RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 139  - Testo della trasmissione di venerdì 19  maggio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La democrazia ha bisogno di istituzioni autorevoli e credibili per promuovere il bene comune: così Benedetto XVI nell’udienza ai membri della fondazione Centesimus Annus

 

Dopo un attento esame delle accuse al fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, la Congregazione per la dottrina della fede ha invitato l’anziano religioso ad una vita ritirata di preghiera e penitenza

 

Incontro tra Benedetto XVI e il metropolita Kirill ieri pomeriggio a Roma. Stamattina, nella capitale, il presidente del dipartimento per gli Affari esteri del patriarcato di Mosca ha benedetto la prima chiesa ortodossa russa

 

Presentata, durante il più grande pellegrinaggio di cattolici russi a Roma la biografia del medico tedesco che strappò dalla miseria migliaia di poveri a Mosca: ce ne parla l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Tanti e importanti i temi affrontati dal cardinale Ruini alla conferenza stampa a conclusione della 56.ma Assemblea generale della CEI

 

Domani, V centenario della morte di Cristoforo Colombo: con noi, il prof. Franco Salvatori

 

Da oggi nelle sale cinematografiche il film “Codice da Vinci”, accolto con freddezza dalla critica A Cannes. La storica dell’arte Elizabeth Lev spiega le mistificazioni di Dan Brown sulla figura e l’opera di Leonardo da Vinci

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un voto responsabile e cosciente, che consolidi la democrazia e faccia avanzare le riforme strutturali: è quanto chiedono i vescovi del Messico in vista delle elezioni del prossimo luglio

 

In Thailandia l’incontro della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche

 

Almeno 16 morti e 4 dispersi: è il tragico bilancio del tifone Chanchu, che si è abbattuto in questi giorni nel sud e nell’est della Cina

 

In Brasile, il 40 per cento della popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare: lo riferisce l’ultimo Rapporto congiunto dell’Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística

 

In Africa orientale, 9 bambine su 10 subiscono abusi fisici, sessuali o psicologici: è quanto emerge da una ricerca dell’African Child Policy Forum

 

24 ORE NEL MONDO:

In Afghanistan, altri 8 morti dopo le 100 vittime di ieri nel sud

 

Gli Stati Uniti chiudano il carcere di Guantanamo e i penitenziari segreti all’estero. Lo chiede, in un rapporto, la Commissione ONU contro la tortura

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 maggio 2006

 

LA DEMOCRAZIA HA BISOGNO DI ISTITUZIONI AUTOREVOLI E CREDIBILI

PER PROMUOVERE IL BENE COMUNE: COSI’ BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA

DI STAMANI AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE CENTESIMUS ANNUS

 

Le istituzioni democratiche non devono mai essere finalizzate alla gestione del potere, ma piuttosto alla promozione della giustizia sociale. E’ il richiamo di Benedetto XVI sul valore della democrazia, tema forte del discorso ai membri della Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice. Guidati dal presidente il Conte Lorenzo Rossi di Montelera e dal cardinale Attilio Nicora, sono stati ricevuti stamani in Sala Clementina. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Nonostante le lentezze con cui talora si fa strada, la democrazia “resta lo strumento storico più valido, se ben usato, per disporre responsabilmente del proprio futuro in modo degno dell’uomo”. Benedetto XVI ha scelto l’udienza alla Fondazione Centesimus Annus per sottolineare il valore straordinario della democrazia, quale ordinamento per l’umana convivenza. Tuttavia, non ha mancato di indicare quali siano i punti critici di ogni sistema democratico:

 

“Occorrono in primo luogo istituzioni appropriate, credibili, autorevoli, non finalizzate a una mera gestione del potere pubblico, ma capaci di promuovere livelli articolati di partecipazione popolare, nel rispetto delle tradizioni di ciascuna nazione, e nella costante preoccupazione di custodirne l'identità. Altrettanto urgente è uno sforzo tenace, durevole e condiviso per la promozione della giustizia sociale”.

 

“La democrazia – ha proseguito il Pontefice - raggiungerà la sua piena attuazione solo quando ogni persona ed ogni popolo sarà in grado di accedere ai beni primari” e ciò “attraverso un ordinamento delle relazioni interne e internazionali che assicuri a ciascuno la possibilità di parteciparvi”. Parole corredate da un’esortazione ai cristiani affinché promuovano un’autentica solidarietà:

 

“Non si potrà dare, peraltro, vera giustizia sociale se non in un'ottica di genuina solidarietà, che impegni a vivere e ad operare sempre gli uni per gli altri, e mai gli uni contro o a danno degli altri. In che modo rendere concreto tutto questo nel contesto mondiale di oggi è la grande sfida dei cristiani laici”.

 

 

Il Papa non ha mancato di soffermarsi sul nome della Fondazione, Centesimus Annus, che, ha detto, “richiama l’ultima grande Enciclica sociale di Giovanni Paolo II”, con la quale Papa Wojtyla riassunse cento anni di Magistero  della Chiesa in ambito sociale. Ha infine esortato i membri della Fondazione ad impegnarsi affinché “nelle diverse aree culturali del mondo contemporaneo la dottrina sociale della Chiesa svolga in modo limpido il suo compito per la diffusione del Vangelo”.

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Eretta nel 1993 da Giovanni Paolo II, la Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, con fini di religione e beneficenza, ha visto il suo statuto rinnovato nel 2004. Si propone di collaborare allo studio e alla diffusione della dottrina sociale cristiana, come esposta in particolare nell’Enciclica Centesimus Annus. La Fondazione promuove, tra l’altro, la raccolta di fondi per il sostegno dell’attività della Sede Apostolica e favorisce iniziative per sviluppare la presenza e l’opera della Chiesa cattolica nei vari ambiti della società.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, la Regina Margherita II di Danimarca con seguito, e un gruppo di quattro presuli della Conferenza episcopale del Canada Atlantico, in visita ad Limina.

 

 

DOPO UN ATTENTO ESAME DELLE ACCUSE AL FONDATORE DEI LEGIONARI DI CRISTO,

PADRE MARCIAL MACIEL, LA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

HA INVITATO L’ANZIANO RELIGIOSO AD UNA VITA RITIRATA

DI PREGHIERA E PENITENZA.

