RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 141  - Testo della trasmissione di domenica 21 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI al Regina Coeli prega la Madonna per il suo viaggio in Polonia; affida poi a Maria tutti gli affamati, in particolare nel Darfur; ricorda infine la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali  e la festa dell’Ascensione

 

Solenne consacrazione stamane della nuova con-cattedrale di Sofia, capitale della Bulgaria: il rito è stato presieduto dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano

 

Clima gioioso, ieri pomeriggio nel centro storico di Roma, per la parata musicale in occasione dei 500 anni dalla fondazione della Guardia Svizzera e della Basilica Vaticana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il dramma dell’AIDS in sei Paesi africani ma anche i risultati dei progetti di assistenza e prevenzione, al centro della IV conferenza internazionale organizzata a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio: ai nostri microfoni, Paola Germano

 

Oggi, in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma, la 15.ma Festa dei popoli, promossa dai Padri Missionari Scalabriniani: con noi, padre Gaetano Saracino

 

Inchiesta sui giovani e la vocazione in Italia: le sfide della Chiesa per coltivare la chiamata alla vita religiosa: i contributi del prof. Franco Garelli, di mons. Luca Bonari, di suor Maria De Luca e di un giovane novizio

 

Il capolavoro del pittore olandese Vermeer, “La lettera d’amore”, segna la rinascita di Palazzo Barberini: lo splendido olio su tela sarà esposto a Roma fino al prossimo 18 giugno. La presentazione di Anna Lo Bianco

 

CHIESA E SOCIETA’:

Oggi in 100 Paesi, attraverso 24 diversi fusi orari, “Walk the World”, la marcia di solidarietà promossa dal Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, per raccogliere fondi contro la fame nel mondo

 

Gli episcopati di Argentina e Uruguay hanno convocato, per domenica prossima, una giornata congiunta di preghiera, per chiedere la protezione del Signore per i due popoli, in tensione tra loro

 

“La più imponente opera pubblica della Cina dopo la Grande Muraglia”: così è stata definita la “Diga delle Tre Gole”, inaugurata ieri tra dubbi e polemiche

 

Kenya e Brasile uniti per chiedere all’Organizzazione Mondiale della Sanità maggiori investimenti contro le malattie marginali

 

24 ORE NEL MONDO:

La comunità internazionale esprime soddisfazione per la nascita del nuovo governo iracheno

 

Il Montenegro alle urne per decidere sull’indipendenza dalla Serbia

 

La Bolivia annuncia un piano di industrializzazione della coca

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 maggio 2006

 

 

BENEDETTO XVI AL REGINA COELI PREGA LA MADONNA PER IL SUO VIAGGIO IN POLONIA; AFFIDA POI A MARIA TUTTI GLI AFFAMATI, IN PARTICOLARE NEL DARFUR;

RICORDA INFINE LA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

E LA FESTA DELL’ASCENSIONE, GIOVEDÌ PROSSIMO,

DATA DELLA PARTENZA PER VARSAVIA

 

Tanti i temi nel cuore di Benedetto XVI in questa domenica 21 maggio, che precede la partenza del Papa, giovedì prossimo per la Polonia. Il Santo Padre ha affidato alla Madonna il suo viaggio apostolico nella Terra natale di Giovanni Paolo II; si è inoltre soffermato sul significato dell’Ascensione, sul ruolo dei Media nel mondo, sul flagello della fame nei Paesi più poveri e sull’importanza di assistere chi soffre. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Ogni persona “è chiamata alla vita eterna nel Regno di Dio, Regno di amore, di luce e di pace”: è il messaggio per l’intera umanità che scaturisce dalla salita di Gesù al cielo, ha osservato Benedetto XVI, in vista della Festa dell’Ascensione, giovedì prossimo, che alcuni Paesi celebrano la domenica seguente:

        

“Cristo ascende al Cielo con l’umanità che ha assunto e che ha risuscitato dai morti: quell’umanità è la nostra, trasfigurata, divinizzata, divenuta eterna”.

 

Domenica prossima, si celebra anche la 40ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, voluta – ha ricordato il Papa – dal Concilio Vaticano II, incentrata quest’anno sul tema “I media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione”:

 

“La Chiesa guarda con attenzione ai media, perché rappresentano un veicolo importante per diffondere il Vangelo e per favorire la solidarietà tra i popoli, attirandone l’attenzione sui grandi problemi che ancora li segnano profondamente”.

        

E tra i problemi più gravi, il Santo Padre, ha indicato l’indigenza, prendendo spunto dall’odierna manifestazione, promossa dal Programma alimentare mondiale. A Roma e in altre città di circa 100 Paesi decine di migliaia di persone sono scese in strada sotto lo sloganIl mondo in marcia contro la fame’, per “sensibilizzare  i Governi e l’opinione pubblica sulla necessità di un’azione concreta e tempestiva per garantire a tutti, in particolare ai bambini, la ‘liberta dalla fame’”:

 

“Auspico vivamente che, grazie al contributo di tutti, possa superarsi la piaga della fame che ancora affligge l’umanità, mettendo a serio rischio la speranza di vita di milioni di persone”.

