RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 133 - Testo della trasmissione di sabato 13 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Ucciso in Kenya il cappellano del carcere di Eldoret.
Ancora sconosciute le cause
Allarme
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’epidemia di colera in Angola
Oggi,
150.mo anniversario della Fondazione della
Congregazione dei Padri Sacramentini
In Nigeria, aperta un’inchiesta per l’incendio
divampato ieri nei pressi di un oleodotto: almeno 200 i morti
Appello di ONU e Stati Uniti per la fine delle
violenze in Somalia
13 maggio 2006
NUOVO APPELLO DEL PAPA A DIFENDERE
E’ IL
PILASTRO DELLA SOCIETA’ E QUESTO INTERESSA CREDENTI E NON CREDENTI.
E’
STATO LANCIATO DURANTE L’INCONTRO CON IL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER
Occorre difendere “la famiglia fondata sul matrimonio”
perché è “il pilastro della società e questo interessa credenti e non
credenti”. E’ quanto ha detto Benedetto XVI incontrando stamane
in Vaticano i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per
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“La causa della famiglia – ha detto il Papa – è una
“realtà decisiva ed insostituibile per il bene comune dei popoli”:
“La famiglia fondata
sul matrimonio costituisce un ‘patrimonio
dell’umanità’, un’istituzione sociale fondamentale; è la cellula vitale e il
pilastro della società e questo interessa credenti e non credenti. Essa è
realtà che tutti gli Stati devono tenere nella massima considerazione, perché,
come amava ripetere Giovanni Paolo II, l’avvenire dell’umanità passa attraverso
la famiglia”.
E oggi – ha aggiunto Benedetto XVI – di fronte alla
diffusione di “talune equivoche concezioni sull’uomo, sulla libertà, sull’amore
umano, non dobbiamo mai stancarci nel ripresentare la verità sull’istituto
familiare, così come è stato voluto da Dio fin dalla
creazione”:
“Va crescendo,
purtroppo, il numero delle separazioni e dei divorzi, che rompono l’unità
familiare e creano non pochi problemi ai figli, vittime innocenti di tali situazioni.
La stabilità della famiglia è oggi particolarmente a rischio; per
salvaguardarla occorre spesso andare controcorrente rispetto alla cultura
dominante, e ciò esige pazienza, sforzo, sacrificio e ricerca incessante di
mutua comprensione”.
Il Papa invita i coniugi a “superare le difficoltà e
mantenersi fedeli alla loro vocazione, ricorrendo al sostegno di Dio con la
preghiera e partecipando assiduamente ai sacramenti, in particolare
all’Eucaristia”. Quindi ha ribadito “il rispetto dovuto all’embrione umano, che
dovrebbe sempre nascere da un atto di amore ed essere già trattato
come persona. I progressi della scienza e della tecnica nell’ambito
della bioetica – ha sottolineato – si trasformano in minacce
quando l’uomo perde il senso dei suoi limiti e, in pratica, pretende di
sostituirsi a Dio Creatore. L’Enciclica Humanae vitae ribadisce
con chiarezza che la procreazione umana dev’essere
sempre frutto dell’atto coniugale, con il suo duplice significato unitivo e procreativo. Lo esige la grandezza dell’amore
coniugale”.
Benedetto XVI cita la sua Enciclica Deus caritas est: “L’eros degradato a puro
‘sesso’ diventa merce, una semplice ‘cosa’ che si può comprare e vendere, anzi,
l’uomo stesso diventa merce ... In realtà, ci troviamo di fronte ad una degradazione
del corpo umano” (n. 5). Ma, “grazie a Dio – rileva – non pochi, specialmente
tra i giovani, vanno riscoprendo il valore della castità, che appare sempre più
come sicura garanzia dell’amore autentico”. E oggi – afferma Benedetto XVI – è
necessario più che mai che le famiglie cristiane sappiano
“testimoniare con coraggiosa coerenza che la procreazione è frutto dell’amore.
Una simile testimonianza non mancherà di stimolare i politici e i legislatori a
salvaguardare i diritti della famiglia”:
“E’ noto infatti come vadano accreditandosi soluzioni giuridiche per
le cosiddette ‘unioni di fatto’ che, pur rifiutando
gli obblighi del matrimonio, pretendono di godere diritti equivalenti. A volte,
inoltre, si vuole addirittura giungere ad una nuova definizione del matrimonio
per legalizzare unioni omosessuali, attribuendo ad esse
anche il diritto all’adozione di figli”.
Il Papa parla del cosiddetto “inverno demografico” che
colpisce “vaste aree del mondo” con il “conseguente progressivo invecchiamento
della popolazione; le famiglie appaiono talora insidiate dalla paura per la
vita, per la paternità e la maternità. Occorre ridare loro fiducia – ha detto
il Pontefice - perché possano continuare a compiere la loro nobile missione di
procreare nell’amore”.
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IL PAPA INVITA A PARTECIPARE ALL’INCONTRO MONDIALE
DELLE FAMIGLIE A VALENCIA, A CUI PARTECIPERA’ DI
PERSONA L’8 E 9 LUGLIO PROSSIMI
Benedetto
XVI, a conclusione del suo discorso al Pontificio Consiglio per
L’EUROPA
FORGIATA DALLA PREDICAZIONE CRISTIANA SIA PONTE
DI
DIALOGO INTERRELIGIOSO E MOTORE DI SOLIDARIETA’ VERSO L’AFRICA:
COSI’
BENEDETTO XVI AL NUOVO AMBASCIATORE BULGARO PRESSO LA SANTA SEDE
Un’Europa aperta al dialogo tra le religioni e alla
solidarietà verso i Paesi poveri, che veda la Bulgaria agire come prossimo
partner comunitario secondo la propria eredità cristiana. E’ l’auspicio per il
Paese est-europeo espresso stamattina da Benedetto XVI, che ha ricevuto in udienza
il nuovo ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede, Valentin Vassilev Bozhilov, per la
presentazione delle lettere credenziali. Ce ne parla Alessandro De Carolis.
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“DANS
LE MONDE INCERTAIN ET TROUBLE QUI EST…
Nel mondo incerto e
disturbato come il nostro, l'Europa può diventare testimone e messaggero del
dialogo necessario tra le culture e le religioni. La storia del Vecchio
continente, profondamente segnato dalle sue divisioni e le sue guerre fratricide
ma anche dai suoi sforzi per superarli, invita a compiere questa missione, per
rispondere alle aspettative di tanti uomini e donne che aspirano ancora, in
molti Paesi del mondo, allo sviluppo, alla democrazia ed alla libertà
religiosa”.
