RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 137  - Testo della trasmissione di mercoledì 17 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’udienza generale traccia un profilo dell’apostolo Pietro e invita i credenti a seguire i progetti di Dio  invece di pretendere che si adattino alle nostre idee

 

L’arcivescovo Giovanni Lajolo chiude la plenaria del Pontificio Consiglio per i migranti criticando quei Paesi musulmani che non rispettano la libertà religiosa degli immigrati non islamici  

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prima Giornata mondiale della società dell’informazione:  all’insegna della solidarietà verso i Paesi più svantaggiati il messaggio del segretario generale dell’ONU: ce ne parla Raffaele Barberio

 

Le mode editoriali e cinematografiche come “Il Codice da Vinci”, un’occasione per distinguere meglio le verità storiche del cristianesimo dalle fantasie e dalle falsificazioni: intervista con mons. Angelo Amato

 

CHIESA E SOCIETA’:

Prosegue in Vaticano l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana

 

Profanate nel cimitero ebraico di Milano alcune tombe

 

Si continua a morire, in Angola, per l’epidemia di colera

 

Cina: tredici persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie di due miniere a causa di alcuni incidenti

 

Parte da stasera la 59.ma edizione del Festival di Cannes

 

Al via da oggi “Scruta l’arte…non metterla in disparte”, un concorso per far rivivere i siti religiosi e culturali minori del Lazio

 

24 ORE NEL MONDO:

Italia: nel pomeriggio il giuramento del governo Prodi

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 maggio 2006

 

 

L’APOSTOLO PIETRO, SIMBOLO DI UNA FEDE CORAGGIOSA E UMILE,

CHE SEGUE CRISTO PER CAMBIARE IL MONDO ANZICHE’ PRECEDERLO

SECONDO ATTESE “TROPPO UMANE”: COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE

 

La figura di Pietro, il primo degli Apostoli di Gesù, ha caratterizzato la catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di stamattina in Piazza San Pietro. Il Papa ha tratteggiato la parabola umana e spirituale del pescatore di Galilea, che scelse di affidarsi a Cristo e divenne protagonista di una “grande avventura”. Pietro, ha detto il Pontefice, oltre che personaggio storico – come attestano, tra l’altro, “recenti scavi archeologici” condotti a Cafarnao - è l’uomo simbolo di una fede in Dio coraggiosa e umile, che non pretende di “avere la ricetta per trasformare il cristianesimo secondo la nostra visione”. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Un pescatore, che gestisce un’azienda familiare sul lago di Genezaret, un po’ rude ma con un animo sensibile alle cose dello spirito e in attesa della rivelazione messianica. Un uomo la cui vita cambia per sempre in “un giorno qualsiasi”, quando un altro uomo, un rabbì, trasforma la sua barca in una “cattedra” e, attraverso il segno di una pesca tanto abbondante quanto incredibile, gli chiede di seguirlo per i mari dell’umanità. Attraverso la figura di Simone, il pescatore di Galilea, le 45 mila persone presenti all’udienza generale rivedono se stesse, con le certezze e le debolezze della propria fede. Inaugurando con la catechesi di oggi l’approfondimento delle “singole personalità degli Apostoli”, ecco il ritratto che Benedetto XVI ha fatto di colui che fonderà, con la morte sul Colle Vaticano, la Sede Apostolica della Chiesa di Roma:

 

“Era un ebreo credente, fiducioso nella presenza operante di Dio nella storia del suo popolo, e addolorato per non vederne l’azione potente nelle vicende di cui egli era, al presente, testimone (…) Simone appare nei Vangeli con un carattere deciso e impulsivo; egli è disposto a far valere le proprie ragioni anche con la forza - si pensi all’uso della spada nell’orto del Getsemani. Al tempo stesso, è a volte anche ingenuo e pauroso, e tuttavia onesto, fino al pentimento più sincero”.

 

Del personaggio “più noto e citato” del Nuovo Testamento dopo Gesù – 154 volte con il soprannome di “Pietro”, 9 con quello originale aramaico di “Kefa” – il Papa mette in risalto due passi particolari, che rivelano la tempra genuina dell’uomo, prima, e la supremazia spirituale dell’apostolo, dopo. Nella scena evangelica in cui appare, Pietro è certamente un uomo maturo e un pescatore consumato. Ma quando quello sconosciuto che ha appena insegnato alla folla dalla sua barca gli chiede di prendere il largo per la pesca, Pietro è capace di metter da parte la propria competenza per un atto di fiducia:

 

“Gesù non era un esperto di pesca: eppure Simone il pescatore si fida di questo Rabbi, che non gli dà risposte ma lo chiama ad affidarsi (…) Pietro accetta di lasciarsi coinvolgere in questa grande avventura: è generoso, si riconosce limitato, ma crede in colui che lo chiama e insegue il sogno del suo cuore. Dice di sì, e diventa discepolo di Gesù”.

