RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 141 - Testo della trasmissione di domenica 21 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La comunità internazionale
esprime soddisfazione per la nascita del nuovo governo iracheno
Il Montenegro alle urne
per decidere sull’indipendenza dalla Serbia
21 maggio 2006
BENEDETTO
XVI AL REGINA COELI PREGA
RICORDA
INFINE
E LA
FESTA DELL’ASCENSIONE, GIOVEDÌ PROSSIMO,
DATA
DELLA PARTENZA PER VARSAVIA
Tanti i temi nel cuore di
Benedetto XVI in questa domenica 21 maggio, che precede la partenza del Papa,
giovedì prossimo per la Polonia. Il Santo Padre ha
affidato alla Madonna il suo viaggio apostolico nella Terra natale di Giovanni
Paolo II; si è inoltre soffermato sul significato dell’Ascensione, sul ruolo dei Media nel mondo, sul flagello della fame nei Paesi più
poveri e sull’importanza di assistere chi soffre. Il servizio di Roberta
Gisotti:
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Ogni persona “è
chiamata alla vita eterna nel Regno di Dio, Regno di amore, di luce e di pace”:
è il messaggio per l’intera umanità che scaturisce dalla salita di Gesù al
cielo, ha osservato Benedetto XVI, in vista della Festa dell’Ascensione,
giovedì prossimo, che alcuni Paesi celebrano la domenica seguente:
“Cristo ascende al Cielo con l’umanità che ha assunto e che ha risuscitato dai morti: quell’umanità
è la nostra, trasfigurata, divinizzata, divenuta eterna”.
Domenica prossima, si celebra
anche la 40ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, voluta – ha
ricordato il Papa – dal Concilio Vaticano II, incentrata quest’anno sul tema “I media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione”:
“La Chiesa guarda con attenzione ai media,
perché rappresentano un veicolo importante per diffondere il Vangelo e per
favorire la solidarietà tra i popoli, attirandone l’attenzione sui grandi
problemi che ancora li segnano profondamente”.
E tra i problemi più gravi, il
Santo Padre, ha indicato l’indigenza, prendendo spunto dall’odierna
manifestazione, promossa dal Programma alimentare mondiale. A Roma e in altre
città di circa 100 Paesi decine di migliaia di persone sono scese in strada sotto
lo slogan ‘Il mondo in marcia contro la fame’, per “sensibilizzare
i Governi e l’opinione pubblica sulla necessità di un’azione concreta e
tempestiva per garantire a tutti, in particolare ai bambini, la ‘liberta dalla fame’”:
“Auspico vivamente che, grazie al
contributo di tutti, possa superarsi la piaga della fame che ancora affligge
l’umanità, mettendo a serio rischio la speranza di vita di milioni di persone”.
Poi un
indirizzo speciale per una regione africana afflitta dalla guerra:
“Penso, in primo luogo,
all’urgente e drammatica situazione del Darfur, nel
Sudan, dove persistono forti difficoltà nel soddisfare perfino i primari
bisogni alimentari della popolazione”.
Quindi
l’affidamento a Maria di tutti i “fratelli oppressi dal flagello della fame” e
di “quanti vengono in loro aiuto” e di coloro che attraverso i
Media “contribuiscono a rinsaldare tra i popoli i vincoli della
solidarietà e della pace”. E, una preghiera speciale:
“Chiediamo inoltre alla Madonna di
rendere fruttuoso il viaggio apostolico in Polonia che, a Dio piacendo, compirò
da giovedì a domenica prossimi nel ricordo dell’amato Giovanni Paolo II”.
Dopo
il Regina Coeli, il Papa ha rassicurato, nonostante i
preparativi del suo viaggio in Polonia, di aver presente anche la giornata di
sabato 3 giugno, vigilia di Pentecoste, quando incontrerà in Piazza San Pietro
i fedeli di cento e più movimenti ecclesiali e nuove comunità, di tutto il
mondo, consapevole della loro “ricchezza formativa, educativa e missionaria” a
servizio della Chiesa.
Il
pensiero finale per
“Assicuro un particolare ricordo nella preghiera per i malati in fase
terminale e per quanti li aiutano a vivere la sofferenza in modo umano”.
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SOLENNE CONSACRAZIONE STAMANE DELLA NUOVA
CON-CATTEDRALE DI SOFIA,
CAPITALE
DELLA BULGARIA, DEDICATA A SAN GIUSEPPE E CHE ERA STATA DISTRUTTA DURANTE LA
SECONDA GUERRA MONDIALE. IL RITO E’ STATO PRESIEDUTO
DAL
CARDINALE ANGELO SODANO, SEGRETARIO DI STATO VATICANO
- A
cura del Programma bulgaro -
Un simbolo della rinascita
cristiana della Bulgaria: oggi si apre una nuova pagina nella vita di questa
città, capitale e centro della vita culturale del Paese”. Così il cardinale
Angelo Sodano, segretario di Stato, nella sua omelia, stamane,
in occasione della consacrazione della nuova con-cattedrale
di Sofia, distrutta durante la Seconda guerra mondiale e dedicata a San
Giuseppe, sposo della Vergine Maria. Presentando il saluto e la benedizione di
Papa Benedetto XVI, il porporato ha osservato che la realizzazione di questa
costruzione risponde alla promessa fatta a Giovanni Paolo II dalla comunità
cattolica bulgara, durane la sua storica visita nel Paese nel 2002.
