RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 137 - Testo della trasmissione di mercoledì 17 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Prosegue
in Vaticano l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana
Profanate
nel cimitero ebraico di Milano alcune tombe
Si
continua a morire, in Angola, per l’epidemia di colera
Parte
da stasera la 59.ma edizione del Festival di Cannes
Italia:
nel pomeriggio il giuramento del governo Prodi
17 maggio 2006
L’APOSTOLO PIETRO, SIMBOLO DI UNA FEDE CORAGGIOSA
E UMILE,
CHE
SEGUE CRISTO PER CAMBIARE IL MONDO ANZICHE’ PRECEDERLO
SECONDO
ATTESE “TROPPO UMANE”: COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE
La figura di Pietro, il primo degli Apostoli di Gesù, ha
caratterizzato la catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di stamattina
in Piazza San Pietro. Il Papa ha tratteggiato la parabola umana e spirituale
del pescatore di Galilea, che scelse di affidarsi a Cristo
e divenne protagonista di una “grande avventura”. Pietro, ha detto il
Pontefice, oltre che personaggio storico – come attestano, tra l’altro,
“recenti scavi archeologici” condotti a Cafarnao - è
l’uomo simbolo di una fede in Dio coraggiosa e umile, che non pretende di “avere la ricetta per trasformare il cristianesimo secondo
la nostra visione”. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Un pescatore, che gestisce un’azienda familiare sul lago
di Genezaret, un po’ rude ma con un animo sensibile
alle cose dello spirito e in attesa della rivelazione
messianica. Un uomo la cui vita cambia per sempre in “un giorno qualsiasi”, quando un altro uomo, un rabbì,
trasforma la sua barca in una “cattedra” e, attraverso il segno di una pesca tanto
abbondante quanto incredibile, gli chiede di seguirlo per i mari dell’umanità.
Attraverso la figura di Simone, il pescatore di Galilea, le 45 mila persone
presenti all’udienza generale rivedono se stesse, con le certezze e le
debolezze della propria fede. Inaugurando con la catechesi di oggi
l’approfondimento delle “singole personalità degli Apostoli”, ecco il ritratto
che Benedetto XVI ha fatto di colui che fonderà, con la morte sul Colle
Vaticano, la Sede Apostolica della Chiesa di Roma:
“Era un ebreo
credente, fiducioso nella presenza operante di Dio nella storia del suo popolo,
e addolorato per non vederne l’azione potente nelle vicende di cui egli era, al
presente, testimone (…) Simone appare nei Vangeli con un carattere deciso e
impulsivo; egli è disposto a far valere le proprie ragioni anche con la forza -
si pensi all’uso della spada nell’orto del Getsemani.
Al tempo stesso, è a volte anche ingenuo e pauroso, e
tuttavia onesto, fino al pentimento più sincero”.
Del personaggio “più noto e citato” del Nuovo Testamento
dopo Gesù – 154 volte con il soprannome di “Pietro”, 9 con quello originale aramaico di “Kefa” – il Papa
mette in risalto due passi particolari, che rivelano la tempra genuina dell’uomo,
prima, e la supremazia spirituale dell’apostolo, dopo. Nella scena evangelica
in cui appare, Pietro è certamente un uomo maturo e un pescatore consumato. Ma
quando quello sconosciuto che ha appena insegnato alla folla dalla sua barca
gli chiede di prendere il largo per la pesca, Pietro è capace di metter da
parte la propria competenza per un atto di fiducia:
“Gesù non era un
esperto di pesca: eppure Simone il pescatore si fida di questo Rabbi, che non
gli dà risposte ma lo chiama ad affidarsi (…) Pietro
accetta di lasciarsi coinvolgere in questa grande avventura: è generoso, si
riconosce limitato, ma crede in colui che lo chiama e insegue il sogno del suo
cuore. Dice di sì, e diventa discepolo di Gesù”.
Il secondo momento ricordato dal Papa riguarda l’episodio
di Cesarea di Filippo, quando Pietro, affermando “Tu sei il Cristo”, “porta in
sé come in ‘germe’ – ha affermato Benedetto XVI – la
futura confessione di fede della Chiesa”. E’ un’ammissione non del tutto
consapevole, ancora, giacché Pietro si ribellerà all’annuncio della Passione di
Gesù, rimproverandolo. Ma anche in ciò, ha osservato il Papa, l’umanità del
pescatore riflette la nostra umanità, ossia quella di persone che
preferirebbero l’“uomo divino”, che cambia il mondo secondo “attese troppo
umane”, piuttosto che il “Dio umano”, che al contrario le sconvolge scegliendo
“un cammino di umiltà e di sofferenza”. E qui, ha commentato Benedetto XVI, che
Pietro impara “la legge esigente della sequela” di Cristo:
“Mi sembra tutta la
sua figura sia una grande consolazione e un grande insegnamento per noi
(...)Pietro ci dice: ‘Tu pensi di avere la ricetta e
di dover trasformare il cristianesimo’, ma è il
Signore che conosce la strada, il Signore che dice a me ‘seguimi’
(…) perché Lui è la Via, la Verità e la Vita”.
