RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 140  - Testo della trasmissione di sabato 20 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa proclama il diritto di difendere, senza riserve, vita e famiglia fondata sul matrimonio: così Benedetto XVI nel discorso al nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede

 

Le grandi sfide del secolarismo in Canada: ne ha parlato il Papa ricevendo i vescovi canadesi dell’area Atlantica in visita ad Limina

 

Collaborare per fortificare i valori morali cristiani in Europa: è quanto si propongono la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa. Lo ha detto ieri ai giornalisti il metropolita Kirill parlando anche del suo incontro con il Papa

 

Convegno a Roma a dieci anni dalla promulgazione dell’esortazione apostolica postsinodale ‘Vita consecrata’: intervista con padre Paolo Scarafoni

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani storico referendum in Montenegro per decidere se dissolvere l'unione con la Serbia. La riflessione di Giuseppe Bettoni

 

Nel pomeriggio parata musicale per vie storiche di Roma: a 500 anni dalla fondazione della Guardia Svizzera e della Basilica Vaticana

 

Stasera prima assoluta a San Giovanni Rotondo dell’oratorio “Charitatis Hostia” di mons. Frisina: ai nostri microfoni il compositore

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’intento missionario di Cristoforo Colombo, al centro ieri sera nella cattedrale di Genova dell’omelia dell’arcivescovo, cardinale Tarcisio Bertone, a 500 anni dalla morte del navigatore genovese, che nel 1492 approdò sulle coste del continente americano

 

Il governatore dello Stato indiano del Rajasthan si è rifiutato di firmare il decreto anti-conversioni approvato a marzo dal Parlamento locale

 

In corso, in Argentina, le celebrazioni per il bicentenario dell’arcidiocesi di Salta, fondata il 28 marzo 1806 con la bolla “Regalium Principum” di Papa Pio VII

 

Solitudine, alienazione e riscatto, nei film presentati ieri al Festival di Cannes

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq votata la fiducia al nuovo governo mentre la violenza non si ferma: decine di vittime in diversi attentati

 

Ancora tensione nei territori palestinesi, fra il governo di Hamas e il presidente Abu Mazen

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 maggio 2006

 

 

LA CHIESA PROCLAMA IL DIRITTO DI DIFENDERE, SENZA RISERVE, LA VITA

E LA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO:

COSI’ BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE DI SPAGNA

PRESSO LA SANTA SEDE. IL PAPA HA ANCHE RIBADITO L’IMPORTANZA DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELLE SCUOLE SPAGNOLE

 

Sarò a Valencia “per celebrare la bellezza della famiglia fondata sul matrimonio”: Benedetto XVI ha colto l’occasione dell’udienza al nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, Francisco Vázquez Vázquez, per parlare del prossimo Incontro Mondiale della Famiglie, in programma a luglio in terra iberica. Il Papa ha dunque ribadito il diritto inalienabile di ogni persona a professare liberamente la propria religione. Particolarmente significativo anche il passaggio del Pontefice sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche spagnole. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“La Chiesa proclama senza riserve il diritto primordiale alla vita, dal concepimento alla morte naturale”: è quanto ribadito con forza da Benedetto XVI che nel discorso al nuovo ambasciatore di Spagna ha messo un accento particolare sulla famiglia, che, ha detto, non può essere “soppiantata o offuscata da altre forme o istituzioni diverse”. Ricordando, così, la sua partecipazione al prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, a Valencia in luglio, ha espresso l’auspicio che tale occasione gli dia “l’opportunità di celebrare la bellezza e la fecondità della famiglia fondata sul matrimonio” così come la sua altissima vocazione e il suo imprescindibile valore sociale”.

 

“La Chiesa - ha proseguito il Pontefice – insiste inoltre sul diritto inalienabile delle persone a professare senza alcun ostacolo, tanto pubblicamente che privatamente, la propria fede religiosa”. E ha richiamato “il diritto dei genitori affinché i figli ricevano un'educazione corrispondente ai propri valori e credenze, senza discriminazioni o esclusioni esplicite o nascoste”. In tale contesto, il Papa ha espresso soddisfazione per “la gran richiesta di insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche spagnole”. Fatto, ha costatato, che indica come “la popolazione riconosca l’importanza di tale materia d’insegnamento sia per la crescita e la formazione personale e culturale dei giovani”. E qui, Benedetto XVI ha rammentato che proprio questo sviluppo della personalità dei giovani è “il principio base dell’Accordo tra Stato spagnolo e Santa Sede per quanto concerne l’insegnamento e gli ambiti culturali”.

 

“Le relazioni diplomatiche multisecolari tra Spagna e Santa Sede”, ha detto ancora il Papa, dimostrano il “vincolo costante del popolo spagnolo con la fede cattolica”. Proprio questa vitalità della Chiesa spagnola, è come “un invito speciale a rafforzare” queste relazioni aumentando la collaborazione tra la Chiesa e le istituzioni pubbliche “in maniera rispettosa e leale, delle rispettive competenze e autonomia, con il fine di ottenere il bene integrale delle persone”, che come spagnoli, sono “in grande misura figli amatissimi della Chiesa”. Ha così ribadito che la Chiesa “sostiene quei credenti che amano la giustizia e partecipano alla vita pubblica o professionale con profondo rispetto e solidarietà” per la promozione dei diritti umani. E questo sempre in vista della “dignità della persona nella sua integrità”.

 

Il Papa ha poi affermato di aver visitato, da cardinale, tante volte la Spagna, dove ha apprezzato l’abbondanza di opere artistiche che denotano come il Paese  sia “imbevuto  profondamente  di valori cristiani”. Se si dimenticano gli ideali e la fede che hanno plasmato questo patrimonio, ha avvertito, se ne perde buona parte del significato. Infine ricordando il legame particolare della Spagna con l’Apostolo Giacomo, ha ribadito quanto sia urgente “promuovere e mantenere vive le radici cristiane dell’Europa”.

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Il nuovo ambasciatore di Spagna, Francisco Vázquez Vázquez, è nato a La Coruña nel 1946. È sposato ed ha due figli. Laureato in Diritto presso l’Università di Madrid è stato Deputato tra il 1977 ed il 2000. È Senatore dal 2000. Dal 1983 al 2006 è stato Sindaco di La Coruña, e tra il 1981 ed il 2003 Presidente della Federazione Spagnola di Municipi e Province. Ha partecipato come Deputato all’elaborazione della Costituzione spagnola ed è stato Presidente delle "Commissioni di Regolamento e Lavoro" nel Congresso. È Accademico dell’Accademia Galiziana di Giurisprudenza e Legislazione. È autore di pubblicazioni ed articoli su temi politici, storici e municipali.