Continuate ora ad
adornare ed abbellire questa Casa di Dio – ha aggiunto il cardinale Sodano –
perché essa sia un centro di irradiazione di fede nella vostra società”.
Infatti, la piccola ma viva comunità cattolica in Bulgaria vanta altre quattro
chiese edificate dopo il crollo del regime comunista, oltre la rinascita delle
comunità religiose e dei movimento ecclesiali. Questi sono i frutti del sangue
versato nel 1952 dai martiri della terra bulgara – mons. Evgenij
Bossilkov, ipadri Kamne Vichev, Pavel
Djidjov e Josafat Shishkov. Con il cardinale Sodano hanno concelebrato
il nunzio apostolico, mons. Giuseppe Lenza, ed i tre vescovi cattolici ed hanno
partecipato molti sacerdoti, religiose e religiosi, tanti
laici, rappresentanti delle altre Chiese e confessioni, delle
istituzioni.
CLIMA DI FESTA, IERI POMERIGGIO NEL CENTRO STORICO
DI ROMA,
PER LA
PARATA MUSICALE IN OCCASIONE DEI 500 ANNI DALLA FONDAZIONE DELLA GUARDIA
SVIZZERA E DELLA BASILICA VATICANA
- A cura di Roberta Moretti -
Grande
partecipazione popolare, ieri pomeriggio lungo le vie storiche di Roma, alla
parata di 13 bande musicali dell’Esercito tedesco e della Svizzera per i 500
anni dalla fondazione della Guardia Svizzera Pontificia e dalla posa della
prima pietra della Basilica vaticana. In un clima di festa, circa mille
musicisti hanno sfilato da piazza Santa Maria delle
Grazie a piazza San Pietro, dove hanno eseguito, sotto le finestre del Palazzo
Apostolico, l’Inno europeo. Stamani, le 13 bande sono tornate in piazza San Pietro per la recita del Regina Coeli e la benedizione del Papa. Intento della Courtial International,
organizzazione che ha promosso l’evento in collaborazione con il 17.mo municipio del Comune di Roma, è di fare di questa
sfilata un appuntamento fisso per la Città Eterna, da organizzare sempre in
primavera: nel 2007 sarà dedicata agli 80 anni di Benedetto XVI.
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21 maggio 2006
IL DRAMMA DELL’AIDS IN 6 PAESI AFRICANI MA ANCHE I
RISULTATI DEI PROGETTI
DI
ASSISTENZA E PREVENZIONE: AL CENTRO DELLA IV CONFERENZA INTERNAZIONALE ORGANIZZATA
A ROMA DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
-
Intervista con Paola Germano -
Al centro della IV Conferenza
Internazionale organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio svoltasi questa
settimana a Roma, in Campidoglio, si è parlato del virus HIV nel continente
africano e dei programmi per l’assistenza e la prevenzione. “Anche noi vogliamo
vivere!” è stato il titolo dell’incontro dedicato in particolare al progetto
“Dream”, rivolto da anni ai malati di AIDS in sei Paesi africani, con
un’attenzione specifica ai bambini. Il servizio di Andrea Rustichelli:
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“Non è possibile promuovere la
salute in Italia senza aiutare i bambini in Africa”: così il vescovo di Terni,
Vincenzo Paglia, da sempre legato alla Comunità di Sant’Egidio, nel suo
intervento di saluto. Mons. Paglia si rivolgeva
idealmente al neo ministro italiano della Salute, Livia Turco, pure presente in
sala insieme a molti suoi colleghi dei Paesi africani. La conferenza “Anche noi
vogliamo vivere!” ha illustrato gli ottimi risultati del programma Dream,
frutto di una rete di cooperazione internazionale, in grado di somministrare
delle terapie all’avanguardia contro l’AIDS, che sono oltretutto completamente
gratuite. Una sfida ‘all’afro-pessimismo’
con 19 centri di cura, 11 laboratori di biologia molecolare per circa 25.000
pazienti in terapia. E sono 1.800 i bambini che ogni anno riescono a nascere
sani da madri colpite da HIV. Particolarmente toccante la
relazione di Maria Cristina Marazzi, della Comunità
di Sant’Egidio, che ha fornito alcuni dati che si commentano da soli: ogni
minuto un bambino muore per HIV: sono 2 milioni i bambini africani infetti e
soltanto 4 su 10 possono sperare di vivere oltre i 5 anni. Paola
Germano, coordinatrice del programma Dream:
R. – Questo progetto è una risposta,
