RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 134  - Testo della trasmissione di domenica 14 maggio 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa al Regina Coeli  ricorda la promessa della Vergine a Fatima:  il Cuore Immacolato di Maria trionferà, nonostante permangano motivi di apprensione per il futuro dell'umanità. Rievocato il 25.mo anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II

 

Messaggio del Papa letto ieri in San Pietro in occasione della Giornata Mondiale del Pellegrino, nella memoria della Beata Vergine di Fatima

 

 Oggi pomeriggio, a Napoli, sarà proclamata beata Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Ce ne parla padre Nunzio D’Elia

 

 Inizia domani la plenaria del Pontificio Consiglio per i migranti: con noi mons. Agostino Marchetto

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il saluto del Papa ai partecipanti alla Maratona di primavera: intervista con Francesco Gemelli

 

Torna la speranza ad Haiti:  oggi l’insediamento del nuovo presidente  René Preval: ce ne parla padre Desinord Jean

 

Un’opera banale, un caso gonfiato a chiari fini commerciali: è il commento di mons. Bruno Forte al romanzo “Il Codice da Vinci”

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dura denuncia dei vescovi colombiani sulle conseguenze della depenalizzazione dell’aborto

 

Il Patriarca Bartolomeo I in visita a Firenze

 

Continua nelle isole Canarie lo sbarco di clandestini subsahariani

 

Condanna del governo keniano per l’attacco, venerdì scorso, alla radio della Chiesa pentecostale  

 

Vertice a Bali di rappresentanti di 8 nazioni a maggioranza musulmana

 

24 ORE NEL MONDO:

        Tregua carica di tensione a Mogadiscio dopo i sanguinosi scontri dei giorni scorsi

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 maggio 2006

 

 

IL PAPA AL REGINA COELI  RICORDA LA PROMESSA DELLA VERGINE A FATIMA:  PERMANGONO MOTIVI DI APPRENSIONE PER IL FUTURO DELL'UMANITÀ,

MA IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA TRIONFERÀ.

 RIEVOCATO IL 25.MO ANNIVERSARIO DELL’ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II 

 

 

Anche se “permangono motivi di apprensione per il futuro dell’umanità” alla fine il Cuore Immacolato di Maria  trionferà. E’ quanto ha detto il Papa stamane, durante il Regina Coeli in Piazza San Pietro, ricordando  la promessa della Vergine a Fatima e rievocando  il 25.mo anniversario dell'attentato contro Giovanni Paolo II alla luce di quelle apparizioni. Benedetto XVI ha esortato i fedeli ad essere “testimoni coraggiosi della verità del Vangelo e della gioia pasquale”  traendo la forza dell’amore dall’unione con Gesù.  Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa spiega il Vangelo di questa quinta Domenica di Pasqua, in cui Gesù esorta i discepoli a rimanere uniti a Lui come i tralci alla vite:

 

“Si tratta di una parabola davvero significativa, perché esprime con grande efficacia che la vita cristiana è mistero di comunione con Gesù: “Chi rimane in me e io in lui, dice il Signore, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Il segreto della fecondità spirituale è l’unione con Dio, unione che si realizza soprattutto nell’Eucaristia, giustamente chiamata anche Comunione”.

 

 Benedetto XVI ricorda che proprio in questo periodo dell’anno moltissime comunità parrocchiali celebrano la prima Comunione dei bambini. A tutti i ragazzi che si incontrano per la prima volta con Gesù Eucaristia ha rivolto “un saluto speciale, augurando loro di diventare tralci della Vite che è Gesù e di crescere come suoi veri discepoli”.

 

“Una via sicura per mantenersi uniti a Cristo, come tralci alla vite – ha aggiunto -  è ricorrere all’intercessione di Maria”, che ieri, 13 maggio, la Chiesa ha “particolarmente venerato ricordando le apparizioni di Fatima, dove nel 1917 si manifestò più volte a tre bambini, i pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia”:

 

“Il messaggio che affidò loro, in continuità con quello di Lourdes, era un forte richiamo alla preghiera e alla conversione; messaggio davvero profetico considerando il secolo XX funestato da inaudite distruzioni, causate da guerre e da regimi totalitari, nonché da estese persecuzioni contro la Chiesa”.

 

Il Papa ha ricordato, alla luce di queste apparizioni, il 25.mo anniversario dell’attentato contro Giovanni Paolo II: era il 13 maggio del 1981. Papa Wojtyla “sentì di essere stato miracolosamente salvato dalla morte per l’intervento di ‘una mano materna’, come egli stesso ebbe a dire, e l’intero suo pontificato – ha affermato Benedetto XVI -  è stato segnato da ciò che la Vergine aveva preannunciato a Fatima:

 

“Se non sono mancate preoccupazioni e sofferenze, se ancora permangono motivi di apprensione per il futuro dell’umanità, è di conforto quanto la ‘Bianca Signora’  promise ai pastorelli: ‘Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà’ “.

 

E nell’odierna festa della mamma, Benedetto XVI ha chiesto l’intercessione della Madre di Dio perchè continui “a vegliare sul cammino della Chiesa e dell’umanità, specialmente sulle famiglie, le mamme e i bambini”.

 

Al termine della preghiera mariana il Papa  ha rivolto anche un saluto in latino agli alunni e all’insegnante del Collegio olandese  Corderius” di Amersfoort, esortati  “ad attingere abbondantemente ai tesori dell’antica sapienza attraverso la lingua latina”.