 

 

LE SFIDE DEL SECOLARISMO CHE OCCULTANO DIO E NEGANO ALL’UOMO LA SPERANZA,

NEL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI CANADESI, IN VISITA AD LIMINA

 

Le grandi sfide del secolarismo in Canada: ne ha parlato stamane il Papa ricevendo i vescovi canadesi dell’area Atlantica, in visita ad Limina Apostolorum. Si tratta del secondo gruppo regionale su quattro della Conferenza dei vescovi cattolici del Canada (CCCB/CECC), ricevuti da Benedetto XVI, dopo l’udienza di pochi giorni fa ai presuli del Québec. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Uno Stato – ha sottolineato Benedetto XVI - che vanta una “grandiosa eredità” che si manifesta “nella ricca diversità sociale”, e che vede al centro della sua anima culturale “il dono inestimabile della fede in Cristo”, “ricevuto e celebrato nel corso dei secoli con profonda gioia” dai popoli di questa Nazione.

        

Ma c’è un altro volto del Canada:

 

“Like many countries, however, Canada is today suffering from the pervasive effects of secularism”.

 

Un Paese “come molti altri” – ha osservato Benedetto XVI – “oggi sofferente degli effetti pervasivi del secolarismo”. Il Canada esteso su un territorio immenso, poco più grande degli Stati Uniti, conta una popolazione esigua intorno a 32 milioni di persone, di cui circa 13 milioni cattolici; Paese bilingue anglofono e francofono, mosaico di popoli e culture stratificate nei secoli, ma in rapida evoluzione negli ultimi decenni - anche sul piano confessionale - per il massiccio afflusso di immigrati.

 

In questo scenario complesso e composito il Papa stigmatizza il tentativo di promuovere una visione dell’umanità separata da Dio e indifferente alla Parola di Cristo, che “toglie dalla portata dell’uomo e della donna comuni l’esperienza di una genuina speranza”. E uno dei più drammatici sintomi di questa mentalità, - ha detto il Papa ai presuli canadesi - chiaramente evidente nella vostra regione, è il tasso di natalità che sta precipitando. “Questa inquietante testimonianza d’incertezza e timore, anche se non sempre consapevole, è in completo contrasto con la definitiva esperienza di vero amore che per sua natura è contraddistinta dalla fiducia, cerca il bene dell’amato, e guarda all’eterno”. 

        

Di fronte “ai molti mali sociali e alle ambiguità” conseguenti ad “un’ideolo-gia secolarista”, il Santo Padre sollecita i pastori della Chiesa canadese a rivelarsi uomini di speranza, pregando ed insegnando con passione “la verità di Cristo che disperde le tenebre ed illumina la via per rinnovare la vita ecclesiale e civica”, educando le coscienze e affermando “la dignità della persona e della società umana”. “In particolare nelle aree che soffrono anche le penose conseguenze del declino economico, come la disoccupazione e l’emigrazione non voluta, le autorità ecclesiali – osserva il Papa – portano molti frutti, quando nell’ambito del bene comune, generosamente cercano di supportare le autorità civili” nel loro compito di rigenerare la comunità.

 

Sul piano pastorale Benedetto XVI ha raccomandato che la riorganizzazione intrapresa della parrocchie e delle stesse diocesi sia “essenzialmente un esercizio di rinnovamento spirituale” anziché ricalcare “un semplice modello sociale di ristrutturazione”. Infine un incoraggiamento ai presuli a restare vigili nel proprio “dovere di promuovere una cultura della vocazione”.

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COLLABORARE PER FORTIFICARE I VALORI MORALI CRISTIANI IN EUROPA:

 È QUANTO SI PROPONGONO LA CHIESA CATTOLICA E LA CHIESA ORTODOSSA RUSSA.

LO HA DETTO IERI AI GIORNALISTI IL METROPOLITA KIRILL

PARLANDO ANCHE DEL SUO INCONTRO CON IL PAPA

 

La Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa pronte a lavorare insieme per mantenere i valori morali cristiani in Europa. Ad esprimere questa comune volontà il metropolita Kirill, presidente del Dipartimento per gli affari esteri del Patriarcato ortodosso di Mosca. Ieri pomeriggio, dopo la benedizione a Roma della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, che dovrebbe essere ultimata entro il 2007, ha incontrato i giornalisti. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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E’ ora che la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa collaborino. Sono parole del metropolita Kirill, a Roma per benedire la costruenda chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. E’ antica tradizione ortodossa russa benedire anzitutto le mura di un luogo di culto in costruzione. Si è svolta ieri la liturgia durata tre ore, alla quale ha preso parte anche una delegazione inviata da Benedetto XVI. Con il Pontefice il presidente del Dipartimento per gli affari esteri del Patriarcato ortodosso di Mosca ha avuto un incontro giovedì pomeriggio. Temi affrontati la famiglia, le problematiche legate alla difesa della vita, alla bioetica e le risposte cristiane che occorre dare alle domande che oggi il mondo della scienza pone:

 

“Uno dei temi concreti su cui troviamo accordi è la morale umana. Abbiamo parlato della nostra volontà di voler cercare di mantenere i valori morali, cristiani in Europa. Quando succede un atto di terrorismo tutto il mondo trema e si chiede ma come mai è potuto succedere. Ma se si distrugge il sistema di valori morali, allora cos’è che fermerà l’uomo da atti di terrorismo? Solamente il controllo interno, stesso dell’uomo”.

 

E sui valori morali Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa si sono trovate in perfetto accordo:

 

“Sono molto contento che siamo stati d’accordo praticamente in tutti i punti”.

 

Si può dialogare sulle questioni che la società di oggi vive, ha detto il metropolita Kirill, per quelle teologiche ci vorrà ancora più tempo:

 

“Per quanto riguarda l’agenda delle questioni teologiche, rimangono quei problemi teologici che abbiamo avuto già a partire dal medioevo. Queste questioni teologiche vanno anche esaminate. Come sapete, adesso si rinnoverà il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa ma le persone del mondo moderno ci chiedono di rispondere a quelle questioni che sono anche proprie loro, cui fanno fronte anche loro. Per questo il nostro messaggio comune a tutto il mondo e a tutta l’Europa deve essere un messaggio unico”.