 

Il secondo momento ricordato dal Papa riguarda l’episodio di Cesarea di Filippo, quando Pietro, affermando “Tu sei il Cristo”, “porta in sé come ingerme’ – ha affermato Benedetto XVI – la futura confessione di fede della Chiesa”. E’ un’ammissione non del tutto consapevole, ancora, giacché Pietro si ribellerà all’annuncio della Passione di Gesù, rimproverandolo. Ma anche in ciò, ha osservato il Papa, l’umanità del pescatore riflette la nostra umanità, ossia quella di persone che preferirebbero l’“uomo divino”, che cambia il mondo secondo “attese troppo umane”, piuttosto che il “Dio umano”, che al contrario le sconvolge scegliendo “un cammino di umiltà e di sofferenza”. E qui, ha commentato Benedetto XVI, che Pietro impara “la legge esigente della sequela” di Cristo:

 

“Mi sembra tutta la sua figura sia una grande consolazione e un grande insegnamento per noi (...)Pietro ci dice:Tu pensi di avere la ricetta e di dover trasformare il cristianesimo’, ma è il Signore che conosce la strada, il Signore che dice a me ‘seguimi’ (…) perché Lui è la Via, la Verità e la Vita”.

 

Tra i vari saluti nelle altre lingue, particolarmente significativo quello rivolto dal Papa ai pellegrini polacchi: un anticipo della visita che Benedetto XVI compirà nella terra di Giovanni Paolo II dal 25 al 28 maggio prossimi:

 

“CIESZĘ SIĘ, ŻE NIEBAWEM BĘDĘ MÓGŁ ODWIEDZIĆ POLKE…

Sono lieto di poter fra poco far visita alla Polonia. Questa visita si svolgerà sotto il motto: “Rimanete forti nella fede”. Già oggi chiedo a voi e a tutta la Chiesa in Polonia di pregare, affinché in questi giorni, con l’aiuto della grazia di Dio, possiamo reciprocamente consolidarci nella testimonianza della fede. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II ci accompagni”.

 

E a conclusione dell’udienza, prima della lunga e ormai consueta parentesi di saluti personali e di soste a colloquio con i fedeli in Piazza, il Papa ha levato una nuova esortazione in favore della preghiera mariana per eccellenza:

 

“Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, esortando tutti ad intensificare la pia pratica del santo Rosario, specialmente in questo mese di maggio dedicato alla Madre di Dio. Invito voi, cari giovani, a valorizzare questa tradizionale preghiera mariana, che aiuta a meglio comprendere i momenti centrali della salvezza operata da Cristo. Esorto voi, cari malati, a rivolgervi con fiducia alla Madonna mediante questo pio esercizio, affidando a Lei tutte le vostre necessità. Auguro a voi, cari sposi novelli, di fare della recita del Rosario in famiglia un momento di crescita spirituale sotto lo sguardo della Vergine Maria”.

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NOMINE

 

Il Papa ha nominato vescovo di Santiago del Estero, in Argentina, mons. Francisco Polti Santillán, finora vescovo di Santo Tomé. Mons. Francisco Polti Santillán è nato a Santiago del Estero il 17 novembre 1938. Laureato in Giurisprudenza, presso l’Università di Navarra (Spagna), ha iniziato gli studi di Filosofia e Teologia nello Studium Generale della Prelatura dell’Opus Dei in Argentina, terminandoli nel Collegio Romano della Santa Croce a Roma. Ha ottenuto il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Angelicum) a Roma. E’ stato ordinato sacerdote per la Prelatura Personale dell’Opus Dei l’11 agosto 1963. Da sacerdote è stato Cappellano di diversi centri per giovani universitari. Ha svolto cariche di governo nel Consiglio Regionale della Prelatura dell’Opus Dei a Buenos Aires dal 1983 fino al 1992, svolgendo al medesimo tempo una grande attività, come predicatore di numerosi corsi di esercizi spirituali a persone di tutte le condizioni. Eletto vescovo di Santo Tomé il 13 luglio 1994, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 agosto successivo.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ban Thuôt, in Viêt Nam, presentata da mons. Joseph Nguyên Tich Duc, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

 

 

L’IMMIGRAZIONE DA E PER I PAESI MUSULMANI E LA PRATICA RELIGIOSA:

TEMA AL CENTRO DELLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE

PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI, CHIUSA STAMANE

DALL’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO,

CHE HA SOLLECITATO UNA GESTIONE ACCORTA E TRASPARENTE DELLE MIGRAZIONI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Al di là di timori e titubanze, una gestione accorta e trasparente delle migrazioni potrebbe recare benefici sia ai Paesi di origine che a quelli di destinazione. Lo ha affermato nella giornata conclusiva della Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, Arcivescovo Giovanni Lajolo. Egli ha affrontato così un tema dibattuto in varie nazioni europee, timorose di aprire il proprio territorio e, tuttavia, in cronica necessità di manodopera giovane, il cui impiego lavorativo sembra avere del resto limitate ricadute negative sull’occupazione dei lavoratori autoctoni. “La Chiesa - ha detto il presule - in conformità alla natura cattolica della sua missione ed alla sua scelta preferenziale per i poveri, è in favore dell’affermazione del diritto ad emigrare e alla tutela dei diritti dei migranti. Ciò non toglie che sia grave compito dei politici di regolare la consistenza e la forma dei flussi migratori, così che gli immigrati possano sentirsi accolti umanamente con dignità e la popolazione del Paese che li riceve non sia posta in condizioni oggettivamente favorevoli al rigetto, con conseguenze nefaste per gli immigrati, ma non meno per la cultura umana della popolazione ospitante e per i rapporti tra i popoli”.

