RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 134 - Testo della trasmissione di domenica 14 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Inizia domani la plenaria
del Pontificio Consiglio per i migranti: con noi mons. Agostino Marchetto
OGGI IN
PRIMO PIANO:
Il saluto del Papa ai partecipanti alla Maratona
di primavera: intervista con Francesco Gemelli
CHIESA E
SOCIETA’:
Dura denuncia dei vescovi
colombiani sulle conseguenze della depenalizzazione dell’aborto
Il Patriarca Bartolomeo I in
visita a Firenze
Continua nelle isole Canarie lo
sbarco di clandestini subsahariani
Condanna del governo keniano per
l’attacco, venerdì scorso, alla radio della Chiesa pentecostale
Vertice a Bali
di rappresentanti di 8 nazioni a maggioranza musulmana
Tregua carica di tensione a Mogadiscio
dopo i sanguinosi scontri dei giorni scorsi
14 maggio 2006
IL PAPA
AL REGINA COELI
RICORDA
MA IL
CUORE IMMACOLATO DI MARIA TRIONFERÀ.
RIEVOCATO IL 25.MO
ANNIVERSARIO DELL’ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II
Anche se “permangono motivi di
apprensione per il futuro dell’umanità” alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà. E’ quanto
ha detto il Papa stamane, durante il Regina Coeli in Piazza San Pietro, ricordando la promessa della Vergine a Fatima e
rievocando il 25.mo anniversario dell'attentato contro Giovanni Paolo
II alla luce di quelle apparizioni. Benedetto XVI ha esortato i fedeli ad
essere “testimoni coraggiosi della verità del Vangelo e della gioia pasquale” traendo la forza
dell’amore dall’unione con Gesù. Il
servizio di Sergio Centofanti.
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Il Papa spiega il Vangelo di questa
quinta Domenica di Pasqua, in cui Gesù esorta i discepoli a rimanere uniti a
Lui come i tralci alla vite:
“Si tratta di una parabola davvero significativa, perché esprime con
grande efficacia che la vita cristiana è mistero di comunione con Gesù: “Chi
rimane in me e io in lui, dice il Signore, fa molto frutto, perché senza di me
non potete far nulla” (Gv 15,5). Il segreto della fecondità spirituale è
l’unione con Dio, unione che si realizza soprattutto nell’Eucaristia,
giustamente chiamata anche Comunione”.
Benedetto XVI ricorda che proprio in questo
periodo dell’anno moltissime comunità parrocchiali celebrano la prima Comunione
dei bambini. A tutti i ragazzi che si incontrano per la prima volta con Gesù
Eucaristia ha rivolto “un saluto speciale, augurando loro di diventare tralci
della Vite che è Gesù e di crescere come suoi veri discepoli”.
“Una via sicura per mantenersi
uniti a Cristo, come tralci alla vite – ha aggiunto - è ricorrere all’intercessione di
Maria”, che ieri, 13 maggio,
“Il messaggio che affidò loro, in continuità con quello di Lourdes,
era un forte richiamo alla preghiera e alla conversione; messaggio davvero
profetico considerando il secolo XX funestato da inaudite distruzioni, causate
da guerre e da regimi totalitari, nonché da estese persecuzioni contro
Il Papa ha ricordato, alla luce di
queste apparizioni, il 25.mo anniversario
dell’attentato contro Giovanni Paolo II: era il 13 maggio del 1981. Papa Wojtyla “sentì di essere stato miracolosamente salvato
dalla morte per l’intervento di ‘una mano materna’,
come egli stesso ebbe a dire, e l’intero suo
pontificato – ha affermato Benedetto XVI -
è stato segnato da ciò che
“Se non sono mancate preoccupazioni e sofferenze, se ancora permangono
motivi di apprensione per il futuro dell’umanità, è di conforto quanto la
‘Bianca Signora’ promise ai pastorelli: ‘Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà’ “.
E nell’odierna festa della mamma,
Benedetto XVI ha chiesto l’intercessione della Madre di Dio perchè continui “a
vegliare sul cammino della Chiesa e dell’umanità, specialmente sulle famiglie,
le mamme e i bambini”.
Al
termine della preghiera mariana il Papa ha rivolto anche un saluto in latino
agli alunni e all’insegnante del Collegio olandese “Corderius” di Amersfoort, esortati
“ad attingere abbondantemente ai tesori dell’antica sapienza attraverso
la lingua latina”.
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MARIA INTERCEDA PER
DEL
PELLEGRINO, NELLA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE DI FATIMA
“Con gioia mi unisco a quanti si raccolgono in Piazza San
Pietro, attorno alla statua della Madonna di Fatima, per affidare
all’intercessione di Maria le grandi intenzioni della Chiesa e del mondo”.
Inizia così il messaggio di Benedetto XVI letto dal cardinale Camillo Ruini ieri pomeriggio, in San Pietro, al termine della
Santa Messa per la seconda Giornata mondiale del pellegrino. Un evento che
quest’anno è coinciso con la memoria della Beata Vergine di Fatima e con il 25.mo anniversario dell’attentato a
Giovanni Paolo II. Il servizio di Isabella Piro.