 

E a chi gli ha chiesto il suo parere su Benedetto XVI ha risposto:

 

“Una delle cose che mi ha più impressionato di Papa Benedetto XVI è la sua disciplina del pensiero e della parola. Il Papa è effettivamente un teologo assolutamente autonomo e molto forte”.

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ALTRA UDIENZA

 

Questo pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

 

BENEDETTO XVI HA NOMINATO IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

ARCIVESCOVO DI NAPOLI. SUCCEDE AL CARDINALE MICHELE GIORDANO.

ALLA GUIDA DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,

IL PAPA NOMINA IL CARDINALE INDIANO IVAN DIAS

- A cura di Fausta Speranza -

        

Il Papa ha nominato il cardinale Crescenzio Sepe nuovo arcivescovo di Napoli; lascia dunque la guida della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. A succedergli nell’incarico di prefetto del dicastero vaticano è il cardinale indiano Ivan Dias. Benedetto XVI ha dunque accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Napoli, presentata dal cardinale Michele Giordano, per sopraggiunti limiti di età.

 

Il cardinale Crescenzio Sepe è nato a Carinaro, nella diocesi di Aversa, il 2 giugno 1943. Nel 1972 è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede ed è stato destinato alla Rappresentanza Pontificia in Brasile. Chiamato in seguito alla Segreteria di Stato, è poi divenuto Segretario della Congregazione per il Clero. Quindi ha guidato come Segretario Generale l’ufficio del Comitato e del Consiglio di Presidenza del Grande Giubileo dell’Anno 2000. E’ stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 21 febbraio 2001, e nominato Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

Il cardinale Ivan Dias, finora arcivescovo di Bombay, è nato a Mumbai, in India, il 14 aprile 1936. Tra il 1973 e il 1982 è stato Capo Sezione presso la Segreteria di Stato. Nel maggio 1982 è stato nominato Pro-Nunzio Apostolico in Ghana, Togo e Benin. Tra il 1987 e il 1991 è stato Pro-Nunzio nella Corea del Sud e dal 1991 al 1997 Nunzio Apostolico in Albania. Come il cardinale Sepe, è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 21 febbraio 2001.

 

Sempre stamane Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare di México (Messico) il padre Carlos Briseño Arch, Agostiniani Recolletti, finora Superiore della Casa di Formazione “San Pío X” di Querétaro, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tricala.

 

 

CONVEGNO A ROMA A DIECI ANNI DALLA PROMULGAZIONE

DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE ‘VITA CONSECRATA’

- Intervista con padre Paolo Scarafoni -

 

A 10 anni dalla promulgazione dell’Esortazione Apostolica “Vita Consecrata” di Giovanni Paolo II, uno speciale convegno si svolgerà presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum sabato prossimo. Per ricordare i contenuti e l’impor-tanza del documento che faceva seguito al Sinodo dei vescovi sulla vita religiosa, Giovanni Peduto ha intervistato il rettore dell’Ateneo, il padre Paolo Scarafoni, dei Legionari di Cristo:

 

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R. – E’ una riflessione sul valore della vita consacrata specialmente alla luce della società attuale, della cultura attuale, dopo il lungo periodo trascorso dal Concilio Vaticano II. Riprende la linea della Perfectae Caritatis del Concilio Vaticano II, che appunto parlava del rinnovamento della vita consacrata nella Chiesa. Io penso che la novità di questo documento è quella di mettere in evidenza il valore importante, positivo della vita consacrata nella Chiesa e in generale nella società perché si dice che la vita consacrata rispecchia la bellezza di Cristo, questa bellezza che è stata vista in modo straordinario dagli Apostoli nel momento della Trasfigurazione, che poi era un’anticipazione della Risurrezione di Cristo. Il compito dei consacrati è proprio quello di dare visibilità attuale, di continuare a dare visibilità di questa straordinaria bellezza di Cristo che non è soltanto una bellezza di ‘cose utili’ che si fanno, di ‘azioni’ che si realizzano anche in favore degli altri, oppure di capacità e abilità umane, ma è una bellezza che trascende questo mondo, è una bellezza che proviene da Dio, una bellezza divina. I consacrati hanno proprio il compito di identificarsi in questo modo particolare con Cristo per chiamata, perché sono chiamati a questo, e di presentare nel mondo costantemente i tratti di Cristo che possono essere visti con gli occhi della fede. I  fedeli che guardano ai religiosi scoprono in loro la bellezza di Cristo presente in mezzo a noi, cioè il Regno di Dio in mezzo a noi, che poi sarà visto pienamente nel Regno dei cieli. E’ un grande richiamo per così dire alla comunione con Cristo, all’unione con Dio. Un grande richiamo a non riporre tutte le speranze, tutti i valori della vita nel presente che trascorre, che passa. L’invito, invece, è a mantenere questo sguardo, questo contatto con la presenza di Dio, che poi sarà la compagnia, la comunione, l’unione definitiva che tutti noi avremo. Pertanto la vita consacrata è radicata nel Battesimo, perché il Battesimo è già - come afferma anche il documento - una consacrazione a Dio. Noi siamo presi dal mondo e consacrati a Dio per vivere una vita nuova in Cristo. I consacrati portano a pienezza questa vocazione di essere di Dio. In qualche modo rendono visibile, in maniera radicale, intensa, il destino degli uomini in questo mondo.

 

D. – Quali sono oggi, a suo parere, le sfide maggiori per la vita consacrata e come affrontarle?

 

R. – Le sfide della vita consacrata sono prima di tutto quella di essere all’altezza nel mondo di oggi. Sono tante le difficoltà della chiamata alla vita consacrata, e oggi non è facile offrire l’immagine della bellezza di Cristo. Cioè, quando i cristiani, gli uomini, per strada, nelle case, nelle chiese ci guardano, guardano ai religiosi, devono poter dire che stanno riconoscendo qualcosa di particolare di Cristo, vivo in mezzo a noi. Certamente questo già avviene in moltissimi casi, però è sempre una grande sfida. Secondo, richiamare ancora alla fedeltà del carisma dei fondatori. Questo è uno dei punti essenziali ed è una sfida ancora da realizzare. Nel mondo della globalizzazione, nel mondo delle trasformazioni, nella cultura nuova, diversa, la fedeltà al carisma è saper dare volto con creatività a questo carisma nella società di oggi. In terzo luogo, possiamo dire che in un mondo frenetico, con tanto attivismo, la vita fraterna, la vita di comunità, che richiede tempo, attenzione anche ai deboli, agli anziani, rappresenta una sfida. Deve essere un elemento prioritario e richiede un grande sforzo per poterlo vivere nelle circostanze attuali in modo rinnovato. E, finalmente, anche il ruolo dell’autorità: non c’è dubbio che oggi anche questo sia un punto importante, fondamentale nelle comunità ecclesiali, che va vissuto nella società e nella cultura attuale.