 

Notando che la religione costituisce per varie persone provenienti dai Paesi a maggioranza islamica, un elemento di profonda identificazione, nonostante vari casi di riduzione della pratica religiosa, il Presule ha riaffermato la necessità di un rigoroso e reciproco rispetto della libertà religiosa, con conseguente difesa delle minoranze e dei loro diritti umani. “Se da più parti – ha rilevato mons. Lajolo - si invoca almeno la reciprocità del rispetto e delle concessioni (libertà di culto, costruzione di luoghi di culto, ...), tuttavia questo concetto, tra numerosi Stati di vari continenti, sembra per ora estraneo in materia religiosa a gran parte dei   Paesi musulmani, che invocano per i loro cittadini all’estero la pienezza dei diritti che non riconoscono, invece, ai migranti di altre fedi sul proprio territorio”.

 

Secondo mons. Lajolo, la Santa Sede non cesserà di far udire la propria voce presso le Organizzazioni e nelle Conferenze internazionali per promuovere il rispetto dei diritti umani dei migranti e il riconoscimento di una situazione giuridica adeguata alla dignità di ogni persona. La Santa Sede continuerà inoltre a dichiarare la propria ferma opposizione ad ogni tentativo di sfruttare la religione per giustificare il terrorismo e la violenza, che ancora oggi costringe alla fuga dal proprio Paese un gran numero di persone. Da ultimo il Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, non ha mancato di accennare al delicato problema della protezione dei cristiani in Paesi a maggioranza islamica, che sta inducendo migliaia di fedeli a lasciare la loro patria ove non sono più adeguatamente protetti nei loro diritti fondamentali.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.

 

Servizio vaticano - Due pagine dedicate al prossimo viaggio di Benedetto XVI in Polonia (25-28 maggio).

 

Servizio estero – L’intervento della Santa Sede sul tema: “Collegare la questione ambientale con quella dello sviluppo”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal titolo “Interrogativi irrisolti sul senso della vita”: riedito il romanzo “Una donna s’allontana” di Virgilio Lilli.

 

Servizio italiano - Politica: formata da Romano Prodi la nuova compagine governativa.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 maggio 2006

 

PRIMA GIORNATA MONDIALE DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE

ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’ VERSO I PAESI PIU’ SVANTAGGIATI

IL MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

- Intervista con Raffaele Barberio -

        

Si celebra oggi la prima Giornata mondiale della società dell’informazione. Una ricorrenza che ha preso il posto della Giornata mondiale delle telecomunicazioni, nel giorno della fondazione, il 17 maggio del 1865, dell’Unione internazionale per le Telecomunicazioni (UIT), che dal telegrafo alla telematica ha aiutato a connettere il mondo intero. Servizio di Roberta Gisotti.

 

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A proporre la nuova Giornata è stato il Vertice mondiale sulla Società dell’informazione, chiuso a Tunisi nel novembre 2005. Un modo – sottolinea il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan - “per favorire un approccio solidale” nell’uso delle nuove tecnologie, che possa accelerare il ritmo di sviluppo dei Paesi più svantaggiati. Da qui il tema “Promuovere il cyberspazio globale”, ovvero l’ambiente virtuale che mette in collegamento i computer di tutto il mondo. Chiede Annan a tutti gli Stati maggiore impegno “per collegare quanto non è stato connesso e per costruire una società dell’informazione libera e sicura”. Ma quali sono le insidie da combattere per rendere sicuro il cyberspazio? Raffaele Barberio, direttore di “key4biz.it” quotidiano on line di Telecomunicazione, Media e Internet:

 

R. – Ci sono le grandi insidie e le piccole insidie. Le piccole insidie sono quelle di ogni giorno, con le quali tutti quanti noi lottiamo davanti al nostro computer, a partire dai piccoli virus. Da questi problemi minori di sicurezza si può crescere fino al più alto livello e cioè alle grandi insidie legate al cosiddetto ‘attentato informatico’. E’ un rischio di cui noi dobbiamo tener conto. I mali del fondamentalismo, i mali dell’estremismo possono operare a qualunque livello e naturalmente anche quello dell’informatica e dei grandi sistemi di controllo. Pensate ai sistemi di controllo del traffico aereo, fino ai tanti apparati complessi che regolano la vita associata. E’ un problema così vivo e che mobilita già da tempo tutti gli apparati di sicurezza, che vigilano - secondo dopo secondo - su rischi del genere. Quindi, dobbiamo avere presente questi rischi, ma sapere che vi sono gli antidoti e che comunque tutto ciò, come in ogni settore dell’attività umana, presuppone una grandissima attenzione, la quale di per sé genera ulteriore tecnologia che ci rende quindi più sicuri.

 

D. – Invece, per quanto riguarda la libertà nel cyberspazio

 

R. – Abbiamo tutti letto Orwell, abbiamo tutti temuto l’avvento di un “grande fratello”. Molto più semplicemente la maggior comunicazione non può mai togliere libertà, può semmai alimentarla e può semmai determinare degli spazi nuovi attraverso cui la libertà si esprime in modo inedito.

 

D. - Altro aspetto sottolineato dal segretario generale dell’ONU è quello della fiducia da incentivare in questo settore così importante per l’economia e non solo…

 

R. – Nella società dell’informazione anche l’economia si sposta in Rete ed anche i pagamenti vengono, ad esempio, effettuati in Rete. Avere fiducia nella Rete è l’auspicio che si realizzi un sistema corretto, rispettoso della domanda e dell’offerta, capace di proteggere i dati delle singole carte di credito, ma capace di assicurare anche alle grandi e piccole imprese di poter fare affari e business sulla Rete.

