RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 130  - Testo della trasmissione di mercoledì 10 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La successione episcopale garantisce lungo la storia l’integrità della fede trasmessa dagli Apostoli: lo ha affermato Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro

 

Inizia domani in Vaticano l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, a 25 anni dall’istituzione del dicastero: intervista con il vescovo Karl Josef  Romer

 

Inaugurato, alla presenza dell’arcivescovo Leonardo Sandri, il nuovo Ufficio di collegamento tra gli organi vaticani ed italiani per la sicurezza

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Giorgio Napolitano è il nuovo presidente della Repubblica italiana: lunedì il giuramento

 

Tra luci ed ombre, varato il nuovo Consiglio dei diritti umani dell’ONU: ai nostri microfoni l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi

 

La Somalia rischia di tornare nel caos dopo gli scontri dei giorni scorsi. Non regge la tregua: ce ne parla Nino Sergi

 

La spiritualità di Lorenzo Monaco, pittore e frate camaldolese protagonista del tardogotico, in mostra a Firenze: con noi Angelo Tartuferi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Scandalo abusi sessuali nei campi profughi della Liberia

 

In un clima di comunione ecclesiale, migliaia di fedeli hanno festeggiato a Shenyang in Cina, l’ordinazione del nuovo vescovo don Paolo Pei Jumin, nella cattedrale del Sacro Cuore

 

Alessio II, esprime la speranza che il Pontificato di Benedetto XVI resti nella storia come quello della svolta ecumenica

 

Allarme sanitario nella Sierra Leone: tetano, polmonite, malaria, malnutrizione acuta, anemia e meningite sono le cause più frequenti di morte infantile e materna

 

24 ORE NEL MONDO:

L’allarme del presidente russo Putin: la corsa agli armamenti non è finita

 

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 maggio 2006

 

LA SUCCESSIONE EPISCOPALE GARANTISCE LUNGO LA STORIA L’INTEGRITA’

DELLA FEDE TRASMESSA DAGLI APOSTOLI: LO HA AFFERMATO BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO

 

La Chiesa, che ha avuto inizio per volontà di Gesù, continua il suo cammino nella storia grazie alla successione apostolica. Attorno questo argomento è ruotata la catechesi odierna di Benedetto XVI all’udienza generale, che ha visto la partecipazione di oltre 50 mila persone, tra cui un centinaio di sacerdoti provenienti dal Vietnam accompagnati dall'arcivescovo di Thàn-PhôChí Min, il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Mân. La cronaca dell’udienza nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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I cristiani di oggi hanno la prova storica e la garanzia spirituale che ciò che fu trasmesso da Gesù agli Apostoli è ciò che è giunto integro ai giorni nostri. Prova e garanzia vengono da quella “concatenazione” di Papi e vescovi che da oltre duemila anni hanno perseverato nell’annuncio della Parola e nella tradizione: una catena “non anonima o mitologica” che va sotto il nome di “successione apostolica”. Benedetto XVI ha schiuso oggi alla comprensione dei fedeli in Piazza San Pietro un altro capitolo del suo ciclo di catechesi dedicate al rapporto tra Cristo e la Chiesa. Ma prima di addentrarsi nella spiegazione ha voluto subito chiarire un cardine del suo ragionamento, il significato della parola “vescovo”:

 

“‘Vescovo’ è la forma italiana della parola greca epìscopos, e questa parola significa una persona che ha una visione dall’alto, una persona che guarda e guarda con il cuore. San Pietro stesso, nella sua prima lettera, chiama il Signore Gesù:Pastore e Vescovo, Guardiano delle vostre anime’”.

 

E’ con la seconda generazione di Apostoli, che il loro ministero stabilmente assume il nome di “episcopato”. E la figura del vescovo comincia a stagliarsi, ha spiegato il Papa, sulla molteplicità “di esperienze e di forme carismatiche” presenti nella prima comunità cristiana:

 

“Così, la successione nella funzione episcopale si presenta come garanzia della perseveranza nella tradizione apostolica. Il legame fra il Collegio dei Vescovi e la comunità originaria degli Apostoli è inteso innanzitutto nella linea della continuità storica: in questa continuità della successione sta la garanzia del perseverare, nella comunità ecclesiale presente, del Collegio apostolico raccolto intorno a sé da Cristo. Ma la continuità è intesa anche in senso spirituale, perché la successione apostolica nel ministero viene considerata come luogo privilegiato dell'azione e della trasmissione dello Spirito Santo”.

 

In questa trasmissione di Parola e tradizione, spicca la Chiesa di Roma. Essa, ha affermato Benedetto XVI, “diviene il segno, il criterio e la garanzia della trasmissione ininterrotta della fede apostolica”. Un ordine e una “successione” - ha proseguito il Pontefice, citando il vescovo del II sec., Ireneo di Lione – che valgono come la “prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli Apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità”:

 

“Mediante la successione apostolica è allora Cristo che ci raggiunge: nella parola degli Apostoli e dei loro successori è Lui a parlarci; mediante le loro mani è Lui che agisce nei sacramenti; nel loro sguardo è il suo sguardo che ci avvolge e ci fa sentire amati, accolti nel cuore di Dio. E anche oggi Cristo stesso è il vero Pastore e Guardiano delle nostre anime, e lo seguiamo con grande fiducia, gratitudine e gioia”.