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NEI GIORNI SCORSI IN VATICANO, LA SESTA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SPECIALE

PER L’EUROPA DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI.

AL CENTRO DEI LAVORI, L’ESORTAZIONE APOSTOLICA ECCLESIA IN EUROPA,

PROMULGATA IN SEGUITO ALLA SECONDA ASSEMBLEA SPECIALE

PER L’EUROPA DEL SINODO, SVOLTASI NEL 1999

- A cura di Roberta Moretti -

 

Valutare l’applicazione effettiva nel Continente europeo dell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Europa, promulgata il 28 giugno 2003, in seguito alla seconda Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, celebrata nell’autunno del 1999. Con questo intento, si è svolta il 15 marzo scorso in Vaticano la sesta riunione del Consiglio speciale per l’Europa della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, sotto la guida del segretario generale, mons. Nikola Eterović.

 

Il documento, diffuso attraverso conferenze, seminari, gruppi di lavoro, simposi e corsi di formazione permanente, è considerato un prezioso punto di riferimento per l’analisi della situazione attuale in Europa e per la ricerca di soluzioni valide in vista di un’appropriata attività pastorale. Come si legge nel comunicato diffuso al termine della riunione del Comitato, “molte Conferenze episcopali hanno dedicato sessioni plenarie allo studio e alla riflessione dell’Esortazione Apostolica” e il documento è stato anche “accolto con interesse dai superiori dei Seminari e delle Case di formazione”.

 

Da considerare, poi, la divulgazione “attraverso i mezzi di comunicazione sociale, specialmente radio e televisione, che hanno favorito la conoscenza del testo anche in ambienti extra ecclesiali”. “La continuità del Pontificato di Benedetto XVI con le linee pastorali del suo venerato predecessore – continuano i vescovi – dimostra, non solo la validità e l’attualità del documento postsinodale, ma è anche motivo di incoraggiamento nella nuova evangelizzazione del Continente, che diventa urgente”. Il Santo Padre, infatti, “ha presenti anche le difficoltà che la Chiesa Cattolica, come pure altre Chiese e comunità ecclesiali, deve affrontare nell’Europa caratterizzata da un clima di diffusa indifferenza religiosa; da uno spirito consumistico, che si espande anche ai Paesi dell’Europa Centrale e Orientale; da una mentalità positivistica, che cerca di mettere in ridicolo ogni discorso sulla fede; da un relativismo morale ed etico sempre meno tollerante nei riguardi dei fedeli e della loro visione dell’uomo e del mondo; da una visione secolarizzata della società, che desidera organizzare la città umana senza alcun riferimento a Dio e ai valori trascendenti; dal rifiuto delle radici cristiane della propria tradizione bimillenaria”. “Inoltre – continuano i presuli – le condizioni della testimonianza cristiana in Europa diventano sempre più esigenti e non possono non richiamare l’attenzione in particolari ambiti, quali la demografia, le migrazioni, le deviazioni legislative civili, l’istituto familiare, la bioetica, la disoccupazione, la cooperazione con gli Stati e con l’Unione Europea”.

 

“Al Continente europeo – si legge ancora nel Comunicato – che si sta riunificando e ristrutturando, è diretto l’annuncio della speranza cristiana, secondo il tema dell’assise sinodale Gesù Cristo vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa. La Chiesa Cattolica – si precisa – è aperta alla collaborazione con altre Chiese e Comunità ecclesiali nella promozione di tale importante missione, da cui dipende il futuro del Continente europeo, che peraltro mostra promettenti segni di vitalità e di risveglio spirituale”. Il Consiglio Speciale per l’Europa si riunirà per la settima volta il 23 aprile 2007.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Spagna: “Per la sua altissima vocazione e il suo imprescindibile valore sociale - ha sottolineato il Papa - la famiglia non può essere soppiantata od offuscata da altre forme o istituzioni diverse”. 

 

Servizio vaticano - Nel discorso ai Vescovi del Canada-Atlantico il Santo Padre ha esortato a riorganizzare le parrocchie, nel piano di rinnovamento pastorale, considerandole anzitutto case e scuole di comunione.

 

Servizio estero - Iraq: il Parlamento vota la fiducia al nuovo Governo. 

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “L’ultimo passo della ragione”. 

 

Servizio italiano - Politica: polemiche sul voto dei senatori a vita. Aspre critiche del centrodestra.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 maggio 2006

 

 

DOMANI STORICO REFERENDUM IN MONTENEGRO

PER DECIDERE SE DISSOLVERE L'UNIONE CON LA SERBIA

- Intervista con Giuseppe Bettoni -

 

Domani referendum storico in Montenegro. La popolazione è chiamata a decidere se mantenere o dissolvere l'unione tra il piccolo Montenegro e la Serbia, ultimo legame non ancora spezzato tra repubbliche di quella che fu la Jugoslavia. Meno di 500.000 gli aventi diritto al voto, residenti in un Paese-fazzoletto tra le cime più impervie dei Balcani e la costa adriatica. E’ insolita e frutto di mediazioni la percentuale dei sì necessaria per vincere, il 55%, che si distingue dal consueto 50%+1. Delle possibili conseguenze del risultato del voto Fausta Speranza ha parlato con il professor Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Università Tor Vergata:

 

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R. – E’ un elemento geopoliticamente molto importante, perché se i montenegrini decidono di abbandonare la Repubblica Serba, questo crea un problema molto importante per i serbi. Stanno negoziando ancora oggi lo statuto del Kosovo, che non è arrivato ad un punto di soluzione: 100 mila serbi sono nel Kosovo, provincia serva completamente albanofona. Cosa sarà dei serbi – ormai pochi – presenti nell’ex Bosnia-Erzegovina? E’ tutto un castello che si è messo in piedi in equilibrio molto instabile, nei Balcani, che può essere definitivamente cancellato con questo referendum. Forse con questo referendum si prenderà definitivamente atto che non si può più tenere insieme una serie di strane istituzioni ed entità sperando che questo mantenga una pace strutturale nell’area.

