RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 133  - Testo della trasmissione di sabato 13 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nuovo appello del Papa a difendere “la famiglia fondata sul matrimonio”: è “il pilastro della società e questo interessa credenti e non credenti”. E’ stato lanciato durante l’incontro con il Pontificio Consiglio per la Famiglia in occasione dei 25 anni della fondazione del dicastero

 

L’Europa forgiata dalla predicazione cristiana sia ponte di dialogo interreligioso: così Benedetto XVI al nuovo ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede

 

Le tradizioni culturali e artistiche della sua terra natale ricordate da Benedetto XVI nell’udienza ai corpi alpini bavaresi

 

Due nuove serve di Dio elevate agli onori degli altari. Questo pomeriggio, in Olanda, sarà proclamata beata Maria Teresa di San Giuseppe, domani a Napoli sarà beatificata Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

25 anni fa l’attentato contro Giovanni Paolo II. Centinaia di migliaia di persone lo ricordano nel Santuario di Fatima. Messa solenne oggi pomeriggio in San Pietro. Intervista con il cardinale Tarcisio Bertone

 

Calciopoli in Italia: 41 gli indagati e lo scandalo rischia di allargarsi a macchia d’olio: con noi Massimiliano Castellani

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il cardinale Martino ripete dal carcere di Arezzo l’appello di Giovanni Paolo II al Parlamento per un atto di clemenza nei confronti dei detenuti

 

Pubblicato ieri a Manila un documento dei vescovi filippini sul controverso best-seller “Il Codice da Vinci”, in vista dell’imminente uscita della versione cinematografica

 

Ucciso in Kenya il cappellano del carcere di Eldoret. Ancora sconosciute le cause

 

Da stasera, per tre giorni, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, è in visita a Firenze

 

Allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’epidemia di colera in Angola

 

Oggi, 150.mo anniversario della Fondazione della Congregazione dei Padri Sacramentini

 

Stamani, lungo le strade di Pompei, sfilata di 8 mila studenti per la manifestazione: “Nati per vocazione a difendere la pace”

 

Le suore Paoline del Giappone hanno reso il loro sito Internet accessibile anche dai telefoni cellulari

24 ORE NEL MONDO:

In Nigeria, aperta un’inchiesta per l’incendio divampato ieri nei pressi di un oleodotto: almeno 200 i morti

 

Appello di ONU e Stati Uniti per la fine delle violenze in Somalia

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 maggio 2006

 

 

NUOVO APPELLO DEL PAPA A DIFENDERE LA FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO:

E’ IL PILASTRO DELLA SOCIETA’ E QUESTO INTERESSA CREDENTI E NON CREDENTI.

E’ STATO LANCIATO DURANTE L’INCONTRO CON IL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER LA FAMIGLIA IN OCCASIONE DEI 25 ANNI DELLA FONDAZIONE DEL DICASTERO

 

Occorre difendere “la famiglia fondata sul matrimonio” perché è “il pilastro della società e questo interessa credenti e non credenti”. E’ quanto ha detto Benedetto XVI incontrando stamane in Vaticano i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che celebra in questi giorni i suoi 25 anni, essendo stato creato da Giovanni Paolo II il 9 maggio 1981. Il Papa ha parlato delle “unioni di fatto che pur rifiutando gli obblighi del matrimonio pretendono di godere diritti equivalenti” e dei tentativi di “legalizzare unioni omosessuali, attribuendo ad esse anche il diritto all’adozione di figli”. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“La causa della famiglia – ha detto il Papa – è una “realtà decisiva ed insostituibile per il bene comune dei popoli”:

 

“La famiglia fondata sul matrimonio costituisce unpatrimonio dell’umanità’, un’istituzione sociale fondamentale; è la cellula vitale e il pilastro della società e questo interessa credenti e non credenti. Essa è realtà che tutti gli Stati devono tenere nella massima considerazione, perché, come amava ripetere Giovanni Paolo II, l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia”.

 

E oggi – ha aggiunto Benedetto XVI – di fronte alla diffusione di “talune equivoche concezioni sull’uomo, sulla libertà, sull’amore umano, non dobbiamo mai stancarci nel ripresentare la verità sull’istituto familiare, così come è stato voluto da Dio fin dalla creazione”:

 

“Va crescendo, purtroppo, il numero delle separazioni e dei divorzi, che rompono l’unità familiare e creano non pochi problemi ai figli, vittime innocenti di tali situazioni. La stabilità della famiglia è oggi particolarmente a rischio; per salvaguardarla occorre spesso andare controcorrente rispetto alla cultura dominante, e ciò esige pazienza, sforzo, sacrificio e ricerca incessante di mutua comprensione”.

 

Il Papa invita i coniugi a “superare le difficoltà e mantenersi fedeli alla loro vocazione, ricorrendo al sostegno di Dio con la preghiera e partecipando assiduamente ai sacramenti, in particolare all’Eucaristia”. Quindi ha ribadito “il rispetto dovuto all’embrione umano, che dovrebbe sempre nascere da un atto di amore ed essere già trattato come persona. I progressi della scienza e della tecnica nell’ambito della bioetica – ha sottolineato – si trasformano in minacce quando l’uomo perde il senso dei suoi limiti e, in pratica, pretende di sostituirsi a Dio Creatore. L’Enciclica Humanae vitae ribadisce con chiarezza che la procreazione umana dev’essere sempre frutto dell’atto coniugale, con il suo duplice significato unitivo e procreativo. Lo esige la grandezza dell’amore coniugale”.

 

Benedetto XVI cita la sua Enciclica Deus caritas est: “L’eros degradato a puro ‘sesso’ diventa merce, una semplice ‘cosa’ che si può comprare e vendere, anzi, l’uomo stesso diventa merce ... In realtà, ci troviamo di fronte ad una degradazione del corpo umano” (n. 5). Ma, “grazie a Dio – rileva – non pochi, specialmente tra i giovani, vanno riscoprendo il valore della castità, che appare sempre più come sicura garanzia dell’amore autentico”. E oggi – afferma Benedetto XVI – è necessario più che mai che le famiglie cristiane sappiano “testimoniare con coraggiosa coerenza che la procreazione è frutto dell’amore. Una simile testimonianza non mancherà di stimolare i politici e i legislatori a salvaguardare i diritti della famiglia”:

 

“E’ noto infatti come vadano accreditandosi soluzioni giuridiche per le cosiddette ‘unioni di fatto’ che, pur rifiutando gli obblighi del matrimonio, pretendono di godere diritti equivalenti. A volte, inoltre, si vuole addirittura giungere ad una nuova definizione del matrimonio per legalizzare unioni omosessuali, attribuendo ad esse anche il diritto all’adozione di figli”.

 

Il Papa parla del cosiddetto “inverno demografico” che colpisce “vaste aree del mondo” con il “conseguente progressivo invecchiamento della popolazione; le famiglie appaiono talora insidiate dalla paura per la vita, per la paternità e la maternità. Occorre ridare loro fiducia – ha detto il Pontefice - perché possano continuare a compiere la loro nobile missione di procreare nell’amore”.