 

Gratitudine e gioia come quella della folla in piazza che ha salutato con applausi e acclamazioni Benedetto XVI, durante la sintesi delle catechesi nelle varie lingue. L’augurio particolare ad esprimere un “generoso impegno di testimonianza cristiana” in “ogni ambito della società” il Papa lo ha rivolto al termine dell’udienza alle religiose infermiere di diverse Congregazioni, agli alunni del Pontificio Seminario Campano Internazionale, ai rappresentanti del Centro Studi Meridionali e a quelli del Credito Cooperativo di Montepulciano. Poi, rivolgendosi come di consueto ai giovani agli anziani e agli sposi novelli, Benedetto XVI ha voluto rivolgere il loro sguardo a Maria, in questo mese a lei dedicato:

 

“Vi aiuti a portare un raggio di serenità dove c’è preoccupazione e solitudine”.

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ALTRE UDIENZE

 

Al termine dell’udienza generale il Papa ha ricevuto l’arcivescovo Thomas E. Gullickson, nunzio apostolico in Trinidad e Tobago, Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Dominica, Giamaica, Grenada, nella Repubblica Cooperativistica della Guyana, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine, Suriname e delegato apostolico nelle Antille; e inoltre l’arcivescovo Giambattista Diquattro, nunzio apostolico in Panamà.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Londrina, in Brasile, presentata da mons. Albano Bortoletto Cavallin, per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Londrina mons. Orlando Brandes, finora vescovo di Joinville. Mons. Brandes è nato in Urubici, nella diocesi di Lages, nello Stato di Santa Catarina, il 13 aprile 1946. Ha ottenuto la Licenza in Teologia nella Pontificia Università Gregoriana di Roma e la Licenza in Teologia Morale nella Pontificia Accademia Alfonsiana di Roma. Ordinato sacerdote il 6 luglio 1974, è stato consacrato vescovo il 5 giugno 1994.

        

 

INIZIA DOMANI IN VATICANO L’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO

CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA, A 25 ANNI DALL’ISTITUZIONE DEL DICASTERO

- Intervista con il vescovo Karl Romer -

 

Inizia domani nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, la 17.ma Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. A 25 anni dall’istituzione del dicastero, l’incontro traccerà un bilancio del cammino percorso, individuando gli obiettivi raggiunti, le sfide attuali e i progetti per il prossimo periodo. Introduce i lavori il cardinale presidente Alfonso López Trujillo. La situazione attuale della famiglia verrà analizzata sotto l’aspetto sociologico, demografico, politico, giuridico ed etico, da parte di studiosi delle diverse discipline; tra i contributi, quello del cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra proporrà un approfondimento sul tema “Istituzione matrimoniale e laicità dello Stato”. L’odierna realtà familiare sarà quindi esaminata da cardinali e vescovi di diversi Continenti. L’arcivescovo di Valencia Agustín García-Gasco Vicente informerà infine i partecipanti sullo stato di preparazione del V Incontro mondiale delle famiglie, in programma nella sua diocesi dal 1° al 9 luglio prossimi con la partecipazione di Benedetto XVI negli ultimi due giorni.  Ma che bilancio fare di questi 25 anni del Pontificio Consiglio per la Famiglia? Giovanni Peduto lo ha chiesto al segretario del dicastero, il vescovo mons. Karl Josef Romer:

 

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R. – La sua fondazione risale al 13 maggio del 1981, come risultato della consapevolezza del Santo Padre Giovanni Paolo II riguardo all’importanza della famiglia per la società umana e per la Chiesa. Il Pontificio Consiglio svolge un compito pastorale, promozionale accompagnando lo sviluppo, nel mondo, dei problemi nuovi che sorgono, che preoccupano le famiglie e la società moderna. Esso vuole offrire corsi a vescovi, sacerdoti, promotori dei movimenti a favore della famiglia, mette a disposizione un’ampia serie di studi pubblicati su problemi come il significato della sessualità, i valori fondamentali della famiglia, il matrimonio, questioni bioetiche, ecc.

 

D. – Quali sono le sfide più impegnative oggi per il Dicastero?

 

R. – Penso anzitutto la difesa dei grandi valori della famiglia e della sacralità della vita. Questo non soltanto per i cattolici o per i cristiani, ma per tutta l’umanità. Vogliamo far capire che cosa sia la fedeltà. La fedeltà è la più grande autorealizzazione dell’uomo perché chi è fedele si sottomette ad un valore assoluto, mentre chi non è fedele non ha niente che orienti la sua vita, non ha un valore più grande di lui. Dunque è povero. La incomparabile unicità del matrimonio è una grande sfida. E’ il matrimonio duraturo tra un uomo e una donna, il matrimonio aperto alla vita nuova. Oggi ci sono gruppi vogliono creare un’opinione pubblica falsa, ingannata e ingannatrice, come se fosse possibile mettere il matrimonio sullo stesso livello di qualsiasi altra unione libera, per prova, solo consensuale, senza impegno duraturo. Questo lavoro, fatto anche da non pochi Parlamenti, significa preparare il crollo non della Chiesa, ma della società umana.

 

D. – Come far capire agli uomini e alle donne di oggi, soprattutto ai giovani, la bellezza, la gioia di formare una famiglia fondata sul matrimonio?

 

R. – Non è facile rispondere a questa domanda perché è un problema di formazione. E la formazione non si fa in un momento, con una predica, con un’omelia, ma è un lungo processo. La felicità delle persone si costruisce con un lungo lavoro, con grande responsabilità, mentre distruggere è facile, si fa in un momento, rapidamente.

 

D. – Quale futuro lei vede personalmente per la famiglia oggi?

 

R. – Tanti lavorano contro la famiglia, contro i valori umani. Ma nonostante si cerchi di ridurre la famiglia a interessi personali, individualistici, la famiglia è stata, è e sarà sempre la culla della vita, del futuro della società umana. Se la famiglia sarà sana, la società di domani sarà forte. Se la famiglia sarà debole, la società soffrirà.

