RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 138  - Testo della trasmissione di giovedì 18  maggio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel richiamare i  principi etici, la Chiesa non viola la laicità dello Stato: è il richiamo di Benedetto XVI nel discorso ai vescovi italiani, ricevuti in occasione dell’Assemblea generale della CEI

 

Pace possibile tra nazioni che collaborano al bene comune, a difesa della famiglia e della libertà di credo: il Papa ha incontrato i nuovi ambasciatori di Ciad, India, Capo Verde, Moldova, Australia

 

In udienza dal Papa, oggi pomeriggio, il metropolita Kirill del patriarcato di Mosca

 

Benedetto XVI riceve il premier polacco Marcinkiewicz

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La vasta operazione contro il gioco d’azzardo condotta in Italia in questi giorni fa riflettere su un fenomeno di dipendenza di vaste proporzioni: intervista con il colonnello Umberto Rapetto e con Marco

 

“Raffaello, da Firenze a Roma”: alla Galleria Borghese, la prima monografica romana dedicata al grande genio rinascimentale: con noi, Anna Coliva

 

CHIESA E SOCIETA’:

La cura dell’AIDS in Africa con particolare attenzione ai bambini, al centro del convegno internazionale che si terrà domani a Roma, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio

 

All’indomani dell’approvazione in Giappone di una controversa legge sull’immigrazione, l’ONU denuncia nel Paese una serie di discriminazioni verso alcune categorie sociali

 

All’insegna del melodramma e dell’impegno sociale i primi due film in concorso al 59.mo Festival di Cannes, che si è aperto ieri sera

 

“Non sono le fredde proposte di eutanasia che allevieranno la sofferenza dei malati e dei loro parenti ed amici”:così il segretario della Conferenza episcopale cilena

 

Si sta avvicinando alla costa meridionale cinese il tifone Chanchu

 

Attesa nella diocesi indiana di Goa per la nuova edizione della Bibbia in lingua konkani

 

24 ORE NEL MONDO:

Violenti scontri nel sud dell’Afghanistan: almeno 72 persone morte

 

In Italia, dopo il dibattito al Senato di stamattina, previsto domani il voto di fiducia al nuovo governo

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 maggio 2006

 

 

NEL RICHIAMARE I FONDAMENTALI PRINCIPI ETICI, LA CHIESA NON VIOLA LA LAICITA’ DELLO STATO: E’ IL FORTE RICHIAMO DI BENEDETTO XVI NEL DISCORSO

AI VESCOVI ITALIANI RICEVUTI IN VATICANO IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA

 GENERALE DELLA CEI. IL PAPA HA RIBADITO CHE LA TRADIZIONE

CRISTIANA E’ LA PRINCIPALE RICCHEZZA DELL’ITALIA

 

Nel richiamare i principi etici, fondamento dell’essenza stessa dell’uomo, la Chiesa non commette alcuna violazione del principio di laicità: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ai presuli della Conferenza Episcopale Italiana, riunita nell’Assemblea generale e già proiettata verso il convegno ecclesiale di Verona dell’ottobre prossimo. Il Papa si è soffermato sul concetto di “sana laicità” e sulle radici cristiane dell’Italia, ma ha anche esortato i vescovi ad essere sempre vicini ai propri sacerdoti. Dal canto suo, il cardinale vicario Camillo Ruini, presidente della CEI, ha ringraziato il Papa per le sue parole sempre chiare e coraggiose sull’insegnamento della Chiesa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La Chiesa è ben consapevole che “alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio”, cioè tra lo Stato e la Chiesa: è quanto ribadito da Benedetto XVI che, riecheggiando la sua Enciclica Deus Caritas est, ha sottolineato come tale “distinzione e autonomia la Chiesa non solo riconosce e rispetta, ma di essa si rallegra, come di un grande progresso dell’umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l’adempimento della sua universale missione di salvezza”. Tuttavia, è stato il suo richiamo, la Chiesa non può venir meno alla propria missione:

 

In pari tempo e proprio in virtù della medesima missione di salvezza, la Chiesa non può venir meno al compito di purificare la ragione, mediante la proposta della propria dottrina sociale, argomentata a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano e di risvegliare le forze morali e spirituali, aprendo la volontà alle autentiche esigenze del bene”.

 

 Quindi, ha tenuto a sottolineare che “una sana laicità dello Stato comporta senza dubbio che le realtà temporali si reggano secondo norme loro proprie, alle quali appartengono però anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell’essenza stessa dell’uomo e pertanto rinviano in ultima analisi al Creatore”. Parole, queste, corredate da una profonda riflessione:

 

“Nelle circostanze attuali, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche pubblica alcuni fondamentali principi etici, radicati nella grande eredità cristiana dell’Europa e in particolare dell’Italia, non commettiamo dunque alcuna violazione della laicità dello Stato, ma contribuiamo piuttosto a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società”.

 

D’altro canto, ricordando l’ormai prossimo appuntamento del Convegno ecclesiale nazionale di Verona, cui il Papa prenderà parte, ha invitato i presuli a viverlo come “un grande momento di comunione per tutte le componenti della Chiesa in Italia”.

 

“Sarà possibile fare il punto sul cammino percorso negli ultimi anni e soprattutto guardare in avanti, per affrontare insieme il compito fondamentale di mantenere sempre viva la grande tradizione cristiana che è la principale ricchezza dell’Italia”.

 

Rivolgendo il pensiero ai giovani, ha così auspicato che il convegno di Verona possa essere un’occasione per “comprendere sempre meglio che la Chiesa è la grande famiglia nella quale, vivendo l’amicizia di Cristo, si diventa davvero liberi”. Il Papa non ha mancato di dedicare una parte cospicua del suo discorso alla vita e al ministero dei sacerdoti, oggetto principale dell’Assemblea generale della CEI. “Per noi vescovi – ha avvertito – è un compito essenziale essere costantemente vicini ai nostri sacerdoti”. Occorre, ha ribadito, curare innanzitutto “un’attenta selezione dei candidati al sacerdozio, verificandone le predisposizioni personali ad assumere gli impegni connessi con il futuro ministero”. Bisogna poi coltivare la formazione, “non solo negli anni del seminario ma anche nelle successive fasi della loro vita”; “avere a cuore il loro benessere materiale e spirituale; esercitare la nostra paternità verso di loro con animo fraterno”. Parole di grande calore umano quelle del Papa per i sacerdoti:

 

“Non lasciarli mai soli nelle fatiche del ministero, nella malattia e nella vecchiaia, come nelle inevitabili prove della vita”. 

