RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 131 - Testo della trasmissione di giovedì 11 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Gli
auguri di Benedetto XVI a Giorgio Napolitano, eletto ieri presidente della
Repubblica italiana
OGGI IN PRIMO PIANO:
Al via a Vienna il vertice tra
Unione Europea, America Latina e Caraibi: con noi
Roberto Da Rin
CHIESA E SOCIETA’:
In corso in Perù il primo incontro nazionale della rete di
informatica della Chiesa latinoamericana
Seviziato
e ucciso un sacerdote in Brasile
L’Iran
è pronto al dialogo ma anche a difendere i propri interessi. Lo ha detto il
presidente iraniano Ahmadinejad che ha anche lanciato nuove minacce contro Israele
11 maggio 2006
GLI
AUGURI DI BENEDETTO XVI AL PRESIDENTE ELETTO GIORGIO NAPOLITANO:
IL
PAPA AUSPICA CHE POSSA ESERCITARE UN’AZIONE EFFICACE NEL SOLCO DEI VALORI UMANI
E CRISTIANI CHE COSTITUISCONO IL PATRIMONIO DELL’ITALIA
Benedetto XVI ha inviato un telegramma di auguri a Giorgio
Napolitano, eletto ieri 11.mo presidente della Repubblica italiana, auspicando
che “possa esercitare con ogni buon esito il suo alto compito”. Il Papa invoca
“sulla sua persona la costante assistenza divina per una illuminata
ed efficace azione di promozione del bene comune nel solco degli autentici
valori umani e cristiani che costituiscono il mirabile patrimonio del popolo italiano”.
Il
Pontefice conclude il suo messaggio inviando la benedizione apostolica al
presidente eletto e “all’intera diletta nazione italiana”.
SOLO
IL MATRIMONIO TRA UN UOMO E UNA DONNA SI PRESENTA COME UN AUTENTICO BENE PER
L'UMANITÀ. EVITARE
COSI’ IL PAPA AL PONTIFICIO ISTITUTO GIOVANNI PAOLO
II PER STUDI SU MATRIMONIO E FAMIGLIA, FONDATO 25 ANNI FA PROPRIO DA PAPA
WOJTYLA
Solo il matrimonio tra un uomo e una donna, “esclusivo e
definitivo”, corrisponde al modo di amare di Dio e si configura “come un
autentico bene per l’umanità”. E’ quanto ha detto Benedetto XVI ricevendo stamane, in Vaticano, i partecipanti al convegno promosso,
in questi giorni a Roma, dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su
Matrimonio e Famiglia, fondato 25 anni fa proprio da Papa Wojtyla. Benedetto
XVI ha sottolineato che si presenta “con una speciale urgenza”, oggi, “evitare
la confusione con altri tipi di unioni basate su un amore debole”. Ce ne parla
Sergio Centofanti.
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Fra due giorni ricorre il 25.mo anniversario dell’attentato in Piazza San Pietro contro
Giovanni Paolo II. Era il 13 maggio del 1981, memoria della Beata Vergine di
Fatima. Quel giorno, Papa Wojtyla avrebbe dovuto dare due impor-tanti annunci
durante l’udienza generale per porre al centro dell’attenzione le sempre più
emergenti questioni familiari: la nascita del Pontificio Consiglio per
“Il primo elemento - ha detto - è che il matrimonio e la
famiglia sono radicati nel nucleo più intimo della verità sull’uomo e sul suo
destino.
“La differenza sessuale che connota il corpo dell’uomo e della donna
non è dunque un semplice dato biologico, ma riveste un significato ben più
profondo: esprime quella forma dell’amore con cui l’uomo e la donna, diventando
una sola carne, possono realizzare un’autentica comunione di persone aperta
alla trasmissione della vita e cooperano così con Dio alla generazione di nuovi
esseri umani”.
Il secondo elemento che
caratterizza la novità dell’insegnamento di Giovanni Paolo II sull’amore umano
– ha aggiunto il Papa - è “il suo modo originale di leggere il piano di Dio
proprio nella confluenza della rivelazione con l’esperienza umana. In Cristo infatti, pienezza della rivelazione d’amore del Padre, si
manifesta anche la verità piena della vocazione all’amore dell’uomo, che può
ritrovarsi compiutamente soltanto nel dono sincero di sé”. E Benedetto XVI
ricorda che nella sua Enciclica, “Deus caritas est”,
ha inteso sottolineare come proprio mediante l’amore si illumini “l’immagine
cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino”:
“In altre parole Dio si è servito della via dell’amore per rivelare il
mistero della sua vita trinitaria. Inoltre, il rapporto stretto che esiste tra
l’immagine di Dio Amore e l’amore umano ci permette di capire che all’immagine
del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato
su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il
suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore
umano”.
L’amore umano è dunque “una via
privilegiata che Dio ha scelto per rivelarsi all’uomo ed è in questo amore che
lo chiama a una comunione nella vita trinitaria”. Si tratta di una impostazione – ha affermato Benedetto XVI - che “ci
permette anche di superare una concezione privatistica
dell’amore, oggi tanto diffusa”:
“L’autentico amore si trasforma in una luce che guida tutta la vita
verso la sua pienezza, generando una società abitabile per l’uomo. La comunione
di vita e di amore che è il matrimonio si configura così come un autentico bene
per la società. Evitare la confusione con altri tipi di unioni basate su un
amore debole si presenta oggi con una speciale urgenza. Solo la roccia
dell’amore totale e irrevocabile tra uomo e donna è capace di fondare la
costruzione di una società che diventi una casa per tutti gli uomini”.