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IL PAPA INVITA A PARTECIPARE ALL’INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE A VALENCIA, A CUI PARTECIPERA’ DI PERSONA L’8 E 9  LUGLIO PROSSIMI

 

Benedetto XVI, a conclusione del suo discorso al Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha invitato “tutte le comunità diocesane a partecipare con loro delegazioni al V Incontro Mondiale delle Famiglie”, che si terrà in luglio a Valencia, in Spagna, e a cui parteciperà di persona – come ha confermato stamane il direttore della Sala Stampa vaticana,  Joaquín Navarro-Vallsnei giorni 8 e 9 luglio.

 

 

L’EUROPA FORGIATA DALLA PREDICAZIONE CRISTIANA SIA PONTE

DI DIALOGO INTERRELIGIOSO E MOTORE DI SOLIDARIETA’ VERSO L’AFRICA:

COSI’ BENEDETTO XVI AL NUOVO AMBASCIATORE BULGARO PRESSO LA SANTA SEDE

 

Un’Europa aperta al dialogo tra le religioni e alla solidarietà verso i Paesi poveri, che veda la Bulgaria agire come prossimo partner comunitario secondo la propria eredità cristiana. E’ l’auspicio per il Paese est-europeo espresso stamattina da Benedetto XVI, che ha ricevuto in udienza il nuovo ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede, Valentin Vassilev Bozhilov, per la presentazione delle lettere credenziali. Ce ne parla Alessandro De Carolis.

 

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DANS LE MONDE INCERTAIN ET TROUBLE QUI EST…

Nel mondo incerto e disturbato come il nostro, l'Europa può diventare testimone e messaggero del dialogo necessario tra le culture e le religioni. La storia del Vecchio continente, profondamente segnato dalle sue divisioni e le sue guerre fratricide ma anche dai suoi sforzi per superarli, invita a compiere questa missione, per rispondere alle aspettative di tanti uomini e donne che aspirano ancora, in molti Paesi del mondo, allo sviluppo, alla democrazia ed alla libertà religiosa”.

 

Somiglia quasi a un lungo appello il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Bulgaria presso la Santa Sede. Europa come cerniera tra culture e religioni e come paladino della giustizia sociale, così come impongono alla coscienza del continente le sue antiche radici cristiane. Con uno sguardo attivo e solidale al Sud del mondo, ad esempio verso l’Africa:

 

ET, PARCE QUE L’EUROPE NE PEUT SE REPLIER…

Affinché l’Europa non si ripieghi su se stessa, conviene che essa favorisca una migliore distribuzione della ricchezza nel mondo e che susciti un vero sviluppo dell’Africa, che possa correggere le ingiustizie e gli squilibri attuali tra il Nord e il Sud, fattori di tensione e di minaccia per la pace”.

 

In questo quadro, il Papa ha collocato in posizione di rilievo la Bulgaria, in vista del suo ingresso nell’Unione Europea, ma soprattutto – ha osservato – “in ragione della sua storia e della sua cultura” forgiata dalla predicazione cristiana dei Santi Cirillo e Metodio. La Bulgaria, ha proseguito Benedetto XVI, “è invitata a giovare un ruolo importante per contribuire a ridonare al nostro continente lo slancio spirituale che troppo spesso viene meno”. E qui, il Papa ha sollecitato attenzione verso i giovani e al loro “bisogno di valori spirituali e morali”, difficilmente coltivati – ha soggiunto – “in una società troppo spesso centrata sul consumo dei beni materiali e sulla ricerca individualistica del benessere”.

 

Nell’esortare ad una testimonianza cristiana viva e creativa mirata a “suscitare l’uomo europeo di domani”, il Papa ha concluso ricordando il continuo lavoro della Santa Sede in favore del dialogo internazionale e ringraziando il lavoro svolto da alcune strutture ecclesiali, come la Caritas, in favore “del bene comune” della Bulgaria, che ricorda, ha terminato Benedetto XVI, la “storica visita di Giovanni Paolo II”, nel 2002, ma anche la presenza di Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, come “apprezzato” delegato apostolico, tra il 1925 e il 1934.

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LE TRADIZIONI CULTURALI E ARTISTICHE DELLA SUA TERRA NATALE

RICORDATE DA BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA AI CORPI ALPINI BAVARESI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Della fede cristiana in Europa, Benedetto XVI ha parlato questa mattina anche in un'altra udienza: quella ai Corpi degli Alpini bavaresi “Gebirgsschützen”, in pellegrinaggio a  Roma in occasione della festa mariana della “Patrona Bavariae”. Nel ringraziare il cardinale Wetter, suo diretto successore alla guida dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, il Papa ha ricordato la lunga storia della festa patronale bavarese, confermata 90 anni fa da Benedetto XV.

 

Il Pontefice ha incoraggiato gli Schϋtzen a difendere la cultura popolare bavarese e ad essere “costanti nella fedeltà ai valori cristiani”. Una cultura, ha tenuto a precisare Benedetto XVI, fiorita nella sua terra natale attraverso secolari tradizioni culturali e artistiche, “che vanno – ha detto, dal fasto del barocco delle nostre chiese (…) ai modesti pellegrinaggi ai vari santuari, dalla grande musica da chiesa ai canti popolari alpini”.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Oggi pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

In Vietnam, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Đà Nang presentata da mons. Paul Nguyên Bình Tinh, dei Sulpiziani, per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha nominato vescovo di Đà Nang il rev. Joseph Chau Ngoc Tri, parroco di Tra Kieu e membro del Consiglio diocesano. Il rev. Joseph Chau Ngoc Tri, del clero di Đà Nang, è nato il 12 settembre 1956, nel villaggio di Phuoc Am, nella diocesi di Đà Nang. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore diocesano (1975-1982), ma in modo non ufficiale, perché il Seminario è stato chiuso dalle autorità governative. E’ stato ordinato sacerdote il 21 novembre 1989, per la diocesi di Đà Nang. Dopo l’ordinazione è stato parroco di Ha Lam, (1989-1998), membro del Consiglio diocesano (1996-1998) e studente di Teologia Pastorale presso l’Istituto Cattolico di Parigi (1998-2002). Dal 2003 è parroco di Tra Kieu, rettore del Centro mariano di Tra Kieu, decano del Decanato Hoi An e membro del Consiglio diocesano.

 

In Madagascar, il Papa ha eretto la diocesi di Moramanga, con territorio dismembrato dalla diocesi di Ambatondrazaka, rendendola suffraganea della sede metropolitana di Antananarivo.

 

Il Santo Padre ha nominato primo vescovo di Moramanga mons. Gaetano Di Pierro, dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, finora vescovo titolare di Guardalfiera ed ausiliare di Ambatondrazaka.

 

In Italia, il Papa ha nominato vescovo di Teano-Calvi  il rev. Arturo Aiello, del clero dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, finora parroco, direttore spirituale del Seminario diocesano e delegato vescovile per gli Istituti di Vita Consacrata. Il rev. Arturo Aiello è nato a Vico Equense, arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia e provincia di Napoli, il 14 maggio 1955. Nel 1987 si è laureato in Sociologia presso l’Università statale Federico II di Napoli. È stato ordinato presbitero il 7 luglio 1979.

