RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 140 - Testo della trasmissione di sabato 20 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Solitudine,
alienazione e riscatto, nei film presentati ieri al Festival di Cannes
In Iraq votata la fiducia al nuovo governo mentre
la violenza non si ferma: decine di vittime in diversi attentati
Ancora tensione nei territori palestinesi, fra il governo di Hamas e il presidente Abu Mazen
20 maggio 2006
LA
CHIESA PROCLAMA IL DIRITTO DI DIFENDERE, SENZA RISERVE, LA VITA
E LA
FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO:
COSI’
BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE DI SPAGNA
PRESSO
LA SANTA SEDE. IL PAPA HA ANCHE RIBADITO L’IMPORTANZA DELL’INSEGNAMENTO DELLA
RELIGIONE CATTOLICA NELLE SCUOLE SPAGNOLE
Sarò a Valencia “per celebrare la bellezza della famiglia
fondata sul matrimonio”: Benedetto XVI ha colto l’occasione dell’udienza al
nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, Francisco Vázquez Vázquez, per parlare del prossimo Incontro Mondiale
della Famiglie, in programma a luglio in terra iberica. Il Papa ha dunque
ribadito il diritto inalienabile di ogni persona a professare liberamente la
propria religione. Particolarmente significativo anche il passaggio del
Pontefice sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche spagnole.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“La
Chiesa proclama senza riserve il diritto primordiale alla vita, dal
concepimento alla morte naturale”: è quanto ribadito con forza da Benedetto XVI
che nel discorso al nuovo ambasciatore di Spagna ha messo un accento
particolare sulla famiglia, che, ha detto, non può essere “soppiantata o
offuscata da altre forme o istituzioni diverse”. Ricordando, così, la sua partecipazione
al prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, a Valencia in luglio, ha espresso
l’auspicio che tale occasione gli dia “l’opportunità
di celebrare la bellezza e la fecondità della famiglia fondata sul matrimonio”
così come la sua altissima vocazione e il suo imprescindibile valore sociale”.
“La
Chiesa - ha proseguito il Pontefice – insiste inoltre sul diritto inalienabile
delle persone a professare senza alcun ostacolo, tanto pubblicamente che
privatamente, la propria fede religiosa”. E ha richiamato “il diritto dei
genitori affinché i figli ricevano un'educazione corrispondente ai propri
valori e credenze, senza discriminazioni o esclusioni esplicite o nascoste”. In
tale contesto, il Papa ha espresso soddisfazione per “la gran richiesta di
insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche spagnole”. Fatto,
ha costatato, che indica come “la popolazione riconosca l’importanza di tale
materia d’insegnamento sia per la crescita e la formazione personale e
culturale dei giovani”. E qui, Benedetto XVI ha rammentato che proprio questo
sviluppo della personalità dei giovani è “il principio base dell’Accordo tra
Stato spagnolo e Santa Sede per quanto concerne l’insegnamento e gli ambiti
culturali”.
“Le
relazioni diplomatiche multisecolari tra Spagna e
Santa Sede”, ha detto ancora il Papa, dimostrano il “vincolo costante del
popolo spagnolo con la fede cattolica”. Proprio questa vitalità
della Chiesa spagnola, è come “un invito speciale a rafforzare” queste
relazioni aumentando la collaborazione tra la Chiesa e le istituzioni pubbliche
“in maniera rispettosa e leale, delle rispettive competenze e autonomia, con il
fine di ottenere il bene integrale delle persone”, che come spagnoli, sono “in
grande misura figli amatissimi della Chiesa”. Ha così ribadito che la Chiesa
“sostiene quei credenti che amano la giustizia e partecipano alla vita pubblica
o professionale con profondo rispetto e solidarietà” per la promozione dei
diritti umani. E questo sempre in vista della “dignità della persona nella sua
integrità”.
Il Papa
ha poi affermato di aver visitato, da cardinale, tante volte la Spagna, dove ha
apprezzato l’abbondanza di opere artistiche che denotano come il Paese sia “imbevuto profondamente
di valori cristiani”. Se si dimenticano gli ideali e la fede che hanno
plasmato questo patrimonio, ha avvertito, se ne perde buona parte del
significato. Infine ricordando il legame particolare della Spagna con
l’Apostolo Giacomo, ha ribadito quanto sia urgente
“promuovere e mantenere vive le radici cristiane dell’Europa”.
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Il nuovo ambasciatore di Spagna, Francisco Vázquez Vázquez, è nato a La Coruña
nel 1946. È sposato ed ha due figli. Laureato in Diritto presso l’Università di
Madrid è stato Deputato tra il 1977 ed il 2000. È Senatore dal 2000. Dal 1983
al 2006 è stato Sindaco di La Coruña,
e tra il 1981 ed il 2003 Presidente della Federazione Spagnola di Municipi e
Province. Ha partecipato come Deputato all’elaborazione della Costituzione
spagnola ed è stato Presidente delle "Commissioni di Regolamento e
Lavoro" nel Congresso. È Accademico dell’Accademia Galiziana
di Giurisprudenza e Legislazione. È autore di pubblicazioni ed articoli su temi
politici, storici e municipali.
LE SFIDE DEL SECOLARISMO CHE OCCULTANO DIO E
NEGANO ALL’UOMO
NEL
DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI CANADESI, IN VISITA AD LIMINA
Le grandi sfide del secolarismo in Canada: ne ha parlato stamane il Papa ricevendo i vescovi canadesi dell’area
Atlantica, in visita ad Limina Apostolorum. Si tratta del secondo gruppo regionale su
quattro della Conferenza dei vescovi cattolici del Canada (CCCB/CECC), ricevuti
da Benedetto XVI, dopo l’udienza di pochi giorni fa ai presuli del Québec. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Uno Stato – ha sottolineato Benedetto XVI - che vanta una
“grandiosa eredità” che si manifesta “nella ricca diversità sociale”, e che
vede al centro della sua anima culturale “il dono inestimabile della fede in
Cristo”, “ricevuto e celebrato nel corso dei secoli con profonda gioia” dai
popoli di questa Nazione.
Ma c’è un altro volto del Canada:
“Like many countries, however,
Un Paese “come molti altri” – ha osservato Benedetto XVI –
“oggi sofferente degli effetti pervasivi del secolarismo”. Il Canada esteso su
un territorio immenso, poco più grande degli Stati Uniti, conta una popolazione
esigua intorno a 32 milioni di persone, di cui circa 13 milioni cattolici;
Paese bilingue anglofono e francofono, mosaico di
popoli e culture stratificate nei secoli, ma in rapida evoluzione negli ultimi
decenni - anche sul piano confessionale - per il massiccio afflusso di
immigrati.