 

“Al centro del nostro rapporto con i sacerdoti come della stessa vita nostra e loro – ha detto il Pontefice - sta con tutta evidenza la relazione a Cristo, l’unione intima con Lui, la partecipazione alla missione che Egli ha ricevuto dal Padre”. Il Signore, ha proseguito, “ci vuole partecipi del suo potere di salvezza”. Ma ciò, ha avvertito, richiede che noi siamo “davvero amici del Signore”.

 

“L’orizzonte dell’amicizia in cui Gesù ci introduce  è  poi  l’umanità intera: Egli infatti vuol essere per tutti il buon Pastore che dona la propria vita. Perciò anche la nostra sollecitudine pastorale non può che essere universale”.

 

“Certamente – ha proseguito – dobbiamo preoccuparci anzitutto di coloro che, come noi, credono e vivono con la Chiesa, e tuttavia non dobbiamo stancarci di uscire, come ci chiede il Signore, “per le strade e lungo le siepi” (Lc 14,13), per invitare al banchetto che Dio ha preparato anche coloro che finora non lo hanno conosciuto, o forse hanno preferito ignorarlo”. Alla fine del discorso, Benedetto XVI ha rivolto parole piene d’affetto al popolo italiano impartendo la Benedizione apostolica “ad ogni famiglia italiana, specialmente a chi più soffre e sente più forte il bisogno dell’aiuto di Dio”.

 

Dal canto suo, nell’indirizzo d’omaggio, il cardinale Camillo Ruini ha sottolineato come il popolo italiano percepisca quanto sia preziosa la guida del Papa per rafforzare la fede in Gesù Cristo, per vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo”. Il porporato si è poi riferito a quei “principi non negoziabili che toccano in particolare la promozione e la tutela della vita umana, della famiglia fondata sul matrimonio e non di altre forme di unione, del diritto dei genitori ad educare i propri figli”. Proprio su questi temi fondamentali, ha rilevato, il Magistero di Benedetto XVI è accolto dal popolo italiano “come un punto di riferimento illuminante e indispensabile, in un tempo nel quale vengono messe in discussione le verità fondamentali inscritte nel nostro essere”.

 

 “Le reazioni e le polemiche contro l’insegnamento della Chiesa, che talvolta assumono forme particolarmente inappropriate – ha costatato il cardinal Ruini - rendono in realtà ancora più evidente la necessità di una parola chiara e coraggiosa”. Per questo, ha concluso il presidente della CEI rivolgendosi al Papa, “le siamo ancora più grati”.

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LA PACE E’ POSSIBILE TRA NAZIONI CHE COLLABORANO SULLA BASE DI POLITICHE

 ORIENTATE AI VALORI TRASCENDENTI E AL BENE COMUNE E NON SULLA SOLA DIFESA

DI INTERESSI ECONOMICI O SULLA DISCRIMINAZIONE DI CENSO O DI CREDO:

LO HA DETTO IL PAPA AI RAPPRESENTANTI DI INDIA, CIAD, CAPO VERDE, AUSTRALIA

 E MOLDOVA, RICEVUTI PER LE LETTERE CREDENZIALI

- A cura di Alessandro De Carolis e Andrea Cocco -

 

“Un mondo libero, fraterno ed interdipendente, nel quale l'attenzione verso le persone prevalga sui semplici aspetti economici”. Si è congedato con queste parole Benedetto XVI dai cinque nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, ricevuti questa mattina per la presentazione delle lettere credenziali. Il Papa si è rivolto ai rappresentanti di Ciad, India, Capo Verde, Australia e Moldova sollecitando ad una gestione della cosa pubblica aperta al bene comune e rispettosa dei valori spirituali. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Non basta parlare di stabilità, o intrattenere rapporti diplomatici sereni, perché la terra abbia la pace. Occorre guardare all’uomo e ai suoi bisogni, che non saranno mai soddisfatti con la sola conquista di un reddito soddisfacente, ma senza un’offerta di valori che restano e senza la difesa della libertà di coscienza e di fede. Benedetto XVI, davanti a diplomatici di quattro continenti, pone all’inizio del suo intervento questa considerazione, suffragata da dozzine di esempi in tutto il mondo, dove conflitti armati, integralismi e miserie di ordine vario dimostrano che senza un’attenzione adeguata al benessere collettivo, perseguito in una mutua collaborazione tra Stati, non vi può essere orizzonti di pace per il pianeta.

 

Chi governa una nazione - ha osservato il Papa nel discorso comune agli ambasciatori, pronunciato in francese - deve avere “ampiezza di vedute” per “non limitare le decisioni da prendere alle semplici urgenze del momento”. Lo sguardo non deve essere classista o di parte, ma deve orientarsi, ha sostenuto, “soprattutto al bene comune”: delle popolazioni di ogni singolo Paese, certamente, ma anche dell’umanità intera.

 

À L’ERE DE LA MONDIALISATION, IL IMPORTE QUE…

Nell'era della mondializzazione, è importante che la gestione della vita politica non sia guidata, in modo preponderante o totale, da considerazioni d’ordine economico, dalla ricerca di una redditività crescente che passi attraverso un'utilizzazione sconsiderata delle risorse del pianeta, a scapito delle popolazioni, in particolare di quelle che sono più svantaggiate, rischiando così di ipotecare a lungo termine il futuro del mondo”.

