RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 136  - Testo della trasmissione di martedì 16 maggio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le parole del Papa, ieri, alla plenaria del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti al centro dei lavori della plenaria stessa: intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Politica italiana e temi pastorali e culturali: nella prolusione del cardinale Ruini all’Assemblea generale della CEI. Un augurio per il nuovo capo dello Stato italiano, Napolitano

 

Dopo oltre 25 anni, Stati Uniti e Libia annunciano la riapertura delle relazioni diplomatiche: ai nostri microfoni Luciano Ardesi

 

A un anno dall’entrata in vigore delle nuove norme sulla procedura d’asilo in Italia, “Medici senza frontiere” denuncia difficoltà e violazioni: ce ne parlano Andrea Accardi e Laura Boldrini

 

“Un inganno magistrale”: un documentario, presentato oggi a Roma, smonta le mistificazioni presenti nel Codice da Vinci, a pochi giorni dall’uscita del film ispirato al romanzo di Dan Brown: con noi, padre Gerald O’Collins

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nasce in Svizzera il Consiglio delle religioni

 

Inizia a Roma il più grande pellegrinaggio di cattolici russi. In 150 saranno presenti domani all’udienza generale. Nel pomeriggio di oggi presentazione del libro “Il santo medico di Mosca”

 

Da oggi al 2 giugno riunito a Ginevra il Comitato delle Nazioni Unite incaricato di vigilare sul rispetto della convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia

 

Garantire ai bambini dei Paesi in via di sviluppo l’accesso ai servizi sanitari e il diritto alla loro vita: questo l’obiettivo dell’Aifo

 

Piogge irregolari e raccolti scarsi in Africa minacciano la sopravvivenza di molte persone

 

Il Consiglio d’Europa denuncia: in Italia troppi discorsi politici sono razzisti e xenofobi, si contrasti di più la discriminazione razziale

 

24 ORE NEL MONDO:

Russia e Cina contrarie all’uso della forza contro l’Iran, che ha respinto la proposta europea sul programma nucleare

 

Stati Uniti pronti ad inviare 6 mila soldati al confine con il Messico per contrastare l’immigrazione clandestina

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 maggio 2006

 

 

LE PAROLE DEL PAPA, IERI, AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI

SONO AL CENTRO DEI LAVORI DELLA PLENARIA STESSA

IN CORSO A PALAZZO SAN CALISTO

- Intervista col cardinale Renato Raffaele Martino -

 

          E’ in corso a Palazzo San Calisto, in Vaticano, l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. I partecipanti ieri sono stati ricevuti in udienza dal Papa. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha sottolineato soprattutto il tema del dialogo interreligioso e della reciprocità. Giovanni Peduto ha chiesto una riflessione, a partire da questi due punti, al cardinale Renato Raffaele Martino, neo-presidente del dicastero:

 

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R. – Solo il dialogo tra differenti civiltà e la ricerca di una reciproca comprensione possono creare le condizioni di un futuro migliore per tutti. Bisogna continuare a costruire ponti di amicizia tra i seguaci delle diverse religioni. In particolare, cristiani e musulmani, come il Papa disse chiaramente a Colonia durante la Giornata Mondiale della Gioventù, devono far fronte insieme alle molte sfide del nostro tempo. Il dialogo interreligioso e interculturale tra di loro non può ridursi ad un optional ma è una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro. Benedetto XVI sa bene che migranti e itineranti possono essere ponti viventi di amicizia, ma divenire anche strumenti di odio e di conflitti, come la storia spesso ci ha insegnato. Bisogna trarre lezione dal passato per non ripetere gli stessi errori e dunque cercare le vie della riconciliazione, imparando a vivere nel rispetto dell'identità ciascuno dell'altro.

 

D. – Un auspicio, eminenza, per i lavori di questa sua prima Plenaria come presidente del dicastero …

 

R. – lo spero che il nostro lavoro in questi giorni possa offrire un contributo al profondo desiderio espresso da Benedetto XVI durante la Giornata Mondiale di Colonia: “Se insieme riusciremo ad eliminare dai cuori ogni traccia di rancore, a resistere ad ogni forma di intolleranza e ad opporci ad ogni manifestazione di violenza, allora saremo in grado di far tornare indietro l’ondata di crudele fanatismo che minaccia la vita di tanta gente e impedisce di progredire verso un mondo di pace”.

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RINUNCE E NOMINE

 

         Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Washington, presentata per raggiunti limiti di età dal cardinale Theodore E. McCarrick. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Donald W. Wuerl, finora vescovo di Pittsburgh. Mons. Wuerl, 65 anni, ha compiuto la sua formazione al sacerdozio ed i suoi studi presso il Pontificio Collegio Nord-Americano, frequentando la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Università di San Tommaso, dove ha conseguito il Dottorato in Teologia. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto, tra gli altri, i seguenti incarichi: segretario dell’allora vescovo John Wright - che seguì a Roma anche dopo la sua nomina a cardinale – e rettore del Saint Paul Seminary a Pittsburgh. Di recente, mons. Wuerl è stato delegato all’XI Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Parla l’inglese, l’italiano, il francese e lo spagnolo.