In questo scenario complesso e composito il Papa
stigmatizza il tentativo di promuovere una visione dell’umanità separata da Dio
e indifferente alla Parola di Cristo, che “toglie dalla portata dell’uomo e
della donna comuni l’esperienza di una genuina speranza”. E uno dei più
drammatici sintomi di questa mentalità, - ha detto il
Papa ai presuli canadesi - chiaramente evidente nella vostra regione, è il
tasso di natalità che sta precipitando. “Questa inquietante testimonianza
d’incertezza e timore, anche se non sempre consapevole, è in completo contrasto
con la definitiva esperienza di vero amore che per sua natura è contraddistinta
dalla fiducia, cerca il bene dell’amato, e guarda all’eterno”.
Di fronte “ai molti mali sociali e alle ambiguità”
conseguenti ad “un’ideolo-gia secolarista”, il Santo
Padre sollecita i pastori della Chiesa canadese a rivelarsi uomini di speranza,
pregando ed insegnando con passione “la verità di Cristo che disperde le tenebre
ed illumina la via per rinnovare la vita ecclesiale e civica”, educando le
coscienze e affermando “la dignità della persona e della società umana”. “In
particolare nelle aree che soffrono anche le penose conseguenze del declino
economico, come la disoccupazione e l’emigrazione non voluta, le autorità
ecclesiali – osserva il Papa – portano molti frutti, quando nell’ambito del
bene comune, generosamente cercano di supportare le autorità civili” nel loro
compito di rigenerare la comunità.
Sul piano pastorale Benedetto XVI ha raccomandato che la
riorganizzazione intrapresa della parrocchie e delle
stesse diocesi sia “essenzialmente un esercizio di rinnovamento spirituale”
anziché ricalcare “un semplice modello sociale di ristrutturazione”. Infine un
incoraggiamento ai presuli a restare vigili nel proprio “dovere di promuovere
una cultura della vocazione”.
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COLLABORARE PER FORTIFICARE I VALORI MORALI
CRISTIANI IN EUROPA:
È QUANTO SI PROPONGONO LA CHIESA CATTOLICA E
LA CHIESA ORTODOSSA RUSSA.
LO HA
DETTO IERI AI GIORNALISTI IL METROPOLITA KIRILL
PARLANDO
ANCHE DEL SUO INCONTRO CON IL PAPA
La Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa pronte a
lavorare insieme per mantenere i valori morali cristiani in Europa. Ad esprimere
questa comune volontà il metropolita Kirill, presidente
del Dipartimento per gli affari esteri del Patriarcato ortodosso di Mosca. Ieri
pomeriggio, dopo la benedizione a Roma della Chiesa di Santa Caterina
d’Alessandria, che dovrebbe essere ultimata entro il 2007, ha incontrato i
giornalisti. Il servizio di Tiziana Campisi:
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E’ ora che la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa
collaborino. Sono parole del metropolita Kirill, a
Roma per benedire la costruenda chiesa di Santa
Caterina d’Alessandria. E’ antica tradizione ortodossa russa benedire anzitutto
le mura di un luogo di culto in costruzione. Si è svolta ieri la liturgia
durata tre ore, alla quale ha preso parte anche una delegazione inviata da
Benedetto XVI. Con il Pontefice il presidente del Dipartimento per gli affari
esteri del Patriarcato ortodosso di Mosca ha avuto un incontro giovedì
pomeriggio. Temi affrontati la famiglia, le problematiche legate alla difesa
della vita, alla bioetica e le risposte cristiane che occorre dare alle domande
che oggi il mondo della scienza pone:
“Uno dei temi concreti su cui troviamo accordi è la morale
umana. Abbiamo parlato della nostra volontà di voler cercare di mantenere i
valori morali, cristiani in Europa. Quando succede un atto di terrorismo tutto
il mondo trema e si chiede ma come mai è potuto succedere. Ma se si distrugge
il sistema di valori morali, allora cos’è che fermerà l’uomo da atti di terrorismo?
Solamente il controllo interno, stesso dell’uomo”.
E sui valori morali Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa
russa si sono trovate in perfetto accordo:
“Sono molto contento che siamo stati d’accordo
praticamente in tutti i punti”.
Si può dialogare sulle questioni che la società di oggi
vive, ha detto il metropolita Kirill, per quelle teologiche
ci vorrà ancora più tempo:
“Per quanto riguarda l’agenda delle questioni teologiche,
rimangono quei problemi teologici che abbiamo avuto già a partire dal medioevo.
Queste questioni teologiche vanno anche esaminate. Come sapete, adesso si rinnoverà
il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa ma le
persone del mondo moderno ci chiedono di rispondere a quelle questioni che sono
anche proprie loro, cui fanno fronte anche loro. Per questo il nostro messaggio
comune a tutto il mondo e a tutta l’Europa deve essere un messaggio unico”.
E a chi gli ha chiesto il suo parere su Benedetto XVI ha
risposto:
“Una delle cose che mi ha più impressionato di Papa
Benedetto XVI è la sua disciplina del pensiero e della parola. Il Papa è effettivamente
un teologo assolutamente autonomo e molto forte”.
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ALTRA
UDIENZA
Questo pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Giovanni
Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
BENEDETTO
XVI HA NOMINATO IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
ARCIVESCOVO
DI NAPOLI. SUCCEDE AL CARDINALE MICHELE GIORDANO.
ALLA
GUIDA DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,
IL
PAPA NOMINA IL CARDINALE INDIANO IVAN DIAS
- A
cura di Fausta Speranza -
Il Papa ha nominato il cardinale Crescenzio Sepe nuovo arcivescovo di Napoli; lascia dunque la guida
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. A succedergli
nell’incarico di prefetto del dicastero vaticano è il cardinale indiano Ivan Dias. Benedetto XVI ha dunque accettato la rinuncia al
governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Napoli, presentata dal
cardinale Michele Giordano, per sopraggiunti limiti di età.
