. Tra questi, l’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, l’aggiunto Alfredo Morvillo, fratello della moglie di Giovanni Falcone, Francesca. “Sulla mafia c’è maggiore consapevolezza oggi e c'è una presa di coscienza più forte. Ma serve più etica”, ha aggiunto Grasso. “Ognuno - ha osservato - non smetta di fare la sua parte. Solo così sarà possibile centrare altri obiettivi importanti”. (R.G.)

 

 

 

APERTO IERI A MEDELLIN IN COLOMBIA IL CONGRESSO LATINOAMERICANO

DELLA TELEVISIONE CATTOLICA: PRESENTI DELEGATI DI 20 PAESI

 

BOGOTA’. = Registi, direttori, responsabili e produttori di programmi televisivi cattolici di più di 20 Paesi dell’America Latina e dei Carabi sono riuniti a Medellín in Colombia per il Congresso Latinoamericano della Televisione Cattolica. Il Congresso, che si è aperto ieri  e che si concluderà giovedì prossimo, illustrerà in particolare  la gestione e la sostenibilità di un canale televisivo, nonché la possibilità di istituire uno spazio comune in America Latina per la distribuzione di prodotti televisivi cattolici. Il Congresso di Medellín è un’iniziativa del Dipartimento di Comunicazione del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), in vista del Congresso mondiale della Televisione cattolica che si celebrerà a Madrid, in Spagna, dal 10 al 12 ottobre (A.M.)

 

 

SITUAZIONE GRAVE IN EUROPA PER LA RECRUDESCENZA DI ATTEGGIAMENTI

DI INTOLLERANZA ETNICA E RELIGIOSA: ALLARME DEL RAPPRESENTANTE SPECIALE DELL’ONU PER IL RAZZISMO, DOUDOU DIENE, DURANTE  LA CONFERENZA EUROMED

ORGANIZZATA A VIENNA, SUL TEMA “RAZZISMO, XENOFOBIA E MEDIA”

 

VIENNA. = La situazione in Europa è “molto grave”; si sta registrando una “recrudescenza delle manifestazioni di razzismo e intolleranza che lo affiancano a  vecchie forme di discriminazione nuove e più complesse azioni di violenza e rigetto”. Questo l’allarme lanciato dal rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il razzismo e la discriminazione razziale, Doudou Diene, nel suo intervento alla Conferenza Euromed su razzismo, xenofobia e media, organizzata a Vienna dalla presidenza di turno austriaca dell’UE e dalla Commissione europea. Diene ha in particolare puntato il dito contro due fenomeni che ha definito “banalizzazione del razzismo”  e “legittimazione intellettuale” di forme di xenofobia ed intolleranza. Nel primo caso il rappresentante dell’ONU ha ricordato come in più Paesi si stia assistendo, in questi ultimi anni, all’inclusione di movimenti di estrema destra in  maggioranze politiche di governo. Ciò ha fatto sì, ha  sottolineato Diene, che razzismo ed intolleranza, anche se in forme più blande, siano posizioni entrate “dentro i programmi di Partiti democratici”. Temi così delicati diventano così oggetto di retorica politica e si banalizzano. L’altro fenomeno inquietante, secondo Diene, è emerso soprattutto durante gli incidenti che hanno sconvolto le periferie parigine. In questo  caso autorevoli esponenti della cultura francese hanno dato una lettura esclusivamente etnica di quanto avvenuto alimentando il fenomeno della islamofobia. Alla Conferenza di Vienna sono intervenuti tra gli altri anche il commissario europeo per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, e la direttrice del Centro europeo per il monitoraggio dei fenomeni di razzismo e xenofobia,  Beate Winkler. Il commissario europeo ha sottolineato il ruolo che può essere svolto dagli organi di informazione per  alimentare il dialogo e la tolleranza ed ha anche invitato a riflettere sul conflitto esistente tra libertà di espressione e libertà di religione, “due valori - ha detto - non  negoziabili”. Ferrero-Waldner dopo aver rilevato che “libertà di espressione non significa libertà di insulto” ha anche ricordato che il 2008 sarà l’Anno europeo del dialogo interculturale. L’integrazione, ha ricordato ancora il commissario europeo, è comunque una strada a due sensi: da un lato ci devono essere opportune politiche ma dall’altro ci deve essere anche la volontà di integrarsi. Winkler dal canto suo ha invitato a riflettere sul fatto che  l’80% degli europei afferma di non avere problemi a vivere in una società multiculturale e multirazziale, ma contemporaneamente il 50% non vuole che ciò avvenga. Una situazione contraddittoria che, secondo Diene, contiene in sé tutte le implicazioni legate ad un processo di trasformazione di  un’Europa che sta perdendo la sua vecchia identità per acquisirne una nuova, multirazziale e multiculturale. Da registrare infine l’appello, rivolto da Aidan White, segretario generale della Federazione internazionale dei giornalisti, a tutti i rappresentanti dei media per “raccogliere la sfida che viene dalla deriva politica verso il razzismo e la xenofobia”. (R.G.)

