RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 138 - Testo della trasmissione di giovedì 18 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza dal Papa, oggi pomeriggio, il metropolita
Kirill del patriarcato di Mosca
Benedetto XVI riceve il premier polacco Marcinkiewicz
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si sta avvicinando alla costa
meridionale cinese il tifone Chanchu
Attesa nella diocesi indiana di Goa per la nuova edizione della Bibbia in lingua konkani
Violenti scontri nel
sud dell’Afghanistan: almeno 72 persone morte
In Italia, dopo il
dibattito al Senato di stamattina, previsto domani il voto di fiducia al nuovo
governo
18 maggio 2006
NEL
RICHIAMARE I FONDAMENTALI PRINCIPI ETICI, LA CHIESA NON VIOLA LA LAICITA’ DELLO
STATO: E’ IL FORTE RICHIAMO DI BENEDETTO XVI NEL DISCORSO
AI
VESCOVI ITALIANI RICEVUTI IN VATICANO IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA
GENERALE DELLA CEI. IL PAPA HA RIBADITO CHE LA
TRADIZIONE
CRISTIANA
E’ LA PRINCIPALE RICCHEZZA DELL’ITALIA
Nel
richiamare i principi etici, fondamento dell’essenza stessa dell’uomo, la
Chiesa non commette alcuna violazione del principio di laicità: è quanto sottolineato
da Benedetto XVI nel discorso ai presuli della Conferenza Episcopale Italiana,
riunita nell’Assemblea generale e già proiettata verso il convegno ecclesiale
di Verona dell’ottobre prossimo. Il Papa si è soffermato sul concetto di “sana
laicità” e sulle radici cristiane dell’Italia, ma ha anche esortato i vescovi
ad essere sempre vicini ai propri sacerdoti. Dal canto suo, il cardinale
vicario Camillo Ruini, presidente della CEI, ha
ringraziato il Papa per le sue parole sempre chiare e coraggiose
sull’insegnamento della Chiesa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
La
Chiesa è ben consapevole che “alla struttura fondamentale del cristianesimo
appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio”, cioè tra
lo Stato e la Chiesa: è quanto ribadito da Benedetto XVI che, riecheggiando la sua Enciclica Deus Caritas
est, ha sottolineato come tale “distinzione e autonomia la Chiesa non solo
riconosce e rispetta, ma di essa si rallegra, come di un grande progresso
dell’umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e
l’adempimento della sua universale missione di salvezza”. Tuttavia, è stato il
suo richiamo, la Chiesa non può venir meno alla propria missione:
“In
pari tempo e proprio in virtù della medesima missione di salvezza, la Chiesa
non può venir meno al compito di purificare la ragione, mediante la proposta
della propria dottrina sociale, argomentata a partire da ciò che è conforme
alla natura di ogni essere umano e di risvegliare le forze morali e spirituali,
aprendo la volontà alle autentiche esigenze del bene”.
Quindi, ha tenuto a sottolineare che “una sana
laicità dello Stato comporta senza dubbio che le realtà temporali si reggano
secondo norme loro proprie, alle quali appartengono però anche quelle istanze
etiche che trovano il loro fondamento nell’essenza stessa dell’uomo e pertanto
rinviano in ultima analisi al Creatore”. Parole, queste, corredate da una
profonda riflessione:
“Nelle
circostanze attuali, richiamando il valore che hanno per la vita non solo
privata ma anche pubblica alcuni fondamentali principi etici, radicati nella
grande eredità cristiana dell’Europa e in particolare dell’Italia, non
commettiamo dunque alcuna violazione della laicità dello Stato, ma contribuiamo
piuttosto a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune
della società”.
D’altro
canto, ricordando l’ormai prossimo appuntamento del Convegno ecclesiale
nazionale di Verona, cui il Papa prenderà parte, ha invitato i presuli a viverlo
come “un grande momento di comunione per tutte le componenti della Chiesa in Italia”.
“Sarà
possibile fare il punto sul cammino percorso negli ultimi anni e soprattutto
guardare in avanti, per affrontare insieme il compito fondamentale di mantenere
sempre viva la grande tradizione cristiana che è la principale ricchezza
dell’Italia”.
Rivolgendo
il pensiero ai giovani, ha così auspicato che il convegno di Verona possa essere un’occasione per “comprendere sempre meglio che
la Chiesa è la grande famiglia nella quale, vivendo l’amicizia di Cristo, si
diventa davvero liberi”. Il Papa non ha mancato di dedicare una parte cospicua
del suo discorso alla vita e al ministero dei sacerdoti, oggetto principale
dell’Assemblea generale della CEI. “Per noi vescovi – ha avvertito – è un
compito essenziale essere costantemente vicini ai nostri sacerdoti”. Occorre,
ha ribadito, curare innanzitutto “un’attenta selezione dei candidati al
sacerdozio, verificandone le predisposizioni personali ad assumere gli impegni
connessi con il futuro ministero”. Bisogna poi coltivare la
formazione, “non solo negli anni del seminario ma anche nelle successive fasi
della loro vita”; “avere a cuore il loro benessere materiale e spirituale;
esercitare la nostra paternità verso di loro con animo fraterno”. Parole
di grande calore umano quelle del Papa per i sacerdoti:
“Non
lasciarli mai soli nelle fatiche del ministero, nella malattia e nella
vecchiaia, come nelle inevitabili prove della vita”.
“Al
centro del nostro rapporto con i sacerdoti come della stessa vita nostra e loro
– ha detto il Pontefice - sta con tutta evidenza la relazione a Cristo,
l’unione intima con Lui, la partecipazione alla missione che Egli ha ricevuto
dal Padre”. Il Signore, ha proseguito, “ci vuole partecipi del suo potere di
salvezza”. Ma ciò, ha avvertito, richiede che noi siamo “davvero amici del
Signore”.
“L’orizzonte
dell’amicizia in cui Gesù ci introduce è
poi l’umanità intera: Egli
infatti vuol essere per tutti il buon Pastore che dona la propria vita. Perciò anche la nostra
sollecitudine pastorale non può che essere universale”.