 

Poi un indirizzo speciale per una regione africana afflitta dalla guerra:

 

“Penso, in primo luogo, all’urgente e drammatica situazione del Darfur, nel Sudan, dove persistono forti difficoltà nel soddisfare perfino i primari bisogni alimentari della popolazione”.

 

Quindi l’affidamento a Maria di tutti i “fratelli oppressi dal flagello della fame” e di “quanti vengono in loro aiuto” e di coloro che attraverso i Media “contribuiscono a rinsaldare tra i popoli i vincoli della solidarietà e della pace”. E, una preghiera speciale: 

 

“Chiediamo inoltre alla Madonna di rendere fruttuoso il viaggio apostolico in Polonia che, a Dio piacendo, compirò da giovedì a domenica prossimi nel ricordo dell’amato Giovanni Paolo II”.

 

Dopo il Regina Coeli, il Papa ha rassicurato, nonostante i preparativi del suo viaggio in Polonia, di aver presente anche la giornata di sabato 3 giugno, vigilia di Pentecoste, quando incontrerà in Piazza San Pietro i fedeli di cento e più movimenti ecclesiali e nuove comunità, di tutto il mondo, consapevole della loro “ricchezza formativa, educativa e missionaria” a servizio della Chiesa.

 

Il pensiero finale per la Giornata del Sollievo, che si celebra in Italia domenica prossima:

 

“Assicuro un particolare ricordo nella preghiera per i malati in fase terminale e per quanti li aiutano a vivere la sofferenza in modo umano”.

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SOLENNE CONSACRAZIONE STAMANE DELLA NUOVA CON-CATTEDRALE DI SOFIA,

CAPITALE DELLA BULGARIA, DEDICATA A SAN GIUSEPPE E CHE ERA STATA DISTRUTTA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE. IL RITO E’ STATO PRESIEDUTO

DAL CARDINALE ANGELO SODANO, SEGRETARIO DI STATO VATICANO

- A cura del Programma bulgaro -

 

Un simbolo della rinascita cristiana della Bulgaria: oggi si apre una nuova pagina nella vita di questa città, capitale e centro della vita culturale del Paese”. Così il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, nella sua omelia, stamane, in occasione della consacrazione della nuova con-cattedrale di Sofia, distrutta durante la Seconda guerra mondiale e dedicata a San Giuseppe, sposo della Vergine Maria. Presentando il saluto e la benedizione di Papa Benedetto XVI, il porporato ha osservato che la realizzazione di questa costruzione risponde alla promessa fatta a Giovanni Paolo II dalla comunità cattolica bulgara, durane la sua storica visita nel Paese nel 2002.

 

Continuate ora ad adornare ed abbellire questa Casa di Dio – ha aggiunto il cardinale Sodano – perché essa sia un centro di irradiazione di fede nella vostra società”. Infatti, la piccola ma viva comunità cattolica in Bulgaria vanta altre quattro chiese edificate dopo il crollo del regime comunista, oltre la rinascita delle comunità religiose e dei movimento ecclesiali. Questi sono i frutti del sangue versato nel 1952 dai martiri della terra bulgara – mons. Evgenij Bossilkov, ipadri Kamne Vichev, Pavel Djidjov e Josafat Shishkov. Con il cardinale Sodano hanno concelebrato il nunzio apostolico, mons. Giuseppe Lenza, ed i tre vescovi cattolici ed hanno partecipato molti sacerdoti, religiose e religiosi, tanti laici, rappresentanti delle altre Chiese e confessioni, delle istituzioni.

 

 

CLIMA DI FESTA, IERI POMERIGGIO NEL CENTRO STORICO DI ROMA,

PER LA PARATA MUSICALE IN OCCASIONE DEI 500 ANNI DALLA FONDAZIONE DELLA GUARDIA SVIZZERA E DELLA BASILICA VATICANA

- A cura di Roberta Moretti -

 

Grande partecipazione popolare, ieri pomeriggio lungo le vie storiche di Roma, alla parata di 13 bande musicali dell’Esercito tedesco e della Svizzera per i 500 anni dalla fondazione della Guardia Svizzera Pontificia e dalla posa della prima pietra della Basilica vaticana. In un clima di festa, circa mille musicisti hanno sfilato da piazza Santa Maria delle Grazie a piazza San Pietro, dove hanno eseguito, sotto le finestre del Palazzo Apostolico, l’Inno europeo. Stamani, le 13 bande sono tornate in piazza San Pietro per la recita del Regina Coeli e la benedizione del Papa. Intento della Courtial International, organizzazione che ha promosso l’evento in collaborazione con il 17.mo municipio del Comune di Roma, è di fare di questa sfilata un appuntamento fisso per la Città Eterna, da organizzare sempre in primavera: nel 2007 sarà dedicata agli 80 anni di Benedetto XVI.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 maggio 2006

 

IL DRAMMA DELL’AIDS IN 6 PAESI AFRICANI MA ANCHE I RISULTATI DEI PROGETTI

DI ASSISTENZA E PREVENZIONE: AL CENTRO DELLA IV CONFERENZA INTERNAZIONALE ORGANIZZATA A ROMA DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- Intervista con Paola Germano -