Tra i vari saluti nelle altre
lingue, particolarmente significativo quello rivolto dal Papa ai pellegrini
polacchi: un anticipo della visita che Benedetto XVI compirà nella terra di Giovanni
Paolo II dal 25 al 28 maggio prossimi:
“CIESZĘ SIĘ, ŻE NIEBAWEM BĘDĘ
MÓGŁ ODWIEDZIĆ POLKE…
Sono lieto di poter
fra poco far visita alla Polonia. Questa visita si
svolgerà sotto il motto: “Rimanete forti nella fede”. Già oggi chiedo a voi e a
tutta
E a conclusione dell’udienza, prima della lunga e ormai
consueta parentesi di saluti personali e di soste a colloquio con i fedeli in
Piazza, il Papa ha levato una nuova esortazione in favore della preghiera
mariana per eccellenza:
“Mi rivolgo, infine,
ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, esortando tutti ad intensificare la pia pratica
del santo Rosario, specialmente in questo mese di maggio dedicato alla Madre di
Dio. Invito voi, cari giovani,
a valorizzare questa tradizionale preghiera mariana, che aiuta a meglio
comprendere i momenti centrali della salvezza operata da Cristo. Esorto voi,
cari malati, a rivolgervi con
fiducia alla Madonna mediante questo pio esercizio, affidando a Lei tutte le
vostre necessità. Auguro a voi, cari sposi
novelli, di fare della recita del Rosario in famiglia un momento di
crescita spirituale sotto lo sguardo della Vergine Maria”.
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NOMINE
Il Papa ha nominato vescovo di Santiago del Estero, in
Argentina, mons. Francisco Polti Santillán,
finora vescovo di Santo Tomé. Mons.
Francisco Polti Santillán è
nato a Santiago del Estero il 17 novembre 1938. Laureato in Giurisprudenza,
presso l’Università di Navarra (Spagna), ha iniziato
gli studi di Filosofia e Teologia nello Studium
Generale della Prelatura dell’Opus
Dei in Argentina, terminandoli nel Collegio Romano
della Santa Croce a Roma. Ha ottenuto il Dottorato in Diritto Canonico presso
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Ban Mê
Thuôt, in Viêt Nam, presentata da mons. Joseph Nguyên Tich Duc,
in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
L’IMMIGRAZIONE
DA E PER I PAESI MUSULMANI E
TEMA
AL CENTRO DELLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE
PER I
MIGRANTI E GLI ITINERANTI, CHIUSA STAMANE
DALL’INTERVENTO
DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO,
CHE HA
SOLLECITATO UNA GESTIONE ACCORTA E TRASPARENTE DELLE MIGRAZIONI
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Al di là di timori e titubanze,
una gestione accorta e trasparente delle migrazioni potrebbe recare benefici
sia ai Paesi di origine che a quelli di destinazione. Lo ha affermato nella
giornata conclusiva della Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per
i Migranti e gli Itineranti il Segretario vaticano per i Rapporti con gli
Stati, Arcivescovo Giovanni Lajolo. Egli ha
affrontato così un tema dibattuto in varie nazioni europee, timorose di aprire
il proprio territorio e, tuttavia, in cronica necessità di manodopera giovane,
il cui impiego lavorativo sembra avere del resto limitate ricadute negative
sull’occupazione dei lavoratori autoctoni. “La Chiesa - ha detto il presule -
in conformità alla natura cattolica della sua missione ed alla sua scelta
preferenziale per i poveri, è in favore dell’affermazione del diritto ad
emigrare e alla tutela dei diritti dei migranti. Ciò non toglie che sia grave compito dei politici di regolare la consistenza e
la forma dei flussi migratori, così che gli immigrati possano sentirsi accolti
umanamente con dignità e la popolazione del Paese che li riceve non sia posta
in condizioni oggettivamente favorevoli al rigetto, con conseguenze nefaste per
gli immigrati, ma non meno per la cultura umana della popolazione ospitante e
per i rapporti tra i popoli”.
Notando che la religione
costituisce per varie persone provenienti dai Paesi a maggioranza islamica, un
elemento di profonda identificazione, nonostante vari casi di riduzione della
pratica religiosa, il Presule ha riaffermato la necessità di un rigoroso e
reciproco rispetto della libertà religiosa, con conseguente difesa delle
minoranze e dei loro diritti umani. “Se da più parti – ha rilevato mons. Lajolo - si invoca almeno la reciprocità del rispetto e delle concessioni (libertà di culto,
costruzione di luoghi di culto, ...), tuttavia questo concetto, tra numerosi
Stati di vari continenti, sembra per ora estraneo in materia
religiosa a gran parte dei Paesi
musulmani, che invocano per i loro cittadini all’estero la pienezza dei diritti
che non riconoscono, invece, ai migranti di altre fedi sul proprio territorio”.
Secondo mons. Lajolo, la Santa
Sede non cesserà di far udire la propria voce presso le Organizzazioni e nelle
Conferenze internazionali per promuovere il rispetto dei diritti umani dei
migranti e il riconoscimento di una situazione giuridica adeguata alla dignità
di ogni persona. La Santa Sede continuerà inoltre a dichiarare la propria ferma
opposizione ad ogni tentativo di sfruttare la religione per giustificare il
terrorismo e la violenza, che ancora oggi costringe alla fuga dal proprio Paese
un gran numero di persone. Da ultimo il Segretario vaticano per i Rapporti con
gli Stati, non ha mancato di accennare al delicato problema della protezione
dei cristiani in Paesi a maggioranza islamica, che sta inducendo migliaia di
fedeli a lasciare la loro patria ove non sono più adeguatamente protetti nei
loro diritti fondamentali.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’udienza generale.