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MARIA INTERCEDA PER LA PACE NEL MONDO: COSI’  BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO LETTO IERI  IN SAN PIETRO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE

DEL PELLEGRINO, NELLA MEMORIA DELLA BEATA VERGINE DI FATIMA

 

“Con gioia mi unisco a quanti si raccolgono in Piazza San Pietro, attorno alla statua della Madonna di Fatima, per affidare all’intercessione di Maria le grandi intenzioni della Chiesa e del mondo”. Inizia così il messaggio di Benedetto XVI letto dal cardinale Camillo Ruini ieri pomeriggio, in San Pietro, al termine della Santa Messa per la seconda Giornata mondiale del pellegrino. Un evento che quest’anno è coinciso con la memoria della Beata Vergine di Fatima e con il 25.mo anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II. Il servizio di Isabella Piro.

 

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(Canto)

 

“Vegli Maria sui pastori e sul popolo cristiano: guidi i passi delle Nazioni verso il pieno compimento della volontà del Signore e ottenga per tutti la pace… Possa il messaggio di Fatima essere sempre più accolto, compreso e vissuto in

 

 

ogni comunità”. Il messaggio del Santo Padre, è risuonato pieno di dolcezza e di speranza ieri, nella Basilica Vaticana, gremita di tantissimi pellegrini. Poco prima, durante la sua omelia, il cardinale vicario Camillo Ruini aveva ricordato il significato del pellegrinaggio per la vita di ogni uomo:

 

“Quel grande pellegrinaggio di cui ogni singolo pellegrinaggio concreto è, si può dire, una illustrazione, un rafforzamento perché, appunto, l’intera nostra vita sia un cammino verso il Signore” 

 

Ricordando, poi, il 25.mo anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II, il porporato ha citato alcuni versi del poema “Stanislao”, scritto da Papa Wojtyla, in onore del protettore di Cracovia, poco prima di salire al soglio di Pietro:

 

“Se la parola non ha convertito sarà il sangue a convertire. Giovanni Paolo II ha speso la sua intera vita per convertire. L’ha fatto con il sangue versato quel giorno in Piazza San Pietro e poi con tutta la lunga sofferenza offerta fiduciosamente al Signore”.

 

“Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto”: il Vangelo di Giovanni, ha spiegato il cardinal Ruini, ci ricorda le due condizioni essenziali perché la nostra preghiera sia ascoltata: essere umile, ossia accettare di fare la volontà di Dio, e rimanere in Cristo, partecipando alla Sua vita. Ma una potente intercessione, ha concluso il porporato, può arrivare proprio da Papa Wojtyla:

 

“Il grande testimone della Divina Misericordia, io tutti i giorni lo prego e consiglio anche voi di rivolgervi a lui ogni giorno nella preghiera”.

 

Al termine della celebrazione, gli oltre 20mila pellegrini presenti in Piazza San Pietro hanno assistito ad un concerto bandistico dei vigili urbani e ad uno spettacolo degli sbandieratori. Poche ore prima, invece, schierati lungo via della Conciliazione, i loro canti avevano accompagnato la statua della Madonna di Fatima in processione da Castel Sant’Angelo a San Pietro. A salutarla, una pioggia di petali bianchi e gialli.

 

(Canto)

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OGGI POMERIGGIO A NAPOLI SARÀ PROCLAMATA BEATA MARIA DELLA PASSIONE DI

NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO. RELIGIOSA DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE

CROCIFISSE ADORATRICI DELL’EUCARISTIA VISSE IMMEDESIMANDOSI NELLA PASSIONE DI CRISTO E PREGANDO COSTANTEMENTE PER LA SALVEZZA DELLE ANIME.

IERI IN OLANDA LA BEATIFICAZIONE DI MADRE MARIA TERESA DI SAN GIUSEPPE

 

Dopo la beatificazione ieri pomeriggio in Olanda, nella cattedrale di Roermond, di Madre Maria Teresa di San Giuseppe, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù, Oggi pomeriggio, alle 16.30, a Napoli sarà proclamata beata Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. A presiedere la celebrazione sarà il prefetto della Congregazione delle Cause dei

Santi il cardinale José Saraiva Martins. E sulla religiosa della Congregazione delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Napoletana, vissuta tra l’800 e il 900, Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, al secolo Maria Grazia Tarallo, già da bambina aveva mostrato una profonda spiritualità. Il padre era contrario al suo desiderio di consacrarsi al Signore e la costrinse al matrimonio, ma pochi mesi dopo rimase vedova e potè entrare nel monastero della Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia di San Giorgio a Cremano dove si diede a penitenze austere e all’adorazione costante dell’Eucaristia. Fu anche maestra delle novizie e morì all’età di 46 anni, quando già in tanti erano a conoscenza delle sue estasi, delle stimmate che la segnarono e della sua chiaroveggenza. Ma ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto il postulatore della causa di beatificazione padre Nunzio D’Elia:

 

R. - Nata il 23 settembre 1866 la sua vita è stata una esperienza di Gesù Cristo nella Passione e nell’Eucaristia. Si può dire che la sintesi della vita di Maria della Passione è quella che poi lei ha proclamato divenendo suora, dicendo: “Mi chiamo Maria della Passione e debbo somigliare al mio Maestro”. Aveva appena 7 anni quando ricevette l’Eucaristia: ne aveva grande desiderio vedendo le amiche che si accostavano all’altare, sicchè il parroco si intenerì vedendola piangere per l’anelito di ricevere Gesù e dopo alcuni incontri di catechesi le concesse il dono dell’Eucaristia, al quale dono Maria Grazia è stata fedele per tutta la vita. Visse i suoi ultimi giorni nutrendosi soltanto di Eucaristia e per tutta la sua vita intimamente e profondamente, anche nella carne, sperimentò la passione di Cristo. Grande innamorata dell’Eucaristia offrì se stessa come vittima di espiazione per i peccati degli uomini e per la santificazione dei sacerdoti. La sua esperienza corona un quelli che sono i carismi della Congregazione delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia: la Passione, l’adorazione, l’Eucaristia.