effettivamente, a tanti che per molti anni hanno pensato che in Africa non
fosse possibile fare niente. C’è un senso di pessimismo per tanti aspetti. Ma
l’Africa non è soltanto questo, l’Africa è anche risorse umane veramente
strabilianti e ha anche tante capacità di rinascere. Questo è stato quello che
noi abbiamo incontrato nell’esperienza con il nostro programma di lotta
all’Aids e alla malnutrizione. Il risultato è stato sorprendente. Accanto al
trattamento e alla cura di tante persone che oggi noi seguiamo, non soltanto in
Mozambico, ma in tanti Paesi africani, noi abbiamo visto anche tante persone
del personale sanitario che, una volta coinvolte in questo sforzo, si sono
messe a studiare e a lavorare. Ed oggi i nostri tecnici, i nostri medici professionisti
che lavorano nei programmi africani, hanno le stesse capacità di quelli
italiani, di quelli occidentali. Questo è possibile. E’ possibile creare una
generazione di persone formate. E’ possibile cambiare un certo tipo di
approccio, di mentalità culturale africana rispetto all’Aids: è una mentalità
di paura, di ignoranza, ma era la stessa che avevamo anche noi quando qui è
cominciato l’Aids. E così sta cambiando anche in Africa, grazie al lavoro di
tante donne. Parlo di nostre attiviste che sono malate ma che ormai grazie alle
cure hanno una qualità di vita ottima e che si fanno promotrici del programma.
Sono loro che cambiano la mentalità nel pubblico, nella società e che
costruiscono un futuro diverso.
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OGGI, IN PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO A ROMA,
LA 15.MA FESTA DEI POPOLI. L’INIZIATIVA, CUI PARTECIPANO OLTRE
150 COMUNITÀ
ETNICHE
DI IMMIGRATI, È PROMOSSA DAI PADRI MISSIONARI SCALABRINIANI
- Con
noi, padre Gaetano Saracino -
Creare uno spazio di incontro e di
dialogo tra culture e tradizioni di popoli diversi: con questo intento, per
tutta la giornata di oggi piazza San Giovanni in
Laterano a Roma accoglie oltre 150 comunità etniche di immigrati, riunite per
la 15.ma Festa dei Popoli.
Tema di quest’anno: “Volti diversi, una famiglia”. L’iniziativa è promossa dai
Padri Missionari Scalabriniani, in collaborazione con
Migrantes e Caritas del
Vicariato di Roma, anche per sensibilizzare le istituzioni e le realtà
ecclesiali sulla complessa realtà dell’immigrazione. Ce ne parla, nel servizio,
Roberta Moretti:
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Una giornata di spiritualità e
divertimento, organizzata dagli stessi gruppi etnici. Si comincia alle 9.00 con
l’apertura di 25 stand culturali e l’arrivo, in piazza, della maratona
podistica dedicata a Don Andrea Santoro, il sacerdote italiano ucciso
recentemente in Turchia da un giovanissimo fondamentalista
islamico. Poi, i “Giochi dell’altro mondo” dedicati ai bambini e,
contemporaneamente, dibattiti su tematiche legate all’integrazione delle
seconde generazioni, ai permessi di soggiorno e ai ricongiungimenti famigliari.
Alle 12, in Basilica, la solenne Celebrazione eucaristica, presieduta dal vicegerente della diocesi di Roma, mons.
Luigi Moretti, ed animata da 25 comunità. E dopo il pranzo, con piatti
tipici di 15 cucine internazionali, lo spettacolo multietnico,
con 20 numeri di ballo folkloristico. A chiudere la
Festa dei Popoli, alle 19.30, l’estrazione dei numeri della lotteria. Ma sul
significato della giornata, ascoltiamo uno degli organizzatori, padre Gaetano
Saracino:
“Con la festa dei popoli noi non
vogliamo fare multiculturalità, ovvero, che ogni cultura cresce in un proprio
orticello. Noi vogliamo fare intercultura, cioè, fare in modo che le culture,
mantenendo le loro identità, si mettano insieme per far nascere una terza cosa.
Noi sappiamo che l’emigrante, quando arriva in una terra che non è sua, oltre
alla sua fisicità e alla sua valigia, porta con sé fede e cultura. Ecco,
valorizzando fede e cultura, l’emigrante riprende la sua identità e la offre a
coloro che vengono lì anche per guardarla, per incontrarla”.
