RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 128  - Testo della trasmissione di lunedì 8 maggio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un segno della presenza evangelizzatrice del Papa nel mondo: così Benedetto XVI sottolinea, ricevendo i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie, il loro impegno

 

Migliaia di fedeli a Pompei per la tradizionale supplica alla Madonna. Presente l’arcivescovo Angelo Comastri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ragazzine e bambine sfruttate sessualmente nei campi profughi della Liberia: la denuncia in un rapporto di Save the Children.  Con noi Filippo Ungaro

 

Angola, un morto ogni ora: l’allarme di Medici Senza Frontiere per il Paese africano, colpito da una grave epidemia di colera. Ai nostri microfoni Sergio Cecchini

 

L’importanza dell’immagine del Padre, sia terreno sia divino: al centro di un libro intitolato “Il segno del Padre”, del filosofo e psicanalista Paolo Ferliga: intervista con l’autore

 

Una pagina insolita della storia dell’arte in Italia: è quanto offrono le 57 opere a carattere sacro, in mostra a Camerino. Ce ne parla Maria Giannatiempo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è conclusa ieri a Padova l’11.ma edizione di Civitas, il salone del Terzo settore e del privato sociale

 

I vescovi colombiani, in vista delle prossime presidenziali in Colombia, sottolineano tre principi: protezione della vita, promozione della famiglia e il diritto dei genitori ad educare i figli

 

Il biasimo e la preoccupazione dell’opera “Aiuto alla Chiesa che soffre” nei confronti di Amnesty International, che ha deciso di promuovere un’iniziativa a favore dell’aborto

 

Aperto nell’India meridionale un centro teologico per il laicato, intitolato a “Giovanni Paolo II”, per contribuire al rinnovamento e alla missione della Chiesa

 

Costi altissimi per il monumento ai caduti dell’attentato dell’11 settembre del 2001 a New York

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 8 civili morti in diversi attacchi a Baghdad, mentre gli Stati Uniti propongono uno schema di confederazione tra curdi, sunniti e sciiti

 

Il presidente iraniano scrive a Bush per aprire un dialogo in tema di nucleare

 

Prima votazione oggi in Italia per eleggere il nuovo presidente della Repubblica

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 maggio 2006

 

 

UN SEGNO DELLA PRESENZA EVANGELIZZATRICE DEL PAPA NEL MONDO:

COSI’ BENEDETTO XVI SOTTOLINEA, RICEVENDO I RESPONSABILI DELLE PONTIFICIE

 OPERE MISSIONARIE, IL LORO IMPEGNO

 

Una presenza che alimenta con il suo lavoro, condotto in ogni angolo del pianeta, lo “spirito di missione universale”. E’ uno dei pregi delle Pontificie Opere Missionarie (POM) messo in risalto da Benedetto XVI, che ha ricevuto questa mattina i direttori generali di questa antica istituzione ecclesiale. L’Assemblea generale che ha impegnato i responsabili delle POM ha permesso ai suoi dirigenti di rilanciarne l’attività dopo l’approvazione del nuovo statuto. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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C’è un retaggio della Chiesa dei primissimi tempi nel lavoro svolto dalle Pontificie Opere Missionarie (POM). Sin dal suo nascere, la prima comunità cristiana usava lo strumento della colletta per sostenere i fratelli di fede. Dalla metà dell’Ottocento i quattro rami che compongono le POM fanno lo stesso permettendo alle singole Chiese di nascere e di consolidarsi. Benedetto XVI ha messo in risalto il filo rosso storico che nel tempo ha racchiuso in un’unica istituzione, sotto l’egida del Papa, il lavoro missionario svolto dalle Opere di Propagazione della fede, dall’Opera di San Pietro Apostolo, dall’Opera della Santa Infanzia e dall’Unione Missionaria del Clero: le prime tre di nascita francese e la quarta italiana.