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INAUGURATO, ALLA PRESENZA DELL’ARCIVESCOVO LEONARDO SANDRI,

IL NUOVO UFFICIO DI COLLEGAMENTO

TRA GLI ORGANI VATICANI ED ITALIANI PER LA SICUREZZA

 

E’ stato inaugurato, ieri mattina, il nuovo Ufficio di Collegamento tra gli organi di Polizia che attuano i Servizi di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano e le autorità della Santa Sede. La cerimonia si è aperta con la benedizione di mons. Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato. Erano presenti, tra gli altri,  il prefetto Giovanni Di Gennaro, capo della Polizia di Stato e direttore generale della Pubblica Sicurezza, il prefetto Giuseppe Pecoraro, capo della Segreteria del Dipartimento, il prefetto Salvatore Festa, direttore dell’Ufficio e il dott. Vincenzo Caso, dirigente dell’Ispettorato Generale presso il Vaticano.

 

 Nel suo intervento, mons. Sandri ha ringraziato vivamente per il generoso e qualificato servizio svolto ed ha evidenziato la stretta collaborazione esistente tra la Polizia di Stato, il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, il Corpo della Guardia Svizzera, e gli altri organismi preposti alla sicurezza.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

 

Apre la prima pagina l’udienza generale.

 

Servizio vaticano - una monografica sulla “Lectio Magistralis” del cardinale Poletto nel Salone del Libro di Torino sul tema “L’avventura cristiana”.

 

Servizio estero – in rilievo l’Iraq dove non si fermano violenze e stragi. Si è insediato il nuovo ambasciatore iraniano a Baghdad.

 

Pagina culturale – un articolo di Anna Maria Tripodi dal titolo “Rosmini e New-manncooperatores Veritatis’”: in margine al recente convegno di Genova.

 

Servizio italiano – Quirinale: Giorgio Napolitano eletto presidente della Repubblica.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 maggio 2006

 

GIORGIO NAPOLITANO E’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA:

IL PARLAMENTO LO HA ELETTO CON 543 VOTI, 38 IN PIU’ RISPETTO AL QUORUM

 

 

Giorgio Napolitano è il nuovo presidente della Repubblica italiana. Il Parlamento lo ha eletto oggi alla quarta votazione. I voti a favore sono stati 543, ovvero 38 in più del quorum e pochi di più rispetto ai deputati e ai senatori dell’Unione. Un lungo applauso, giunto in particolare dagli scranni del centrosinistra, ma non solo, ha sottolineato, alle 13.00 circa, il raggiungimento dei 505 voti previsti dal quorum. Per Romano Prodi sarà il presidente garante di tutti gli italiani. Silvio Berlusconi fa gli auguri a Napolitano auspicando che svolga il ruolo di presidente con vera imparzialità, ma ha anche accusato la sinistra di aver occupato tutte le alte cariche istituzionali. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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(conteggio dei voti, poi applausi)

 

Giorgio Napolitano, 81 anni, è dunque l’undicesimo presidente della Repubblica italiana. Un’elezione arrivata come prevedibile con i soli voti della maggioranza di centrosinistra. L’Unione aveva insistito nel chiedere alla Casa delle Libertà di condividere la scelta. Ma dal centrodestra è arrivato il secco ‘no’ di Berlusconi. Il premier uscente, al di là della stima personale per Napolitano, ha ribadito la sua ferma contrarietà al fatto che un uomo della sinistra salisse sul Colle, dopo che all’Unione sono andate entrambe le presidenze delle Camere. Il 50% di italiani che hanno scelto il centrodestra, questo il ragionamento ripetuto da Berlusconi, non doveva rimanere senza rappresentanza istituzionale. La CDL non ha contrapposto a Napolitano un proprio candidato, ma ha votato scheda bianca anche a questa quarta votazione. Una decisione alla quale si è allineata l’UDC, che fino all’ultimo ha tentato di convincere gli alleati a convergere su Napolitano, giudicando il no un errore politico. E per questa posizione, nella Casa delle Libertà si sono registrate in queste ore forti tensioni. Nessuno, comunque, mette in dubbio l’apprezzamento nei confronti della persona di Giorgio Napolitano, giudicata dall’Unione di alto profilo politico-istituzionale. Napolitano, nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi nel settembre dello scorso anno, è stato presidente della Camera dal 1992 al 1994. Nel 1996 è divenuto ministro dell’Interno con il governo Prodi. Esponente DS, è stato dirigente di spicco del Partito Comunista Italiano, del quale ha sempre rappresentato l’ala riformista. Prima del voto di questa mattina Napolitano ha voluto sottolineare: sarò un presidente super partes, altrimenti non avrei accettato la candidatura. La cerimonia del giuramento è stata fissata per lunedì 15 maggio alle 17.00.

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E ora vi riproponiamo l’intervista a Giorgio Napolitano che abbiamo trasmesso 5 giorni fa. Fausta Speranza gli aveva chiesto quale fosse il suo auspicio nell’attuale fase politica:

 

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R. – Io raccomando la massima apertura verso le ragioni dell’opposizione, il massimo impegno a contribuire appunto ad una dialettica che non sia di contrapposizione totale, per non dire di guerra totale, su tutte le questioni, in tutti i momenti.

 

D. – Obiettivamente, però, non sarà facile …

                            

R. – Non è facile, perché dipende da tutte e due le parti. E’ uno sforzo, però, che bisogna compiere perchè non ci sono alternative.

 

D. – Parliamo del Quirinale: per questo ruolo lei che cosa si augura?

 

R. – Io mi auguro una persona che sia riconosciuta per i requisiti che anche i costituenti, quando scrissero la Costituzione, e tutti gli interpreti e gli studiosi della Costituzione hanno ribadito come criteri essenziali per la figura del capo dello Stato, nel nostro ordinamento: rappresentante dell’unità nazionale, imparzialità, equilibrio, senso e capacità di moderazione rispetto al gioco delle forze politiche.