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INCHIESTA SUI GIOVANI E
LE
SFIDE DELLA CHIESA PER COLTIVARE
Chiamati a scegliere: i giovani e
la vocazione. Nonostante il calo delle consacrazioni religiose in Europa, un
italiano su dieci si confronta almeno una volta nella vita con l’idea di farsi
prete o suora. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata dall’Eurisko per le edizioni San Paolo i cui risultati saranno
pubblicati in un volume a giugno. Il servizio di Paolo Ondarza.
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(musica)
Ci hanno pensato almeno una volta
nella vita alla vocazione i giovani tra i 16 e i 29 anni interpellati dall’Eurisko. A fronte del calo delle vocazioni in Italia,
secondo lo studio condotto dal professor Franco Garelli,
un giovane su dieci si è confrontato, quasi sempre da bambino, con l’idea di
entrare in seminario, in convento o di partire in missione. Ma l’idea della
consacrazione è stata abbandonata dal 61,3% degli intervistati in breve tempo,
spesso per mancanza di figure di riferimento capaci di guidare nel
discernimento vocazionale. E’ questa secondo il prof. Garelli
la principale sfida che la Chiesa è chiamata a raccogliere.
“La Chiesa riesce in qualche modo
a presentare un messaggio interessante per molti giovani, ma più ragazzi o
bambini, che in età post adolescenziale o giovanile. Quindi, si tratta di
riuscire a coltivare nel tempo questa propensione alla vocazione religiosa, che
poi si scontra, nell’età della giovinezza, con molte altre istanze culturali
controcorrenti e quindi rischia di disperdersi”.
Il Centro nazionale vocazioni
della Cei organizza ormai da vent’anni seminari per
formare nuovi “evangelizzatori della vocazione”. Secondo il direttore mons.
Luca Bonari per aiutare un giovane a maturare il “progetto di Dio” nella
propria vita occorre che l’intera comunità cristiana accompagni negli anni
dall’infanzia all’età delle grandi scelte le nuove generazioni.
R. – Parlare di vocazioni non
significa parlare di scelta, ma significa parlare di risposta ad una chiamata.
Noi stiamo cercando di far sì che nella Chiesa italiana coloro che sono
chiamati a guidare spiritualmente altri siano
realmente preparati.
D. – Ma fino ad oggi, secondo lei,
la preparazione di chi è incaricato a guidare appunto
nel discernimento vocazionale lasciava a desiderare?
R. – Direi che era
lasciata alla buona volontà, in parte forse anche all’improv-visazione, ma
dobbiamo assolutamente accogliere l’invito del Papa Giovanni Paolo II, che parla
di un salto di qualità.
L’85% dei giovani interpellati
dall’Eurisko ritiene importante avere obiettivi e mete nella vita, ma preferisce mantenersi aperte
più strade e più possibilità. Insomma la scelta di vita definitiva fa paura
tanto è vero che l’età dei giovani che decidono di dire il loro “sì” a Dio si è
notevolmente alzata negli ultimi tempi dai 18 ai 25 anni. La suora apostolina Maria De Luca, direttrice del bimestrale di
orientamento vocazionale “Se vuoi”.
“Sicuramente la definitività spaventa i giovani. Vedo che permane in
moltissimi di loro il “vediamo come va”, pensando proprio di restare aperti a
qualunque cambiamento, in qualunque momento”.
Parlare di vocazione per i giovani
equivale a parlare di autorealizzazione,
soddisfazione, inclinazione. In altre parole, secondo gli intervistati, ci
vuole la vocazione per fare il prete e per sposarsi, ma anche per essere
assistente sociale o scrittore. Ancora suor Maria De Luca.
“Chi risponde con fedeltà alla sua
vocazione, qualunque essa sia, realizza la sua vita. Certo, non nel senso della
soddisfazione personale o almeno, sicuramente, non solo quella - successo,
denaro e così via - ma sa fare spazio anche alle difficoltà e alla croce. Dio
ci ama, ci dà dei doni, talenti e poi ci chiede di usarli nel miglior modo
possibile”.
Credere che Dio chiama per dare
significato pieno all’esistenza è - per dirla con le parole di Benedetto XVI –
non cedere alla tentazione di sentirsi autosufficienti. Lo raccontano le storie
di tanti giovani, come Enzo, 21 anni di Napoli: vincendo paure e resistenze è
entrato nei missionari oblati di Maria. Oggi è novizio e presto pronuncerà il
suo “sì”.
“Non ho mai avuto dei problemi.
Andavo bene a scuola. Ero diplomato. Avevo anche un lavoro. Non ero sereno, però.
Per essere felice dovevo andare ogni sabato in discoteca. Speravo in qualcosa
di migliore. Il salto, il cambiamento l’ho avuto tramite l’incontro con dei
missionari. Ho visto nei loro occhi questa serenità che io cercavo. In loro
vedevo una pienezza. Questa è stata la scintilla. Una volta
capito che il segreto della loro felicità era Cristo, mi sono messo in
discussione. Credo che la vocazione sia un qualcosa che ti realizza
pienamente”.