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(Canto)
“Vegli Maria sui pastori e sul popolo cristiano: guidi i
passi delle Nazioni verso il pieno compimento della volontà del Signore e
ottenga per tutti la pace… Possa il messaggio di
Fatima essere sempre più accolto, compreso e vissuto in
ogni comunità”. Il messaggio del Santo
Padre, è risuonato pieno di dolcezza e di speranza ieri, nella Basilica
Vaticana, gremita di tantissimi pellegrini. Poco prima, durante la sua omelia,
il cardinale vicario Camillo Ruini aveva ricordato il
significato del pellegrinaggio per la vita di ogni uomo:
“Quel grande pellegrinaggio di cui ogni singolo
pellegrinaggio concreto è, si può dire, una illustrazione,
un rafforzamento perché, appunto, l’intera nostra vita sia un cammino verso il
Signore”
Ricordando, poi, il 25.mo
anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II, il porporato ha citato alcuni
versi del poema “Stanislao”, scritto da Papa Wojtyla,
in onore del protettore di Cracovia, poco prima di salire al soglio di Pietro:
“Se la parola non ha convertito sarà il sangue a
convertire. Giovanni Paolo II ha speso la sua intera vita per convertire. L’ha
fatto con il sangue versato quel giorno in Piazza San Pietro e poi con tutta la
lunga sofferenza offerta fiduciosamente al Signore”.
“Io sono la vite e voi i tralci. Chi
rimane in me e io in lui porta molto frutto”: il Vangelo di Giovanni, ha
spiegato il cardinal Ruini, ci ricorda le due
condizioni essenziali perché la nostra preghiera sia ascoltata: essere umile,
ossia accettare di fare la volontà di Dio, e rimanere in Cristo, partecipando
alla Sua vita. Ma una potente intercessione, ha concluso il porporato,
può arrivare proprio da Papa Wojtyla:
“Il grande testimone della Divina Misericordia, io tutti i
giorni lo prego e consiglio anche voi di rivolgervi a lui ogni giorno nella
preghiera”.
Al termine della celebrazione, gli oltre 20mila pellegrini
presenti in Piazza San Pietro hanno assistito ad un concerto bandistico dei
vigili urbani e ad uno spettacolo degli sbandieratori.
Poche ore prima, invece, schierati lungo via della Conciliazione, i loro canti
avevano accompagnato la statua della Madonna di Fatima in processione da Castel Sant’Angelo a San Pietro.
A salutarla, una pioggia di petali bianchi e gialli.
(Canto)
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OGGI POMERIGGIO A NAPOLI SARÀ PROCLAMATA BEATA
MARIA DELLA PASSIONE DI
NOSTRO
SIGNORE GESÙ CRISTO. RELIGIOSA DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE
CROCIFISSE
ADORATRICI DELL’EUCARISTIA VISSE IMMEDESIMANDOSI NELLA PASSIONE DI CRISTO E
PREGANDO COSTANTEMENTE PER LA SALVEZZA DELLE ANIME.
IERI
IN OLANDA LA BEATIFICAZIONE DI MADRE MARIA TERESA DI SAN GIUSEPPE
Dopo la beatificazione ieri pomeriggio in Olanda, nella
cattedrale di Roermond, di Madre Maria Teresa di San
Giuseppe, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, Oggi pomeriggio, alle 16.30, a Napoli
sarà proclamata beata Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. A
presiedere la celebrazione sarà il prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi il cardinale José Saraiva Martins. E sulla
religiosa della Congregazione delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia
ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi.
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Napoletana,
vissuta tra l’800 e il 900, Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo,
al secolo Maria Grazia Tarallo, già da bambina aveva mostrato una profonda
spiritualità. Il padre era contrario al suo desiderio di consacrarsi al Signore
e la costrinse al matrimonio, ma pochi mesi dopo rimase
vedova e potè entrare nel monastero della Crocifisse Adoratrici
dell’Eucaristia di San Giorgio a Cremano dove si diede a penitenze austere e
all’adorazione costante dell’Eucaristia. Fu anche maestra delle novizie e morì
all’età di 46 anni, quando già in tanti erano a conoscenza delle sue estasi,
delle stimmate che la segnarono e della sua chiaroveggenza. Ma ascoltiamo al
microfono di Giovanni Peduto il postulatore della
causa di beatificazione padre Nunzio D’Elia:
R. - Nata il 23 settembre 1866 la sua vita è stata una esperienza di Gesù Cristo nella Passione e
nell’Eucaristia. Si può dire che la sintesi della vita di Maria della Passione
è quella che poi lei ha proclamato divenendo suora, dicendo: “Mi chiamo Maria
della Passione e debbo somigliare al mio Maestro”. Aveva appena 7 anni quando
ricevette l’Eucaristia: ne aveva grande desiderio vedendo le amiche che si
accostavano all’altare, sicchè il parroco si intenerì
vedendola piangere per l’anelito di ricevere Gesù e dopo alcuni incontri di catechesi
le concesse il dono dell’Eucaristia, al quale dono Maria Grazia è stata fedele
per tutta la vita. Visse i suoi ultimi giorni nutrendosi soltanto di Eucaristia
e per tutta la sua vita intimamente e profondamente, anche nella carne,
sperimentò la passione di Cristo. Grande innamorata dell’Eucaristia offrì se
stessa come vittima di espiazione per i peccati degli uomini e per la
santificazione dei sacerdoti. La sua esperienza corona un pò
quelli che sono i carismi della Congregazione delle Suore Crocifisse Adoratrici
dell’Eucaristia: la Passione, l’adorazione, l’Eucaristia.