 

D. – A proposito di anomalie, di punti particolari, ci sono in questo referendum a partire dalla maggioranza prevista?

 

R. – Raggiunge il 55 per cento, è una cosa abbastanza incomprensibile, che rende ancora più complicata la situazione. Nel momento in cui gli indipendentisti avessero il 52, il 53 per cento dei votanti, per esempio che cosa accadrebbe? Si dovrebbe dire: “E’ vero, voi siete la maggioranza a volerlo, ma è la minoranza che l’ha vinto e quindi rimanete attaccati alla Serbia”? Si crea una situazione strana, dovuta all’imbarazzo stesso dell’Unione Europea nei rapporti tra la Repubblica montenegrina, da un punto di vista, e la Serbia stessa. Ci sono una serie di negoziazioni in corso e quindi non si vuole ascoltare troppo Belgrado, non si vuole dare un partito preso pro qualcuno nel Montenegrino.

 

D. – In particolare, con uno sguardo all’Unione Europea e al processo di avvicinamento ai Balcani in corso, che cosa dire? Da una parte, è quasi un successo della diplomazia europea, questa decisione di attendere dal 2003 al 2006 per un regolare e meditato referendum, se pensiamo alla storia recente dei Balcani e dunque all’ipotesi violenta, alla guerra, che è scoppiata nell’area per altri motivi. Dall’altra parte, però, è un ruolo che sta svolgendo tra mille difficoltà …

 

R. – Per l’Unione Europea, la situazione balcanica è un grande problema, perché è casa propria – i Balcani fanno parte integrante dell’Europa, anche se non dell’Unione Europea propriamente detta – Sono nostri vicini, sono una zona di vera permeabilità tra Unione Europea e Balcani. Al tempo stesso devi, però, fare attenzione a una serie di equilibri e di difficoltà. Come evitare che si crei un nuovo conflitto. Possiamo dire che è come se l’Unione Europea si muovesse nei Balcani in un vero pantano, molto complicato. Quello che accade spesso però è che quando ti muovi in un ‘pantano’ – come si dice – ti impantani ancora di più. La volontà di mantenere una serie di equilibri, molto strani, spesso ha fatto complicare la situazione. Per esempio, il fatto che l’Unione Europea stia facendo pressioni molto forti su Belgrado per ottenere Mladic, il famoso generale serbo accusato e ricercato da tutta la comunità internazionale, fa sì che debba concedere alcune cose; ecco da qui, per esempio, la soglia del 55 per cento con il Montenegro. C’è poi la volontà, in ogni caso, di non dimenticare i Balcani, sperare o pensare che in un futuro – diciamocelo oggi un po’ lontano - possano diventare parte integrante dell’Unione Europea. E’ l’elemento che caratterizza l’Unione in sé, ma al tempo stesso ci sono bisogni di bilancio, difficoltà varie che impongono anche un abbassamento dei finanziamenti che noi stiamo dando oggi a queste aree. E’ come se ogni tanto facessimo un passo in avanti e spesso facessimo due passi indietro. Abbiamo ridotto pesantemente, negli ultimi cinque anni, i finanziamenti verso queste aree che oggi stanno in una condizione economica più difficile di prima: questo dobbiamo riconoscerlo!

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NEL POMERIGGIO PARATA MUSICALE PER VIE STORICHE DI ROMA: A 500 ANNI

 DALLA FONDAZIONE DELLA GUARDIA SVIZZERA E DELLA BASILICA VATICANA

 

Per la prima volta, oggi a Roma, una grande e festosa parata musicale per le vie storiche della città. In onore dei 500 anni di fondazione della Guardia Svizzera e della Basilica vaticana, sfilano tredici bande musicali dell’Esercito tedesco e della Svizzera, per un totale di mille musicisti. Punto di partenza, alle ore 16.00, Piazza Santa Maria delle Grazie e arrivo in Piazza San Pietro, alle 18.30, dove eseguiranno, sotto le finestre del Palazzo Apostolico, l’Inno europeo. Ancora insieme domani per ricevere la benedizione del Santo Padre. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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Mille, tra pifferi e tamburi, trombe e tromboni, per le vie di Roma: la meta, Piazza San Pietro. Una grande festa, con una parata che per la prima volta vedrà sfilare le bande musicali tedesche e svizzere per celebrare il quinto centenario della posa della prima pietra della Basilica di S. Pietro in Vaticano ed i 500 anni della Guardia Svizzera Pontificia. La Courtial International, in collaborazione con il XVII municipio del Comune di Roma, ha voluto in questo modo onorare la Guardia Svizzera, nonché omaggiare il nuovo pontefice Benedetto XVI, con una sfilata per le vie storiche di Roma che coinvolgerà più di mille musicisti di tredici bande militari tedesche in gran parte di provenienza bavarese, terra di nascita del Papa. Intento della Fondazione è quello di fare di questa sfilata un appuntamento fisso per Roma, da organizzare sempre in primavera: nel 2007 sarà dedicata agli ottant’anni di Papa Benedetto XVI. Ad Hans-Albert Courtial, Presidente della Fondazione, abbiamo chiesto come e perché è nata questa iniziativa:

 

R. - Quest’anno abbiamo un’ottima occasione, i 500 anni della prima pietra della Basilica Vaticana, e i 500 anni della Guardia Svizzera. Noi abbiamo sentito tanto desiderio di vedere tante bande musicali, proprio quelle storiche, tedesche e svizzere, venire a Roma e dare omaggio a questa occasione. I musicisti sono ben contenti di poter venire.

 

D. - Ma perchè chiamare le bande per ricordare i 500 anni della Basilica e della Guardia Svizzera, che connessione c’è?

 

R. - Festeggiare la gioia di aver avuto questa bellissima Basilica con la musica E poi c’è anche la gioia di avere le Guardie Svizzere.