Servizio vaticano - Due pagine dedicate al prossimo
viaggio di Benedetto XVI in Polonia (25-28 maggio).
Servizio estero – L’intervento della Santa Sede sul
tema: “Collegare la questione ambientale con quella dello sviluppo”.
Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal
titolo “Interrogativi irrisolti sul senso della vita”: riedito il romanzo “Una
donna s’allontana” di Virgilio Lilli.
Servizio italiano - Politica: formata da Romano
Prodi la nuova compagine governativa.
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17 maggio 2006
PRIMA
GIORNATA MONDIALE DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE
ALL’INSEGNA DELLA SOLIDARIETA’ VERSO I PAESI PIU’ SVANTAGGIATI
IL MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU
-
Intervista con Raffaele Barberio -
Si
celebra oggi la prima Giornata mondiale della società dell’informazione. Una ricorrenza che ha preso il
posto della Giornata mondiale delle telecomunicazioni, nel giorno della
fondazione, il 17 maggio del 1865, dell’Unione internazionale per le
Telecomunicazioni (UIT), che dal telegrafo alla telematica ha aiutato a
connettere il mondo intero. Servizio di Roberta Gisotti.
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A proporre la nuova Giornata è
stato il Vertice mondiale sulla Società dell’informazione, chiuso a Tunisi nel novembre
2005. Un modo – sottolinea il segretario generale dell’ONU, Kofi
Annan - “per favorire un approccio solidale” nell’uso
delle nuove tecnologie, che possa accelerare il ritmo
di sviluppo dei Paesi più svantaggiati. Da qui il tema “Promuovere il cyberspazio globale”, ovvero l’ambiente virtuale che mette
in collegamento i computer di tutto il mondo. Chiede Annan
a tutti gli Stati maggiore impegno “per collegare quanto non è stato connesso e
per costruire una società dell’informazione libera e sicura”. Ma quali sono le
insidie da combattere per rendere sicuro il cyberspazio?
Raffaele Barberio, direttore di “key4biz.it” quotidiano on line di Telecomunicazione, Media e Internet:
R. – Ci sono le grandi insidie
e le piccole insidie. Le piccole insidie sono quelle di ogni giorno, con le
quali tutti quanti noi lottiamo davanti al nostro computer, a partire dai piccoli
virus. Da questi problemi minori di sicurezza si può crescere fino al più alto
livello e cioè alle grandi insidie legate al cosiddetto ‘attentato informatico’. E’ un rischio di cui noi dobbiamo tener
conto. I mali del fondamentalismo, i mali dell’estremismo possono operare a
qualunque livello e naturalmente anche quello dell’informatica e dei grandi
sistemi di controllo. Pensate ai sistemi di controllo del traffico aereo, fino
ai tanti apparati complessi che regolano la vita associata. E’ un problema così
vivo e che mobilita già da tempo tutti gli apparati di
sicurezza, che vigilano - secondo dopo secondo - su rischi del genere. Quindi,
dobbiamo avere presente questi rischi, ma sapere che
vi sono gli antidoti e che comunque tutto ciò, come in ogni settore
dell’attività umana, presuppone una grandissima attenzione, la quale di per sé
genera ulteriore tecnologia che ci rende quindi più sicuri.
D. – Invece, per quanto
riguarda la libertà nel cyberspazio…
R. – Abbiamo tutti letto Orwell, abbiamo tutti temuto l’avvento di un “grande
fratello”. Molto più semplicemente la maggior comunicazione non può mai
togliere libertà, può semmai alimentarla e può semmai determinare degli spazi
nuovi attraverso cui la libertà si esprime in modo inedito.
D. - Altro aspetto
sottolineato dal segretario generale dell’ONU è quello della fiducia da
incentivare in questo settore così importante per l’economia e non solo…
R. – Nella società
dell’informazione anche l’economia si sposta in Rete ed anche i pagamenti
vengono, ad esempio, effettuati in Rete. Avere fiducia nella Rete è l’auspicio
che si realizzi un sistema corretto, rispettoso della domanda e dell’offerta,
capace di proteggere i dati delle singole carte di credito,
ma capace di assicurare anche alle grandi e piccole imprese di poter
fare affari e business sulla Rete.
D. – Significativo che l’ONU
promuova tutto ciò che naviga su Internet. Le chiedo questo perchè sappiamo che
la conferenza dell’ONU sulla società dell’informazione ha lasciato molti con l’amaro
in bocca…
R. – Diciamo che l’ONU è al
centro di tante polemiche. Qualcuno ha anche detto che l’ONU ha poca
personalità, che forse è un organismo che non serve più. Credo che non ci sia
nulla di più sbagliato. L’ONU è un organismo di rappresentanza straordinario,
va difeso. Ma anche l’uscita dello stesso Kofi Annan in una giornata come questa indica quanto sia
importante che questo settore abbia un governo complessivo nel mondo. Il mondo
è sempre più piccolo, le nazioni sono sempre più a contatto, i popoli sono
destinati a dialogare sempre di più e l’iniziativa di Kofi
Annan è straordinaria ed ha un altissimo valore
simbolico proprio per questo.