 

 

UN CONCERTO ECUMENICO PER RACCOGLIERE FONDI PER LA RICOSTRUZIONE

DI UNA SCUOLA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO:

INIZIATIVA DELL’OPERA DI PROMOZIONE DELL’ALFABETIZZAZIONE

NEL MONDO, IN PROGRAMMA DOMENICA 28 MAGGIO

NELLA CHIESA VALDESE ROMANA DI PIAZZA CAVOUR

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

ROMA.= Unire musica e solidarietà: è l’obiettivo di un’iniziativa promossa dall’OPAM, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo, fondata nel 1972 da mons. Carlo Muratore. Domenica 28 maggio, nella Chiesa valdese romana di piazza Cavour, a partire dalle ore 18.30, si svolgerà un concerto ecumenico di beneficenza per finanziare la costruzione di due nuove aule della scuola di Kagenge, villaggio nella regione congolese del Sud Kivu. La zona, dove si trova la scuola, è una delle più povere della diocesi di Bukavu. La maggior parte degli abitanti sono donne e bambini, perché gli uomini sono fuggiti o rimasti vittime delle guerre che hanno seminato morte e distruzione nella Regione africana dei Grandi Laghi. Fondata nel 1932, la scuola di Kagenge è sostenuta dalla parrocchia di Kabare. Al momento, ha 10 classi ed accoglie circa 580 bambini. Lo stato di degrado della scuola è sotto gli occhi di tutti, ma le famiglie, impoverite, non hanno i mezzi per porre rimedio. Ad aggravare la situazione anche una recente scossa di terremoto, che ha distrutto due delle aule scolastiche. Ora i piccoli allievi sono costretti a fare lezione all’aperto o nella cappella del villaggio. Padre Adrien Cishugi, parroco di Kabare, sacerdote impegnato su diversi fronti per soccorrere la gente della sua terra ha, perciò, chiesto all’OPAM di aiutarlo a trovare i fondi per ricostruire le due aule della scuola. Ad animare il concerto di beneficenza saranno il Coro della Chiesa Ortodossa Russa di San Nicola in Roma, il Coro ebraico “Ha-Kol”, il coro cattolico della Schola Cantorum “Lorenzo Grasso” e il coro della Chiesa valdese di piazza Cavour. Maggiori informazioni sul concerto e sul progetto di ricostruzione della scuola, telefonando alla sede dell’OPAM: 06/3203317/318/320. 

 

 

E’ STATA PUBBLICATA IN SVIZZERA UNA GUIDA PER IL RICONOSCIMENTO SOCIALE

DEL VOLONTARIATO A CURA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CATTOLICA

E DALLA FEDERAZIONE DELLE CHIESE PROTESTANTI

 

BERNA. = La Conferenza episcopale svizzera e la Federazione delle Chiese protestanti hanno  pubblicato una guida per il riconoscimento dell’attività di volontariato compiuta in Svizzera. L'attestato può essere allegato ai curricola, quando si è in cerca di un lavoro.  Su internet è a disposizione un dossier dettagliato (www.eglises.ch/dossierbenevolat) con numerose schede sulle attività, tramite le quali i volontari possono attestare il loro impegno e le loro competenze. Il dossier elettronico è completo di un depliant di 12 pagine sull’attestazione di volontariato. “Oggi è più importante che mai lavorare in maniera disinteressata – affermano mons. Amédée Grab, presidente della Conferenza episcopale svizzera, e il pastore Thomas Wipf, presidente della Federazione delle Chiese protestanti svizzere – ma anche ottenere un riconoscimento tangibile. Forti della nostra lunga tradizione, dobbiamo fare in modo che il volontariato rimanga di qualità perché in futuro possa continuare ad esistere e a svilupparsi”. (A.M.)