 

D. – In base alla sua esperienza politica, che cosa la preoccupa in questo momento?

 

R. – Mi preoccupa che non si riesca in questo sforzo, che rimanga ferma una  contrapposizione totale e una incomunicabilità tra i due schieramenti.

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TRA LUCI ED OMBRE VARATO IL NUOVO CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI DELL’ONU.

GLI AUSPICI DELL’ARCIVESCOVO SILVANO MARIA TOMASI, OSSERVATORE

 PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’UFFICIO ONU DI GINEVRA

- Intervista con mons. Silvano Maria Tomasi -

 

Luci ed ombre accompagnano l’avvio del nuovo Consiglio dei diritti umani dell’ONU, varato ieri dall’Assemblea Generale al Palazzo di Vetro a New York. A far parte del nuovo organismo entrano infatti anche Stati come Cina, Cuba e Arabia Saudita, più volte criticati dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani. Gli Stati Uniti e Israele, invece, si tengono fuori. In tutto erano in palio 47 seggi. Ne sono stati attribuiti 44, con i restanti tre da assegnare ancora, oggi pomeriggio, al gruppo dell'Europa dell'Est. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, esprime soddisfazione per l’elezione dei Paesi membri del Consiglio dei Diritti Umani, che sostituisce la Commissione sui diritti umani, ormai screditata. Annan è convinto che questo organismo lavorerà “in modo più efficace” e sarà maggiormente credibile rispetto a quello precedente. Ma non tutti sono d’accordo. L’organizzazione umanitaria Human Rights Watch riconosce che si è fatto qualche passo avanti, ma fa notare che nel Consiglio sono presenti proprio quei Paesi come Cina, Cuba e Arabia Saudita più volte denunciati per violazione di diritti umani. Dal canto suo, il governo di Washington, che si era opposta alla creazione dell’organismo, ha preferito non  avanzare la propria candidatura. Sulla nascita del nuovo organismo Philippa Hit-chen ha intervistato l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra:

 

R. – Mi sembra che anzitutto un grandissimo cambiamento della vecchia Commissione dei Diritti Umani non sia visibile, perchè abbiamo più o meno la stessa serie di Stati che partecipa, inclusi alcuni che sotto tanti aspetti certamente non sono modelli da presentare come difensori dei diritti - dalla Cina all’Arabia Saudita - che pure sono stati eletti con un numero consistente di voti. E’ interessante vedere come l’Assemblea generale delle Nazioni Unite abbia dato il più alto numero di voti agli Stati dell’Africa e a quelli dell’Asia che sono divenuti membri, appunto, di questo Consiglio e il numero più basso di voti, in proporzione, ai Paesi europei. Forse questo è un indice che il mondo si sta spostando a Sud. Un’altra osservazione che si può fare a caldo è che si nota l’assenza degli Stati Uniti, che non erano candidati ad essere eletti in questo primo round. Questa assenza potrebbe avere delle conseguenze politiche per il funzionamento del Consiglio, che comincerà formalmente i lavori il 19 giugno. Un fatto nuovo è che la maggioranza permanente dei membri del Consiglio è costituita da Paesi dell’Asia e dell’Africa e questo potrebbe aprire la porta a degli sviluppi nuovi e interessanti.

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LA SOMALIA RISCHIA DI TORNARE NEL CAOS DOPO GLI SCONTRI DEI GIORNI SCORSI. NON REGGE LA TREGUA

- Intervista con Nino Sergi -

 

In Somalia non regge il cessate-il-fuoco raggiunto ieri sera a Mogadiscio, dopo tre giorni di violenti combattimenti tra milizie rivali, che hanno causato almeno 50 morti ed oltre 100 feriti. Dopo una notte tranquilla, vengono segnalati stamani nuovi scontri nell'area a Nord della capitale, una zona molto povera e densamente popolata. Mogadiscio appare oggi una città fantasma: un clima che ricorda quello del sanguinoso conflitto civile degli anni ’90, scatenato dalle fazioni dei cosiddetti “signori della guerra” che si contendevano il potere. Il Paese ora sta uscendo faticosamente dal lungo periodo di caos istituzionale, ma si tratta di fragili progressi e la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. Qual è il contesto in cui sono esplose le nuove violenze? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Nino Sergi, segretario generale di Intersos, una delle ONG italiane presenti da anni in Somalia:

 

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R. – Mogadiscio è divisa in due: Mogadiscio nord, dove ormai la vita sta riprendendo, e  Mogadiscio sud, che ho trovato, invece, vuota, e questo vuol dire che gli stessi somali sono terrorizzati, hanno paura; vuol dire che la situazione è ancora molto, molto instabile. In questi ultimi giorni ci sono stati scontri molto violenti che, però, sono la continuazione di conflitti che durano già da circa un mese. Tutto questo porta a considerare che l’emergenza non è mai finita. Ci sono influenze esterne in Somalia che continuano a provocare gravi violenze, influenze da una parte e dall’altra e chi ci rimette è poi la popolazione.

 

D. – In questa situazione quanto è importante il lavoro di Intersos e di tutte le ONG che operano sul terreno?

 

R. – Importantissimo. Le ONG, in particolare quelle italiane, hanno garantito una presenza costante in tutti questi anni, dal ’90 in poi, senza mai dimenticare questo Paese, nonostante le tantissime difficoltà.