Benedetto XVI invita l’Istituto,
che ha differenti sedi nei cinque continenti, a mostrare “la ricchezza
dell’unica verità” sulla famiglia e il matrimonio “nella pluralità delle
culture”. Esorta infine “a guardare a Maria Santissima,
“L’amore redentore del Verbo incarnato deve convertirsi per ciascun
matrimonio e in ciascuna famiglia in una sorgente di acqua viva in mezzo a un
mondo assetato”.
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IL PAPA RICEVE IL PRESIDENTE DEL VENEZUELA, HUGO
CHÁVEZ FRÍAS
- Intervista
con l’ambasciatore Iván Guillermo Rincón
Urdaneta -
Le preoccupazioni del Papa in
merito ad alcune questioni centrali nei rapporti tra Stato e Chiesa, espresse stamane da Benedetto XVI nell’udienza al presidente della Repubblica del
Venezuela, Hugo Chávez Frías,
giunto ieri a Roma nell’ambito di un tour diplomatico che lo porterà dopo
l’Italia in Austria, poi in Gran Bretagna e infine in Algeria. Il servizio di
Roberta Gisotti.
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Primo incontro
di Hugo Chávez con
Benedetto XVI, dopo due precedenti visite in Vaticano, sotto il pontificato di
Giovanni Paolo II. Lotta alla povertà, riduzione delle disuguaglianze, lotta
all’esclusione sociale: i temi cari al presidente venezuelano, giunto in Vaticano
con l’intento sotteso di superare le difficoltà nei rapporti tra Stato e Chiesa
per il bene del Venezuela. Durante il colloquio durato 35 minuti, – come
riferito dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede Joaquín Navarro-Valls
- il presidente venezuelano ha
illustrato al Papa i progetti di cambiamento sociale in atto nel Paese.
Benedetto XVI ha, quindi, proposto all'attenzione di Chávez
“alcuni temi a lui particolarmente cari”. Innanzitutto ha ribadito “la libertà
della Santa Sede nella nomina dei vescovi ed ha auspicato che l’Università cattolica
‘Santa Rosa da Lima’ possa sempre mantenere la sua
identità cattolica”. Il Santo Padre ha anche espresso “la sua preoccupazione
per un progetto di riforma dell’istruzione in cui non troverebbe posto
l'insegnamento della religione”. Ha chiesto, inoltre, che “i programmi di
salute pubblica mantengano come punto basilare la protezione della vita fin dal
suo inizio”. Infine, ha sottolineato l’esigenza dell’indipendenza
dei media cattolici. In
risposta, il presidente Chávez ha assicurato “il suo
interesse circa le richieste di Benedetto XVI ed il suo impegno per superare
ogni tensione nel rispetto dei legittimi diritti di tutti”. Il Papa ha poi
consegnato al presidente Chávez una lettera personale
che riassume le sue sollecitudini pastorali per il bene del Venezuela, oltre
una copia autografa dell’Enciclica “Deus caritas est”
e le medaglie del pontificato. Il capo di Stato venezuelano ha fatto invece
dono al Papa di quadro raffigurante Simon Bolivar.
Riguardo
alle tensioni createsi durante la presidenza Chávez,
al potere dal 1998, è utile ricordare che Benedetto XVI ricevendo nell’agosto
scorso il neo-ambasciatore venezuelano presso
Ma
ascoltiamo lo stesso ambasciatore Iván Guillermo Rincón Urdaneta, intervistato da Luís Badilla, sulle attese dopo questa udienza in Vaticano:
R. –
CREO QUE LOS PEQUEÑOS …
Sono
certo che alcune difficoltà passate, in contrasto con alcune misure del governo,
possano e debbano essere superate. Il fatto poi che il Papa possa rivolgere il suo
sguardo e dare la sua benedizione ad un popolo come quello venezuelano, per noi
è molto importante sul piano spirituale, anche perché in Venezuela i cattolici
sono l’85% della popolazione. Il governo ha molto interesse a lavorare accanto
alla Chiesa in molti settori che da anni impegnano la pastorale cattolica come
la difesa degli indigeni o della maternità, soprattutto negli ambienti più
poveri della popolazione nel campo della salute, della scuola e
dell’educazione. Il presidente Chavez aspira quindi a
consolidare un rapporto buono e costruttivo, come è stato in passato con la Chiesa
cattolica.
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Dopo la
tappa a Roma e i colloqui con le autorità italiane per rafforzare le relazioni
tra i due Paesi - ieri sera l’incontro con il
presidente della Camera, Fausto Bertinotti e stamane la telefonata al leader dell’Unione, Romano Prodi -
il presidente Chavez è diretto a Vienna per
partecipare domani e sabato al IV Vertice tra Unione Europea, America Latina e Caraibi; poi sarà a Londra per parlare alla Camera dei
Lord, dopo le frizioni con il premier Tony Blair, e
infine giungerà ad Algeri per discutere di questioni petrolifere.
IL SACERDOZIO E’ INDISPENSABILE PER LA VITA DELLA
CHIESA:
COSI’
BENEDETTO XVI NEL DISCORSO AI VESCOVI DEL QUEBEC, IN VISITA AD LIMINA.