D. – Qual è il messaggio della beata per l’uomo d’oggi?
R. – La
beata Maria Grazia Tarallo oggi dice a noi quello che Giovanni Paolo II ci ha
insegnato negli ultimi tempi: l’amore per l’Eucaristia. E soprattutto ci invita
all’adorazione personale, perché in fondo Maria della Passione è stata ore e
ore - tutta la giornata, si può dire - in adorazione dell’Eucaristia, fatti
salvi gli impegni comunitari che assolveva alla
perfezione. Se leggiamo il documento ‘Mane nobiscum, Domine’ di Giovanni Paolo II, ci accorgiamo che la vita
della nostra beata fu proiettata proprio secondo le indicazioni che ci ha poi
offerto Giovanni Paolo II.
D. – Qualche episodio particolare della sua vita?
R. – Un giorno il diavolo l’ha avvicinata e scaraventata
per le scale; le ruppe il braccio. Lei nascose un pò
il tutto alla comunità, fino a quando poi dovette comunque
rivelare che aveva avuto questa esperienza col diavolo. Ad un sacerdote che
aveva forse un pò mancato nella sua vita di fedeltà,
disse: “Guardi che lei vive questa situazione; si converta”. Al suo sposo, la
prima volta che questi entrò a casa sua, ebbe da lei una forma di rimprovero,
possiamo dire. Lei gli disse: “Prima di parlare con me, di accostarti a questa
casa, vatti a confessare, perché da dieci anni non ti sei confessato”. E il
giovane dovette fare così.
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INIZIA DOMANI A PALAZZO SAN
CALISTO LA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I
MIGRANTI E GLI ITINERANTI
-Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto –
Si riunirà da domani al 17 maggio
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R. - Il fenomeno dell’emigrazione (per
ragioni economiche o di studio o anche forzata) è un segno dei tempi – come attesta il
Messaggio del Santo Padre per
D. - Chi parteciperà all’incontro?
R. - I Membri e i Consultori del nostro
Pontificio Consiglio, con un gruppo di esperti dal mondo internazionale, in tutto una sessantina di persone, con in più i Superiori e
gli Officiali del Dicastero, guidati dal nostro nuovo Presidente, il cardinale
Renato Raffaele Martino. Alla riflessione, al dialogo e alla preghiera farà da
corona l’Udienza che ci concederà il Santo Padre.
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14 maggio 2006
IL
SALUTO DEL PAPA AI PARTECIPANTI
ALLA
MARATONA DI PRIMAVERA
- Intervista
con Francesco Gemelli -
“Saluto i partecipanti alla Maratona di Primavera e auguro
pieno successo a tale iniziativa che promuove l’attività sportiva legata
all’educazione dei ragazzi e dei giovani”.
Così al termine del Regina Coeli il Santo Padre
ha ricordato i partecipanti alla XXVI Maratona di primavera partiti questa
mattina da Piazza San Pietro e collegati per l’occasione dal parco di Villa
Borghese, punto di arrivo della manifestazione. La Maratona organizzata dall’ Associazione Scuola Nuova in collaborazione con il
Vicariato di Roma, si inserisce nella tre giorni della “ Festa della Scuola” che si conclude oggi.
Il servizio di Marina Tomarro.
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Migliaia di palloncini bianchi e gialli volando su nel
cielo hanno salutato la partenza da Piazza San Pietro dei partecipanti alla
XXVI Maratona di primavera. E infatti come ogni anno tanti bambini genitori insegnanti
non hanno voluto rinunciare a questo ormai tradizionale appuntamento
primaverile. Ma quali sono gli obiettivi primari della manifestazione?
Ascoltiamo Francesco Gemelli presidente del comitato organizzatore al microfono
di Isabella Piro:
R. – Favorire l’integrazione scuola-famiglia: questo è uno
degli obiettivi. Il secondo è quello di radunare in piazza i genitori per testimoniare
una presenza attiva all’interno delle scuole …
Ed un altro degli obiettivi della Maratona è sicuramente
quello di insegnare il rispetto dell’etica nel mondo sportivo. Ascoltiamo
ancora Francesco Gemelli:
R. – Lo sport, al di là dell’attività fisica, è anche un
momento educativo: il rispetto per gli altri. Non dev’esserci
una competizione finalizzata al raggiungimento degli obiettivi personali, ma da
condividere con altri.
Ma adesso
ascoltiamo dalle voci di alcuni dei partecipanti, piccoli e grandi, perché
hanno deciso di prendere parte a questa maratona di primavera:
R. - Perché la suora ci ha detto se volevamo partecipare e
poi è divertente stare con la scuola. Ti puoi divertire tanto, cammini, vai per
le vie che non conosci…
R. - Sono venuta perché è molto divertente e poi ci tiene
in forma….
R. - Le scuole hanno sensibilizzato le famiglie ed allora
abbiamo partecipato volentieri, facciamo parte di una scuola cattolica e certo
non potevamo tirarci indietro anche perché è un momento di ritrovo con le
famiglie e i ragazzi ed è quindi un’occasione da non perdere.
R. - Per provare un po’ di gioia insieme a tanti amici…
R. - E’ un’occasione per stare tutti insieme, io ho due
bambini iscritti in due istituti cattolici diversi. Poi è anche l’occasione per
vedere Roma che durante i giorni feriali non abbiamo tempo di vedere e poi si
ha l’opportunità di stare insieme ad altri.