 

D. – C’è, invece, il rischio che la comunità internazionale dimentichi la Somalia?

 

R. – Assolutamente no. Tutto questo processo di pacificazione e di ricostruzione dello Stato è stato il frutto proprio degli sforzi della comunità internazionale. C’è stato un nuovo Parlamento nel 2004; il nuovo Parlamento ha eletto il presidente della Repubblica, che ha poi nominato il primo ministro. E’ stato, quindi, formato il governo, sempre con grandissime difficoltà e con divisioni ancora profonde, ma è un processo che, tuttavia, sta andando avanti. Aiuti internazionali, perciò, ce ne sono stati, non a sufficienza, ovviamente, perchè le necessità del Paese sono enormi, però ci sono stati.

 

D. – E quale analisi politica si sta facendo di questi ultimi scontri?

 

R. – Ripeto che sono il frutto di influenze esterne e non giudico tali influenze positive in questo momento. Sarebbe stato possibile dialogare e, forse, costruire un processo diverso. Non ritengo che in Somalia le armi possano produrre degli effetti positivi e duraturi. Oggi in Somalia è iniziato un processo politico che va sostenuto. E’ l’unica strada che può dare risultati seri e di lunga durata.

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LA SPIRITUALITA’ DI LORENZO MONACO, PITTORE E FRATE CAMALDOLESE

PROTAGONISTA DEL TARDOGOTICO, IN MOSTRA A FIRENZE

- Con noi, il curatore Angelo Tartuferi -

 

La Galleria dell'Accademia di Firenze ospita da ieri la prima grande mostra monografica dedicata a Lorenzo Monaco, frate e pittore, protagonista di primo piano dell'arte tardogotica in Italia. L’esposizione, visitabile fino al 24 settembre, offre l’occasione per apprezzare lo stile di questo frate di Camaldoli, vissuto tra il 1370 e il 1422 circa, autore di superbe raffigurazioni religiose. Sulla figura e l’opera di Lorenzo Monaco, Alessandro Gisotti ha intervistato il curatore della mostra fiorentina, Angelo Tartuferi:

 

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(musica)

 

R. – Si tratta di un artista che presenta delle qualità, delle peculiarità artistiche davvero eccezionali. Personalità di primissimo piano dell’arte italiana europea, a cavallo fra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. E’ il primo grande monaco pittore della pittura fiorentina, la cui fama è stata oscurata in maniera particolare dall’altro grandissimo artista religioso che è il Beato Angelico, che per moltissimi aspetti prende le mosse proprio dall’arte di questo camaldolese.

 

D. – Frate camaldolese e pittore, Lorenzo Monaco sembra essere un esempio di quelle radici cristiane dell’Europa, a cui la Chiesa tiene tanto…

 

R. – E’ chiaro che si tratta appunto di un artista eminentemente religioso e questa sua fortissima valenza spirituale informa tutta la sua opera. C’è appunto l’intreccio assoluto e fruttuoso tra la spiritualità, in particolare camaldolese, e l’attività artistica di Lorenzo Monaco, che noi oggi percepiamo soprattutto come grandissimo artista, ma che in realtà era per i suoi confratelli un membro dell’Ordine come tutti gli altri.

 

D. – C’è un’opera che più la colpisce e perché?

 

R. – A me ha fatto una grande impressione, quando è arrivato ad allestire la mostra, il dipinto che oggi si conserva alla Galleria Nazionale di Praga, che è la parte centrale di un tabernacolo a sportelli. Gli sportelli si conservano al Louvre di Parigi, mentre in questo elemento centrale di Praga è raffigurato il Compianto sul Cristo morto, appena deposto dalla Croce ed è una raffigurazione affascinante con un cromatismo eccezionale e una struttura compositiva originalissima, tutta giocata in verticale, dove domina questa grande croce che è la protagonista assoluta della scena, con un’indimenticabile veduta di Gerusalemme sullo sfondo. Dipinto di rara suggestione e di tensione spirituale davvero notevolissima.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

10 maggio 2006

 

 

SCANDALO ABUSI SESSUALI NEI CAMPI PROFUGHI DELLA LIBERIA:

SOSPESO UN DIPENDENTE DELL’ONU ED INTERROTTI I RAPPORTI

ANCHE CON UN ENTE PARTNER

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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BRUXELLES. = Un dipendente sospeso e la rottura dei rapporti con un ente partner: questi i provvedimenti adottati dall’ONU a seguito della denuncia lunedì scorso dell’organizzazione Save the children – raccolta anche dalla nostra emittente – circa abusi sessuali di ragazzine e bambine nei campi profughi della Liberia, attuati perfino da operatori umanitari. In una lunga nota pubblicata ieri pomeriggio, l’ONU chiarisce che ''dall'inizio del 2006 in Liberia sono stati segnalati all'OIOS (l'Ufficio di supervisione interna), 8 casi di sfruttamento e abuso sessuale da parte di personale dell'ONU” e che “la maggior parte di queste indagini sono ancora in corso”. Riguardo un caso “provato” - prosegue la nota - la persona è stata “immediatamente” sospesa, mentre per un altro caso che coinvolgeva un operatore di un ente partner è stata interrotta la cooperazione. ''Le Nazioni Unite in Liberia - si legge ancora nel nota - considerano molto seriamente la questione dello sfruttamento e dell'abuso sessuale e stanno attuando tutta una serie di misure per affrontare il problema”, riconoscendo “la necessità urgente di creare consapevolezza” per “prevenire, identificare e sanzionare la pratica ripugnante dell'abuso e dello sfruttamento sessuale”, impegnandosi a collaborare “con le autorità nazionali e con gli altri partner” per “assicurare un approccio comune ed efficace” alla questione”. Le Nazioni Unite in Liberia ribadiscono infine, nella nota, l’impegno “ad una politica di tolleranza zero”, investendo in particolare “nel miglioramento del benessere del personale civile e militare”. Speriamo allora che la denuncia pubblica di Save the Children serva ad assicurare alla giustizia anche tutti gli altri responsabili di cosi odiosi delitti. (R.G.)