(musica)
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IL CAPOLAVORO DEL PITTORE OLANDESE VERMEER, “
SEGNA
SARA’ ESPOSTO A ROMA FINO AL PROSSIMO 18 GIUGNO
- Intervista con Anna Lo Bianco -
Rilancio d’eccezione a Roma per
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(musica)
Un’occasione da non perdere: poter ammirare un
capolavoro di grande fascino e straordinaria raffinatezza esecutiva nella
suggestiva cornice di Palazzo Barberini. A tenere a
battesimo il rilancio di una delle espressioni architettoniche più alte del
Barocco romano del Seicento, è l’opera “La lettera d’amore” di Vermeer, recentemente riscoperto dal pubblico e dalla
critica. Prodigio di luce e prospettiva, l’olio su tela
rivela un sommesso mondo di sentimenti affidati alla prospettiva, che
sottolinea il contrasto tra l’intima quiete della scena e l’impercettibile
ansia che si concentra, invece, nei gesti e negli sguardi. L’osservatore si
trova così come un intruso nel piccolo ambiente in cui due donne, colte in un
momento di confidenza, vengono rappresentate tra gli
oggetti d’uso quotidiano.
Una
vita difficile quella del maestro olandese, segnata dalle continue traversie
economiche a causa delle quali dipinse solo una quarantina di quadri di piccole
dimensioni. Ma quali sono i tratti distintivi del pittore, che con le sue opere
ha ispirato artisti come Proust e, più recentemente, Tracy Chevalier, autrice del
best-seller “La ragazza con l’orecchino di perla”? Ci risponde Anna Lo Bianco, direttore della Galleria Nazionale di Arte Antica
di Palazzo Barberini:
R. – Un pittore della realtà che dipinge piccole e preziosissime
opere in cui ogni elemento della vita quotidiana - una vita borghese operosa,
di benessere, la vita dell’Olanda delle colonie del ‘600
- viene ripresa con dettagli di magnifica precisione. Ma tutto questo, anziché
farne un dipinto o comunque una produzione di genere, ne fa una pittura
estremamente enigmatica, per cui tutta la lunga descrizione
alla fine diventa un pretesto per arrivare invece ai moti dell’anima umana.
D. – L’esposizione de “La
lettera d’amore” registra uno scambio culturale
storico con Amsterdam, che ci ha offerto l’occasione di rimirare un quadro di
straordinaria intensità …
R. – E’ bellissimo che dietro alla figura ci sia una scena di
mare, una marina. Il mare veniva rappresentato anche
come allegoria dell’amore: lontano, tempestoso, calmo esattamente come l’amore,
quindi, un sentimento universale.
D. – L’esposizione, inoltre, segna un momento storico per Palazzo Barberini …
R. – Il
prossimo traguardo è l’apertura del giardino seicentesco, voluto dalla famiglia
Barberini. La riapertura, poi, sullo scorcio
dell’anno, di tutta l’ala nord della galleria, le grandi sale del piano nobile
affrescate, e successivamente nel marzo del 2007 una mostra piccola e preziosa
su Bernini pittore, nel salone di Pietro da Cortona, sotto le grandi pitture appunto del protagonista
del Barocco, con, a fronte, le sculture, i ritratti della famiglia Barberini dello stesso Bernini.
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21 maggio 2006
OGGI,
IN 100 PAESI ATTRAVERSO 24 FUSI ORARI, “WALK THE WORLD”,
LA
MARCIA DI SOLIDARIETA’ PROMOSSA DAL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE DELLE NAZIONI
UNITE (PAM) PER RACCOGLIERE FONDI CONTRO LA FAME NEL MONDO
ROMA. =
Ritorna oggi “Walk the World”, la grande marcia di solidarietà organizzata dal
Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM). In 100 Paesi,
attraverso 24 fusi orari, persone di ogni etnia e
cultura marciano insieme per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere
fondi per i programmi di alimentazione
scolastica del PAM, già attivi in 72 nazioni. Lo scorso anno, 266
mila persone in 260 città di 91 Paesi hanno stretto in un simbolico abbraccio
l’intero Pianeta, permettendo di raccogliere 1.200.000 dollari. Alla marcia, nell’ambito delle
iniziative per il raggiungimento degli obbiettivi di Sviluppo del millennio
lanciati nel 2000 dalle Nazioni Unite, sono
attese complessivamente 750 mila persone. (R.M.)