 

In Messico, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Texcoco  il rev.  Víctor René Rodríguez Gómez, pro-vicario generale e vicario episcopale di pastorale della diocesi di Texcoco, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tiburnia. Il rev. Víctor René Rodríguez Gómez è nato a San Martín de las Pirámides, nello Stato di México e diocesi di Texcoco, il 17 novembre 1950. E’ stato ordinato sacerdote per la diocesi di Texcoco il 21 novembre 1976. Ha conseguito la licenza in Teologia Dogmatica presso l’Università Pontificia di Messico.

 

Il Papa ha quindi nominato membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il dott. Augustine Loorthusamy (Malaysia), presidente di SIGNIS, e consultori del medesimo dicastero il dott. Marc Aellen (Svizzera), segretario generale di SIGNIS, ed il dott. Emilio Acerna (Italia).

 

 

DUE NUOVE SERVE DI DIO ELEVATE AGLI ONORI DEGLI ALTARI. QUESTO POMERIGGIO,

IN OLANDA, SARÀ PROCLAMATA BEATA MARIA TERESA DI SAN GIUSEPPE, DOMANI

A NAPOLI SARÀ BEATIFICATA MARIA DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

 

Oggi e domani due serve di Dio saranno inserite nell’albo dei beati. Sono Maria Teresa di San Giuseppe e Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Questo pomeriggio, alle 16, nella cattedrale olandese di Roermond, l’arcivescovo di Utrecht, il cardinale Adriano Simonis, presiederà la beatificazione di Maria Teresa di San Giuseppe, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù. Domani a Napoli il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins, proclamerà beata Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, religiosa della Congregazione delle Suore Crocifisse. Adoratrici dell’Eucaristia.

 

Maria Grazia Tarallo, questo il nome della religiosa, era una donna di preghiera e volle offrire i suoi sacrifici per la santificazione dei sacerdoti. Ebbe visioni, estasi, stigmate e ad accrescere la sua fama di santità furono le chiaroveggenze, le profezie e le vessazioni diaboliche che subiva. Teresa di San Giuseppe, protestante convertitasi al cattolicesimo, dedicò invece la sua vita ai bambini abbandonati, agli anziani, agli emigrati e a quanti non avevano un tetto. Diede vita alla prima casa di accoglienza a Berlino, altre poi vennero aperte in varie parti del mondo. Agli uomini di oggi ricorda la necessità di accogliere i figli della Chiesa che hanno smarrito il vero cammino e cercano consolazione. “Ogni carmelitana del Divin Cuore di Gesù – diceva – deve, come un angelo di conforto e di pace, scendere dalle altezze del Carmelo agli uomini carichi di dolore e senza pace”. Ma ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto, suor Benigna Dedola, religiosa dell’Istituto fondato dalla nuova beata:

 

R. – Il segreto della vita virtuosa di Madre Teresa va cercato nel suo amore alla croce e alla sofferenza. La Serva di Dio aveva una profonda conformità ai voleri di Dio, alla sua Volontà. Diceva, infatti: “Dobbiamo essere tutte prese dalla divina volontà e far tacere la nostra”. Era un’anima di impressionante raccoglimento e serenità, passava lunghe ore davanti al Tabernacolo senza poggiarsi, tutta immersa nel suo Dio. Pregava per avere sofferenze per salvare anime.

 

D. – Qual è il carisma dell’istituto fondato da Madre Teresa di San Giuseppe?

 

R. – La denominazione ‘Carmelitane del Divin Cuore di Gesù’ indica il compito della suore carmelitana: intercessione e riparazione. Il carisma di Madre Maria Teresa di San Giuseppe, consiste nel mettere lo spirito contemplativo del Carmelo al servizio attivo dell’apostolato diretto. In questo modo rispose con generosità alla chiamata di Dio e alle esigenze del suo tempo. Quest’unione di preghiera e di servizio costituisce la nostra vita e missione, nonché il nostro dono alla Chiesa e al mondo (Cost. 6). In proposito la fondatrice ammoniva le sue suore dicendo: “Noi non dobbiamo accontentarci di essere solo tabernacolo, abitazione di Dio ma strumenti di Dio di cui il Divin Salvatore possa servirsi per la salvezza delle anime” (AB 96). Aveva una grande devozione per San Giuseppe. Infatti, proprio il suo amore per lui la spinse a mettere tutte le case dell’Opera sotto la protezione dello Sposo di Maria.

 

D. – Tra gli insegnamenti lasciati alle consorelle, quale, ancora oggi, per voi è particolarmente vivo?

 

R. – Ricordava di alimentare prima il corpo con ogni aiuto possibile e poi l’anima, lasciando a tutti come messaggio di salvezza e remissione Gesù. I tempi sono cambiati, ma lo spirito, l’amore, lo zelo per la salvezza delle anime rimangono sempre gli stessi in noi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “La stabilità della famiglia è oggi a rischio. Urge salvaguardarla andando anche controcorrente rispetto alla cultura dominante”: udienza di Benedetto XVI all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.  

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Bulgaria: il vostro popolo - ha detto il Papa - che continua a far fruttificare la propria eredità cristiana, è chiamato a svolgere un ruolo importante per ridare all’Europa lo slancio spirituale che troppo spesso le manca.

 

Servizio estero - Nepal: oltre duecento morti per l’esplosione di un oleodotto.

UNICEF: rischiano la morte per fame 300.000 bambini nel Sahara.

 

Servizio culturale - Un articolo di Anna Bujatti dal titolo “Dal pathos d’impronta fiamminga Antonello da Messina approda ad un’intima e misurata drammaticità”: opere dell’artista nella mostra alle scuderie del Quirinale.

 

Servizio italiano - Sempre in rilievo l’inchiesta sugli scandali nel calcio.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 maggio 2006

 

 

25 ANNI FA L’ATTENTATO CONTRO GIOVANNI PAOLO II.

CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE LO RICORDANO NEL SANTUARIO DI FATIMA.

MESSA SOLENNE OGGI POMERIGGIO IN SAN PIETRO

- Intervista con il cardinale Tarcisio Bertone -

 

La spianata di Fatima gremita all’inverosimile e una pioggia di petali bianchi ad accompagnare, in processione, la statua della Madonna: così la città portoghese ha ricordato stamattina il 25.mo anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II. Una solenne celebrazione eucaristica è stata presieduta dal cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia ed ex segretario di Giovanni Paolo II, mentre è attesa per questo pomeriggio alle 17, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa celebrata dal cardinale Camillo Ruini. Ma sentiamo il servizio di Isabella Piro.