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IN UN CLIMA DI COMUNIONE ECCLESIALE, MIGLIAIA DI FEDELI HANNO FESTAGGIATO

A SHENYANG IN CINA, L’ORDINAZIONE DEL NUOVO VESCOVO DON PAOLO PEI JUMIN,

NELLA CATTEDRALE DEL SACRO CUORE

 

SHENYANG. = In Cina, almeno 5 mila fedeli hanno festeggiato, domenica scorsa, a Shenyang l’ordinazione episcopale di don Paolo Pei Junmin, avvenuta in un positivo clima di comunione ecclesiale, a differenza delle due precedenti svoltesi nei giorni scorsi. Mons. Pei è stato ordinato vescovo coadiutore di Shenyang dall’attuale ordinario locale, mons. Pius Jin Peixian. La Santa Messa nella Cattedrale del Sacro Cuore è stata concelebrata dal vescovo coadiutore di Xi’an, Antonio Dang Mingyan, insieme al vescovo di Wumeng, Giovanni Liu Shigong, al vescovo di Linyi,  Fang Xingyao,  e a un centinaio di sacerdoti. La maggior parte dei fedeli presenti ha dovuto seguire la cerimonia su uno schermo posto sul piazzale antistante la cattedrale. Durante l’omelia, mons. Jin ha sottolineato il “doppio significato” della scelta della data dell’ordinazione in coincidenza con la Festa del Buon Pastore e la Domenica delle Vocazioni: “Noi ringraziamo Dio – ha detto - perchè ci ha dato un nuovo vescovo, un nuovo pastore, ma anche per le vocazioni sacerdotali e religiose nella nostra diocesi”. 37 anni, ordinato sacerdote nel 1992, mons. Pei ha due Master in Teologia e Studi Biblici conseguiti presso il St. Charles Borromeo Seminary di Philadelphia, negli Stati Uniti. Come motto del suo episcopato ha scelto la frase evangelica “In verbo autem tuo” (“Sulla Tua parola”). La sua consacrazione segue di appena qualche giorno altre due ordinazioni episcopali imposte in Cina dalla Associazione Patriottica senza il consenso del Papa, ed è considerata invece un segno positivo. (L. Z.)

 

 

ALESSIO II, ESPRIME LA SPERANZA CHE IL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI

RESTI NELLA STORIA COME QUELLO DELLA SVOLTA ECUMENICA.

IN UNA INTERVISTA ALL’ANSA, IL PATRIARCA ECUMENICO DI TUTTE LE RUSSIE

CHIAMA CATTOLICI E ORTODOSSI NEL NOME DEL CRISTIANESIMO

AD AFFRONTARE INSIEME LE SFIDE COMUNI DELLA MODERNITA’

 

CITTA' DEL VATICANO. = Benedetto XVI sarà il Papa della svolta ecumenica: è la speranza espressa - in un'intervista all'Ansa - da Alessio II, Patriarca ecumenico di tutte le Russie, convinto che i rapporti la Chiesa cattolica tra la Chiesa ortodossa possano sviluppare “per il meglio”. “Una delle più grandi difficoltà - spiega Alessio II - nei rapporti tra Chiesa ortodossa e Chiesa romana è il proselitismo. Nodo che Alessio II spera venga affrontato con determinazione da Papa Ratzinger. Quanto alprimato petrino’, il Patriarca dichiara che “bisogna arrivare ad una visione condivisa del posto del Papa nella vita della Chiesa”. Circa un possibile viaggio di Benedetto XVI a Mosca, Alessio II ribadisce che “la Chiesa ortodossa russa non ha mai negato” che possa avvenire, ma che “occorre superare le difficoltà più acute”. “L'incontro tra i capi delle due Chiese – afferma - dovrà portare ad una reale soluzione dei problemi che causano sofferenza al nostro gregge. Per questo, non dovrà dunque essere un evento semplicemente protocollare”. Rileva il Patriarca che “uno dei tratti caratteristici nel pontificato di Benedetto XVI” è la “ripetuta espressione da parte sua di volere normalizzare i rapporti con la Chiesa ortodossa e con la Chiesa ortodossa russa in particolare”. “Tuttavia noi ci aspettiamo – aggiunge Alessio II – dei fatti concreti, affinché vengano risolte le difficoltà esistenti. Si vuole sperare che proprio per questo motivo il Pontificato di Benedetto XVI diventerà celebre e verrà ricordato”. Nell’intervista, il Patriarca russo parla delle sfide comuni a livello europeo. “Ritengo che mai come ora siano necessari sforzi congiunti da parte delle Chiese tradizionali per portare nel mondo la luce di Cristo”. “Il nostro obiettivo – aggiunge - non deve essere la concorrenza tra noi”, perché ciò “porta alla distruzione della fiducia reciproca e alla comparsa dell’inimicizia”. Roma e Mosca insieme per testimoniare davanti alla società “i valori cristiani”. Sul futuro dell’Europa, il Patriarca dichiara che il “destino del continente europeo è indissolubilmente legato al cristianesimo, la cui cultura si è nutrita nel tempo, e in modo organico, di valori cristiani” ma “la civiltà europea fa riferimento sempre più ad altro, ad autorità non cristiane e questo non può che allarmare”, sottolinea Alessio II, che cita nichilismo, decadimento morale, ma anche secolarizzazione. Quanto all’ondata laicista che si sta propagando in Europa, Alessio II non ha dubbi sul fatto che “Stato laico non vuol dire marginalizzare la religione dalla vita pubblica della società”. Il Patriarca stigmatizza “la perdita delle aspirazioni spirituali” nelle società occidentali, che restano così “senza futuro”. Quanto all’Islam, il Patriarca ritiene sia “possibile una convivenza pacifica tra i cristiani e i musulmani. La storia della Russia lo dimostra”. Tuttavia, “occorrono sforzi da entrambe le parti”. (R.G.)