CHIEDERE LA PROTEZIONE
DEL SIGNORE PER I POPOLI DI ARGENTINA E URUGUAY, IN TENSIONE TRA LORO A CAUSA DI
ALCUNE SCELTE PUBBLICHE IN MATERIA DI SVILUPPO INDUSTRIALE: CON QUESTO INTENTO, GLI EPISCOPATI DEI
DUE PAESI HANNO CONVOCATO, PER DOMENICA
PROSSIMA, UNA GIORNATA CONGIUNTA DI PREGHIERA
BUENOS
AIRES/MONTEVIDEO. =
Domenica 28 maggio si celebrerà in Argentina e in Uruguay una Giornata
congiunta di preghiera voluta e convocata, mercoledì scorso, dagli episcopati
dei due Paesi per chiedere la protezione del Signore “per i due popoli,
chiamati -
hanno scritto - a ripercorre insieme strade di collaborazione e dialogo”. I
presuli argentini e uruguaiani hanno espresso le loro forti preoccupazioni per
il deterioramento dei rapporti fra i due popoli in merito a vicende riguardanti
alcune scelte pubbliche in materia di sviluppo industriale. “Ci auguriamo – ha
spiegato il vescovo di Mercedes, in Uruguay, mons. Carlos Maria Collari – la crescita del dialogo, della
fratellanza, della giustizia e della verità in ogni luogo del mondo ma, in
particolare, nella zona confinante con l’Argentina. Noi tutti cristiani – ha
aggiunto – siamo chiamati a lavorare per l’integrazione tra i popoli e per lo
sviluppo umano integrale e, al tempo stesso, a fare del nostro meglio per
generare lavoro dignitoso e rispettoso dell’ambiente”. La tensione tra i due
Paesi è nata agli inizi del mese d’aprile, quando il presidente uruguaiano, Tabaré Vàsquez, ha autorizzato la
costruzione di due fabbriche di cellulosa sul Rìo
Uruguay. L’Argentina, e soprattutto gli abitanti della città di Gualeguaychù, centro abitato situato sulla riva opposta,
hanno protestato subito energicamente, ritenendo che il progetto mettesse a
repentaglio l’ambiente e la salute delle popolazioni locali. Dopo la
manifestazione del 30 aprile, con oltre 100 mila persone scese in piazza, il
presidente argentino, Nestor Kirchner,
ha deciso di porre il problema della salvaguardia ambientale in cima alla
propria agenda politica. Mentre il governo uruguayano è stato formalmente
accusato di aver violato le norme dello Statuto del Rìo
Uruguay negli accordi commerciali con le multinazionali della carta (la
finlandese “Botnia” e la spagnola “Ence”), l’esecutivo di Buenos Aires si è dovuto difendere
dall’accusa di non aver agito contro i blocchi stradali eretti dai
manifestanti: a sua volta ha contestato al presidente Vàsquez
di non aver consultato la Commissione Amministratrice del Rìo
Uruguay (CARU) prima di siglare gli accordi commerciali con le multinazionali
della carta, né di averne chiesto successivamente l’autorizzazione, come
espressamente previsto dallo Statuto. Kirchner ha poi
denunciato la necessità di uno studio indipendente sull’impatto ambientale
cumulato, che inevitabilmente causerebbero le due cartiere, oltre che
un’analisi del potenziale effetto devastante che l’inquinamento avrebbe sul
turismo locale, maggiore fonte di sostentamento nella provincia di Gualeguaychù. Intanto, giorni fa, la “Corporazione
Finanziaria Internazionale” (CFI) ha deciso di sospendere temporaneamente
l’erogazione dei finanziamenti alle multinazionali della carta. Gli oltre 400
milioni di dollari promessi a “Botnia” ed “Ence” dall’organo finanziario della Banca Mondiale sono
stati congelati in attesa di uno studio esaustivo
sull’impatto ambientale.
“LA
PIÙ IMPONENTE OPERA PUBBLICA DELLA CINA DOPO LA GRANDE MURAGLIA”:
COSÌ È
STATA DEFINITA LA DIGA DELLE TRE GOLE SULLO YANGTZE, IL “FIUME AZZURRO”,
INAUGURATA IERI TRA DUBBI E POLEMICHE
CHONGQING.
= Con una semplice cerimonia trasmessa in diretta dalla televisione di Stato, la Cina ha celebrato ieri il completamento della costruzione
della Diga delle Tre Gole sullo Yangtze, il “Fiume
Azzurro, definita “la più imponente opera pubblica della Cina dopo la Grande
Muraglia”. Tecnici, amministratori e operai che hanno lavorato alla costruzione
hanno sventolato bandiere rosse e ascoltato in
silenzio l’inno nazionale, prima di lanciarsi in una serie di “urrah!”. Il completamento è avvenuto dopo 13 anni di
lavori, con 10 mesi di anticipo rispetto al previsto, ma sulla sua scia vi sono
polemiche ancora irrisolte. Lunga 2,3 chilometri e alta 185 metri, la diga è infatti una delle più grandi opere di ingegneria mai
realizzate al mondo, ma la sua costruzione è stata osteggiata da attivisti per
i diritti umani e per l’ambiente che lamentano i gravi danni che questa ha
provocato. Il dramma più evidente è senza dubbio quello degli sfollati: se per
Pechino si tratta di 1,2 milioni di persone, diversi gruppi umanitari affermano
con sicurezza che il numero totale si aggiri oltre i due milioni. In un
editoriale, il quotidiano ‘China Daily’ ricorda
inoltre che più di 100 operai sono morti durante la costruzione della diga. E’
stato contestato poi l’impatto della diga sul patrimonio artistico del Paese,
andato distrutto per fare spazio ai 40 miliardi di metri cubi d’acqua. Altra
fonte di polemiche riguarda i costi del progetto: la Cina
afferma che le spese sono state di circa 22,5 milioni di dollari, mentre gli
esperti stranieri le valutano a non meno di 40 miliardi. Pechino ritiene
comunque che il costo sia giustificato: il bacino creato dalla diga permetterà infatti di controllare le alluvioni che in passato hanno
seminato la morte e la distruzione nella valle dello Yangtze.