 

D. – Qual è il messaggio della beata per l’uomo d’oggi?

 

R. – La beata Maria Grazia Tarallo oggi dice a noi quello che Giovanni Paolo II ci ha insegnato negli ultimi tempi: l’amore per l’Eucaristia. E soprattutto ci invita all’adorazione personale, perché in fondo Maria della Passione è stata ore e ore - tutta la giornata, si può dire - in adorazione dell’Eucaristia, fatti salvi gli impegni comunitari che assolveva alla perfezione. Se leggiamo il documento ‘Mane nobiscum, Domine’ di Giovanni Paolo II, ci accorgiamo che la vita della nostra beata fu proiettata proprio secondo le indicazioni che ci ha poi offerto Giovanni Paolo II.

 

D. – Qualche episodio particolare della sua vita?

 

 

R. – Un giorno il diavolo l’ha avvicinata e scaraventata per le scale; le ruppe il braccio. Lei nascose un il tutto alla comunità, fino a quando poi dovette comunque rivelare che aveva avuto questa esperienza col diavolo. Ad un sacerdote che aveva forse un mancato nella sua vita di fedeltà, disse: “Guardi che lei vive questa situazione; si converta”. Al suo sposo, la prima volta che questi entrò a casa sua, ebbe da lei una forma di rimprovero, possiamo dire. Lei gli disse: “Prima di parlare con me, di accostarti a questa casa, vatti a confessare, perché da dieci anni non ti sei confessato”. E il giovane dovette fare così.

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INIZIA DOMANI A PALAZZO SAN CALISTO LA PLENARIA

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI

-Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto –

 

          Si riunirà da domani al 17 maggio la XVII Sessione Plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, sul tema: “Migrazione e itineranza da e per (verso)  i Paesi a maggioranza islamica”. Perché è stato scelto questo tema? Giovanni Peduto lo ha chiesto al segretario del dicastero, l’arcivescovo Agostino Marchetto:

 

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R. - Il fenomeno dell’emigrazione (per ragioni economiche o di studio o anche forzata)  è un segno dei tempi – come attesta il Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno – a cui la nostra Istruzione Erga migrantes caritas Christi, approvata da Giovanni Paolo II il 1° maggio 2004, ha dato una risposta ecclesiale, aggiornandone la relativa pastorale. Di conseguenza, più che mai, per noi è l’ora del dialogo con le altre religioni, quelle dei migranti, dialogo che certamente non si oppone a quella nuova evangelizzazione a cui spesso ci ha richiamati Giovanni Paolo II. È questione ampiamente trattata nell’EMCC (N. 59-69), che porta una particolare attenzione ai migranti musulmani (N. 65-68 e, inoltre, 61-64). Ma non si può dimenticare che molti cristiani approdano altresì, per migrazione o itineranza (l’altro campo della nostra sollecitudine partecipata dal Sommo Pontefice), ai lidi della Terra d’Islam. Ed ecco allora la formulazione del tema: “Migrazione e itineranza da e per (verso) i Paesi a maggioranza islamica”.

 

D. - Chi parteciperà all’incontro?

 

R. - I Membri e i Consultori del nostro Pontificio Consiglio, con un gruppo di esperti dal mondo internazionale, in tutto una sessantina di persone, con in più i Superiori e gli Officiali del Dicastero, guidati dal nostro nuovo Presidente, il cardinale Renato Raffaele Martino. Alla riflessione, al dialogo e alla preghiera farà da corona l’Udienza che ci concederà il Santo Padre.

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 maggio 2006

 

IL SALUTO DEL PAPA AI PARTECIPANTI

ALLA MARATONA DI PRIMAVERA

- Intervista con Francesco Gemelli -

 

“Saluto i partecipanti alla Maratona di Primavera e auguro pieno successo a tale iniziativa che promuove l’attività sportiva legata all’educazione dei ragazzi e dei giovani”.  Così al termine del Regina Coeli il Santo Padre ha ricordato i partecipanti alla XXVI Maratona di primavera partiti questa mattina da Piazza San Pietro e collegati per l’occasione dal parco di Villa Borghese, punto di arrivo della manifestazione. La Maratona organizzata dall’ Associazione Scuola Nuova in collaborazione con il Vicariato di Roma, si inserisce nella tre giorni della  “ Festa della Scuola” che si conclude oggi. Il servizio di Marina Tomarro.

 

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Migliaia di palloncini bianchi e gialli volando su nel cielo hanno salutato la partenza da Piazza San Pietro dei partecipanti alla XXVI Maratona di primavera.  E infatti come ogni anno tanti bambini genitori insegnanti non hanno voluto rinunciare a questo ormai tradizionale appuntamento primaverile. Ma quali sono gli obiettivi primari della manifestazione? Ascoltiamo Francesco Gemelli presidente del comitato organizzatore al microfono di Isabella Piro:

 

R. – Favorire l’integrazione scuola-famiglia: questo è uno degli obiettivi. Il secondo è quello di radunare in piazza i genitori per testimoniare una presenza attiva all’interno delle scuole …

 

Ed un altro degli obiettivi della Maratona è sicuramente quello di insegnare il rispetto dell’etica nel mondo sportivo. Ascoltiamo ancora Francesco Gemelli:

 

R. – Lo sport, al di là dell’attività fisica, è anche un momento educativo: il rispetto per gli altri. Non dev’esserci una competizione finalizzata al raggiungimento degli obiettivi personali, ma da condividere con altri.