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OGGI L’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE RENÉ PREVAL
-
Intervista con padre Desinord Jean
-
S’insedia
oggi il nuovo presidente della Repubblica di Haiti. René
Preval, 63 anni, agronomo, aveva vinto al primo
turno, anche se in maniera contrastata, le elezioni che lo hanno designato
quale successore di Jean-Bertrand Aristide alla guida
del piccolo Stato caraibico. Da decenni la
popolazione di Haiti è sottoposta a condizioni di vita durissime e infarcite di
violenza e di soprusi. Corruzione, mancanza di prospettive economiche, incertezza
politica hanno tenuto lontano gli investitori facendo colare a picco l’economia
del Paese. Il primo obiettivo del neopresidente sarà
quello di rendere più unito il Paese dopo una lunghissima e a volte drammatica
campagna elettorale, come illustra padre Desinord Jean, direttore di “Radio
Soleil”, l’emittente dell’arcidiocesi di Port-au-Prince, raggiunto telefonicamente da Lucas Dùran:
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R. – L’atmosfera è calma, direi. Si vede anche che ci sono
tanti lavori in corso, come nel Palazzo nazionale, come al Parlamento, anche in
Cattedrale …
D. – Sono diminuiti gli episodi di violenza nei confronti
della popolazione civile? E soprattutto: sono diminuiti i rapimenti?
R. – Sono diminuiti se facciamo il confronto con l’anno
scorso o rispetto a cinque o sei mesi fa. E’ vero che ancora la settimana
scorsa abbiamo registrato alcuni casi di sequestro, ma è vero anche che la
violenza politica è molto diminuita.
D. – A livello politico, rispetto a tre mesi fa, il Paese
sembra più unito?
R. – Il nuovo presidente ha lavorato in questo senso: già
nella sua campagna ha manifestato un modo nuovo di fare politica. La politica
non è una battaglia; è sempre dialogo …
D. – Quali sono le priorità alle quali dovrà lavorare il
nuovo presidente?
R. – Lui dà la priorità all’agricoltura, all’assistenza
sanitaria, alle infrastrutture, alla sicurezza: istituire un’atmosfera di
sicurezza per attirare gli investimenti in questo Paese.
D. – Da cosa dipende la riuscita del mandato di Preval?
R. – Dopo questa
divisione che ha segnato il Paese, credo che la sfida per Preval
sia quella di unificare di nuovo il Paese. Dovrà anche aiutare il popolo
haitiano ad avere un’educazione che consenta a tutti
di sapere almeno leggere e scrivere; dovrà anche far sì che il popolo possa
avere il minimo economico …
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UNA MANIFESTAZIONE DEL RELATIVISMO DEI NOSTRI
TEMPI:
COSI’,
IL TEOLOGO BRUNO FORTE, ARCIVESCOVO DI CHIETI- VASTO,
DEFINISCE IL SUCCESSO DEL “CODICE DA VINCI”
Il regista de “Il Codice da Vinci”, Ron
Howard, si è rifiutato di inserire una nota introduttiva
al film che sottolinei come questo sia frutto della fantasia, senza pretesa di
attendibilità storica. La richiesta era stata formulata dalla Prelatura dell’Opus Dei
che, nell'omonimo libro di Dan Brown,
viene descritta come una setta intenta a nascondere
verità fondamentali sulle origini del Cristianesimo, svelate dal libro. Secondo
il romanzo, per esempio, sarebbe stato Costantino, solo nel 325 con il Concilio
di Nicea, a stabilire la divinità di Cristo. Una falsificazione vera e propria,
come sottolinea il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto,
intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – Dire che la divinità di Gesù sia una sorta di
invenzione o creazione posteriore, di secoli, addirittura, è assolutamente
un’impresa superficiale, infondata, perché nei Vangeli non solo Gesù è
riconosciuto con il titolo che il mondo ebraico dava soltanto a Dio: “Kyryos – Signore”, ma è poi chiamato esplicitamente “Figlio
di Dio”. E non nel senso generico che a volte nel mondo ebraico si poteva dare
a questa espressione, ma nel senso pieno e forte che Pasqua, la luce della
Risurrezione, dimostra che Lui è sul piano dell’Essere di Dio ed è il Salvatore
del mondo. Questo già nei Vangeli canonici, quindi siamo totalmente nell’ambito
del I secolo, all’inizio della cristianità. Tutto il
cristianesimo, tutto ciò che il cristianesimo è stato dal punto di vista
storico, non dal punto di vista semplicemente di un’esperienza – seppure
importantissima e decisiva – quale quella della fede, non si spiegherebbe se
non ci fosse questo riconoscimento dell’assoluta singolarità di Gesù come
Signore, come Salvatore, come Dio, Figlio di Dio sul piano dell’Essere di Dio.
D. – Ecco, in realtà le falsificazioni proposte dal
romanziere americano sono tutt’altro che nuove:
attingono, infatti, alla tradizione gnostica. Di che cosa si tratta?
R. – I cosiddetti “Vangeli gnostici”, come tutta la
produzione ereticale dei primi secoli, si infiltrano certamente nella grande
tradizione cristiana delle origini. Ma le dottrine che si fanno passare in opere
come il “Codice da Vinci”, come accreditate o accreditabili, in realtà sono
assolutamente posteriori e falsificanti ed hanno normalmente una finalità
politica. Mi spiego: l’arianesimo che nega, appunto, la divinità di Gesù, è un
fenomeno politico. Era l’autorità imperiale che, per affermare l’unicità
dell’imperatore, affermava anche una unicità divina
che escludesse il mistero trinitario non compreso, non accettato!