 

D. – Significativo che l’ONU promuova tutto ciò che naviga su Internet. Le chiedo questo perchè sappiamo che la conferenza dell’ONU sulla società dell’informazione ha lasciato molti con l’amaro in bocca…

 

R. – Diciamo che l’ONU è al centro di tante polemiche. Qualcuno ha anche detto che l’ONU ha poca personalità, che forse è un organismo che non serve più. Credo che non ci sia nulla di più sbagliato. L’ONU è un organismo di rappresentanza straordinario, va difeso. Ma anche l’uscita dello stesso Kofi Annan in una giornata come questa indica quanto sia importante che questo settore abbia un governo complessivo nel mondo. Il mondo è sempre più piccolo, le nazioni sono sempre più a contatto, i popoli sono destinati a dialogare sempre di più e l’iniziativa di Kofi Annan è straordinaria ed ha un altissimo valore simbolico proprio per questo.  

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LE MODE EDITORIALI E CINEMATOGRAFICHE COME “IL CODICE DA VINCI”, UN’OCCASIONE PER DISTINGUERE MEGLIO LE VERITA’ STORICHE DEL CRISTIANESIMO DALLE FANTASIE E DALLE FALSIFICAZIONI

- Intervista con mons. Angelo Amato -

 

“Le mode editoriali e cinematografiche” come quelle del Codice da Vinci, “offrono l’occasione di un’opera capillare di informazione” che “aiuti la gente” a conoscere meglio le verità storiche del cristianesimo. E’ quanto ha detto il cardinale Camillo Ruini nella sua prolusione all’Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana. Per il porporato certe “fantasie” e “falsificazioni” hanno certamente “uno scopo commerciale ma costituiscono anche una radicale e del tutto infondata contestazione del cuore stesso della nostra fede, a cominciare dalla Croce del Signore”. “Già il Nuovo Testamento – ha sottolineato il cardinale - conosce la tendenza ad andare dietro alle favole, piuttosto che dare ascolto alla testimonianza della verità” ma “non è il caso di cedere al pessimismo: alla fine – ha affermato il presidente della CEI - il fascino della verità è più forte di quello dell’illusione, e di verità la nostra gente oggi ha una grande sete”. Ma ascoltiamo in proposito il commento del segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo Angelo Amato, intervistato da padre Vito Magno:

 

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D. – Mons. Amato, Il Codice da Vinci, Il Vangelo secondo Giuda … pensa che questi altri attacchi a fondamentali verità storiche del cristianesimo facciano parte di un calcolo, di una strategia anticristiana?

 

R. – E’ un fatto che oggi si possa impunemente sparlare del Papa, come si sta facendo in Germania, con un cartone animato. Si può anche falsificare a piacimento la storia del cristianesimo, senza un minimo, non dico di rispetto religioso, ma di elementare etica storica. Per cui tutto quello che è contenuto nei libri da lei citati sembra veramente essere privo di fondamento reale. Quindi, sembra una vera e propria diffamazione nei confronti della Chiesa e intesa a screditare la Chiesa.

 

D. – Per quali motivi?

 

R. – Io credo che la Chiesa rimanga oggi la sola a proteggere chiaramente, esplicitamente, la vita umana dal suo sorgere al suo tramonto, la sola a tutelare la famiglia, la sola a dire una parola chiara in temi di etica sessuale e di bioetica, la sola che riproponga il valore dei Dieci Comandamenti.

 

D. – Cosa dire del Codice da Vinci?

 

R. – Guardi, tutto il libro è una proterva distorsione della verità. Per esempio, negare la divinità di Gesù e affermare che la inventò il Concilio di Nicea del 325 d.C. significa proprio falsificare la storia. Già subito dopo la morte e la risurrezione di Gesù, quindi intorno agli anni 40 d.C., la Chiesa così cantava nel famoso inno contenuto nella lettera di San Paolo ai Filippesi: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio”. 

 

D. – La Chiesa oggi cosa fa per difendere le verità di fede?

 

R. – Continua la sua opera di difesa della dottrina mediante il Magistero del Papa e dei vescovi. E oggi, comunque, mediante la Congregazione per la Dottrina della Fede continua a proteggere il popolo cristiano anche mediante la correzione di ipotesi teologiche sbagliate.

 

D. – C’è, quindi, da aspettarsi una confutazione ufficiale del Codice da Vinci?

 

R. – Non credo, perché il libro a mio parere non merita tanto, essendo sprovvisto proprio di cultura storica e biblica, ma le Chiese e le comunità cristiane dovrebbero parlare più forte, cioè gridare la verità dai tetti, come dice il Vangelo, per arginare la menzogna, che purtroppo usa tutte le armi della persuasione mediatica per ottenere questo consenso di massa.