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QUESTA SERA IN PRIMA ASSOLUTA A SAN GIOVANNI ROTONDO L’ORATORIO

“CHARITATIS HOSTIA” DI MONS. MARCO FRISINA, ISPIRATO ALLA VITA

E AGLI SCRITTI DI SAN PIO DA PIETRELCINA

- Con noi, il compositore -

 

Prima esecuzione assoluta, questa sera a San Giovanni Rotondo, dell’Oratorio “Charitatis Hostia” per soli, coro e orchestra di mons. Marco Frisina, ispirato alla vita e agli scritti di San Pio da Pietrelcina. Il concerto, che si terrà sul sagrato “Giovanni Paolo II “ della nuova chiesa intitolata a San Pio, comprende anche l’inno del IV Convegno ecclesiale di Verona “Chiesa del Risorto”, e un altro oratorio sacro di Frisina “ Il tesoro e la Sposa” dedicato a S. Francesco d’Assisi, come San Pio segnato dalle stimmate. Al maestro Frisina, A.V. ha chiesto quale sia stata l’ispirazione musicale e letteraria per la sua nuova composizione:

 

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R. – L’ispirazione è venuta dall’epistolario di San Pio, proprio perché i testi dei Santi – almeno a mio avviso – hanno una tale forza per farci capire la spiritualità e il cammino che i santi hanno fatto. Nelle lettere di Padre Pio io ho preso la Croce e l’Eucaristia, la Messa e il Sacerdozio, perché Padre Pio è il primo sacerdote stimmatizzato. San Pio è più conosciuto, forse, per i miracoli o, ecco, per le stimmate o magari per il suo carattere brusco, queste lettere, invece, tirano fuori un personaggio completamente nuovo, diverso, perché la spiritualità di quest’uomo a volte è tenerissima, a volte è veramente raffinatissima, ci sono dei testi poetici molto belli. E questo mi ha ispirato.

 

D. – “Charitatis Hostia” può essere riferito anche liturgicamente al momento dell’Eucaristia …

 

R. – Infatti …

 

D. – E’ stato concepito anche per l’esecuzione all’interno della liturgia?

 

R. – Qualcosa, sì. Due brani. Uno è la traduzione del “Vexilla regis”, dell’Inno della Passione, che parla proprio delle ferite di Cristo, dei “vessilli del Re”, che sono la Croce, gli strumenti della Passione, ma anche le piaghe di Cristo. Si addicono, appunto, all’esperienza mistica di Padre Pio che ha vissuto queste piaghe proprio come “vessilli del Re”, come doni per accrescere l’amore a Cristo. E l’altro è l’inno finale a Padre Pio, in cui lui è chiamato anche “padre dei peccatori, padre degli umili e dei semplici”, così come lui ha vissuto il suo ministero.

 

D. – Scrivere musica per l’esecuzione in concerto e scrivere musica per la liturgia sono due aspetti diversi dell’attività compositiva? Possono essere integrati o interscambiabili?

 

R. – Sono in continuità, secondo me. La musica è innanzitutto musica, quindi ha un valore grande a livello antropologico, ossia l’uomo comunica attraverso l’arte le cose più belle che possiede. Ma quando si riferisce alla liturgia, la musica non è semplicemente musica, diventa musica per la preghiera, diventa anche musica che si inserisce nella tradizione della Chiesa, si inserisce nella liturgia della Chiesa. E nei concerti è come se questo si allargasse, si dilatasse. La liturgia è il centro – diciamo - è il culmine, come direbbe il Concilio, e la musica e l’ispirazione sacro-religiosa o deriva da quella o a quella arriva. Quindi, in qualche modo, c’è una sorta di gradualità: per me, reputo la musica liturgica il massimo!

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 21 maggio, 6a Domenica di Pasqua, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù esorta i discepoli ad osservare i suoi comandamenti: solo in questo modo potranno rimanere nel suo amore. La gioia del Signore sarà allora nei discepoli e questa gioia sarà piena. Quindi Gesù aggiunge:

 

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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L’uomo si realizza nella sua pienezza amando. Secondo il Vangelo il senso della vita dell’uomo è nell’amore. Cristo dà praticamente un solo comandamento: quello di amare, ma l’amore si realizza solo attraverso il sacrificio di sé. Per questo motivo la tentazione consiste nell’amare senza una reale rinuncia a se stesso, senza passare attraverso la morte della propria volontà, ma è evidente che non si può servire l’amore cercando di affermare se stessi. Morire a se stessi può portare anche a distruggersi se questo è semplicemente un proposito moralistico. Si può rinunciare a se stessi solo perché si è rapiti da un amore più grande e più forte. Si può rinunciare a se stessi perché si è accolti da Dio. Si può amare perché Dio ci ha amati per primo. Con l’amore con cui Cristo ci ha amati noi possiamo amarci e così salvare le nostre vite.

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CHIESA E SOCIETA’

20 maggio 2006

 
 

L’INTENTO MISSIONARIO DI CRISTOFORO COLOMBO, AL CENTRO IERI SERA

 NELLA CATTEDRALE DI GENOVA DELL’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO,

CARDINALE TARCISIO BERTONE. L’OCCASIONE:

I 500 ANNI DALLA MORTE DEL NAVIGATORE GENOVESE,

CHE NEL 1492 APPRODÒ SULLE COSTE DEL CONTINENTE AMERICANO

- A cura di Dino Frambati -

 

GENOVA. = Colombo credeva molto alla sua missione; si sentiva una sorta di missionario: è quanto è stato evidenziato ieri sera, nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova, dall’arcivescovo, cardinale Tarcisio Bertone, che ha presieduto una Messa di commemorazione in occasione dei 500 anni dalla morte del grande navigatore genovese. Messa partecipata dagli abitanti del capoluogo ligure, ma anche dalle autorità cittadine, segno di come Colombo fosse stato forse poco capito a Genova ai suoi tempi, mentre oggi sia considerato figlio illustre e vanto per la città. Il porporato ha poi affermato di non credere ai dati decisamente negativi emersi ieri, sempre nel capoluogo ligure, durante un convegno: una studiosa spagnola ha sostenuto di aver scoperto un documento in base al quale Colombo sarebbe stato destituito da viceré di Santo Domingo perché condannato come sovversivo e persino assassino. Il cardinale Bertone ha ricordato come, spesso, le accuse derivino dalla gelosia nei confronti di chi compie grandi azioni. Per quanto riguarda l’accusa rivolta al navigatore di essere stato uno schiavista, l’arcivescovo ha sostenuto la necessità di contestualizzarla all’epoca di Colombo, quando lo schiavismo era purtroppo una triste, ma reale condizione. (R.M.)

 

 

IL GOVERNATORE DELLO STATO INDIANO DEL RAJASTHAN SI E’ RIFIUTATO DI FIRMARE IL DECRETO ANTI-CONVERSIONI APPROVATO A MARZO DAL PARLAMENTO LOCALE.