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LE MODE EDITORIALI E
CINEMATOGRAFICHE COME “IL CODICE DA VINCI”, UN’OCCASIONE PER DISTINGUERE MEGLIO
LE VERITA’ STORICHE DEL CRISTIANESIMO DALLE FANTASIE E DALLE FALSIFICAZIONI
- Intervista con mons. Angelo Amato -
“Le
mode editoriali e cinematografiche” come quelle del Codice da Vinci,
“offrono l’occasione di un’opera capillare di informazione” che “aiuti la
gente” a conoscere meglio le verità storiche del cristianesimo. E’ quanto ha
detto il cardinale Camillo Ruini nella sua prolusione
all’Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana. Per il porporato certe “fantasie” e “falsificazioni” hanno
certamente “uno scopo commerciale ma costituiscono anche una radicale e del
tutto infondata contestazione del cuore stesso della nostra fede, a cominciare
dalla Croce del Signore”. “Già il Nuovo Testamento – ha sottolineato il
cardinale - conosce la tendenza ad andare dietro alle favole, piuttosto che
dare ascolto alla testimonianza della verità” ma “non è il caso di cedere al
pessimismo: alla fine – ha affermato il presidente della CEI - il fascino della
verità è più forte di quello dell’illusione, e di verità la nostra gente oggi
ha una grande sete”. Ma ascoltiamo in proposito il commento del segretario
della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo Angelo Amato,
intervistato da padre Vito Magno:
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D. – Mons. Amato, Il Codice da
Vinci, Il Vangelo secondo Giuda … pensa che questi altri attacchi a
fondamentali verità storiche del cristianesimo facciano parte di un calcolo, di
una strategia anticristiana?
R. – E’ un fatto che oggi si possa impunemente sparlare
del Papa, come si sta facendo in Germania, con un cartone animato. Si può anche
falsificare a piacimento la storia del cristianesimo, senza un minimo, non dico
di rispetto religioso, ma di elementare etica storica. Per cui tutto quello che
è contenuto nei libri da lei citati sembra veramente essere privo di fondamento
reale. Quindi, sembra una vera e propria diffamazione nei confronti della
Chiesa e intesa a screditare
D. – Per quali motivi?
R. – Io credo che
D. – Cosa dire del Codice da Vinci?
R. – Guardi, tutto il libro è una proterva distorsione
della verità. Per esempio, negare la divinità di Gesù e affermare che la
inventò il Concilio di Nicea del 325 d.C. significa proprio falsificare la
storia. Già subito dopo la morte e la risurrezione di Gesù, quindi intorno agli
anni 40 d.C.,
D. – La Chiesa oggi cosa fa per difendere le verità di
fede?
R. – Continua la sua opera di difesa della dottrina
mediante il Magistero del Papa e dei vescovi. E oggi, comunque, mediante
D. – C’è, quindi, da aspettarsi una confutazione ufficiale
del Codice da Vinci?
R. – Non credo, perché il libro a mio parere non merita
tanto, essendo sprovvisto proprio di cultura storica e biblica, ma le Chiese e
le comunità cristiane dovrebbero parlare più forte, cioè gridare la verità dai
tetti, come dice il Vangelo, per arginare la menzogna, che purtroppo usa tutte
le armi della persuasione mediatica per ottenere
questo consenso di massa.
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17 maggio 2006
L’EPISCOPATO
ITALIANO IN LINEA CON L’INVITO AL DIALOGO RIVOLTO
DAL
NEO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA GIORGIO NAPOLITANO
NEL
SUO PRIMO DISCORSO AL PARLAMENTO. NEL CORSO DELLA 56.MA
ASSEMBLEA
GENERALE
DELLA CEI VIVO APPREZZAMENTO PER LE PAROLE DEL CAPO DELLO STATO
ROMA. = I vescovi italiani
hanno apprezzato il primo discorso al Parlamento del neo presidente della
Repubblica italiana, Giorgio Napoletano. Lo ha detto il segretario generale
della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori,
che ha sottolineato anche il giudizio positivo espresso dall’episcopato per
l’invito al dialogo del Capo dello Stato e per il riconoscimento delle radici
cristiane dell’Italia e dell’Europa. Secondo il presule, “è condivisibile e
apprezzabile anche l’invito a superare le contraddizioni per il bene comune,
evitando le reciproche delegittimazioni”. Nel corso della 56.ma Assemblea generale, oggi in Vaticano al terzo
giorno dei lavori, mons. Luciano Monari,
vicepresidente della CEI, ha lodato i sacerdoti italiani per il loro impegno in
una società consumistica ed individualistica e per la loro missione portata
avanti in una realtà che vede in calo il numero dei preti. Nel suo intervento
sulla vita e il ministero del presbitero per una comunità missionaria in un
mondo che cambia, mons. Monari, ha detto che nonostante
la scarsità dei sacerdoti, la Chiesa italiana ha saputo affrontare bene in
questi anni il dibattito sul rinnovamento dell’iniziazione cristiana, la
preparazione dei fidanzati al matrimonio, l’impegno nella liturgia. “L’identità
missionaria del sacerdote – ha precisato il vescovo – si basa anzitutto sulla
sua relazione con Cristo. Egli deve permettere agli uomini di oggi di ascoltare
Gesù. Quello che manca è piuttosto una capacità di verifica delle
sperimentazioni e un coordinamento maggiore che renda le novità più facilmente
fruibili da molti”. Infine, il presule ha sottolineato anche la necessità di
una formazione permanente dei preti, per i quali occorrono continui
aggiornamenti. (T.C.)