 

Ma adesso ascoltiamo dalle voci di alcuni dei partecipanti, piccoli e grandi, perché hanno deciso di prendere parte a questa maratona di primavera:

 

R. - Perché la suora ci ha detto se volevamo partecipare e poi è divertente stare con la scuola. Ti puoi divertire tanto, cammini, vai per le vie che non conosci…

 

R. - Sono venuta perché è molto divertente e poi ci tiene in forma….

 

R. - Le scuole hanno sensibilizzato le famiglie ed allora abbiamo partecipato volentieri, facciamo parte di una scuola cattolica e certo non potevamo tirarci indietro anche perché è un momento di ritrovo con le famiglie e i ragazzi ed è quindi un’occasione da non perdere.

 

R. - Per provare un po’ di gioia insieme a tanti amici…

 

R. - E’ un’occasione per stare tutti insieme, io ho due bambini iscritti in due istituti cattolici diversi. Poi è anche l’occasione per vedere Roma che durante i giorni feriali non abbiamo tempo di vedere e poi si ha l’opportunità di stare insieme ad altri.

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TORNA LA SPERANZA AD HAITI:

 OGGI L’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE  RENÉ PREVAL

- Intervista con padre Desinord Jean -

 

         S’insedia oggi il nuovo presidente della Repubblica di Haiti. René Preval, 63 anni, agronomo, aveva vinto al primo turno, anche se in maniera contrastata, le elezioni che lo hanno designato quale successore di Jean-Bertrand Aristide alla guida del piccolo Stato caraibico. Da decenni la popolazione di Haiti è sottoposta a condizioni di vita durissime e infarcite di violenza e di soprusi. Corruzione, mancanza di prospettive economiche, incertezza politica hanno tenuto lontano gli investitori facendo colare a picco l’economia del Paese. Il primo obiettivo del neopresidente sarà quello di rendere più unito il Paese dopo una lunghissima e a volte drammatica campagna elettorale, come illustra padre Desinord Jean, direttore di “Radio Soleil”, l’emittente dell’arcidiocesi di Port-au-Prince, raggiunto telefonicamente da Lucas Dùran:

 

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R. – L’atmosfera è calma, direi. Si vede anche che ci sono tanti lavori in corso, come nel Palazzo nazionale, come al Parlamento, anche in Cattedrale …

 

D. – Sono diminuiti gli episodi di violenza nei confronti della popolazione civile? E soprattutto: sono diminuiti i rapimenti?

 

R. – Sono diminuiti se facciamo il confronto con l’anno scorso o rispetto a cinque o sei mesi fa. E’ vero che ancora la settimana scorsa abbiamo registrato alcuni casi di sequestro, ma è vero anche che la violenza politica è molto diminuita.

 

D. – A livello politico, rispetto a tre mesi fa, il Paese sembra più unito?

 

R. – Il nuovo presidente ha lavorato in questo senso: già nella sua campagna ha manifestato un modo nuovo di fare politica. La politica non è una battaglia; è sempre dialogo …

 

D. – Quali sono le priorità alle quali dovrà lavorare il nuovo presidente?

 

R. – Lui dà la priorità all’agricoltura, all’assistenza sanitaria, alle infrastrutture, alla sicurezza: istituire un’atmosfera di sicurezza per attirare gli investimenti in questo Paese.

 

D. – Da cosa dipende la riuscita del mandato di Preval?

 

R. –    Dopo questa divisione che ha segnato il Paese, credo che la sfida per Preval sia quella di unificare di nuovo il Paese. Dovrà anche aiutare il popolo haitiano ad avere un’educazione che consenta a tutti di sapere almeno leggere e scrivere; dovrà anche far sì che il popolo possa avere il minimo economico …

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UNA MANIFESTAZIONE DEL RELATIVISMO DEI NOSTRI TEMPI:

COSI’, IL TEOLOGO BRUNO FORTE, ARCIVESCOVO DI CHIETI- VASTO,

 DEFINISCE IL SUCCESSO DEL “CODICE DA VINCI”

 

Il regista de “Il Codice da Vinci”, Ron Howard, si è rifiutato di inserire una nota introduttiva al film che sottolinei come questo sia frutto della fantasia, senza pretesa di attendibilità storica. La richiesta era stata formulata dalla Prelatura dell’Opus Dei che, nell'omonimo libro di Dan Brown, viene descritta come una setta intenta a nascondere verità fondamentali sulle origini del Cristianesimo, svelate dal libro. Secondo il romanzo, per esempio, sarebbe stato Costantino, solo nel 325 con il Concilio di Nicea, a stabilire la divinità di Cristo. Una falsificazione vera e propria, come sottolinea il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Dire che la divinità di Gesù sia una sorta di invenzione o creazione posteriore, di secoli, addirittura, è assolutamente un’impresa superficiale, infondata, perché nei Vangeli non solo Gesù è riconosciuto con il titolo che il mondo ebraico dava soltanto a Dio: “Kyryos – Signore”, ma è poi chiamato esplicitamente “Figlio di Dio”. E non nel senso generico che a volte nel mondo ebraico si poteva dare a questa espressione, ma nel senso pieno e forte che Pasqua, la luce della Risurrezione, dimostra che Lui è sul piano dell’Essere di Dio ed è il Salvatore del mondo. Questo già nei Vangeli canonici, quindi siamo totalmente nell’ambito del I secolo, all’inizio della cristianità. Tutto il cristianesimo, tutto ciò che il cristianesimo è stato dal punto di vista storico, non dal punto di vista semplicemente di un’esperienza – seppure importantissima e decisiva – quale quella della fede, non si spiegherebbe se non ci fosse questo riconoscimento dell’assoluta singolarità di Gesù come Signore, come Salvatore, come Dio, Figlio di Dio sul piano dell’Essere di Dio.