 

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Nella sua devozione a Maria, Papa Wojtyla è divenuto protagonista del compiersi del messaggio della Beata Vergine ai pastorelli di Fatima. E’ stato questo il punto focale dell’omelia del cardinale Stanislao Dziwisz. Con parole toccanti, il porporato ha ricordato il pontificato di Giovanni Paolo II:

 

“Un pontificato vissuto ripetendo ogni giorno il suo motto:Totus tuus’, Maria. E non solo nelle parole, ma veramente con uno spirito di totale dedizione fino agli ultimi giorni dell’agonia e nell’ora della morte”.

 

Giovanni Paolo II, ha continuato il cardinal Dziwisz, credeva che il mistero della maternità spirituale di Maria ha avuto il suo adempimento nella storia con un’ampiezza senza confini. Una maternità che vuol dire sollecitudine per la vita del figlio e dunque per tutti gli uomini, una premura di portata universale. Il coraggio di Papa Wojtyla è stato ricordato anche stamattina da monsignor Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, che ha aperto a Roma, nell’Aula Paolo VI, le celebrazioni per la seconda Giornata Mondiale del pellegrino:

 

“Giovanni Paolo II è stato un grande patriarca, come Abramo, e come Abramo, grande padre nella fede!”.

 

Sul significato della figura di Maria si è inoltre soffermato l’arcivescovo di Bombay, cardinale Ivan Dias. La vita della Beata Vergine – ha detto il porporato anch’egli parlando dall’Aula Paolo VI – si può racchiudere in tre parole: fiatmagnificatstabat, ossia sia sempre fatta la volontà di Dio, sia lode sempre a Dio, anche nei momenti di difficoltà, e sia sempre fedele la scelta di una vita cristiana, senza farsi tentare dalla via della mediocrità.

 

E sarà proprio il cardinal Dias a guidare la processione che, alle 14.30, porterà la statua pellegrina della Madonna di Fatima da Castel Sant’Angelo a San Pietro. La sacra scultura sosterà per qualche minuto sul lato destro del colonnato, nel punto esatto in cui Giovanni Paolo II fu colpito da Alì Agca. Proprio in quel punto, ieri è stata posta una lapide di marmo commemorativa che riporta lo stemma di Papa Wojtyla e la data dell’attentato. Un segno analogo è stato collocato anche presso la sede del Fondo Assistenza Sanitario all’interno della Città del Vaticano. Ma quale significato ha l’arrivo della  statua pellegrina della Madonna di Fatima in Vaticano nel 25° anniversario dell’attentato a Papa Wojtyla e a poco più di un anno dalla sua morte? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova.

 

R. – Ha un grande significato spirituale, direi anche mistico e pastorale. Cioè: sottolinea ancora una volta il profondo legame tra Fatima, tra il mistero, il messaggio di Fatima e Papa Giovanni Paolo II; tra Fatima e la Chiesa, la Chiesa di Roma, la Chiesa dei Papi. E sottolinea anche la grande devozione di Papa Benedetto verso la Madonna. Papa Benedetto ha dato una splendida definizione di Maria: “Maria, Chiesa nascente”. Quindi, è un segno di continuità, anche, con il nostro carissimo e indimenticato Papa Giovanni Paolo II.

 

D. – Eminenza, lei che ricordo ha dell’attentato del 13 maggio di 25 anni fa?

 

R. – Io mi trovavo all’Università Pontificia Salesiana. Sono rimasto come tutti sconcertato, commosso; siamo rimasti subito catturati dalla necessità di elevare la nostra preghiera, attaccati alla radio, per sentire le notizie ora per ora sullo sviluppo della situazione. E poi, il giorno dopo, siamo stati rasserenati dall’intervento materno di Maria, dalle notizie che il Papa si era ripreso e che si poteva sperare!

 

D. – Cardinal Bertone, lei ricorda quando Giovanni Paolo II iniziò a legare la sua guarigione, da quei colpi di pistola, a un intervento proprio della Vergine di Fatima?

 

R. – So per certo che il Papa dall’ospedale Gemelli mandò a prendere nell’Archivio segreto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il testo della terza parte del segreto di Fatima per leggerlo personalmente e meditarlo. Questo anche è un fatto molto significativo: la convinzione del Papa di collegare la sua salvezza, il suo miracoloso salvataggio, al mistero di Fatima. E poi, ricordo molto bene quando nell’incontro con il Papa, nell’Anno Santo, è stata esaminata tutta la visione di Fatima, è stato esaminato il testo della terza parte del segreto e il Papa ha deciso di mandare me, che all’epoca ero segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, a Coimbra, da suor Lucia, per parlare con lei e chiedere anche la sua interpretazione della terza parte del segreto.

 

D. – In quel colloquio del 2001, che lei ebbe con suor Lucia, la veggente di Fatima le confermò l’interpretazione della terza parte del segreto, data da Giovanni Paolo II?

 

R. – Perfettamente. Perché lei disse: “Noi bambini eravamo convinti, subito convinti, che il vescovo vestito di bianco, fosse il Papa. Non sapevamo quale Papa”. E alla domanda che ci siamo posti tutti, che si è posto anche l’allora cardinale Ratzinger, nella sua profonda interpretazione teologica, è stata: “Ma il Papa Giovanni Paolo II non è morto, in forza dell’attentato; è sopravvissuto! Anche suor Lucia ha dato questa interpretazione!”. Ma certo: perché si è levata la preghiera e la penitenza di tutto il popolo cristiano. Prima dell’attentato, l’accompagnamento alle predizioni di Fatima, all’accorata invocazione della Madonna e, subito dopo l’attentato, nella notte del 13 maggio, in modo da operare con la preghiera, la penitenza, l’offerta della propria vita – quante persone hanno offerto la propria vita! – per l’intercessione materna, provvidente e potente di Maria, operare ilriscatto’ del Papa da quel vile attentato, e operare così la sua guarigione. Salvarlo dalla morte e consegnarlo alla Chiesa come pastore della Chiesa universale.

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E in un un messaggio inviato al Santo Padre Benedetto XVI, il vescovo della diocesi di Leiria-Fatima, mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva, ricorda l’attentato a Giovanni Paolo II, ed esprime la sua condanna per ogni forma di violenza, pregando per la giustizia e per la pace.

 

 

CALCIOPOLI: SINORA 41 INDAGATI E LO SCANDALO RISCHIA

DI ALLARGARSI A MACCHIA D’OLIO

- Intervista con Massimiliano Castellani -

 

Sempre più nella bufera il mondo del calcio in Italia, dopo le inchieste sui vertici della Juventus, che hanno evidenziato, attraverso intercettazioni telefoniche, il tentativo di pilotare i risultati di numerose partite. Ieri il coinvolgimento del Milan e del presidente della Federcalcio dimissionario, Carraro. Sono quattro le procure che stanno lavorando su ipotesi di reato varie: falso in bilancio, concorrenza illecita, associazione per delinquere e scommesse clandestine. Intanto, la giustizia sportiva potrebbe far scattare altre sanzioni: per le società coinvolte la penalizzazione in punti, la retrocessione e l’eventuale revoca dello scudetto; squalifiche da sei mesi a cinque anni per dirigenti e calciatori; radiazione per gli arbitri collusi. Ma questa vicenda potrebbe portare veramente ad una rifondazione globale del sistema-calcio italiano? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Massimiliano Castellani, che sta seguendo lo scandalo per il quotidiano “Avvenire”:

 

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R. – In questo momento ci troviamo di fronte ad uno scenario tragico, in cui non sappiamo veramente più di chi fidarci. Occorre fare una rapida pulizia, ma senza processi sommari naturalmente, perché va dato tempo alla magistratura di arrivare a fondo, a tutto quello che di marcio c’è in questa vicenda, e poi cercare di ripartire, stilando una squadra in cui vi siano persone di provata fiducia, che ci possano dare delle garanzie, affinché questo non accada più.