DANNEGGIATE
NEL CIMITERO EBRAICO DI MILANO ALCUNE TOMBE. LA COMUNITÀ
EBRAICA: UN EPISODIO MOLTO GRAVE, OCCORRE
VIGILARE CONTRO L’ANTISEMITISMO
MILANO. = Una quarantina di tombe del cimitero ebraico di
Milano sono state danneggiate, probabilmente lunedì notte. Sul luogo e sulle
tombe non sono state trovate scritte, né le sepolture risultano profanate, ma
sono stati ribaltati alcuni cippi. La Digos, che sta
indagando sul caso, ha precisato che non si tratta di un’azione politica e che
molto probabilmente ci si trova dinanzi ad un atto di vandalismo. La comunità
ebraica milanese, in un comunicato, ha commentato l’accaduto come “episodio
molto grave, senza precedenti”. “Il virus dell’antisemitismo non è debellato,
resta in circolo”, ha detto mons. Vincenzo Paglia, presidente della commissione
CEI per l’ecumenismo e il dialogo tra le religioni, in un’intervista rilasciata
al Corriere della Sera – Concentrare in un gesto l’odio umano e il disprezzo
religioso, tocca le radici del male. Se è un atto antisemita è di una gravità
sconcertante, sono gesti che avvelenano il clima in modo irresponsabile e
pericoloso”. “Noi ebrei, l'Italia e Milano, le forze politiche, i giornali e
quanti hanno responsabilità nel mondo della formazione e dell’educazione – ha
detto il portavoce della comunità ebraica di Milano, Yasha
Reibman – abbiamo tutti il dovere
di non abbassare la guardia, di vigilare contro l’antisemitismo in ogni sua
forma. Ringraziamo quanti ci hanno chiamato in queste ore per esprimerci
solidarietà”. (T.C.)
SI CONTINUA A MORIRE, IN ANGOLA, PER L’EPIDEMIA DI COLERA.
SECONDO I DATI DELL’OMS, I CONTAGI HANNO ORMAI SUPERATO QUOTA 35 MILA.
OLTRE 1200 FINORA LE VITTIME
LUANDA.
= Continua a mietere vittime l’epidemia di colera in Angola dove - secondo gli
ultimi dati giunti alla MISNA dall’ufficio dell’Organizzazione mondiale della Sanità
(OMS) – il numero dei morti è salito a 1246. Ormai da settimane il vibrione,
così è chiamato il virus che provoca il colera, si sta diffondendo
costantemente e i contagi, che hanno ormai superato quota 35 mila, mantengono
una media quotidiana di 600 nuovi casi con circa 10 vittime al
giorno. L’epidemia, iniziata a Luanda, interessa ora 10 delle 18 province del Paese
ed ha raggiunto un tasso di mortalità del 4%. Secondo gli ultimi rapporti
dell’OMS, le zone maggiormente colpite restano la provincia di Luanda, con
17.579 contagi e 244 morti, mentre quella di Benguela,
che con 7.267 casi e 496 vittime risulta avere il tasso di mortalità più
elevato di tutta l’Angola. (V.C.)
IN
CINA, TREDICI PERSONE SONO RIMASTE INTRAPPOLATE SOTTO LE MACERIE
DI DUE
MINIERE A CAUSA DI ALCUNI INCIDENTI. SALVO L’ULTIMO DEI MINATORI
INTRAPPOLATO
DA LUNEDÌ NELLA MINIERA DI FERRO DELL’ANHUI
PECHINO. = È salvo l’ultimo dei cinque minatori rimasto
bloccato nella miniera di ferro nell’Anhui, in Cina,
in seguito al crollo avvenuto lunedì scorso. A confermarlo è il governo cinese
che durante la scorsa notte ha inviato, tra le macerie della fabbrica, un
gruppo di soccorritori i quali, una volta liberato il
minatore, lo hanno nutrito con soluzioni saline e latte. Altri incidenti, come
riferisce AsiaNews, secondo l’agenzia cinese Xinhua,
hanno intrappolato adesso, in altre due miniere ben 13 persone. Una esplosione è avvenuta ieri nella miniera di carbone Quiqing, nella provincia
meridionale di Guizhou: provocata da un accumulo di
gas, ha fatto crollare i ponteggi dove lavoravano nove persone, al momento
disperse. Non sono ancora chiari invece i tempi dell’altro crollo avvenuto
nella miniera d’oro del distretto di Pinggu, a
Pechino. Al momento dell’accaduto erano a lavoro quattro persone di cui non si hanno ancora notizie. (V.C)
PARTE
DA STASERA LA 59.MA EDIZIONE DEL FESTIVAL DI CANNES.