 

Rilevando “il particolare legame” delle Pontificie Opere Missionarie “con la Sede di Pietro”, Benedetto XVI ha anzitutto preso in considerazione “l’intenso lavoro di aggiornamento” che ha permesso alle POM di dotarsi di un nuovo Statuto. Quindi ha descritto l’importanza del servizio all’evangelizzazione svolto dall’istituzione pontificia: un servizio, ha affermato Benedetto XVI, che risponde a “un’urgenza pastorale sentita da tutte le Chiese locali”. Tutto il lavoro svolto in questi decenni dai quattro rami delle POM, ha osservato il Papa, “ha suscitato nel popolo cristiano un risveglio di fede e di amore”, unito a un grande desiderio di annuncio:

 

“Cari amici delle Pontificie Opere Missionarie, grazie anche all’animazione missionaria che voi svolgete nelle parrocchie e nelle Diocesi, la preghiera e il sostegno concreto alle missioni sono oggi avvertiti come parte integrante della vita di ogni cristiano. Come la Chiesa primitiva faceva giungere a Gerusalemme le “collette” raccolte in Macedonia e in Acaia per i cristiani di quella Chiesa, così oggi un responsabile spirito di condivisione e di comunione coinvolge i fedeli di ogni comunità nel sostegno per le necessità delle terre missionarie e ciò costituisce un segno eloquente della cattolicità della Chiesa”.

 

Benedetto XVI ha invitato i direttori nazionali delle POM a promuovere ogni iniziativa con “armonia di intenti” e “unità di azione evangelizzatrice”. Entrambe, ha soggiunto, crescono nella misura in cui ogni attività ha come suo riferimento Dio che è Amore”:

 

“In tal modo ogni vostra azione, cari amici, non sarà mai ridotta a mera efficienza organizzativa o legata a interessi particolari di qualsiasi genere, ma sempre si rivelerà manifestazione dell’Amore divino. La vostra provenienza dalle diverse Diocesi rende poi più palese che le Pontificie Opere Missionarie, “pur essendo le Opere del Papa, lo sono anche dell'intero episcopato e di tutto il popolo di Dio”.

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MIGLIAIA DI FEDELI A POMPEI PER LA TRADIZIONALE SUPPLICA ALLA MADONNA:

L’ARCIVESCOVO ANGELO COMASTRI INVITA I FEDELI A SCHIERARSI

DALLA PARTE DI MARIA E DI GESU’ PER VINCERE L’EGOISMO

DELLE NOSTRE SOCIETA’

 

Si è rinnovato stamani l’emozionante appuntamento dell’8 maggio con la supplica alla Madonna di Pompei, composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo, fondatore della Nuova Pompei. A presiedere la supplica e la santa Messa che l’ha preceduta è stato l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. Alla Supplica hanno preso parte decine di migliaia di fedeli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono...

 

Migliaia di cuori in preghiera per Maria. Illuminata da un caldo sole primaverile, la piazza antistante il Santuario mariano di Pompei si è riempita di fedeli, molti tra loro convenuti a piedi per la Supplica alla Madonna. Una preghiera universale, tradotta in diverse lingue dall’arabo al cinese in cui confluiscono i dolori e le speranze della famiglia umana.

 

(Cori)

 

Prima della Messa, celebrata sul sagrato della Basilica, davanti alla Facciata dedicata alla Pace, l’accorato appello del Delegato Pontificio per il Santuario mariano, mons. Carlo Liberati, che ha rivolto un pensiero particolare all’Italia:

 

“Di fronte alle fratture sociali e politiche che dilaniano oggi il tessuto della nostra amatissima nazione italiana, noi continuiamo ad indicare le strade della concordia, dell’unità di intenti, la via maestra della solidarietà e dell’amore”.

 

Dal canto suo, nell’omelia, l’arcivescovo Angelo Comastri ha sottolineato come il cristiano debba essere sempre alternativo alla società dell’egoismo. Quindi, ha messo l’accento sul profondo significato della Supplica a Maria:

 

“Con la supplica noi vogliamo schierarci dalla parte di Maria per poter essere insieme a Lei dalla parte di Gesù e quindi dalla parte della dignità, dalla parte della fraternità, dalla parte della solidarietà. Con la supplica noi non scarichiamo le nostre responsabilità affidando a Maria la delega di ciò che spetta a noi. No, non vogliamo fare questo. Con la Supplica noi ci assumiamo le nostre responsabilità. Guardando a Maria e imparando da Lei, vogliamo moltiplicare il suo sì”.