“Certamente – ha proseguito – dobbiamo preoccuparci
anzitutto di coloro che, come noi, credono e vivono con la Chiesa, e tuttavia
non dobbiamo stancarci di uscire, come ci chiede il Signore, “per le strade e
lungo le siepi” (Lc
14,13), per invitare al banchetto che Dio ha preparato anche coloro che finora
non lo hanno conosciuto, o forse hanno preferito ignorarlo”. Alla fine del
discorso, Benedetto XVI ha rivolto parole piene d’affetto al popolo italiano
impartendo la Benedizione apostolica “ad ogni famiglia italiana, specialmente a
chi più soffre e sente più forte il bisogno dell’aiuto di Dio”.
Dal canto suo, nell’indirizzo d’omaggio, il cardinale
Camillo Ruini ha sottolineato come il popolo italiano
percepisca quanto sia “preziosa” la
guida del Papa “per rafforzare la fede in Gesù Cristo”, per
“vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo”.
Il porporato si è poi riferito a quei “principi non negoziabili che toccano in
particolare la promozione e la tutela della vita umana, della famiglia fondata
sul matrimonio e non di altre forme di unione, del diritto dei genitori ad
educare i propri figli”. Proprio su questi temi fondamentali, ha rilevato, il
Magistero di Benedetto XVI è accolto dal popolo italiano “come un punto di
riferimento illuminante e indispensabile, in un tempo nel quale vengono messe in discussione le verità fondamentali
inscritte nel nostro essere”.
“Le reazioni e le
polemiche contro l’insegnamento della Chiesa, che talvolta assumono forme
particolarmente inappropriate – ha costatato il cardinal Ruini
- rendono in realtà ancora più evidente la necessità di una parola chiara e
coraggiosa”. Per questo, ha concluso il presidente della CEI rivolgendosi al
Papa, “le siamo ancora più grati”.
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LA PACE E’ POSSIBILE TRA NAZIONI CHE
COLLABORANO SULLA BASE DI POLITICHE
ORIENTATE
AI VALORI TRASCENDENTI E AL BENE COMUNE E NON SULLA SOLA DIFESA
DI INTERESSI ECONOMICI O SULLA
DISCRIMINAZIONE DI CENSO O DI CREDO:
LO HA DETTO IL PAPA AI RAPPRESENTANTI
DI INDIA, CIAD, CAPO VERDE, AUSTRALIA
E MOLDOVA, RICEVUTI PER LE LETTERE CREDENZIALI
- A cura di Alessandro De Carolis e
Andrea Cocco -
“Un mondo libero, fraterno ed interdipendente, nel quale l'attenzione
verso le persone prevalga sui semplici aspetti economici”. Si è congedato con
queste parole Benedetto XVI dai cinque nuovi ambasciatori presso la Santa Sede,
ricevuti questa mattina per la presentazione delle lettere credenziali. Il Papa
si è rivolto ai rappresentanti di Ciad, India, Capo Verde, Australia e Moldova sollecitando ad una gestione della cosa pubblica
aperta al bene comune e rispettosa dei valori spirituali. Il servizio di
Alessandro De Carolis.
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Non basta parlare di stabilità, o intrattenere rapporti diplomatici
sereni, perché la terra abbia la pace. Occorre guardare all’uomo e ai suoi
bisogni, che non saranno mai soddisfatti con la sola conquista di un reddito
soddisfacente, ma senza un’offerta di valori che restano e senza la difesa
della libertà di coscienza e di fede. Benedetto XVI, davanti a diplomatici di
quattro continenti, pone all’inizio del suo intervento questa considerazione,
suffragata da dozzine di esempi in tutto il mondo, dove conflitti armati,
integralismi e miserie di ordine vario dimostrano che senza un’attenzione
adeguata al benessere collettivo, perseguito in una mutua collaborazione tra
Stati, non vi può essere orizzonti di pace per il pianeta.
Chi governa una nazione - ha osservato il Papa nel discorso comune agli
ambasciatori, pronunciato in francese - deve avere “ampiezza di vedute” per “non limitare le decisioni da
prendere alle semplici urgenze del momento”. Lo sguardo non deve essere
classista o di parte, ma deve orientarsi, ha sostenuto, “soprattutto al bene comune”: delle
popolazioni di ogni singolo Paese, certamente, ma anche dell’umanità intera.
“À L’ERE DE LA MONDIALISATION, IL IMPORTE QUE…
Nell'era della mondializzazione,
è importante che la gestione della vita politica non sia guidata, in modo
preponderante o totale, da considerazioni d’ordine economico, dalla ricerca di
una redditività crescente che passi attraverso un'utilizzazione sconsiderata
delle risorse del pianeta, a scapito delle popolazioni, in particolare di
quelle che sono più svantaggiate, rischiando così di ipotecare a lungo termine
il futuro del mondo”.
E’ il caso dell’Africa, in favore della quale Benedetto
XVI - rivolgendosi all’ambasciatore di Capo Verde, Domingos
Dias Pereira Mascarenhas, - ha innalzato un nuovo appello alla
solidarietà internazionale. “Il sottosviluppo non è una fatalità”, ha affermato
nettamente il Papa. “Deve essere affrontato con determinazione e perseveranza”,
difendendo i diritti umani e la distribuzione della ricchezza. Un capitolo,
quest’ultimo, che riguarda da vicino il Ciad – Paese ricco di petrolio e
insanguinato dalla guerra civile – che ha fatto dire al Pontefice all’indirizzo
del suo rappresentante, l’ambasciatore Moukhtar Wawa Dahab: “E’ essenziale che la
ricchezza prodotta dallo sfruttamento delle risorse naturali sia gestita in
maniera sempre più trasparente affinché venga
utilizzata per lo sviluppo integrale e solidale della popolazione”.
Allo stesso tempo, ogni aspetto socioeconomico non può essere separato
dalla difesa della libertà di credo.