IERI
LA PROIEZIONE PER I GIORNALISTI DEL FILM “IL CODICE DA VINCI”,
CHE E’
STATO AMPIAMENTE CRITICATO
- A
cura di Luciano Barisone -
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CANNES. = Il Festival di Cannes si apre con un film, fuori
concorso, discusso e discutibile come “Il Codice da Vinci” di Ron Howard, una lunga caccia al
tesoro dal sapore enigmistico, efficace nei ritmi narrativi, ma troppo sommaria
per essere credibile. Nei prossimi giorni, il Festival di Cannes attraverserà
con le immagini dei suoi film i cinque continenti. Sono storie di varia
umanità, che raccontano i tormenti dell’essere, i suoi dubbi, le sue speranze,
le sue disillusioni, il cinismo
degli uni e la fede degli altri. Tra i film del presente, “Volver”
di Pedro Almodovar, storia
di donne, di passioni e di memoria, e “Fast Food Nation”
di Richard Linklater,
denuncia di un condizionamento alimentare e di un sistema di consumo che ha
invaso il pianeta. Fra le opere di ambientazione storica vedremo “Marie Antoinette” di Sofia
Coppola, racconto di una giovane regina alla Corte di Francia; tra i film
fantascientifici “Southland Tales”
di Richard Kelly, cronaca
del dopo bomba fra bisogni energetici e caos sociale. In mezzo i film italiani
“Il Caimano”, “Il regista di matrimoni” e “Anche libero va bene”.
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AL VIA
DA IERI “SCRUTA L’ARTE…NON METTERLA IN DISPARTE”, UN CONCORSO PER FAR RIVIVERE
I SITI RELIGIOSI E CULTURALI MINORI DEL LAZIO. UN’INIZIATIVA DELLA RADIO VATICANA
DOVE, QUESTA VOLTA, AD ESSERE PROTAGONISTI SARANNO I
CITTADINI
- A
cura di Federico Piana -
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ROMA. = I veri difensori dei beni artistici ed
architettonici “minori” del Lazio da oggi saranno i cittadini che, per la prima
volta in Italia, avranno a disposizione un concorso per poter vincere il
recupero e la riapertura di una chiesetta abbandonata, di un piccolo museo o di
una biblioteca. Promosso dalla Radio Vaticana insieme alla Regione Lazio e
all’Ente interregionale di programmazione culturale e turistica, “Scopri
l’Arte… non metterla in disparte” stanzia seimila euro che saranno destinati al
restauro del monumento o del sito più votato dai radioascoltatori e dai lettori
dei quotidiani “Metro” e “Tempo” che sostengono l’iniziativa. “Un utile
strumento per poter aiutare concretamente a non disperdere l’immenso patrimonio
artistico del Lazio”, secondo padre Federico Lombardi,
direttore generale della Radio Vaticana, “una forma semplice, modesta,
quotidiana ma reale di dialogo, che cerchiamo di sviluppare, credendo veramente
che gli ascoltatori, i lettori, possano aiutarci a scoprire delle cose nuove e
a realizzare degli obiettivi che valgono la pena”. Un appello rilanciato anche
da Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio:
“Non perdiamolo, non disperdiamolo, custodiamolo, perché insieme a tutti coloro i quali avranno deciso di dedicare qualche
minuto a questa iniziativa, avremo raggiunto un obiettivo: adottare un
monumento del Lazio”. Per votare si può telefonare al numero verde 800 208802 o
cliccare sul sito Internet www.105live.radiovaticana.org.
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17 maggio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In
Italia, il presidente del Consiglio incaricato, Romano Prodi, è salito a
mezzogiorno al Quirinale e ha sciolto la riserva con cui aveva accettato ieri sera l’incarico dalle mani del presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano. In mattinata, l’ultimo vertice
dell’Unione aveva risolto gli ultimi nodi sulla lista dei ministri. Alle 16,30 la cerimonia del giuramento. Domani alle 12 Prodi si
presenterà per la fiducia al Senato, lunedì prossimo alla Camera. Il servizio
di Giampiero Guadagni:
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Prodi ha dunque presentato al capo dello Stato Napolitano
la lista dei ministri, 25 in tutto. Ci saranno due vicepremier:
D’Alema e Rutelli, che saranno anche ministri, rispettivamente degli
Esteri e dei Beni Culturali. All’Interno andrà Amato, alla Difesa Parisi. Mastella avrà la
Giustizia. Ministro dell’Economia sarà Padoa Schioppa, quello dello Sviluppo economico Bersani. E ancora Gentiloni alle Telecomunicazioni, Di
Pietro alle Infrastutture, Bianchi ai Trasporti,
Fioroni all’Istruzione, Mussi alla Ricerca e Università, De Castro alle
Politiche agricole. Alla Solidarietà sociale Ferrero,
al Lavoro Damiano, alla salute Livia Turco. Tra gli otto ministri senza
portafoglio, Emma Bonino ottiene gli Affari europei, Rosi Bindi
la Famiglia. E’ una squadra per l’intera legislatura, ha assicurato Romano
Prodi, un governo equilibrato e solido. Alla sua seconda esperienza da premier,
dopo quella iniziata nel ’96 e conclusasi due anni dopo, Prodi ha ricordato che anche dieci
anni fa il giuramento avvenne il 17 maggio. Non tutti escono soddisfatti dalla
lunga ed estenuante trattativa, ad esempio la Rosa nel Pugno. Per il