Somiglia quasi a un lungo appello il discorso di Benedetto
XVI al nuovo ambasciatore della Bulgaria presso la Santa Sede. Europa come cerniera
tra culture e religioni e come paladino della giustizia sociale, così come
impongono alla coscienza del continente le sue antiche radici cristiane. Con
uno sguardo attivo e solidale al Sud del mondo, ad esempio verso l’Africa:
“ET,
PARCE QUE L’EUROPE NE PEUT SE REPLIER…
Affinché l’Europa
non si ripieghi su se stessa, conviene che essa favorisca una migliore
distribuzione della ricchezza nel mondo e che susciti un vero sviluppo
dell’Africa, che possa correggere le ingiustizie e gli squilibri attuali tra il
Nord e il Sud, fattori di tensione e di minaccia per la pace”.
In questo quadro, il Papa ha collocato in posizione di
rilievo la Bulgaria, in vista del suo ingresso nell’Unione Europea, ma
soprattutto – ha osservato – “in ragione della sua storia e della sua cultura”
forgiata dalla predicazione cristiana dei Santi Cirillo
e Metodio. La Bulgaria, ha proseguito Benedetto XVI, “è invitata a giovare un
ruolo importante per contribuire a ridonare al nostro continente lo slancio
spirituale che troppo spesso viene meno”. E qui, il Papa ha sollecitato
attenzione verso i giovani e al loro “bisogno di valori spirituali e morali”,
difficilmente coltivati – ha soggiunto – “in una società
troppo spesso centrata sul consumo dei beni materiali e sulla ricerca
individualistica del benessere”.
Nell’esortare ad una testimonianza cristiana viva e
creativa mirata a “suscitare l’uomo europeo di domani”, il Papa ha concluso
ricordando il continuo lavoro della Santa Sede in favore del dialogo
internazionale e ringraziando il lavoro svolto da alcune strutture ecclesiali,
come la Caritas, in favore “del bene comune” della
Bulgaria, che ricorda, ha terminato Benedetto XVI, la “storica visita di
Giovanni Paolo II”, nel 2002, ma anche la presenza di Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, come “apprezzato”
delegato apostolico, tra il 1925 e il 1934.
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LE TRADIZIONI CULTURALI E ARTISTICHE DELLA SUA
TERRA NATALE
RICORDATE
DA BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA AI CORPI ALPINI BAVARESI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Della fede cristiana in Europa, Benedetto XVI ha parlato
questa mattina anche in un'altra udienza: quella ai Corpi degli Alpini bavaresi
“Gebirgsschützen”, in pellegrinaggio a Roma in occasione
della festa mariana della “Patrona Bavariae”. Nel
ringraziare il cardinale Wetter, suo diretto successore
alla guida dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, il
Papa ha ricordato la lunga storia della festa patronale bavarese, confermata 90
anni fa da Benedetto XV.
Il Pontefice ha incoraggiato gli Schϋtzen
a difendere la cultura popolare bavarese e ad essere “costanti nella fedeltà ai
valori cristiani”. Una cultura, ha tenuto a precisare Benedetto XVI, fiorita
nella sua terra natale attraverso secolari tradizioni culturali e artistiche,
“che vanno – ha detto, dal fasto del barocco delle nostre chiese (…) ai modesti
pellegrinaggi ai vari santuari, dalla grande musica da chiesa ai canti popolari
alpini”.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Oggi pomeriggio il Papa riceverà il
cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i
Vescovi.
In Vietnam, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Đà Nang presentata da mons. Paul Nguyên Bình Tinh,
dei Sulpiziani, per raggiunti limiti di età.
Il Papa ha nominato vescovo di Đà
Nang il rev. Joseph Chau Ngoc Tri,
parroco di Tra Kieu e membro
del Consiglio diocesano. Il rev. Joseph Chau Ngoc Tri,
del clero di Đà Nang,
è nato il 12 settembre 1956, nel villaggio di Phuoc Am, nella diocesi di Đà Nang. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel
Seminario Maggiore diocesano (1975-1982), ma in modo non ufficiale, perché il
Seminario è stato chiuso dalle autorità governative. E’ stato ordinato
sacerdote il 21 novembre 1989, per la diocesi di Đà
Nang. Dopo l’ordinazione è stato parroco di Ha Lam, (1989-1998), membro del Consiglio diocesano
(1996-1998) e studente di Teologia Pastorale presso l’Istituto Cattolico di
Parigi (1998-2002). Dal 2003 è parroco di Tra Kieu, rettore del Centro mariano di Tra Kieu,
decano del Decanato Hoi An
e membro del Consiglio diocesano.
In Madagascar, il Papa ha eretto la diocesi di Moramanga, con territorio dismembrato
dalla diocesi di Ambatondrazaka, rendendola suffraganea della sede metropolitana di Antananarivo.
Il Santo Padre ha nominato primo vescovo di Moramanga mons. Gaetano Di Pierro,
dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, finora vescovo titolare di Guardalfiera ed ausiliare di Ambatondrazaka.
In Italia, il Papa ha nominato vescovo di Teano-Calvi il rev. Arturo Aiello,
del clero dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare
di Stabia, finora parroco, direttore spirituale del
Seminario diocesano e delegato vescovile per gli Istituti di Vita Consacrata.
Il rev. Arturo Aiello è nato a Vico Equense, arcidiocesi di Sorrento-Castellammare
di Stabia e provincia di Napoli, il 14 maggio 1955.
Nel 1987 si è laureato in Sociologia presso l’Università statale Federico II di
Napoli. È stato ordinato presbitero il 7 luglio 1979.
In Messico, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare
di Texcoco il rev. Víctor René Rodríguez Gómez, pro-vicario generale e vicario episcopale di
pastorale della diocesi di Texcoco, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Tiburnia. Il rev. Víctor René Rodríguez
Gómez è nato a San Martín
de las Pirámides, nello
Stato di México e diocesi di Texcoco,
il 17 novembre 1950. E’ stato ordinato sacerdote per la diocesi di Texcoco il 21 novembre
Il Papa ha quindi nominato membro del Pontificio Consiglio
delle Comunicazioni Sociali il dott. Augustine Loorthusamy (Malaysia), presidente di SIGNIS, e consultori
del medesimo dicastero il dott. Marc Aellen (Svizzera), segretario generale di SIGNIS, ed il
dott. Emilio Acerna (Italia).