Il cardinale Crescenzio Sepe è
nato a Carinaro, nella diocesi di Aversa,
il 2 giugno 1943. Nel 1972 è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede
ed è stato destinato alla Rappresentanza Pontificia in Brasile. Chiamato in
seguito alla Segreteria di Stato, è poi divenuto Segretario della Congregazione
per il Clero. Quindi ha guidato come Segretario Generale l’ufficio del Comitato
e del Consiglio di Presidenza del Grande Giubileo dell’Anno
2000. E’ stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del
21 febbraio 2001, e nominato Prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli.
Il cardinale Ivan Dias, finora
arcivescovo di Bombay, è nato a Mumbai, in India, il
14 aprile 1936. Tra il 1973 e il 1982 è stato Capo Sezione presso
Sempre stamane Benedetto XVI ha
nominato vescovo ausiliare di México (Messico) il
padre Carlos Briseño Arch, Agostiniani Recolletti,
finora Superiore della Casa di Formazione “San Pío X”
di Querétaro, assegnandogli la sede titolare
vescovile di Tricala.
CONVEGNO A ROMA A DIECI ANNI DALLA PROMULGAZIONE
DELL’ESORTAZIONE
APOSTOLICA POSTSINODALE ‘VITA CONSECRATA’
-
Intervista con padre Paolo Scarafoni -
A 10 anni dalla promulgazione dell’Esortazione Apostolica
“Vita Consecrata” di Giovanni Paolo II, uno speciale
convegno si svolgerà presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum
sabato prossimo. Per ricordare i contenuti e l’impor-tanza del documento che
faceva seguito al Sinodo dei vescovi sulla vita religiosa, Giovanni Peduto ha
intervistato il rettore dell’Ateneo, il padre Paolo Scarafoni, dei Legionari di
Cristo:
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R. – E’ una riflessione sul valore della vita consacrata
specialmente alla luce della società attuale, della cultura attuale, dopo il
lungo periodo trascorso dal Concilio Vaticano II. Riprende la linea della Perfectae Caritatis del
Concilio Vaticano II, che appunto parlava del rinnovamento della vita
consacrata nella Chiesa. Io penso che la novità di questo documento è quella di
mettere in evidenza il valore importante, positivo della vita consacrata nella
Chiesa e in generale nella società perché si dice che la vita consacrata
rispecchia la bellezza di Cristo, questa bellezza che è stata vista in modo
straordinario dagli Apostoli nel momento della Trasfigurazione, che poi era
un’anticipazione della Risurrezione di Cristo. Il compito dei consacrati è proprio
quello di dare visibilità attuale, di continuare a dare visibilità di questa
straordinaria bellezza di Cristo che non è soltanto una bellezza di ‘cose utili’ che
si fanno, di ‘azioni’ che si realizzano anche in favore degli altri, oppure di
capacità e abilità umane, ma è una bellezza che trascende questo mondo, è una
bellezza che proviene da Dio, una bellezza divina. I consacrati hanno proprio
il compito di identificarsi in questo modo particolare con Cristo per chiamata,
perché sono chiamati a questo, e di presentare nel mondo costantemente i tratti
di Cristo che possono essere visti con gli occhi della fede. I fedeli che guardano
ai religiosi scoprono in loro la bellezza di Cristo presente in mezzo a noi,
cioè il Regno di Dio in mezzo a noi, che poi sarà visto pienamente nel Regno
dei cieli. E’ un grande richiamo per così dire alla comunione con Cristo,
all’unione con Dio. Un grande richiamo a non riporre tutte le speranze, tutti i
valori della vita nel presente che trascorre, che passa. L’invito, invece, è a
mantenere questo sguardo, questo contatto con la presenza di Dio, che poi sarà
la compagnia, la comunione, l’unione definitiva che tutti noi avremo. Pertanto
la vita consacrata è radicata nel Battesimo, perché il Battesimo è già - come
afferma anche il documento - una consacrazione a Dio. Noi siamo presi dal mondo e consacrati a Dio per vivere una vita nuova in
Cristo. I consacrati portano a pienezza questa vocazione di essere di Dio. In
qualche modo rendono visibile, in maniera radicale, intensa, il destino degli
uomini in questo mondo.
D. – Quali sono oggi, a suo parere, le sfide maggiori per
la vita consacrata e come affrontarle?
R. – Le sfide della vita consacrata sono prima di tutto
quella di essere all’altezza nel mondo di oggi. Sono tante le difficoltà della
chiamata alla vita consacrata, e oggi non è facile offrire l’immagine della
bellezza di Cristo. Cioè, quando i cristiani, gli uomini, per strada, nelle
case, nelle chiese ci guardano, guardano ai religiosi, devono poter dire che
stanno riconoscendo qualcosa di particolare di Cristo, vivo in mezzo a noi.
Certamente questo già avviene in moltissimi casi, però è sempre una grande
sfida. Secondo, richiamare ancora alla fedeltà del carisma dei fondatori.
Questo è uno dei punti essenziali ed è una sfida ancora da realizzare. Nel
mondo della globalizzazione, nel mondo delle
trasformazioni, nella cultura nuova, diversa, la fedeltà al carisma è saper
dare volto con creatività a questo carisma nella società di oggi. In terzo
luogo, possiamo dire che in un mondo frenetico, con tanto attivismo, la vita
fraterna, la vita di comunità, che richiede tempo, attenzione anche ai deboli,
agli anziani, rappresenta una sfida. Deve essere un elemento prioritario e
richiede un grande sforzo per poterlo vivere nelle circostanze attuali in modo
rinnovato. E, finalmente, anche il ruolo dell’autorità: non c’è dubbio che oggi
anche questo sia un punto importante, fondamentale nelle comunità ecclesiali,
che va vissuto nella società e nella cultura attuale.
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NEI
GIORNI SCORSI IN VATICANO, LA SESTA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SPECIALE
PER
L’EUROPA DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI.
AL
CENTRO DEI LAVORI, L’ESORTAZIONE APOSTOLICA ECCLESIA
IN EUROPA,
PROMULGATA
IN SEGUITO ALLA SECONDA ASSEMBLEA SPECIALE
PER
L’EUROPA DEL SINODO, SVOLTASI NEL 1999
- A cura di Roberta Moretti -
Valutare l’applicazione effettiva
nel Continente europeo dell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa, promulgata il 28 giugno 2003, in seguito alla seconda Assemblea
Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’autunno del 1999.
Con questo intento, si è svolta il 15 marzo scorso in Vaticano la sesta
riunione del Consiglio speciale per l’Europa della Segreteria Generale del
Sinodo dei Vescovi, sotto la guida del segretario generale, mons. Nikola Eterović.