“LA PAIX S’ENRACINE DANS LE RESPECT DE LA LIBERTE RELIGIEUSE…
La pace si radica nel rispetto della
libertà religiosa, che è un aspetto fondamentale e primordiale della libertà di
coscienza delle persone e della libertà dei popoli. È importante che, ovunque
nel mondo, ogni persona possa aderire alla religione di sua scelta e praticarla
liberamente e senza timore, poiché nessuno può fondare la propria esistenza
soltanto sulla ricerca di un benessere materiale.
E qui, al cospetto del rappresentante dell’India, Amitava
Tripathi, Benedetto XVI, pur apprezzando “gli sforzi
continui” del Paese tesi a “sviluppare una società democratica e libera”, rispettosa
delle minoranze, ha definito comunque “preoccupanti” i segni “di intolleranza
religiosa” che si registrano in alcuni Stati del subcontinente, compreso - ha
aggiunto - “il tentativo riprovevole di legiferare in favore di limitazioni
chiaramente discriminatorie sul diritto fondamentale alla libertà religiosa”.
Ciò, ha asserito, non è soltanto “incostituzionale” e da rifiutarsi
“fermamente”, ma anche “contrario ai più alti ideali dei padri fondatori dell'India,
che hanno creduto in una nazione caratterizzata dalla coesistenza pacifica e
dalla tolleranza reciproca fra le religioni differenti ed i gruppi etnici”.
Con la libertà di fede, il Pontefice si è soffermato a riflettere anche
sull’aspetto opposto dell’indifferenza religiosa, che si riflette sulle scelte
di vita dei singoli. Lo spunto è venuto dalla situazione australiana,
affrontata con l’ambasciatore, la sig.ra Anne Maree Plunkett. “In Paesi come il vostro – ha notato Benedetto
XVI - dove l’inquietante processo della secolarizzazione è molto avanzato,
molti giovani stanno rendendosi conto che è l’ordine trascendente a dirigere
tutta la vita lungo un percorso di libertà e di felicità autentiche”. Contro
“la marea del relativismo morale che, non riconoscendo niente come definitivo,
intrappola la gente all'interno di un’inutile ed insaziabile offerta di novità”
- ha incalzato il Papa - i giovani stanno riscoprendo una richiesta verso “la
verità”. E questo rispetto per i valori trascendenti, ha proseguito, ha
condotto gli australiani “a riconoscere l'importanza fondamentale del
matrimonio e della vita domestica stabile come cuore della società” e a
prevedere che “le forze politiche e sociali - compresi i
media e le industrie dell’intrattenimento - riconoscano, sostengano e proteggano
il valore inalienabile delle famiglie”. Inoltre, ha soggiunto Benedetto XVI,
gli australiani “riconoscono che le pseudo-forme di
matrimonio distorcono il disegno del Creatore ed insidiano la verità sulla
nostra natura umana, che confonde un falso senso della libertà con la libertà
di poter scegliere sul dono definitivo di quel ‘sì’
permanente che gli sposi promettono l’un l’altro”.
Nella sua ampia disamina, Benedetto XVI ha parlato di pace anche in
ragione dei conflitti che interessano i Paesi rappresentati dai nuovi
diplomatici accreditati in Vaticano. Ha espresso apprezzamento per i “mezzi
pacifici” utilizzati dall’India nella disputa col Pakistan per il Kashmir,
colpito nel 2005 da un sisma disastroso, osservando che “il dialogo e la
cooperazione crescenti dovrebbero dimostrarsi utili” verso le “altre sfide
nella regione, compresa la minaccia della violenza collegata ad estremismo
politico e religioso”. Con il nuovo rappresentante della Moldavia, invece il Pontefice si è riferito
alla lotta intestina che da anni vede opporsi al governo la spinta
indipendentista della Transnistria, regione al
confine con l’Ucraina. “Troppo a lungo – ha sottolineato il Papa - la Moldavia
ha sofferto per l’imposizione di un’utopia totalitaria che si basava sul
concetto di ‘giustizia senza libertà’’’. Tuttavia, ha
asserito, il “modello proposto dall’Occidente, verso il quale molti Paesi
dell’Est guardano con simpatia”. Non può essere acquisto in modo acritico,
poiché esso “continua ad essere esposto ai pericoli dell’utopia della “libertà
senza verità”, che deriva “da una falsa concezione della tolleranza”.
“J’ENCOURAGE DONC LES RESPONSABLES DES NATIONS…
Incoraggio dunque i responsabili
delle nazioni e tutti gli uomini di buona volontà ad impegnarsi sempre più
risolutamente nella costruzione di un mondo libero, fraterno ed interdipendente,
nel quale l'attenzione verso le persone prevalga sui
semplici aspetti economici. È nostro dovere accettare di
essere responsabili gli uni degli altri (…) Poiché nessuno non possa
dire come Caino alla domanda di Dio, nel libro della Genesi: “Sono forse io il
custode del mio fratello?”
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IN UDIENZA DAL PAPA, OGGI POMERIGGIO, IL
METROPOLITA KIRILL
DEL
PATRIARCATO DI MOSCA, NELL’AMBITO DELLA SUA VISITA IN ITALIA
PER
Benedetto XVI riceverà questo pomeriggio alle ore 18 il
Metropolita di Smolensk e Kaliningrad,
Kirill, presidente del Dipartimento per le Relazioni
ecclesiastiche del Patriarcato di Mosca. L’udienza del metropolita Kirill con il Papa avviene nel quadro della sua visita in
Italia per la benedizione della prima chiesa ortodossa russa a Roma, intitolata
a Santa Caterina d’Alessandria, che avverrà domani, nei pressi di Villa Abamelek dell’Ambasciata Russa nella città eterna. Da
ricordare che l’idea di offrire un edificio di culto per i fedeli della Chiesa
ortodossa russa fu presentata per la prima volta alle autorità ecclesiastiche e
governative già alla fine dell’800 dall’archimandrita Kliment,
superiore della chiesa presso l’Ambasciata russa, a Roma. Nell’ambito delle
manifestazioni per lo storico evento questo pomeriggio alle ore 19 si terrà
nell’Auditorium Conciliazione un Concerto, a ingresso libero, del Coro del
Monastero di Sretenskiy di Mosca, che presenterà un
repertorio di canti sacri e popolari. (R.G.)