“GIOIA E GRATITUDINE” DA PARTE DELLE MINORANZE RELIGOSE DEL TERRITORIO

 

JAIPUR. = Le  minoranze  religiose  dello Stato  indiano  del  Rajasthan hanno espresso “gratitudine e gioia” per la scelta del governatore Pratibha Patil, che ieri ha rigettato il Decreto sulla libertà religiosa approvato a marzo dal Parlamento statale, contro il quale si erano espressi esponenti cristiani e musulmani. La legge, se approvata, avrebbe permesso alle autorità “l’uso di ogni mezzo per impedire le conversioni” e una pena dai due ai cinque anni di reclusione per i colpevoli. Leggi simili sono già in vigore negli Stati dell’Orissa, del Madhya Pradesh, del Gujarat e del Tamil Nadu: in quest’ultimo, la normativa è stata annullata da un’ordinanza statale, che viene però ignorata in maniera deliberata dalle autorità locali. L’arcivescovo di Gandhinagar, mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, ha “dato un caldo benvenuto” alla decisione del governatore del Rajasthan. “Il Decreto – ha commentato il presule – era contro i diritti umani e civili che sono scritti nella Costituzione indiana”. La decisione è stata invece male accolta dagli esponenti del Bharatiya Janata Party (BJP), il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista-fondamentalista, al potere nello Stato. “Promulgare una legge passata in Parlamento – ha dichiarato Ghanshyam Tiwari, guardasigilli statale – era un obbligo costituzionale del governatore”. Secondo il Vishwa Hindu Parishad (VHP), il Consiglio mondiale indù, la scelta della Patil è invece “un insulto alla democrazia”. Nel Rajasthan i cristiani rappresentano lo 0,11 per cento della popolazione, i musulmani l’8 e gli indù l’89. (R.M.)

 

 

IN CORSO, IN ARGENTINA, LE CELEBRAZIONI PER IL BICENTENARIO DELL’ARCIDIOCESI DI SALTA,

FONDATA IL 28 MARZO 1806 CON LA BOLLA “REGALIUM PRINCIPUM” DI PAPA PIO VII

 

SALTA. = “Celebrare la fedeltà del nostro Dio durante i 200 anni della nostra esistenza come Chiesa diocesana”: con questo intento, l’arcidiocesi di Salta, in Argentina, sta celebrando il bicentenario della sua creazione, avvenuta il 28 marzo 1806 con la bolla “Regalium Principum” di Papa Pio VII. Tra gli obiettivi specifici indicati nel Piano Pastorale 2006 per la ricorrenza: ringraziare il Signore per la storia della Chiesa locale, con la sua fecondità apostolica, istituzionale e missionaria; valutare il cammino pastorale dell’arcidiocesi, in vista dell’elaborazione di un nuovo Piano Pastorale per il prossimo quinquennio; sollecitare l’impegno dei laici nella Chiesa, nella politica e nella società civile. Tra le attività previste entro il 28 marzo 2007: un Incontro dei giovani dal 19 al 21 agosto, sul tema “Gesù, vieni ad inviaci, scommettiamo sulla vita”; il Congresso Mariano in settembre; la Settimana della Famiglia dal 9 al 15 ottobre; le Prime Giornate di Storia Ecclesiastica dal 12 al 14 ottobre. Inoltre verrà pubblicata tutta la documentazione degli antecedenti storici e documentari della creazione dell’arcidiocesi e della nomina del primo vescovo di Salta, mons. Nicolás Videla del Pino. (R.M.)

 

 

SOLITUDINE, ALIENAZIONE E RISCATTO NEI FILM PRESENTATI IERI AL FESTIVAL DI CANNES

- A cura di Luciano Barisone -

 

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CANNES. = Al Festival di Cannes arrivano Stati Uniti, Spagna e Algeria, con tre film che ci trasmettono una precisa immagine del mondo: Fast Food Nation e
Volver, in concorso per la Palma d’Oro, e Bled Number One nel “Certain
Regard”. Tratto dall’omonimo best seller di Eric Schlosser, Fast Food Nation di
Richard Linklater affronta senza mezze misure lo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo e l’alienazione del consumismo nel Paese che dovrebbe essere il
modello guida della civiltà occidentale. Fra aziende che producono partite
di carne inquinata in forma di hamburger, immigrati clandestini sfruttati senza pietà e giovani studenti idealisti e velleitari, il quadro dell’America che ci viene restituito dallo schermo è spietato: Linklater non fa sconti a nessuno, tanto meno allo spettatore costretto a uniformarsi a una visione senza speranza, appena alleggerita da una vena di sottile umorismo. Ben più intenso, commosso e sanguigno è  Volver di Pedro Almodovar che, dopo lo scivolone di La mala educacion, ritrova i suoi motivi di sempre e soprattutto quelle donne di cui è il solo a dare un ritratto al contempo spiritoso e sensibile. Qui le sue protagoniste, interpretate dalle magnifiche attrici Penelope Cruz e Carmen Maura, hanno a che fare con maschi traditori e incestuosi, ma riescono a prezzo di lacrime e fatiche a trovare il modo di riconciliarsi con la vita e soprattutto con l’idea delle propria finitudine. E’ invece una storia di non-riconciliati quella che racconta Bled Number One di Rabah Ameur-Zaimeche, girato in una regione periferica dell’Algeria contemporanea. Ne sono protagonisti un emigrato di ritorno dopo essere stato espulso dalla Francia e una giovane sposa ripudiata perché non vuole rinunciare alla passione per il canto. E’ una storia di solitudini, bella e terribile, sullo sfondo di un Paese stremato da anni di guerra civile e dalla perenne inedia della disoccupazione. Alla fine, ai due eroi non resta che partire verso l’ignoto, unico spazio di recupero della speranza e della gioia.

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24 ORE NEL MONDO

20 maggio 2006

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

        

Cinque mesi dopo le elezioni, il Parlamento iracheno ha approvato stamani la lista dei 37 ministri del nuovo governo di unità nazionale annunciata dal premier designato, Nuri al-Maliki. Dall’elenco mancano i titolari dell’Interno e della Difesa, su cui non c’è ancora accordo tra sciiti, curdi e sunniti. L'incarico di ministro dell'Interno sarà assunto per i prossimi giorni dal premier, mentre alla Difesa l’interim andrà al vicepremier, il sunnita al-Zaubai. Sul terreno, intanto, gli orrori della violenza non si fermano. Almeno 19 persone sono rimaste uccise e altre 36 ferite in seguito all'esplosione di una bomba nel quartiere sciita di Sadr City, ad est di Baghdad. L’ennesima tragedia è stata seguita da un attacco suicida al confine con la Siria che ha fatto altri 5 morti.