 

         Sempre negli USA, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Joliet in Illinois, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Joseph L. Imesch. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato mons. James Peter Sartain, finora vescovo di Little Rock. Mons Sartain ha 54 anni. Ha studiato filosofia nel Seminario di “Saint Meinrad” quindi, a Roma, ha frequentato la Pontificia Università Angelicum, conseguendo il baccalaureato in Teologia. Si è poi specializzato in Teologia sacramentaria presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo. E’ stato, tra l’altro, parroco, segretario per i Sacerdoti e Diaconi, cancelliere vescovile, amministratore diocesano di Memphis. Nominato vescovo nel gennaio 2000, ricopre numerosi incarichi in seno alla Conferenza episcopale del suo Paese.

 

         In Uruguay, il Pontefice ha accettato la rinunzia al governo pastorale della diocesi di Salto presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Daniel Gil Zorrilla, religioso gesuita. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Pablo Jaime Galimberti di Vietri, finora vescovo di San José de Mayo. Mons. Galimberti di Vietri, 65 anni, ha studiato in patria e quindi per 4 anni alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, conseguendo la licenza in Teologia dogmatica. Ha svolto il ministero di parroco, di docente di Teologia dogmatica nonché di Fenomenologia della religione presso l’Università Cattolica dell’Uruguay. Attualmente, è presidente della Conferenza episcopale uruguaiana (CEU), ma per due quinquenni è stato membro della Congregazione per il Clero e, per un quinquennio, anche consultore del Pontificio Consiglio per i Dialogo con i non credenti.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq: allarme malnutrizione per i bimbi sotto i cinque anni.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle ordinazioni sacerdotali.

 

Servizio estero – L’intervento della Santa Sede alla plenaria della sessantesima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “La promozione dei valori religiosi quale parte essenziale della soluzione al problema del terrorismo”.

USA-Libia: Washington decide di ristabilire piene relazioni diplomatiche con Tripoli. Il segretario di Stato USA, Condoleeza Rice, elogia il ruolo della Libia nella lotta al terrorismo.

 

Servizio culturale - In evidenza un articolo di Fabrizio Contessa dal titolo “Nei luoghi della memoria anche le pietre raccontano il metodo usato da Gesù”: riedito il volume “Sulle tracce di Cristo”. Nelle sue pagine il ricordo del pellegrinaggio di don Giussani in Terra Santa.  

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Roberto Nardin dal titolo “Un’opera che rivela la levatura spirituale e culturale di Innocenzo III”: la prima traduzione italiana dei “Sermones” di un grande Papa del Medioevo.

 

Servizio italiano - In merito a quanto sta accadendo nel mondo del calcio, una riflessione di Gaetano Vallini dal titolo “Dallo scandalo un'occasione unica per voltare pagina”.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 maggio 2006

 

 

 PUNTI CALDI DELLA POLITICA ITALIANA E TEMI PASTORALI E CULTURALI

SONO STATI AL CENTRO DELLA PROLUSIONE DEL CARDINALE RUINI

PER L’APERTURA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI.

UN AUGURIO PER IL NUOVO CAPO DELLO STATO ITALIANO, NAPOLITANO

 

Il cardinale Camillo Ruini chiede alle forze politiche una dialettica costruttiva e rispettosa. All’apertura dell’Assemblea generale della Cei, il presidente dei vescovi italiani ha affrontato i temi più caldi della politica interna, ribadendo il no ai pacs, all’aborto e all’eutanasia. Sui temi più pastorali, ha invitato i sacerdoti a resistere all’imborghesimento e a non rinchiudersi, di fronte alle difficoltà, in un pessimismo unilaterale. Inoltre, per il cardinale Ruini le mode editoriali come il Codice da Vinci mostrano la necessità di aiutare “la gente a distinguere i dati certi delle origini dalle fantasie”. Il servizio di Alessandro Guarasci:

 

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E’ una sorta di richiamo all’unità nazionale, quello del cardinale Camillo Ruini. Il presidente della CEI afferma che il nuovo governo ha davanti a sé compiti impegnativi: in uno dei rami del Parlamento può contare su una maggioranza assai ristretta. Dunque, per il superiore interesse del Paese, i partiti non si arrestino alle contrapposizioni e diano vita ad una dialettica costruttiva e davvero reciprocamente rispettosa. In questo spirito si deve svolgere anche il referendum sulla riforma della seconda parte della Costituzione. Il cardinale Ruini ha poi augurato al capo dello Stato, Napolitano, di essere punto di riferimento e fattore di unità.

 

Ma il presidente della CEI va nello specifico e ribadisce il suo ‘no’ all’aborto, definito “delitto abominevole”, alle diverse forme di eutanasia; all’utilizzo di embrioni congelati e a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia, che oscurano il suo ruolo e contribuiscono a destabilizzarla. E a chi accusa la Chiesa di intromissione nell’autonomia dello Stato, il cardinale Ruini afferma che, come ha detto il Papa, “questi sono principi non negoziabili”.

 

Sul fronte internazionale, il porporato è preoccupato della situazione in Iraq e Afghanistan, soprattutto dopo la morte di quattro soldati a Nassiriya e di due alpini a Kabul. In merito all’Iran, ha invitato tutti i Paesi che stanno sviluppando l’atomica a seguire la strada del disarmo.

 

Un ricordo poi per don Andrea Santoro, ucciso in Turchia il 5 febbraio: la sua vicenda dimostra come in molte parti del mondo non di rado i cristiani paghino con la vita il prezzo della loro fede. Il presidente della CEI infine riconosce i problemi che rendono difficile il cammino di tanti sacerdoti, ma invita ad inquadrare sia gli aspetti difficili sia quelli confortanti “dentro il dinamismo cristologico che caratterizza la nuova alleanza”. Dunque un invito a pregare di più e a non farsi prendere dal pessimismo, o a farsi incantare dalle comodità. Condanna poi della risoluzione dell’Unione Europea, che ha invitato a mettere sullo stesso piano i diritti delle coppie omosessuali con quelli delle famiglie legittime. Per il cardinale Ruini, in questo atteggiamento è possibile ravvisare “l’onda lunga dei processi di secolarizzazione”.