IL
PAPA HA ESORTATO I PRESULI A FAR RISCOPRIRE AI FEDELI IL SIGNIFICATO
E LA
PRATICA DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Riscoprire il ruolo essenziale dell’Eucaristia nella vita
della Chiesa: è la viva esortazione che il Papa ha rivolto stamani ad un gruppo
di vescovi canadesi del Québec ricevuti in Vaticano,
al termine della visita ad Limina. Benedetto
XVI ha inoltre sottolineato che l’attaccamento alla verità della Chiesa, nella
teologia e nella morale, è fondamentale per un cristiano di fronte alle
ideologie del mondo di oggi. Quindi, ha ribadito la funzione insostituibile dei
sacerdoti nella vita della Chiesa. A guidare i presuli, mons. Gilles Cazabon, vescovo di Saint Jérôme
e presidente dell’assemblea dei vescovi cattolici del Québec Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“L’EUCHARISTIE, DON DE DIEU POUR LA VIE
…”
L’Eucaristia è
il dono di Dio per la vita del mondo: è quanto ribadito con forza da Benedetto
XVI, che nel suo discorso ai vescovi del Quebec ha ricordato come proprio in
questa regione canadese si svolgerà, nel 2008, il Congresso eucaristico internazionale.
Il Papa ha esortato i presuli a cogliere questa occasione per rinnovare il
significato e la pratica dell’Eucaristia, riscoprendo “il posto essenziale che
deve sempre avere nella vita della Chiesa”. Ancora, ha sottolineato che “ogni
comunità cristiana non può che affondare le sue radici nella celebrazione
eucaristica”. I fedeli devono perciò essere “convinti del carattere vitale
della partecipazione regolare alla Messa domenicale”. E questa, ha rilevato, è
una sfida urgente per l’episcopato canadese ancor più perché la società del
Paese nordamericano è “segnata da pluralismo, soggettivismo e secolarismo
crescente”. Quindi ha rivolto il pensiero ai giovani canadesi:
“LES JOURNEES
MONDIALES DE LA JEUNESSE …”
Le Giornate
Mondiali della Gioventù di Toronto, ha detto il Pontefice, “hanno avuto un
impatto positivo su numerosi giovani” del Canada. D’altra parte, “la celebrazione
dell’Anno dell’Eucaristia ha permesso un risveglio spirituale, in particolare”
con una riscoperta dell’adorazione eucaristica. Da questa esperienza, ha detto
ancora, “possiamo ricevere forza, consolazione e sostegno”. Benedetto XVI ha
inoltre invitato la comunità cattolica del Quebec a mostrare un rinnovato
“attaccamento alla verità dell’insegnamento della Chiesa in ciò che riguarda la
teologia e la morale, due aspetti inseparabili dell’essere cristiani nel
mondo”. I fedeli, ha avvertito, “non possono, senza perdere la propria identità,
aderire alle ideologie presenti nella società di oggi”. Il Papa si è poi
soffermato sul ruolo insostituibile del sacerdote nella Chiesa:
“LE SACERDOCE MINISTERIEL EST INDISPENSABLE …”
“Il sacerdozio
ministeriale – ha detto – è indispensabile per l’esistenza della comunità ecclesiale”.
Il ruolo dei laici, ha proseguito, “non può mai nascondere il ministero assolutamente
insostituibile dei sacerdoti per la vita della Chiesa”. E ciò, ha riconosciuto,
nonostante la diminuzione del numero dei sacerdoti renda a volte impossibile
celebrare la Messa domenicale in alcuni luoghi. Infine, ha messo l’accento sull’importanza
degli istituti di vita consacrata del Canada. “La vita consacrata – è stata la
sua riflessione – è un dono di Dio a beneficio di tutta la Chiesa”. Per questo
motivo, è necessario “che si sviluppi in una solida comunione ecclesiale.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Papa riceverà questo pomeriggio un altro gruppo di
presuli della Conferenza Episcopale del Canada-Québec,
in visita "ad Limina".
Il
Santo Padre ha nominato vescovo di Gweru, nello
Zimbabwe, il rev. Martin Munyanyi,
del clero di Masvingo, già rettore del Seminario
Maggiore Filosofico di Bulawayo. Il rev. Martin Munyanyi, è nato a Bikita, nel Distretto di Masvingo,
il 3 gennaio 1956. È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1983. A Roma ha
conseguito il Dottorato in Filosofia presso l'Università Urbaniana.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “La roccia dell’amore totale e
irrevocabile”: Benedetto XVI incontra i partecipanti al Congresso promosso dal
Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia, in
occasione del 25.mo di fondazione che coincide con
l’anniversario del “grave attentato” in Piazza San Pietro.
Servizio vaticano – L’udienza del Papa a presuli della
Conferenza episcopale del Canada-Québec.
Gli auguri del Santo Padre al nuovo presidente della
Repubblica italiana.
Servizio estero – L’intervento della Santa Sede alla
Conferenza regionale della FAO per l’America Latina e i Carabi: garantire la
sicurezza alimentare, avendo come priorità le popolazioni più vulnerabili.
Firmato l’Accordo di base tra Santa Sede e Bosnia ed
Erzegovina.
Pagina culturale – Un articolo di Clotilde Paternostro
sulle opere di Corrado Cagli in una mostra nella Mole Vanvitelliana
di Ancona.
Servizio italiano – In rilievo il tema dell’economia.
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11 maggio 2006
AL VIA A
VIENNA IL QUARTO VERTICE FRA UNIONE EUROPEA,
AMERICA LATINA E CARAIBI
- Intervista con Roberto Da Rin -
Decine di capi di
Stato e di governo sono in arrivo oggi a Vienna per il quarto vertice fra
Unione Europea, America Latina e Caraibi. Atteso
anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, che terrà un discorso domattina. Presenti, tra
gli altri, il capo di Stato brasiliano Lula da Silva,
l'argentino Nestor Kirchner,
la cilena Michelle Bachelet,
il boliviano Evo Morales, il venezuelano Hugo Chavez, il peruviano Alejandro Toledo, il messicano Vincente Fox.