LA DECISIONE E’ STATA APPROVATA DA BENEDETTO XVI

 

Una “vita riservata di preghiera e di penitenza” e la rinuncia “ad ogni ministero pubblico”: è l’invito che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha rivolto al fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado, al termine di una indagine relativa ad accuse rivolte al religioso, circa otto anni fa, da alcuni ex Legionari di Cristo. La Sala stampa vaticana ha riepilogato le fasi della vicenda in un comunicato, che cita un Motu Proprio di Giovanni Paolo II riguardante, tra l’altro, gli abusi di sacerdoti su minori. Il servizio Alessandro De Carolis:

 

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A partire dal 1998, la Congregazione per la Dottrina della Fede ricevette accuse, già in parte rese pubbliche, contro il rev.do Marcial Maciel Degollado, fondatore della Congregazione dei Legionari di Cristo, per delitti riservati all’esclusiva competenza del Dicastero”. Inizia così il comunicato della Sala stampa della Santa Sede sulla vicenda personale di padre Marcial Maciel - oggi 86.enne, originario di Cotija de la Paz, in Messico – che il 3 gennaio del 1941 diede inizio alla Congregazione dei Legionari di Cristo e nel 1959 al movimento d'apostolato Regnum Christi. In merito agli addebiti a lui attribuiti, ricorda il comunicato, il rev.do Maciel pubblicò già nel 2002 una dichiarazione “per negare le accuse e per esprimere il suo dispiacere per l’offesa recatagli da alcuni ex Legionari di Cristo”. Nel 2005, poi, “per motivi di età avanzata, lo stesso padre Maciel si era ritirato dall’ufficio di superiore generale” della sua Congregazione.

 

“Tutti questi elementi – prosegue il comunicato - sono stati oggetto di maturo esame da parte della Congregazione per la Dottrina della fede” ed è stato l’allora prefetto, il cardinale Joseph Ratzinger, ad autorizzare il dicastero ad una “investigazione delle accuse” a norma del Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, promulgato il 30 aprile 2001 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II. Il documento sanziona i comportamenti che sono considerati delitti più gravi dal punto di vista morale, tra cui l’abuso di un ministro sacro su un minore di 18 anni. Dopo la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione del cardinale Ratzinger a nuovo Pontefice, sottoposte “le risultanze dell’investigazione ad attento studio”, la Congregazione per la Dottrina della Fede – afferma il comunicato – sotto la guida del nuovo prefetto, il cardinale William Levada, ha deciso, tenendo conto sia dell’età avanzata del rev.do Maciel che della sua salute cagionevole, di rinunciare ad un processo canonico e di invitare” il religioso “ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico”. “Il Santo Padre ha approvato queste decisioni”, conclude il comunicato, che precisa: “Indipendentemente dalla persona del Fondatore si riconosce con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari di Cristo e dell’Associazione Regnum Christi.

 

In seguito al comunicato della Santa Sede, i Legionari di Cristo e i membri del Movimento Regnum Christi hanno precisato in una nota che di fronte alle accuse rivoltegli dagli ex Legionari, P. Maciel “ha affermato la sua innocenza”, ed hanno ribadito inoltre: “Accoglieremo sempre tutte le disposizioni della Santa Sede con profondo spirito di obbedienza e fede, e rinnoviamo il nostro impegno di lavorare con grande intensità per realizzare il nostro carisma della carità e estendere il Regno di Cristo servendo la Chiesa”.

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INCONTRO TRA BENEDETTO XVI E IL METROPOLITA KIRILL IERI POMERIGGIO A ROMA. STAMATTINA, IL PRESIDENTE DEL DIPARTIMENTO PER GLI AFFARI ESTERI

DEL PATRIARCATO DI MOSCA HA BENEDETTO LA PRIMA CHIESA ORTODOSSA RUSSA.

PER CELEBRARE L’EVENTO, IERI SERA UN CONCERTO

 

Benedetto XVI ha incontrato ieri pomeriggio il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento per gli affari esteri del Patriarcato ortodosso di Mosca, in questi giorni a Roma per la benedizione della prima chiesa ortodossa russa nella capitale. La cerimonia si è svolta questa mattina. Dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, la chiesa si trova nei pressi dell’ambasciata russa. E ieri sera, per celebrare l’evento, all’Auditorium Conciliazione si è svolto un concerto. Il servizio è di Tiziana Campisi.  

 

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(musica)

 

Musica sacra per celebrare la benedizione della prima chiesa ortodossa russa a Roma. Ad eseguirla, il coro maschile del monastero Sretenskiy di Mosca. Ventinove i coristi diretti dal maestro Nicon Gila che ha incluso nel programma del concerto canti nazionali e popolari russi.

 

(musica)

 

A porgere i saluti alla platea a nome del Papa, il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

 

“Fratelli e sorelle! Dire un grazie a nome del Santo Padre, lo faccio molto volentieri. Sentire così, canti di musica sacra, di musica popolare, significa pregare, alzare la nostra anima verso Dio. Pregare per tutta la Russia che da secoli ha meritato di essere chiamata la ‘santa Russia’!”.

 

Poi il porporato si è rivolto personalmente al metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento per gli affari esteri del Patriarcato ortodosso di Mosca:

 

“Cara eminenza Kirill, metropolita di Smolensk e di Kaliningrad! Condividiamo fraternamente la vostra, la sua gioia, e quella del Patriarca Alessio, e insieme ringraziamo il Signore di darci la grazia per entrare più facilmente nell’aspro ma tanto bello mistero dell’unità invisibile della Chiesa di Cristo!”.

 

E al cardinale Etchegaray, il metropolita Kirill ha risposto con queste parole:

 

(Parole in russo)

“Quando noi vediamo come un altro popolo prega e come un altro popolo canta, allora noi saremo veramente capaci di comprendere e di amare quel popolo. Il nostro rapporto nella preghiera, il nostro rapporto nelle espressioni dell’arte, sono quel dialogo del cuore senza il quale non è possibile alcun dialogo tra i popoli e tra i Paesi. Io sono convinto che al Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa, condividendo lo stesso sistema di valori morali e spirituali e comunicandoli, possono testimoniarli al nostro mondo e alla nostra Europa. Lavoriamo e preghiamo perché tutto questo si realizzi. Grazie”.