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DOPO OLTRE 25 ANNI, STATI UNITI E LIBIA ANNUNCIANO LA RIAPERTURA

DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE

- Intervista con Luciano Ardesi -

 

Dopo la sosta in Europa, parte oggi la visita del presidente venezuelano Hugo Chávez nella regione del Maghreb, in Algeria e Libia. In primo piano gli accordi bilaterali, in particolare su trasporti marittimi, scambi diplomatici e questioni economiche tra Paesi produttori di petrolio. Ce ne parla Luciano Ardesi, segretario della Lega per i diritti dei popoli ed esperto di Maghreb, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – La piattaforma comune del viaggio è proprio il petrolio. Sia Libia, sia Algeria hanno puntato molto su questo periodo particolare della congiuntura economica internazionale per rafforzare anche le proprie posizioni politiche. Direi che, a differenza dal tentativo di 20-30 anni fa, di questi due Paesi africani di creare un’alleanza con i Paesi produttori di petrolio e anche per rovesciare in qualche modo l’ordine economico internazionale, ora c’è un interesse molto più preciso e concreto e non più ideologico. Il prezzo del petrolio può rimanere a livelli molto elevati ancora a lungo, ma è necessario che ci sia un’intesa tra i produttori di petrolio e sono necessari numerosi investimenti.

 

D. – Non a caso, Venezuela e Algeria sono membri dell’OPEC …

 

R. – Certo. E sicuramente, negli incontri tra Chávez e le autorità di Algeria e Libia, si discuterà pure delle strategie all’interno di questa organizzazione internazionale. Non dimentichiamo, poi, che sia Chávez sia Bouteflika hanno bisogno di rafforzare il loro ruolo all’interno della comunità internazionale. Il petrolio ha dato loro in questo momento uno straordinario peso economico: si tratta adesso di cercare di pesare di più anche politicamente.

 

D. – Chávez, personaggio chiaramente in contrasto con Bush, va da Gheddafi, proprio quando Stati Uniti e Libia stanno riallacciando le relazioni diplomatiche. Che significa?

 

R. – La coincidenza è veramente curiosa. Diciamo che gli Stati Uniti si stavano già muovendo da un paio d’anni nei confronti della Libia, su basi nuove. Gheddafi ha esplicitamente rinunciato alle armi di distruzione di massa e ad appoggiare il terrorismo; Bush aveva già riconosciuto questo cambiamento di rotta del leader libico. Credo che la casa Bianca abbia tutto l’interesse di trovare un alleato nella Libia. Ricordiamo che, malgrado le ‘gesticolazioni’ del leader libico, Gheddafi è sempre stato in contrasto con i movimenti fondamentalisti: è vero che ha lui stesso fomentato il terrorismo, ma un terrorismo di natura completamente diversa di quello di Al Qaeda, al di là – naturalmente – degli effetti devastanti. E quindi credo che Bush punti al momento ad avere un appoggio in Libia. Anche perché, con altri Paesi del nord Africa come l’Algeria, gli Stati Uniti stanno negoziando degli accordi di cooperazione militare per tenere sotto controllo quella vasta area del Sahara dove si muovono gruppi di terroristi sia di natura politica, sia molto spesso semplicemente di banditismo, che ha diverse sfaccettature: non ultima quella di alimentare le migrazioni internazionali attraverso il Sahara e l’Africa in genere.

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A un anno dall’entrata in vigore delle nuove norme sulla procedura d’asilo in Italia, “Medici senza frontiere” denuncia difficolta’ e violazioni

- Con noi Andrea Accardi e Laura Boldrini -

 

L’Italia continua ad avere un sistema di protezione dei rifugiati al di sotto degli standard internazionali. La denuncia viene dall’organizzazione internazionale “Medici Senza Frontiere”, che ha pubblicato un rapporto sulle barriere e gli ostacoli che i potenziali rifugiati incontrano una volta sbarcati sul territorio italiano. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

 

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A un anno dall’entrata in vigore delle nuove norme sulla procedura d’asilo in Italia, “Medici senza frontiere” presenta un bilancio impietoso del trattamento che viene riservato a chi presenta domanda d’asilo in Italia e a chi, fuggendo da situazioni di guerra o persecuzione, non riesce invece neppure ad avviare la procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato. Sul perché di questo Rapporto, la riflessione di Andrea Accardi, capomissione dei progetti italiani di “Medici senza frontiere”:

 

“Ci siamo visti un po’ obbligati, in qualche maniera, a fare un Rapporto che non è magari specificatamente nella missione di MSF, proprio perché siamo stati testimoni di queste violazioni. In sostanza, ci sono barriere a volte insormontabili di accesso alla procedura, di garanzia dei diritti, di garanzia dell’accoglienza per poi verificare che la persona, in realtà, viene utilizzata – per quanto riguarda i lavoratori stagionali – a 20 euro al giorno per raccogliere le patate”.