Il documento, diffuso attraverso
conferenze, seminari, gruppi di lavoro, simposi e corsi di formazione
permanente, è considerato un prezioso punto di riferimento per l’analisi della
situazione attuale in Europa e per la ricerca di soluzioni valide in vista di
un’appropriata attività pastorale. Come si legge nel comunicato diffuso al
termine della riunione del Comitato, “molte Conferenze episcopali hanno
dedicato sessioni plenarie allo studio e alla riflessione dell’Esortazione Apostolica”
e il documento è stato anche “accolto con
interesse dai superiori dei Seminari e delle Case di formazione”.
Da considerare, poi, la
divulgazione “attraverso i mezzi di comunicazione sociale, specialmente radio e
televisione, che hanno favorito la conoscenza del testo anche in ambienti extra
ecclesiali”. “La continuità del Pontificato di Benedetto XVI con le linee
pastorali del suo venerato predecessore – continuano i vescovi – dimostra, non
solo la validità e l’attualità del documento postsinodale,
ma è anche motivo di incoraggiamento nella nuova evangelizzazione del Continente,
che diventa urgente”. Il Santo Padre, infatti, “ha presenti
anche le difficoltà che la Chiesa Cattolica, come pure altre Chiese e comunità
ecclesiali, deve affrontare nell’Europa caratterizzata da un clima di diffusa
indifferenza religiosa; da uno spirito consumistico, che si espande anche ai
Paesi dell’Europa Centrale e Orientale; da una mentalità positivistica,
che cerca di mettere in ridicolo ogni discorso sulla fede; da un relativismo morale
ed etico sempre meno tollerante nei riguardi dei fedeli e della loro visione
dell’uomo e del mondo; da una visione secolarizzata della società, che desidera
organizzare la città umana senza alcun riferimento a Dio e ai valori trascendenti;
dal rifiuto delle radici cristiane della propria tradizione bimillenaria”.
“Inoltre – continuano i presuli – le condizioni della testimonianza cristiana
in Europa diventano sempre più esigenti e non possono non richiamare
l’attenzione in particolari ambiti, quali la demografia, le migrazioni, le
deviazioni legislative civili, l’istituto familiare, la bioetica, la
disoccupazione, la cooperazione con gli Stati e con l’Unione Europea”.
“Al Continente europeo – si legge
ancora nel Comunicato – che si sta riunificando e
ristrutturando, è diretto l’annuncio della speranza cristiana, secondo il tema dell’assise sinodale Gesù
Cristo vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa. La
Chiesa Cattolica – si precisa – è aperta alla collaborazione con altre Chiese e
Comunità ecclesiali nella promozione di tale importante missione, da cui
dipende il futuro del Continente europeo, che peraltro mostra promettenti segni
di vitalità e di risveglio spirituale”. Il Consiglio Speciale per l’Europa si
riunirà per la settima volta il 23 aprile 2007.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il discorso di Benedetto XVI
al nuovo ambasciatore di Spagna: “Per la sua altissima vocazione e il suo
imprescindibile valore sociale - ha sottolineato il Papa - la famiglia non può
essere soppiantata od offuscata da altre forme o istituzioni
diverse”.
Servizio vaticano - Nel discorso ai Vescovi del Canada-Atlantico il Santo Padre ha esortato a riorganizzare
le parrocchie, nel piano di rinnovamento pastorale, considerandole anzitutto
case e scuole di comunione.
Servizio estero - Iraq: il Parlamento vota la
fiducia al nuovo Governo.
Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele
Giordano dal titolo “L’ultimo passo della ragione”.
Servizio italiano - Politica: polemiche sul voto
dei senatori a vita. Aspre critiche del centrodestra.
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20 maggio 2006
DOMANI
STORICO REFERENDUM IN MONTENEGRO
PER
DECIDERE SE DISSOLVERE L'UNIONE CON LA SERBIA
-
Intervista con Giuseppe Bettoni -
Domani referendum storico in Montenegro. La popolazione è
chiamata a decidere se mantenere o dissolvere l'unione tra il piccolo
Montenegro e la Serbia, ultimo legame non ancora spezzato tra repubbliche di
quella che fu la Jugoslavia. Meno di 500.000 gli aventi
diritto al voto, residenti in un Paese-fazzoletto tra
le cime più impervie dei Balcani e la costa
adriatica. E’ insolita e frutto di mediazioni la percentuale dei sì necessaria
per vincere, il 55%, che si distingue dal consueto 50%+1. Delle possibili
conseguenze del risultato del voto Fausta Speranza ha parlato con il professor
Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica
all’Università Tor Vergata:
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R. – E’ un elemento geopoliticamente
molto importante, perché se i montenegrini decidono di abbandonare la
Repubblica Serba, questo crea un problema molto importante per i serbi. Stanno
negoziando ancora oggi lo statuto del Kosovo, che non
è arrivato ad un punto di soluzione: 100 mila serbi sono nel Kosovo, provincia serva completamente albanofona.
Cosa sarà dei serbi – ormai pochi – presenti nell’ex Bosnia-Erzegovina?
E’ tutto un castello che si è messo in piedi in equilibrio molto instabile, nei
Balcani, che può essere definitivamente cancellato
con questo referendum. Forse con questo referendum si prenderà definitivamente
atto che non si può più tenere insieme una serie di strane istituzioni ed
entità sperando che questo mantenga una pace strutturale nell’area.
D. – A proposito di anomalie, di punti particolari, ci
sono in questo referendum a partire dalla maggioranza prevista?
R. – Raggiunge il 55 per cento, è una cosa abbastanza
incomprensibile, che rende ancora più complicata la situazione. Nel momento in
cui gli indipendentisti avessero il 52, il 53 per cento dei votanti, per
esempio che cosa accadrebbe? Si dovrebbe dire: “E’ vero, voi siete la
maggioranza a volerlo, ma è la minoranza che l’ha vinto e quindi rimanete
attaccati alla Serbia”? Si crea una situazione strana, dovuta all’imbarazzo
stesso dell’Unione Europea nei rapporti tra la Repubblica montenegrina, da un
punto di vista, e la Serbia stessa. Ci sono una serie di negoziazioni in corso
e quindi non si vuole ascoltare troppo Belgrado, non si vuole dare un partito
preso pro qualcuno nel Montenegrino.