 

(applausi)

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PRESENTATO A ROMA, DURANTE IL PIU’ GRANDE PELLEGRINAGGIO DI CATTOLICI RUSSI NELLA CAPITALE, LA BIOGRAFIA DI FRIEDRICH JOSPEH HAASS,

UN MEDICO TEDESCO CHE NEL 19.MO SECOLO STRAPPO’ DALLA MISERIA

MIGLIAIA DI POVERI A MOSCA:

FIGURA MOLTO CARA A CATTOLICI E ORTODOSSI

- Intervista con l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz -

 

Tra i più poveri di Mosca, tra i malati senza denaro e, ancora, tra gli esiliati in Siberia: ovunque per portare la sua competenza professionale e, soprattutto, la sua inesauribile carica di solidarietà cristiana. E’ la figura di un medico tedesco a scaldare ancora oggi, al ricordo, il cuore di moltissimi cattolici, ortodossi, protestanti e non solo. Friedrich Jospeh Hass, originario di Colonia dove nacque nel 1780, si trasferì presto a Mosca, dove si spense nel 1853 dopo aver dato vita ad opere di assistenza medica e aver speso tutto il proprio patrimonio pur di risollevare dall’abbandono le categorie più sfortunate della città, al di là della loro appartenenza confessionale. Le sue gesta sono state ricordate nei giorni scorsi dall’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, che ha partecipato a Roma – nell’ambito del grande pellegrinaggio di 150 cattolici russi nella capitale - alla presentazione del libro “Il santo medico di Mosca”. E’ la biografia del dott. Haass curata dal padre gesuita, Germano Marani. Alessandro De Carolis ne ha parlato con lo stesso mons. Kondrusiewicz:

 

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R. – Davvero è un uomo ancora oggi piuttosto conosciuto. E’ molto apprezzato in Russia, specialmente a Mosca, non solo dai cattolici ma anche dagli ortodossi. Abbiamo invitato tanti vescovi e tanti cardinali alla celebrazione della Messa nel cimitero dove lui è stato sepolto 150 anni fa e tra i presenti vi    erano non solo cattolici, ma anche ortodossi, protestanti. Una volta abbiamo celebrato la Messa nella cappella dei protestanti: tutti lo apprezzano molto, perché è stato un uomo santo, santo per tutti.

 

D. – Per “Il santo medico di Mosca”, come viene definito il dottor Haass, si parla di beatificazione…

 

R. – Sì, è vero: abbiamo avviato il processo e abbiamo raccolto testimonianze e documenti, che sono presso la diocesi di Colonia, in Germania. Il postulatore è il cardinale Meisner, il quale una volta è venuto a Mosca per soli due giorni proprio per pregare sulla tomba di questo santo uomo.

 

D. – Tra le testimonianze che avete raccolto ci sono dunque anche quelle di persone di fede ortodossa?

 

R. – Sì.

 

D. – Ciò che dimostra la vita del dottor Haass è che al di là della differenza di credo, l’amore e il servizio ai poveri è una lingua universale

 

R. – E’ vero. L’amore, come la musica, è senza frontiere. Papa Benedetto XVI ha fatto un grandissimo dono alla Chiesa con la sua prima enciclica Deus caritas est, nella quale parla dell’amore non solo in termini teologici, ma anche in termini pratici. Questo santo uomo, il dottor Friedrich Haass, ha fatto esattamente queste grandi cose, opere caritative, compiendole per tutti: cattolici, credenti, non credenti, ortodossi, protestanti … perché se un uomo è in necessità, dobbiamo aiutarlo. Questo è il nostro credo.

 

D. – Dicevamo all’inizio: il dottor Haass è una figura-ponte che unisce due comunità, quella cattolica e quella ortodossa specialmente. Oggi, tra queste due comunità, qual è il clima, quali sono i rapporti?

 

R. – I rapporti non sono perfetti, ma devo dire che c’è un certo dinamismo, un certo progresso. Non si può ricostruire tutto quello che è stato sbagliato nel corso di mille anni, ma io oggi sono ottimista. Abbiamo incontri, c’è una commissione mista che lavora per chiarire tante cose… C’è un certo progresso, e mi pare che oggi si veda una luce in fondo al tunnel.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq: scontri a Ramadi e a Falluja tra insorti e marines statunitensi.

 

Servizio vaticano – L’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti all’incontro promosso dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “Africa: si acuisce l’emergenza siccità”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello dal titolo “La ‘poetica dell’agape’, l’economia del dono’”: un anno dalla morte di Paul Ricoeur.

 

Servizio italiano - Politica: il nuovo Governo alla prova del Senato. A Palazzo Madama il voto di fiducia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 maggio 2006

 

 

TANTI E IMPORTANTI I TEMI AFFRONTATI DAL CARDINALE RUINI ALLA CONFERENZA STAMPA A CONCLUSIONE DELLA 56.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI

 

Si è svolta in Vaticano la Conferenza conclusiva della 56.ma Assemblea generale della CEI, guidata dal cardinale vicario Camillo Ruini, una conferenza molto affollata e con problematiche molto intense. Si è parlato della condizione dei sacerdoti; è stata approvata la traduzione italiana del Martirologio Romano, così come la proclamazione di San Gianni Leonardi a patrono dei farmacisti. E’ stata anche indicata la situazione economica della Chiesa italiana in base all’8 per mille e sono stati sottolineati gli appuntamenti principali per la pastorale giovanile. Il servizio di Stefano Leszczynski:

 