D. – La presa che ha avuto questo romanzo anche tra i
credenti, non è forse il segno di una profonda e diffusa ignoranza sui
fondamenti stessi della fede? E quali interrogativi pone, ad un pastore?
R. – A me sembra che sia un caso gonfiato, gonfiato a chiari fini economico-commerciali. A questa riflessione di
carattere letterario, per cui molti come me avranno
avuto fatica a leggere il “Codice da Vinci” proprio perché è letterariamente un’opera non bella, a questa riflessione si
aggiunge una riflessione di carattere critico. Mentre qualunque affermazione su
Gesù e sulla storicità dei Vangeli negli ultimi due secoli, quando è stata
fatta, è stata fatta normalmente a partire da un dibattito critico, tutto
questo lavoro, tutto questo scavo, questa documentazione qui non c’è
assolutamente! Siamo di fronte alla divulgazione banale, commerciale di tesi
prese qui e lì, di battute che non hanno alcun fondamento storico. Insomma, non
c’è serietà scientifica. Perché, allora, la gente compra tanto questo libro?
Perché siamo nell’epoca della persuasione occulta, della propaganda, e cioè
nell’epoca nella quale molto spesso l’indice di successo di un’opera sul piano
del mercato non è assolutamente pari al valore che essa ha realmente. Non
ritengo che sia un’opera capace veramente di segnare la vita di nessuno. Voglio
dire: chi abbandonasse la fede perché ha letto il “Codice da Vinci”, mi sembra
veramente dimostrerebbe soprattutto che la sua fede o non c’era, o era
estremamente superficiale, o che non si è mai posto domande serie su Gesù, dove
invece queste domande possono avere risposte altrettanto serie e rigorose e
aiutare a fondare una fede adulta, responsabile, serena.
D. – Benedetto XVI, e prima ancora il cardinale Ratzinger, ha messo in guardiadalle
insidie insite nel relativismo culturale. Il successo del “Codice da Vinci”, un
romanzo tutto giocato sull’ambiguità tra vero e finzione, può essere letto come
una manifestazione di questo fenomeno del nostro tempo?
R. – Chiaro che le coscienze inquiete, spesso fragili, si
lasciano pilotare facilmente dalle proposte che vengono
sostenute da un’offerta “commerciale” più alta. Questo può essere un segno del
relativismo che è veramente un cancro dell’anima, perché è l’abbandono
dell’ancoraggio al senso e alla verità ultima, ma è anche il segno di un
sistema economico-commerciale sul quale dobbiamo riflettere, e che è quello –
appunto – della globalizzazione. In questo senso il
successo del “Codice da Vinci” segnala questo cancro del relativismo di cui è
malata la struttura economica e commerciale del villaggio
globale. E’ un fenomeno - diciamo – “di moda” e come tale
va valutato, senza dare eccessivi pesi di valutazione etico-spirituale, perché sarebbe anche dare troppo
onore ad un’opera che mi sembra vada invece assolutamente ridimensionata ed è
un fenomeno che è più di natura sociale, dal punto di vista – appunto – della
moda, che non dal punto di vista spirituale o di ricerca vera di Dio e dei valori.
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14 maggio 2006
COLOMBIA:
LA CORTE COSTITUZIONALE SI È PRONUNCIATA POSITIVAMENTE SULLA
DEPENALIZZAZIONE
DELL’ABORTO. SUL VERDETTO DURA DENUNCIA DEI VESCOVI:
È UNA
SENTENZA DALLE GRAVI CONSEGUENZE E CHE ATTENTA AI FONDAMENTALI
VALORI
CULTURALI, MORALI E RELIGIOSI DELLA NOSTRA PATRIA
BOGOTÀ.
= I vescovi colombiani esprimono profonda amarezza di fronte al verdetto della
Corte Costituzionale sulla depenalizzazione parziale dell’aborto, emesso
mercoledì scorso. A darne notizia è l’agenzia Fides che ha pubblicato anche uno
stralcio del documento dei presuli sudamericani datato 12 maggio. “La
Conferenza Episcopale, fedele al Vangelo della Vita... lamenta che la Corte
Costituzionale non abbia preso una decisione ferma a favore della vita umana,
di ogni vita umana – si legge nel documento – è una sentenza dalle gravi
conseguenze e che attenta ai fondamentali valori culturali, morali e religiosi
della nostra patria”. Il comunicato dei Vescovi è firmato da mons. Luis Augusto Castro Quiroga,
arcivescovo di Tunja e presidente della Conferenza
episcopale colombiana. Secondo il verdetto della Corte Costituzionale, non si applicherà
la reclusione quando la gravidanza costituisca un
pericolo per la vita della gestante, a patto che questo stato sia certificato
da un medico, e sarà anche applicata la stessa norma quando esista una grave
malformazione del feto o quando la gravidanza sia risultato di una violenza o
di inseminazione artificiale o di incesto. I vescovi dichiarano inoltre che
“con questa sentenza viene negato il diritto alla vita
a molti esseri umani indifesi” e che in definitiva si intraprendono “strade
equivoche e soluzioni facili, cercando risposta alle gravi e difficili
situazioni del nostro Paese”. Sebbene “le leggi e le sentenze giuridiche
potranno determinare la legalità di alcuni atti, non per questo motivo questi
si potranno considerare come morali e buoni”. Pertanto agire “contro la vita di
un essere umano, in qualunque circostanza continuerà ad essere sempre un atto
immorale, e più grave ancora se è contro l’essere più indifeso di tutti”. A
fronte di tale realtà i presuli lanciano un appello a tutti gli uomini e le
donne di buona volontà, “affinché assumano con coraggio la difesa di ogni vita
umana, rispettino il diritto dei bambini a nascere e respingano sempre l'opzione
dell'aborto”. Al governo nazionale e alle istituzioni la Chiesa colombiana
chiede un serio impegno di fronte al “dovere legale di garantire buoni servizi
e l’attenzione necessaria alle donne incinte ed ai bambini che devono nascere”.