 

Quando ci sono persone che soffrono in solitudine, ha aggiunto il presule, “non le ha abbandonate Dio, ma gli altri che avrebbero dovute essere loro vicini”. Dio, ha concluso mons. Comastri, “bussa alla porta dei nostri cuori, ma non ci costringe mai: ecco la grande responsabilità” che ci assumiamo “quando diciamo no al Signore”.

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ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il Granduca Henri del Lussemburgo e la Granduchessa Maria Teresa, accompagnati dal loro seguito, e quattro presuli della Conferenza episcopale del Canada-Québec, in visita ad Limina.

 

 

RINUNCIA E NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Vijayapuram (India), presentata da monsignor Peter Thuruthikonam, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.  Al suo posto ha nominato vescovo di Vijayapuram (India), mons. Sebastian Thekethecheril, già vicario Generale della medesima Diocesi.

 

Sempre stamane Benedetto XVI ha nominato vescovo di Veracruz (Messico), monsignor Luis Felipe Gallardo Martín del Campo, S.D.B., finora vescovo Prelato di Mixes.

 

 

 

POSSESSI CARDINALIZI

 

L'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche dà comunicazione delle prese di possesso che avranno luogo nei prossimi giorni:

 

Mercoledì 10 maggio 2006: il cardinale Carlo Furno, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Titolo di Sant'Onofrio.

 

Sabato 13 maggio 2006: Cardinale Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Diaconia di San Francesco Saverio alla Garbatella.

 

Domenica 14 maggio 2006: cardinale Antonio Cañizares Llovera, Arcivescovo Metropolita di Toledo (Spagna), Titolo di San Pancrazio.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Io sono la porta; è attraverso Cristo che si deve entrare nel servizio di pastore": nella Domenica del Buon Pastore Benedetto XVI ordina, nella Basilica di San Pietro, quindici sacerdoti.


Servizio vaticano - L'udienza ai partecipanti all'Assemblea generale ordinaria delle Pontificie Opere Missionarie. Nell'occasione il Papa ha sottolineato che il sostegno e lo spirito di condivisione dei fedeli per le missioni sono un segno eloquente della cattolicità della Chiesa.

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: stragi a Baghdad e a Kerbala. Il Parlamento curdo vota la formazione di un unico Esecutivo per il Kurdistan iracheno.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Un Vescovo contro Hitler": "Von Galen, Pio XII e la resistenza al nazismo": una documentata analisi storica nel volume di Stefania Falasca.

 

Servizio italiano - Quirinale: il Parlamento si riunisce in seduta comune. L'Unione lancia la candidatura di Giorgio Napolitano.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 maggio 2006

 

 

 

RAGAZZINE E BAMBINE SFRUTTATE SESSUALMENTE NEI CAMPI PROFUGHI

DELLA LIBERIA: LA DENUNCIA IN UN RAPPORTO DI SAVE THE CHILDREN,

ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE IN DIFESA DELL’INFANZIA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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La notizia è rimbalzata oggi nelle redazioni stampa, suscitando profonda pena e rabbia, come sempre capita davanti a fatti delittuosi che coinvolgono l’infanzia e l’adolescenza, con conseguenze spesso irreparabili. Si è scoperto che nei campi profughi della Liberia - Paese africano insanguinato per decenni da una violenta guerra civile - ragazzine e bambine anche di appena 8 anni, sono costrette a subire rapporti sessuali in cambio di cibo, denaro o altri favori. Tali misfatti avvengono in luoghi dove le persone dovrebbero essere protette e aiutate, tanto più i minori. Save the children già da qualche anno aveva lanciato un allarme sui campi profughi dell’Africa occidentale. Un allarme rimasto inascoltato. Filippo Ungaro, responsabile comunicazione dei programmi di Save the Children in Italia:

 

R. – E’ chiaro che questa situazione oggi non può più essere tollerata. Save the Children lo dice adesso con grande forza e vuole che finisca immediatamente.