DUE
NUOVE SERVE DI DIO ELEVATE AGLI ONORI DEGLI ALTARI. QUESTO POMERIGGIO,
IN
OLANDA, SARÀ PROCLAMATA BEATA MARIA TERESA DI SAN GIUSEPPE, DOMANI
A
NAPOLI SARÀ BEATIFICATA MARIA DELLA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
Oggi e domani due serve di Dio saranno inserite nell’albo
dei beati. Sono Maria Teresa di San Giuseppe e Maria della Passione di Nostro Signore
Gesù Cristo. Il servizio di Tiziana Campisi.
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Questo pomeriggio, alle 16, nella cattedrale olandese di Roermond, l’arcivescovo di Utrecht, il cardinale Adriano Simonis, presiederà la beatificazione di Maria Teresa di
San Giuseppe, fondatrice della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù. Domani a Napoli il prefetto della
Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale José
Saraiva Martins, proclamerà
beata Maria della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, religiosa della
Congregazione delle Suore Crocifisse. Adoratrici dell’Eucaristia.
Maria Grazia Tarallo, questo il nome della religiosa, era
una donna di preghiera e volle offrire i suoi sacrifici per la santificazione
dei sacerdoti. Ebbe visioni, estasi, stigmate e ad accrescere la sua fama di
santità furono le chiaroveggenze, le profezie e le vessazioni diaboliche che
subiva. Teresa di San Giuseppe, protestante convertitasi al cattolicesimo,
dedicò invece la sua vita ai bambini abbandonati, agli anziani, agli emigrati e
a quanti non avevano un tetto. Diede vita alla prima casa di accoglienza a
Berlino, altre poi vennero aperte in varie parti del
mondo. Agli uomini di oggi ricorda la necessità di accogliere i figli della
Chiesa che hanno smarrito il vero cammino e cercano consolazione. “Ogni carmelitana
del Divin Cuore di Gesù – diceva – deve, come un
angelo di conforto e di pace, scendere dalle altezze del Carmelo agli uomini
carichi di dolore e senza pace”. Ma ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto,
suor Benigna Dedola, religiosa dell’Istituto fondato
dalla nuova beata:
R. – Il segreto della vita virtuosa di Madre Teresa va
cercato nel suo amore alla croce e alla sofferenza.
D. – Qual è il carisma dell’istituto fondato da Madre
Teresa di San Giuseppe?
R. – La denominazione ‘Carmelitane del Divin
Cuore di Gesù’ indica il compito della
suore carmelitana: intercessione e riparazione. Il carisma di Madre
Maria Teresa di San Giuseppe, consiste nel mettere lo spirito contemplativo del
Carmelo al servizio attivo dell’apostolato diretto. In questo modo rispose con
generosità alla chiamata di Dio e alle esigenze del suo tempo. Quest’unione di
preghiera e di servizio costituisce la nostra vita e missione, nonché il nostro
dono alla Chiesa e al mondo (Cost. 6). In proposito la fondatrice ammoniva le
sue suore dicendo: “Noi non dobbiamo accontentarci di essere solo tabernacolo,
abitazione di Dio ma strumenti di Dio di cui il Divin Salvatore possa servirsi per la salvezza delle anime”
(AB 96). Aveva una grande devozione per San Giuseppe. Infatti, proprio il suo
amore per lui la spinse a mettere tutte le case dell’Opera sotto la protezione
dello Sposo di Maria.
D. – Tra gli insegnamenti lasciati alle consorelle, quale,
ancora oggi, per voi è particolarmente vivo?
R. – Ricordava di alimentare prima il corpo con ogni aiuto
possibile e poi l’anima, lasciando a tutti come messaggio di salvezza e
remissione Gesù. I tempi sono cambiati, ma lo spirito, l’amore, lo zelo per la
salvezza delle anime rimangono sempre gli stessi in noi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “La stabilità della famiglia è oggi
a rischio. Urge salvaguardarla andando anche controcorrente rispetto alla
cultura dominante”: udienza di Benedetto XVI all’Assemblea plenaria del
Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI al
nuovo ambasciatore di Bulgaria: il vostro popolo - ha detto il Papa - che
continua a far fruttificare la propria eredità cristiana, è chiamato a svolgere
un ruolo importante per ridare all’Europa lo slancio spirituale che troppo
spesso le manca.
Servizio estero - Nepal: oltre duecento morti per
l’esplosione di un oleodotto.
UNICEF: rischiano la morte per fame 300.000 bambini
nel Sahara.
Servizio culturale - Un articolo di Anna Bujatti dal titolo “Dal pathos d’impronta fiamminga
Antonello da Messina approda ad un’intima e misurata drammaticità”: opere
dell’artista nella mostra alle scuderie del Quirinale.
Servizio italiano - Sempre in rilievo l’inchiesta
sugli scandali nel calcio.
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13 maggio 2006
25
ANNI FA L’ATTENTATO CONTRO GIOVANNI PAOLO II.
CENTINAIA
DI MIGLIAIA DI PERSONE LO RICORDANO NEL SANTUARIO DI FATIMA.
MESSA
SOLENNE OGGI POMERIGGIO IN SAN PIETRO
-
Intervista con il cardinale Tarcisio Bertone -
La spianata di Fatima gremita all’inverosimile e una
pioggia di petali bianchi ad accompagnare, in processione, la statua della
Madonna: così la città portoghese ha ricordato stamattina il 25.mo anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II. Una
solenne celebrazione eucaristica è stata presieduta dal cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia ed ex segretario di
Giovanni Paolo II, mentre è attesa per questo pomeriggio alle 17, nella
Basilica Vaticana, la Santa Messa celebrata dal cardinale Camillo Ruini. Ma sentiamo il servizio di Isabella Piro.
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Nella sua devozione a Maria, Papa Wojtyla
è divenuto protagonista del compiersi del messaggio della Beata Vergine ai pastorelli di Fatima. E’ stato questo il punto focale
dell’omelia del cardinale Stanislao Dziwisz. Con parole
toccanti, il porporato ha ricordato il pontificato di Giovanni Paolo II:
“Un pontificato vissuto ripetendo ogni giorno il suo
motto: ‘Totus tuus’, Maria. E non solo nelle parole, ma veramente con uno
spirito di totale dedizione fino agli ultimi giorni dell’agonia e nell’ora
della morte”.
Giovanni Paolo II, ha continuato il cardinal Dziwisz, credeva che il mistero della maternità spirituale
di Maria ha avuto il suo adempimento nella storia con
un’ampiezza senza confini. Una maternità che vuol dire sollecitudine per la
vita del figlio e dunque per tutti gli uomini, una premura di portata
universale. Il coraggio di Papa Wojtyla è stato
ricordato anche stamattina da monsignor Liberio Andreatta, amministratore
delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, che ha aperto a Roma, nell’Aula Paolo
VI, le celebrazioni per la seconda Giornata Mondiale del pellegrino:
“Giovanni Paolo II è stato un grande patriarca, come
Abramo, e come Abramo, grande padre nella fede!”.