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CHIESA E SOCIETA’

17 maggio 2006

 

 

L’EPISCOPATO ITALIANO IN LINEA CON L’INVITO AL DIALOGO RIVOLTO

DAL NEO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA GIORGIO NAPOLITANO

NEL SUO PRIMO DISCORSO AL PARLAMENTO. NEL CORSO DELLA 56.MA ASSEMBLEA

GENERALE DELLA CEI VIVO APPREZZAMENTO PER LE PAROLE DEL CAPO DELLO STATO

 

ROMA. = I vescovi italiani hanno apprezzato il primo discorso al Parlamento del neo presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napoletano. Lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, che ha sottolineato anche il giudizio positivo espresso dall’episcopato per l’invito al dialogo del Capo dello Stato e per il riconoscimento delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa. Secondo il presule, “è condivisibile e apprezzabile anche l’invito a superare le contraddizioni per il bene comune, evitando le reciproche delegittimazioni”. Nel corso della 56.ma Assemblea generale, oggi in Vaticano al terzo giorno dei lavori, mons. Luciano Monari, vicepresidente della CEI, ha lodato i sacerdoti italiani per il loro impegno in una società consumistica ed individualistica e per la loro missione portata avanti in una realtà che vede in calo il numero dei preti. Nel suo intervento sulla vita e il ministero del presbitero per una comunità missionaria in un mondo che cambia, mons. Monari, ha detto che nonostante la scarsità dei sacerdoti, la Chiesa italiana ha saputo affrontare bene in questi anni il dibattito sul rinnovamento dell’iniziazione cristiana, la preparazione dei fidanzati al matrimonio, l’impegno nella liturgia. “L’identità missionaria del sacerdote – ha precisato il vescovo – si basa anzitutto sulla sua relazione con Cristo. Egli deve permettere agli uomini di oggi di ascoltare Gesù. Quello che manca è piuttosto una capacità di verifica delle sperimentazioni e un coordinamento maggiore che renda le novità più facilmente fruibili da molti”. Infine, il presule ha sottolineato anche la necessità di una formazione permanente dei preti, per i quali occorrono continui aggiornamenti. (T.C.)

 

 

DANNEGGIATE NEL CIMITERO EBRAICO DI MILANO ALCUNE TOMBE. LA COMUNITÀ

 EBRAICA: UN EPISODIO MOLTO GRAVE, OCCORRE VIGILARE CONTRO L’ANTISEMITISMO

 

MILANO. = Una quarantina di tombe del cimitero ebraico di Milano sono state danneggiate, probabilmente lunedì notte. Sul luogo e sulle tombe non sono state trovate scritte, né le sepolture risultano profanate, ma sono stati ribaltati alcuni cippi. La Digos, che sta indagando sul caso, ha precisato che non si tratta di un’azione politica e che molto probabilmente ci si trova dinanzi ad un atto di vandalismo. La comunità ebraica milanese, in un comunicato, ha commentato l’accaduto come “episodio molto grave, senza precedenti”. “Il virus dell’antisemitismo non è debellato, resta in circolo”, ha detto mons. Vincenzo Paglia, presidente della commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo tra le religioni, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera – Concentrare in un gesto l’odio umano e il disprezzo religioso, tocca le radici del male. Se è un atto antisemita è di una gravità sconcertante, sono gesti che avvelenano il clima in modo irresponsabile e pericoloso”. “Noi ebrei, l'Italia e Milano, le forze politiche, i giornali e quanti hanno responsabilità nel mondo della formazione e dell’educazione – ha detto il portavoce della comunità ebraica di Milano, Yasha Reibman – abbiamo tutti il dovere di non abbassare la guardia, di vigilare contro l’antisemitismo in ogni sua forma. Ringraziamo quanti ci hanno chiamato in queste ore per esprimerci solidarietà”. (T.C.)

 

 

SI CONTINUA A MORIRE, IN ANGOLA, PER L’EPIDEMIA DI COLERA. SECONDO I DATI DELL’OMS, I CONTAGI HANNO ORMAI SUPERATO QUOTA 35 MILA.

OLTRE 1200 FINORA LE VITTIME

 

LUANDA. = Continua a mietere vittime l’epidemia di colera in Angola dove - secondo gli ultimi dati giunti alla MISNA dall’ufficio dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) – il numero dei morti è salito a 1246. Ormai da settimane il vibrione, così è chiamato il virus che provoca il colera, si sta diffondendo costantemente e i contagi, che hanno ormai superato quota 35 mila, mantengono una media quotidiana di 600 nuovi casi con circa 10 vittime al giorno. L’epidemia, iniziata a Luanda, interessa ora 10 delle 18 province del Paese ed ha raggiunto un tasso di mortalità del 4%. Secondo gli ultimi rapporti dell’OMS, le zone maggiormente colpite restano la provincia di Luanda, con 17.579 contagi e 244 morti, mentre quella di Benguela, che con 7.267 casi e 496 vittime risulta avere il tasso di mortalità più elevato di tutta l’Angola. (V.C.)

 

 

IN CINA, TREDICI PERSONE SONO RIMASTE INTRAPPOLATE SOTTO LE MACERIE

DI DUE MINIERE A CAUSA DI ALCUNI INCIDENTI. SALVO L’ULTIMO DEI MINATORI

INTRAPPOLATO DA LUNEDÌ NELLA MINIERA DI FERRO DELL’ANHUI

 

PECHINO. = È salvo l’ultimo dei cinque minatori rimasto bloccato nella miniera di ferro nell’Anhui, in Cina, in seguito al crollo avvenuto lunedì scorso. A confermarlo è il governo cinese che durante la scorsa notte ha inviato, tra le macerie della fabbrica, un gruppo di soccorritori i quali, una volta liberato il minatore, lo hanno nutrito con soluzioni saline e latte. Altri incidenti, come riferisce AsiaNews, secondo l’agenzia cinese Xinhua, hanno intrappolato adesso, in altre due miniere ben 13 persone. Una esplosione è avvenuta ieri nella miniera di carbone Quiqing, nella provincia meridionale di Guizhou: provocata da un accumulo di gas, ha fatto crollare i ponteggi dove lavoravano nove persone, al momento disperse. Non sono ancora chiari invece i tempi dell’altro crollo avvenuto nella miniera d’oro del distretto di Pinggu, a Pechino. Al momento dell’accaduto erano a lavoro quattro persone di cui non si hanno ancora notizie. (V.C)

 

 

PARTE DA STASERA LA 59.MA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI CANNES.