 

 

ALLARME SANITARIO NELLA SIERRA LEONE: TETANO, POLMONITE, MALARIA,

MALNUTRIZIONE ACUTA, ANEMIA E MENINGITE SONO LE CAUSE PIÙ FREQUENTI

 DI MORTE INFANTILE E MATERNA. L’UNICO CENTRO CHIRURGICO GRATUITO

PRESENTE NEL PAESE AFRICANO È QUELLO DI EMERGENCY

 

FREETOWN. = È allarme sanitario nella Sierra Leone, dove malaria, tetano, polmonite, malnutrizione acuta, anemia e meningite sono tra le cause più comuni di morte infantile. Secondo recenti statistiche infatti, il Paese africano è tra quelli con più alto livello di mortalità infantile e materna, dovuta soprattutto all’impossibilità economica, da parte della popolazione, di pagare cure mediche e interventi chirurgici. Lo stipendio medio di un contadino – ricorda l’agenzia Fides – oscilla tra i 20 e i 30 mila leoni, moneta locale, ed un intervento semplice, come ad esempio l’ernia o l’appendice, oscilla tra i 200 mila leoni (la valuta locale) in un ospedale governativo fino a superare i 300 mila in una clinica privata. Cifre esorbitanti per gli abitanti di Serra Leone, che dovrebbero lavorare un anno intero per raggiungere tali cifre. Alternativa di cura per chi non ha soldi, sono i cosiddetti guaritori, ovvero capi spirituali di villaggi che fondono elementi della medicina con la magia e le pratiche animiste. Sempre colmo di pazienti è l’ospedale di Freetwon dove i letti non bastano mai e mancano i dottori locali. Il centro di Emergency è l’unico centro chirurgico gratuito del Paese ed è per questo motivo che è frequentato anche da pazienti di altre province. Un altro problema a cui deve far fronte il Paese è quello della prevenzione della malnutrizione. In proposito, l’ospedale sta attuando un microprogetto che vede coinvolte 10-15 donne, chiamate una volta la settimana a far pesare il loro bambino e ricevendo un impasto di zucchero, farina e riso molto energetico per i loro figli. Inoltre, ad ogni bambino dimesso, l’ospedale regala una zanzariera trattata sotto la quale dormire. Un altro problema, sempre più frequente tra i piccoli pazienti, è quello dell’ingestione di soda caustica, acquistata dalle famiglie povere per preparare il sapone. L’ingestione di soda provoca nei piccoli ustioni della bocca e dell’esofago. (V.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 maggio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

In Russia, davanti ai due rami del parlamento, il presidente Putin ha tenuto il tradizionale discorso annuale sullo stato della Federazione. Il nostro servizio:

 

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La corsa internazionale agli armamenti non è finita. E’ l’ammo-nimento del presidente russo Putin che ha osservato come il progresso tecnologico renda più veloce l’espansione degli armamenti. Per Putin è poi essenziale una riforma dell’ONU, in modo che l’organizzazione internazionale possa rispondere meglio alle sfide attuali. Contrariamente alle aspettative della vigilia, il leader del Cremlino ha dedicato alla politica estera russa soltanto pochi minuti. Dunque nessun accenno alla presidenza russa del G8 o alle frequenti critiche di Washington sugli allarmanti segnali di involuzione democratica nel Paese. Pochi minuti, in coda ad un intervento di un’ora, sono stati però sufficienti ad esempio per ribadire che la Russia aderirà all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) “soltanto se saranno rispettati i propri interessi economici”. Per quanto riguarda invece il capitolo energia “la Russia – ha affermato il presidente - vuole essere promotrice e parte integrante di una strategia energetica comune per l’Europa”. In questo quadro Putin, chiedendo apertura dei mercati, ha citato Gazprom come modello di impresa russa in grado di competere sui mercati internazionali. Al suo settimo discorso sullo stato della federazione, Putin ha anche detto di voler creare in Russia una borsa per la compravendita di gas e petrolio, con il rublo come moneta corrente. Sul fronte più interno il presidente ha invece promesso una lotta senza quartiere contro la corruzione e un piano di aiuti alle famiglie per contrastare il calo demografico. Infine si è dilungato molto sulla necessità di aumentare le spese belliche. “La Russia – ha affermato - deve avere un forte potenziale militare per la sicurezza interna e contro pressioni politiche esterne”.

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In Iraq, si è conclusa nel caos fra i deputati l’odierna riunione dell’Assemblea Nazionale, che avrebbe dovuto annunciare la formazione del nuovo governo. Sul terreno si fa sempre più pesante il bilancio della violenza. Nello scorso mese di aprile, secondo il presidente Talabani, sono stati più di 1000 gli iracheni vittime dalla violenza interconfessionale nella sola Baghdad. Stamani undici operai della società elettrica irachena sono rimasti uccisi in un’imboscata nei pressi della città di Baquba. A Baghdad un giudice è stato assassinato mentre si stava recando al lavoro. Infine è salito ad almeno 24 morti il bilancio dell’attentato kamikaze avvenuto ieri a Tal Afar, nel nord del Paese.