Sul significato della figura di Maria si è inoltre
soffermato l’arcivescovo di Bombay, cardinale Ivan Dias.
La vita della Beata Vergine – ha detto il porporato anch’egli parlando dall’Aula
Paolo VI – si può racchiudere in tre parole: fiat – magnificat – stabat, ossia sia
sempre fatta la volontà di Dio, sia lode sempre a Dio, anche nei momenti di
difficoltà, e sia sempre fedele la scelta di una vita cristiana, senza farsi
tentare dalla via della mediocrità.
E sarà proprio il cardinal Dias
a guidare la processione che, alle 14.30, porterà la statua pellegrina della
Madonna di Fatima da Castel Sant’Angelo
a San Pietro. La sacra scultura sosterà per qualche minuto sul lato destro del
colonnato, nel punto esatto in cui Giovanni Paolo II fu colpito da Alì Agca. Proprio in quel punto,
ieri è stata posta una lapide di marmo commemorativa che riporta lo stemma di
Papa Wojtyla e la data dell’attentato. Un segno
analogo è stato collocato anche presso la sede del Fondo Assistenza
Sanitario all’interno della Città del Vaticano. Ma quale significato ha
l’arrivo della statua
pellegrina della Madonna di Fatima in Vaticano nel 25° anniversario
dell’attentato a Papa Wojtyla e a poco più di un anno
dalla sua morte? Fabio Colagrande lo ha chiesto al
cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova.
R. – Ha un grande significato spirituale, direi anche
mistico e pastorale. Cioè: sottolinea ancora una volta il profondo legame tra
Fatima, tra il mistero, il messaggio di Fatima e Papa Giovanni Paolo II; tra
Fatima e la Chiesa, la Chiesa di Roma, la Chiesa dei Papi. E sottolinea anche
la grande devozione di Papa Benedetto verso la Madonna. Papa Benedetto ha dato
una splendida definizione di Maria: “Maria, Chiesa nascente”. Quindi, è un segno
di continuità, anche, con il nostro carissimo e indimenticato
Papa Giovanni Paolo II.
D. – Eminenza, lei che ricordo ha dell’attentato del 13
maggio di 25 anni fa?
R. – Io mi trovavo all’Università Pontificia Salesiana.
Sono rimasto come tutti sconcertato, commosso; siamo rimasti subito catturati
dalla necessità di elevare la nostra preghiera, attaccati alla radio, per sentire
le notizie ora per ora sullo sviluppo della situazione. E poi, il giorno dopo,
siamo stati rasserenati dall’intervento materno di Maria, dalle notizie che il
Papa si era ripreso e che si poteva sperare!
D. – Cardinal Bertone, lei ricorda quando Giovanni Paolo II iniziò a legare la sua guarigione,
da quei colpi di pistola, a un intervento proprio della Vergine di Fatima?
R. – So per certo che il Papa
dall’ospedale Gemelli mandò a prendere nell’Archivio segreto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, il testo della terza parte del segreto
di Fatima per leggerlo personalmente e meditarlo. Questo anche è un fatto molto
significativo: la convinzione del Papa di collegare la sua salvezza, il suo miracoloso
salvataggio, al mistero di Fatima. E poi, ricordo molto bene quando
nell’incontro con il Papa, nell’Anno Santo, è stata esaminata tutta la visione
di Fatima, è stato esaminato il testo della terza parte del segreto e il Papa
ha deciso di mandare me, che all’epoca ero segretario della Congregazione per
la Dottrina della Fede, a Coimbra, da suor Lucia, per
parlare con lei e chiedere anche la sua interpretazione della terza parte del
segreto.
D. – In quel colloquio del 2001, che lei ebbe con suor
Lucia, la veggente di Fatima le confermò l’interpretazione della terza parte
del segreto, data da Giovanni Paolo II?
R. – Perfettamente. Perché lei disse: “Noi bambini eravamo
convinti, subito convinti, che il vescovo vestito di bianco, fosse il Papa. Non
sapevamo quale Papa”. E alla domanda
che ci siamo posti tutti, che si è posto anche l’allora cardinale Ratzinger, nella sua profonda interpretazione teologica, è
stata: “Ma il Papa Giovanni Paolo II non è morto, in forza dell’attentato; è
sopravvissuto! Anche suor Lucia ha dato questa interpretazione!”. Ma certo: perché
si è levata la preghiera e la penitenza di tutto il popolo cristiano. Prima
dell’attentato, l’accompagnamento alle predizioni di Fatima, all’accorata invocazione
della Madonna e, subito dopo l’attentato, nella notte del 13 maggio, in modo da
operare con la preghiera, la penitenza, l’offerta della propria vita – quante
persone hanno offerto la propria vita! – per l’intercessione materna,
provvidente e potente di Maria, operare il ‘riscatto’
del Papa da quel vile attentato, e operare così la sua guarigione. Salvarlo
dalla morte e consegnarlo alla Chiesa come pastore della Chiesa universale.
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E in un un
messaggio inviato al Santo Padre Benedetto XVI, il vescovo della diocesi di Leiria-Fatima, mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva, ricorda
l’attentato a Giovanni Paolo II, ed esprime la sua condanna per ogni forma di
violenza, pregando per la giustizia e per la pace.
CALCIOPOLI:
SINORA 41 INDAGATI E LO SCANDALO RISCHIA
DI
ALLARGARSI A MACCHIA D’OLIO
- Intervista con Massimiliano Castellani -
Sempre più nella bufera il
mondo del calcio in Italia, dopo le inchieste sui vertici della Juventus, che hanno evidenziato, attraverso intercettazioni
telefoniche, il tentativo di pilotare i risultati di numerose partite. Ieri il
coinvolgimento del Milan e del presidente della Federcalcio dimissionario, Carraro. Sono quattro le procure che stanno lavorando su
ipotesi di reato varie: falso in bilancio, concorrenza illecita, associazione
per delinquere e scommesse clandestine. Intanto, la giustizia
sportiva potrebbe far scattare altre sanzioni: per le società coinvolte la
penalizzazione in punti, la retrocessione e l’eventuale revoca dello scudetto;
squalifiche da sei mesi a cinque anni per dirigenti e calciatori; radiazione
per gli arbitri collusi. Ma questa vicenda potrebbe portare veramente ad
una rifondazione globale del sistema-calcio italiano? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Massimiliano Castellani,
che sta seguendo lo scandalo per il quotidiano “Avvenire”:
**********
R. – In questo momento ci troviamo di fronte ad uno
scenario tragico, in cui non sappiamo veramente più di chi fidarci. Occorre
fare una rapida pulizia, ma senza processi sommari naturalmente, perché va dato
tempo alla magistratura di arrivare a fondo, a tutto quello che di marcio c’è
in questa vicenda, e poi cercare di ripartire, stilando una squadra in cui vi
siano persone di provata fiducia, che ci possano dare delle garanzie, affinché
questo non accada più.