 

E’ il caso dell’Africa, in favore della quale Benedetto XVI - rivolgendosi all’ambasciatore di Capo Verde, Domingos Dias Pereira Mascarenhas, - ha innalzato un nuovo appello alla solidarietà internazionale. “Il sottosviluppo non è una fatalità”, ha affermato nettamente il Papa. “Deve essere affrontato con determinazione e perseveranza”, difendendo i diritti umani e la distribuzione della ricchezza. Un capitolo, quest’ultimo, che riguarda da vicino il Ciad – Paese ricco di petrolio e insanguinato dalla guerra civile – che ha fatto dire al Pontefice all’indirizzo del suo rappresentante, l’ambasciatore Moukhtar Wawa Dahab: “E’ essenziale che la ricchezza prodotta dallo sfruttamento delle risorse naturali sia gestita in maniera sempre più trasparente affinché venga utilizzata per lo sviluppo integrale e solidale della popolazione”.

 

Allo stesso tempo, ogni aspetto socioeconomico non può essere separato dalla difesa della libertà di credo.

 

LA PAIX S’ENRACINE DANS LE RESPECT DE LA LIBERTE RELIGIEUSE…

La pace si radica nel rispetto della libertà religiosa, che è un aspetto fondamentale e primordiale della libertà di coscienza delle persone e della libertà dei popoli. È importante che, ovunque nel mondo, ogni persona possa aderire alla religione di sua scelta e praticarla liberamente e senza timore, poiché nessuno può fondare la propria esistenza soltanto sulla ricerca di un benessere materiale.

 

E qui, al cospetto del rappresentante dell’India, Amitava Tripathi, Benedetto XVI, pur apprezzando “gli sforzi continui” del Paese tesi a “sviluppare una società democratica e libera”, rispettosa delle minoranze, ha definito comunque “preoccupanti” i segni “di intolleranza religiosa” che si registrano in alcuni Stati del subcontinente, compreso - ha aggiunto - “il tentativo riprovevole di legiferare in favore di limitazioni chiaramente discriminatorie sul diritto fondamentale alla libertà religiosa”. Ciò, ha asserito, non è soltanto “incostituzionale” e da rifiutarsi “fermamente”, ma anche “contrario ai più alti ideali dei padri fondatori dell'India, che hanno creduto in una nazione caratterizzata dalla coesistenza pacifica e dalla tolleranza reciproca fra le religioni differenti ed i gruppi etnici”.

 

Con la libertà di fede, il Pontefice si è soffermato a riflettere anche sull’aspetto opposto dell’indifferenza religiosa, che si riflette sulle scelte di vita dei singoli. Lo spunto è venuto dalla situazione australiana, affrontata con l’ambasciatore, la sig.ra Anne Maree Plunkett. “In Paesi come il vostro – ha notato Benedetto XVI - dove l’inquietante processo della  secolarizzazione è molto avanzato, molti giovani stanno rendendosi conto che è l’ordine trascendente a dirigere tutta la vita lungo un percorso di libertà e di felicità autentiche”. Contro “la marea del relativismo morale che, non riconoscendo niente come definitivo, intrappola la gente all'interno di un’inutile ed insaziabile offerta di novità” - ha incalzato il Papa - i giovani stanno riscoprendo una richiesta verso “la verità”. E questo rispetto per i valori trascendenti, ha proseguito, ha condotto gli australiani “a riconoscere l'importanza fondamentale del matrimonio e della vita domestica stabile come cuore della società” e a prevedere che “le forze politiche e sociali - compresi i media e le industrie dell’intrattenimento - riconoscano, sostengano e proteggano il valore inalienabile delle famiglie”. Inoltre, ha soggiunto Benedetto XVI, gli australiani “riconoscono che le pseudo-forme di matrimonio distorcono il disegno del Creatore ed insidiano la verità sulla nostra natura umana, che confonde un falso senso della libertà con la libertà di poter scegliere sul dono definitivo di quelsì’ permanente che gli sposi promettono l’un l’altro”.

 

Nella sua ampia disamina, Benedetto XVI ha parlato di pace anche in ragione dei conflitti che interessano i Paesi rappresentati dai nuovi diplomatici accreditati in Vaticano. Ha espresso apprezzamento per i “mezzi pacifici” utilizzati dall’India nella disputa col Pakistan per il Kashmir, colpito nel 2005 da un sisma disastroso, osservando che “il dialogo e la cooperazione crescenti dovrebbero dimostrarsi utili” verso le “altre sfide nella regione, compresa la minaccia della violenza collegata ad estremismo politico e religioso”. Con il nuovo rappresentante della Moldavia, invece il Pontefice si è riferito alla lotta intestina che da anni vede opporsi al governo la spinta indipendentista della Transnistria, regione al confine con l’Ucraina. “Troppo a lungo – ha sottolineato il Papa - la Moldavia ha sofferto per l’imposizione di un’utopia totalitaria che si basava sul concetto di ‘giustizia senza libertà’’’. Tuttavia, ha asserito, il “modello proposto dall’Occidente, verso il quale molti Paesi dell’Est guardano con simpatia”. Non può essere acquisto in modo acritico, poiché esso “continua ad essere esposto ai pericoli dell’utopia della “libertà senza verità”, che deriva “da una falsa concezione della tolleranza”.

 

J’ENCOURAGE DONC LES RESPONSABLES DES NATIONS…

Incoraggio dunque i responsabili delle nazioni e tutti gli uomini di buona volontà ad impegnarsi sempre più risolutamente nella costruzione di un mondo libero, fraterno ed interdipendente, nel quale l'attenzione verso le persone prevalga sui semplici aspetti economici. È nostro dovere accettare di essere responsabili gli uni degli altri (…) Poiché nessuno non possa dire come Caino alla domanda di Dio, nel libro della Genesi: “Sono forse io il custode del mio fratello?”