 

 

 

D. – Ecco, in realtà le falsificazioni proposte dal romanziere americano sono tutt’altro che nuove: attingono, infatti, alla tradizione gnostica. Di che cosa si tratta?

 

R. – I cosiddetti “Vangeli gnostici”, come tutta la produzione ereticale dei primi secoli, si infiltrano certamente nella grande tradizione cristiana delle origini. Ma le dottrine che si fanno passare in opere come il “Codice da Vinci”, come accreditate o accreditabili, in realtà sono assolutamente posteriori e falsificanti ed hanno normalmente una finalità politica. Mi spiego: l’arianesimo che nega, appunto, la divinità di Gesù, è un fenomeno politico. Era l’autorità imperiale che, per affermare l’unicità dell’imperatore, affermava anche una unicità divina che escludesse il mistero trinitario non compreso, non accettato!

 

D. – La presa che ha avuto questo romanzo anche tra i credenti, non è forse il segno di una profonda e diffusa ignoranza sui fondamenti stessi della fede? E quali interrogativi pone, ad un pastore?

 

R. – A me sembra che sia un caso gonfiato, gonfiato a chiari fini economico-commerciali. A questa riflessione di carattere letterario, per cui molti come me avranno avuto fatica a leggere il “Codice da Vinci” proprio perché è letterariamente un’opera non bella, a questa riflessione si aggiunge una riflessione di carattere critico. Mentre qualunque affermazione su Gesù e sulla storicità dei Vangeli negli ultimi due secoli, quando è stata fatta, è stata fatta normalmente a partire da un dibattito critico, tutto questo lavoro, tutto questo scavo, questa documentazione qui non c’è assolutamente! Siamo di fronte alla divulgazione banale, commerciale di tesi prese qui e lì, di battute che non hanno alcun fondamento storico. Insomma, non c’è serietà scientifica. Perché, allora, la gente compra tanto questo libro? Perché siamo nell’epoca della persuasione occulta, della propaganda, e cioè nell’epoca nella quale molto spesso l’indice di successo di un’opera sul piano del mercato non è assolutamente pari al valore che essa ha realmente. Non ritengo che sia un’opera capace veramente di segnare la vita di nessuno. Voglio dire: chi abbandonasse la fede perché ha letto il “Codice da Vinci”, mi sembra veramente dimostrerebbe soprattutto che la sua fede o non c’era, o era estremamente superficiale, o che non si è mai posto domande serie su Gesù, dove invece queste domande possono avere risposte altrettanto serie e rigorose e aiutare a fondare una fede adulta, responsabile, serena.

 

D. – Benedetto XVI, e prima ancora il cardinale Ratzinger, ha messo in guardiadalle insidie insite nel relativismo culturale. Il successo del “Codice da Vinci”, un romanzo tutto giocato sull’ambiguità tra vero e finzione, può essere letto come una manifestazione di questo fenomeno del nostro tempo?

 

R. – Chiaro che le coscienze inquiete, spesso fragili, si lasciano pilotare facilmente dalle proposte che vengono sostenute da un’offerta “commerciale” più alta. Questo può essere un segno del relativismo che è veramente un cancro dell’anima, perché è l’abbandono dell’ancoraggio al senso e alla verità ultima, ma è anche il segno di un sistema economico-commerciale sul quale dobbiamo riflettere, e che è quello – appunto – della globalizzazione. In questo senso il successo del “Codice da Vinci” segnala questo cancro del relativismo di cui è malata la struttura economica e commerciale del villaggio

globale. E’ un fenomeno - diciamo – “di moda” e come tale va valutato, senza dare eccessivi pesi di valutazione etico-spirituale, perché sarebbe anche dare troppo onore ad un’opera che mi sembra vada invece assolutamente ridimensionata ed è un fenomeno che è più di natura sociale, dal punto di vista – appunto – della moda, che non dal punto di vista spirituale o di ricerca vera di Dio e dei valori.

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CHIESA E SOCIETA’

14 maggio 2006

 

COLOMBIA: LA CORTE COSTITUZIONALE SI È PRONUNCIATA POSITIVAMENTE SULLA

DEPENALIZZAZIONE DELL’ABORTO. SUL VERDETTO DURA DENUNCIA DEI VESCOVI:

È UNA SENTENZA DALLE GRAVI CONSEGUENZE E CHE ATTENTA AI FONDAMENTALI

VALORI CULTURALI, MORALI E RELIGIOSI DELLA NOSTRA PATRIA

 