 

Al centro della IV Conferenza Internazionale organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio svoltasi questa settimana a Roma, in Campidoglio, si è parlato del virus HIV nel continente africano e dei programmi per l’assistenza e la prevenzione. “Anche noi vogliamo vivere!” è stato il titolo dell’incontro dedicato in particolare al progetto “Dream”, rivolto da anni ai malati di AIDS in sei Paesi africani, con un’attenzione specifica ai bambini. Il servizio di Andrea Rustichelli:

 

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“Non è possibile promuovere la salute in Italia senza aiutare i bambini in Africa”: così il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, da sempre legato alla Comunità di Sant’Egidio, nel suo intervento di saluto. Mons. Paglia si rivolgeva idealmente al neo ministro italiano della Salute, Livia Turco, pure presente in sala insieme a molti suoi colleghi dei Paesi africani. La conferenza “Anche noi vogliamo vivere!” ha illustrato gli ottimi risultati del programma Dream, frutto di una rete di cooperazione internazionale, in grado di somministrare delle terapie all’avanguardia contro l’AIDS, che sono oltretutto completamente gratuite. Una sfida ‘allafro-pessimismo’ con 19 centri di cura, 11 laboratori di biologia molecolare per circa 25.000 pazienti in terapia. E sono 1.800 i bambini che ogni anno riescono a nascere sani da madri colpite da HIV. Particolarmente toccante la relazione di Maria Cristina Marazzi, della Comunità di Sant’Egidio, che ha fornito alcuni dati che si commentano da soli: ogni minuto un bambino muore per HIV: sono 2 milioni i bambini africani infetti e soltanto 4 su 10 possono sperare di vivere oltre i 5 anni. Paola Germano, coordinatrice del programma Dream:

 

R. – Questo progetto è una risposta, effettivamente, a tanti che per molti anni hanno pensato che in Africa non fosse possibile fare niente. C’è un senso di pessimismo per tanti aspetti. Ma l’Africa non è soltanto questo, l’Africa è anche risorse umane veramente strabilianti e ha anche tante capacità di rinascere. Questo è stato quello che noi abbiamo incontrato nell’esperienza con il nostro programma di lotta all’Aids e alla malnutrizione. Il risultato è stato sorprendente. Accanto al trattamento e alla cura di tante persone che oggi noi seguiamo, non soltanto in Mozambico, ma in tanti Paesi africani, noi abbiamo visto anche tante persone del personale sanitario che, una volta coinvolte in questo sforzo, si sono messe a studiare e a lavorare. Ed oggi i nostri tecnici, i nostri medici professionisti che lavorano nei programmi africani, hanno le stesse capacità di quelli italiani, di quelli occidentali. Questo è possibile. E’ possibile creare una generazione di persone formate. E’ possibile cambiare un certo tipo di approccio, di mentalità culturale africana rispetto all’Aids: è una mentalità di paura, di ignoranza, ma era la stessa che avevamo anche noi quando qui è cominciato l’Aids. E così sta cambiando anche in Africa, grazie al lavoro di tante donne. Parlo di nostre attiviste che sono malate ma che ormai grazie alle cure hanno una qualità di vita ottima e che si fanno promotrici del programma. Sono loro che cambiano la mentalità nel pubblico, nella società e che costruiscono un futuro diverso.

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OGGI, IN PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO A ROMA,

LA 15.MA FESTA DEI POPOLI. L’INIZIATIVA, CUI PARTECIPANO OLTRE 150 COMUNITÀ

ETNICHE DI IMMIGRATI, È PROMOSSA DAI PADRI MISSIONARI SCALABRINIANI

- Con noi, padre Gaetano Saracino -

 

Creare uno spazio di incontro e di dialogo tra culture e tradizioni di popoli diversi: con questo intento, per tutta la giornata di oggi piazza San Giovanni in Laterano a Roma accoglie oltre 150 comunità etniche di immigrati, riunite per la 15.ma Festa dei Popoli. Tema di quest’anno: “Volti diversi, una famiglia”. L’iniziativa è promossa dai Padri Missionari Scalabriniani, in collaborazione con Migrantes e Caritas del Vicariato di Roma, anche per sensibilizzare le istituzioni e le realtà ecclesiali sulla complessa realtà dell’immigrazione. Ce ne parla, nel servizio, Roberta Moretti:

 

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Una giornata di spiritualità e divertimento, organizzata dagli stessi gruppi etnici. Si comincia alle 9.00 con l’apertura di 25 stand culturali e l’arrivo, in piazza, della maratona podistica dedicata a Don Andrea Santoro, il sacerdote italiano ucciso recentemente in Turchia da un giovanissimo fondamentalista islamico. Poi, i “Giochi dell’altro mondo” dedicati ai bambini e, contemporaneamente, dibattiti su tematiche legate all’integrazione delle seconde generazioni, ai permessi di soggiorno e ai ricongiungimenti famigliari. Alle 12, in Basilica, la solenne Celebrazione eucaristica, presieduta dal vicegerente della diocesi di Roma, mons. Luigi Moretti, ed animata da 25 comunità. E dopo il pranzo, con piatti tipici di 15 cucine internazionali, lo spettacolo multietnico, con 20 numeri di ballo folkloristico. A chiudere la Festa dei Popoli, alle 19.30, l’estrazione dei numeri della lotteria. Ma sul significato della giornata, ascoltiamo uno degli organizzatori, padre Gaetano Saracino:

 

“Con la festa dei popoli noi non vogliamo fare multiculturalità, ovvero, che ogni cultura cresce in un proprio orticello. Noi vogliamo fare intercultura, cioè, fare in modo che le culture, mantenendo le loro identità, si mettano insieme per far nascere una terza cosa. Noi sappiamo che l’emigrante, quando arriva in una terra che non è sua, oltre alla sua fisicità e alla sua valigia, porta con sé fede e cultura. Ecco, valorizzando fede e cultura, l’emigrante riprende la sua identità e la offre a coloro che vengono lì anche per guardarla, per incontrarla”.

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INCHIESTA SUI GIOVANI E LA VOCAZIONE IN ITALIA:

LE SFIDE DELLA CHIESA PER COLTIVARE LA CHIAMATA ALLA VITA RELIGIOSA

 

Chiamati a scegliere: i giovani e la vocazione. Nonostante il calo delle consacrazioni religiose in Europa, un italiano su dieci si confronta almeno una volta nella vita con l’idea di farsi prete o suora. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata dall’Eurisko per le edizioni San Paolo i cui risultati saranno pubblicati in un volume a giugno. Il servizio di Paolo Ondarza.

 

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(musica)

 

Ci hanno pensato almeno una volta nella vita alla vocazione i giovani tra i 16 e i 29 anni interpellati dall’Eurisko. A fronte del calo delle vocazioni in Italia, secondo lo studio condotto dal professor Franco Garelli, un giovane su dieci si è confrontato, quasi sempre da bambino, con l’idea di entrare in seminario, in convento o di partire in missione. Ma l’idea della consacrazione è stata abbandonata dal 61,3% degli intervistati in breve tempo, spesso per mancanza di figure di riferimento capaci di guidare nel discernimento vocazionale. E’ questa secondo il prof. Garelli la principale sfida che la Chiesa è chiamata a raccogliere.

 

“La Chiesa riesce in qualche modo a presentare un messaggio interessante per molti giovani, ma più ragazzi o bambini, che in età post adolescenziale o giovanile. Quindi, si tratta di riuscire a coltivare nel tempo questa propensione alla vocazione religiosa, che poi si scontra, nell’età della giovinezza, con molte altre istanze culturali controcorrenti e quindi rischia di disperdersi”.

 

Il Centro nazionale vocazioni della Cei organizza ormai da vent’anni seminari per formare nuovi “evangelizzatori della vocazione”. Secondo il direttore mons. Luca Bonari per aiutare un giovane a maturare il “progetto di Dio” nella propria vita occorre che l’intera comunità cristiana accompagni negli anni dall’infanzia all’età delle grandi scelte le nuove generazioni.

 

R. – Parlare di vocazioni non significa parlare di scelta, ma significa parlare di risposta ad una chiamata. Noi stiamo cercando di far sì che nella Chiesa italiana coloro che sono chiamati a guidare spiritualmente altri siano realmente preparati.

 

D. – Ma fino ad oggi, secondo lei, la preparazione di chi è incaricato a guidare appunto nel discernimento vocazionale lasciava a desiderare?

 

R. – Direi che era lasciata alla buona volontà, in parte forse anche all’improv-visazione, ma dobbiamo assolutamente accogliere l’invito del Papa Giovanni Paolo II, che parla di un salto di qualità. 

 

L’85% dei giovani interpellati dall’Eurisko ritiene importante avere obiettivi e mete nella vita, ma preferisce mantenersi aperte più strade e più possibilità. Insomma la scelta di vita definitiva fa paura tanto è vero che l’età dei giovani che decidono di dire il loro “sì” a Dio si è notevolmente alzata negli ultimi tempi dai 18 ai 25 anni. La suora apostolina Maria De Luca, direttrice del bimestrale di orientamento vocazionale “Se vuoi”.

 

“Sicuramente la definitività spaventa i giovani. Vedo che permane in moltissimi di loro il “vediamo come va”, pensando proprio di restare aperti a qualunque cambiamento, in qualunque momento”.

 

Parlare di vocazione per i giovani equivale a parlare di autorealizzazione, soddisfazione, inclinazione. In altre parole, secondo gli intervistati, ci vuole la vocazione per fare il prete e per sposarsi, ma anche per essere assistente sociale o scrittore. Ancora suor Maria De Luca. 

 

“Chi risponde con fedeltà alla sua vocazione, qualunque essa sia, realizza la sua vita. Certo, non nel senso della soddisfazione personale o almeno, sicuramente, non solo quella - successo, denaro e così via - ma sa fare spazio anche alle difficoltà e alla croce. Dio ci ama, ci dà dei doni, talenti e poi ci chiede di usarli nel miglior modo possibile”.