(T.C.)
L’UNIONE TRA CRISTIANI D’ORIENTE E
D’OCCIDENTE È UNA CAUSA SANTA: LO HA DETTO IERI POMERIGGIO IL PATRIARCA
ECUMENICO BARTOLOMEO I IN VISITA A FIRENZE A 600 ANNI DALLO STORICO CONCILIO
CHE TENTÒ L’UNIONE
TRA I CRISTIANI D’ORIENTE E
D’OCCIDENTE
- A
cura di Giovanni Peduto -
FIRENZE. = Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I di
Costantinopoli ha presieduto ieri pomeriggio nella Cattedrale di Santa Maria
del Fiore, a Firenze, una solenne liturgia dei vespri di rito ortodosso, alla
quale ha partecipato il cardinale arcivescovo Ennio Antonelli.
Il Patriarca, in questi giorni, è ospite del capoluogo toscano per ricevere
dalla Fondazione Premio Galileo 2000, il Premio per la
pace. “Noi siamo lieti – ha detto il cardinale Antonelli
nel suo saluto - di onorare in lei la gloriosa tradizione spirituale,
liturgica, teologica e artistica dell’oriente cristiano… Questa cattedrale – ha
continuato il porporato – nel 1439 accolse il suo predecessore Giuseppe II
insieme al Papa Eugenio IV in occasione del Concilio di Firenze, convocato per
un generoso tentativo di ricostruire l’unità tra le Chiese. Ora, dopo seicento
anni, accoglie di nuovo un Patriarca Ecumenico fortemente impegnato nel dialogo
tra le diverse confessioni cristiane”. Di rimando il Patriarca Bartolomeo I, durante l’omelia, ha definito una causa santa l’unione tra
le nostre Chiese sorelle. Il Patriarca ha poi ricordato il cammino ecumenico
degli ultimi quarant’anni, marcato dalla visita di
Paolo VI a Istanbul nel 1967 e dal viaggio di Giovanni Paolo II in Turchia nel
1979, al quale si aggiungerà, a novembre, la prevista visita al Fanar di Papa Benedetto XVI per la festa di Sant’Andrea apostolo, patrono della Chiesa di
Costantinopoli. “Aspettiamo con gioia e onore la visita di Benedetto XVI – ha
detto Bartolomeo I – perché è un avvenimento storico per le nostre relazioni,
che rafforzerà i nostri legami di fraternità in Cristo”. Come riconoscimento
del patrimonio spirituale che unisce Occidente e Oriente cristiano, il
cardinale Antonelli ha annunciato il prossimo
trasferimento a Costantinopoli delle spoglie del patriarca Giuseppe II, sepolto
attualmente nella Basilica di Santa Maria Novella, e la decisione
dell’arcidiocesi di mettere a disposizione della comunità ortodossa cittadina
una chiesa a Firenze in cui celebrare le sue liturgie e potersi riunirsi.
OLTRE
SEICENTO CLANDESTINI SUBSAHARIANI SONO SBARCATI NEGLI ULTIMI DUE GIORNI NELLE
ISOLE CANARIE. SONO OLTRE SEIMILA I MIGRANTI DI ORIGINE AFRICANA CHE
DALL’INIZIO DELL’ANNO HANNO TENTATO DI RAGGIUNGERE LA SPAGNA
MADRID.=
Centinaia di clandestini subsahariani sono sbarcati
in questi ultimi due giorni nelle isole Canarie. I dati ufficiali parlano di
651 africani per lo più provenienti dal Senegal. Nei primi quattro mesi
dell’anno gli illegali che hanno raggiunto le coste spagnole superano
ampiamente il numero di tutti quelli arrivati nel 2005. Uno dei motivi
principali sarebbe la chiusura da parte dei militari ispanici dei valichi
terrestri di Ceuta e Melilla.
Nei mesi scorsi, in seguito all’arrivo di centinaia di subsahariani
provenienti dalla Mauritania, il governo di Madrid aveva concluso accordi con Nouachott per finanziare la creazione di centri di raccolta
ed effettuare controlli marittimi congiunti che non sembrano però ancora
iniziati. Il quotidiano El Pais
ha reso noto ieri che un battello di piccola stazza con a
bordo 11 cadaveri, partito dal Senegal e alla deriva da tre settimane, è stato
ritrovato a fine aprile al largo dell’isola di Barbados, nei Caraibi. Il mese scorso sono stati contati da novembre oltre 1200 clandestini morti in mare nel
tentativo di lasciare l’Africa, in totale invece sono oltre 6.000 i migranti di
origine africana intercettati in acque spagnole dall’inizio del 2006. (T.C.)