D. – Castellani, la vicenda per certi versi diventa sempre
più intricata e si rischia di perderne i connotati. Ma qual è, in breve, il
meccanismo di cui viene incolpato il grande accusato,
sinora e fino a prova contraria, che è Luciano Moggi?
R. – Da quello che sta uscendo fuori, Moggi appare
l’accentratore di un sistema fatto di condizionamenti e politiche sotterranee
che coinvolgono il calcio in generale. Quello che va, comunque, sottolineato è
che Moggi non era solo. Se è riuscito ad arrivare a tali livelli, se saranno
provati, lo ha fatto con l’apporto e la connivenza di un sistema intero.
D. – Le vere vittime di tutto questo, secondo te, sono i
tifosi, gli appassionati di questo sport?
R. – Assolutamente sì e mi sembra che in questa vicenda
siano quelli che abbiano avuto meno voce di tutti. Soltanto ieri, per la prima
volta, dopo diversi giorni di questo grandissimo terremoto, ho sentito spendere
una parola in loro supporto da parte di Moratti, il
presidente dell’Inter, il quale, chiaramente, dice
che il primo ad essere danneggiato è il pubblico. In questo caso il pubblico
potrebbe chiedere anche un risarcimento danni. A Napoli, ad esempio, la squadra
per due anni non è stata ripescata in una serie superiore in base al
regolamento poco chiaro della Federcalcio. I tifosi
partenopei si sono rivolti ad un avvocato, che è riuscito ad ottenere un risarcimento
danni per 54 di loro di circa 2 mila euro ciascuno. Quindi, provocatoriamente
ogni singolo tifoso italiano – sto parlando di un buon tifoso, e non certamente
coloro che vanno allo stadio per creare violenze – potrebbe chiedere il risarcimento
danni alla Federcalcio.
D. – Perché tra i tanti scandali che ci sono nella società
oggi, questa vicenda ci fa così male, ci colpisce così tanto?
R. – Io credo che i colpevoli abbiano distrutto
innanzitutto quel poco di etica sportiva che rimaneva e hanno completamente
infangato quella cultura sportiva che noi spesso invochiamo e che non vediamo
più, trascinando il calcio in una sorta di tangentopoli, in una sorta di
complesso meccanismo a delinquere. Liberandoci di questo, forse, recupereremo
l’etica e soprattutto potremo avviare un processo nuovo di cultura sportiva in
Italia.
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Domani 14 maggio, 5a Domenica di Pasqua,
Ecco le parole di Gesù:
“Io sono la vite,
voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me
non potete far nulla”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Nella nostra fede Dio non si riduce ad un’idea, per bella
ed alta che sia. Dio è una persona vivente e credere non vuol dire pensare o volere
Dio. La nostra fede rivela che tra Dio e l’uomo esiste una vera e propria
relazione e questa relazione non dipende dalla sola attenzione umana e non può
esaurirsi nello sforzo umano di mantenere questa relazione. L’uomo vive perché
Dio si relaziona con lui. L’esistenza umana affonda in Dio, la linfa vitale,
quella che fa vivere l’uomo, ci unisce a Dio perché da Lui proviene, così come
sono uniti il tralcio e la vite. Se il tralcio si stacca dalla vite, appassisce,
non porta frutto, anzi si secca. Perciò è primario l’impegno dell’uomo a curare
il rapporto con Dio da cui dipende il nostro agire. Non è sufficiente essere
attenti a quali frutti vogliamo portare, come devono essere, come curarli, se
non siamo preoccupati di essere attaccati alla vite.
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13 maggio 2006
“LA CHIESA ITALIANA NON HA PERSO LA SPERANZA
CHE VENGA REALIZZATO UN ATTO
DI CLEMENZA
NEI CONFRONTI DEI DETENUTI”: LO HA AFFERMATO IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO
CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE,
CARDINALE
RENATO RAFFAELE MARTINO, VISITANDO STAMANE IL CARCERE SAN BENEDETTO DI AREZZO
- A
cura di Paolo Scappucci -
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AREZZO. = “Nella forma che l’autorità politica riterrà più
opportuna, un atto di clemenza nei confronti dei reclusi - come auspicato da
Giovanni Paolo II nel discorso al Parlamento italiano del novembre 2002 - resta
una viva speranza per cui prega e si adopera la Chiesa
italiana”: è quanto ha ripetuto il cardinale Renato Raffaele Martino,
presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, visitando stamani,
insieme al vescovo di Arezzo, il locale carcere di San Benedetto, nell’ambito
delle manifestazioni in preparazione al Convegno della Chiesa italiana, che si
terrà in ottobre a Verona. Di fronte alla dura realtà del carcere, in cui i
diritti umani dei detenuti vengono spesso calpestati,
il porporato ha definito come “intollerabile” che oltre alla pena della
privazione della libertà si aggiungano abusi di ogni genere. “La reclusione –
ha detto il cardinale Martino – come ogni esperienza umana negativa, non ci
separa mai dall’amore di Dio e dalla dignità dell’uomo, per
cui l’uomo non è mai irrimediabilmente segnato dal contesto in cui vive.
I carcerati – ha aggiunto – sono nel carcere, ma non sono del carcere e lo
sguardo deve andare sempre oltre”. Il cardinale Martino, citando il Compendio
della Dottrina Sociale della Chiesa, ha concluso auspicando una giustizia
riconciliatrice, capace di restaurare le relazioni di armonica convivenza
spezzate dall’atto criminoso.
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PUBBLICATO A MANILA UN DOCUMENTO DEI VESCOVI FILIPPINI SUL CONTROVERSO
BEST-SELLER “IL CODICE DA VINCI”, IN VISTA DELL’IMMINENTE USCITA DELLA VERSIONE
CINEMATOGRAFICA. “OCCORRE DISCERNERE ATTENTAMENTE LA VERITÀ DEL VANGELO”,
SOTTOLINEANO I PRESULI
MANILA.
= Anche i vescovi filippini intervengono su “Il Codice da Vinci”, in vista
dell’ormai imminente uscita della versione cinematografica del controverso
best-seller di Dan Brown,
prevista il 17 maggio a Cannes, in Francia. Ieri,
UCCISO IN KENYA IL CAPPELLANO DEL CARCERE DI ELDORET.