centrodestra la maggioranza è divisa e non durerà. Intanto nell’ambito delle
consultazioni di ieri del Capo dello Stato, si è registrato il disgelo tra Berlusconi e Napolitano. Il quale ha
sottolineato come l’azione del governo di centrodestra abbia permesso la
stabilità dell’intera legislatura. Parole apprezzate da Berlusconi,
che le definisce la prima conferma della volontà di Napolitano di essere davvero
il presidente di tutti. Infine, da segnalare la ripresa di un serrato dibattito
politico sulle unioni di fatto, dopo che, in una trasmissione televisiva di
ieri sera, il presidente della Camera Bertinotti ha
detto che la posizione di Papa Benedetto XVI sul tema è sbagliata perché
restauratrice. L’intervento di Bertinotti ha
provocato la dura reazione della Casa delle libertà, qualche dissenso anche
all’interno dell’Unione.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Spostiamoci
in Iran. Il capo di stato della Repubblica islamica, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito
che l’Iran non intende accettare la proposta di incentivi di Francia, Germania
e Gran Bretagna. Non rinunceremo - ha precisato il presidente iraniano - ai
programmi di arricchimento dell’uranio. Riferendosi poi al pacchetto di
incentivi che comprende, secondo fonti diplomatiche,
l’offerta della costruzione di una centrale nucleare ad acqua leggera e
l’accesso dell’Iran all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), il
presidente iraniano è stato irremovibile: “è come offrire ad un bambino
cioccolata in cambio di oro”, ha detto Ahmadinejad. Intanto, è stata rimandato
a data da destinarsi il vertice sulla questione nucleare iraniana, inizialmente
previsto per venerdì prossimo a Londra, tra Unione Europea, Stati Uniti, Cina e
Russia.
In
Iraq, centinaia di sciiti sono scesi nelle strade di Bassora per chiedere la
fine delle violenze. Proprio per garantire l’ordine e ristabilire la sicurezza,
sono state avviate trattative con le varie fazioni religiose e politiche. In
un’intervista rilasciata ad un’agenzia tedesca il leader religioso sciita, Moqtada al Sadr, ha dichiarato
intanto che l’esercito del Mahdi non è più una
milizia. Ma la situazione del Paese arabo rimane estremamente difficile: il bilancio
dei morti in seguito alla serie di attacchi condotti ieri dalla guerriglia è
salito ad almeno 50 morti. Fonti del ministero dell’Interno hanno poi reso noto
che ieri sera è stato sequestrato, a Baghdad, un diplomatico degli Emirati
Arabi.
Resta alta la tensione anche in Medio Oriente, dove un
ennesimo scontro a fuoco avvenuto in Cisgiordania tra soldati israeliani ed
estremisti palestinesi è costato la vita a due militanti della Jihad. Intanto, in Israele il neo ministro della Difesa, il
leader laburista Amir Peretz,
ha annunciato la riapertura del valico di Karni tra
lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. “La nostra è una guerra contro il
terrorismo, non contro i residenti della Striscia”, ha spiegato il ministro.
Nei Territori palestinesi è stata annunciata, inoltre, la nascita di una nuova
formazione di sicurezza istituita da Hamas, senza
l’approvazione del presidente Abu Mazen,
per garantire alla popolazione una più adeguata cornice di sicurezza. Ma la
situazione resta difficilissima. Sulle condizioni di vita nei
Territori palestinesi, ascoltiamo padre Manuel Musallam,
parroco di Gaza, raggiunto telefonicamente da Giovanni Augello:
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R. – WE ARE SUFFERING …
La popolazione palestinese di Gaza sta soffrendo: non ha
più cibo, non ha elettricità, scarseggia anche il carburante. Abbiamo davvero
toccato il fondo. Le condizioni di vita delle famiglie palestinesi sono gravi.
Gran parte della popolazione vive soltanto con pane e acqua. A complicare le
cose, ci sono poi i continui bombardamenti, anche di notte. Una settimana fa,
nella mia scuola, ho incontrato una bambina di sette anni. Piangeva, perchè non
era riuscita a scrivere sulla lavagna ciò che le aveva chiesto la maestra. Le
disse che non ci riusciva perché non ne aveva la forza: la notte precedente non
aveva dormito per paura dei bombardamenti. Molto spesso le esplosioni avvengono
in prossimità delle abitazioni e a volte le distruggono, uccidendo chi le
abita.
D. – Come è cambiata la vita a Gaza dopo la vittoria
elettorale di Hamas?
R. – LIFE HAS CHANGED …
La vita a Gaza è cambiata repentinamente. I rapporti con
la comunità internazionale si sono deteriorati subito dopo la vittoria di Hamas. Ma questa formazione radicale è stata eletta dalla
maggior parte dei palestinesi, non perché sia un gruppo armato. La gente ha
eletto Hamas sperando in una riorganizzazione della
vita sociale a Gaza. La decisione della comunità internazionale di chiudere i
rapporti con l’autorità palestinese ed impedire l’arrivo degli aiuti è una
punizione eccessiva per la popolazione palestinese. Noi chiediamo soltanto che
sia rispettato il diritto al cibo.