Per l’Europa partecipano il presidente francese Jacques
Chirac, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il premier britannico Tony Blair.
Commercio, rapporti strategici ma soprattutto energia sono i temi del summit.
Ma quanto è importante la questione energetica tra l’Europa e l’America Latina,
in questo momento di crisi nucleare con l’Iran? Giada Aquilino lo ha chiesto a
Roberto Da Rin, esperto di economia dei Paesi sudamericani
del Sole 24 Ore:
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R. – La questione è molto importante per due motivi.
Innanzitutto perché diverse compagnie petrolifere europee sono impegnate in
America Latina, in particolare in Venezuela, che è il Paese con le maggiori
riserve petrolifere al mondo. E questo è senz’altro un momento in cui gli
interessi europei in America Latina sono rilevanti, soprattutto perché il
prezzo del petrolio è superiore ai 70 dollari. Al tempo stesso, però, troppe
volte questi vertici non hanno portato a conclusioni interessanti.
D. – Assente Fidel Castro, in
prima fila invece c’è il presidente venezuelano Chavez.
Qual è la strategia nei confronti dell’Unione Europea proprio di Chavez, che per esempio ha annunciato il ritiro del
Venezuela dalla Comunità economica andina, perché
Colombia e Perù avevano siglato un accordo di libero
scambio con gli Stati Uniti?
R. – Chavez ha una strategia
mirata e la sua idea è quella di rafforzare il mercato comune sudamericano, il Mercosur, che in questo momento può contare sull’appoggio
di una vasta schiera di presidenti di orientamento di sinistra, alcuni più
moderati – come Lula in Brasile e la Bachelet in Cile – e altri più populisti, come lo stesso Chavez, Evo Morales ed
evidentemente Castro. Quindi, il tentativo del presidente venezuelano - per
ragioni energetiche ed anche di leadership che ha assunto in questo momento - è
quello di assegnare alcune commesse per degli importanti gasdotti che sono in
via di progettazione tra il Venezuela e la Patagonia, a condizione poi di
strappare delle corsie preferenziali per l’esportazione di altri prodotti, per
esempio cerealicoli, che molti Paesi latinoamericani producono
ma faticano ad esportare in Europa.
D. – La nazionalizzazione degli idrocarburi in Bolivia ha
creato dissensi in ambito regionale, soprattutto con Brasile ed Argentina, ma
anche in Europa, per esempio in Spagna. Quali ripercussioni ci possono essere
nei due Continenti?
R. – Le condizioni precedentemente erano: l’82 per cento
dei proventi alle compagnie internazionali ed il 18 per cento allo Stato
boliviano. Evo Morales ha invertito questo rapporto.
Soprattutto perché il paradosso della Bolivia è che - in un Paese molto ricco
di risorse naturali, di gas in particolare - la maggior parte dei boliviani non
accede a questo tipo di risorse, quindi non ha energia elettrica in casa né
gas. Certamente questa nazionalizzazione non è piaciuta alle compagnie
internazionali. In verità, però, nessuno se ne andrà dalla Bolivia. Non si deve
dimenticare che in Messico l’accesso alle compagnie straniere non è consentito,
in Arabia Saudita e in Iran neppure e la situazione politica in Medio Oriente è
- come sappiamo - molto difficile. Quindi, Venezuela e Bolivia alla fin fine sono
ancora Paesi che consentono alle compagnie straniere di lavorare.
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IL GENIO TRAVISATO: IL ROMANZO DI DAN BROWN E ORA
IL FILM CHE
AD ESSO SI ISPIRA MISTIFICANO L’OPERA DI LEONARDO DA VINCI.
CE NE
PARLA IL PROF. ALESSANDRO VEZZOSI
Il suo successo è legato a doppio filo
al nome di Leonardo da Vinci, ma il fantasioso romanzo di Dan
Brown travisa la figura del genio italiano e ne
mistifica l’opera. Nel suo romanzo, a cui si ispira
una mega produzione cinematografica, Brown sostiene che nell’Ultima Cena di Leonardo la persona
seduta accanto a Gesù non sarebbe San Giovanni, il più giovane dei discepoli,
ma Maria Maddalena. Una tesi bislacca, come sottolinea il prof. Alessandro Vezzosi, direttore del Museo ideale Leonardo da
Vinci, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – Su questo tema specifico, di Giovanni Apostolo
accanto a Gesù, non ci sono molti dubbi in quanto sappiamo che Leonardo ha
dipinto la scena con Gesù ed i Dodici Apostoli. Non c’è un quattordicesimo
personaggio, come fra l’altro – al limite – si può trovare in altri episodi
della storia dell’arte. E’ quindi una provocazione a effetto che sicuramente
colpisce sul piano più che della letteratura, del marketing letterario. Si può
naturalmente smontare questa ipotesi da tanti punti di vista, compreso quello
tecnico legato alla dolcezza che San Giovanni assume praticamente sempre nella
pittura del Rinascimento. Dalle introduzioni storiche del Codice da Vinci è
stata tolta una frase che, inizialmente, creava veramente confusione, quando
diceva cioè che tutte le opere d’arte, le fonti storiche, i documenti anche
delle sette segrete erano assoluta verità storica. Rimosso quello, in un
romanzo c’è più libertà di provocare, di inventare…
D. – Peraltro, Dan Brown dice che la Monna Lisa è un autoritratto androgino…
Ci sono riscontri a questa tesi, oppure anche qui si tratta di invenzione?