IL
GOVERNO DI NAIROBI HA CONDANNATO COME ATTO INACCETABILE L’ATTACCO
ALLA
RADIO DELLA CHIESA PENTECOSTALE DI VENERDÌ SCORSO,
FORSE
OPERA DI INTEGRALISTI ISLAMICI.
IL
MINISTRO DELL’INFORMAZIONE MUTAHI KAGWE INVITA ALLA TOLLERANZA
NAIROBI. = Dura condanna del governo keniano ai
responsabili dell’agguato di venerdì scorso, a Nairobi, all’emittente della
Chiesa Pentecostale ‘Radio Hope’. “Un’azione che
colpisce al tempo stesso la religione, la libertà della stampa e la libera
diffusione dell’informazione, un atto inaccettabile”, ha dichiarato il ministro
dell’Informazione Mutahi Kagwe,
che si è recato personalmente a nella sede della
radio, da dove ha anche lanciato un appello alla tolleranza. Un gruppo di
uomini armati, facendo irruzione nei locali dell’emittente, ha incendiato gli
studi e distrutto l’antenna di trasmissione, un uomo è morto e tre persone sono
rimaste ferite. Il sospetto è che si sia trattato di un attacco da parte di
integralisti islamici. L’incursione è avvenuta al termine della trasmissione
settimanale “Gesù è la strada”, che invita i musulmani ad avvicinarsi al
cristianesimo, ma con spirito ampiamente tollerante e in dialogo con una radio
musulmana, appunto su questo argomento. (T.C.)
VERTICE
ISLAM A BALI: GLI OTTO PAESI MUSULMANI CHE NEL ‘97
HANNO STRETTO UN PATTO DI COLLABORAZIONE
ECONOMICA
PRONTI
AL DIALOGO PER PROMUOVERE LA PACE
NUSA DUA. = Dialogo e pace nei Paesi islamici nel segno
della pari dignità: è quanto auspicano i rappresentanti delle otto Nazioni a
maggioranza musulmana che si sono incontrati a Bali,
in Indonesia, per il quinto vertice dei ‘Developing
8’ (D-8). Nato nel 1997, il patto di collaborazione in campo economico e sociale,
stretto da Iran, Indonesia, Egitto, Malesia,
Turchia, Pakistan, Bangladesh e Nigeria, vuole
offrire un modello di pace e giustizia. Il D-8, in questi giorni, ha
lanciato un appello all’unità e alla collaborazione e durante le sessioni di
lavoro ha toccato anche la questione nucleare iraniana inviando all’Occidente
un messaggio in cui viene dichiarato il sostegno a Teheran e l’appoggio della candidatura nell’Organizzazione
Mondiale del Commercio (WTO). Il presidente indonesiano Susilo
Bambang Yudhoyono, nell’intervento di apertura dei
lavori, ha detto che il D-8 vuole il progresso “attraverso la pace e non la
guerra, il dialogo e non lo scontro, la collaborazione e non lo sfruttamento,
la giustizia e non il doppio standard, l’uguaglianza e non la discriminazione,
la democrazia e non l’oppressione”. Yudhoyono ha poi
sollecitato i presenti ad affrontare la crisi energetica mondiale chiedendo
collaborazione per lo sviluppo di fonti alternative e la cooperazione per
combattere le pandemie: infine ha esortato al dialogo tra civiltà diverse.
(T.C.)
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14 maggio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Nuova serie di attentati in Iraq: diversi ordigni sono
esplosi in rapida successione nel Paese arabo provocando almeno 30 morti. Nella
capitale, due autobombe sono esplose nei pressi dell’aereoporto provocando la morte di 14 iracheni. Sempre a Baghdad, altre 12 persone sono decedute in seguito a vari
attacchi della guerriglia. A nord della capitale, due
agenti della scorta del ministro degli Esteri iracheno uscente sono morti,
inoltre, per l’esplosione di una bomba collocata lungo una strada. A Mossul, un kamikaze si è fatto saltare in aria vicino ad un
convoglio americano causando la morte di sei persone.
L’Iran non
accetterà alcuna proposta dei Paesi europei per sospendere il proprio programma
nucleare. Lo ha detto il presidente iraniano Ahmadinejad
ribadendo che gli scopi delle attività atomiche della Repubblica islamica sono
solo civili. Il capo di Stato iraniano ha così respinto le proposte di Francia,
Germania e Gran Bretagna che hanno offerto una serie di incentivi all’Iran in
cambio della sospensione delle attività di arricchimento dell’uranio. La
Repubblica islamica non elude, comunque, trattative con gli Stati Uniti: il portavoce
del ministero degli Esteri ha dichiarato che “se non vengono
usate minacce ma un linguaggio conveniente e sulla base del reciproco rispetto,
alle trattative può partecipare qualsiasi Paese”.
Primo incontro
ufficiale tra un governo europeo e un ministro di Hamas: rappresentanti del
ministero degli Esteri norvegese hanno incontrato ad Oslo il ministro
palestinese per i profughi. Le autorità di Oslo hanno
ribadito le richieste fatte al gruppo radicale dalla comunità internazionale:
il riconoscimento di Israele e la rinuncia alla lotta armata. Il ministro
palestinese della Sanità ha detto, intanto, che il governo guidato da Hamas è
disposto a colloqui con Israele per risolvere la crisi umanitaria palestinese.