 

Credere che Dio chiama per dare significato pieno all’esistenza è - per dirla con le parole di Benedetto XVI – non cedere alla tentazione di sentirsi autosufficienti. Lo raccontano le storie di tanti giovani, come Enzo, 21 anni di Napoli: vincendo paure e resistenze è entrato nei missionari oblati di Maria. Oggi è novizio e presto pronuncerà il suo “sì”.

 

“Non ho mai avuto dei problemi. Andavo bene a scuola. Ero diplomato. Avevo anche un lavoro. Non ero sereno, però. Per essere felice dovevo andare ogni sabato in discoteca. Speravo in qualcosa di migliore. Il salto, il cambiamento l’ho avuto tramite l’incontro con dei missionari. Ho visto nei loro occhi questa serenità che io cercavo. In loro vedevo una pienezza. Questa è stata la scintilla. Una volta capito che il segreto della loro felicità era Cristo, mi sono messo in discussione. Credo che la vocazione sia un qualcosa che ti realizza pienamente”.

 

(musica) 

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IL CAPOLAVORO DEL PITTORE OLANDESE VERMEER, “LA LETTERA D’AMORE”,

SEGNA LA RINASCITA DI PALAZZO BARBERINI. LO SPLENDIDO OLIO SU TELA

SARA’ ESPOSTO A ROMA FINO AL PROSSIMO 18 GIUGNO

- Intervista con Anna Lo Bianco -

 

Rilancio d’eccezione a Roma per la Galleria Nazionale d’Arte Antica a Palazzo Barberini. Fino al prossimo 18 giugno, il monumentale edificio capitolino ospiterà “La lettera d’amore”, capolavoro del pittore olandese Johannes Vermeer. L’olio su tela è giunto nell’Urbe per uno scambio con il Rijksmuseum di Amsterdam, che sta, invece, ospitando “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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(musica)

 

Un’occasione da non perdere: poter ammirare un capolavoro di grande fascino e straordinaria raffinatezza esecutiva nella suggestiva cornice di Palazzo Barberini. A tenere a battesimo il rilancio di una delle espressioni architettoniche più alte del Barocco romano del Seicento, è l’opera “La lettera d’amore” di Vermeer, recentemente riscoperto dal pubblico e dalla critica. Prodigio di luce e prospettiva, l’olio su tela rivela un sommesso mondo di sentimenti affidati alla prospettiva, che sottolinea il contrasto tra l’intima quiete della scena e l’impercettibile ansia che si concentra, invece, nei gesti e negli sguardi. L’osservatore si trova così come un intruso nel piccolo ambiente in cui due donne, colte in un momento di confidenza, vengono rappresentate tra gli oggetti d’uso quotidiano.

 

Una vita difficile quella del maestro olandese, segnata dalle continue traversie economiche a causa delle quali dipinse solo una quarantina di quadri di piccole dimensioni. Ma quali sono i tratti distintivi del pittore, che con le sue opere ha ispirato artisti come Proust e, più recentemente, Tracy Chevalier, autrice del best-seller “La ragazza con l’orecchino di perla”? Ci risponde Anna Lo Bianco, direttore della Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini:

 

R. – Un pittore della realtà che dipinge piccole e preziosissime opere in cui ogni elemento della vita quotidiana - una vita borghese operosa, di benessere, la vita dell’Olanda delle colonie del600 - viene ripresa con dettagli di magnifica precisione. Ma tutto questo, anziché farne un dipinto o comunque una produzione di genere, ne fa una pittura estremamente enigmatica, per cui tutta la lunga descrizione alla fine diventa un pretesto per arrivare invece ai moti dell’anima umana.

 

D. – L’esposizione de “La lettera d’amore” registra uno scambio culturale storico con Amsterdam, che ci ha offerto l’occasione di rimirare un quadro di straordinaria intensità …

 

R. – E’ bellissimo che dietro alla figura ci sia una scena di mare, una marina. Il mare veniva rappresentato anche come allegoria dell’amore: lontano, tempestoso, calmo esattamente come l’amore, quindi, un sentimento universale.

 

D. – L’esposizione, inoltre, segna un momento storico per Palazzo Barberini

 

R. – Il prossimo traguardo è l’apertura del giardino seicentesco, voluto dalla famiglia Barberini. La riapertura, poi, sullo scorcio dell’anno, di tutta l’ala nord della galleria, le grandi sale del piano nobile affrescate, e successivamente nel marzo del 2007 una mostra piccola e preziosa su Bernini pittore, nel salone di Pietro da Cortona, sotto le grandi pitture appunto del protagonista del Barocco, con, a fronte, le sculture, i ritratti della famiglia Barberini dello stesso Bernini.