IERI LA PROIEZIONE PER I GIORNALISTI DEL FILM “IL CODICE DA VINCI”,

CHE E’ STATO AMPIAMENTE CRITICATO

- A cura di Luciano Barisone -

 

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CANNES. = Il Festival di Cannes si apre con un film, fuori concorso, discusso e discutibile come “Il Codice da Vinci” di Ron Howard, una lunga caccia al tesoro dal sapore enigmistico, efficace nei ritmi narrativi, ma troppo sommaria per essere credibile. Nei prossimi giorni, il Festival di Cannes attraverserà con le immagini dei suoi film i cinque continenti. Sono storie di varia umanità, che raccontano i tormenti dell’essere, i suoi dubbi, le sue speranze, le sue disillusioni, il cinismo
degli uni e la fede degli altri. Tra i film del presente, “Volver” di Pedro Almodovar, storia di donne, di passioni e di memoria, e “Fast Food Nation” di Richard Linklater, denuncia di un condizionamento alimentare e di un sistema di consumo che ha invaso il pianeta. Fra le opere di ambientazione storica vedremo “Marie Antoinette” di Sofia Coppola, racconto di una giovane regina alla Corte di Francia; tra i film fantascientifici “Southland Tales” di Richard Kelly, cronaca del dopo bomba fra bisogni energetici e caos sociale. In mezzo i film italiani “Il Caimano”, “Il regista di matrimoni” e “Anche libero va bene”.

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AL VIA DA IERI “SCRUTA L’ARTE…NON METTERLA IN DISPARTE”, UN CONCORSO PER FAR RIVIVERE I SITI RELIGIOSI E CULTURALI MINORI DEL LAZIO. UN’INIZIATIVA DELLA RADIO VATICANA DOVE, QUESTA VOLTA, AD ESSERE PROTAGONISTI SARANNO I CITTADINI

- A cura di Federico Piana -

 

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ROMA. = I veri difensori dei beni artistici ed architettonici “minori” del Lazio da oggi saranno i cittadini che, per la prima volta in Italia, avranno a disposizione un concorso per poter vincere il recupero e la riapertura di una chiesetta abbandonata, di un piccolo museo o di una biblioteca. Promosso dalla Radio Vaticana insieme alla Regione Lazio e all’Ente interregionale di programmazione culturale e turistica, “Scopri l’Arte… non metterla in disparte” stanzia seimila euro che saranno destinati al restauro del monumento o del sito più votato dai radioascoltatori e dai lettori dei quotidiani “Metro” e “Tempo” che sostengono l’iniziativa. “Un utile strumento per poter aiutare concretamente a non disperdere l’immenso patrimonio artistico del Lazio”, secondo padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana, “una forma semplice, modesta, quotidiana ma reale di dialogo, che cerchiamo di sviluppare, credendo veramente che gli ascoltatori, i lettori, possano aiutarci a scoprire delle cose nuove e a realizzare degli obiettivi che valgono la pena”. Un appello rilanciato anche da Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio: “Non perdiamolo, non disperdiamolo, custodiamolo, perché insieme a tutti coloro i quali avranno deciso di dedicare qualche minuto a questa iniziativa, avremo raggiunto un obiettivo: adottare un monumento del Lazio”. Per votare si può telefonare al numero verde 800 208802 o cliccare sul sito Internet www.105live.radiovaticana.org.