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A conclusione della 56.ma Assemblea generale della CEI, il cardinale Ruini ha illustrato i principali punti che sono stati discussi sottolineando gli importanti appuntamenti per la pastorale giovanile come quello di Sydney nel 2008, oppure l’incontro di Loreto dei giovani italiani nel settembre 2007. Molti i riferimenti anche alla situazione italiana dalla scandalo del calcio alla nuova situazione politica italiana. E’ stato un presidente della CEI a tutto campo quello che oggi ha risposto ai giornalisti riuniti per la conferenza conclusiva dell’Assemblea generale. Apprezzamento è stato espresso dal cardinale per la creazione di un ministero per la famiglia, tema cui la Chiesa italiana dedica grande attenzione. Sempre in riferimento alla situazione italiana e al referendum sulle riforme costituzionali, il Porporato ha sottolineato come la CEI non dia indicazioni di voto, come del resto avvenuto già in passato, facendo riferimento alla situazione delle recenti elezioni legislative. Notizie incoraggianti solo sul fronte dell’andamento vocazionale che risulta in crescita soprattutto nel sud Italia anche se la tendenza generale del numero dei sacerdoti in Italia è in calo. Il cardinale Ruini alla luce dei recenti scandali sessuali che hanno coinvolto alcuni esponenti del clero ha ribadito la necessità di un rigoroso impegno al discernimento vocazionale ancor prima dell’ingresso in seminario. Il porporato ha ribadito la contrarietà della Chiesa italiana alle unioni omosessuali in particolare attraverso i PACS, in cui il riconoscimento giuridico di coppia dischiuderebbe pericolose similitudini con la situazione del matrimonio. Da sottolineare poi il rinnovato appello della CEI a valutare misure di clemenza nei confronti dei carcerati in Italia, sulla scia di quanto dichiarato in passato da Giovanni Paolo II. Tuttavia – ha sottolineato il cardinale Ruini – bisogna tenere assolutamente presente una mediazione anche con le esigenze di sicurezza dei cittadini. Un riferimento è stato poi fatto dal presidente della conferenza episcopale italiana allo scandalo che ha sconvolto il mondo del calcio italiano. Egli ritiene non sia una situazione da drammatizzare ma che sicuramente richiede un forte esame da un punto di vista etico.

 

Dall’Aula Paolo VI in Vaticano, Stefano Leszczynski.

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DOMANI, V CENTENARIO DELLA MORTE DI CRISTOFORO COLOMBO.

MOLTE, LE INIZIATIVE PER RICORDARE IL NAVIGATORE GENOVESE

CHE NEL 1492 SBARCO’ SULLE COSTE DEL CONTINENTE AMERICANO

- Con noi, il prof. Franco Salvatori -

 

Simbolo dell’umanità che va oltre l’orizzonte, Cristoforo Colombo morì il 20 maggio di 500 anni fa a Valladolid, in Spagna, quasi dimenticato e in difficile condizioni finanziarie. Nel 1492, il grande navigatore genovese, cercando di raggiungere le Indie attraversando l’Atlantico, approdò su un nuovo continente, cui più tardi verrà dato il nome di America. Solo dopo la sua scomparsa verrà riconosciuto tra i grandi della storia. In questi giorni, cinque secoli dopo, il mondo lo ricorda con numerose iniziative. Tra le celebrazioni, stasera nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova, l’arcivescovo Tarcisio Bertone presiederà una Messa solenne per la cittadinanza. Ascoltiamo, al microfono di Roberta Moretti, uno dei responsabili del Comitato nazionale italiano per le celebrazioni colombiane, prof. Franco Salvatori:

 

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R. – Colombo è stato certamente un visionario e su questo suo sogno ha saputo mobilitare attenzioni, energie, mezzi … Colombo è stato però anche uomo molto pratico: andare ad Oriente passando per Occidente significava trovare la scorciatoia per gli interessi della Corona spagnola  per arrivare alle spezie,  ai mercati orientali che, invece, attraverso la circumnavigazione dell’Africa, erano stati raggiunti dai portoghesi. Quindi, c’era un problema di scambi e anche di predominanza politico-militare.

 

D. – Colombo approdò sulle coste americane ma non seppe mai di avere raggiunto un continente nuovo …

 

R. – Su questo, i ‘colombisti’ continuano a discutere. Qualcuno è convinto che Colombo, in una certa fase della vita, avesse avuto anche lui consapevolezza di essere approdato in un continente diverso dall’Asia. Per esempio, quando lui sbarca in Venezuela riesce a capire dalla portata dei fiumi che non è nel “Chipango”, in Giappone, ma in un luogo straordinariamente più vasto. Si esprime parlando di “otro mundo”, come se fosse arrivato in Paradiso. Certo, era anche testardo, nel senso che lui era convinto di avere raggiunto il Levante e quindi di non avere, di fatto, fallito l’impresa. Un fallimento, peraltro, felice, perché attraverso quel fallimento è partita la modernità!

 

D. – Quali sono le altre questioni storiografiche ancora aperte, attorno alla figura di Cristoforo Colombo?

 

R. – La questione delle genovesità di Cristoforo Colombo: su questo l’Università di Roma di Tor Vergata sta facendo un’indagine a partire dal DNA dei resti del figlio di Colombo, di cui abbiamo certezza, e sta misurando se c’è corrispondenza con i Colombo che esistono in Liguria e in altre regioni contermine, cioè confinanti. Non sarebbe la prova definitiva, ma comunque si aggiungerebbe alle pur ormai consolidate prove storiografiche della genovesità di Colombo. Ci sono poi altre questioni. Per esempio, quella se vi fosse un sostegno non palese della Chiesa all’impresa di Colombo, considerato che Colombo fece sicuramente un viaggio a Roma, prima di partire per le Americhe …

 

D. – Secondo lei, quali furono le ragioni profonde che spinsero Colombo a intraprendere la sua impresa?

 

R. – Colombo aveva anche un forte senso religioso. Nei suoi scritti c’è traccia di una spinta interiore determinata dall’intenzione di poter far arrivare il Vangelo in Oriente. Questo lo si ritrova nei suoi scritti, nelle sue postille a margine dei libri che ha avuto per le mani e che ci sono stati tramandati. Del resto, dobbiamo ricordare il suo nome: Cristoforo, portatore di Cristo.

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DA OGGI NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE IL CONTROVERSO FILM “CODICE DA VINCI”, ACCOLTO CON FREDDEZZA DALLA CRITICA AL FESTIVAL DI CANNES.