R. – Il Codice da Vinci è costruito con molta attenzione
all’effetto più che alla profondità letteraria, alla qualità letteraria. In
questo senso, la Gioconda di Leonardo è un bersaglio facile che può
incuriosire, che richiama l’attenzione. La provocazione potrebbe funzionare se
non fosse facilmente confutabile. Devo dire, comunque, che c’è una strana
tradizione, in questo, che accomuna studiosi e che per me, visivamente, non ha
alcun riscontro possibile. Basta confrontare l’autoritratto di Torino e il
volto della Gioconda per vedere che nelle labbra, nel naso, gli occhi in
particolare, quelle ciglia, non corrispondono minimamente. Non vi trovo nessuna
possibilità o appiglio, da un punto di vista visivo, fermo restando che
Leonardo stesso discuteva sul fatto che spesso gli artisti dipingono se stessi.
In realtà, dipingono la loro idea della pittura! La Gioconda è – visivamente –
quanto di più lontano possiamo immaginare da un ritratto di Leonardo e il tema
dell’androgino è ovviamente fra le provocazioni del romanzo; però, è vero che
lì troviamo l’idea della pittura di Leonardo, con tutta la
sua complessità straordinaria, come valori estetici e concettuali, quindi ben
lontana dalle banalità che – francamente – ci propone in questo caso Dan Brown.
D. – Leggendo il Codice da Vinci ne esce fuori un Leonardo
esoterico, tutto intento ad inserire codici nelle sue opere, insomma, una sorta
di Mago Merlino... Lei, che ha dedicato la sua vita di
studioso al grande genio leonardesco, che impressione
le fanno queste tesi?
R. – Il Codice da Vinci banalizza la grandezza di
Leonardo. Devo dire che questo è un momento delicato in quanto mai come ora
Leonardo è famoso in tutto il mondo e mai, come ora, è travisato. La “famosa”
pagina 62 della prima edizione italiana del “Codice” ci propone, appunto, tutta
una serie di fraintesi e di equivoci. Allora, Leonardo diventa un mago
alchimista, invece lui si scagliava contro i negromanti e gli alchimisti,
ricercando una verità scientifica evidenziata da un grande rigore di metodo!
Poi, c’è tutta l’interpretazione del Leonardo che inventava strumenti di
tortura, che riesumava cadaveri e aveva un’aura demoniaca … C’è tutta una seria
di allusioni completamente fuorvianti. E poi c’è questa ipotesi sull’ipocrisia
spirituale di Leonardo nei confronti della Chiesa, dipingendo centinaia di
dipinti che, francamente, non ha assolutamente mai fatto! Dipinti a soggetto
religioso ne ha realizzati veramente pochissimi!
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11 maggio 2006
L’informatica è uno strumento adeguato per diventare
messaggeri dell’amore di dio. Così l’arcivescovo foley, in occasione del primo
incontro nazionale della rete di informatica della chiesa in America Latina che
si svolge in Perù (RIIAL- Perù)
LIMA. = Formare gli operatori delle diocesi
latinoamericane all’uso dell’informati-ca per potenziare il proprio lavoro
pastorale. E’ l’obiettivo principale del primo incontro nazionale della rete di
informatica della Chiesa in America Latina che si svolge in Perù (RIIAL- Perù)
che si concluderà il prossimo 13 maggio. Nei giorni scorsi, nella cerimonia di
apertura, di fronte ad un centinaio di partecipanti, il segretario generale
della conferenza episcopale peruviana, mons. Larrañeta,
ha sottolineato la grande importanza dell’incontro. L’appuntamento rappresenta infatti l’occasione per discutere, fra l’altro, della
partecipazione alla V Conferenza generale dell'Episcopato latinoamericano, in
programma l’anno prossimo in Brasile. All’apertura dei lavori, come riporta
l’agenzia Fides, il presidente della commissione episcopale per le
comunicazioni sociali, mons. Ricardo García Gracía, ha letto il messaggio inviato dal presidente del
Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, mons. Foley.
Lodando l’entusiasmo dei vescovi peruviani, che hanno accettato la sfida di
rafforzare la rete informatica, mons. Foley
sottolinea che la grande possibilità offerta dalle moderne tecnologie è quella di veicolare messaggi, informazioni e servizi soprattutto
verso le diocesi più lontane. In questo quadro, prosegue ancora il messaggio, è
decisivo insistere sulla formazione degli operatori non solo per questioni
tecniche ma soprattutto per l’uso adeguato della tecnologia. Mons. Foley a questo proposito
ricorda che il Santo Padre spinge tutti ad essere messaggeri dell’Amore di Dio
così – afferma - l’informatica costituisce un mezzo molto appropriato per
questo obiettivo, dunque occorre sfruttarlo efficacemente. Il presule ha
definito infine particolarmente opportuno questo incontro per l’appoggio che la
rete di informatica della chiesa in America Latina potrà offrire alla V Conferenza
Generale dell'Episcopato Latinoamericano. (E. B.)
seviziato e ucciso un sacerdote in brasile.
gli inquirenti temono che sia vittima di uno
psicopatico serial killer
BRASILIA. = Un sacerdote brasiliano è stato barbaramente
ucciso ieri nella casa parrocchiale di Delta, nello Stato del Minas Gerais. Lo riferisce la
stampa locale, precisando che per l’efferatezza con cui è stato commesso
l’omicidio la polizia sospetta sia l’opera di uno psicopatico. Padre Josè Carlos Cearense,
44 anni, come riporta l’agenzia MISNA, è stato ritrovato nella casa dove viveva
accanto alla chiesa di Santa Maria dos Anjos con le
braccia legate dietro la schiena e i segni di almeno otto profonde coltellate.