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IN UDIENZA DAL PAPA, OGGI POMERIGGIO, IL METROPOLITA KIRILL

DEL PATRIARCATO DI MOSCA, NELL’AMBITO DELLA SUA VISITA IN ITALIA

PER LA BENEDIZIONE DOMANI DELLA PRIMA CHIESA ORTODOSSA RUSSA A ROMA

 

Benedetto XVI riceverà questo pomeriggio alle ore 18 il Metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche del Patriarcato di Mosca. L’udienza del metropolita Kirill con il Papa avviene nel quadro della sua visita in Italia per la benedizione della prima chiesa ortodossa russa a Roma, intitolata a Santa Caterina d’Alessandria, che avverrà domani, nei pressi di Villa Abamelek dell’Ambasciata Russa nella città eterna. Da ricordare che l’idea di offrire un edificio di culto per i fedeli della Chiesa ortodossa russa fu presentata per la prima volta alle autorità ecclesiastiche e governative già alla fine dell’800 dall’archimandrita Kliment, superiore della chiesa presso l’Ambasciata russa, a Roma. Nell’ambito delle manifestazioni per lo storico evento questo pomeriggio alle ore 19 si terrà nell’Auditorium Conciliazione un Concerto, a ingresso libero, del Coro del Monastero di Sretenskiy di Mosca, che presenterà un repertorio di canti sacri e popolari. (R.G.)

 

 

BENEDETTO XVI RICEVE IL PREMIER POLACCO MARCINKIEWICZ

 

Il Papa ha ricevuto stamane il premier polacco Kazimierz Marcinkiewicz, ad una settimana esatta dall’inizio del suo viaggio pastorale in Polonia, il 25 maggio prossimo.

 

Ieri, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, Benedetto XVI, salutando i pellegrini polacchi, aveva chiesto nuovamente di pregare per l’imminente visita in Polonia che si svolgerà sotto il motto: “Rimanete forti nella fede”. Il premier polacco, in mattinata, ha pregato sulla tomba di Giovanni Paolo II, di cui oggi, 18 maggio, ricorre l'anniversario della nascita.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina. "Aiutiamo i nostri fratelli in umanità ad avanzare sulla via della vita e dell'autentica libertà": Benedetto XVI, durante l'udienza ai presuli della Conferenza Episcopale Italiana, riafferma con forza il compito della Chiesa di "purificare la ragione" e di "risvegliare le forze morali e spirituali" della società.

 

Servizio vaticano - La pace si radica nel rispetto della libertà religiosa, principio fondamentale della libertà delle persone e dei popoli: il Santo Padre ai nuovi ambasciatori di cinque Paesi.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell'"Atlante geopolitico" un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo " L''affaire Clearstream' scuote la Francia".

 

Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Tre pittori del Rinascimento meditano sul mistero della Risurrezione": tele di Tiziano, Luini e Basaiti in una singolare esposizione alla Pinacoteca Ambrosiana.

 

Servizio italiano - In rilievo la questione degli incidenti sul lavoro.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 maggio 2006

 

 

LA VASTA OPERAZIONE CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO CONDOTTA

IN ITALIA IN QUESTI GIORNI FA RIFLETTERE SU UN FENOMENO

 DI DIPENDENZA DI VASTE PROPORZIONI

- Con noi, Umberto Rapetto e Marco -

 

L’hanno soprannominata “17 sulla ruota di Internet”: è la vasta operazione contro il gioco d’azzardo on line, condotta dal Nucleo Speciale per le Frodi Telematiche della Guardia di Finanza: 39 perquisizioni, 53 persone denunciate e 31 Procure coinvolte in tutta la Penisola. E Anche in Italia esistono delle associazioni che si occupano del difficile recupero dei giocatori compulsivi: vittime di un fenomeno paragonabile all’alcolismo e alle tossicodipendenze, tristemente diffuso in tutto il mondo. Il servizio di Andrea Rustichelli:

 

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E’ un’autentica piaga sociale, il gioco d’azzardo compulsivo, cioè quello che crea dipendenza. E con Internet le occasioni illecite per i giocatori irrefrenabili si sono moltiplicate, come testimonia l’operazione appena condotta dalla Guardia di Finanza. Sentiamo qualche dettaglio sulle indagini dal colonnello Umberto Rapetto, del “Nucleo speciale per le frodi telematiche”.

 

R. - L’operazione è costata oltre sette mesi di indagine. Ha comportato un’attività di monitoraggio ad altissima profondità. Se vogliamo fare dei riferimenti di carattere geografico, basti pensare che si parte in senso orario, se vogliamo, da Sanremo per arrivare a Trieste, per scendere a Foggia e poi rimbalzare a Reggio Calabria. Quindi, non c’è differenza né di carattere regionale né di età, per quanto concerne gli utilizzatori, ma anche gli stessi promotori di queste iniziative, né di censo né di cultura...

 

D. – Quanto è pericolosa la Rete per la diffusione di questo tipo di reati?

 

R. – La diffusione è estrema. C’è da riconoscere soprattutto una frequenza sempre più ampia di nuove sorgenti di questo tipo e al tempo stesso si può considerare quasi una crescita di natura esponenziale. Ogni giorno nascono nuove opportunità, non fosse altro perché l’offerta è calibrata su una domanda che sembra essere incessante. La Rete ha una sua magmaticità. C’è un continuo cambiamento dello scenario e soprattutto si arriva molte volte a poter identificare un sito che svolge certe attività, non appena si riescono ad adottare provvedimenti, che sono, sotto il profilo giudiziario, necessari per il proseguimento di un certo obiettivo. Ma magari il sito “emigra”, magari finisce oltre confine, così da poter sfuggire alla normativa più vincolante che può esserci in uno Stato, anziché in un altro.

 

Ma come si può uscire dal gioco? Esistono in tutto il mondo diverse associazioni, come Giocatori Anonimi, nata nel 1957 negli Stati Uniti, sul modello degli Alcolisti Anonimi, e diffusasi dal 1999 anche in Italia. Questa è la testimonianza di Marco, un giocatore compulsivo che sta guarendo proprio prestando aiuto ad altri giocatori presso questa associazione, raggiungibile anche via internet al sito www.giocatorianonimi.org.