D. – Con che spirito i
palestinesi guardano al futuro, in questo periodo colmo di tensioni politiche
in Medio Oriente?
R. – WE ARE …
Abbiamo paura. Temiamo una guerra civile e prevediamo
nuove violenze. I bombardamenti, gli estremismi, stanno aggravando la già
difficile situazione. Oggi non riusciamo a vedere una pace possibile in tempi
brevi. Non vediamo persone capaci di proteggere e difendere la popolazione
palestinese e di promuovere la pace. Intorno a noi vediamo soltanto gente che
uccide e che opprime i più deboli.
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Il
più grande archivio al mondo sull’Olocausto, con dossier su oltre 17 milioni di
vittime sul nazismo in tutta Europa, sarà accessibile a storici e ricercatori.
Lo hanno deciso, ieri, gli undici Paesi, tra i quali Francia, Gran Bretagna, Germania e
Italia, incaricati di curare gli archivi conservati da quasi 50 anni nella
cittadina tedesca di Bad Arolsen, in Germania. In base ai trattati internazionali in
vigore era consentito, finora, l’accesso all’archivio soltanto alla Croce
Rossa. L’accordo stabilisce che ognuno degli Stati firmatari avrà il diritto di
copiare i documenti custoditi nell'archivio e di accreditare alla consultazione
propri ricercatori e parenti delle vittime.
Per la prima volta, un video mostra gli
ultimi istanti del Boeing che si schiantò l’11 settembre
del 2001 contro il Pentagono. Il filmato, reso pubblico
ieri dal Pentagono, mostra l’ultima drammatica sequenza del
volo 77 dell’American Airlines: si vede prima
l’aereo diretto verso il ministero della Difesa americano, quindi una fiammata, poi una gigantesca massa di fuoco e fumo. Sempre ieri, il
Pentagono ha pubblicato la lista, ritenuta completa, con i nomi di tutte le 759
persone che sono transitate o si trovano ancora nel centro di detenzione americano
di Guantanamo, sull’isola di Cuba.
Negli
Stati Uniti, intanto, ha ricevuto larga eco la notizia dell’invio di oltre 6
mila soldati americani schierati alla frontiera con il Messico per arginare il
flusso di immigrati clandestini. Molti analisti concordano sul fatto che il
problema migratorio viene sollevato in questo momento
per scopi di mero gradimento politico. Stefano Leszczynski ha intervistato
Stefano Femminis, direttore della
rivista Popoli, esperto di America Latina.
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R. – Il motivo principale è essenzialmente interno alla
politica statunitense. Bush sta conoscendo il suo
livello minimo di popolarità. Per questo motivo, il fenomeno è diventato di
estrema attualità e sono anche stati presentati più progetti di legge per
arginare questo fenomeno che, in realtà, è di antica data.
D. – Se gli Stati Uniti si trovano in difficoltà in questo
momento, per quanto riguarda l’immigrazione, di sicuro non è migliore la
situazione del Messico…
R. – Il Messico è un Paese che certamente non conosce i
livelli di povertà di altri Stati latino-americani. Pensiamo al Nicaragua, alla
Bolivia e ad Haiti, che sono Paesi molto più poveri
del Messico. Eppure, c’è un grosso problema, per esempio, di squilibri interni
nella distribuzione della ricchezza. C’è una quantità sterminata di poveri che
non trovano altra via, altra speranza che quella dell’emigrazione. Oggi
l’economia del Messico si sostiene, in gran parte, grazie alle rimesse degli emigranti. La stima sul dato
dell’anno scorso parla di 20 miliardi di dollari.
D. – E’ possibile che questa ipotesi di schierare
l’esercito al confine sia dovuta al fatto di voler
evitare, in vista di una regolarizzazione, un’ulteriore ondata di immigrati?
R. – E’ possibile. E’ possibile anche che gli aumenti
degli ultimi mesi di ingressi e di pressione alla frontiera siano
dovuti ad alcune voci che annunciavano questo irrigidimento delle
politiche migratorie. Penso si tratti, comunque, di una misura anacronistica:
se non vengono risolti i problemi all’origine,
problemi di tipo economico e di distribuzione delle ricchezze, probabilmente anche
l’esercito potrà fare ben poco.
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Incoraggiamenti
per la Romania da parte del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e dal commissario all’allargamento, Olli Rehn, che hanno incontrato
stamani a Bucarest il premier, Calin Popescu Tariceanu. L’incontro
avviene all’indomani della conferma, da parte della Commissione europea, della
data del primo gennaio del 2007 per l’adesione di Romania e Bulgaria
all’Unione. Ma è stata anche posta una condizione: “entro
ottobre”, i due Paesi dovranno far registrare sostanziali progressi nelle
riforme previste dal Trattato di Copenaghen.
Almeno
il 40 per cento dei 5 milioni di aventi diritto non ha
partecipato alle elezioni tenutesi ieri nella Repubblica Dominicana per
eleggere 32 senatori, 178 deputati e 151 sindaci. E’ quanto rilevano fonti
giornalistiche precisando che le operazioni di voto si sono svolte senza
incidenti di rilievo. In base ai primi risultati, il Partito di liberazione nazionale,
attualmente al potere, ha un lieve vantaggio sui partiti dell’opposizione che
compongono la Grande alleanza nazionale.
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