 

 

COMPIE 100 ANNI “LA CAPITALE E LA NAZIONE”,

IL PIU’ ANTICO PERIODICO CATTOLICO COREANO

 

SEOUL. = Il più antico periodico cattolico coreano celebra quest’anno i suoi 100 anni di pubblicazioni. Si tratta del “Kyeonghyang Magazine” (“La Capitale e la Nazione”) che è anche il più antico mensile del Paese. L’anniversario è stato ricordato nei giorni scorsi con un seminario promosso a Seoul dalla Commissione episcopale per le comunicazioni sociali. Durante l’incontro è stata ripercorsa la storia della pubblicazione dalle sue origini nel 1906 fino agli ultimi decenni del dopo-Concilio. Una storia fatta anche di ombre, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale quando la rivista non nascose il suo appoggio alla politica imperiale dell’occupante giapponese. Nell’insieme, è stato però evidenziato, la pubblicazione ha svolto e continua a svolgere un importante ruolo divulgativo e formativo per il laicato cattolico in Corea. Dalle 2mila copie iniziali del 1906 la rivista è passata oggi ad una tiratura di 20mila copie. Per il mese dell’anniversario, il prossimo ottobre, la Conferenza episcopale farà pubblicare un numero speciale. (L.Z.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 maggio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Valentina Corsaletti -

 

La definizione dei confini israelo palestinesi, i piani per sgomberare gli insediamenti ebraici nei Territori e la questione nucleare iraniana. Sono i principali temi al centro dell’atteso incontro, previsto nel pomeriggio a Washington, tra il premier israeliano, Ehud Olmert, e il presidente statunitense, George Bush. Nei Territori palestinesi, intanto, il premier Ismail Haniyeh ha detto che Hamas è pronta ad offrire un “lungo cessate il fuoco” se Israele si ritirerà fino ai confini del 1967. Sul terreno, si deve registrare inoltre un’importante operazione condotta a Ramallah da unità speciali israeliane. L’incursione ha portato all’arresto del presunto capo del braccio armato di Hamas in Cisgiordania, Ibrahim Hamed.

 

In Iraq: l’esplosione di un’autobomba contro una pattuglia della polizia ha provocato, a Baghdad, la morte di almeno 5 persone. A nord della capitale, un gruppo di uomini armati ha ucciso, inoltre, tre operai iracheni. Sul versante politico, intanto, il neo premier Al Maliki, durante l’incontro di ieri con il primo ministro britannico Tony Blair, ha dichiarato che le forze militari straniere cominceranno a lasciare il Paese arabo a partire dal mese prossimo.

 

In Afghanistan, un medico, due infermieri e un autista di una organizzazione umanitaria afghana sono rimasti uccisi ieri, a sud ovest di Kabul, per      l’esplosione di una bomba al passaggio della loro auto. Sempre ieri, ribelli taleban hanno attaccato, inoltre, un convoglio governativo nel sud del Paese uccidendo tre poliziotti. Secondo fonti locali, sono circa 300 i talebani, i civili ed i militari del contingente internazionale che hanno perso la vita in Afghanistan a partire da mercoledì scorso, quando è iniziato la nuova offensiva della guerriglia.

 

Gli attentatori kamikaze che lo scorso 24 aprile hanno provocato a Dahab, nel Sinai, la morte di 23 persone, sono stati addestrati da militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. E’ quanto sostiene il ministero degli Interni egiziano.

Drammatica collisione in volo tra un aereo militare turco ed uno greco. Nella zona della sciagura, l’isola greca di Karpathos, sono in corso ricerche per trovare il pilota greco. Al momento, si ignora la sua sorte. Un comunicato delle forze armate di Ankara afferma, invece, che il pilota turco è salvo. Secondo fonti giornalistiche greche, la collisione è avvenuta dopo la violazione, da parte del caccia turco, dello spazio aereo greco. Secondo la Turchia, invece, il velivolo turco non era nella zona greca.

 

Maggiore attenzione alla difficile situazione in Iran: questo l’invito rivolto dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, al presidente cinese, Hi Jintao, e al primo ministro, Wen Jiabao, durante il suo viaggio in Cina. Durante la visita, che si conclude oggi, è stato anche affrontato il tema della censura su Internet e la delicata questione della tutela dei diritti umani.

 

Rinviare i colloqui sul nucleare nordcoreano. E’ l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che questa mattina ha tenuto un discorso con alcuni studenti di un’università di Pechino. Bisogna raddoppiare gli sforzi per evitare che l’attuale stallo continui, ha sottolineato il segretario generale dell’ONU. Annan ha anche toccato il tema dei diritti umani definendoli “una cruciale serie di norme che devono essere rispettate”.