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CHIESA E SOCIETA’

21 maggio 2006

 

 

OGGI, IN 100 PAESI ATTRAVERSO 24 FUSI ORARI, “WALK THE WORLD”,

LA MARCIA DI SOLIDARIETA’ PROMOSSA DAL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE DELLE NAZIONI UNITE (PAM) PER RACCOGLIERE FONDI CONTRO LA FAME NEL MONDO

 

ROMA. = Ritorna oggi “Walk the World, la grande marcia di solidarietà organizzata dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM). In 100 Paesi, attraverso 24 fusi orari, persone di ogni etnia e cultura marciano insieme per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi per i programmi di alimentazione scolastica del PAM, già attivi in 72 nazioni. Lo scorso anno, 266 mila persone in 260 città di 91 Paesi hanno stretto in un simbolico abbraccio l’intero Pianeta, permettendo di raccogliere 1.200.000 dollari. Alla marcia, nell’ambito delle iniziative per il raggiungimento degli obbiettivi di Sviluppo del millennio lanciati nel 2000 dalle Nazioni Unite, sono attese complessivamente 750 mila persone. (R.M.)

 

 

CHIEDERE LA PROTEZIONE DEL SIGNORE PER I POPOLI DI ARGENTINA E URUGUAY, IN TENSIONE TRA LORO A CAUSA DI ALCUNE SCELTE PUBBLICHE IN MATERIA DI SVILUPPO INDUSTRIALE: CON QUESTO INTENTO, GLI EPISCOPATI DEI DUE PAESI HANNO CONVOCATO, PER DOMENICA PROSSIMA, UNA GIORNATA CONGIUNTA DI PREGHIERA

- A cura di Luis Badilla -

 

BUENOS AIRES/MONTEVIDEO. = Domenica 28 maggio si celebrerà in Argentina e in Uruguay una Giornata congiunta di preghiera voluta e convocata, mercoledì scorso, dagli episcopati dei due Paesi per chiedere la protezione del Signore “per i due popoli, chiamati  - hanno scritto - a ripercorre insieme strade di collaborazione e dialogo”. I presuli argentini e uruguaiani hanno espresso le loro forti preoccupazioni per il deterioramento dei rapporti fra i due popoli in merito a vicende riguardanti alcune scelte pubbliche in materia di sviluppo industriale. “Ci auguriamo – ha spiegato il vescovo di Mercedes, in Uruguay, mons. Carlos Maria Collari – la crescita del dialogo, della fratellanza, della giustizia e della verità in ogni luogo del mondo ma, in particolare, nella zona confinante con l’Argentina. Noi tutti cristiani – ha aggiunto – siamo chiamati a lavorare per l’integrazione tra i popoli e per lo sviluppo umano integrale e, al tempo stesso, a fare del nostro meglio per generare lavoro dignitoso e rispettoso dell’ambiente”. La tensione tra i due Paesi è nata agli inizi del mese d’aprile, quando il presidente uruguaiano, Tabaré Vàsquez, ha autorizzato la costruzione di due fabbriche di cellulosa sul Rìo Uruguay. L’Argentina, e soprattutto gli abitanti della città di Gualeguaychù, centro abitato situato sulla riva opposta, hanno protestato subito energicamente, ritenendo che il progetto mettesse a repentaglio l’ambiente e la salute delle popolazioni locali. Dopo la manifestazione del 30 aprile, con oltre 100 mila persone scese in piazza, il presidente argentino, Nestor Kirchner, ha deciso di porre il problema della salvaguardia ambientale in cima alla propria agenda politica. Mentre il governo uruguayano è stato formalmente accusato di aver violato le norme dello Statuto del Rìo Uruguay negli accordi commerciali con le multinazionali della carta (la finlandese “Botnia” e la spagnola “Ence”), l’esecutivo di Buenos Aires si è dovuto difendere dall’accusa di non aver agito contro i blocchi stradali eretti dai manifestanti: a sua volta ha contestato al presidente Vàsquez di non aver consultato la Commissione Amministratrice del Rìo Uruguay (CARU) prima di siglare gli accordi commerciali con le multinazionali della carta, né di averne chiesto successivamente l’autorizzazione, come espressamente previsto dallo Statuto. Kirchner ha poi denunciato la necessità di uno studio indipendente sull’impatto ambientale cumulato, che inevitabilmente causerebbero le due cartiere, oltre che un’analisi del potenziale effetto devastante che l’inquinamento avrebbe sul turismo locale, maggiore fonte di sostentamento nella provincia di Gualeguaychù. Intanto, giorni fa, la “Corporazione Finanziaria Internazionale” (CFI) ha deciso di sospendere temporaneamente l’erogazione dei finanziamenti alle multinazionali della carta. Gli oltre 400 milioni di dollari promessi a “Botnia” ed “Ence” dall’organo finanziario della Banca Mondiale sono stati congelati in attesa di uno studio esaustivo sull’impatto ambientale.