 

“Accettare che ci sia qualcuno che la pensa diversamente da te e che ti può dare una mano, perchè la difficoltà che noi abbiamo è di accettare l’aiuto. Tutti i dipendenti sono molto egocentrici, pensano che il mondo inizi e finisca dentro se stessi. Quindi, il percorso che si deve fare è cercare di andare verso gli altri. Aiutando altri a smettere, tu riesci a stare lontano, perché il punto è che non se ne esce mai. Io so che se domani mi faccio una giocatina posso ritornare in breve nel problema grande. Invece, dando la mano all’altro io ne esco fuori. Ci sono professionisti, professori, deputati, ladri…di tutti i tipi, ma è così per tutte le dipendenze. Forse il gioco è ancora più “democratico” delle altre dipendenze, perché è molto più vario”.

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“RAFFAELLO, DA FIRENZE A ROMA”: ALLA GALLERIA BORGHESE,

 LA PRIMA MONOGRAFICA ROMANA DEDICATA AL GENIO RINASCIMENTALE,

INSERITA NEL PROGRAMMA ESPOSITIVO CHE DEDICHERA’ OGNI ANNO FINO AL 2015

AD UN PROTAGONISTA DELL’ARTE UNIVERSALE

- Con noi, Anna Coliva -

 

Inizia da Raffaello l’ambizioso percorso espositivo della Galleria Borghese a Roma che, da qui al 2015, dedicherà ogni anno ad un grande protagonista dell’arte universale: da Caravaggio a Tiziano, da Bernini a Canova. La prima grande mostra monografica che Roma dedica a Raffaello Sanzio, presentata dal soprintendente Claudio Strinati e dalla direttrice della Galleria, Anna Coliva, sarà visitabile da domani fino al 10 settembre 2006. Presenta 24 tavole e 26 disegni del genio rinascimentale, per la maggior parte mai viste in Italia. E che sono assicurate per oltre un miliardo di euro, record assoluto per un’esposizione in Italia. Un evento senza precedenti, dunque, per diversi aspetti.  Al microfono di Alessandro Gisotti, la direttrice della Galleria Borghese, Anna Coliva:

 

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R. – Un punto critico, molto importante da studiare per Raffaello, è il suo passaggio dall’Umbria a Roma, quando Raffaello da pittore umbro e perugino diventa il pittore romano per eccellenza, il pittore del linguaggio universale, un linguaggio figurativo, iconografico e di contenuti che sarà valido fino all’Ottocento. E’ proprio un nodo di pochi anni, ma sono gli anni cruciali, anni in cui lui arriva a Firenze e lì capisce che la pittura è una cosa diversa da quella perfezione formale, da quel classicismo impostato che aveva appreso in Umbria. Prendiamo Raffaello intorno al 1502-1503, il Raffaello perugino, e lo lasciamo intorno al 1512-1513, quando è già il grande pittore delle “stanze”, il grande pittore dell’iconografia vaticana e del linguaggio universale.

 

D. – Al centro della mostra c’è la Pala della Deposizione e poi tante opere con soggetti sacri. Può parlarci della spiritualità che traspare nelle opere del genio rinascimentale?

 

R. – La spiritualità di Raffaello ha questo di straordinariamente nuovo e appassionante: è naturale. Il sacro ha veramente la naturalezza di un sentimento, la naturalezza di un fiore. Nessuno come lui riesce a riempire di umanità il divino, il sacro. I dialoghi tra le figure, il suo tema prediletto che è la Madonna col Bambino, cioè la grande elaborazione formale, compositiva di Raffaello riesce a comunicare attraverso i gesti, attraverso gli atteggiamenti, attraverso gli sguardi di queste figure l’assoluta naturalezza, l’assoluta adesione all’umanità che ha appunto il divino.

 

D. – Cosa ci racconta questa mostra della personalità oltre che dell’artista Raffaello?

 

R. – Ad un artista come Raffaello soprattutto interessa la pittura. Non è Leonardo a cui interessa la scienza, interessa scoprire. A Raffaello non interessa scoprire nulla. Non è Michelangelo che attraverso la pittura e l’arte deve salvare se stesso e l’uomo. Raffaello è il Pittore.

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CHIESA E SOCIETA’

18 maggio 2006

 

LA CURA DELL’AIDS IN AFRICA CON PARTICOLARE ATTENZIONE AI BAMBINI:

AL CENTRO DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE CHE SI TERRÀ DOMANI

A ROMA, IN CAMPIDOGLIO, PROMOSSO DALLA COMUNITA DI SANT’EGIDIO

 

ROMA. = Sono circa 30 milioni, in Africa, i malati di Aids e 13 milioni gli orfani a causa del virus. La cura dell’Aids nel Continente africano, con particolare attenzione ai bambini, sarà il tema dell’incontro internazionale che si svolgerà domani a Roma nella sala della Promoteca in Campidoglio. Al convegno, promosso dalla comunità di Sant’Egidio, saranno presenti numerosi ministri della Sanità, o loro rappresentanti, di vari Paesi dell’Africa sub-sahariana, riuniti per esporre i risultati fino ad ora raggiunti da “DREAM”, il programma internazionale di cura del virus che si sta rivelando come il più efficace in tutta l’Africa e per avviare insieme un progetto dal titolo “Bambini senza AIDS”. Tra i progetti già in atto di “DREAM”, l’offerta della terapia antiretrovirale alle madri è l’unica maniera – spiegano i promotori del progetto – “di prevenire l’aumento esponenziale del numero di orfani”. In Mozambico, dove quattro anni fa è partito il progetto, nei 13 centri Dream presenti nel Paese il 97% dei bambini nasce senza HIV. Un reportage fotografico sul lavoro e sui risultati di questo progetto in Mozambico – ricorda l’agenzia SIR - realizzato dalla fotografa messicana Graciela Iturbide, è esposto fino al 28 maggio al Museo di Roma in Trastevere, in occasione della quinta edizione del Festival internazionale di fotografia promosso dal Comune di Roma. (V.C.)