D. – In particolare, con uno sguardo all’Unione Europea e
al processo di avvicinamento ai Balcani in corso, che
cosa dire? Da una parte, è quasi un successo della diplomazia europea, questa
decisione di attendere dal 2003 al 2006 per un regolare e meditato referendum,
se pensiamo alla storia recente dei Balcani e dunque
all’ipotesi violenta, alla guerra, che è scoppiata nell’area per altri motivi.
Dall’altra parte, però, è un ruolo che sta svolgendo tra mille difficoltà …
R. – Per l’Unione Europea, la situazione balcanica è un grande problema, perché è casa propria – i Balcani fanno parte integrante dell’Europa, anche se non
dell’Unione Europea propriamente detta – Sono nostri vicini, sono una zona di
vera permeabilità tra Unione Europea e Balcani. Al
tempo stesso devi, però, fare attenzione a una serie di equilibri e di
difficoltà. Come evitare che si crei un nuovo conflitto. Possiamo dire che è
come se l’Unione Europea si muovesse nei Balcani in
un vero pantano, molto complicato. Quello che accade spesso
però è che quando ti muovi in un ‘pantano’ – come si dice – ti impantani
ancora di più. La volontà di mantenere una serie di equilibri, molto strani,
spesso ha fatto complicare la situazione. Per esempio, il fatto che l’Unione
Europea stia facendo pressioni molto forti su Belgrado per ottenere Mladic, il famoso generale serbo accusato e ricercato da
tutta la comunità internazionale, fa sì che debba concedere alcune cose; ecco
da qui, per esempio, la soglia del 55 per cento con il Montenegro. C’è poi la
volontà, in ogni caso, di non dimenticare i Balcani,
sperare o pensare che in un futuro – diciamocelo oggi un po’ lontano - possano
diventare parte integrante dell’Unione Europea. E’ l’elemento che caratterizza
l’Unione in sé, ma al tempo stesso ci sono bisogni di bilancio, difficoltà
varie che impongono anche un abbassamento dei finanziamenti che noi stiamo
dando oggi a queste aree. E’ come se ogni tanto facessimo un passo in avanti e
spesso facessimo due passi indietro. Abbiamo ridotto pesantemente, negli ultimi
cinque anni, i finanziamenti verso queste aree che oggi stanno in una
condizione economica più difficile di prima: questo dobbiamo riconoscerlo!
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NEL
POMERIGGIO PARATA MUSICALE PER VIE STORICHE DI ROMA: A 500 ANNI
DALLA
FONDAZIONE DELLA GUARDIA SVIZZERA E DELLA BASILICA VATICANA
Per la
prima volta, oggi a Roma, una grande e festosa parata musicale per le vie
storiche della città. In onore dei 500 anni di fondazione della Guardia
Svizzera e della Basilica vaticana, sfilano tredici bande musicali dell’Esercito
tedesco e della Svizzera, per un totale di mille musicisti. Punto di partenza,
alle ore 16.00, Piazza Santa Maria delle Grazie e arrivo in Piazza San Pietro,
alle 18.30, dove eseguiranno, sotto le finestre del Palazzo Apostolico, l’Inno
europeo. Ancora insieme domani per ricevere la benedizione del Santo Padre. Il
servizio di Luca Pellegrini.
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Mille, tra pifferi e tamburi, trombe e tromboni, per le
vie di Roma: la meta, Piazza San Pietro. Una grande festa, con una parata che per la prima volta vedrà sfilare le bande musicali tedesche
e svizzere per celebrare il quinto centenario della posa della prima pietra
della Basilica di S. Pietro in Vaticano ed i 500 anni della Guardia Svizzera
Pontificia. La Courtial International, in
collaborazione con il XVII municipio del Comune di Roma, ha voluto in questo
modo onorare la Guardia Svizzera, nonché omaggiare il nuovo pontefice Benedetto
XVI, con una sfilata per le vie storiche di Roma che coinvolgerà più di
mille musicisti di tredici bande militari tedesche in gran parte di provenienza
bavarese, terra di nascita del Papa. Intento della Fondazione è quello di fare
di questa sfilata un appuntamento fisso per Roma, da organizzare sempre in
primavera: nel 2007 sarà dedicata agli ottant’anni di
Papa Benedetto XVI. Ad Hans-Albert
Courtial, Presidente della Fondazione, abbiamo
chiesto come e perché è nata questa iniziativa:
R. - Quest’anno abbiamo un’ottima occasione, i 500 anni
della prima pietra della Basilica Vaticana, e i 500 anni della Guardia Svizzera.
Noi abbiamo sentito tanto desiderio di vedere tante bande musicali, proprio
quelle storiche, tedesche e svizzere, venire a Roma e dare omaggio a questa
occasione. I musicisti sono ben contenti di poter venire.
D. - Ma perchè chiamare le bande per ricordare i 500 anni
della Basilica e della Guardia Svizzera, che connessione c’è?
R. - Festeggiare la gioia di aver avuto questa bellissima
Basilica con la musica E poi c’è anche la gioia di avere le Guardie Svizzere.
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QUESTA
SERA IN PRIMA ASSOLUTA A SAN GIOVANNI ROTONDO L’ORATORIO
“CHARITATIS HOSTIA” DI MONS. MARCO FRISINA, ISPIRATO ALLA VITA
E AGLI SCRITTI DI SAN PIO DA
PIETRELCINA
- Con noi, il compositore -
Prima
esecuzione assoluta, questa sera a San Giovanni Rotondo, dell’Oratorio “Charitatis Hostia” per soli, coro
e orchestra di mons. Marco Frisina, ispirato alla
vita e agli scritti di San Pio da Pietrelcina. Il
concerto, che si terrà sul sagrato “Giovanni Paolo II “ della nuova chiesa
intitolata a San Pio, comprende anche l’inno del IV Convegno ecclesiale di
Verona “Chiesa del Risorto”, e un altro oratorio sacro di Frisina
“ Il tesoro e la Sposa” dedicato a S. Francesco d’Assisi, come San Pio segnato
dalle stimmate. Al maestro Frisina, A.V. ha
chiesto quale sia stata l’ispirazione musicale e letteraria per la sua nuova
composizione:
**********
R. – L’ispirazione è venuta dall’epistolario di San Pio,
proprio perché i testi dei Santi – almeno a mio avviso – hanno una tale forza
per farci capire la spiritualità e il cammino che i santi hanno fatto. Nelle
lettere di Padre Pio io ho preso la Croce e l’Eucaristia, la Messa e il
Sacerdozio, perché Padre Pio è il primo sacerdote stimmatizzato. San Pio è più
conosciuto, forse, per i miracoli o, ecco, per le stimmate o magari per il suo
carattere brusco, queste lettere, invece, tirano fuori un personaggio
completamente nuovo, diverso, perché la spiritualità di quest’uomo a volte è
tenerissima, a volte è veramente raffinatissima, ci sono dei testi poetici
molto belli. E questo mi ha ispirato.