LA STORICA DELL’ARTE ELIZABETH LEV SPIEGA, AI NOSTRI MICROFONI,

LE MISTIFICAZIONI DI DAN BROWN SULLA FIGURA E L’OPERA DI LEONARDO DA VINCI

 

Esce oggi nelle sale di tutto il mondo, accompagnato da un colossale battage pubblicitario, il film “Codice da Vinci”, ispirato fedelmente al controverso romanzo di Dan Brown. La pellicola, costata ben 125 milioni di dollari, è stata accolta con freddezza e ironia al Festival di Cannes. Tra le mistificazioni più evidenti contenute nel romanzo e nel film, spicca la lettura che viene offerta della figura e dell’opera di Leonardo da Vinci. Alessandro Gisotti ha chiesto al proposito il commento della storica di arte cristiana, Elizabeth Lev della Duquesne University:

 

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R. – Ci sono due cose che mi colpiscono: primo, una chiara, ovvia mancanza di ricerca. Tutte queste interpretazioni, spiegazioni sono date da qualcuno che a malapena ha letto una semplice biografia di Leonardo. Però questi errori fondamentali deviano il significato di questi quadri, un significato che era religioso e profondamente importante non solo per Leonardo, ma anche per le persone che hanno pagato l’opera. Secondo certe interpretazioni diventa soltanto uno strumento, una piccola storia, un po’ squallida. Mi dispiace profondamente di vedere un artista come Leonardo ridotto ad una macchina pubblicitaria per un libro di terzo, quarto livello.

 

D. – Un altro degli aspetti presenti in questo romanzo è la presunta ostilità verso la  Chiesa di Leonardo da Vinci…

 

R. – L’autore gioca molto sui problemi dei nostri anni. Il ritenere Leonardo omosessuale e quindi come tale contro la Chiesa è un atteggiamento del 2006, non è affatto un atteggiamento del 1500. L’autore gioca moltissimo su una posizione che vorrebbe che la Chiesa si adeguasse a noi, quando in effetti mai sarebbe sfiorata nella mente di Leonardo l’idea che la Chiesa dovesse adeguarsi a lui!

 

D. – Quindi in questo si può dire che c’è anche un elemento anticattolico?

 

R. – In questo c’è manipolazione, cioè sapendo che toccando questo tasto tutti, da quel punto in poi, avrebbero creduto ogni cosa che si fosse detta su Leonardo.

 

D. – Tanti cattolici hanno letto questo libro forse credendo, in modo superficiale a quelle che sono le tesi di Dan Brown

 

R. – Questo si vede moltissimo oggi in America, dove il libro è nato e dove ha maggiore successo. Molti cattolici oggi hanno un’idea molto moderna della Chiesa per cui essa dovrebbe “venirci incontro”, cioè non dovrebbe più considerare peccato cose che secondo al Chiesa sono peccato. In questo Brown riesce ad avere un grandissimo successo e a spingere molti cattolici a dire: “Anche Leonardo la pensava così, anche Leonardo era come me!”. Ma Leonardo non era così, neanche nella sua vita personale! Lui era concentrato sulla sua arte. Voleva portare su quel muro una visione di qualcosa costruito in modo nuovo, ma non nel senso di cambiare la storia.

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CHIESA E SOCIETA’

19 maggio 2006

 

 

UN VOTO RESPONSABILE E COSCIENTE, CHE CONSOLIDI LA DEMOCRAZIA E FACCIA

 AVANZARE LE RIFORME STRUTTURALI: È QUANTO CHIEDONO I VESCOVI DEL MESSICO

 IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL PROSSIMO LUGLIO NEL PAESE

 

CITTÀ DEL MESSICO. = “Comunicare e decidere il bene comune nella giustizia e nella pace”: è il titolo del documento pubblicato dai vescovi del Messico, in vista delle elezioni del prossimo luglio nel Paese. I presuli constatano l’importanza di una retta concezione della persona umana affinché ci sia autentica democrazia. “Il relativismo morale – affermano – è uno dei maggiori rischi per le democrazie attuali perché induce a considerare inesistente un criterio obiettivo e universale per stabilire il fondamento e la corretta gerarchia dei valori”. Il Messico si trova oggi nelle condizioni di “consolidare la democrazia, fortificare le sue istituzioni e fare un passo avanti nelle riforme strutturali richieste per l'autentico sviluppo di tutti i messicani”. I vescovi rivolgono allora un appello ai candidati affinché promuovano il progresso del Paese sotto diversi aspetti: il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie e l’educazione per i figli; la promozione integrale del lavoro per mettere fine all’emigrazione; la promozione della donna; l’integrazione degli indigeni, degli operai e dei contadini nello sviluppo umano e sociale del Paese; l’impulso di un’economia che sia al servizio della società e dello sviluppo     umano. Sollecitando i credenti “a manifestare la loro presenza nella vita pubblica”, i presuli li esortano ad un voto cosciente, tenendo conto di alcuni criteri di scelta dei candidati come la coerenza, la capacità di dialogo, la conoscenza sociale ed economica, l’esperienza politica, l’amore e la difesa della vita umana, il riconoscimento e la collaborazione con le Chiese. I vescovi terminano invitando tutti i fedeli a pregare “per il Messico e i suoi governanti, affinché la fede e la fiducia nella Provvidenza divina conducano alla serenità, alla riflessione ed al voto ragionato e critico”. (R.M.)

 

 

“SIA CRISTO E NON LA CARRIERA L’IDEALE DI SACERDOTI E SEMINARISTI”: QUESTA, L’ESORTAZIONE DELL’ARCIVESCOVO DI COTABATO, NELLE FILIPPINE, MONS. QUEVEDO, CHE HA APRERTO NEI GIORNI SCORSI IN THAILANDIA L’INCONTRO

DELLA FEDERAZIONE DELLE CONFERENZE EPISCOPALI ASIATICHE (FABC)

 