BOGOTÀ. = I vescovi colombiani esprimono profonda amarezza di fronte al verdetto della Corte Costituzionale sulla depenalizzazione parziale dell’aborto, emesso mercoledì scorso. A darne notizia è l’agenzia Fides che ha pubblicato anche uno stralcio del documento dei presuli sudamericani datato 12 maggio. “La Conferenza Episcopale, fedele al Vangelo della Vita... lamenta che la Corte Costituzionale non abbia preso una decisione ferma a favore della vita umana, di ogni vita umana – si legge nel documento – è una sentenza dalle gravi conseguenze e che attenta ai fondamentali valori culturali, morali e religiosi della nostra patria”. Il comunicato dei Vescovi è firmato da mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e presidente della Conferenza episcopale colombiana. Secondo il verdetto della Corte Costituzionale, non si applicherà la reclusione quando la gravidanza costituisca un pericolo per la vita della gestante, a patto che questo stato sia certificato da un medico, e sarà anche applicata la stessa norma quando esista una grave malformazione del feto o quando la gravidanza sia risultato di una violenza o di inseminazione artificiale o di incesto. I vescovi dichiarano inoltre che “con questa sentenza viene negato il diritto alla vita a molti esseri umani indifesi” e che in definitiva si intraprendono “strade equivoche e soluzioni facili, cercando risposta alle gravi e difficili situazioni del nostro Paese”. Sebbene “le leggi e le sentenze giuridiche potranno determinare la legalità di alcuni atti, non per questo motivo questi si potranno considerare come morali e buoni”. Pertanto agire “contro la vita di un essere umano, in qualunque circostanza continuerà ad essere sempre un atto immorale, e più grave ancora se è contro l’essere più indifeso di tutti”. A fronte di tale realtà i presuli lanciano un appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, “affinché assumano con coraggio la difesa di ogni vita umana, rispettino il diritto dei bambini a nascere e respingano sempre l'opzione dell'aborto”. Al governo nazionale e alle istituzioni la Chiesa colombiana chiede un serio impegno di fronte al “dovere legale di garantire buoni servizi e l’attenzione necessaria alle donne incinte ed ai bambini che devono nascere”. (T.C.)

 

 

L’UNIONE TRA CRISTIANI D’ORIENTE E D’OCCIDENTE È UNA CAUSA SANTA: LO HA DETTO IERI POMERIGGIO IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO I IN VISITA A FIRENZE A 600 ANNI DALLO STORICO CONCILIO CHE TENTÒ L’UNIONE

TRA I CRISTIANI D’ORIENTE E D’OCCIDENTE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

FIRENZE. = Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli ha presieduto ieri pomeriggio nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, a Firenze, una solenne liturgia dei vespri di rito ortodosso, alla quale ha partecipato il cardinale arcivescovo Ennio Antonelli. Il Patriarca, in questi giorni, è ospite del capoluogo toscano per ricevere dalla Fondazione Premio Galileo 2000, il Premio per la pace. “Noi siamo lieti – ha detto il cardinale Antonelli nel suo saluto - di onorare in lei la gloriosa tradizione spirituale, liturgica, teologica e artistica dell’oriente cristiano… Questa cattedrale – ha continuato il porporato – nel 1439 accolse il suo predecessore Giuseppe II insieme al Papa Eugenio IV in occasione del Concilio di Firenze, convocato per un generoso tentativo di ricostruire l’unità tra le Chiese. Ora, dopo seicento anni, accoglie di nuovo un Patriarca Ecumenico fortemente impegnato nel dialogo tra le diverse confessioni cristiane”. Di rimando il Patriarca Bartolomeo I, durante l’omelia, ha definito una causa santa l’unione tra le nostre Chiese sorelle. Il Patriarca ha poi ricordato il cammino ecumenico degli ultimi quarant’anni, marcato dalla visita di Paolo VI a Istanbul nel 1967 e dal viaggio di Giovanni Paolo II in Turchia nel 1979, al quale si aggiungerà, a novembre, la prevista visita al Fanar di Papa Benedetto XVI per la festa di Sant’Andrea apostolo, patrono della Chiesa di Costantinopoli. “Aspettiamo con gioia e onore la visita di Benedetto XVI – ha detto Bartolomeo I – perché è un avvenimento storico per le nostre relazioni, che rafforzerà i nostri legami di fraternità in Cristo”. Come riconoscimento del patrimonio spirituale che unisce Occidente e Oriente cristiano, il cardinale Antonelli ha annunciato il prossimo trasferimento a Costantinopoli delle spoglie del patriarca Giuseppe II, sepolto attualmente nella Basilica di Santa Maria Novella, e la decisione dell’arcidiocesi di mettere a disposizione della comunità ortodossa cittadina una chiesa a Firenze in cui celebrare le sue liturgie e potersi riunirsi.

 

 

OLTRE SEICENTO CLANDESTINI SUBSAHARIANI SONO SBARCATI NEGLI ULTIMI DUE GIORNI NELLE ISOLE CANARIE. SONO OLTRE SEIMILA I MIGRANTI DI ORIGINE AFRICANA CHE DALL’INIZIO DELL’ANNO HANNO TENTATO DI RAGGIUNGERE LA SPAGNA

 

MADRID.= Centinaia di clandestini subsahariani sono sbarcati in questi ultimi due giorni nelle isole Canarie. I dati ufficiali parlano di 651 africani per lo più provenienti dal Senegal. Nei primi quattro mesi dell’anno gli illegali che hanno raggiunto le coste spagnole superano ampiamente il numero di tutti quelli arrivati nel 2005. Uno dei motivi principali sarebbe la chiusura da parte dei militari ispanici dei valichi terrestri di Ceuta e Melilla. Nei mesi scorsi, in seguito all’arrivo di  centinaia di subsahariani provenienti dalla Mauritania, il governo di Madrid aveva concluso accordi con Nouachott per finanziare la creazione di centri di raccolta ed effettuare controlli marittimi congiunti che non sembrano però ancora iniziati. Il quotidiano El Pais ha reso noto ieri che un battello di piccola stazza con a bordo 11 cadaveri, partito dal Senegal e alla deriva da tre settimane, è stato ritrovato a fine aprile al largo dell’isola di Barbados, nei Caraibi. Il mese scorso sono stati contati da novembre oltre 1200 clandestini morti in mare nel tentativo di lasciare l’Africa, in totale invece sono oltre 6.000 i migranti di origine africana intercettati in acque spagnole dall’inizio del 2006. (T.C.)