 

 

ALL’INDOMANI DELL’APPROVAZIONE IN GIAPPONE DI UNA CONTROVERSA LEGGE SULL’IMMIGRAZIONE,

DEFINITA DA AMNESTY INTERNATIONAL “XENOFOBA E RAZZISTA”,

L’ONU DENUNCIA NEL PAESE UNA SERIE DI DISCRIMINAZIONI VERSO ALCUNE CATEGORIE SOCIALI E LA MANCANZA DI LEGGI PER CONTRASTARE IL FENOMENO

 

TOKYO. = All'indomani dell’approvazione in Giappone di una controversa legge sull’immigrazione, promossa dal governo conservatore e definita “xenofoba e razzista” da Amnesty International, il Paese è stato messo oggi sotto accusa anche dall’ONU, che ha denunciato una serie di “pratiche di discriminazione” presenti nell’arcipelago a vario livello. Alla luce di uno studio condotto nel 2005 per conto della Commissione ONU sui diritti umani e pubblicato nel gennaio scorso, il senegalese Doudou Diene ha tenuto una conferenza stampa a Tokyo per fare il punto sul rispetto dei diritti civili nella seconda potenza economica mondiale. Il rapporto presenta un’immagine del Giappone tutt’altro che rassicurante. La discriminazione razziale, secondo il professor Diene, è un “fenomeno diffuso” che riguarda intere categorie sociali: si va dalle minoranze nazionali (come il popolo Ainu  nell’isola di Hokkaido, i ‘fuori casta’ e la popolazione dell’Isola di Okinawa), agli immigrati provenienti dalle ex colonie giapponesi in Asia (tra cui i cinesi e i coreani), per arrivare fino ai cittadini stranieri provenienti dal resto del mondo (europei e americani compresi). Diene ha denunciato in particolare la totale assenza in Giappone di leggi contro condotte discriminatorie e xenofobe, fenomeni complessi e radicati nella cultura di un Paese che, spiega, non è possibile combattere dall’alto senza prima  indagare a fondo e comprendere la realtà storica e sociale da cui nascono. “C’è un profondo legame tra la discriminazione razziale e le crisi di identità nazionale in corso in vari Paesi del mondo - ha spiegato il professore - ma per risolvere il problema  è necessaria la volontà politica di combattere questa piaga ed accettare i cambiamenti dinamici della società in senso multiculturale. In Giappone questo ancora non c’è stato, mentre è in atto una pericolosa tendenza, presente anche in altre parti del mondo, a criminalizzare gli stranieri e infrangerne i diritti civili col pretesto formale di combattere il terrorismo”. (R.G.) 

 


ALL’INSEGNA DEL MELODRAMMA E DELL’IMPEGNO SOCIALE I PRIMI DUE FILM

IN CONCORSO AL 59 MO FESTIVAL DI CANNES, CHE SI E’ APERTO IERI SERA

- A cura di Luciano Barisone -

 

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CANNES. = A Cannes entra in scena il concorso. La competizione si è aperta all'insegna del melodramma e dell’impegno sociale e civile, con due pellicole, il cinese Summer Palace di Lou Ye e l’inglese The Wind that Shakes the Barley di Ken Loach. Il primo ci trasporta nella Cina della seconda metà degli Anni ’80, quella che si apriva all’Occidente e lasciava sperare alle giovani generazioni un futuro di libertà: protagonista una giovane provinciale e i suoi amori tormentati, sullo sfondo della rivolta studentesca di Piazza Tian An Men. Con il mondo che cambia, l’ingenuo romanticismo di chi voleva cambiarlo si trasforma in doloroso conformismo. Summer Palace è un film lungo e diseguale, venato da bellissimi momenti di cinema: come quando la protagonista e due amici tornano a casa dopo una manifestazione di piazza, allegra e festosa. E’ sera e i tre camminano per una strada deserta. Ciascuno guarda di fronte a sé e tace. Dopo il tumulto dei corpi si sente l’ebollizione dei pensieri, delle emozioni. E si sente anche il potere del cinema, quando non si limita a filmare dei dialoghi ma lascia che lo sguardo dica, più di tante parole, il mistero dell’essere umano. La storia  di The Wind that Shakes the Barley si svolge invece in Irlanda, all’inizio del XX secolo, quando incomincia a levarsi contro gli inglesi il vento della rivolta popolare: protagonisti due fratelli che la guerra prima unisce e poi divide, in campi opposti. Ken Loach è come sempre idealista e didascalico, ma il suo cinema è appassionato sul piano etico e politico, efficace nel raccontarci gli effetti nefasti dell’ingiustizia, la rabbia dei più deboli, la violenza della rivolta,  lo strazio finale, dei corpi e degli spiriti.

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C’E’ ATTESA NELLA DIOCESI INDIANA DI GOA

PER LA NUOVA EDIZIONE DELLA BIBBIA IN LINGUA KONKANI

 

GOA. = Rendere la Parola di Dio sempre più accessibile in India, soprattutto a quanti parlano solo la lingua locale di Goa: è questo lo scopo del nuovo progetto editoriale avviato nella diocesi di Goa, che prevede l’imminente nuova edizione della Sacra Bibbia in lingua konkani. Come riporta l’agenzia vaticana Fides, la Bibbia sarà stampata nelle prossime settimane e distribuita nel mese di giugno in almeno 60 mila copie, per un progetto del valore di 18 milioni di rupie. Il testo è molto atteso dalle parrocchie e dalla popolazione di Goa. Evangelizzata nel 1500 da San Francesco Saverio e dai missionari portoghesi, Goa ha dovuto attendere diversi secoli per disporre della Parola di Dio tradotta nella lingua locale. Una traduzione del Nuovo Testamento è stata adottata nel 1974, ma solo dopo il Sinodo diocesano del 2000 si è deciso di puntare a una traduzione completa della Bibbia. Di recente, sono state pubblicate in India una Bibbia in lingua bengali, una nella lingua locale dello Stato nordorientale dell’Assam e una in lingua malayalam, parlata in Kerala. In India si utilizzano oltre 1.600 tra lingue e dialetti, 33 dei quali sono parlati da oltre 100 mila persone. Quelle ufficiali sono l’hindi e l’inglese, ma la Costituzione riconosce 18 lingue locali. (R.M.)

 

 

“Non sono le freddE proposte di eutanasia che allevieranno

 la sofferenza dei malati e dei loro parenti ed amici”.