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24 ORE NEL MONDO

17 maggio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Italia, il presidente del Consiglio incaricato, Romano Prodi, è salito a mezzogiorno al Quirinale e ha sciolto la riserva con cui aveva accettato ieri sera l’incarico dalle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In mattinata, l’ultimo vertice dell’Unione aveva risolto gli ultimi nodi sulla lista dei ministri. Alle 16,30 la cerimonia del giuramento. Domani alle 12 Prodi si presenterà per la fiducia al Senato, lunedì prossimo alla Camera. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Prodi ha dunque presentato al capo dello Stato Napolitano la lista dei ministri, 25 in tutto. Ci saranno due vicepremier: D’Alema e Rutelli, che saranno anche ministri, rispettivamente degli Esteri e dei Beni Culturali. All’Interno andrà Amato, alla Difesa Parisi. Mastella avrà la Giustizia. Ministro dell’Economia sarà Padoa Schioppa, quello dello Sviluppo economico Bersani. E ancora Gentiloni alle Telecomunicazioni, Di Pietro alle Infrastutture, Bianchi ai Trasporti, Fioroni all’Istruzione, Mussi alla Ricerca e Università, De Castro alle Politiche agricole. Alla Solidarietà sociale Ferrero, al Lavoro Damiano, alla salute Livia Turco. Tra gli otto ministri senza portafoglio, Emma Bonino ottiene gli Affari europei, Rosi Bindi la Famiglia. E’ una squadra per l’intera legislatura, ha assicurato Romano Prodi, un governo equilibrato e solido. Alla sua seconda esperienza da premier, dopo quella iniziata nel ’96 e conclusasi due anni dopo,  Prodi ha ricordato che anche dieci anni fa il giuramento avvenne il 17 maggio. Non tutti escono soddisfatti dalla lunga ed estenuante trattativa, ad esempio la Rosa nel Pugno. Per il centrodestra la maggioranza è divisa e non durerà. Intanto nell’ambito delle consultazioni di ieri del Capo dello Stato, si è registrato il disgelo tra Berlusconi e Napolitano. Il quale ha sottolineato come l’azione del governo di centrodestra abbia permesso la stabilità dell’intera legislatura. Parole apprezzate da Berlusconi, che le definisce la prima conferma della volontà di Napolitano di essere davvero il presidente di tutti. Infine, da segnalare la ripresa di un serrato dibattito politico sulle unioni di fatto, dopo che, in una trasmissione televisiva di ieri sera, il presidente della Camera Bertinotti ha detto che la posizione di Papa Benedetto XVI sul tema è sbagliata perché restauratrice. L’intervento di Bertinotti ha provocato la dura reazione della Casa delle libertà, qualche dissenso anche all’interno dell’Unione.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Spostiamoci in Iran. Il capo di stato della Repubblica islamica, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito che l’Iran non intende accettare la proposta di incentivi di Francia, Germania e Gran Bretagna. Non rinunceremo - ha precisato il presidente iraniano - ai programmi di arricchimento dell’uranio. Riferendosi poi al pacchetto di incentivi che comprende, secondo fonti diplomatiche, l’offerta della costruzione di una centrale nucleare ad acqua leggera e l’accesso dell’Iran all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), il presidente iraniano è stato irremovibile: “è come offrire ad un bambino cioccolata in cambio di oro”, ha detto Ahmadinejad. Intanto, è stata rimandato a data da destinarsi il vertice sulla questione nucleare iraniana, inizialmente previsto per venerdì prossimo a Londra, tra Unione Europea, Stati Uniti, Cina e Russia.

 

In Iraq, centinaia di sciiti sono scesi nelle strade di Bassora per chiedere la fine delle violenze. Proprio per garantire l’ordine e ristabilire la sicurezza, sono state avviate trattative con le varie fazioni religiose e politiche. In un’intervista rilasciata ad un’agenzia tedesca il leader religioso sciita, Moqtada al Sadr, ha dichiarato intanto che l’esercito del Mahdi non è più una milizia. Ma la situazione del Paese arabo rimane estremamente difficile: il bilancio dei morti in seguito alla serie di attacchi condotti ieri dalla guerriglia è salito ad almeno 50 morti. Fonti del ministero dell’Interno hanno poi reso noto che ieri sera è stato sequestrato, a Baghdad, un diplomatico degli Emirati Arabi.

 

Resta alta la tensione anche in Medio Oriente, dove un ennesimo scontro a fuoco avvenuto in Cisgiordania tra soldati israeliani ed estremisti palestinesi è costato la vita a due militanti della Jihad. Intanto, in Israele il neo ministro della Difesa, il leader laburista Amir Peretz, ha annunciato la riapertura del valico di Karni tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. “La nostra è una guerra contro il terrorismo, non contro i residenti della Striscia”, ha spiegato il ministro. Nei Territori palestinesi è stata annunciata, inoltre, la nascita di una nuova formazione di sicurezza istituita da Hamas, senza l’approvazione del presidente Abu Mazen, per garantire alla popolazione una più adeguata cornice di sicurezza. Ma la situazione resta difficilissima. Sulle condizioni di vita nei Territori palestinesi, ascoltiamo padre Manuel Musallam, parroco di Gaza, raggiunto telefonicamente da Giovanni Augello:

 

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R. – WE ARE SUFFERING …

La popolazione palestinese di Gaza sta soffrendo: non ha più cibo, non ha elettricità, scarseggia anche il carburante. Abbiamo davvero toccato il fondo. Le condizioni di vita delle famiglie palestinesi sono gravi. Gran parte della popolazione vive soltanto con pane e acqua. A complicare le cose, ci sono poi i continui bombardamenti, anche di notte. Una settimana fa, nella mia scuola, ho incontrato una bambina di sette anni. Piangeva, perchè non era riuscita a scrivere sulla lavagna ciò che le aveva chiesto la maestra. Le disse che non ci riusciva perché non ne aveva la forza: la notte precedente non aveva dormito per paura dei bombardamenti. Molto spesso le esplosioni avvengono in prossimità delle abitazioni e a volte le distruggono, uccidendo chi le abita.

 

D. – Come è cambiata la vita a Gaza dopo la vittoria elettorale di Hamas?

 

R. – LIFE HAS CHANGED …

La vita a Gaza è cambiata repentinamente. I rapporti con la comunità internazionale si sono deteriorati subito dopo la vittoria di Hamas. Ma questa formazione radicale è stata eletta dalla maggior parte dei palestinesi, non perché sia un gruppo armato. La gente ha eletto Hamas sperando in una riorganizzazione della vita sociale a Gaza. La decisione della comunità internazionale di chiudere i rapporti con l’autorità palestinese ed impedire l’arrivo degli aiuti è una punizione eccessiva per la popolazione palestinese. Noi chiediamo soltanto che sia rispettato il diritto al cibo.