 

Il risultato principale, secondo MSF, è che il numero di chi riesce a chiedere asilo in Italia è crollato da 16.817 persone nel 2002 a poco meno di 8mila nell’ultimo anno. Di questi, soltanto il 5% riesce in media a vedersi riconosciuto lo status di rifugiato; più del 50% riceve invece un diniego, contro il quale è difficilissimo opporre ricorso. Anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ritiene il sistema italiano per la concessione dell’asilo poco efficace, ma – fa notare Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato in Italia – passi avanti negli ultimi tempi ce ne sono stati parecchi, anche se il Rapporto di “Medici senza frontiere” non li mette abbastanza in evidenza:

 

“Sì, è vero che la situazione dell’asilo continua ad essere estremamente precaria perché manca una legge organica sull’asilo, quindi un sistema consolidato in grado di dare delle risposte concrete a questo fenomeno. E’ anche vero che negli  ultimi anni qualche  miglioramento c’è stato:  per esempio, tra i dati positivi, posso ricordare il fatto che ci sia stato un decentramento per poter fare domanda d’asilo; l’istituzione di sette commissioni territoriali, sparse nei vari luoghi dove arrivano i richiedenti asilo; il fatto che in ogni commissione ci sia un membro dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati; il fatto che la qualità dell’audizione è migliorata, è molto più meticolosa, anche più lunga”.

 

Dal Rapporto di MSF emerge inoltre che i richiedenti asilo arrivano soprattutto dai Paesi dell’Africa Subsahariana, come Eritrea, Liberia, Somalia, Etiopia, Costa d’Avorio, Sudan e Togo; mentre al di fuori di quest’area le nazionalità più numerose sarebbero quelle pakistana, irachena e iraniana.

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“UN INGANNO MAGISTRALE”: UN DOCUMENTARIO, PRESENTATO OGGI A ROMA,

SMONTA LE MISTIFICAZIONI PRESENTI NEL CODICE DA VINCI, A POCHI GIORNI DALL’USCITA DEL FILM ISPIRATO AL ROMANZO DI DAN BROWN

- Con noi, padre Gerald O’Collins -

 

“Il Codice da Vinci: un inganno magistrale”: è il titolo di un documentario realizzato da Mario Biasetti per l’agenzia Rome Reports News, che racconta come il romanzo di Dan Brown sia costruito su un castello di mistificazioni. La presentazione del video si è svolta stamani alla Sala Stampa Estera di Roma. All’evento, che precede di tre giorni l’uscita del film che al romanzo si ispira, hanno partecipato tra gli altri la storica dell’arte, Elizabeth Lev e il teologo gesuita della Gregoriana, Gerald O’Collins. Proprio a padre O’Collins, Alessandro Gisotti ha chiesto di indicare le principali falsificazioni presenti nel “Codice da Vinci”:

 

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R. – Brown racconta che sotto la pressione di Costantino, la divinità di Cristo fu proclamata per la prima volta nel 325. Ma questo è semplicemente falso. Nel Nuovo Testamento, il Vangelo di Giovanni dice: “Mio Signore, mio Dio”, e le Lettere di Paolo affermano ripetutamente la fede in Cristo in quanto “Signore divino”! La divinità di Cristo non è una dottrina inventata nel IV secolo, ma risale all’inizio del cristianesimo! E poi, c’è la bugia di Brown che riguarda i Vangeli: secondo lui, al tempo di Costantino c’erano in giro ottanta Vangeli; Costantino ne scelse ed impose quattro. Evidentemente, Brown non sa che già nel II secolo i nostri quattro Vangeli erano già ufficialmente riconosciuti da Sant’Ireneo e da altri Padri della Chiesa: duecento anni prima di Costantino!

 

D. – Uno degli elementi fondamentali su cui viene costruito il romanzo è questa relazione che Dan Brown ascrive a Cristo, con Maria Maddalena. Ma in realtà, sono tesi tutt’altro che nuove …

 

R. – Il risultato è intaccare Gesù, ridurre Gesù a livello umano, uomo sposato, capo di un nuovo movimento religioso, però un Gesù che non sa soddisfare la nostra fame spirituale. Il libro di Brown è uno dei tanti libri che hanno provato a intaccare la figura di Gesù. Brown e gli altri trovano Gesù una figura scomoda e dietro a questo libro credo ci sia un tentativo di ridurre Gesù ad un livello semplicemente umano.

 

D. – Ecco. Come spiega, però, il successo di questo romanzo, e soprattutto il fatto che molti lettori ritengano degne di fondamento le tesi presenti nel “Codice da Vinci”?

 

R. – Molta gente rivela la stessa ignoranza, abissale, in materia di storia delle Sacre Scritture; è colpa nostra. Noi docenti non siamo riusciti ad insegnare abbastanza la vera storia della Chiesa o la genesi dei nostri Vangeli canonici. Brown evidenzia la credulità e l’ignoranza di milioni di persone. E’ un giallo, con un po’ di sesso, un po’ di religione, cospirazione … questo è un cocktail che funziona abbastanza bene.

 

D. – Il romanzo di Dan Brown ha messo in luce in modo eclatante, come lei sottolinea, l’ignoranza di tanti credenti sui fondamenti della fede. Come rispondere, dunque, a questa sfida urgente per la Chiesa? Può, in questo senso, nascere anche del bene da un male come un romanzo pieno di mistificazioni?