In Somalia, ottavo
giorno di combattimenti a Mogadiscio. Dopo i violentissimi scontri dei giorni
scorsi, la situazione della capitale appare più tranquilla. Ma la tensione
resta altissima. E il bilancio è molto pesante: secondo fonti locali, i morti
sono almeno 150, in gran parte civili. Il nostro servizio:
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Mogadiscio è una città sconvolta: si contendono la
conquista della capitale somala le milizie dei signori della guerra e i
guerriglieri islamici. Mogadiscio questa mattina non ha fatto registrare nuovi scontri ma resta una città fantasma. Un gruppo di “anziani”,
particolarmente autorevoli, ha chiesto un cessate il fuoco. Le parti non hanno
firmato, al momento, nessuna intesa ma, di fatto, le
opposte fazioni stanno rispettando la tregua. La recrudescenza delle violenze
che hanno scosso in questi giorni Mogadiscio, si inserisce in una guerra di
potere iniziata in Somalia dopo l’uscita di scena, nel 1991, del presidente Siad Barre. Ma negli ultimi anni, il conflitto sembra aver
generato nuove contrapposizioni: i miliziani legati alle Corti islamiche, che
invocano l’adozione della legge coranica, sono sospettati infatti di avere legami con Al Qaeda;
le formazioni guidate dai signori della guerra sono finanziate invece, secondo
il presidente ad interim somalo, dall’amministrazione americana. Da questa
complessa trama che vede opporsi estremisti islamici contro guerriglieri
mercenari, con sullo sfondo probabilmente Al Qaeda e Stati Uniti, emerge poi il dramma delle vere
vittime: i civili. La popolazione è allo stremo, costretta alla fuga ma chiusa
tra due fuochi. Di fronte a tale drammatica situazione, si moltiplicano infine
le richieste di aiuto e gli appelli alla calma: il governo somalo, costretto a
rimanere lontano dalla capitale, ha invocato l’arrivo degli aiuti umanitari.
ONU e Stati Uniti hanno lanciato, ieri, un accorato appello per porre fine alle
violenze e far tacere le armi.
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Prosegue in Italia,
il processo per l’avvio del nuovo corso politico: domani è previsto il
giuramento del neo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Da martedì – ha detto Napolitano – avranno inizio le
consultazioni per la formazione del governo. I nodi da sciogliere per la
definizione della nuova squadra governativa sono le nomine dei due vicepremier.
E in Italia,
“cresce il disgusto nell’opinione pubblica per i sempre più inquietanti e scandalosi
sviluppi delle inchieste della magistratura ordinaria sul calcio dopo la
diffusione dei contenuti delle intercettazioni telefoniche”. E’ quanto si legge
nell’ odierna
edizione dell’Osservatore Romano sull’attuale, difficilissimo momento
del calcio italiano, sconvolto da una ampia serie di irregolarità che hanno
falsato, secondo gli inquirenti, la stagione 2004-2005. Le persone indagate sono 41 e tra queste ci sono dirigenti, designatori arbitrali, arbitri ed un giornalista. Sono già
scattati i primi provvedimenti: la Federcalcio sarà commissariata da martedì prossimo dalla giunta esecutiva del Coni; la CONSOB - Commissione nazionale per le società e la borsa - ha annunciato controlli per verificare eventuali manipolazioni del
mercato. Sulla profonda crisi del calcio italiano, ascoltiamo
al microfono di Francesca Fialdini l’ex arbitro, Luigi Agnolin:
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R. – Speriamo che, dopo questo,
ci sia l’opportunità di vedere un cielo sereno e che il calcio torni a
risplendere di una luce viva. Spero che
ci sia una svolta epocale in modo tale da dare la centralità a quelli che sono
i veri protagonisti: i ragazzi, elemento portante e determinante. Mi auguro che
si possano prendere veramente dei provvedimenti piuttosto seri in modo tale che
si ritorni a dare credibilità a questo sport.
Questo è un mondo che ha bisogno di credibilità, che ha bisogno di
valorizzare gli elementi principali di questo gioco. Tali modi sono quelli che
creano socializzazione ed entusiasmo. Bisogna che noi ci mettiamo in testa che
bisogna far sì che questi principi sani vengano
inculcati sin dalla tenera età. Principi rivolti alla positività e non a
situazioni che fanno vedere il calcio come una sorta di feticismo da portare
avanti. Il calcio non è un feticcio da esibire, da esaltare.
D. - Ha parole di solidarietà nei confronti della sua
categoria, di cui tra l’altro lei è un alto rappresentante?
R. - Sono stato un arbitro, conosco il mondo arbitrale e
posso solo esprimere giudizi positivi in generale. Purtroppo, basta che ci
siano 2 o 3 persone che sbagliano e questo va ad inficiare il lavoro di molti.
In tutti i settori della vita, purtroppo, si convive certe volte con delle
negatività. Nel momento in cui accadono queste cose, bisogna avere la forza di
sradicare alla radice le situazioni negative.
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In Indonesia, il vulcano Merapi
ha iniziato la sua eruzione. La lava copre le pendici del cratere e anche le
poche persone, che erano rimaste nell’isola indonesiana di Giava,
sono fuggite. Nei giorni scorsi, più di 4 mila persone sono state fatte
evacuare. La più violenta eruzione del Merapi avvenne
nel 1930, quando i morti furono 1.369.
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