 

D. – Con che spirito i palestinesi guardano al futuro, in questo periodo colmo di tensioni politiche in Medio Oriente?

 

R. – WE ARE …

Abbiamo paura. Temiamo una guerra civile e prevediamo nuove violenze. I bombardamenti, gli estremismi, stanno aggravando la già difficile situazione. Oggi non riusciamo a vedere una pace possibile in tempi brevi. Non vediamo persone capaci di proteggere e difendere la popolazione palestinese e di promuovere la pace. Intorno a noi vediamo soltanto gente che uccide e che opprime i più deboli.

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Il più grande archivio al mondo sull’Olocausto, con dossier su oltre 17 milioni di vittime sul nazismo in tutta Europa, sarà accessibile a storici e ricercatori. Lo hanno deciso, ieri, gli undici Paesi, tra i quali  Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia, incaricati di curare gli archivi conservati da quasi 50 anni nella cittadina tedesca di  Bad Arolsen, in Germania. In base ai trattati internazionali in vigore era consentito, finora, l’accesso all’archivio soltanto alla Croce Rossa. L’accordo stabilisce che ognuno degli Stati firmatari avrà il diritto di copiare i documenti custoditi nell'archivio e di accreditare alla consultazione propri ricercatori e parenti delle vittime.

 

Per la prima volta, un video mostra gli ultimi istanti del Boeing che si schiantò l’11 settembre del 2001 contro il Pentagono. Il filmato, reso pubblico ieri dal Pentagono, mostra l’ultima drammatica sequenza del volo 77 dell’American Airlines: si vede prima l’aereo diretto verso il ministero della Difesa americano, quindi una fiammata, poi una gigantesca massa di fuoco e fumo. Sempre ieri, il Pentagono ha pubblicato la lista, ritenuta completa, con i nomi di tutte le 759 persone che sono transitate o si trovano ancora nel centro di detenzione americano di Guantanamo, sull’isola di Cuba.

 

Negli Stati Uniti, intanto, ha ricevuto larga eco la notizia dell’invio di oltre 6 mila soldati americani schierati alla frontiera con il Messico per arginare il flusso di immigrati clandestini. Molti analisti concordano sul fatto che il problema migratorio viene sollevato in questo momento per scopi di mero gradimento politico. Stefano Leszczynski ha intervistato Stefano Femminis, direttore della rivista Popoli, esperto di America Latina.

 

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R. – Il motivo principale è essenzialmente interno alla politica statunitense. Bush sta conoscendo il suo livello minimo di popolarità. Per questo motivo, il fenomeno è diventato di estrema attualità e sono anche stati presentati più progetti di legge per arginare questo fenomeno che, in realtà, è di antica data.

 

D. – Se gli Stati Uniti si trovano in difficoltà in questo momento, per quanto riguarda l’immigrazione, di sicuro non è migliore la situazione del Messico…

 

R. – Il Messico è un Paese che certamente non conosce i livelli di povertà di altri Stati latino-americani. Pensiamo al Nicaragua, alla Bolivia e ad Haiti, che sono Paesi molto più poveri del Messico. Eppure, c’è un grosso problema, per esempio, di squilibri interni nella distribuzione della ricchezza. C’è una quantità sterminata di poveri che non trovano altra via, altra speranza che quella dell’emigrazione. Oggi l’economia del Messico si sostiene, in gran parte, grazie alle rimesse degli emigranti. La stima sul dato dell’anno scorso parla di 20 miliardi di dollari.

 

D. – E’ possibile che questa ipotesi di schierare l’esercito al confine sia dovuta al fatto di voler evitare, in vista di una regolarizzazione, un’ulteriore ondata di immigrati?

 

R. – E’ possibile. E’ possibile anche che gli aumenti degli ultimi mesi di ingressi e di pressione alla frontiera siano dovuti ad alcune voci che annunciavano questo irrigidimento delle politiche migratorie. Penso si tratti, comunque, di una misura anacronistica: se non vengono risolti i problemi all’origine, problemi di tipo economico e di distribuzione delle ricchezze, probabilmente anche l’esercito potrà fare ben poco.

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Incoraggiamenti per la Romania da parte del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e dal commissario all’allargamento, Olli Rehn, che hanno incontrato stamani a Bucarest il premier, Calin Popescu Tariceanu. L’incontro avviene all’indomani della conferma, da parte della Commissione europea, della data del primo gennaio del 2007 per l’adesione di Romania e Bulgaria all’Unione. Ma è stata anche posta una condizione: “entro ottobre”, i due Paesi dovranno far registrare sostanziali progressi nelle riforme previste dal Trattato di Copenaghen.

 

Almeno il 40 per cento dei 5 milioni di aventi diritto non ha partecipato alle elezioni tenutesi ieri nella Repubblica Dominicana per eleggere 32 senatori, 178 deputati e 151 sindaci. E’ quanto rilevano fonti giornalistiche precisando che le operazioni di voto si sono svolte senza incidenti di rilievo. In base ai primi risultati, il Partito di liberazione nazionale, attualmente al potere, ha un lieve vantaggio sui partiti dell’opposizione che compongono la Grande alleanza nazionale.

 

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