 

R. – Sì! Un risultato positivo di questo libro, anche del film, potrebbe diventare la creazione di molti gruppi di studio, di interesse. L’anno scorso, sono stato negli Stati Uniti per parlare del “Codice da Vinci”; una volta davanti a 400 persone, un’altra volta erano più di 400. Lui ha creato un pubblico; lui ha provocato l’interesse, ed ora c’è la responsabilità dei cattolici preparati, di docenti religiosi - la nostra responsabilità - di rispondere alla fame spirituale della gente. Abbiamo adesso, per il momento, un pubblico enorme …

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CHIESA E SOCIETA’

16 maggio 2006

 

NASCE IN SVIZZERA IL CONSIGLIO DELLE RELIGIONI. TRA I SUOI OBIETTIVI

PROMUOVERE IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E DIFFONDERE I VALORI DELLA PACE

LADDOVE CONVIVONO CULTURE E TRADIZIONI DIVERSE

 

BERNA. = Cristiani, ebrei e musulmani hanno dato vita ieri a Berna, in Svizzera, ad un Consiglio delle religioni (Swiss Council of Religions, SCR) per promuovere una migliore coesione sociale ed una coabitazione pacifica tra fedeli di confessioni diverse. L’organismo vuole essere, in particolare, scrive l’agenzia MISNA, un luogo di dialogo tra capi di diverse comunità religiose. Promosso da Thomas Wipf, presidente del Consiglio della federazione delle chiese protestanti di Svizzera, il Consiglio delle religioni si propone di affermare i valori della pace, della fiducia e del dialogo laddove convivono “genti di cultura e di tradizioni estremamente diverse” che hanno “sistemi di valori molto diversi”. Secondo Alfred Donath, presidente della Federazione svizzera delle comunità ebraiche, la nuova associazione permetterà alle persone “di qualunque convinzione religiosa” di “vivere la propria diversità nei limiti del rispetto dell’altro”. Hishmar Maizar, presidente della Federazione delle organizzazioni islamiche in Svizzera, ha sottolineato “il dovere e la responsabilità” dei musulmani di “partecipare alla costruzione della pace interreligiosa sulla base del dialogo e del rispetto dei valori umani attraverso la stima reciproca e lo scambio di idee”. (T.C.)

 

 

INIZIA A ROMA IL PIÙ GRANDE PELLEGRINAGGIO DI CATTOLICI RUSSI.

IN 150 SARANNO PRESENTI DOMANI ALL’UDIENZA GENERALE,

MENTRE NEL POMERIGGIO DI OGGI, PRESENTAZIONE DEL LIBRO

“IL SANTO MEDICO DI MOSCA”,

CHE RACCONTA LE GESTA DI FRIEDRICH JOSEPH HAAS

 

ROMA. = Per la prima volta a Roma: per sostare sulla tomba di San Pietro, per incontrare il nuovo Papa e pregare per il suo predecessore, per portare nel cuore del cattolicesimo la testimonianza di una persona che 150 anni fa rese il Vangelo una pagina di vita vissuta tra i più derelitti di Mosca. Con questi e altri motivi,  inizia oggi il più grande pellegrinaggio della storia di cattolici russi a Roma. Circa 150 i fedeli, accompagnati dall’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, si fermeranno alcuni giorni nella capitale, all’interno di un pellegrinaggio che chiude l’anno dedicato alla commemorazione di Giovanni Paolo II. Il contatto con Benedetto XVI avverrà domani mattina, all’udienza generale. Alcuni fedeli, ricorda l’agenzia AsiaNews, hanno portato dei doni per il Pontefice, tra i quali un’antica icona russa del XVIII secolo e un paramento liturgico decorato a mano. E sempre domani, parteciperanno a una Messa nella cripta della Basilica di San Pietro. Con i 150 pellegrini vi sono idealmente molti dei cattolici che non hanno potuto prendere parte al pellegrinaggio. La loro presenza sarà testimoniata al Papa da un nastro con i colori della bandiera russa (bianco, blu e rosso) e le firme di molti fedeli dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca. Un’altra iniziativa ha visto invece la raccolta di varie testimonianze da tutto il Paese a favore della beatificazione di Giovanni Paolo II. L’idea è stata di mons. Angelo Comastri, presidente della Fabbrica di San Pietro. Le note verranno inoltrate al postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, mons. Slawomir Oder. Nel pomeriggio di oggi, alle 17.30, i pellegrini russi saranno al Pontificio Istituto Orientale di Roma per rievocare le gesta di Friedrich Joseph Haass, un medico tedesco, cattolico, che per tutta la vita (1780-1853) esercitò la professione a Mosca tra i malati, i poveri e gli esiliati in Siberia, senza distinzioni tra cattolici e ortodossi. Ad essere presentata oggi pomeriggio sarà la biografia di un uomo oggi considerato un santo dalle due comunità confessionali, raccolta nel libro “Il santo medico di Mosca”, curata dal padre gesuita Germano Marani. (A.D.C.)

 

 

DA OGGI AL 2 GIUGNO RIUNITO A GINEVRA IL COMITATO DELLE NAZIONI UNITE

INCARICATO DI VIGILARE SUL RISPETTO

DELLA CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA

ATTRAVERSO L’ESAME DEI RAPPORTI PERIODICI DEI PAESI FIRMATARI

 

GINEVRA. = Riunito a Ginevra il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. I 18 esperti indipendenti nominati dall’ONU dovranno esaminare in questa sessione, da oggi al 2 giugno, i rapporti periodici presentati da Lettonia, Uzbekistan, Tanzania, isole Marshall, Messico, Libano, Turkmenistan e Colombia sul rispetto della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Dovranno vagliare inoltre i rapporti di Turchia, El Salvador, Qatar, Islanda e Italia sul rispetto dei due Protocolli opzionali alla Convenzione, concernenti il primo la vendita e la prostituzione dei bambini e la pedopornografia ed il secondo il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati. Approvata all’unanimità dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel novembre 1989, la Convenzione dell’ONU sui diritti del fanciullo è entrata in vigore nel settembre del 1990. È stata ratificata da 192 Stati. Solo gli Stati Uniti e la Somalia non vi hanno aderito. I due Protocolli sono stati invece approvati nel 2000. (R.G.)