 

D. – Castellani, la vicenda per certi versi diventa sempre più intricata e si rischia di perderne i connotati. Ma qual è, in breve, il meccanismo di cui viene incolpato il grande accusato, sinora e fino a prova contraria, che è Luciano Moggi?

 

R. – Da quello che sta uscendo fuori, Moggi appare l’accentratore di un sistema fatto di condizionamenti e politiche sotterranee che coinvolgono il calcio in generale. Quello che va, comunque, sottolineato è che Moggi non era solo. Se è riuscito ad arrivare a tali livelli, se saranno provati, lo ha fatto con l’apporto e la connivenza di un sistema intero.

 

D. – Le vere vittime di tutto questo, secondo te, sono i tifosi, gli appassionati di questo sport?

 

R. – Assolutamente sì e mi sembra che in questa vicenda siano quelli che abbiano avuto meno voce di tutti. Soltanto ieri, per la prima volta, dopo diversi giorni di questo grandissimo terremoto, ho sentito spendere una parola in loro supporto da parte di Moratti, il presidente dell’Inter, il quale, chiaramente, dice che il primo ad essere danneggiato è il pubblico. In questo caso il pubblico potrebbe chiedere anche un risarcimento danni. A Napoli, ad esempio, la squadra per due anni non è stata ripescata in una serie superiore in base al regolamento poco chiaro della Federcalcio. I tifosi partenopei si sono rivolti ad un avvocato, che è riuscito ad ottenere un risarcimento danni per 54 di loro di circa 2 mila euro ciascuno. Quindi, provocatoriamente ogni singolo tifoso italiano – sto parlando di un buon tifoso, e non certamente coloro che vanno allo stadio per creare violenze – potrebbe chiedere il risarcimento danni alla Federcalcio.

 

D. – Perché tra i tanti scandali che ci sono nella società oggi, questa vicenda ci fa così male, ci colpisce così tanto?

 

R. – Io credo che i colpevoli abbiano distrutto innanzitutto quel poco di etica sportiva che rimaneva e hanno completamente infangato quella cultura sportiva che noi spesso invochiamo e che non vediamo più, trascinando il calcio in una sorta di tangentopoli, in una sorta di complesso meccanismo a delinquere. Liberandoci di questo, forse, recupereremo l’etica e soprattutto potremo avviare un processo nuovo di cultura sportiva in Italia.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 14 maggio, 5a Domenica di Pasqua, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù si presenta come la vera vite: il Padre è il vignaiolo. Ogni tralcio che in Lui non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo póta perché porti più frutto.

Ecco le parole di Gesù:

 

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Nella nostra fede Dio non si riduce ad un’idea, per bella ed alta che sia. Dio è una persona vivente e credere non vuol dire pensare o volere Dio. La nostra fede rivela che tra Dio e l’uomo esiste una vera e propria relazione e questa relazione non dipende dalla sola attenzione umana e non può esaurirsi nello sforzo umano di mantenere questa relazione. L’uomo vive perché Dio si relaziona con lui. L’esistenza umana affonda in Dio, la linfa vitale, quella che fa vivere l’uomo, ci unisce a Dio perché da Lui proviene, così come sono uniti il tralcio e la vite. Se il tralcio si stacca dalla vite, appassisce, non porta frutto, anzi si secca. Perciò è primario l’impegno dell’uomo a curare il rapporto con Dio da cui dipende il nostro agire. Non è sufficiente essere attenti a quali frutti vogliamo portare, come devono essere, come curarli, se non siamo preoccupati di essere attaccati alla vite.

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CHIESA E SOCIETA’

13 maggio 2006

 
 

 “LA CHIESA ITALIANA NON HA PERSO LA SPERANZA CHE VENGA REALIZZATO UN ATTO

DI CLEMENZA NEI CONFRONTI DEI DETENUTI”: LO HA AFFERMATO IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE,

CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO, VISITANDO STAMANE IL CARCERE SAN BENEDETTO DI AREZZO

- A cura di Paolo Scappucci -

 

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AREZZO. = “Nella forma che l’autorità politica riterrà più opportuna, un atto di clemenza nei confronti dei reclusi - come auspicato da Giovanni Paolo II nel discorso al Parlamento italiano del novembre 2002 - resta una viva speranza per cui prega e si adopera la Chiesa italiana”: è quanto ha ripetuto il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, visitando stamani, insieme al vescovo di Arezzo, il locale carcere di San Benedetto, nell’ambito delle manifestazioni in preparazione al Convegno della Chiesa italiana, che si terrà in ottobre a Verona. Di fronte alla dura realtà del carcere, in cui i diritti umani dei detenuti vengono spesso calpestati, il porporato ha definito come “intollerabile” che oltre alla pena della privazione della libertà si aggiungano abusi di ogni genere. “La reclusione – ha detto il cardinale Martino – come ogni esperienza umana negativa, non ci separa mai dall’amore di Dio e dalla dignità dell’uomo, per cui l’uomo non è mai irrimediabilmente segnato dal contesto in cui vive. I carcerati – ha aggiunto – sono nel carcere, ma non sono del carcere e lo sguardo deve andare sempre oltre”. Il cardinale Martino, citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, ha concluso auspicando una giustizia riconciliatrice, capace di restaurare le relazioni di armonica convivenza spezzate dall’atto criminoso.

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PUBBLICATO A MANILA UN DOCUMENTO DEI VESCOVI FILIPPINI SUL CONTROVERSO BEST-SELLER “IL CODICE DA VINCI”, IN VISTA DELL’IMMINENTE USCITA DELLA VERSIONE CINEMATOGRAFICA. “OCCORRE DISCERNERE ATTENTAMENTE LA VERITÀ DEL VANGELO”, SOTTOLINEANO I PRESULI

 