 

Intanto a Verona, oggi, è stata aperta al pubblico la camera ardente del tenente degli alpini, Manuel Fiorito, ucciso nell’attentato di Kabul. Sempre a Verona, ieri pomeriggio, si sono svolti i funerali di Enrico Frassanito, il maresciallo dei carabinieri deceduto in Italia per le ferite riportate nell’attacco di Nassirya, in Iraq. Al microfono di Stefano Leszczynski sentiamo le parole del vescovo di Verona, mons. Flavio Carraro, che ha introdotto la cerimonia funebre:

 

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La prima cosa è il dolore, naturalmente, nel quale tutti siamo coinvolti, anche perché c’era una speranza che sopravvivesse all’attentato. Così quando si spengono queste speranze è come lo spegnersi di qualcosa dentro di noi che rende più buia la vita. Abbiamo, però, ancora il coraggio di ricordarci il dono del Signore, che ha detto: “Io sono la pace”. Specialmente nell’incontro con i genitori dell’alpino Manuel, che è deceduto in Afghanistan, la mamma mi diceva: “Il Signore ci aiuterà. Il Signore è una speranza”. Quindi, anche noi vogliamo sperare ancora che il sacrificio di queste persone diventi veramente fruttuoso. Sono come dei richiami da parte del Signore che ci supplica, vorrei dire, di usufruire della nostra libertà, del nostro senso di responsabilità, per metterci su una linea di pace, che tante volte viene tralasciata proprio nel momento in cui si dovrebbe costruire una pace che viene da Gesù Cristo. Altri fondamenti per noi non ci possono essere, perché altrimenti non sarebbe sicura.

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I ministri degli Esteri del Quartetto per il Medio Oriente – formato da USA, Unione Europea, Russia e ONU - hanno raggiunto a New York un accordo per fornire assistenza di emergenza ai palestinesi. Il pacchetto di aiuti, della durata di tre mesi, scavalcherà, però, il governo di Hamas. La proposta, formulata dall'Unione Europea, è stata accolta anche dagli USA, che hanno stanziato 10 milioni di dollari. Il commissario europeo per le Relazioni estere ha aggiunto che presto ci sarà una riunione di esperti a Bruxelles per mettere a punto i dettagli per rendere operativo a breve il pacchetto di aiuti. Intanto sembra tornata la calma nei Territori palestinesi all’indomani dei sanguinosi scontri tra i militanti di Al Fatah, fedeli al presidente Abu Mazen, e quelli di Hamas. I rappresentanti dei due movimenti hanno infatti raggiunto nella notte un accordo che considera “fuorilegge” chiunque porti armi da fuoco.

 

Prosegue il braccio di ferro sulle ambizioni nucleari dell’Iran. Mentre è ormai prossima la decisione della comunità internazionale, il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha definito “una grande menzogna” la preoccupazione dei Paesi occidentali che sono “impegnati ogni giorno a sperimentare armi di distruzione di massa”. Dall’Indonesia, dove si trova in visita ufficiale, Ahmadinejad ha poi ribadito che il piano nucleare iraniano è assolutamente pacifico. Dal canto suo, il presidente indonesiano, Yudhoyono, si è offerto di fare da mediatore per risolvere la crisi.

 

In Thailandia una bomba è esplosa in un affollato mercato in un paesino della provincia di Pattani, uccidendo due donne, un poliziotto e ferendo 13 venditori. L’ordigno, nascosto in una motocicletta, è scoppiato al passaggio di un convoglio di militari di servizio nei pressi nel mercato. La zona in passato è già stata teatro di violenze di ribelli islamici contro il governo centrale. 

 

Il governo boliviano nazionalizzerà tutte le risorse naturali. Lo ha affermato il ministro degli Esteri boliviano specificando che le autorità di La Paz, che hanno già nazionalizzato il settore degli idrocarburi, vogliono porre fine al “saccheggio sistematico delle risorse naturali che durava da 500 anni”.

 

“Un fatto che ha scioccato la nostra comunità”. Così don John Mc Mannus, portavoce per la Chiesa Cattolica della diocesi di Down e Condor, ha commentato la scomparsa di Michael Mc Ilveen, il giovane ragazzo cattolico ucciso barbaramente in Irlanda da un gruppo di coetanei protestanti. Ricordando le difficoltà del processo di pace nel Paese, il portavoce ha poi esortato tutti ad abbandonare la violenza politica del passato per concentrarsi sulla dignità della vita umana.

 

In Italia, il giudice di sorveglianza Laura Longo ha disposto la concessione degli arresti domiciliari per l’ex senatore italiano, Cesare Previti, e per l’avvocato Attilio Pacifico, condannati in via definitiva a 6 e 4 anni nell’ambito del processo IMI-SIR. Il magistrato ha accolto la richiesta avanzata dai legali di Previti e Pacifico in base alla legge cosiddetta ex-Cirielli, che prevede la custodia domiciliare oltre i 70 anni di età. La decisione, provvisoria, dovrà essere ora ratificata dal Tribunale in sede collegiale, ma intanto il giudice Longo ha fissato alcune prescrizioni: in particolare, Previti e Pacifico avranno il divieto di allontanarsi dal loro domicilio romano ma potranno lasciare il domicilio per due ore al giorno, dalle 10 alle 12.

 

Atene e molte altre città della Grecia sono quasi del tutto paralizzate per un massiccio sciopero dei lavoratori dei trasporti pubblici. L’agitazione è stata indetta per chiedere aumenti dei minimi salariali al primo impiego. La mobilitazione ha bloccato nei depositi autobus, filobus, tram, treni e metrò. Anche la Olympic Airways ha cancellato circa 50 voli nazionali e internazionali assicurando un solo volo per ogni destinazione interna. Chiusi anche gli uffici pubblici e le scuole.

 

 

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