 

 

GARANTIRE AI BAMBINI DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

L’ACCESSO AI SERVIZI SANITARI E IL DIRITTO ALLA LORO VITA:

QUESTO L’OBIETTIVO DELL’AIFO

CHE STA PROMUOVENDO LA CAMPAGNA “RESTITUIRE L’INFANZIA”

 

ROMA. = “Restituire l’infanzia” è il titolo della campagna di sensibilizzazione, promossa dall’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO), lanciata per richiamare l’attenzione sulla salute dei bambini nel mondo, in modo particolare per quanto concerne lebbra, disabilità e sanità di base. Sono circa 50.000 mila i bambini nel mondo che ogni anno si ammalano di lebbra e di questi circa l’11% sono di età inferiore ai 15 anni. Tale malattia, in quanto contagiosa – ricorda l’agenzia Fides - impedisce ai giovani malati l’accesso nelle scuole, ed è per questo che l’AIFO interviene non solo somministrando loro le giuste cure farmacologiche, ma garantendogli la riabilitazione sociale attraverso l’informazione e l’educazione della comunità in cui egli vive. Un’altra malattia con cui devono fare i conti i bambini, soprattutto quelli appartenenti ai Paesi in via di sviluppo, è la disabilità mentale e fisica. L’associazione in proposito sostiene molti progetti di riabilitazione su base comunitaria in Asia, Africa e America Latina. All’interno di questi progetti inoltre l’AIFO offre assistenza sanitaria alle persone bisognose, ponendo maggiore attenzione alla salute materno-infantile. Vaccinazioni, integratori alimentari per bambini malnutriti, cure per diarrea, malaria, infezioni respiratorie, sono tra le attività sanitarie garantite. “Restituire l’infanzia” garantisce in pratica ai bambini del Sud del mondo non solo l'accesso ai servizi sanitari, ma il rispetto pieno e incondizionato del loro diritto alla vita, alla salute globale e alla dignità. (V.C.)

 

 

PIOGGE IRREGOLARI E RACCOLTI SCARSI IN AFRICA MINACCIANO LA SOPRAVVIVENZA

DI MOLTE PERSONE. APPELLO PER LA POPOLAZIONE INFANTILE DA PARTE DELL’UNICEF

 

ROMA. = La siccità, che ha causato piogge irregolari e raccolti scarsi nell’Africa orientale, continua a minacciare la sopravvivenza di molte persone. È quanto sostiene il Fondo dell’ONU per l’infanzia (UNICEF), che in proposito lancia un appello per combattere la denutrizione causata dalle carestie e dalla siccità in alcuni Paesi del continente africano. Circa 8 milioni di persone sparse tra Kenya, Somalia, Etiopia, Gibuti, Tanzania, ma anche Burundi, Rwanda e Uganda, vivranno disagi. Secondo l’UNICEF tra i più esposti alle conseguenze della siccità, anche un milione e 500 mila bambini sotto i cinque anni di età, di cui 40 mila in condizioni preoccupanti. Le organizzazioni umanitarie, i governi interessati, ma anche i metereologi africani – ricorda l’agenzia MISNA – sottolineano da settimane che le piogge iniziate ad aprile sono estremamente intense in alcune zone, tanto da causare problemi di alluvioni e inondazioni; mentre sono del tutto assenti in altre, e le previsioni per i prossimi raccolti non sono affidabili. (V.C.)

 

 

IL CONSIGLIO D’EUROPA DENUNCIA: IN ITALIA TROPPI DISCORSI POLITICI

SONO RAZZISTI E XENOFOBI, SI CONTRASTI DI PIÙ LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE

 

BRUXELLES. = Un rapporto pubblicato oggi dalla Commissione contro il razzismo del Consiglio d’Europa denuncia: in Italia si sono intensificati discorsi di tenore razzista e xenofobo in politica. La commissione mette soprattutto l’accento su “discorsi di alcuni esponenti di partiti politici” raccomandando all’Italia di sanzionare alcune affermazioni, ad esempio, rendendo possibile “la soppressione del finanziamento per quei partiti politici i cui membri si sono resi responsabili di atti razzisti o discriminatori”. Secondo il rapporto, il ricorso a discorsi razzisti e xenofobi è aumentato soprattutto nei riguardi di extracomunitari, rom, sinti e musulmani, ma vengono segnalati la creazione di un organo contro la discriminazione razziale, l’applicazione delle norme antidiscriminazione per occupazione e alloggi o alcuni interventi scolastici. Tra i provvedimenti che l’organismo di Strasburgo raccomanda alle autorità italiane figura l’adozione “di provvedimenti contro l’uso di discorsi razzisti e xenofobi in politica” e un miglioramento dei sistemi di monitoraggio degli incidenti a sfondo razzista, xenofoba e antisemita. Raccomandate, infine, misure per contrastare la discriminazione razziale. (T.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

16 maggio 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Russia e Cina non autorizzeranno l’uso della forza per risolvere la crisi internazionale legata al programma nucleare iraniano. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergueï Lavrov, durante la sua visita a Pechino. Intanto, il governo di Teheran ha ribadito che non accetterà la richiesta dell’Unione Europea di sospendere le attività di arricchimento dell'uranio in cambio di un aiuto nel settore del nucleare civile.