MANILA. = Anche i vescovi filippini intervengono su “Il Codice da Vinci”, in vista dell’ormai imminente uscita della versione cinematografica del controverso best-seller di Dan Brown, prevista il 17 maggio a Cannes, in Francia. Ieri, la Conferenza episcopale filippina (CBCP) ha diffuso un documento pastorale firmato dal suo presidente, mons. Angel N. Lagdameo, che spiega gli errori storico-dottrinali del libro e invita i fedeli a “discernere attentamente la verità del Vangelo”. Come ricordano i presuli, l’autore crea “l’impressione che il suo romanzo sia ispirato a fatti storici” e presenta una serie di “idee sbagliate su alcune verità fondamentali della fede cristiana”. Esse sono, come è noto: che Gesù non pensava di essere Dio e che sposò Maria Maddalena da cui ebbe figli; che la credenza nella divinità di Gesù Cristo fu imposta dall’imperatore Costantino; che i suoi primi seguaci adoravano “il sacro femminile”, eliminato successivamente; che la Chiesa divenne misogina; che essa, per nascondere la verità, abbia distrutto documenti, assassinato milioni di streghe ed eretici, manipolato le Scritture. “Di fronte alla confusione” generata da queste affermazioni, i vescovi filippini invitano i fedeli a “riflettere sulle verità fondamentali della nostra fede”, a cominciare dall’autentica natura divina e umana di Cristo, la cui “rivelazione è conservata e trasmessa dalla sua Chiesa, una comunità umana e spirituale la cui fedeltà alla verità rivelata è garantita dallo Spirito Santo”. Il documento propone quindi una serie di suggerimenti sul comportamento da tenere in queste circostanze. In particolare, i fedeli vengono invitati ad approfondire in famiglia, nelle scuole, nelle comunità e nelle organizzazioni ecclesiali la conoscenza delle Scritture della tradizione cattolica e della storia della Chiesa. I comunicatori cattolici sono esortati invece a svolgere il proprio mestiere con responsabilità e totale “fedeltà alla verità”. I vescovi sottolineano poi l’importanza di una collaborazione costruttiva con storici, scienziati e storici dell’arte per promuovere una cultura meno superficiale. Infine, l’esortazione a dare nuovo impulso alla missione evangelizzatrice della Chiesa, così che le persone che vogliano “conoscere la verità su Gesù possano incontrarlo nella nostra parola, preghiera e servizio”. Per aiutare i fedeli in questa opera di discernimento e informazione, la Conferenza episcopale filippina ha allegato alla dichiarazione una guida nella forma di domande e risposte sul background storico da cui nasce il romanzo, sulla sua trama e sulle sue affermazioni più fallaci. (L.Z.)

 

 

UCCISO IN KENYA IL CAPPELLANO DEL CARCERE DI ELDORET.

ANCORA SCONOSCIUTE LE CAUSE

 

ELDORET. = Padre Jude Kibor, 48 anni, cappellano del carcere kenyano di Eldoret, 300 chilometri a nord-ovest della capitale Nairobi, è stato trovato ucciso alla periferia della città: lo ha detto oggi telefonicamente all’agenzia MISNA il vescovo locale, Cornelius Kiping’eno Arap Korir. Il fatto è accaduto giovedì scorso: il sacerdote sarebbe stato vittima di un’imboscata nelle prime ore del mattino. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato poco prima di mezzogiorno nella boscaglia all’ingresso della città. “La polizia ci ha detto che non aveva ferite, né segni evidenti di percosse – ha dichiarato il presule – stiamo aspettando un rapporto dell’autorità giudiziaria per capire meglio la dinamica dell’aggressione”. Il vescovo ha aggiunto che da tempo a Eldoret si registra una crescente insicurezza. La vittima non è stata derubata e la sua auto è stata trovata abbandonata dopo poche ore. Le indagini della polizia locale stanno proseguendo, anche se per ora non vengono avanzate ipotesi. Padre Kibor lavorava da cinque anni nel carcere di Eldoret, dove sono reclusi oltre mille detenuti. (R.M.)

 

 

DA STASERA, PER TRE GIORNI, IL PATRIARCA ECUMENICO

DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I, E’ IN VISITA A FIRENZE

 

FIRENZE. = Per la prima volta, dopo il Concilio di Firenze del 1439, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli torna nel capoluogo fiorentino. Bartolomeo I, accolto dall’arcivescovo della città, il cardinale Ennio Antonelli, presiederà oggi alle 19 in Santa Maria del Fiore i Vespri in rito ortodosso. Come riporta il quotidiano Avvenire, nell’occasione saranno esposte le reliquie giunte dall’Oriente di San Giovanni Battista, San Filippo Apostolo, San Giovanni Crisostomo, Sant’Andrea Apostolo e San Zenobi Vescovo. Domani mattina, il Patriarca di Costantinopoli presiederà la liturgia a San Jacopo Soprarno, la nuova parrocchia istituita dalla Chiesa greco-ortodossa a Firenze. Nel pomeriggio, a Palazzo Pitti, Bartolomeo I riceverà il Premio Galileo 2000 per la Pace. La consegna sarà preceduta, alle 18, dall’incontro interreligioso “Firenze città operatrice di pace”, cui parteciperanno, oltre al Patriarca e al cardinale Antonelli, il vescovo e presidente del Consiglio nazionale della Chiese Armene negli Stati Uniti, Vicken Aykazian, il vice-presidente della Conferenza rabbini europei, René-Samuel Sirat, e il direttore del museo Topkapi di Istanbul, Ilber Ortayli. La visita proseguirà in forma privata lunedì, quando Bartolomeo I pregherà sulle spoglie del Patriarca Giuseppe, morto a Firenze durante il Concilio del 1439. (R.M.)

 

 

ALLARME DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) PER L’EPIDEMIA

 DI COLERA IN CORSO DA FEBBRAIO IN ANGOLA: OGNI GIORNO,

600 NUOVI CONTAGI E 10 VITTIME

 

LUANDA. = Non accenna a diminuire l’epidemia di colera che dallo scorso febbraio è in corso in Angola e che, secondo l’ultimo bollettino che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ha fatto finora 1200 morti e provocato 32.634 contagi. Come riporta l’agenzia missionaria MISNA, la diffusione del vibrione in Angola continua a diffondersi con una media quotidiana, costante ormai da settimane, di 600 nuovi contagi e 10 vittime. L’epidemia interessa 10 delle 18 province del Paese, con un tasso di mortalità del 4 per cento. Secondo gli ultimi rapporti dell’OMS, le zone maggiormente colpite risultano la provincia di Luanda, da dove si è propagata l’epidemia, con 16.238 contagi e 231 morti, e quella di Benguela, che con 7007 casi riscontrati e 491 vittime risulta avere il tasso di mortalità più elevato di tutto il Paese. (R.M.)