D. – “Charitatis Hostia” può essere riferito anche liturgicamente al momento
dell’Eucaristia …
R. – Infatti …
D. – E’ stato concepito anche per l’esecuzione all’interno
della liturgia?
R. – Qualcosa, sì. Due brani. Uno è la traduzione del “Vexilla regis”, dell’Inno della
Passione, che parla proprio delle ferite di Cristo, dei “vessilli del Re”, che
sono la Croce, gli strumenti della Passione, ma anche le piaghe di Cristo. Si
addicono, appunto, all’esperienza mistica di Padre Pio che ha vissuto queste
piaghe proprio come “vessilli del Re”, come doni per accrescere l’amore a
Cristo. E l’altro è l’inno finale a Padre Pio, in cui lui è chiamato anche “padre
dei peccatori, padre degli umili e dei semplici”, così come lui ha vissuto il
suo ministero.
D. – Scrivere musica per l’esecuzione in concerto e
scrivere musica per la liturgia sono due aspetti diversi dell’attività compositiva? Possono essere integrati o interscambiabili?
R. – Sono in continuità, secondo me. La musica è
innanzitutto musica, quindi ha un valore grande a livello antropologico, ossia
l’uomo comunica attraverso l’arte le cose più belle che possiede. Ma quando si
riferisce alla liturgia, la musica non è semplicemente musica, diventa musica
per la preghiera, diventa anche musica che si inserisce nella tradizione della
Chiesa, si inserisce nella liturgia della Chiesa. E nei concerti è come se
questo si allargasse, si dilatasse. La liturgia è il centro – diciamo - è il
culmine, come direbbe il Concilio, e la musica e l’ispirazione sacro-religiosa
o deriva da quella o a quella arriva. Quindi, in qualche modo, c’è una sorta di
gradualità: per me, reputo la musica liturgica il massimo!
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Domani 21 maggio, 6a Domenica di Pasqua,
“Questo è il mio
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io
vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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L’uomo si realizza nella sua pienezza amando. Secondo il
Vangelo il senso della vita dell’uomo è nell’amore. Cristo dà praticamente un
solo comandamento: quello di amare, ma l’amore si realizza solo attraverso il
sacrificio di sé. Per questo motivo la tentazione consiste nell’amare senza una
reale rinuncia a se stesso, senza passare attraverso la morte della propria
volontà, ma è evidente che non si può servire l’amore cercando di affermare se stessi. Morire a se stessi può portare anche a distruggersi
se questo è semplicemente un proposito moralistico. Si può rinunciare a se
stessi solo perché si è rapiti da un amore più grande e più forte. Si può
rinunciare a se stessi perché si è accolti da Dio. Si può amare perché Dio ci
ha amati per primo. Con l’amore con cui Cristo ci ha amati noi possiamo amarci
e così salvare le nostre vite.
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20 maggio 2006
L’INTENTO MISSIONARIO DI CRISTOFORO COLOMBO, AL CENTRO IERI
SERA
NELLA CATTEDRALE DI
GENOVA DELL’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO,
CARDINALE TARCISIO BERTONE. L’OCCASIONE:
I 500 ANNI DALLA MORTE DEL NAVIGATORE GENOVESE,
CHE NEL 1492 APPRODÒ SULLE COSTE
DEL CONTINENTE AMERICANO
- A
cura di Dino Frambati -
GENOVA. = Colombo credeva molto alla sua missione; si
sentiva una sorta di missionario: è quanto è stato evidenziato ieri sera, nella
Cattedrale di San Lorenzo a Genova, dall’arcivescovo, cardinale Tarcisio Bertone, che ha presieduto una Messa di commemorazione in
occasione dei 500 anni dalla morte del grande navigatore genovese. Messa
partecipata dagli abitanti del capoluogo ligure, ma anche dalle autorità
cittadine, segno di come Colombo fosse stato forse poco capito a Genova ai suoi
tempi, mentre oggi sia considerato figlio illustre e vanto per la città. Il
porporato ha poi affermato di non credere ai dati decisamente negativi emersi
ieri, sempre nel capoluogo ligure, durante un convegno: una studiosa spagnola
ha sostenuto di aver scoperto un documento in base al quale Colombo sarebbe
stato destituito da viceré di Santo Domingo perché condannato come sovversivo e
persino assassino. Il cardinale Bertone ha ricordato
come, spesso, le accuse derivino dalla gelosia nei
confronti di chi compie grandi azioni. Per quanto riguarda l’accusa rivolta al
navigatore di essere stato uno schiavista, l’arcivescovo ha sostenuto la
necessità di contestualizzarla all’epoca di Colombo,
quando lo schiavismo era purtroppo una triste, ma
reale condizione. (R.M.)
IL
GOVERNATORE DELLO STATO INDIANO DEL RAJASTHAN SI E’ RIFIUTATO DI FIRMARE IL
DECRETO ANTI-CONVERSIONI APPROVATO A MARZO DAL PARLAMENTO LOCALE.
“GIOIA
E GRATITUDINE” DA PARTE DELLE MINORANZE RELIGOSE DEL TERRITORIO
JAIPUR. = Le minoranze religiose
dello Stato indiano del Rajasthan hanno espresso “gratitudine e gioia” per la
scelta del governatore Pratibha Patil,
che ieri ha rigettato il Decreto sulla libertà religiosa approvato a marzo dal
Parlamento statale, contro il quale si erano espressi esponenti cristiani e
musulmani. La legge, se approvata, avrebbe permesso alle autorità “l’uso di
ogni mezzo per impedire le conversioni” e una pena dai due ai cinque anni di
reclusione per i colpevoli. Leggi simili sono già in vigore negli Stati dell’Orissa, del Madhya Pradesh, del Gujarat e del Tamil Nadu: in quest’ultimo, la
normativa è stata annullata da un’ordinanza statale, che viene però ignorata in
maniera deliberata dalle autorità locali. L’arcivescovo di Gandhinagar,
mons. Stanislaus Fernandes,
segretario generale della Conferenza episcopale indiana, ha “dato un caldo
benvenuto” alla decisione del governatore del Rajasthan.