LO AFFERMA, IN UN COMMENTO INTITOLATO “EUTANASIA, MORTE DEGNA?”,

IL SEGRETARIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CILENA

 

SANTIAGO. = “Può essere una ‘buona morte’, quella che si procura mediante   un’iniezione letale?”. Questo, uno degli interrogativi posti da mons. Cristián Contreras Villarroel, vescovo ausiliare di Santiago del Cile nonché segretario generale della Conferenza Episcopale Cilena, riguardo alle proposte di legalizzazione o depenalizzazione dell'eutanasia. In un commento intitolato “Eutanasia, morte degna?” – riportato dall’agenzia FIDES – afferma l’importanza dell’affetto dei cari per i malati termali durante i momenti di sofferenza. “La maggioranza di queste persone vive questa fase senza disperazione, fortificate dalla consolazione di avere i propri cari vicino ed anche per l'accompagnamento spirituale della Chiesa”. I dolori più insopportabili – continua il presule – “sono quelli prodotti dalla solitudine umana e dalla mancanza di speranza”. In proposito ricorda il lavoro di tanti volontari che accompagnano i malati durante i loro momenti di dolore. "Non sono le fredde proposte di eutanasia che allevieranno la sofferenza dei malati e dei loro parenti ed amici – continua la nota del segretario della Conferenza episcopale cilena”. “I progressi della medicina ci offrono meravigliose opportunità di alleviare la sofferenza umana, ma contemporaneamente ci espongono a sfide etiche che riguardano il ruolo più profondo di una società: farsi carico gli uni degli altri - conclude il presule - tanto nella salute come nella malattia”.(V.C.)

 

 

SI STA AVVICINANDO ALLA COSTA MERIDIONALE CINESE IL TIFONE CHANCHU 

CHE HA GIÀ COSTRETTO ALL’EVACUAZIONE  630 MILA PERSONE

E HA CAUSATO LA MORTE DI DUE SORELLE

 

PECHINO. = Sono circa 630 mila le persone costrette questa notte dal governo cinese ad evacuare dalle zone costiere della Cina del Sud, come misura preventiva dell’arrivo del tifone Chanchu. Si prevede che il tifone, con venti che raggiungono la velocità di 170 chilometri orari, dovrebbe abbattersi nei pressi di Shantou. A Taiwan, dove molte zone sono state colpite da forti piogge, i soccorritori – riporta l’agenzia Asia News – hanno messo in salvo 13 marinai di una piccola petroliera al largo di Kaohsiung, recuperati grazie all’intervento di un elicottero della Marina cinese, dopo quattro ore in mare. Sospesi dozzine di voli aerei diretti a Shanghai, Guangzhou e Xiamen e i collegamenti marittimi fra le isole di Qemoy e Matsu, fra Taiwan e la costa cinese. A Pingtung - ricorda inoltre AsiaNews - due sorelle che stavano preparando un barbecue sono state spazzate via dalle onde. Le autorità locali stanno preparando il Paese, con le giuste norme di sicurezza, all’arrivo del grande tifone. (V.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

18 maggio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Violenti scontri hanno sconvolto, nelle ultime ore, il sud dell’Afghanistan: nei combattimenti, divampati nelle turbolente province meridionali di Helmand e Kandahar, sono rimaste uccise almeno 72 persone. Le vittime sono 58 guerriglieri taleban, 13 agenti della polizia afghana e una donna ufficiale canadese. Un militare americano è morto, inoltre, in seguito ad un attacco kamikaze condotto stamani da ribelli a Herat, nella parte occidentale dell’Afghanistan. Il Parlamento del Canada ha approvato, intanto, una risoluzione per prolungare fino al 2009 la propria missione nel Paese asiatico, dove sono stati dispiegati oltre 2300 soldati canadesi.

 

In Iraq, cresce l’attesa sulla composizione del nuovo governo di unità nazionale che il premier designato, lo sciita Nouri Al Maliki, intende presentare domani. La televisione di Stato irachena ha reso noto che i ministeri dell’Interno e del Petrolio, i più contesi tra le comunità irachene, sono già stati assegnati, rispettivamente, ad uno sciita e ad un sunnita. Ma fonti vicine al premier hanno precisato che non è stato ancora raggiunto un accordo definitivo sull’assegnazione dei dicasteri. Sul terreno, intanto, un attacco compiuto da ribelli contro un minibus nei pressi di Baghdad ha provocato la morte di 8 persone. Le vittime sono 7 operai e l’autista del mezzo.

 

Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha lanciato stamani un appello ad abbassare i toni delle polemiche sull’intricata questione nucleare iraniana. “Occorre evitare di infiammare ulteriormente la situazione”, ha detto Annan dal Giappone, dove si trova in visita. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha anche auspicato che si giunga ad una soluzione diplomatica senza imboccare la via delle sanzioni contro l’Iran, che ieri ha respinto la proposta di incentivi di Francia, Germania e Gran Bretagna. Il pacchetto di incentivi, presentato dai tre Paesi europei, comprendeva l’offerta della costruzione di una centrale nucleare ad acqua leggera e l’accesso dell’Iran all’Organizzazione mondiale del commercio. In cambio, si richiedeva alla Repubblica islamica la sospensione dei processi di arricchimento dell’uranio.

 

Si inasprisce, in Medio Oriente, la tensione ai vertici dell’Autorità nazionale palestinese tra il presidente Abu Mazen, leader di Al Fatah, ed il governo guidato da Hamas: il movimento islamico ha cominciato a schierare, nella Striscia di Gaza, la nuova forza di sicurezza, che Abu Mazen considera “illegale” e “anticostituzionale”. La nuova formazione, indipendente dalla polizia palestinese, dovrebbe garantire una più adeguata sicurezza. Ma la tensione è altissima: circa 3 mila agenti, appartenenti alle forze di sicurezza tradizionali, hanno manifestato nelle strade di Gaza in favore del presidente palestinese e contestato il premier di Hamas, Ismail Haniyeh. Nei giorni scorsi, gruppi armati vicini ad al Fatah hanno annunciato, inoltre, l’istituzione di una nuova milizia incaricata di proteggere i dirigenti del partito guidato da Abu Mazen.