BENEDETTO XVI RICEVE IL PREMIER POLACCO
MARCINKIEWICZ
Il Papa ha ricevuto stamane il
premier polacco Kazimierz Marcinkiewicz,
ad una settimana esatta dall’inizio del suo viaggio pastorale in Polonia, il 25
maggio prossimo.
Ieri, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro,
Benedetto XVI, salutando i pellegrini polacchi, aveva chiesto nuovamente di
pregare per l’imminente visita in Polonia che si svolgerà
sotto il motto: “Rimanete forti nella fede”. Il premier polacco, in mattinata, ha pregato sulla tomba di Giovanni Paolo II,
di cui oggi, 18 maggio, ricorre l'anniversario della nascita.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina. "Aiutiamo i nostri fratelli in
umanità ad avanzare sulla via della vita e dell'autentica libertà":
Benedetto XVI, durante l'udienza ai presuli della Conferenza Episcopale
Italiana, riafferma con forza il compito della Chiesa di "purificare la
ragione" e di "risvegliare le forze morali e spirituali" della
società.
Servizio vaticano - La pace si radica nel rispetto
della libertà religiosa, principio fondamentale della libertà delle persone e
dei popoli: il Santo Padre ai nuovi ambasciatori di cinque Paesi.
Servizio estero - Per la rubrica dell'"Atlante
geopolitico" un articolo di Pierluigi Natalia
dal titolo " L''affaire Clearstream' scuote la Francia".
Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Degli
Agosti dal titolo "Tre pittori del Rinascimento meditano sul mistero della
Risurrezione": tele di Tiziano, Luini e Basaiti in una singolare esposizione alla Pinacoteca Ambrosiana.
Servizio italiano - In rilievo la questione degli
incidenti sul lavoro.
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18 maggio 2006
LA VASTA OPERAZIONE CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO CONDOTTA
IN
ITALIA IN QUESTI GIORNI FA RIFLETTERE SU UN FENOMENO
DI DIPENDENZA DI VASTE PROPORZIONI
- Con
noi, Umberto Rapetto e Marco -
L’hanno soprannominata “17 sulla
ruota di Internet”: è la vasta operazione contro il gioco d’azzardo on line, condotta dal Nucleo Speciale per le Frodi Telematiche
della Guardia di Finanza: 39 perquisizioni, 53 persone denunciate e 31 Procure
coinvolte in tutta la Penisola. E Anche in Italia esistono delle associazioni che si
occupano del difficile recupero dei giocatori compulsivi:
vittime di un fenomeno paragonabile all’alcolismo e alle tossicodipendenze,
tristemente diffuso in tutto il mondo. Il servizio di Andrea Rustichelli:
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E’ un’autentica piaga sociale, il gioco d’azzardo compulsivo, cioè quello che crea dipendenza. E con Internet
le occasioni illecite per i giocatori irrefrenabili si sono moltiplicate, come
testimonia l’operazione appena condotta dalla Guardia di Finanza. Sentiamo
qualche dettaglio sulle indagini dal colonnello Umberto Rapetto, del “Nucleo
speciale per le frodi telematiche”.
R. - L’operazione è costata oltre sette mesi di indagine.
Ha comportato un’attività di monitoraggio ad altissima profondità. Se vogliamo
fare dei riferimenti di carattere geografico, basti pensare che si parte in
senso orario, se vogliamo, da Sanremo per arrivare a Trieste, per scendere a
Foggia e poi rimbalzare a Reggio Calabria. Quindi, non c’è differenza né di
carattere regionale né di età, per quanto concerne gli utilizzatori, ma anche
gli stessi promotori di queste iniziative, né di censo né di cultura...
D. – Quanto è pericolosa la Rete per la diffusione di
questo tipo di reati?
R. – La diffusione è estrema. C’è da riconoscere
soprattutto una frequenza sempre più ampia di nuove
sorgenti di questo tipo e al tempo stesso si può considerare quasi una crescita
di natura esponenziale. Ogni giorno nascono nuove opportunità, non fosse altro
perché l’offerta è calibrata su una domanda che sembra essere incessante. La
Rete ha una sua magmaticità. C’è un continuo
cambiamento dello scenario e soprattutto si arriva molte volte a poter
identificare un sito che svolge certe attività, non appena si riescono ad adottare provvedimenti, che sono, sotto il profilo
giudiziario, necessari per il proseguimento di un certo obiettivo. Ma magari il
sito “emigra”, magari finisce oltre confine, così da poter sfuggire alla
normativa più vincolante che può esserci in uno Stato, anziché in un altro.
Ma come si può uscire dal gioco? Esistono in tutto il
mondo diverse associazioni, come Giocatori Anonimi, nata nel 1957 negli Stati
Uniti, sul modello degli Alcolisti Anonimi, e diffusasi dal 1999 anche in
Italia. Questa è la testimonianza di Marco, un giocatore compulsivo
che sta guarendo proprio prestando aiuto ad altri giocatori presso questa
associazione, raggiungibile anche via internet al sito www.giocatorianonimi.org.
“Accettare che ci sia qualcuno che la pensa diversamente
da te e che ti può dare una mano, perchè la difficoltà che noi abbiamo è di
accettare l’aiuto. Tutti i dipendenti sono molto egocentrici, pensano che il
mondo inizi e finisca dentro se stessi. Quindi, il percorso che si deve fare è
cercare di andare verso gli altri. Aiutando altri a smettere, tu riesci a stare
lontano, perché il punto è che non se ne esce mai. Io so che se domani mi
faccio una giocatina posso ritornare in breve nel problema grande. Invece, dando
la mano all’altro io ne esco fuori. Ci sono professionisti, professori,
deputati, ladri…di tutti i tipi, ma è così per tutte le dipendenze. Forse il
gioco è ancora più “democratico” delle altre dipendenze, perché è molto più vario”.