 

 

OGGI, 150.MO ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA CONGREGAZIONE DEI PADRI SACRAMENTINI.“LA NOSTRA MISSIONE – SPIEGA IL SUPERIORE GENERALE, PADRE SALVI – È FAR CONOSCERE AL MONDO LA FORZA DEL PANE SPEZZATO”

- A cura di Roberta Moretti -

 

PARIGI. = Far conoscere al mondo la forza dell’Eucaristia: è la missione della Congregazione dei Padri Sacramentini, che oggi festeggia i 150 anni dalla fondazione. Nata a Parigi il 13 maggio 1856, ad opera di San Pier Giuliano Eymard, attualmente è presente in 28 Paesi, con 913 membri. Venti le comunità in Italia, con 130 religiosi. Fin dalle origini, i Padri Sacramentini hanno scelto i poveri come destinatari privilegiati, radunando e preparando alla Comunione gli straccivendoli delle periferie di Parigi. La Congregazione ha poi sviluppato l’impegno all’Adorazione eucaristica perpetua, fino ad avvalersi, dopo il Concilio Vaticano II, di una nuova Regola di Vita, che ha fatto della Celebrazione dell’Eucaristia il centro della sua missione. “E’ un percorso – spiega il superiore generale, padre Fiorenzo Salvi – che aiuta a costruire progressivamente uno stile di vita che assimila i valori, gli atteggiamenti, gli impegni e le scelte che l’Eucaristia esprime: coloro che siedono alla Mensa Eucaristica – aggiunge – si scoprono in Cristo fratelli e sorelle dell’unico Padre e diventano costruttori di un mondo nuovo”. Tra gli impegni portati avanti oggi nel mondo dai Padri Sacramentini, l’animazione di Congressi Eucaristici; la formazione eucaristica attraverso la stampa e i mezzi di comunicazione; l’animazione dei Santuari dell’Eucaristia gestiti dalla Congregazione.

 

 

STAMANI, LUNGO LE STRADE DI POMPEI, SFILATA DI 8 MILA STUDENTI

 PER LA MANIFESTAZIONE: “NATI PER VOCAZIONE A DIFENDERE LA PACE”

 

POMPEI. = “Nati per vocazione a difendere la pace”: è lo slogan che ha accompagnato stamani, lungo le strade di Pompei, la sfilata di circa 8 mila studenti di ogni ordine e grado della città campana, ambasciatori di pace. Alla manifestazione, promossa dal Polo scolastico del Santuario di Pompei, hanno partecipato la Fanfara dei Carabinieri e diverse bande del territorio. Alle coreografie preparate dai ragazzi delle scuole, sono seguiti, poi, due momenti significativi: il lancio di petali di rose da un elicottero e la deposizione di una corona di rose, da parte dei Vigili del Fuoco locali, sul capo della Madonna. Nel corso della manifestazione, è stato anche assegnato al presidente della Comunità romana di Sant’Egidio, il prof. Marco Impagliazzo, il Premio internazionale “Bartolo Longo per la Pace”. (R.M.)

 

 

LE SUORE PAOLINE DEL GIAPPONE HANNO RESO IL LORO SITO INTERNET ACCESSIBILE ANCHE DAI TELEFONI CELLULARI: “E’ UN MODO PER RISPONDERE

ALLE ESIGENZE DELL’UOMO MODERNO”

 

TOKYO. = Il nuovo breviario dell’uomo moderno può essere anche il cellulare. È questa l’intuizione delle Suore Paoline, che hanno reso il loro sito internet, www.pauline.or.jp, accessibile anche dai telefoni mobili. Come spiega l’agenzia AsiaNews, l’iniziativa vuole rendere la Bibbia più familiare alla gente, rispondendo alle nuove esigenze dell’uomo moderno: sono sempre di più, infatti, le persone che ogni giorno, per piacere o per necessità, pregano mentre sono in treno o in autobus. Le religiose hanno ideato anche una versione audio per i non udenti. Connettendosi, è possibile selezionare l’opzione “leggi” nella sezione “Preghiera della Chiesa” per visualizzare la prima lettura del giorno. Nella sezione “Leggiamo la Bibbia” è possibile accedere anche a una antologia di commenti, intitolata: “Una parola per me”. “Ogni mese – spiega suor Tomoko Ko, che cura il sito internet nato 10 anni fa – si connettono più di mille persone”. Suor Ko ha intenzione di dar vita anche a un altro progetto: l’apertura di un blog per permettere alla gente di confrontarsi. Inoltre, attraverso lo scambio di email, nuove persone potrebbero avvicinarsi alla Chiesa. “Il confronto è molto importante – aggiunge suor Ko – alcune persone mi hanno scritto per dirmi che desiderano essere battezzate, altre anche solo per dirmi che sono battezzate. Ho un bel rapporto con loro”. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 maggio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Nigeria, il presidente Obasanjo ha aperto un’inchiesta per approfondire le dinamiche dello spaventoso incendio divampato ieri nei pressi di un oleodotto che ha provocato la morte di almeno 200 persone. Secondo le prime ricostruzioni, la sciagura è stata causata da un tentato furto di petrolio: una condotta è stata perforata in diversi punti e il greggio è stato riversato in alcune taniche. Secondo gli inquirenti, uno di questi recipienti ha improvvisamente preso fuoco e le fiamme si sono rapidamente propagate investendo gran parte delle persone vicine alla tubatura. Su questa vicenda ascoltiamo, al microfono di Giada Aquilino, l’inviato del Corriere della Sera, Massimo Alberizzi, che proprio ieri si trovava in Nigeria:

 

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R. – Sicuramente è una vicenda che non è nuova. La gente spilla petrolio e soprattutto benzina: perché la Nigeria è l’unico Paese al mondo dove sono facilmente raggiungibili le pipe-line, gli oleodotti, che trasportano benzina. Quindi queste persone, con dei trapani, riescono a trafugare la benzina che poi rivendono al mercato. Il problema è che fare un buco su una pipe-line non è cosa facile: può succedere che qualcuno accenda un motore, come è avvenuto altre volte, e salta tutto in aria, con delle esplosioni devastanti. Si tratta di gente che non ha lavoro, non ha niente. L’unico sostentamento può essere quello di rubare benzina ogni giorno. Altra cosa è il furto del petrolio in grande quantità: la Nigeria perde quotidianamente 200 mila barili di greggio, che vengono immessi sul mercato e sulle raffinerie clandestinamente e poi finiscono al di là dell’Oceano, per esempio in Brasile, dove il greggio viene raffinato.

 

D. – Ma i proventi delle attività petrolifere su chi vengono convogliati?

 

R. – I proventi vanno a finire alla classe dirigente di questo Paese, che è connivente anche con i grandi furti. Però, tutti sono tolleranti anche perché si sa benissimo che la gente riesce a sopravvivere rubando. La Nigeria è un Paese molto violento. È il Paese più popoloso di tutta l’Africa: Lagos ha 18 milioni di abitanti, su circa 120 milioni di nigeriani totali, ma ben 100 milioni vivono una vita poverissima, senza nulla da mangiare, bevendo acqua putrida, perché non ci sono acquedotti o quei pochi che esistono sono inquinati. Quindi, è una situazione drammatica. Il governo pare non accorgersi di nulla. C’è anche una grande responsabilità da parte delle compagnie petrolifere, perché se ci fosse un cartello sull’etica, un cartello sulla morale - visto che i cartelli li fanno molto spesso per tenere i prezzi alti - forse le condizioni di vita della gente nigeriana migliorerebbero almeno un po’.

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Settimo giorno consecutivo di scontri in Somalia tra estremisti islamici, probabilmente legati ad Al Qaeda, e i signori della guerra locali, finanziati secondo il presidente ad interim somalo dall’amministrazione statunitense. Nella capitale Mogadiscio sono rimaste uccise, stamani, almeno altre due persone. Il bilancio complessivo, ancora provvisorio, è di oltre 100 morti. Stati Uniti e ONU hanno rilanciato, intanto, l’appello del presidente del Parlamento somalo che ha chiesto una tregua immediata e la fine delle violenze.