“Il Decreto – ha commentato il presule – era contro i diritti umani e civili
che sono scritti nella Costituzione indiana”. La decisione è stata invece male
accolta dagli esponenti del Bharatiya Janata Party (BJP), il più grande partito politico indiano,
di impronta nazionalista-fondamentalista, al potere
nello Stato. “Promulgare una legge passata in Parlamento – ha dichiarato Ghanshyam Tiwari, guardasigilli
statale – era un obbligo costituzionale del governatore”. Secondo il Vishwa Hindu Parishad
(VHP), il Consiglio mondiale indù, la scelta della Patil
è invece “un insulto alla democrazia”. Nel Rajasthan
i cristiani rappresentano lo 0,11 per cento della popolazione, i musulmani l’8
e gli indù l’89. (R.M.)
IN CORSO, IN ARGENTINA, LE CELEBRAZIONI PER IL BICENTENARIO
DELL’ARCIDIOCESI DI SALTA,
FONDATA IL 28
MARZO 1806 CON LA BOLLA “REGALIUM PRINCIPUM” DI PAPA PIO VII
SALTA. = “Celebrare la fedeltà del nostro Dio durante i
200 anni della nostra esistenza come Chiesa diocesana”: con questo intento,
l’arcidiocesi di Salta, in Argentina, sta celebrando il bicentenario della sua
creazione, avvenuta il 28 marzo 1806 con la bolla “Regalium
Principum” di Papa Pio VII. Tra gli
obiettivi specifici indicati nel Piano Pastorale 2006 per la ricorrenza:
ringraziare il Signore per la storia della Chiesa locale, con la sua fecondità
apostolica, istituzionale e missionaria; valutare il cammino pastorale
dell’arcidiocesi, in vista dell’elaborazione di un nuovo Piano Pastorale per il
prossimo quinquennio; sollecitare l’impegno dei laici nella Chiesa, nella
politica e nella società civile. Tra le attività previste entro il 28
marzo 2007: un Incontro dei giovani dal 19 al 21 agosto, sul tema “Gesù, vieni
ad inviaci, scommettiamo sulla vita”; il Congresso
Mariano in settembre; la Settimana della Famiglia dal 9 al 15 ottobre; le Prime
Giornate di Storia Ecclesiastica dal 12 al 14 ottobre. Inoltre verrà pubblicata tutta la documentazione degli antecedenti
storici e documentari della creazione dell’arcidiocesi e della nomina del primo
vescovo di Salta, mons. Nicolás Videla
del Pino. (R.M.)
SOLITUDINE,
ALIENAZIONE E RISCATTO NEI FILM PRESENTATI IERI AL FESTIVAL DI CANNES
- A
cura di Luciano Barisone -
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CANNES. = Al Festival di Cannes arrivano Stati Uniti,
Spagna e Algeria, con tre film che ci trasmettono una precisa immagine del
mondo: Fast Food Nation
e
Volver, in
concorso per la Palma d’Oro, e Bled Number One nel “Certain Regard”. Tratto dall’omonimo best seller
di Eric Schlosser, Fast Food Nation
di
Richard Linklater affronta
senza mezze misure lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e l’alienazione del consumismo nel Paese
che dovrebbe essere il
modello guida della civiltà occidentale. Fra aziende che producono partite di carne inquinata in forma di
hamburger, immigrati clandestini sfruttati senza pietà e giovani studenti idealisti e
velleitari, il quadro dell’America che ci viene
restituito dallo schermo è spietato: Linklater non fa
sconti a nessuno, tanto meno allo spettatore costretto a uniformarsi a una
visione senza speranza, appena alleggerita da una vena di sottile umorismo. Ben
più intenso, commosso e sanguigno è Volver di Pedro
Almodovar che, dopo lo scivolone di
La mala educacion, ritrova i suoi motivi di
sempre e soprattutto quelle donne di cui è il solo a dare un ritratto al
contempo spiritoso e sensibile. Qui le sue protagoniste, interpretate dalle
magnifiche attrici Penelope Cruz e Carmen Maura,
hanno a che fare con maschi traditori e incestuosi, ma riescono a prezzo di
lacrime e fatiche a trovare il modo di riconciliarsi con la vita e soprattutto
con l’idea delle propria finitudine.
E’ invece una storia di non-riconciliati quella che racconta Bled Number One di
Rabah Ameur-Zaimeche,
girato in una regione periferica dell’Algeria contemporanea. Ne sono
protagonisti un emigrato di ritorno dopo essere stato espulso dalla Francia e una giovane sposa ripudiata perché non vuole
rinunciare alla passione per il canto. E’ una storia di
solitudini, bella e terribile, sullo sfondo di un Paese stremato da anni
di guerra civile e dalla perenne inedia della disoccupazione. Alla fine, ai due
eroi non resta che partire verso l’ignoto, unico spazio di recupero della
speranza e della gioia.
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20 maggio 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
Cinque mesi dopo le elezioni, il Parlamento iracheno ha
approvato stamani la lista dei 37 ministri del nuovo governo di unità nazionale
annunciata dal premier designato, Nuri al-Maliki. Dall’elenco mancano i titolari dell’Interno e
della Difesa, su cui non c’è ancora accordo tra sciiti, curdi
e sunniti. L'incarico di ministro dell'Interno sarà
assunto per i prossimi giorni dal premier, mentre alla Difesa l’interim andrà
al vicepremier, il sunnita al-Zaubai. Sul terreno, intanto, gli orrori della violenza
non si fermano. Almeno 19 persone sono rimaste uccise e altre 36 ferite in
seguito all'esplosione di una bomba nel quartiere sciita di Sadr
City, ad est di Baghdad. L’ennesima tragedia è stata seguita da un attacco
suicida al confine con la Siria che ha fatto altri 5 morti.