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“RAFFAELLO,
DA FIRENZE A ROMA”: ALLA GALLERIA BORGHESE,
LA PRIMA MONOGRAFICA ROMANA DEDICATA AL GENIO
RINASCIMENTALE,
INSERITA
NEL PROGRAMMA ESPOSITIVO CHE DEDICHERA’ OGNI ANNO FINO AL 2015
AD UN
PROTAGONISTA DELL’ARTE UNIVERSALE
- Con
noi, Anna Coliva -
Inizia da Raffaello l’ambizioso percorso espositivo della
Galleria Borghese a Roma che, da qui al 2015, dedicherà ogni anno ad un grande
protagonista dell’arte universale: da Caravaggio a
Tiziano, da Bernini a Canova.
La prima grande mostra monografica che Roma dedica a Raffaello Sanzio,
presentata dal soprintendente Claudio Strinati e dalla
direttrice della Galleria, Anna Coliva, sarà
visitabile da domani fino al 10 settembre 2006. Presenta 24 tavole e 26 disegni
del genio rinascimentale, per la maggior parte mai viste in Italia. E che sono
assicurate per oltre un miliardo di euro, record assoluto per un’esposizione in
Italia. Un evento senza precedenti, dunque, per diversi aspetti. Al microfono di Alessandro Gisotti, la
direttrice della Galleria Borghese, Anna Coliva:
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R. – Un punto critico, molto importante da studiare per
Raffaello, è il suo passaggio dall’Umbria a Roma, quando Raffaello da pittore
umbro e perugino diventa il pittore romano per eccellenza, il pittore del
linguaggio universale, un linguaggio figurativo, iconografico e di contenuti
che sarà valido fino all’Ottocento. E’ proprio un nodo di pochi anni, ma sono
gli anni cruciali, anni in cui lui arriva a Firenze e lì capisce che la pittura
è una cosa diversa da quella perfezione formale, da quel classicismo impostato
che aveva appreso in Umbria. Prendiamo Raffaello intorno al 1502-1503, il
Raffaello perugino, e lo lasciamo intorno al 1512-1513, quando è già il grande
pittore delle “stanze”, il grande pittore dell’iconografia vaticana e del
linguaggio universale.
D. – Al centro della mostra c’è la Pala della Deposizione
e poi tante opere con soggetti sacri. Può parlarci della spiritualità che
traspare nelle opere del genio rinascimentale?
R. – La spiritualità di Raffaello ha questo di
straordinariamente nuovo e appassionante: è naturale. Il sacro ha veramente la
naturalezza di un sentimento, la naturalezza di un fiore. Nessuno come lui
riesce a riempire di umanità il divino, il sacro. I dialoghi tra le figure, il
suo tema prediletto che è la Madonna col Bambino, cioè la grande elaborazione
formale, compositiva di Raffaello riesce a comunicare
attraverso i gesti, attraverso gli atteggiamenti, attraverso gli sguardi di
queste figure l’assoluta naturalezza, l’assoluta adesione all’umanità che ha
appunto il divino.
D. – Cosa ci racconta questa mostra della personalità
oltre che dell’artista Raffaello?
R. – Ad un artista come Raffaello soprattutto interessa la
pittura. Non è Leonardo a cui interessa la scienza,
interessa scoprire. A Raffaello non interessa scoprire nulla. Non è Michelangelo
che attraverso la pittura e l’arte deve salvare se stesso e l’uomo. Raffaello è
il Pittore.
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18 maggio 2006
LA
CURA DELL’AIDS IN AFRICA CON PARTICOLARE ATTENZIONE AI BAMBINI:
AL
CENTRO DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE CHE SI TERRÀ DOMANI
A
ROMA, IN CAMPIDOGLIO, PROMOSSO DALLA COMUNITA DI SANT’EGIDIO
ROMA. =
Sono circa 30 milioni, in Africa, i malati di Aids e 13 milioni gli orfani a
causa del virus. La cura dell’Aids nel Continente africano, con particolare
attenzione ai bambini, sarà il tema dell’incontro internazionale che si
svolgerà domani a Roma nella sala della Promoteca in
Campidoglio. Al convegno, promosso dalla comunità di Sant’Egidio, saranno
presenti numerosi ministri della Sanità, o loro rappresentanti, di vari Paesi
dell’Africa sub-sahariana, riuniti per esporre i risultati fino ad ora
raggiunti da “DREAM”, il programma internazionale di cura del virus che si sta
rivelando come il più efficace in tutta l’Africa e per avviare insieme un
progetto dal titolo “Bambini senza AIDS”. Tra i progetti già in atto di “DREAM”,
l’offerta della terapia antiretrovirale alle madri è
l’unica maniera – spiegano i promotori del progetto – “di prevenire l’aumento
esponenziale del numero di orfani”. In Mozambico, dove quattro anni fa è
partito il progetto, nei 13 centri Dream presenti nel Paese il 97% dei bambini
nasce senza HIV. Un reportage fotografico sul lavoro e sui risultati di questo
progetto in Mozambico – ricorda l’agenzia SIR - realizzato dalla fotografa
messicana Graciela Iturbide,
è esposto fino al 28 maggio al Museo di Roma in Trastevere,
in occasione della quinta edizione del Festival internazionale di fotografia
promosso dal Comune di Roma. (V.C.)
ALL’INDOMANI
DELL’APPROVAZIONE IN GIAPPONE DI UNA CONTROVERSA LEGGE SULL’IMMIGRAZIONE,
DEFINITA
DA AMNESTY INTERNATIONAL “XENOFOBA E RAZZISTA”,
L’ONU
DENUNCIA NEL PAESE UNA SERIE DI DISCRIMINAZIONI VERSO ALCUNE CATEGORIE SOCIALI
E
TOKYO. = All'indomani dell’approvazione in Giappone di una
controversa legge sull’immigrazione, promossa dal governo conservatore e
definita “xenofoba e razzista” da Amnesty International, il Paese è stato messo oggi sotto accusa anche
dall’ONU, che ha denunciato una serie di “pratiche di discriminazione” presenti
nell’arcipelago a vario livello. Alla luce di uno studio condotto nel 2005 per
conto della Commissione ONU sui diritti umani e pubblicato
nel gennaio scorso, il senegalese Doudou Diene ha tenuto una conferenza stampa a Tokyo per fare il
punto sul rispetto dei diritti civili nella seconda potenza economica mondiale.