 

 

“LA PIÙ IMPONENTE OPERA PUBBLICA DELLA CINA DOPO LA GRANDE MURAGLIA”:

COSÌ È STATA DEFINITA LA DIGA DELLE TRE GOLE SULLO YANGTZE, IL “FIUME AZZURRO”, INAUGURATA IERI TRA DUBBI E POLEMICHE

 

CHONGQING. = Con una semplice cerimonia trasmessa in diretta dalla televisione di Stato, la Cina ha celebrato ieri il completamento della costruzione della Diga delle Tre Gole sullo Yangtze, il “Fiume Azzurro, definita “la più imponente opera pubblica della Cina dopo la Grande Muraglia”. Tecnici, amministratori e operai che hanno lavorato alla costruzione hanno sventolato bandiere rosse e ascoltato in silenzio l’inno nazionale, prima di lanciarsi in una serie di “urrah!”. Il completamento è avvenuto dopo 13 anni di lavori, con 10 mesi di anticipo rispetto al previsto, ma sulla sua scia vi sono polemiche ancora irrisolte. Lunga 2,3 chilometri e alta 185 metri, la diga è infatti una delle più grandi opere di ingegneria mai realizzate al mondo, ma la sua costruzione è stata osteggiata da attivisti per i diritti umani e per l’ambiente che lamentano i gravi danni che questa ha provocato. Il dramma più evidente è senza dubbio quello degli sfollati: se per Pechino si tratta di 1,2 milioni di persone, diversi gruppi umanitari affermano con sicurezza che il numero totale si aggiri oltre i  due milioni. In un editoriale, il quotidiano ‘China Daily’ ricorda inoltre che più di 100 operai sono morti durante la costruzione della diga. E’ stato contestato poi l’impatto della diga sul patrimonio artistico del Paese, andato distrutto per fare spazio ai 40 miliardi di metri cubi d’acqua. Altra fonte di polemiche riguarda i costi del progetto: la Cina afferma che le spese sono state di circa 22,5 milioni di dollari, mentre gli esperti stranieri le valutano a non meno di 40 miliardi. Pechino ritiene comunque che il costo sia giustificato: il bacino creato dalla diga permetterà infatti di controllare le alluvioni che in passato hanno seminato la morte e la distruzione nella valle dello Yangtze. Inoltre, la diga servirà a rifornire di energia la dinamica industria cinese, generando 84.7 miliardi di kilowatt/ora all’anno, e faciliterà la navigazione sull’alto corso del fiume. Completata ieri la parte in muratura, i lavori per la costruzione dei 26 turbogeneratori annessi alla diga proseguono e verranno completati entro l’inizio del 2009. (R.M.)

 

 

KENYA E BRASILE UNITI PER CHIEDERE ALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) MAGGIORI INVESTIMENTI CONTRO LE MALATTIE MARGINALI.

COLPISCONO IL 90 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE,

MA SOLO IL 10 PER CENTO DEI FONDI SONO DESTINATI

ALLA RICERCA SCIENTIFICA PER QUESTE PATOLOGIE

 

ROMA. = I ministeri della Salute di Kenya e Brasile si sono uniti per proporre alla prossima Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una risoluzione per un maggior investimento per combattere delle malattie marginali. Come riporta l’agenzia Fides, nonostante queste colpiscano il 90 per cento della popolazione mondiale, solo il 10 per cento dei fondi è investito nella ricerca scientifica. Secondo i responsabili dell’“Iniziativa Farmaci per le Malattie Dimenticate”, delle 1.556 nuove medicine approvate tra il 1975 e il 2004, solo l’1 per cento è destinato alle malattie marginali, che colpiscono soprattutto i Paesi tropicali. Tra queste emergono la malattia del sonno (tripanosomiasi africana o malattia di Chagas), la leismaniosi, la malaria e la tubercolosi. Il problema dei farmaci per la cura di queste malattie è che sono pochi, molto vecchi e, di conseguenza, non molto efficaci, se non tossici, mentre quelli più nuovi sono molto costosi. Nel caso della tubercolosi, ad esempio, il test diagnostico è lo stesso che si utilizzava circa 50 anni fa, funziona male, ma non c’è alternativa. Per la tripanosomiasi africana che, secondo l’OMS, ogni anno fa registrare 60 mila morti, uno dei trattamenti in uso dal 1949 è un derivato dell’arsenico e la sua somministrazione, oltre ad essere molto dolorosa, può anche causare la morte del paziente. Il direttore dell’Istituto kenyota di ricerca medica (KEMRI) ha evidenziato il fatto che le malattie marginali colpiscono i più poveri dei poveri, per i quali non vengono studiate nuove medicine perché l’investimento nella ricerca è molto costoso. Il KEMRI, che al suo interno ospita un sofisticato Centro per il Controllo delle Malattie (CDC), dispone di laboratori di 12 metri quadri e di poco personale che svolge ricerche su patologie come la malattia di Kala Azar (forma di leishmaniosi di tipo viscerale), che in Kenya causa 4 mila morti l’anno. Il Centro è in grado di trattare virus molto pericolosi, come quelli delle febbri emorragiche del tipo Ebola. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 maggio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonnata -

 

In Iraq, all’indomani della nascita del primo governo eletto del dopo Saddam, la comunità internazionale ha espresso soddisfazione per il nuovo corso intrapreso dal Paese arabo. Per il nuovo premier iracheno, al Maliki, una delle priorità del governo di Baghdad è quella di stabilire “il calendario di ritiro per le Forze internazionali”. Intanto stamani, proprio mentre il governo teneva la sua prima riunione, promettendo misure forti contro il terrorismo, diversi attentati hanno provocato almeno 10 morti.