Nei territori Palestinesi il rapporto fra il governo di
Hamas e il presidente Abu Mazen si fa sempre più delicato. Il nostro servizio:
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Nella striscia di Gaza, dopo una nottata di disordini, le
forze di sicurezza fedeli al presidente Abu Mazen e i miliziani della nuova “forza speciale di polizia”
di Hamas hanno continuato a scontrarsi. Stamani il
capo dell’intelligence dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) è rimasto
ferito in un attentato compiuto proprio nel quartier
generale dei servizi segreti. Per protestare contro questo
gesto attivisti di al Fatha sono penetrati
nella sede del Parlamento di Ramallah in Cisgiordania. Intanto Abu Mazen ha ordinato alla procura di indagare sull’arresto del
portavoce di un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri,
sorpreso mentre cercava di entrare dall’Egitto nella
Striscia con oltre 600.000 euro non dichiarati. In questo quadro, fonti israeliane
hanno confermato che si terrà domani a Sharm el Sheikh, in Egitto, l’incontro
fra il presidente Abu Mazen,
il ministro degli Esteri dello stato ebraico e il vice premier, Peres. Il primo vertice fra lo stato Ebraico e l’Autorità
Nazionale Palestinese, dopo la vittoria di Hamas, che
si terrà a margine del Forum economico mondiale, avviene alla vigilia di
un'altra prima visita ufficiale: quella che il premier israeliano, Olmert, compirà negli Stati Uniti. A Washington, il primo
ministro israeliano cercherà l’appoggio del presidente statunitense Bush. Sul tavolo soprattutto il piano di ritiro dalla Cisgiordania e l'eventuale proclamazione di nuovi confini
dello Stato ebraico, in caso di mancato accordo con i palestinesi.
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Sempre alta la tensione in Afghanistan. Nella zona sud del
Paese tre soldati della forza di coalizione internazionale – due francesi e un
americano – sono morti durante combattimenti con miliziani talebani,
che proseguono ormai da giorni.
Disordini ieri nella prigione americana di Guantanamo, dove 10 prigionieri hanno inscenato un finto
tentato suicidio per aggredire i militari statunitensi. La rivolta è durata
solo pochi minuti. Quattro, invece, sempre nella giornata di ieri, i veri
tentati suicidi. Poche ore prima, da Ginevra, era giunto il monito, nei confronti
degli Stati Uniti, della Commissione Onu contro le
torture, che aveva chiesto a Washington di chiudere la base in territorio
cubano.
In Myanmar, l’inviato delle
Nazioni Unite Ibrahim Gambari,
ha incontrato oggi la leader dell'opposizione Aung
San Suu Kyi, che è agli
arresti domiciliari. Lo rendono noto fonti del governo.
L’incontro, che ha fatto seguito ad un colloquio tra Gambari
con il capo della giunta militare Than Shwe, è durato circa un’ora. La fonte non ha fornito altri
dettagli. Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, ha trascorso gli ultimi tre
anni in carcere o agli arresti domiciliari senza telefono e con la possibilità
di accesso solo per un medico e una persona di servizio. Complessivamente negli
ultimi 17 anni la leader dell’opposizione è stata privata della libertà per
oltre dieci anni.
Si moltiplicano gli sforzi delle Nazioni Unite nel
processo di pace in Sudan. Il segretario generale ONU, Kofi
Annan, invierà, la prossima settimana a Khartoum, l’ex diplomatico algerino, Lakhdar
Brahimi. Quest’ultimo dovrà spingere il governo ad
accettare la missione di programmatori militari delle Nazioni Unite nel Darfur. La decisione segue l’approvazione di una risoluzione
del Consiglio di Sicurezza che ha dato al governo sudanese una settimana di
tempo per far entrare nella regione una missione ONU il cui compito è preparare
un’operazione di caschi blu da inviare entro la fine dell'anno.
In Italia un’imbarcazione con 38 immigrati a bordo è stata
soccorsa a 25 miglia a sud dell’isola di Lampedusa. I clandestini sono stati
trasbordati sulla terra ferma da una motovedetta della Guardia costiera.
Intanto un gommone alla deriva, con circa 30 clandestini a bordo, è stato
avvistato in acque maltesi. Solo ieri, in tre distinte operazioni al largo
delle coste di Lampedusa, sono stati soccorsi circa cento immigrati.
Di fronte all’incontrollabile fiume di immigrati
clandestini arriva in Spagna, il governo Zapatero
corre ai ripari con un “Piano Africa”, che tenterà di prosciugare il flusso nei
Paesi d’origine. Madrid ha chiesto inoltre l’appoggio della Commissione
europea, ricordando come il problema non si arresti ai Pirenei.
E i tanti clandestini provenienti dal Messico preoccupano
fortemente la Casa Bianca che, per bloccare il flusso, ha annunciato l’invio di
altri 6 mila uomini della Guardia Nazionale lungo la zona di frontiera. Lo ha
dichiarato ieri sera in un discorso alla Nazione il presidente statunitense, Bush.
Si terrà il prossimo mese di ottobre il processo
dell’ultranazionalista serbo Vojislav Seselj, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità
nella ex Jugoslavia. Lo ha annunciato il Tribunale penale internazionale (TPI)
per la ex Jugoslavia. Seselj,
che si è consegnato al tribunale dell’Aja nel
febbraio 2003, lo scorso anno ha testimoniato in difesa dell’ex presidente Milosevic. Per l’accusa, Seselj
partecipò, dal ’91 al ’93, ad ‘un piano criminale comune’ per creare ‘una grande Serbia, con un’etnia omogenea’.
La Russia ha assunto la presidenza di turno del comitato
dei ministri del Consiglio d'Europa che scadrà nel novembre 2006. L’organismo,
con sede a Strasburgo, raccoglie 46 Paesi del Vecchio Continente. Tra le priorità il ministro degli Esteri, Lavrov,
ha indicato la protezione dei diritti umani; uno spazio giuridico europeo
comune; l'accesso ai diritti sociali; forme efficaci di democrazia e
partecipazione civile, rafforzamento di tolleranza e mutua comprensione.
In Germania il Bundestag, la
Camera Bassa tedesca, ha approvato ieri il controverso provvedimento che apre
la strada ad un aumento dell'Iva dal 16% al 19%. Attraverso questo progetto,
che prevede il maggiore aumento delle tasse dalla fine della seconda guerra
mondiale, il governo di coalizione, guidato da Angela Merkel,
intende finanziare la riduzione del deficit di bilancio. L’opposizione ha
duramente contestato la norma, definendola un ostacolo per la ripresa economica
del Paese. Adesso la legge passerà al Bundesrat, il
Senato, dove il governo può contare su una solida maggioranza.
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