ANCORA
SCONOSCIUTE LE CAUSE
ELDORET. = Padre Jude Kibor, 48 anni, cappellano
del carcere kenyano di Eldoret,
300 chilometri a nord-ovest della capitale Nairobi, è stato trovato ucciso alla
periferia della città: lo ha detto oggi telefonicamente all’agenzia MISNA il
vescovo locale, Cornelius Kiping’eno
Arap Korir. Il fatto è accaduto
giovedì scorso: il sacerdote sarebbe stato vittima di un’imboscata nelle prime
ore del mattino. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato poco prima di
mezzogiorno nella boscaglia all’ingresso della città. “La polizia ci ha detto
che non aveva ferite, né segni evidenti di percosse –
ha dichiarato il presule – stiamo aspettando un rapporto dell’autorità
giudiziaria per capire meglio la dinamica dell’aggressione”. Il vescovo ha
aggiunto che da tempo a Eldoret si registra una
crescente insicurezza. La vittima non è stata derubata e la sua auto è stata
trovata abbandonata dopo poche ore. Le indagini della polizia locale stanno
proseguendo, anche se per ora non vengono avanzate
ipotesi. Padre Kibor lavorava da cinque anni nel carcere
di Eldoret, dove sono
reclusi oltre mille detenuti. (R.M.)
DA
STASERA, PER TRE GIORNI, IL PATRIARCA ECUMENICO
DI
COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I, E’ IN VISITA A FIRENZE
FIRENZE. = Per la prima volta, dopo il Concilio di Firenze
del 1439, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli torna nel capoluogo
fiorentino. Bartolomeo I, accolto dall’arcivescovo
della città, il cardinale Ennio Antonelli, presiederà
oggi alle 19 in Santa Maria del Fiore i Vespri in rito ortodosso. Come riporta
il quotidiano Avvenire, nell’occasione saranno esposte le reliquie giunte
dall’Oriente di San Giovanni Battista, San Filippo Apostolo, San Giovanni
Crisostomo, Sant’Andrea Apostolo e San Zenobi
Vescovo. Domani mattina, il Patriarca di Costantinopoli presiederà la liturgia
a San Jacopo Soprarno, la nuova parrocchia istituita
dalla Chiesa greco-ortodossa a Firenze. Nel pomeriggio, a Palazzo Pitti,
Bartolomeo I riceverà il Premio Galileo 2000 per la
Pace. La consegna sarà preceduta, alle 18, dall’incontro interreligioso
“Firenze città operatrice di pace”, cui parteciperanno, oltre al Patriarca e al
cardinale Antonelli, il vescovo e presidente del
Consiglio nazionale della Chiese Armene negli Stati
Uniti, Vicken Aykazian, il
vice-presidente della Conferenza rabbini europei, René-Samuel
Sirat, e il direttore del museo Topkapi
di Istanbul, Ilber Ortayli.
La visita proseguirà in forma privata lunedì, quando Bartolomeo I pregherà
sulle spoglie del Patriarca Giuseppe, morto a Firenze durante il Concilio del
1439. (R.M.)
ALLARME DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA
SANITÀ (OMS) PER L’EPIDEMIA
DI COLERA IN CORSO DA FEBBRAIO
IN ANGOLA: OGNI GIORNO,
600 NUOVI CONTAGI E 10 VITTIME
LUANDA. = Non accenna a diminuire
l’epidemia di colera che dallo scorso febbraio è in corso in Angola e che,
secondo l’ultimo bollettino che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS),
ha fatto finora 1200 morti e provocato 32.634 contagi. Come riporta l’agenzia
missionaria MISNA, la diffusione del vibrione in Angola continua a diffondersi
con una media quotidiana, costante ormai da settimane, di 600 nuovi contagi e
10 vittime. L’epidemia interessa 10 delle 18 province del Paese, con un tasso
di mortalità del 4 per cento. Secondo gli ultimi rapporti dell’OMS, le zone maggiormente
colpite risultano la provincia di Luanda, da dove si è propagata l’epidemia,
con 16.238 contagi e 231 morti, e quella di Benguela,
che con 7007 casi riscontrati e 491 vittime risulta avere il tasso di mortalità
più elevato di tutto il Paese. (R.M.)
OGGI,
150.MO ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA
CONGREGAZIONE DEI PADRI SACRAMENTINI.“LA NOSTRA MISSIONE – SPIEGA IL SUPERIORE
GENERALE, PADRE SALVI – È FAR CONOSCERE AL MONDO LA FORZA DEL PANE SPEZZATO”
- A cura di Roberta Moretti -
PARIGI. = Far conoscere al mondo la forza dell’Eucaristia:
è la missione della Congregazione dei Padri Sacramentini,
che oggi festeggia i 150 anni dalla fondazione. Nata a Parigi il 13 maggio
1856, ad opera di San Pier Giuliano Eymard, attualmente è presente in 28 Paesi, con 913 membri.
Venti le comunità in Italia, con 130 religiosi. Fin dalle origini, i Padri Sacramentini hanno scelto i poveri come destinatari
privilegiati, radunando e preparando alla Comunione gli straccivendoli delle
periferie di Parigi. La Congregazione ha poi sviluppato l’impegno
all’Adorazione eucaristica perpetua, fino ad avvalersi, dopo il Concilio
Vaticano II, di una nuova Regola di Vita, che ha fatto della Celebrazione
dell’Eucaristia il centro della sua missione. “E’ un percorso – spiega il
superiore generale, padre Fiorenzo Salvi – che aiuta a costruire
progressivamente uno stile di vita che assimila i valori, gli atteggiamenti,
gli impegni e le scelte che l’Eucaristia esprime: coloro che siedono alla Mensa
Eucaristica – aggiunge – si scoprono in Cristo fratelli e sorelle dell’unico
Padre e diventano costruttori di un mondo nuovo”. Tra gli impegni
portati avanti oggi nel mondo dai Padri Sacramentini,
l’animazione di Congressi Eucaristici; la formazione eucaristica attraverso la
stampa e i mezzi di comunicazione; l’animazione dei Santuari dell’Eucaristia
gestiti dalla Congregazione.