 

Nei territori Palestinesi il rapporto fra il governo di Hamas e il presidente Abu Mazen si fa sempre più delicato. Il nostro servizio:

 

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Nella striscia di Gaza, dopo una nottata di disordini, le forze di sicurezza fedeli al presidente Abu Mazen e i miliziani della nuova “forza speciale di polizia” di Hamas hanno continuato a scontrarsi. Stamani il capo dell’intelligence dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) è rimasto ferito in un attentato compiuto proprio nel quartier generale dei servizi segreti. Per protestare contro questo gesto attivisti di al Fatha sono penetrati nella sede del Parlamento di Ramallah in Cisgiordania. Intanto Abu Mazen ha ordinato alla procura di indagare sull’arresto del portavoce di un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, sorpreso mentre cercava di entrare dall’Egitto nella Striscia con oltre 600.000 euro non dichiarati. In questo quadro, fonti israeliane hanno confermato che si terrà domani a Sharm el Sheikh, in Egitto, l’incontro fra il presidente Abu Mazen, il ministro degli Esteri dello stato ebraico e il vice premier, Peres. Il primo vertice fra lo stato Ebraico e l’Autorità Nazionale Palestinese, dopo la vittoria di Hamas, che si terrà a margine del Forum economico mondiale, avviene alla vigilia di un'altra prima visita ufficiale: quella che il premier israeliano, Olmert, compirà negli Stati Uniti. A Washington, il primo ministro israeliano cercherà l’appoggio del presidente statunitense Bush. Sul tavolo soprattutto il piano di ritiro dalla Cisgiordania e l'eventuale proclamazione di nuovi confini dello Stato ebraico, in caso di mancato accordo con i palestinesi.

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Sempre alta la tensione in Afghanistan. Nella zona sud del Paese tre soldati della forza di coalizione internazionale – due francesi e un americano – sono morti durante combattimenti con miliziani talebani, che proseguono ormai da giorni.

 

Disordini ieri nella prigione americana di Guantanamo, dove 10 prigionieri hanno inscenato un finto tentato suicidio per aggredire i militari statunitensi. La rivolta è durata solo pochi minuti. Quattro, invece, sempre nella giornata di ieri, i veri tentati suicidi. Poche ore prima, da Ginevra, era giunto il monito, nei confronti degli Stati Uniti, della Commissione Onu contro le torture, che aveva chiesto a Washington di chiudere la base in territorio cubano.

 

In Myanmar, l’inviato delle Nazioni Unite Ibrahim Gambari, ha incontrato oggi la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, che è agli arresti domiciliari. Lo rendono noto fonti del governo. L’incontro, che ha fatto seguito ad un colloquio tra Gambari con il capo della giunta militare Than Shwe, è durato circa un’ora. La fonte non ha fornito altri dettagli. Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, ha trascorso gli ultimi tre anni in carcere o agli arresti domiciliari senza telefono e con la possibilità di accesso solo per un medico e una persona di servizio. Complessivamente negli ultimi 17 anni la leader dell’opposizione è stata privata della libertà per oltre dieci anni.

 

Si moltiplicano gli sforzi delle Nazioni Unite nel processo di pace in Sudan. Il segretario generale ONU, Kofi Annan, invierà, la prossima settimana a Khartoum, l’ex diplomatico algerino, Lakhdar Brahimi. Quest’ultimo dovrà spingere il governo ad accettare la missione di programmatori militari delle Nazioni Unite nel Darfur. La decisione segue l’approvazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che ha dato al governo sudanese una settimana di tempo per far entrare nella regione una missione ONU il cui compito è preparare un’operazione di caschi blu da inviare entro la fine dell'anno.

 

In Italia un’imbarcazione con 38 immigrati a bordo è stata soccorsa a 25 miglia a sud dell’isola di Lampedusa. I clandestini sono stati trasbordati sulla terra ferma da una motovedetta della Guardia costiera. Intanto un gommone alla deriva, con circa 30 clandestini a bordo, è stato avvistato in acque maltesi. Solo ieri, in tre distinte operazioni al largo delle coste di Lampedusa, sono stati soccorsi circa cento immigrati.

 

Di fronte all’incontrollabile fiume di immigrati clandestini arriva in Spagna, il governo Zapatero corre ai ripari con un “Piano Africa”, che tenterà di prosciugare il flusso nei Paesi d’origine. Madrid ha chiesto inoltre l’appoggio della Commissione europea, ricordando come il problema non si arresti ai Pirenei.

 

E i tanti clandestini provenienti dal Messico preoccupano fortemente la Casa Bianca che, per bloccare il flusso, ha annunciato l’invio di altri 6 mila uomini della Guardia Nazionale lungo la zona di frontiera. Lo ha dichiarato ieri sera in un discorso alla Nazione il presidente statunitense, Bush.

 

Si terrà il prossimo mese di ottobre il processo dell’ultranazionalista serbo Vojislav Seselj, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità nella ex Jugoslavia. Lo ha annunciato il Tribunale penale internazionale (TPI) per la ex Jugoslavia. Seselj, che si è consegnato al tribunale dell’Aja nel febbraio 2003, lo scorso anno ha testimoniato in difesa dell’ex presidente Milosevic. Per l’accusa, Seselj partecipò, dal ’91 al ’93, adun piano criminale comune’ per creare ‘una grande Serbia, con un’etnia omogenea’.

 

La Russia ha assunto la presidenza di turno del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa che scadrà nel novembre 2006. L’organismo, con sede a Strasburgo, raccoglie 46 Paesi del Vecchio Continente. Tra le priorità il ministro degli Esteri, Lavrov, ha indicato la protezione dei diritti umani; uno spazio giuridico europeo comune; l'accesso ai diritti sociali; forme efficaci di democrazia e partecipazione civile, rafforzamento di tolleranza e mutua comprensione. 

 

In Germania il Bundestag, la Camera Bassa tedesca, ha approvato ieri il controverso provvedimento che apre la strada ad un aumento dell'Iva dal 16% al 19%. Attraverso questo progetto, che prevede il maggiore aumento delle tasse dalla fine della seconda guerra mondiale, il governo di coalizione, guidato da Angela Merkel, intende finanziare la riduzione del deficit di bilancio. L’opposizione ha duramente contestato la norma, definendola un ostacolo per la ripresa economica del Paese. Adesso la legge passerà al Bundesrat, il Senato, dove il governo può contare su una solida maggioranza.

 

 

 

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