Inoltre, la diga servirà a rifornire di energia la dinamica industria cinese,
generando 84.7 miliardi di kilowatt/ora all’anno, e faciliterà la navigazione sull’alto corso del
fiume. Completata ieri la parte in muratura, i lavori per la costruzione dei 26
turbogeneratori annessi alla diga proseguono e verranno completati entro l’inizio del 2009. (R.M.)
KENYA E BRASILE UNITI PER CHIEDERE ALL’ORGANIZZAZIONE
MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) MAGGIORI INVESTIMENTI CONTRO LE MALATTIE MARGINALI.
COLPISCONO IL 90 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE,
MA SOLO IL 10 PER CENTO DEI FONDI SONO DESTINATI
ALLA RICERCA SCIENTIFICA PER QUESTE PATOLOGIE
ROMA. = I ministeri della Salute di Kenya e Brasile si sono
uniti per proporre alla prossima Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) una risoluzione per un maggior investimento per combattere delle
malattie marginali. Come riporta l’agenzia Fides, nonostante queste colpiscano
il 90 per cento della popolazione mondiale, solo il 10 per cento dei fondi è
investito nella ricerca scientifica. Secondo i responsabili dell’“Iniziativa
Farmaci per le Malattie Dimenticate”, delle 1.556 nuove medicine approvate tra
il 1975 e il 2004, solo l’1 per cento è destinato alle malattie marginali, che
colpiscono soprattutto i Paesi tropicali. Tra queste emergono la malattia del
sonno (tripanosomiasi africana o malattia di Chagas), la leismaniosi, la
malaria e la tubercolosi. Il problema dei farmaci per la cura di queste
malattie è che sono pochi, molto vecchi e, di conseguenza, non molto efficaci,
se non tossici, mentre quelli più nuovi sono molto costosi. Nel caso della
tubercolosi, ad esempio, il test diagnostico è lo stesso che si utilizzava
circa 50 anni fa, funziona male, ma non c’è alternativa. Per la tripanosomiasi africana che, secondo l’OMS, ogni anno fa
registrare 60 mila morti, uno dei trattamenti in uso dal 1949 è un derivato
dell’arsenico e la sua somministrazione, oltre ad essere molto dolorosa, può
anche causare la morte del paziente. Il direttore dell’Istituto kenyota di ricerca medica (KEMRI) ha evidenziato il fatto
che le malattie marginali colpiscono i più poveri dei poveri, per i quali non vengono studiate nuove medicine perché l’investimento nella
ricerca è molto costoso. Il KEMRI, che al suo interno ospita un sofisticato
Centro per il Controllo delle Malattie (CDC), dispone di laboratori di 12 metri
quadri e di poco personale che svolge ricerche su patologie come la malattia di
Kala Azar (forma di
leishmaniosi di tipo viscerale), che in Kenya causa 4 mila morti l’anno. Il
Centro è in grado di trattare virus molto pericolosi, come quelli delle febbri
emorragiche del tipo Ebola. (R.M.)
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21 maggio 2006
- A cura di
Eugenio Bonnata -
In
Iraq, all’indomani della nascita del primo governo eletto del dopo Saddam, la
comunità internazionale ha espresso soddisfazione per il nuovo corso intrapreso
dal Paese arabo. Per il nuovo premier iracheno, al Maliki,
una delle priorità del governo di Baghdad è quella di stabilire “il calendario
di ritiro per le Forze internazionali”. Intanto stamani, proprio mentre il
governo teneva la sua prima riunione, promettendo misure forti contro il
terrorismo, diversi attentati hanno provocato almeno 10 morti.
Israele aiuterà economicamente il
popolo palestinese. Lo ha affermato il ministro degli Esteri israeliano, Livni, a Sharm el Skeikh, in Egitto, dove ha
incontrato il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Abu Mazen. Parlando con i
giornalisti Livni ha poi ribadito che Hamas, resta “una organizzazione
terrorista”, ma Israele non vuole punire il popolo palestinese. Intanto, da
Gerusalemme, il governo dello Stato ebraico ha sbloccato 11 milioni di dollari
– fondi provenienti dalle dogane palestinesi – per finanziare l’acquisto di
medicinali per i Palestinesi.