 

 

IL GOVERNO DI NAIROBI HA CONDANNATO COME ATTO  INACCETABILE L’ATTACCO

ALLA RADIO DELLA CHIESA PENTECOSTALE DI VENERDÌ SCORSO,

FORSE OPERA DI INTEGRALISTI ISLAMICI.

IL MINISTRO DELL’INFORMAZIONE MUTAHI KAGWE INVITA ALLA TOLLERANZA

 

NAIROBI. = Dura condanna del governo keniano ai responsabili dell’agguato di venerdì scorso, a Nairobi, all’emittente della Chiesa Pentecostale ‘Radio Hope’. “Un’azione che colpisce al tempo stesso la religione, la libertà della stampa e la libera diffusione dell’informazione, un atto inaccettabile”, ha dichiarato il ministro dell’Informazione Mutahi Kagwe, che si è recato personalmente a nella sede della radio, da dove ha anche lanciato un appello alla tolleranza. Un gruppo di uomini armati, facendo irruzione nei locali dell’emittente, ha incendiato gli studi e distrutto l’antenna di trasmissione, un uomo è morto e tre persone sono rimaste ferite. Il sospetto è che si sia trattato di un attacco da parte di integralisti islamici. L’incursione è avvenuta al termine della trasmissione settimanale “Gesù è la strada”, che invita i musulmani ad avvicinarsi al cristianesimo, ma con spirito ampiamente tollerante e in dialogo con una radio musulmana, appunto su questo argomento. (T.C.)

 

 

 

VERTICE ISLAM A BALI: GLI OTTO PAESI MUSULMANI CHE NEL ‘97

 HANNO STRETTO UN PATTO DI COLLABORAZIONE ECONOMICA

PRONTI AL DIALOGO PER PROMUOVERE LA PACE

NUSA DUA. = Dialogo e pace nei Paesi islamici nel segno della pari dignità: è quanto auspicano i rappresentanti delle otto Nazioni a maggioranza musulmana che si sono incontrati a Bali, in Indonesia, per il quinto vertice dei ‘Developing 8’ (D-8). Nato nel 1997, il patto di collaborazione in campo economico e sociale, stretto da Iran, Indonesia, Egitto, Malesia, Turchia, Pakistan, Bangladesh e Nigeria, vuole offrire un modello di pace e giustizia. Il D-8, in questi giorni, ha lanciato un appello all’unità e alla collaborazione e durante le sessioni di lavoro ha toccato anche la questione nucleare iraniana inviando all’Occidente un messaggio in cui viene dichiarato il sostegno a Teheran e l’appoggio della candidatura nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, nell’intervento di apertura dei lavori, ha detto che il D-8 vuole il progresso “attraverso la pace e non la guerra, il dialogo e non lo scontro, la collaborazione e non lo sfruttamento, la giustizia e non il doppio standard, l’uguaglianza e non la discriminazione, la democrazia e non l’oppressione”. Yudhoyono ha poi sollecitato i presenti ad affrontare la crisi energetica mondiale chiedendo collaborazione per lo sviluppo di fonti alternative e la cooperazione per combattere le pandemie: infine ha esortato al dialogo tra civiltà diverse. (T.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

14 maggio 2006

 

 - A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Nuova serie di attentati in Iraq: diversi ordigni sono esplosi in rapida successione nel Paese arabo provocando almeno 30 morti. Nella capitale, due autobombe sono esplose nei pressi dell’aereoporto provocando la morte di 14 iracheni. Sempre a Baghdad, altre 12 persone sono decedute in seguito a vari attacchi della guerriglia. A nord della capitale, due agenti della scorta del ministro degli Esteri iracheno uscente sono morti, inoltre, per l’esplosione di una bomba collocata lungo una strada. A Mossul, un kamikaze si è fatto saltare in aria vicino ad un convoglio americano causando la morte di sei persone.

 

 L’Iran non accetterà alcuna proposta dei Paesi europei per sospendere il proprio programma nucleare. Lo ha detto il presidente iraniano Ahmadinejad ribadendo che gli scopi delle attività atomiche della Repubblica islamica sono solo civili. Il capo di Stato iraniano ha così respinto le proposte di Francia, Germania e Gran Bretagna che hanno offerto una serie di incentivi all’Iran in cambio della sospensione delle attività di arricchimento dell’uranio. La Repubblica islamica non elude, comunque, trattative con gli Stati Uniti: il portavoce del ministero degli Esteri ha dichiarato che “se non vengono usate minacce ma un linguaggio conveniente e sulla base del reciproco rispetto, alle trattative può partecipare qualsiasi Paese”.

 

 Primo incontro ufficiale tra un governo europeo e un ministro di Hamas: rappresentanti del ministero degli Esteri norvegese hanno incontrato ad Oslo il ministro palestinese per i profughi. Le autorità di Oslo hanno ribadito le richieste fatte al gruppo radicale dalla comunità internazionale: il riconoscimento di Israele e la rinuncia alla lotta armata. Il ministro palestinese della Sanità ha detto, intanto, che il governo guidato da Hamas è disposto a colloqui con Israele per risolvere la crisi umanitaria palestinese.