 

In Iraq, le forze governative irachene hanno catturato uno dei più stretti collaboratori di Abu Musab al-Zarqawi, il terrorista di origini giordane considerato il luogotenente in Iraq di Osama Bin Laden, leader di Al Qaeda. A Baghdad è ripreso, intanto, il processo contro l’ex presidente iracheno Saddam Hussein che non si è presentato in aula. L’ex rais e altri sette coimputati sono accusati di crimini contro l’umanità per il massacro di oltre 140 sciiti nel villaggio di Dujail nel 1982.

 

Il taglio dei fondi all’Autorità nazionale palestinese “non serve a nulla ma anzi peggiorerà una situazione già deteriorata”. Lo ha detto intervenendo in seduta plenaria al Parlamento europeo a Strasburgo, il presidente palestinese Abu Mazen che ha anche ringraziato Unione Europea, ONU, Stati Uniti e Russia, per la messa a punto di un nuovo meccanismo in favore del popolo palestinese.

 

Terrorismo, sequestro di persona aggravato e omicidio plurimo. Con questi capi d’imputazione è stato riconosciuto colpevole il solo sopravvissuto tra gli estremisti accusati di aver perpetrato nel settembre 2004 la tragica presa di     ostaggi in massa nella scuola di Beslan, nella Repubblica autonoma russa dell’Os-sezia del Nord. I morti furono 331, per la maggior parte bambini.

 

Almeno 6 mila soldati della Guardia nazionale da schierare lungo il confine con il Messico per arginare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e un programma a lungo termine per favorire i permessi di lavoro temporanei. E’ il piano lanciato ieri dal presidente americano, George Bush, in un discorso televisivo rivolto alla nazione. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il capo della Casa Bianca ha detto che il governo non controlla i confini e quindi vuole mobilitare la Guardia Nazionale, cioè le milizie dei singoli Stati, per aiutare gli agenti di frontiera, fino a quando il loro numero non sarà incrementato. Bush, però, ha dichiarato che non intende militarizzare il confine con il Messico, rispondendo così alle preoccupazioni espresse dal collega del Paese vicino, il presidente messicano Fox. La misura, dunque, sarà temporanea. Il presidente statunitense ha aggiunto che non è favorevole all’amnistia per i circa 12 milioni di illegali che vivono negli Stati Uniti, ma ha spiegato di voler appoggiare il varo di un programma per dare più permessi di lavoro e consentire a chi viene davvero in cerca di impiego di ottenere la cittadinanza. Il capo della Casa Bianca ha avanzato le sue proposte, perché il tema dell’immigrazione illegale è molto sentito e così spera di recuperare popolarità nei sondaggi, dove il suo gradimento è sceso al 29 per cento. Alcuni governatori degli Stati che confinano con il Messico, come Arnold Schwarzenegger della California, hanno criticato l’idea di usare la Guardia Nazionale perché già impegnata in Iraq; altri, come quello del Texas, Rick Perry, l’hanno appoggiata. Ma forse, l’ostacolo principale per Bush viene dal suo stesso partito, perché molti parlamentari repubblicani sono contrari al programma per favorire la cittadinanza di chi lavora.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Svolta nelle relazioni diplomatiche fra Stati Uniti e Libia: i due Paesi hanno annunciato, ieri, la normalizzazione dei rapporti e la riapertura delle relazioni diplomatiche. Nell’ambito di questo processo, è anche prevista la riapertura di un’ambasciata statunitense a Tripoli. La Libia verrà tolta, inoltre, dalla lista dei Paesi che finanziano il terrorismo internazionale. Il nostro servizio:

 

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         La decisione di riaprire il canale del dialogo sancisce la chiusura di una parentesi di oltre 25 anni senza relazioni diplomatiche. Durante questo periodo, Stati Uniti e Libia hanno vissuto diversi momenti carichi di tensione. Nel 1986, l’amministrazione americana lanciò un raid aereo sul territorio libico provocando la morte di 41 persone, tra le quali una figlia adottiva del leader libico Muammar Gheddafi. L’azione militare era stata pianificata in risposta all’attentato compiuto a Berlino da estremisti legati al regime libico e costato la vita ad un soldato statunitense. Dopo i raid americani, la Libia lanciò due missili contro Lampedusa, che caddero in acqua a centinaia di metri di distanza dalla costa. Nel 1988, un attentato contro un aereo della compagnia PanAm pianificato da agenti segreti libici, poi processati e condannati da un tribunale internazionale, provocò la morte di 270 persone. Un anno dopo, la CIA accusò il governo di Tripoli di avere armi di sterminio. Gli anni successivi hanno fatto registrare progressivi segnali di distensione. La svolta nei rapporti tra i due Paesi si ebbe alla fine del 2003, quando la Libia, che già si era assunta la responsabilità dell’attentato contro l’aereo della PanAm accettando di risarcire le famiglie delle vittime, ha concluso un accordo con Washington e Londra per rinunciare ai propri programmi nucleari e alle armi di distruzione di massa. Da allora, gli Stati Uniti hanno progressivamente “riabilitato” la Libia fino ad arrivare alla decisione ieri di ristabilire le relazioni diplomatiche.