 

Israele aiuterà economicamente il popolo palestinese. Lo ha affermato il ministro degli Esteri israeliano, Livni, a Sharm el Skeikh, in Egitto, dove ha incontrato il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Abu Mazen. Parlando con i giornalisti Livni ha poi ribadito che Hamas, resta “una organizzazione terrorista”, ma Israele non vuole punire il popolo palestinese. Intanto, da Gerusalemme, il governo dello Stato ebraico ha sbloccato 11 milioni di dollari – fondi provenienti dalle dogane palestinesi – per finanziare l’acquisto di medicinali per i Palestinesi.

 

Urne aperte oggi in Montenegro, per il delicato referendum che potrebbe sancire l’indipendenza dalla Serbia. Secondo le prime informazioni, l’affluenza alle urne ha già superato il 50%. Il nostro servizio:

 

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Vuoi che il Montenegro diventi uno Stato sovrano? Per rispondere a questo cruciale quesito i 480 mila votanti avranno tempo fino alle 21 di questa sera, ora di chiusura degli oltre 1000 seggi sparsi nel piccolo Paese adriatico. Ed è importante che l’elettorato montenegrino vada a votare numeroso se vuole davvero l’indipendenza dalla Serbia. Secondo le regole serve infatti il 55% delle preferenze per proclamare la sovranità del Montenegro. Un’inedita soglia di garanzia imposta dall’Unione Europea per dare legittimità alla consultazione e per limitare quindi eventuali contestazioni. Se la soglia non verrà raggiunta, la questione dovrà essere invece archiviata per i prossimi tre anni. Una prospettiva da scongiurare per il fronte indipendentista, guidato dal premier locale e uomo forte del Montenegro, Djukanovic, che – secondo gli ultimi sondaggi – sarebbe in grado di sfondare quota 56%. L’opposizione unionista, accreditata comunque con una solida base di consensi, spera nella rimonta. Una speranza condivisa anche dal governo di Belgrado che, se è vero che rispetterà il responso delle urne, in caso di secessione, sarà certamente pronto a far calare una sorta di muro con la piccola Repubblica montenegrina. 3.500 sono gli osservatori invitati a controllare la regolarità della  sfida.

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Giornata di voto anche nella Repubblica di Cipro, dove i circa 500 mila elettori greco-ciprioti sono chiamati a rinnovare i 56 membri del Parlamento. Per la prima volta i turco-ciprioti che vivono nell’area meridionale dell’isola possono partecipare al voto e presentare i propri candidati. I partiti in lizza sono 8 ma i sondaggi prevedono un testa a testa fra il partito comunista, Akel, e quello di centro destra, Disy. I seggi chiuderanno nel pomeriggio, mentre i risultati finali potrebbero arrivare in tarda serata. Quelle odierne sono le prime elezioni legislative dopo il fallimento del piano di riunificazione dell’isola proposto dall’ONU e sottoposto a referendum nel 2004. Cipro è infatti divisa dal 1974, quando, dopo un colpo di stato delle forze filo greche, l’intervento militare della Turchia determinò la nascita la della Repubblica turca di Cipro del Nord che non è riconosciuta dalla comunità internazionale.

 

In Afghanistan proseguono le operazioni della guerriglia talebana. Stamani nella capitale Kabul almeno due civili sono morti per lo scoppio di un’autobomba a ridosso della base militare della coalizione militare internazionale, usata per la formazione delle forze di sicurezza afghane.

 

Il presidente boliviano, Evo Morales, ha lanciato un progetto di industrializzazione della foglia di coca che prevede la distruzione di alcune piantagioni. Parlando davanti a migliaia di persone il presidente ha specificato che “si può lottare contro il narcotraffico senza repressione e senza sradicamento forzato”. Il leader boliviano ha poi denunciato un piano di cospirazione contro la recente manovra di nazionalizzazione degli idrocarburi, ad opera delle multinazionali presenti nel Paese.

 

Ray Nagin è stato confermato sindaco di New Orleans per altri quattro anni battendo al ballottaggio lo sfidante Mitch Landrieu. La vittoria, arrivata dopo un testa a testa tra i due candidati, ha ribaltato le previsioni. Nagin, democratico afroamericano, ha avuto il 52% dei consensi. Durante il suo mandato dovrà far fronte alla ricostruzione della città devastata dall’uragano Katrina e aiutare le migliaia di senzatetto.

 

La polizia irlandese ha sgomberato ieri sera i circa 40 immigrati afghani che occupavano da una settimana la cattedrale di San Patrizio a Dublino. Gli afghani - che facevano lo sciopero della fame e alcuni dei quali avevano minacciato di suicidarsi - chiedono asilo politico in Irlanda, sostenendo che la loro vita sarebbe in pericolo se venissero rimandati in patria.

 

In Italia, sono ripresi gli sbarchi di clandestini. Un barcone con 206 immigrati a bordo, scortato dalle autorità costiere, è approdato all’alba sull’isola di Lampedusa. In nottata sono invece giunti altri 32 extracomunitari, che viaggiavano su un gommone avvistato ieri in acque maltesi.

 

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