Il rapporto presenta un’immagine del Giappone tutt’altro
che rassicurante. La discriminazione razziale, secondo il professor Diene, è un “fenomeno diffuso” che riguarda intere
categorie sociali: si va dalle minoranze nazionali (come il popolo Ainu
nell’isola di Hokkaido, i ‘fuori casta’
e la popolazione dell’Isola di Okinawa), agli immigrati
provenienti dalle ex colonie giapponesi in Asia (tra cui i cinesi e i coreani),
per arrivare fino ai cittadini stranieri provenienti dal resto del mondo
(europei e americani compresi). Diene ha denunciato
in particolare la totale assenza in Giappone di leggi contro condotte
discriminatorie e xenofobe, fenomeni complessi e radicati
nella cultura di un Paese che, spiega, non è possibile combattere dall’alto
senza prima indagare a fondo e comprendere
la realtà storica e sociale da cui nascono. “C’è un profondo legame tra la
discriminazione razziale e le crisi di identità nazionale in corso in vari
Paesi del mondo - ha spiegato il professore - ma per
risolvere il problema è necessaria la
volontà politica di combattere questa piaga ed accettare i cambiamenti dinamici
della società in senso multiculturale. In Giappone
questo ancora non c’è stato, mentre è in atto una pericolosa tendenza, presente
anche in altre parti del mondo, a criminalizzare gli stranieri e infrangerne i
diritti civili col pretesto formale di combattere il terrorismo”. (R.G.)
ALL’INSEGNA DEL MELODRAMMA E DELL’IMPEGNO SOCIALE
I PRIMI DUE FILM
IN
CONCORSO AL 59 MO FESTIVAL DI CANNES, CHE SI E’ APERTO IERI SERA
- A
cura di Luciano Barisone -
*********
CANNES. = A Cannes entra in scena il concorso. La
competizione si è aperta all'insegna del melodramma e dell’impegno sociale e
civile, con due pellicole, il cinese Summer Palace di Lou Ye e l’inglese The Wind that Shakes
the Barley di Ken Loach. Il primo ci trasporta nella Cina
della seconda metà degli Anni ’80, quella che si apriva all’Occidente e lasciava
sperare alle giovani generazioni un futuro di libertà: protagonista una giovane
provinciale e i suoi amori tormentati, sullo sfondo della rivolta studentesca
di Piazza Tian An Men. Con il mondo che cambia, l’ingenuo romanticismo di chi
voleva cambiarlo si trasforma in doloroso conformismo. Summer Palace è un film lungo e diseguale,
venato da bellissimi momenti di cinema: come quando la
protagonista e due amici tornano a casa dopo una manifestazione di
piazza, allegra e festosa. E’ sera e i tre camminano per una strada deserta.
Ciascuno guarda di fronte a sé e tace. Dopo il tumulto dei corpi si sente
l’ebollizione dei pensieri, delle emozioni. E si sente anche il potere del
cinema, quando non si limita a filmare dei dialoghi ma
lascia che lo sguardo dica, più di tante parole, il mistero dell’essere umano.
La storia di The Wind that Shakes
the Barley si svolge invece in Irlanda,
all’inizio del XX secolo, quando incomincia a levarsi contro gli inglesi il
vento della rivolta popolare: protagonisti due fratelli che la guerra prima
unisce e poi divide, in campi opposti. Ken Loach è come sempre idealista e didascalico, ma il suo
cinema è appassionato sul piano etico e politico, efficace nel raccontarci gli
effetti nefasti dell’ingiustizia, la rabbia dei più deboli, la violenza della
rivolta, lo strazio finale, dei corpi e degli
spiriti.
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C’E’ ATTESA
NELLA DIOCESI INDIANA DI GOA
PER LA NUOVA EDIZIONE DELLA BIBBIA IN LINGUA
KONKANI
GOA. = Rendere la
Parola di Dio sempre più accessibile in India, soprattutto a quanti parlano
solo la lingua locale di Goa: è questo lo scopo del
nuovo progetto editoriale avviato nella diocesi di Goa,
che prevede l’imminente nuova edizione della Sacra Bibbia in lingua konkani. Come riporta l’agenzia vaticana Fides, la Bibbia
sarà stampata nelle prossime settimane e distribuita nel mese di giugno in almeno
60 mila copie, per un progetto del valore di 18 milioni di rupie. Il testo è
molto atteso dalle parrocchie e dalla popolazione di Goa.
Evangelizzata nel 1500 da San Francesco Saverio e dai missionari portoghesi, Goa ha dovuto attendere diversi secoli per disporre della
Parola di Dio tradotta nella lingua locale. Una traduzione del Nuovo Testamento
è stata adottata nel 1974, ma solo dopo il Sinodo diocesano del 2000 si è
deciso di puntare a una traduzione completa della Bibbia. Di recente, sono
state pubblicate in India una Bibbia in lingua bengali,
una nella lingua locale dello Stato nordorientale
dell’Assam e una in lingua malayalam,
parlata in Kerala. In India si utilizzano oltre 1.600
tra lingue e dialetti, 33 dei quali sono parlati da oltre 100 mila persone. Quelle ufficiali sono l’hindi e
l’inglese, ma la Costituzione riconosce 18 lingue locali. (R.M.)
“Non sono le freddE proposte di eutanasia che
allevieranno
la sofferenza
dei malati e dei loro parenti ed amici”.
LO AFFERMA, IN UN COMMENTO INTITOLATO “EUTANASIA,
MORTE DEGNA?”,
IL SEGRETARIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CILENA
SANTIAGO.