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Dopo tre giorni consecutivi di violenze e disordini, sembra sia stata finalmente domata in Brasile la rivolta contro le forze dell’ordine divampata dopo il trasferimento di 165 detenuti in un carcere di massima sicurezza e costata la vita ad almeno 81 persone. A riportare la situazione alla normalità, ha largamente contribuito un negoziato intavolato dalle autorità con i rivoltosi che hanno liberato tutti gli ostaggi. Ma non si placano, comunque, le critiche sulla gestione della sicurezza in Brasile. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Commentando gli oltre 180 attacchi realizzati in pochi giorni, il comandante della polizia militare di San Paolo, ha ammesso che le sue forze sono in guerra con la malavita organizzata, ma l’azione di repressione della criminalità è stata complicata da fattori di rivalità politica a cinque mesi dalle elezioni di ottobre. Il presidente Luis Ignacio Lula da Silva ha definito, infatti, gli attentati come una provocazione, una dimostrazione di forza del crimine organizzato e ha offerto di inviare da Brasilia forze federali. Ma il governatore dello Stato di San Paolo, Claudio Lembo, che appartiene ad un partito rivale a quello dei lavoratori di Lula, ha respinto tale offerta. E sulla vicenda hanno preso posizione anche i vescovi brasiliani. In un documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Gerardo Maiella, si sostiene fra l’altro che nessun motivo giustifica queste atrocità, che provocano paura nella popolazione e ancor di più la privano della sicurezza di cui ha diritto.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Dopo due giorni di relativa calma, torna la violenza in Somalia: una milizia fedele alle Corti islamiche ha attaccato miliziani guidati da un signore della guerra locale. Nell’assalto, avvenuto lungo una via di collegamento tra la capitale e Baidoa, la città meridionale dove resta relegato il governo ad interim, sono rimasti uccisi due miliziani.

 

In Sudan, l’Unione Africana ha concesso altre due settimane di tempo ai gruppi ribelli della martoriata regione occidentale del Darfur per firmare l’accordo di pace che ancora non hanno approvato. Il 5 maggio scorso, infatti, solo una delle tre fazioni in lotta ha firmato un’intesa con il governo di Khartoum per porre fine ai combattimenti. Il documento, messo a punto dall’Unione Africana, prevede il disarmo delle milizie filo-governative e il reintegro degli ex combattenti appartenenti agli opposti schieramenti.

 

In Italia, sono iniziate questa mattina le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Si tratta del primo importante appuntamento istituzionale per Giorgio Napolitano, che ieri ha giurato come 11.mo presidente della Repubblica. Ce ne parla Giampiero Guadagni:

 

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Giorgio Napolitano ha giurato fedeltà alla Repubblica davanti al Parlamento in seduta comune e nel discorso di insediamento ha assicurato: “Sarò il presidente di tutti, non solo della maggioranza che mi ha votato. Favorirò il confronto tra i poli e il dialogo, anche sulla riforma costituzionale, nel rispetto della democrazia bipolare”. E ancora, per il capo dello Stato serve una storia ed una memoria condivisa, basata sulla resistenza. Napolitano ha reso omaggio al suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, e ha ringraziato Papa Benedetto XVI per gli auguri formulati. Le reazioni politiche nella Casa delle Libertà: freddezza di Forza Italia e Lega, apprezzamenti da UDC e AN. Il centro-sinistra applaude compatto. Tra stasera e domani dovrebbe affidare l’incarico per la formazione del nuovo governo al leader dell’Unione, Romano Prodi. 

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Il discorso di Giorgio Napolitano indica un tentativo forte di leggere in modo maturo il bipolarismo. E’ questa l’opinione di Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, intervistato da Francesca Sabatinelli:

 

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R. – Napolitano ha evocato la maturità di questo sistema politico che fino a adesso non c’è stata. Questo mi sembra il primo dato da rilevare. E’ come se le forze politiche fossero tornate un po’ragazzine’. Non a caso, Napolitano le ha contrapposte alla “Italia delle cento province”, quella che ritiene possa dare i maggiori impulsi. Poi ha fatto un’esortazione ad una memoria condivisa, che forse è il vero tentativo di superare le logiche del dopo-guerra: fascismo e anti-fascismo. Soprattutto, ha colpito il suo richiamo netto all’Unione Europea e ai rapporti con gli Stati Uniti: credo che l’aspetto della politica internazionale sia stato forse il più forte ed il più esplicito in tutto il discorso. Ha detto: “Va benissimo rifiutare la guerra, soprattutto quando avviene non assecondando decisioni degli organismi internazionali, ma sia chiaro che ci sarà una corresponsabilità e una condivisione degli impegni con i nostri alleati occidentali”.

 

D. – Se dovessimo quindi tracciare le linee di questa presidenza …

 

R. – Mi sembra che Napolitano non abbia mostrato nessun angolo polemico nei confronti di nessuno, e che quindi possa effettivamente essere una premessa per quella pacificazione, quella serenità che invece la sua elezione in qualche modo ha contraddetto, di certo non per colpa sua.

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 “Ho agito in questo modo per difendermi dai poteri forti”. E’ questa la linea di difesa di Luciano Moggi, l’ex direttore generale della Juventus, massimo accusato nello scandalo delle intercettazioni telefoniche che ha sconvolto il mondo del calcio italiano. Secondo quanto riferito dai suoi legali, Moggi, interrogato ieri a Roma per sette ore dai magistrati della Procura di Napoli, ha risposto a tutte le domande, affermando di essere la vittima e non il burattinaio dell’articolato sistema che condizionava designazioni arbitrali e risultati delle partite.

 

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