HUA HIN. = Il ruolo dei sacerdoti nel continente asiatico; l’importanza della formazione dei seminaristi; la moralità e l’esempio che il clero deve sempre esprimere nei confronti dei fedeli: sono i temi principali dell’incontro della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC), in corso fino a oggi nella Casa salesiana di Hua Hin, in Thailandia. Nel suo intervento introduttivo, il segretario generale della FABC, l’arcivescovo di Cotabato, nelle Filippine, mons. Orlando B. Quevedo, ha sottolineato come vi siano “molte luci” nel mondo sacerdotale, ma che, allo stesso tempo, vi sono anche “alcune ombre, che oscurano e sfigurano la figura dei preti”. “Dobbiamo avere coscienza – ha spiegato – di quale grande oltraggio e scandalo provano i fedeli nello scoprire casi in cui alcuni sacerdoti hanno violato il celibato”. “Alcuni fra noi – ha aggiunto – si sono piegati alla tentazione dei benefici e della sicurezza correlati al sacerdozio e hanno abbandonato il loro idealismo e spirito di sacrificio. Il sacerdozio non deve essere visto come una carriera o uno stile di vita, ma come identificazione ed imitazione di Cristo”. Secondo l’arcivescovo, “i fedeli fanno commenti sprezzanti sulla ‘Chiesa dei poveri’ quando vedono un sacerdote con l’ultimo gadget elettronico o la nuova autovettura” . “Il numero di questi fallimenti – ha comunque sottolineato mons. Quevedo – è insignificante a confronto delle migliaia di sacerdoti che lavorano in Asia, ma la notorietà che attira questo basso numero è tristemente sproporzionata”. Una volta esposte le sfide della Chiesa asiatica, il presule ha invitato i direttori spirituali a “preparare al meglio i seminaristi”, con maggiore attenzione e continuità. “Se è vero che in questa formazione il principale agente è lo stesso candidato – ha spiegato – è molto importante che il formatore sia viva testimonianza del Buon Pastore, alla cui immagine il seminarista si deve sempre ispirare. Oltre all’insegnamento – ha concluso – il vostro ruolo è quello di essere un modello per tutti i giovani”. (R.M.)

 

 

ALMENO 16 MORTI E 4 DISPERSI: È IL TRAGICO BILANCIO DEL TIFONE CHANCHU,

CHE SI È ABBATTUTO IN QUESTI GIORNI NEL SUD E NELL’EST DELLA CINA,

COSTRINGENDO 1 MILIONE DI PERSONE AD ABBANDONARE LE LORO CASE

 

PECHINO. = In Cina, almeno 16 persone sono rimaste uccise e 4 sono tuttora disperse a causa del tifone Chanchu, che si è abbattuto in questi giorni nel Sud e nell’Est del Paese. Il tifone, che in Cina ha portato piogge torrenziali, smottamenti e venti che hanno raggiunto i 170 chilometri orari e causato l’evacuazione forzata di un milione di persone e la cancellazione di voli aerei e corse di traghetti, ha ucciso almeno 37 persone la scorsa settimana, quando ha attraversato le Filippine. In Vietnam risultano dispersi 27 pescatori, mentre 67 sono stati tratti in salvo dopo essere stati ritrovati su un atollo dove si erano messi al riparo dalla tempesta. In Cina, ieri 500 militari hanno soccorso 6.400 persone, dopo che le loro abitazioni erano state travolte da valanghe alte più di un metro e mezzo. (R.M.)

 

 

IN BRASILE, IL 40 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE VIVE IN CONDIZIONI

DI INSICUREZZA ALIMENTARE: LO RIFERISCE L’ULTIMO RAPPORTO CONGIUNTO

DELL’INSTITUTO BRASILEIRO DE GEOGRAFIA E ESTATÍSTICA (IBGE)

E DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO SOCIALE

 

BRASILIA. = Il 40 per cento dei brasiliani, pari a circa 72 milioni di persone su un totale di 182 milioni, sopravvive in condizioni di insicurezza alimentare “moderata o grave”, ovvero “senza garanzie di accesso regolare a generi di prima necessità, per quantità e qualità”: è quanto emerge dall’ultimo rapporto congiunto dell’Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (IBGE) e del ministero dello Sviluppo Sociale, secondo cui la fame resta uno dei principali problemi del Paese soprattutto per i settori più fragili della popolazione, bambini, donne e afro-brasiliani. Come riporta l’agenzia MISNA, il fenomeno è visibile soprattutto nelle aree rurali delle regioni settentrionali, dove solo il 50 per cento dei residenti si  alimenta adeguatamente; squilibri sono evidenti anche nel Sud della nazione, dove il 76,5 per cento delle famiglie non ha problemi di approvvigionamento. “L’inchiesta – ha spiegato Katiuscia Dier Francisco, consulente della ‘Pastorale dell’infanzia’, organo della Conferenza episcopale brasiliana (CNBB) – rivela una grave situazione di disuguaglianze sociali e di iniqua distribuzione del reddito e una storia di sfruttamento sistematico nel lavoro, che non consente a moltissime famiglie di avere entrate sufficienti per comprare cibo, nonostante gli alti indici di produttività su scala nazionale”. Secondo la consulente, ilProgramma Fame Zero’, voluto dal governo e integrato da 31 iniziative sociali per assistere, entro la fine dell’anno, fino a 11,2 milioni di famiglie povere, “ha ottenuto risultati soprattutto tra gli abitanti delle zone semi-aride del nordest, dove le percentuali di minori denutriti sono calate”. “Ma – ha concluso – resta ancora molto da fare”. (R.M. )

 

 

IN AFRICA ORIENTALE, 9 BAMBINE SU 10 SUBISCONO ABUSI FISICI,

SESSUALI O PSICOLOGICI: È QUANTO EMERGE DA UNA RICERCA

DELL’AFRICAN CHILD POLICY FORUM (ACPF)

 

ADDIS ABEBA. = In Africa Orientale, 9 bambine su 10 sarebbero oggetto di abusi fisici, sessuali o psicologici che maturano prevalentemente nella sfera di conoscenze più prossime, in primo luogo la famiglia: è quanto rilevato dall’African Child Policy Forum (ACPF) in merito all’incidenza di abusi sulle bambine nel territorio. Come riporta l’agenzia MISNA, la ricerca ha coinvolto 1500 donne fra i 18 e i 24 anni in Kenya, Uganda e Etiopia e ha riguardato le esperienze vissute durante infanzia e adolescenza. Gli abusi iniziano dentro casa: a parlare di violenze subite da parte delle proprie madri è stato il 99 per cento delle donne kenyote, il 94 delle ugandesi e l’84 delle etiopi. La metà delle donne ugandesi hanno dichiarato di aver subito violenza sessuale, mentre in Etiopia la percentuale scende al 29,7 e in Kenya al 26,3. Solo l’1,5 per cento delle vittime ha sporto denuncia in Etiopia e il 4 per cento in Uganda. In Etiopia la metà delle donne è costretta a sposarsi prima dei 18 anni e migliaia di ragazze sono sequestrate in Uganda per essere trasformate in soldati o schiave. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 maggio 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il Pakistan non addestra i ribelli afghani e non li invia in Afghanistan: è quanto sostiene il governo pachistano respingendo le accuse lanciate ieri dal presidente afghano, Hamid Karzai, secondo cui il Pakistan appoggia i guerriglieri talebani. Lo scambio di dichiarazioni tra i governi di Kabul e di Islamabad segue la drammatica serie di scontri tra ribelli e soldati della coalizione, costati la vita, ieri, ad oltre 100 persone. Nelle ultime ore, nuovi scontri hanno causato inoltre, nel sud est dell’Afghanistan, la morte di otto guerriglieri taleban e di due agenti.