STAMANI,
LUNGO LE STRADE DI POMPEI, SFILATA DI 8 MILA STUDENTI
PER LA MANIFESTAZIONE: “NATI PER VOCAZIONE A
DIFENDERE LA PACE”
POMPEI. = “Nati per vocazione
a difendere la pace”: è lo slogan che ha accompagnato stamani, lungo le strade
di Pompei, la sfilata di circa 8 mila studenti di ogni ordine e grado della
città campana, ambasciatori di pace. Alla manifestazione, promossa dal Polo scolastico
del Santuario di Pompei, hanno partecipato la Fanfara dei Carabinieri e diverse
bande del territorio. Alle coreografie preparate dai ragazzi delle scuole, sono
seguiti, poi, due momenti significativi: il lancio di petali di rose da un
elicottero e la deposizione di una corona di rose, da parte dei Vigili del
Fuoco locali, sul capo della Madonna. Nel corso della manifestazione, è stato
anche assegnato al presidente della Comunità romana di Sant’Egidio,
il prof. Marco Impagliazzo, il Premio internazionale
“Bartolo Longo per la Pace”. (R.M.)
LE SUORE PAOLINE DEL GIAPPONE
HANNO RESO IL LORO SITO INTERNET ACCESSIBILE ANCHE DAI TELEFONI CELLULARI: “E’
UN MODO PER RISPONDERE
ALLE ESIGENZE DELL’UOMO MODERNO”
TOKYO. = Il nuovo breviario
dell’uomo moderno può essere anche il cellulare. È questa l’intuizione delle
Suore Paoline, che hanno reso il loro sito internet, www.pauline.or.jp,
accessibile anche dai telefoni mobili. Come spiega l’agenzia AsiaNews, l’iniziativa vuole rendere la Bibbia più
familiare alla gente, rispondendo alle nuove esigenze dell’uomo moderno: sono
sempre di più, infatti, le persone che ogni giorno, per piacere o per necessità,
pregano mentre sono in treno o in autobus. Le
religiose hanno ideato anche una versione audio per i non udenti. Connettendosi,
è possibile selezionare l’opzione “leggi” nella sezione “Preghiera della
Chiesa” per visualizzare la prima lettura del giorno. Nella sezione “Leggiamo
la Bibbia” è possibile accedere anche a una antologia
di commenti, intitolata: “Una parola per me”. “Ogni mese – spiega suor Tomoko Ko, che cura il sito
internet nato 10 anni fa – si connettono più di mille persone”. Suor Ko ha intenzione di dar vita anche a un altro progetto:
l’apertura di un blog
per permettere alla gente di confrontarsi. Inoltre, attraverso lo scambio di email, nuove
persone potrebbero avvicinarsi alla Chiesa. “Il confronto è molto importante –
aggiunge suor Ko – alcune persone mi hanno scritto
per dirmi che desiderano essere battezzate, altre anche solo per dirmi che sono
battezzate. Ho un bel rapporto con loro”. (R.M.)
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13 maggio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Nigeria, il presidente Obasanjo ha aperto
un’inchiesta per approfondire le dinamiche dello spaventoso incendio divampato
ieri nei pressi di un oleodotto che ha provocato la morte di almeno 200
persone. Secondo le prime ricostruzioni, la sciagura è stata causata da un
tentato furto di petrolio: una condotta è stata perforata in diversi punti e il
greggio è stato riversato in alcune taniche. Secondo gli inquirenti, uno di
questi recipienti ha improvvisamente preso fuoco e le fiamme si sono
rapidamente propagate investendo gran parte delle persone vicine alla tubatura.
Su questa vicenda ascoltiamo, al microfono di Giada Aquilino, l’inviato del
Corriere della Sera, Massimo Alberizzi, che proprio
ieri si trovava in Nigeria:
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R. – Sicuramente è una vicenda che non è nuova. La gente
spilla petrolio e soprattutto benzina: perché la Nigeria è l’unico Paese al
mondo dove sono facilmente raggiungibili le pipe-line,
gli oleodotti, che trasportano benzina. Quindi queste persone, con dei trapani,
riescono a trafugare la benzina che poi rivendono al mercato. Il problema è che
fare un buco su una pipe-line non è
cosa facile: può succedere che qualcuno accenda un motore, come è avvenuto
altre volte, e salta tutto in aria, con delle esplosioni devastanti. Si tratta
di gente che non ha lavoro, non ha niente. L’unico sostentamento può essere
quello di rubare benzina ogni giorno. Altra cosa è il furto del petrolio in
grande quantità: la Nigeria perde quotidianamente 200 mila barili di greggio,
che vengono immessi sul mercato e sulle raffinerie
clandestinamente e poi finiscono al di là dell’Oceano, per esempio in Brasile,
dove il greggio viene raffinato.
D. – Ma i proventi delle attività petrolifere su chi vengono convogliati?
R. – I proventi vanno a finire alla classe dirigente di
questo Paese, che è connivente anche con i grandi furti. Però, tutti sono
tolleranti anche perché si sa benissimo che la gente riesce a sopravvivere
rubando. La Nigeria è un Paese molto violento. È il Paese più popoloso di tutta
l’Africa: Lagos ha 18 milioni di abitanti, su circa 120 milioni di nigeriani
totali, ma ben 100 milioni vivono una vita poverissima, senza nulla da
mangiare, bevendo acqua putrida, perché non ci sono acquedotti o quei pochi che
esistono sono inquinati. Quindi, è una situazione drammatica. Il governo pare
non accorgersi di nulla. C’è anche una grande responsabilità da parte delle
compagnie petrolifere, perché se ci fosse un cartello sull’etica, un cartello
sulla morale - visto che i cartelli li fanno molto spesso per tenere i prezzi
alti - forse le condizioni di vita della gente nigeriana migliorerebbero almeno
un po’.
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Settimo
giorno consecutivo di scontri in Somalia tra estremisti islamici, probabilmente
legati ad Al Qaeda, e i
signori della guerra locali, finanziati secondo il presidente ad interim somalo
dall’amministrazione statunitense. Nella capitale Mogadiscio sono rimaste
uccise, stamani, almeno altre due persone. Il bilancio complessivo, ancora
provvisorio, è di oltre 100 morti. Stati Uniti e ONU hanno rilanciato, intanto,
l’appello del presidente del Parlamento somalo che ha chiesto una tregua
immediata e la fine delle violenze.
Almeno 13 morti e
41 feriti: è il bilancio di una serie di attentati che ieri hanno sconvolto la
capitale dell’Etiopia, Addis Abeba. Gli attacchi sono stati condotti a pochi
giorni dall’anniversario delle prime elezioni multipartitiche. Le azioni
terroristiche, compiute in un quartiere commerciale, non sono ancora state
rivendicate.