L’assassino ha poi infierito sul corpo senza vita del religioso con azioni
inquietanti e dal significato oscuro. Sono stati rubati il portafoglio, il
telefono cellulare e il lettore DVD del sacerdote. Negli ultimi dieci giorni,
sempre nella piccola cittadina brasiliana sono stati ritrovati i cadaveri di un
mendicante e di un bracciante uccisi con modalità analoghe. Per questo motivo gli
inquirenti, che finora non hanno rilevato nessuna traccia dell’omicida, stanno
valutando l’ipotesi di un assassino seriale. (E. B.)
Si è tenuta nel pomeriggio di ieri presso
l’Università LUMSA di Roma,
la presentazione dell’enciclica “Deus caritas est”. A
commentare il testo, mons. Angelo Comastri, il Prof. Giuseppe Dalla Torre e l’attrice Claudia Koll.
L’incontro è stato moderato da Marco Cardinali,
responsabile di Orizzonti Cristiani della nostra
emittente
- A
cura di Francesco Vitale -
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ROMA. = Gesù nostra speranza. È il titolo che riassume le
riflessioni che sono state fatte durante la presentazione dell’Enciclica di
Papa Benedetto XVI, Deus Caritas est.
Dio è Amore. Da questa frase sono partiti tutti gli interventi dei singoli
relatori. In apertura, il Rettore della Lumsa,
Giuseppe Dalla Torre, ha sottolineato come il documento del Santo Padre si
presti a più letture spesso complesse, partendo dal rapporto che c’è tra «eros»
e «agape» che non sono due entità in contrapposizione, ma
due polarità che finiscono per fondersi armonicamente. Subito dopo Marco
Cardinali, ha voluto centrare il tema dell’amore in un contesto giovanile,
proprio quello di un ambiente universitario. L’amore si capisce subito da uno
sguardo, ha riflettuto il Responsabile di Orizzonti Cristiani della Radio Vaticana
e uno sguardo ci può essere solo se c’è l’incontro, tra due persone che si
guardano negli occhi: non sono necessarie tante parole. Ma chi è Gesù Cristo? È
questa la domanda posta da mons. Angelo Comastri. Gesù è l’unica novità apparsa
nella realtà umana, unica possibilità per gli uomini di uscire dal pantano
dell’odio e dell’egoismo. Gesù non è semplicemente un uomo, ma è Dio entrato
nella nostra storia per sanarla dal di dentro con una
potenza che non immaginavamo, la potenza dell’amore. Da quella stessa potenza è
stata colpita Claudia Koll che emozionata ha
raccontato la sua storia, di essersi perduta, ma di aver ritrovato la strada
grazie a un forte desiderio di Dio, ha compreso e continua a comprendere ogni
giorno che Dio è Amore e che è un Padre Giusto e Misericordioso. Al termine
dell’incontro, rimangono nella mente le ultime parole di mons. Comastri che
testimoniano l’amore che Dio ha per noi: “Anche
se Cristo morisse 10, 100 mila volte sul Calvario, a nulla gioverebbe se non
nascesse almeno una volta nel nostro cuore”.
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Il Programma alimentare mondiale (Pam) riprenderà a
fornire aiuti
alla Corea del nord ma il nuovo programma sarà di
dimensioni ridotte
rispetto al precedente. Secondo la caritas il 70%
della popolazione
lotta quotidianamente per la sopravvivenza
- A
cura di Eugenio Bonanata -
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Pyongyang. = La Corea del Nord e il
Programma alimentare mondiale (PAM) delle Nazioni Unite hanno raggiunto un
accordo per riprendere il programma di aiuti al Paese asiatico. Lo ha reso noto
il direttore del PAM per l’Asia, Anthony Banbury, che però in una
conferenza stampa a Pechino si è detto dispiaciuto perché il programma sarà di
dimensioni minori rispetto quello che è stato sospeso a dicembre scorso.
L’accordo prevede infatti di fornire aiuti alimentari
a circa 2 milioni di nordcoreani fra i “più
bisognosi” contro i 6,5 milioni raggiunti dal vecchio programma. “Avremmo
voluto un’operazione più consistente” – ha dichiarato il funzionario – che ha
lamentato anche il ridimensionamento del proprio gruppo di lavoro. Gli aiuti
alimentari saranno forniti solo in aree dove la distribuzione potrà essere
controllata, per assicurare ai donatori stranieri che gli aiuti sono consegnati
a chi ne ha bisogno. Come ricorda l’agenzia Asia News, la Corea del Nord per
più di 10 anni ha fatto affidamento sulle donazioni straniere per fornire
alimenti alla popolazione. Il regime di Pyongyang ha
però ristretto i margini di manovra delle organizzazioni straniere. Un anno fa,
dopo la decisione dell’Unione Europea di appoggiare una risoluzione delle
Nazioni Unite che critica lo stato dei diritti umani nel Paese, la Corea del
Nord ha espulso tutte le organizzazioni private che fornivano aiuti alla
popolazione. In questo quadro la richiesta di Pyongyang
al PAM di non fornire alimenti ma di sostenere la crescita economica del Paese.
Certo per il governo nordcoreano si tratta di una
parziale marcia indietro, ma il Paese resta in gravi difficoltà. Un rapporto
della Caritas di Hong Kong, diffuso nei giorni scorsi, affermava infatti che il 70% della popolazione (circa 22 milioni di
persone) lotta quotidianamente per la sopravvivenza.