 

Osama Bin Laden non è più il capo di al Qaeda. Lo sostiene il quotidiano saudita ‘al Wutan’, secondo il quale Bin Laden avrebbe passato il comando al Mullah Omar, leader dei talebani. Il giornale cita fonti di sicurezza pachistane che affermano anche come ormai il ruolo di Bin Laden, all'interno di al Qaeda, sia solo simbolico.

 

In Medio Oriente, una fonte governativa israeliana ha rivelato che l’esecutivo dello Stato ebraico è pronto a sbloccare i fondi dovuti all’Autorità nazionale palestinese per scongiurare il collasso del sistema sanitario nei Territori. La stampa israeliana ha reso noto, inoltre, che sono stati avviati contatti per fissare un incontro tra il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen. Lo scopo è quello di evitare l’isolamento di Hamas nei colloqui per il processo di pace mediorientale. Sul terreno, intanto, almeno 4 persone sono rimaste ferite in scontri a fuoco scoppiati stamani a Gaza tra la polizia palestinese e la nuova forza di sicurezza istituita da Hamas.

 

E’ stata spostata a mercoledì prossimo la riunione sul nucleare iraniano prevista per oggi a Londra tra i mediatori europei e i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU. L’Iran ha respinto nei giorni scorsi un pacchetto di incentivi proposto da Francia, Germania, e Gran Bretagna in cambio della sospensione dei processi di arricchimento dell’uranio.

 

Gli Stati Uniti devono chiudere tutte le prigioni segrete all’estero e il campo di internamento di Guantanamo a Cuba perché violano la legge internazionale. E’ quanto sostiene la Commissione dell’ONU contro la tortura nel suo ultimo rapporto. Il nostro servizio:

 

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Oltre alla chiusura dei penitenziari all’estero, gli esperti indipendenti del Comitato delle Nazioni Unite chiedono all’amministrazione americana di rinunciare a “qualsiasi tecnica di interrogatorio” che costituisca una forma di tortura o di trattamento crudele. Gli Stati Uniti – si legge inoltre nel rapporto – devono assicurare che nessuno sia detenuto in alcun centro di detenzione segreto. La Commissione chiede poi all’amministrazione statunitense di mettere fine al trasferimento di prigionieri in Stati dove la turpe pratica della tortura non viene adeguatamente contrastata. Nel documento si affronta anche il complesso capitolo relativo ai presunti voli organizzati dalla CIA per trasportare i detenuti in carceri segreti. La Commissione dell’ONU si riunisce ogni anno per esaminare l’applicazione della Convenzione internazionale contro la tortura. Gli Stati Uniti hanno ratificato il trattato, firmato da 147 Paesi, nel 1994. La delegazione americana arrivata a Ginevra per rispondere alle domande della Commissione delle Nazioni Unite contro la tortura, ha ammesso che l’amministrazione statunitense è dovuta intervenire in modo massiccio in seguito a denunce di maltrattamenti in Iraq e in Afghanistan. Ma adesso – ha assicurato la delegazione americana - le leggi, l’addestramento e i meccanismi di controllo sono più rigorosi. Secondo un rapporto di Human Right Watch le indagini per abusi compiuti da soldati americani in Iraq, in Afghanistan e a Guantanamo riguardano oltre 600 casi. Le sentenze di condanna sono almeno 40.

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Il governo giapponese ha smentito stamani la notizia, data da alcuni media nipponici, del prossimo lancio di un missile balistico a lungo raggio in grado di raggiungere alcune aree degli Stati Uniti. Ieri, intanto, l’amministrazione americana si era dichiarata disponibile ad avviare colloqui di pace con la Corea del Nord e a riaprire negoziati a sei sul programma nucleare di Pyongyang.

 

Dopo la Grande Muraglia, è l’opera più imponente mai realizzata, costata 17 miliardi e mezzo di euro. Si tratta della cosiddetta Diga delle Tre Gole, sul fiume Yang Tze, orgoglio del regime cinese, che produrrà energia per quasi 85 miliardi di chilowattora all’anno. Lunga 2300 metri e alta 185, l’opera ha provocato l’evacuazione di più di un milione di persone e – a detta di esperti, che hanno pagato con il carcere – produrrà pericolose modificazioni ambientali, oltre ad essere a rischio terremoto. La sua costruzione è costata la vita a decine di operai. Su questo nuovo passo del boom economico cinese, Giancarlo La Vella ha sentito il giornalista Fernando Mezzetti, esperto del grande Paese orientale:

 

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R. – Questa è certamente una delle opere più imponenti che i cinesi abbiano realizzato. E’ un’opera che supera tutte le obiezioni provenienti dall’interno della Cina stessa e da mezzo mondo, per gli effetti, per ora ignoti, che potrà avere sui cambiamenti climatici della regione e non soltanto della regione. Ricordiamoci che la diga di Assuan, meno grande di questa, ha cambiato molto il clima dell’Egitto e di parte del Mediterraneo. Ma i cinesi sono voluti andare avanti per un fatto di orgoglio nazionale. Hanno dovuto fare a meno di finanziamenti internazionali, perché la Banca Mondiale, che a suo tempo aveva garantito finanziamenti ed aiuti, quando si è resa conto dell’impatto ambientale che la diga potrà avere, ha ritirato tutti gli aiuti ed i finanziamenti.