= “Può essere una ‘buona morte’, quella che si
procura mediante un’iniezione
letale?”. Questo, uno degli interrogativi posti da mons. Cristián
Contreras Villarroel,
vescovo ausiliare di Santiago del Cile nonché segretario generale della Conferenza
Episcopale Cilena, riguardo alle proposte di legalizzazione o depenalizzazione
dell'eutanasia. In un commento intitolato “Eutanasia, morte degna?” – riportato
dall’agenzia FIDES – afferma l’importanza dell’affetto dei cari per i malati
termali durante i momenti di sofferenza. “La maggioranza di queste persone vive
questa fase senza disperazione, fortificate dalla consolazione di avere i
propri cari vicino ed anche per l'accompagnamento spirituale della Chiesa”. I dolori
più insopportabili – continua il presule – “sono quelli prodotti dalla
solitudine umana e dalla mancanza di speranza”. In proposito ricorda il lavoro
di tanti volontari che accompagnano i malati durante i loro momenti di dolore.
"Non sono le fredde proposte di eutanasia che allevieranno la sofferenza
dei malati e dei loro parenti ed amici – continua la
nota del segretario della Conferenza episcopale cilena”. “I progressi della
medicina ci offrono meravigliose opportunità di alleviare la sofferenza umana,
ma contemporaneamente ci espongono a sfide etiche che riguardano il ruolo più
profondo di una società: farsi carico gli uni degli altri - conclude il presule
- tanto nella salute come nella malattia”.(V.C.)
SI STA
AVVICINANDO ALLA COSTA MERIDIONALE CINESE IL TIFONE CHANCHU
CHE HA
GIÀ COSTRETTO ALL’EVACUAZIONE
630 MILA PERSONE
E HA
CAUSATO LA MORTE DI DUE SORELLE
PECHINO. = Sono circa 630 mila le persone
costrette questa notte dal governo cinese ad evacuare dalle zone costiere della Cina del Sud, come misura preventiva dell’arrivo del
tifone Chanchu. Si prevede che il tifone, con venti
che raggiungono la velocità di 170 chilometri orari, dovrebbe abbattersi nei
pressi di Shantou. A Taiwan, dove molte zone sono state colpite da forti piogge, i
soccorritori – riporta l’agenzia Asia News – hanno messo in salvo 13 marinai di
una piccola petroliera al largo di Kaohsiung, recuperati
grazie all’intervento di un elicottero della Marina cinese, dopo quattro ore in
mare. Sospesi dozzine di voli aerei diretti a Shanghai, Guangzhou
e Xiamen e i collegamenti marittimi fra le isole di Qemoy e Matsu, fra Taiwan e la
costa cinese. A Pingtung - ricorda inoltre AsiaNews -
due sorelle che stavano preparando un barbecue sono state spazzate via dalle
onde. Le autorità locali stanno preparando il Paese, con le giuste norme di
sicurezza, all’arrivo del grande tifone. (V.C.)
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18 maggio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
Violenti scontri hanno
sconvolto, nelle ultime ore, il sud dell’Afghanistan: nei combattimenti,
divampati nelle turbolente province meridionali di Helmand
e Kandahar, sono rimaste uccise almeno 72 persone. Le
vittime sono 58 guerriglieri taleban, 13 agenti della
polizia afghana e una donna ufficiale canadese. Un
militare americano è morto, inoltre, in seguito ad un attacco kamikaze condotto
stamani da ribelli a Herat, nella parte occidentale
dell’Afghanistan. Il Parlamento del Canada ha approvato, intanto, una risoluzione
per prolungare fino al 2009 la propria missione nel Paese asiatico, dove sono
stati dispiegati oltre 2300 soldati canadesi.
In Iraq, cresce l’attesa sulla
composizione del nuovo governo di unità nazionale che il premier designato, lo
sciita Nouri Al Maliki,
intende presentare domani. La televisione di Stato irachena ha reso noto che i
ministeri dell’Interno e del Petrolio, i più contesi tra le comunità irachene,
sono già stati assegnati, rispettivamente, ad uno sciita e ad un sunnita. Ma fonti vicine al premier hanno precisato che non
è stato ancora raggiunto un accordo definitivo sull’assegnazione dei dicasteri.
Sul terreno, intanto, un attacco compiuto da ribelli contro un minibus nei
pressi di Baghdad ha provocato la morte di 8 persone. Le vittime sono 7 operai
e l’autista del mezzo.
Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha lanciato stamani
un appello ad abbassare i toni delle polemiche sull’intricata questione
nucleare iraniana. “Occorre evitare di infiammare ulteriormente la situazione”,
ha detto Annan dal Giappone, dove si trova in visita.
Il segretario generale delle Nazioni Unite ha anche auspicato che si giunga ad una soluzione diplomatica senza imboccare la via
delle sanzioni contro l’Iran, che ieri ha respinto la proposta di incentivi di Francia,
Germania e Gran Bretagna. Il pacchetto di incentivi,
presentato dai tre Paesi europei, comprendeva l’offerta della costruzione di
una centrale nucleare ad acqua leggera e l’accesso dell’Iran all’Organizzazione
mondiale del commercio. In cambio, si richiedeva alla Repubblica islamica la
sospensione dei processi di arricchimento dell’uranio.
Si inasprisce, in Medio
Oriente, la tensione ai vertici dell’Autorità nazionale palestinese tra il
presidente Abu Mazen,
leader di Al Fatah, ed il
governo guidato da Hamas: il movimento islamico ha
cominciato a schierare, nella Striscia di Gaza, la nuova forza di sicurezza,
che Abu Mazen considera
“illegale” e “anticostituzionale”. La nuova formazione, indipendente dalla
polizia palestinese, dovrebbe garantire una più adeguata sicurezza. Ma la
tensione è altissima: circa 3 mila agenti, appartenenti alle forze di
sicurezza tradizionali, hanno manifestato nelle strade di Gaza in favore del
presidente palestinese e contestato il premier di Hamas,
Ismail Haniyeh. Nei giorni scorsi,
gruppi armati vicini ad al Fatah
hanno annunciato, inoltre, l’istituzione di una nuova milizia incaricata di
proteggere i dirigenti del partito guidato da Abu Mazen.