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QUATTRO MILIONI DI GIOCATORI PER FOOD FORCE: IL
PRIMO VIDEOGIOCO UMANITARIO PROMOSSO DAL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE CHE SPIEGA
AI PIÙ GIOVANI COME COMBATTERE LA FAME NEL MONDO
ROMA. =
Grande successo per ‘Food Force’,
il primo videogioco umanitario promosso dal Programma alimentare mondiale delle
Nazioni unite (PAM), ideato per far conoscere ai più giovani una delle più
gravi emergenze del pianeta: la fame nel mondo. Combatterla e capire come vengono utilizzati gli aiuti umanitari sono gli obiettivi
del gioco che, soltanto una volta raggiunti, porteranno gli aspiranti operatori
umanitari alla vittoria. Benchè ideato per i bambini
dagli 8 ai 14 anni,
il gioco ha totalizzato quasi quattro milioni di giocatori in tutto il mondo ed
è considerato un gioco istruttivo e ben fatto dal settore giochi di 200 Paesi.
Scaricabile gratuitamente in versione inglese dal sito www.food-force.com e da
www.food-force.rai.it per la versione italiana, il suo riscontro sul pubblico
ha attirato l’attenzione e il sostegno delle più note industrie del settore,
continuando ad essere – spiega Justine Roche, capo
progetto per il PAM di Food Force – un punto di riferimento del settore dei
giochi seri all’interno dell’industria dei videogames.
Dopo la versione giapponese, inglese e italiana – ricorda l’agenzia Fides –
Food Force è stato realizzato anche in versione polacca e presto, grazie alle
donazioni economiche da parte di industrie leader nel settore
giochi, seguiranno le versioni ungherese, cinese, francese, greca, hindi e araba. Dedicato alla memoria dell’ideatrice Paola Biocca, operatrice
umanitaria del PAM che morì in un incidente aereo
mentre andava in missione in Kosovo, alla versione
italiana hanno prestato gratuitamente le loro voci diversi personaggi famosi
tra cui: l’attrice Maria Grazia Cucinotta, il
calciatore KaKà, il presentatore Fabrizio Frizzi, i
giornalisti Livia Azzariti e Franco di Mare ed infine
Antonello Dose. (V.C)
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11 maggio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In primo piano, la controversa
questione nucleare iraniana: l’Iran si dichiara pronto al dialogo e la comunità
internazionale intensifica i propri sforzi in vista del vertice tra le delegazioni
dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la
Germania, previsto a Londra il prossimo 19 maggio. Il capo di Stato
iraniano in un’intervista rilasciata ad una emittente
televisiva dell’Indonesia, dove si trova in visita, lancia inoltre nuove minacce
contro Israele. Il nostro servizio:
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Alternando toni distensivi con
proclami ostili, il presidente iraniano Mahmoud
Ahmadinejad rilancia la strada dei negoziati. “L’Iran – afferma il presidente
della Repubblica islamica – è pronto a negoziare con chiunque”. Ma oltre a
proporre passi concilianti con l’Occidente, Ahmadinejad - che nelle scorse
settimane ha più volte negato l’Olocausto - lancia anche nuove minacce contro
Israele: “Un giorno – afferma - lo Stato ebraico scomparirà”. Riferendosi alle
accuse rivolte al governo di Teheran di voler sviluppare
un programma nucleare con scopi militari, Ahmadinejad ribadisce poi che le
ambizioni atomiche iraniane hanno solo finalità civili e pacifiche. Dopo aver
accusato i Paesi occidentali in possesso di armi nucleari di usare “doppi
standard”, il presidente iraniano avverte che l’Iran “ha le capacità tecniche
per difendere i propri interessi”. Alle dichiarazioni del capo di Stato
iraniano, si aggiungono gli sforzi della comunità internazionale, impegnata in
questi giorni nel definire le richieste da imporre a Teheran,
dopo l’opposizione di Russia e Cina alla bozza di risoluzione presentata da
Francia e Gran Bretagna. Il prossimo 19 maggio, delegazioni dei cinque Paesi
membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la
Germania, si incontreranno a Londra per trovare una soluzione alla questione
nucleare iraniana. Se non ci sarà un’intesa, si discuteranno eventuali
sanzioni. La Russia si è inoltre detta contraria all’eventuale uso della forza contro
l’Iran: l’opzione militare, secondo Mosca, “potrebbe far esplodere la situazione
nella regione”. Il direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia
Atomica (AIEA), El Baradei,
ha auspicato poi l’avanzamento del dialogo e del negoziato. Ma le fratture
sembrano ancora profonde e insanabili: invocando una soluzione unitaria
per far fronte alla crisi nucleare iraniana, il presidente americano, George Bush, ha dichiarato che nella lettera inviata nei giorni
scorsi da Ahmadinejad alla Casa Bianca non è stata data una risposta adeguata alle preoccupazioni
internazionali.
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In Iraq, tre militari americani e due soldati
iracheni sono rimasti uccisi in distinti attacchi sferrati da ribelli a
Baghdad. Intanto,
durante un incontro tenutosi ieri nella capitale tra esponenti religiosi e
leader tribali è stato lanciato un nuovo accorato appello per la pace. “L’Iraq
- ha detto l’Ayatollah al Sadr - sta passando la fase
più critica”. “La sicurezza del Paese – ha aggiunto - dovrebbe essere al di
sopra di tutti gli altri obiettivi”. Il leader religioso sciita si è anche
detto deluso per l’assenza, durante l’incontro, dei rappresentanti delle
Nazioni Unite e della Lega Araba.
In Pakistan, almeno sei poliziotti sono morti per una
serie di deflagrazioni avvenute in una scuola di addestramento della polizia a Quetta, nel Sud del Paese. Durante
un regolare addestramento delle forze antiterrorismo, sono esplose diverse
mine. La polizia ritiene che dietro l’azione terroristica, ancora non
rivendicata, ci possano essere tribù locali che si battono per una più ampia
autonomia e per maggiori benefici derivanti da esportazioni di gas naturale e
di petrolio.