 

Almeno 13 morti e 41 feriti: è il bilancio di una serie di attentati che ieri hanno sconvolto la capitale dell’Etiopia, Addis Abeba. Gli attacchi sono stati condotti a pochi giorni dall’anniversario delle prime elezioni multipartitiche. Le azioni terroristiche, compiute in un quartiere commerciale, non sono ancora state rivendicate.

 

In Algeria, quattro persone sono rimaste uccise e sette militari feriti in una serie di attentati perpetrati negli ultimi due giorni da gruppi integralisti islamici nelle regioni di Boumerde e Skikda, nell’est del Paese. Lo riferisce la stampa locale, aggiungendo che le forze di sicurezza hanno avviato un’operazione antiterrorismo e condotto un raid aereo in una zona montagnosa. Gli inquirenti ritengono che in questa area abbiano trovato rifugio diversi gruppi di ribelli.

 

Violenze anche in Kenya: un gruppo di uomini armati, sospettati di appartenere ad un gruppo estremista musulmano, ha preso d’assalto ieri una radio cristiana a Nairobi. Negli scontri, una persona ha perso la vita e altre tre sono rimaste ferite.

 

Crisi nucleare iraniana: il ministro degli Esteri del Paese islamico ha ribadito, stamani, che il governo di Teheran non accetterà alcuna proposta di “incentivi” da parte dei Paesi europei se non verrà riconosciuto “il diritto della Repubblica islamica ad avere una tecnologia nucleare”. Ad acuire la tensione, anche l’allarme lanciato ieri dagli ispettori dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica, che avrebbero trovato tracce di uranio arricchito, quasi pronto per la produzione di ordigni nucleari.

 

Prosegue la drammatica serie di scontri e attacchi in Iraq: almeno 17 persone sono morte oggi in seguito a nuovi episodi di violenza condotti nei pressi di Baghdad e a Mossul.  Fra le vittime, ci sono diversi civili, alcuni agenti, uno sceicco di una tribù locale e un soldato americano.

 

In Afghanistan, uomini armati hanno sferrato un attacco contro una vettura dell’UNICEF nella provincia di Herat, nella parte occidentale del Paese. L’auto è stata centrata da un razzo lanciato da un gruppo di miliziani. Il conducente del mezzo e un medico sono rimasti uccisi.

 

Ennesimo attentato nel Kashmir indiano: almeno due persone sono rimaste uccise per la deflagrazione di un ordigno esploso presso una stazione di autobus. Lo ha reso noto la polizia precisando che l’attacco è stato condotto nel distretto di Doda. L’attentato non è stato ancora rivendicato ma gli inquirenti ritengono che dietro l’azione terroristica ci sia un gruppo di estremisti islamici.

 

Fra le truppe del governo dello Sri Lanka e i ribelli indipendentisti delle Tigri Tamil è in corso una guerra “a bassa intensità”, malgrado l’esistenza formale di una tregua dal 2002. Lo ha annunciato oggi il capo degli osservatori internazionali norvegesi. Giovedì scorso il governo di Colombo ha bombardato il territorio controllato dai ribelli, dopo che questi ultimi hanno attaccato alcune navi.

 

Cinque ministri del passato governo nepalese, fedeli al re Gyanendra, sono finiti in manette ieri su ordine del nuovo ministro degli Interni. L’accusa è di aver rilasciato “dichiarazioni volte a disturbare la pace pubblica”. Restano in una fase di stallo, invece, le trattative con i ribelli maoisti. Questi ultimi chiedono, tra l’altro, il rilascio di tutti i prigionieri politici.

 

Rafforzare le relazioni tra le America ed Europa. Con l’impegno a realizzare questo obiettivo, si è chiuso il vertice di Vienna tra Unione Europea e America Latina e Caraibi. L’attenzione è stata rivolta, in particolare, alla situazione della Bolivia, dove la nazionalizzazione del settore energetico sembra destinata a creare un netto calo degli investimenti dall’estero. Ma questa nuova strategia – ha precisato il presidente della Bolivia, Evo Morales - è stata adottata per ridurre i profondi squilibri che colpiscono la popolazione boliviana.

 

Il generale serbo-bosniaco Ratko Draskovic, ricercato dal tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, è protetto dai servizi segreti serbi. E’ quanto denuncia il ministro degli Esteri di Serbia e Montenegro, Vuk Draskovic. Il ministro ha aggiunto di temere che la mancata consegna di Draskovic possa compromettere le trattative per l’entrata in vigore di Serbia e Montenegro nell’Unione Europea.

 

Mancano poche ore ad Haiti per la cerimonia di insediamento del neo presidente, René Preval, prevista domani nella capitale Port au Prince. La situazione di Haiti, che ha una popolazione di circa 8 milioni di abitanti, è estremamente difficile: la povertà è molto diffusa, il tasso dell’analfabetismo supera il 40 per cento e la disoccupazione è di oltre il 30 per cento. Sulle sfide che attendono il nuovo capo di Stato Preval, un agronomo di 63 anni, ascoltiamo il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Il 7 febbraio, in un clima di tensione e di possibile esplosione del malcontento popolare, Préval ha ottenuto una vittoria elettorale al primo turno che lo ha riportato alla guida del Paese più povero dell’America Latina. Quale 55.mo presidente di Haiti, avrà il compito di ricostruire un tessuto sociale lacerato e di applicare una politica capace di rilanciare la crescita e di dare un futuro a fasce di popolazione che vivono nell’indigenza pressoché totale. E’ certo che Préval cercherà di mantenere il clima di relativa tregua venutosi a creare dopo la sua vittoria e che ha offerto respiro alla “Minusta”, la forza di stabilizzazione dell’ONU che pareva nei mesi scorsi non in grado di assorbire l’urto di una popolazione in permanente tumulto. Lo attendono giorni ardui, visto che in Parlamento sarà costretto a patteggiare con altre forze ed anche perché presto dovrà decidere se autorizzare o meno il rientro ad Haiti dell’ex presidente Jean-Bertrand Aristide, una volta alleato inseparabile ed oggi esule in Sud Africa per volere degli Stati Uniti.

 

Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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In Indonesia, almeno 11 persone sono morte in seguito ad una valanga di fango. La frana è avvenuta presso una cava di sabbia a Giava, l’isola maggiore dell’arcipelago indonesiano. I vulcanologi hanno decretato, intanto, lo stato di massima allerta per l’imminente eruzione del vulcano Merapi, uno dei più attivi del Paese, procedendo all’evacuazione di 34.000 persone. L’ultima emergenza provocata dal Merapi risale al 1994, quando morirono settanta persone. Nel 1930, l’eruzione del vulcano provocò 1.369 morti.

 

ULTIMA ORA

 

Una serie di attacchi contro diversi commissariati di polizia nella città brasiliana di San Paolo ha provocato la morte, la scorsa notte, di almeno 20 agenti. Lo hanno rivelato diversi media brasiliani

 

 

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