Urne aperte oggi in Montenegro,
per il delicato referendum che potrebbe sancire l’indipendenza dalla Serbia.
Secondo le prime informazioni, l’affluenza alle urne ha già superato il 50%. Il
nostro servizio:
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Vuoi che il Montenegro diventi uno
Stato sovrano? Per rispondere a questo cruciale quesito i 480 mila votanti
avranno tempo fino alle 21 di questa sera, ora di chiusura degli oltre 1000
seggi sparsi nel piccolo Paese adriatico. Ed è importante che l’elettorato
montenegrino vada a votare numeroso se vuole davvero l’indipendenza dalla
Serbia. Secondo le regole serve infatti il 55% delle
preferenze per proclamare la sovranità del Montenegro. Un’inedita soglia di
garanzia imposta dall’Unione Europea per dare legittimità alla consultazione e
per limitare quindi eventuali contestazioni. Se la soglia non verrà raggiunta, la questione dovrà essere invece archiviata
per i prossimi tre anni. Una prospettiva da scongiurare per il fronte indipendentista,
guidato dal premier locale e uomo forte del Montenegro, Djukanovic,
che – secondo gli ultimi sondaggi – sarebbe in grado di sfondare quota 56%.
L’opposizione unionista, accreditata comunque con una solida base di consensi,
spera nella rimonta. Una speranza condivisa anche dal governo di Belgrado che,
se è vero che rispetterà il responso delle urne, in caso di secessione, sarà
certamente pronto a far calare una sorta di muro con la piccola Repubblica
montenegrina. 3.500 sono gli osservatori invitati a controllare la regolarità
della sfida.
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Giornata di voto anche nella
Repubblica di Cipro, dove i circa 500 mila elettori greco-ciprioti sono chiamati a rinnovare i 56 membri
del Parlamento. Per la prima volta i turco-ciprioti
che vivono nell’area meridionale dell’isola possono partecipare al voto e
presentare i propri candidati. I partiti in lizza sono 8 ma
i sondaggi prevedono un testa a testa fra il partito comunista, Akel, e quello di centro destra, Disy.
I seggi chiuderanno nel pomeriggio, mentre i risultati finali potrebbero arrivare in tarda serata. Quelle odierne sono le
prime elezioni legislative dopo il fallimento del piano di riunificazione
dell’isola proposto dall’ONU e sottoposto a referendum nel 2004. Cipro è infatti divisa dal 1974, quando, dopo un colpo di stato
delle forze filo greche, l’intervento militare della Turchia determinò la
nascita la della Repubblica turca di Cipro del Nord che non è riconosciuta
dalla comunità internazionale.
In Afghanistan proseguono le
operazioni della guerriglia talebana. Stamani nella capitale Kabul almeno due civili sono morti per lo
scoppio di un’autobomba a ridosso della base militare della coalizione militare
internazionale, usata per la formazione delle forze di sicurezza afghane.
Il presidente boliviano, Evo Morales, ha lanciato un progetto di industrializzazione
della foglia di coca che prevede la distruzione di alcune piantagioni. Parlando
davanti a migliaia di persone il presidente ha specificato che “si può lottare
contro il narcotraffico senza repressione e senza sradicamento forzato”. Il
leader boliviano ha poi denunciato un piano di cospirazione contro la recente
manovra di nazionalizzazione degli idrocarburi, ad opera
delle multinazionali presenti nel Paese.
Ray Nagin è
stato confermato sindaco di New Orleans per altri quattro anni battendo al
ballottaggio lo sfidante Mitch Landrieu.
La vittoria, arrivata dopo un testa a testa tra i due
candidati, ha ribaltato le previsioni. Nagin,
democratico afroamericano, ha avuto il 52% dei consensi.
Durante il suo mandato dovrà far fronte alla ricostruzione della città
devastata dall’uragano Katrina e aiutare le migliaia di senzatetto.
La polizia irlandese ha sgomberato
ieri sera i circa 40 immigrati afghani che occupavano
da una settimana la cattedrale di San Patrizio a Dublino. Gli afghani - che
facevano lo sciopero della fame e alcuni dei quali avevano minacciato di
suicidarsi - chiedono asilo politico in Irlanda, sostenendo che la loro vita
sarebbe in pericolo se venissero rimandati in patria.
In Italia, sono ripresi gli
sbarchi di clandestini. Un barcone con 206 immigrati a bordo, scortato dalle
autorità costiere, è approdato all’alba sull’isola di Lampedusa. In nottata sono invece giunti altri 32 extracomunitari, che
viaggiavano su un gommone avvistato ieri in acque maltesi.
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