 

E’ ufficiale la vittoria delsi’ nel referendum di domenica scorsa sull’indipendenza del Montenegro dalla Serbia. Dopo il riconteggio delle schede in alcuni seggi in seguito a contestazioni dell’opposizione, è stato confermato il superamento della soglia del 55 per cento e, dunque, la secessione dalla Serbia. Hanno votato ‘si’ il 55,5 per cento dei votanti. Rispetto all’esito dello scrutinio precedente, si è registrato un incremento dello 0,1 per cento. L’affluenza è stata alta: si sono recati alle urne oltre l’86 per cento dei circa 485 mila aventi diritto. Entro due settimane, il Parlamento montenegrino dovrà proclamare l’indipen-denza. Il risultato della consultazione conferma, comunque, la netta contrapposizione nel Montenegro tra unionisti e indipendentisti. Ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza, il professor Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Univer-sità Tor Vergata:

 

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R. – Nel Montenegro, la maggior parte degli unionisti, come vengono oggi definiti, cioè quelli che sono filo-governo di Belgrado, sono nella parte Nord del territorio; gli indipendentisti sono tutti sulla costa che controllano completamente. La maggioranza, cioè, si trova a Podgorica, che è la capitale del Montenegro. Questa collocazione, non troppo mescolata, non aiuta, rende ancora più evidente un certo scontro-confronto tra le due comunità principali o – possiamo anche dirlo – tra le due volontà principali. Perché non esistono solamente ‘montenegrini’ e ‘serbi’: io so di montenegrini che sono assolutamente pro governo di Belgrado. Però, c’è questa ripartizione: quelli che sono geograficamente più vicini alla Serbia sono filo-Belgrado; Pod-gorica e il resto della costa, no.

 

D. – Tra le conseguenze di questo referendum, c’è il fatto che la Serbia non avrà più un accesso al mare. E’ un dato importante?

 

R. – E’ molto importante, perché da un punto di vista simbolico per Belgrado questo complica moltissimo la situazione per una questione geografica - sicuramente – e per una questione di confronto. Sarà logisticamente difficile avere accesso al mare, sarà difficile andare a negoziare altre situazioni politiche nel resto dei Balcani, per i serbi.

 

D. – In tutto ciò, lo sguardo cade sul Kosovo. In che modo può entrarci, il Kosovo?

 

R. – Questo è l’elemento meno chiaro cui facevo riferimento. Cioè: la questione kosovara non è assolutamente definita, in questo momento. Molti pensano che non essendoci più conflitto, sia risolta. Non è così. Esiste una situazione kosovara, esiste una negoziazione in corso, esiste una situazione da risolvere. Il fatto di perdere eventualmente il Montenegro potrebbe dare adito anche a richieste dei kosovari, dicendo: “Guardate, come il Montenegro ha preferito andarsene, anche noi vogliamo andarcene, vogliamo essere una provincia kosovara indipendente”. Solo che lì la comunità serba è molto importante, anche se ormai si è ridotta di parecchio. Quindi, resta questa grande difficoltà della gestione della questione kosovara: rischiano, i serbi di Belgrado, di perdere anche il potere negoziale sulla questione kosovara, perdendo anche il Montenegro.

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In Italia, si è tenuto stamani alla Camera il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del governo. La replica del presidente del Consiglio incaricato, Romano Prodi, è fissata per le 16.30. Seguiranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo e il voto finale, alle 20. Si tratta del voto alla Camera che segue quello già avvenuto al Senato.

 

In Etiopia, l’Alta corte federale di Addis Abeba ha rinviato al prossimo 23 gennaio la sentenza del processo per genocidio a carico dell’ex dittatore etiope, Mengistu Hailemariam, e di altri gerarchi del deposto regime, al potere dal 1974 al 1991. L’ex leader, accusato di atrocità contro la popolazione civile, è fuggito nello Zimbabwe nel 1991 dopo essere rimasto al potere 17 anni.

 

In Costa d’Avorio procede la fase di disarmo delle truppe ribelli, contenuta nel processo di pace avviato nel Paese. Ieri si sono riuniti i principali capi militari delle Forze Nuove per stabilire il prossimo ritiro dei propri militanti.

 

In Colombia, dieci ufficiali di polizia e un civile sono rimasti uccisi dai colpi di arma da fuoco sparati da soldati. Secondo quanto riportato ieri dal ministro della Difesa, le truppe avrebbero confuso i poliziotti, impegnati in un’operazione anti-droga, per narco-trafficanti, uccidendoli per errore.

 

Allarme maltempo negli Stati Uniti: i meteorologi del Centro nazionale americano degli uragani hanno stimato che entro i mesi a venire almeno 10 cicloni potrebbero formarsi nell’Atlantico.

 

 

 

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