 

La risoluzione 1680 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, in cui si chiede la normalizzazione dei rapporti tra Siria e Libano e la demarcazione precisa dei confini tra i due Paesi, crea interferenze nelle relazioni bilaterali tra i governi di Damasco e Beirut. E’ quanto sostiene, in una nota, il ministero degli Esteri siriano respingendo fermamente la risoluzione approvata dal Consiglio delle Nazioni Unite con 13 voti a favore, nessuno contrario e l’astensione di Russia e Cina.

 

In Italia, con l’intervento del presidente del Consiglio incaricato, Romano Prodi, è iniziato questa mattina in Aula al Senato il dibattito sulla fiducia. Il premier ha esposto le linee programmatiche del suo esecutivo. Nel pomeriggio è previsto l’intervento dei capigruppo ed il voto. Lunedì toccherà poi alla Camera, con voto il giorno successivo. E sempre questa mattina, con il giuramento dei 63 sottosegretari e 9 viceministri si è completata la squadra di governo. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Un pensiero di gratitudine a Ciampi. La certezza che Napolitano saprà essere il garante di tutti. Romano Prodi ha iniziato con un omaggio al vecchio e al nuovo Capo dello Stato il suo intervento al Senato, che ha aperto il dibattito sulla fiducia al suo Governo. Governo che, riafferma il premier, è quello che gli elettori hanno votato. Nel Paese, aggiunge, non ci sono spaccature e coinvolgeremo anche chi non ci ha dato il voto nella realizzazione del programma. Sentiamo le parole di Prodi:

 

“Non ci sono nemici, né in questa aula né fuori. Non c’è un Paese da pacificare. Non può, non deve esservi spazio per comportamenti ispirati ad una volontà di rivincita. Noi ricercheremo la concordia”.

 

Ad esempio, ha detto ancora Prodi, diremo “no” in occasione del referendum sulla devolution, e proporremo una correzione alla Costituzione e alla legge elettorale cercando il più ampio consenso delle forze politiche. Sul conflitto d’interesse faremo una legge più rigorosa ma non punitiva. Quanto all’economia, serve una scossa, dice Prodi. Ci sarà una correzione dei conti pubblici senza, però, manovre straordinarie. Annunci anche relativi a temi sociali: la revisione delle quote d’ingresso degli immigrati e un provvedimento per alleggerire le carceri.  Importante anche il passaggio sulla situazione internazionale. Ha spiegato Prodi: non condividiamo la guerra in Iraq, che è stata un errore; il rientro dei militari italiani avverrà al più presto “nei tempi tecnici necessari” che saranno comunque concordati. L’Italia, ha aggiunto comunque il premier, sarà in prima linea nella lotta al terrorismo, anche con l’intervento militare sotto l’egida delle organizzazioni internazionali. Prodi ha anche parlato di Europa: deve diventare un soggetto forte. Si deve consolidare l’alleanza con gli Stati Uniti, ma occorre anche rilanciare prima delle elezioni del 2009 il tema di una nuova Costituzione.

 

Romano Prodi ha poi parlato di valori fondamentali, di tracce dell’umanesimo e di radici cristiane: “Di questi valori, di questa nostra identità – ha detto - andiamo orgogliosi e intendiamo viverli nella forma del dialogo, dell’accoglienza e del riconoscimento delle altre ispirazioni secondo quello che noi riteniamo essere il nostro progetto di cittadinanza democratica”. Nel suo discorso al Senato, Prodi ha ricordato, infine, Giovanni Paolo II e rivolto un saluto a Benedetto XVI e a tutte le comunità religiose. “In un comune senso di cittadinanza democratica – ha sottolineato – a tutti offro e a tutti chiedo collaborazione per far crescere il bene comune”.

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La decisione del presidente della Repubblica italiana di concedere la grazia non può essere bloccata dal rifiuto del ministro della Giustizia a controfirmare l’atto perchè violerebbe il principio della separazione dei poteri. E’ questa la motivazione principale della sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione all’ex capo di Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi, nella vicenda della concessione della grazia a Ovidio Bompressi, contro la quale si era dichiarato il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il guardasigilli, in definitiva, può soltanto rendere note al capo dello Stato le ragioni di legittimità o di merito che, a suo parere, si oppongono alla concessione del provvedimento.

 

E in Italia proseguono, intanto, le indagini sul cosiddetto scandalo di “calciopoli”: questa mattina sono scattate perquisizioni, da parte di agenti della Polizia tributaria e della Guardia di finanza, nella sede della Juventus, società al momento maggiormente implicata nella vicenda. I reati contestati sono il falso in bilancio e la frode sportiva.

 

Un appello a favore dell’unità. Lo ha lanciato ieri il primo ministro serbo, Vojislav Kostunica, invitando gli elettori montenegrini a non votare per la rottura dell’Unione tra Serbia e Montenegro nel referendum in programma per domenica prossima. Secondo gli ultimi sondaggi, il 56 per cento dell’elettorato è orientato verso posizioni indipendentiste.

 

In Francia, approvato ieri dal Parlamento il progetto di legge del ministro degli Interni, Nicolas Sarkozy, sull’immigrazione. Il provvedimento passerà al Senato il 6 e il 7 giugno prossimi. La legge prevede, tra le varie misure, lo stop al ricongiungimento familiare e la regolamentazione dell’ingresso degli immigrati in base alle effettive necessità del mondo del lavoro francese.

 

Dopo una fragile tregua, almeno sette persone sono rimaste uccise durante nuove violenze esplose ieri a Mogadiscio, in Somalia. Lo scontro per il controllo del territorio, vede contrapposti due schieramenti: le milizie della sedicente ‘Alleanza per la restaurazione della pace e dell’antiterrorismo’, finanziate secondo il presidente ad interim somalo dagli Stati Uniti, e gli estremisti delle corti islamiche, tra le cui fila si sarebbero infiltrati militanti di Al Qaeda.

 

 

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