In Algeria, quattro
persone sono rimaste uccise e sette militari feriti in una serie di attentati
perpetrati negli ultimi due giorni da gruppi integralisti islamici nelle regioni
di Boumerde e Skikda,
nell’est del Paese. Lo riferisce la stampa locale, aggiungendo che le forze di
sicurezza hanno avviato un’operazione antiterrorismo e condotto un raid aereo
in una zona montagnosa. Gli inquirenti ritengono che in questa area abbiano
trovato rifugio diversi gruppi di ribelli.
Violenze
anche in Kenya: un gruppo di uomini armati, sospettati di appartenere ad un
gruppo estremista musulmano, ha preso d’assalto ieri una radio cristiana a
Nairobi. Negli scontri, una persona ha perso la vita e altre tre sono rimaste
ferite.
Crisi nucleare iraniana: il ministro degli Esteri del Paese islamico ha ribadito,
stamani, che il governo di Teheran non accetterà
alcuna proposta di “incentivi” da parte dei Paesi europei se non verrà riconosciuto “il diritto della Repubblica islamica ad
avere una tecnologia nucleare”. Ad acuire la tensione, anche l’allarme lanciato
ieri dagli ispettori dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica, che
avrebbero trovato tracce di uranio arricchito, quasi pronto per la produzione
di ordigni nucleari.
Prosegue
la drammatica serie di scontri e attacchi in Iraq: almeno 17 persone sono morte
oggi in seguito a nuovi episodi di violenza condotti nei pressi di Baghdad e a Mossul. Fra le
vittime, ci sono diversi civili, alcuni agenti, uno sceicco di una tribù locale
e un soldato americano.
In
Afghanistan, uomini armati hanno sferrato un attacco contro una vettura
dell’UNICEF nella provincia di Herat, nella parte
occidentale del Paese. L’auto è stata centrata da un razzo lanciato da un
gruppo di miliziani. Il conducente del mezzo e un medico sono rimasti uccisi.
Ennesimo attentato nel Kashmir indiano: almeno due persone
sono rimaste uccise per la deflagrazione di un ordigno esploso presso una
stazione di autobus. Lo ha reso noto la polizia precisando che l’attacco è
stato condotto nel distretto di Doda. L’attentato non
è stato ancora rivendicato ma gli inquirenti ritengono
che dietro l’azione terroristica ci sia un gruppo di estremisti islamici.
Fra le truppe del
governo dello Sri Lanka e i
ribelli indipendentisti delle Tigri Tamil è in corso
una guerra “a bassa intensità”, malgrado l’esistenza
formale di una tregua dal 2002. Lo ha annunciato oggi il capo degli osservatori
internazionali norvegesi. Giovedì scorso il governo di Colombo ha bombardato il
territorio controllato dai ribelli, dopo che questi ultimi hanno attaccato
alcune navi.
Cinque ministri del
passato governo nepalese, fedeli al re Gyanendra,
sono finiti in manette ieri su ordine del nuovo ministro degli Interni.
L’accusa è di aver rilasciato “dichiarazioni volte a disturbare la pace
pubblica”. Restano in una fase di stallo, invece, le trattative con i ribelli
maoisti. Questi ultimi chiedono, tra l’altro, il rilascio di tutti i prigionieri
politici.
Rafforzare le relazioni tra le America ed
Europa. Con l’impegno a realizzare questo obiettivo, si è chiuso il vertice di
Vienna tra Unione Europea e America Latina e Caraibi.
L’attenzione è stata rivolta, in particolare, alla situazione della Bolivia,
dove la nazionalizzazione del settore energetico sembra destinata a creare un
netto calo degli investimenti dall’estero. Ma questa nuova strategia – ha
precisato il presidente della Bolivia, Evo Morales -
è stata adottata per ridurre i profondi squilibri che colpiscono la popolazione
boliviana.
Il
generale serbo-bosniaco Ratko Draskovic,
ricercato dal tribunale penale internazionale dell’Aja
per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, è protetto dai servizi segreti
serbi. E’ quanto denuncia il ministro degli Esteri di Serbia e Montenegro, Vuk Draskovic. Il ministro ha
aggiunto di temere che la mancata consegna di Draskovic
possa compromettere le trattative per l’entrata in
vigore di Serbia e Montenegro nell’Unione Europea.
Mancano
poche ore ad Haiti per la cerimonia di insediamento
del neo presidente, René Preval,
prevista domani nella capitale Port au Prince. La situazione di
Haiti, che ha una popolazione di circa 8 milioni di abitanti, è estremamente difficile:
la povertà è molto diffusa, il tasso dell’analfabetismo supera il 40 per cento
e la disoccupazione è di oltre il 30 per cento. Sulle sfide che attendono il
nuovo capo di Stato Preval, un agronomo di 63 anni,
ascoltiamo il servizio di Maurizio Salvi:
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Il 7 febbraio, in un clima di tensione e di possibile
esplosione del malcontento popolare, Préval ha
ottenuto una vittoria elettorale al primo turno che lo ha riportato alla guida
del Paese più povero dell’America Latina. Quale 55.mo
presidente di Haiti, avrà il compito di ricostruire un tessuto sociale lacerato
e di applicare una politica capace di rilanciare la crescita e di dare un
futuro a fasce di popolazione che vivono nell’indigenza pressoché totale. E’
certo che Préval cercherà di mantenere il clima di
relativa tregua venutosi a creare dopo la sua vittoria e che ha offerto respiro
alla “Minusta”, la forza di stabilizzazione dell’ONU
che pareva nei mesi scorsi non in grado di assorbire l’urto di una popolazione
in permanente tumulto. Lo attendono giorni ardui, visto che in Parlamento sarà
costretto a patteggiare con altre forze ed anche perché presto dovrà decidere
se autorizzare o meno il rientro ad Haiti dell’ex
presidente Jean-Bertrand Aristide, una volta alleato
inseparabile ed oggi esule in Sud Africa per volere degli Stati Uniti.
Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.
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In Indonesia, almeno 11
persone sono morte in seguito ad una valanga di fango. La frana è avvenuta
presso una cava di sabbia a Giava, l’isola maggiore dell’arcipelago
indonesiano. I vulcanologi hanno decretato, intanto,
lo stato di massima allerta per l’imminente eruzione del vulcano Merapi, uno dei più attivi del Paese, procedendo
all’evacuazione di 34.000 persone. L’ultima emergenza provocata dal Merapi risale al 1994, quando morirono settanta persone.
Nel 1930, l’eruzione del vulcano provocò 1.369 morti.
ULTIMA ORA
Una serie di attacchi contro diversi commissariati di
polizia nella città brasiliana di San Paolo ha provocato la morte, la scorsa
notte, di almeno 20 agenti. Lo hanno rivelato diversi media brasiliani
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