 

D. – La  costruzione  di questa diga, così come la costruzione di impianti per le Olimpiadi di Pechino 2008, è costata la vita a moltissimi operai…

 

R. – Direi che le misure di prevenzione nella sicurezza sul lavoro in Cina non sono certamente rigorose. Triste dirlo, ma in Cina la vita umana storicamente è sempre valsa poco, specialmente dal ‘45 in poi. Sono opere queste, e particolarmente la diga, che possono essere realizzate così celermente soltanto da regimi autoritari che non tengono conto delle obiezioni interne. Le obiezioni vengono soffocate. In un Paese che non fosse autoritario un’opera gigantesca come questa avrebbe suscitato chissà quante polemiche. Basta fare il paragone con la Tav in Italia, che è un’opera infinitamente minore. Invece in Cina sono andati avanti, mettendo a tacere ogni obiezione e mobilitando masse enormi. Soltanto Paesi autoritari possono fare queste scelte.

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In Nepal, con una decisione storica per il futuro del Regno himalaiano, il Parlamento di Katmandhu ha approvato un vasto pacchetto di riforme, che riduce drasticamente i poteri di re Gyanendra, al quale viene anche sottratto il controllo sulle Forze armate. Il provvedimento è arrivato dopo quasi un mese dalle rivolte popolari che hanno indotto il sovrano a ripristinare il Parlamento, sciolto quattro anni fa, e a restituire i poteri a un esecutivo multipartitico.

 

Sono “serie” le condizioni dell’ex dittatore indonesiano Mohamed Suharto, da giorni ricoverato in ospedale dove ha subito un intervento all’inizio del mese. Lo ha dichiarato il capo di Stato indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono. Suharto, costretto a ritirarsi dopo 32 anni di potere in seguito a proteste studentesche e rivolte nazionali nel 1998, è stato sottopoto i primi di maggio a un lungo intervento chirurgico per bloccare un’emorragia intestinale.

 

L’ex presidente peruviano, Alberto Fujimori, è uscito dal carcere cileno dove si trovava recluso da novembre. La Corte Suprema cilena gli ha concesso la libertà provvisoria, con il voto favorevole di quattro giudici su cinque. Fujimori, 67 anni, era stato arrestato a Santiago del Cile su mandato emesso dalla magistratura peruviana che vuole processarlo per corruzione e violazione dei diritti umani.

 

L’Unione Europea ha congelato i conti del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, e di altri 35 funzionari amministrativi aperti nelle banche europee. La decisione è stata presa in seguito alle violazioni elettorali, riscontrate nelle presidenziali dello scorso 19 marzo, e alla successiva repressione nei confronti dell’opposizione. L’Unione Europea aveva già deciso, inoltre, di negare il visto d’ingresso nei Paesi europei a Lukashenko e ad altri 30 leader bielorussi.

 

L’Unione Europea ha deciso di inserire nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali le Tigri di Liberazione del Tamil-Eelam, i guerriglieri separatisti che combattono per la creazione di un loro Stato indipendente nelle aree settentrionali e nord-orientali dell'isola di Ceylon. Lo hanno riferito fonti diplomatiche comunitarie a Bruxelles, secondo cui una formale decisione in tal senso "potrebbe essere adottata in tempi estremamente rapidi".

 

Continuano a rimanere ampie le divergenze tra la Commissione europea e la Turchia sulla questione di Cipro, mentre si stringono i tempi per l'apertura del primo capitolo di negoziati per l'eventuale adesione di Ankara all'UE. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Apertura dei negoziati e attuazione degli accordi con l'UE sono in stretto collegamento: lo ribadisce il commissario UE per l'allargamento, Olli Rehn e il riferimento è chiaro: si parla dell'applicazione del protocollo di Ankara che obbliga la Turchia ad aprire i suoi porti e aeroporti alle merci provenienti da Cipro. Da parte sua, il ministro turco Ali Babacan, presente all’incontro con la stampa a Bruxelles, sostiene che “c'è una differenza di interpretazione su come applicare il protocollo” tra Turchia e Commissione europea. E spiega che secondo Ankara è  necessario che Cipro rompa l'isolamento economico nei confronti della comunità turco-cipriota dell'isola, prima di potere usufruire dei vantaggi di un'unione doganale con la Turchia. E sottolinea che Cipro avrebbe potuto superare ‘l’isolamento’ già due anni fa se la maggioranza greco-cipriota non  avesse bocciato il referendum sulla riunificazione dell'isola promosso dall'ONU. Di fronte a quello che si presenta come uno stallo diplomatico, Rehn ribadisce che la Turchia deve agire ''con urgenza'', per riuscire ad aprire a giugno i primi negoziati. A questo proposito si deve precisare che da ottobre, quando il processo e' stato avviato, si e' proceduto esclusivamente a verificare il grado di preparazione della Turchia in “circa metà” dei 35 capitoli di cui si compone l'ampio pacchetto negoziale. E in tutto il processo non c’è solo la questione di Cipro: Rehn ricorda “l''urgenza'' per la Turchia di portare avanti le riforme legislative per garantire effettivamente la libertà di espressione, i diritti fondamentali, la libertà religiosa. E poi c’è l’impegno ad un ampio piano di azione per lo sviluppo economico del Sud Est del Paese'', dove si concentra la minoranza curda.

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In Italia, il governo di Romano Prodi ha ottenuto la fiducia del Senato con 165 voti favorevoli e 155 contrari. Lo ha annunciato poco fa il presidente del Senato, Franco Marini. Intanto, il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha parlato di Italia e di Costituzione nel suo primo incontro pubblico da capo dello Stato. Rivolgendosi agli studenti delle scuole medie della capitale, Napolitano ha detto: “Spero che la Costituzione vi appassionerà. Dice come è l’Italia e, soprattutto, come dovrebbe essere l’Italia”.

 

E in Italia, proseguono le inchieste sullo scandalo “calciopoli”: dopo le perquisizioni di ieri della Guardia di Finanza nella sede e nelle case di alcuni giocatori della Juventus, si sospettano “operazioni di cosmesi di bilancio” e “movimenti finanziari privati”. Intanto, è stato ascoltato a Roma l’allenatore della Nazionale, Marcello Lippi, nell’ambito dell’indagine sulla GEA, società di procuratori calcistici presieduta da Alessandro Moggi, figlio dell’ex direttore generale della Juventus.

 

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