 

 In Somalia, ottavo giorno di combattimenti a Mogadiscio. Dopo i violentissimi scontri dei giorni scorsi, la situazione della capitale appare più tranquilla. Ma la tensione resta altissima. E il bilancio è molto pesante: secondo fonti locali, i morti sono almeno 150, in gran parte civili. Il nostro servizio:

 

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Mogadiscio è una città sconvolta: si contendono la conquista della capitale somala le milizie dei signori della guerra e i guerriglieri islamici. Mogadiscio questa mattina non ha fatto registrare nuovi scontri ma resta una città fantasma. Un gruppo di “anziani”, particolarmente autorevoli, ha chiesto un cessate il fuoco. Le parti non hanno firmato, al momento, nessuna intesa ma, di fatto, le opposte fazioni stanno rispettando la tregua. La recrudescenza delle violenze che hanno scosso in questi giorni Mogadiscio, si inserisce in una guerra di potere iniziata in Somalia dopo l’uscita di scena, nel 1991, del presidente Siad Barre. Ma negli ultimi anni, il conflitto sembra aver generato nuove contrapposizioni: i miliziani legati alle Corti islamiche, che invocano l’adozione della legge coranica, sono sospettati infatti di avere legami con Al Qaeda; le formazioni guidate dai signori della guerra sono finanziate invece, secondo il presidente ad interim somalo, dall’amministrazione americana. Da questa complessa trama che vede opporsi estremisti islamici contro guerriglieri mercenari, con sullo sfondo probabilmente Al Qaeda e Stati Uniti, emerge poi il dramma delle vere vittime: i civili. La popolazione è allo stremo, costretta alla fuga ma chiusa tra due fuochi. Di fronte a tale drammatica situazione, si moltiplicano infine le richieste di aiuto e gli appelli alla calma: il governo somalo, costretto a rimanere lontano dalla capitale, ha invocato l’arrivo degli aiuti umanitari. ONU e Stati Uniti hanno lanciato, ieri, un accorato appello per porre fine alle violenze e far tacere le armi.

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 Prosegue in Italia, il processo per l’avvio del nuovo corso politico: domani è previsto il giuramento del neo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Da martedì – ha detto Napolitano – avranno inizio le consultazioni per la formazione del governo. I nodi da sciogliere per la definizione della nuova squadra governativa sono le nomine dei due vicepremier.

 

 E in Italia, “cresce il disgusto nell’opinione pubblica per i sempre più inquietanti e scandalosi sviluppi delle inchieste della magistratura ordinaria sul calcio dopo la diffusione dei contenuti delle intercettazioni telefoniche”. E’ quanto si legge nell’ odierna  edizione dell’Osservatore Romano sull’attuale, difficilissimo momento del calcio italiano, sconvolto da una ampia serie di irregolarità che hanno falsato, secondo gli inquirenti, la stagione 2004-2005. Le persone indagate sono 41 e tra queste ci sono dirigenti, designatori arbitrali, arbitri ed un giornalista. Sono già scattati i primi provvedimenti: la Federcalcio sarà commissariata da martedì prossimo dalla giunta esecutiva del Coni; la CONSOB - Commissione nazionale per le società e la borsa - ha annunciato controlli per verificare eventuali manipolazioni del mercato. Sulla profonda crisi del calcio italiano, ascoltiamo al microfono di Francesca Fialdini l’ex arbitro, Luigi Agnolin:

 

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R. – Speriamo che, dopo questo, ci sia l’opportunità di vedere un cielo sereno e che il calcio torni a risplendere di una luce viva.  Spero che ci sia una svolta epocale in modo tale da dare la centralità a quelli che sono i veri protagonisti: i ragazzi, elemento portante e determinante. Mi auguro che si possano prendere veramente dei provvedimenti piuttosto seri in modo tale che si ritorni a dare credibilità a questo sport.  Questo è un mondo che ha bisogno di credibilità, che ha bisogno di valorizzare gli elementi principali di questo gioco. Tali modi sono quelli che creano socializzazione ed entusiasmo. Bisogna che noi ci mettiamo in testa che bisogna far sì che questi principi sani vengano inculcati sin dalla tenera età. Principi rivolti alla positività e non a situazioni che fanno vedere il calcio come una sorta di feticismo da portare avanti. Il calcio non è un feticcio da esibire, da esaltare.

 

D. - Ha parole di solidarietà nei confronti della sua categoria, di cui tra l’altro lei è un alto rappresentante?

 

R. - Sono stato un arbitro, conosco il mondo arbitrale e posso solo esprimere giudizi positivi in generale. Purtroppo, basta che ci siano 2 o 3 persone che sbagliano e questo va ad inficiare il lavoro di molti. In tutti i settori della vita, purtroppo, si convive certe volte con delle negatività. Nel momento in cui accadono queste cose, bisogna avere la forza di sradicare alla radice le situazioni negative.

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 In Indonesia, il vulcano Merapi ha iniziato la sua eruzione. La lava copre le pendici del cratere e anche le poche persone, che erano rimaste nell’isola indonesiana di Giava, sono fuggite. Nei giorni scorsi, più di 4 mila persone sono state fatte evacuare. La più violenta eruzione del Merapi avvenne nel 1930, quando i morti furono 1.369.

 

 

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