Israele deve trovare i modi per rafforzare la posizione
del presidente palestinese, Abu Mazen.
Lo ha dichiarato il nuovo ministro della Difesa israeliano, Amir
Peretz, aggiungendo che “bisogna aiutare Abu Mazen aggirando Hamas”. Secondo la stampa israeliana, il ministro della
Difesa ha intenzione di compiere una serie di passi a favore della popolazione
palestinese. Un portavoce del ministero degli Esteri
israeliano ha anticipato, intanto, che lo Stato ebraico è disposto a scongelare
almeno parte delle tasse dovute ai palestinesi.
“L’Europa deve dimostrare come, in un mondo globalizzato, riesca a plasmare la politica secondo i suoi
valori”. Lo ha dichiarato il cancelliere tedesco, Angela Merkel,
illustrando davanti al Parlamento tedesco alcune linee guida per “rifondare il
progetto Europa”. Il cancelliere ha anche sottolineato l’importanza del
passaggio dell’Unione “da visione a realtà”. Ma l’UE - ha poi precisato la signora
Merkel - sarà operativa solo con un Trattato
costituzionale. La Germania sarà presidente di turno
dell’Unione nel primo semestre del 2007, dopo l’Austria.
La mancanza di risorse adeguate ha impedito ai servizi
segreti britannici di intercettare i kamikaze degli attentati del luglio scorso
che hanno provocato la morte di 52 persone. E’ quanto sostiene il rapporto
dell’inchiesta parlamentare sugli attacchi terroristici compiuti a Londra. Il
testo precisa, comunque, che le stragi non si sarebbero
potute evitare. Il documento rileva anche come sia
ancora da verificare il presunto coinvolgimento di Al Qaeda.
In Italia, il giorno dopo l’elezione del presidente della
Repubblica, proseguono le divergenze tra maggioranza e opposizione: alla grande
soddisfazione del centrosinistra, si contrappongono le riserve del
centrodestra, non sulla figura di Giorgio Napolitano ma sul metodo utilizzato
per l’elezione. E adesso, chiusa la partita del Quirinale,
si apre il processo di formazione del governo Prodi.
Il servizio di Giampiero Guadagni:
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L’auspicio di tutti era che, dopo l’aspra campagna
elettorale, Unione e Casa delle Libertà riconoscessero un terreno comune di
confronto almeno sull’elezione del presidente della Repubblica, come avvenne
sette anni fa quando fu eletto Ciampi.
Le cose, come sappiamo, non sono andate così. Centrodestra e centrosinistra non
hanno trovato
l’accordo. E la scelta di Giorgio Napolitano è stata votata solo dalla nuova
maggioranza. Le prime parole di Napolitano – “sarò un presidente super partes,
favorirò il dialogo sereno tra i due poli” – hanno voluto rappresentare un messaggio
di rassicurazione nei confronti della CDL e soprattutto di Berlusconi.
Il premier uscente ha accusato la sinistra di avere occupato tutte le più alte
cariche dello Stato, ignorando la metà di italiani che hanno scelto il
centrodestra. Ma nessuno nella CDL,
neppure Berlusconi, mette in discussione la figura e
il prestigio di Napolitano, primo dirigente del Partito comunista a diventare
ministro dell’Interno, dopo essere stato anche Presidente della Camera. Due
ruoli ricoperti con doti di equilibrio e saggezza unanimemente riconosciuti, e
che sono valsi a Napolitano la nomina a senatore a vita lo scorso anno. Lunedì
il nuovo capo dello Stato presterà giuramento ed entro mercoledì affiderà a
Romano Prodi l’incarico di formare il governo. Si apre così una fase nuova, ma
certamente non meno difficile, che prevede come prima mossa la formazione della
squadra governativa che dovrà tenere conto di delicati equilibri interni. Va
ricordato, poi, che la campagna elettorale non è affatto finita: a fine maggio
si voterà, infatti, per le amministrative che riguarderanno tra l’altro città come Roma e Milano. Per il centrodestra, è
l’occasione per una prima rivincita. Ma nella CDL ci sono segnali di forte
tensione per come è stata gestita la partita del Quirinale.
E si guarda con preoccupazione al referendum confermativo sulla riforma
costituzionale che in caso di vittoria dei “no” potrebbe creare una frattura
insanabile tra la Lega e gli alleati. Con conseguenze, al momento
imprevedibili, sul quadro politico complessivo.
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Lo statuto di autonomia per la Catalogna, votato ieri dal
senato spagnolo, ha scatenato una crisi nel governo regionale tanto da spingere
il presidente catalano Maragall a indire elezioni
anticipate. Gli esponenti della sinistra repubblicana sono stati esclusi
dall’esecutivo dopo aver annunciato il voto contrario allo statuto nel
referendum del 18 giugno. Contro lo statuto, appoggiato dal premier Zapatero,
anche i popolari che hanno presentato le firme per un referendum abrogativo a
livello nazionale. Il testo riforma il sistema di finanziamento locale e cita
il termine “nazione”.
Ancora scontri in Somalia tra estremisti
islamici legati ad Al Qaeda e i signori della guerra
locali che hanno creato un’alleanza per la pace e contro il terrorismo: nella
notte, colpi di mortaio hanno scosso la capitale provocando la morte di almeno
20 persone. Fonti locali hanno precisato, inoltre, che il bilancio complessivo,
a partire da domenica
scorsa, è di almeno 96 morti. L’ONU ha chiesto
ai leader delle due opposte formazioni di “considerare i danni inflitti alla
popolazione” e di fare un passo indietro.
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