La risoluzione 1680 del
Consiglio di sicurezza dell’ONU, in cui si chiede la normalizzazione dei
rapporti tra Siria e Libano e la demarcazione precisa dei confini tra i due
Paesi, crea interferenze nelle relazioni bilaterali tra i governi di Damasco e
Beirut. E’ quanto sostiene, in una nota, il ministero degli Esteri siriano
respingendo fermamente la risoluzione approvata dal Consiglio delle Nazioni
Unite con
13 voti a favore, nessuno contrario e l’astensione di Russia e Cina.
In Italia, con l’intervento del presidente del Consiglio
incaricato, Romano Prodi, è iniziato questa mattina in Aula al Senato il dibattito
sulla fiducia. Il premier ha esposto le linee programmatiche del suo esecutivo.
Nel pomeriggio è previsto l’intervento dei capigruppo ed il voto. Lunedì
toccherà poi alla Camera, con voto il giorno successivo. E sempre questa
mattina, con il giuramento dei 63 sottosegretari e 9 viceministri
si è completata la squadra di governo. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Un pensiero di gratitudine a Ciampi.
La certezza che Napolitano saprà essere il garante di tutti. Romano Prodi ha
iniziato con un omaggio al vecchio e al nuovo Capo dello Stato il suo
intervento al Senato, che ha aperto il dibattito sulla fiducia al suo Governo.
Governo che, riafferma il premier, è quello che gli elettori hanno votato. Nel
Paese, aggiunge, non ci sono spaccature e coinvolgeremo anche chi non ci ha
dato il voto nella realizzazione del programma. Sentiamo le parole di Prodi:
“Non ci sono nemici, né in questa aula né fuori. Non c’è
un Paese da pacificare. Non può, non deve esservi spazio per comportamenti
ispirati ad una volontà di rivincita. Noi ricercheremo la concordia”.
Ad esempio, ha detto ancora Prodi, diremo “no” in
occasione del referendum sulla devolution, e proporremo una correzione alla Costituzione e
alla legge elettorale cercando il più ampio consenso delle forze politiche. Sul
conflitto d’interesse faremo una legge più rigorosa ma non punitiva. Quanto
all’economia, serve una scossa, dice Prodi. Ci sarà una correzione dei conti
pubblici senza, però, manovre straordinarie. Annunci anche relativi a temi
sociali: la revisione delle quote d’ingresso degli immigrati e un provvedimento
per alleggerire le carceri. Importante
anche il passaggio sulla situazione internazionale. Ha spiegato Prodi: non
condividiamo la guerra in Iraq, che è stata un errore; il rientro dei militari
italiani avverrà al più presto “nei tempi tecnici necessari” che saranno
comunque concordati. L’Italia, ha aggiunto comunque il premier, sarà in prima
linea nella lotta al terrorismo, anche con l’intervento militare sotto l’egida
delle organizzazioni internazionali. Prodi ha anche parlato di Europa: deve
diventare un soggetto forte. Si deve consolidare l’alleanza con gli Stati
Uniti, ma occorre anche rilanciare prima delle elezioni del 2009 il tema di una
nuova Costituzione.
Romano Prodi ha poi parlato di valori fondamentali, di
tracce dell’umanesimo e di radici cristiane: “Di questi valori, di questa
nostra identità – ha detto - andiamo orgogliosi e intendiamo viverli nella
forma del dialogo, dell’accoglienza e del riconoscimento delle altre
ispirazioni secondo quello che noi riteniamo essere il nostro progetto di
cittadinanza democratica”. Nel suo discorso al Senato, Prodi ha ricordato,
infine, Giovanni Paolo II e rivolto un saluto a Benedetto XVI e a tutte le comunità
religiose. “In un comune senso di cittadinanza democratica – ha sottolineato –
a tutti offro e a tutti chiedo collaborazione per far crescere il bene comune”.
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La decisione del presidente della Repubblica
italiana di concedere la grazia non può essere bloccata dal rifiuto del
ministro della Giustizia a controfirmare l’atto perchè violerebbe il principio
della separazione dei poteri. E’ questa la motivazione principale della
sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione all’ex capo di Stato
italiano, Carlo Azeglio Ciampi, nella vicenda della
concessione della grazia a Ovidio Bompressi, contro la quale si era dichiarato
il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il guardasigilli, in definitiva,
può soltanto rendere note al capo dello Stato le ragioni di legittimità o di
merito che, a suo parere, si oppongono alla concessione del provvedimento.
E in Italia
proseguono, intanto, le indagini sul cosiddetto scandalo di “calciopoli”: questa mattina sono scattate perquisizioni, da
parte di agenti della Polizia tributaria e della Guardia di finanza, nella sede
della Juventus, società al momento maggiormente
implicata nella vicenda. I reati contestati sono il falso in bilancio e la
frode sportiva.
Un appello a favore dell’unità. Lo ha lanciato ieri il
primo ministro serbo, Vojislav Kostunica,
invitando gli elettori montenegrini a non votare per la rottura dell’Unione tra
Serbia e Montenegro nel referendum in programma per domenica prossima. Secondo
gli ultimi sondaggi, il 56 per cento dell’elettorato è orientato verso
posizioni indipendentiste.
In Francia, approvato ieri dal Parlamento il progetto di
legge del ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, sull’immigrazione. Il provvedimento passerà al
Senato il 6 e il 7 giugno prossimi. La legge prevede,
tra le varie misure, lo stop al ricongiungimento familiare e la
regolamentazione dell’ingresso degli immigrati in base alle effettive necessità
del mondo del lavoro francese.
Dopo una fragile
tregua, almeno sette persone sono rimaste uccise durante nuove violenze esplose
ieri a Mogadiscio, in Somalia. Lo scontro per il controllo del territorio, vede
contrapposti due schieramenti: le milizie della sedicente ‘Alleanza per la restaurazione
della pace e dell’antiterrorismo’, finanziate secondo il presidente ad interim
somalo dagli Stati Uniti, e gli estremisti delle corti islamiche, tra le cui
fila si sarebbero infiltrati militanti di Al Qaeda.
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