 

D. – Conosciamo le vittime, ma chi sono gli sfruttatori? Sappiamo anche che fra questi avete individuato qualche operatore umanitario. Possibile che non ci siano dei filtri, dei sistemi di controllo…

 

R. – L’abusatore è una qualsiasi persona adulta che sfrutta una sua posizione di potere. Può essere un operatore di un’Organizzazione umanitaria, delle

       Agenzie dell’ONU o un peacekeeper delle Forze di pace dell’ONU, ma può essere anche un uomo d’affari, una persona molto ricca locale o un insegnante. Esistono dei sistemi di controllo che possono variare ovviamente da organizzazione a organizzazione, ma evidentemente questi sistemi non sono abbastanza efficaci. Per questo motivo, Save the Children ha intrapreso un lavoro insieme a tante altre organizzazioni e alle agenzie dell’ONU che lavorano in Liberia, per cercare di fermare il prima possibile questo problema. E’ necessario che ogni organizzazione si assuma la responsabilità del controllo del proprio personale e che quindi ogni caso di abuso o di pericolo venga immediatamente denunciato e la persona interessata cacciata, licenziata dalla posizione che sta occupando.

 

D. – Quindi, quello che ci vuole è trasparenza e decisione nel prendere le misure adeguate…

 

R. – Guardi, io credo che ogni organizzazione lavora per dei valori, degli ideali, che sono molto alti. Se non esiste più la trasparenza credo che questi valori vengano immediatamente meno. E’ necessaria la massima trasparenza, è necessaria la massima fermezza e soprattutto un grandissimo coraggio per denunciare anche propri operatori. Sfruttamenti, abusi sessuali ai danni dei minori, in cambio di aiuti umanitari - lo ripeto - non possono essere più tollerati, assolutamente.

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ANGOLA, UN MORTO OGNI ORA:  L’ALLARME DI MEDICI SENZA FRONTIERE PER IL PAESE AFRICANO, COLPITO DA UNA GRAVE EPIDEMIA DI COLERA

- Intervista con Sergio Cecchini -

 

Angola, un morto ogni ora. È l’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere per il Paese africano, colpito da una grave epidemia di colera. In tre mesi, secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le vittime sono state più di mille, con oltre 26mila contagiati. Un duro colpo per l’Angola, devastata da 27 anni di guerra civile, finita solo nel 2002. Ma qual è ora la situazione sanitaria sul terreno? Da Luanda, risponde Sergio Cecchini, portavoce di Medici Senza Frontiere, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – In queste ore la situazione è ancora drammatica. A nostro avviso l’epidemia di colera, che ormai da tre mesi ha colpito non solo la città di Luanda ma anche altri importanti centri del Paese, non può considerarsi sotto controllo. Ogni giorno si scoprono nuovi casi in province fuori Luanda o in nuovi quartieri della capitale.

 

D. – Quali sono esattamente le zone colpite dall’epidemia?

 

R. – A Luanda ci sono moltissime bidonville con condizioni igienico-sanitarie inaccettabili. Fuori Luanda nuovi casi si registrano a Huila, Bié e Zaire. L’epidemia è uscita fuori da Luanda e continua a mietere vittime e a fare nuovi casi. La settimana scorsa il bilancio era di più di 20 morti al giorno, a livello nazionale: circa una media di un morto ogni ora.

 

D. – Perché questa epidemia di colera si è propagata proprio ora?

 

R. – Perché non è stata affrontata con i dovuti strumenti di prevenzione e di controllo. Le condizioni in cui si è sviluppato il colera sono di estrema povertà. Basta fare una passeggiata nel quartiere dove si è registrato il primo caso, che si chiama Porto Pesquero, per rendersi conto della situazione e per chiedersi come mai non siano esplose prima epidemie del genere. E poi una cosa molto semplice: non si è riusciti ad isolare l’epidemia, che si è quindi allargata al resto del Paese.

 

D. – Ma la popolazione quanto era ed è informata sui rischi del colera? 

 

R. – C’è da dire che per la prima volta il colera si è presentato in zone dove non si era mai verificata una cosa del genere. Per cui in alcune zone, come Huige, il colera è una malattia sconosciuta. E, tra l’altro, l’anno scorso nella stessa zona era in corso un’epidemia di Marburg, per cui in questi giorni la popolazione ha temuto che si trattasse di nuovo di quella febbre emorragica.

 

D. – Chi è maggiormente a rischio in questo momento?

 

R. – Le fasce di popolazione più vulnerabili, vale a dire bambini, anziani e donne incinte.

 

D. – Come state intervenendo?

 

R. – In due direzioni. La prima, con la cura e il trattamento. Si muore per disidratazione, quindi per evitare la morte si idrata nuovamente la persona affetta dalla malattia. Non sono necessarie medicine particolari, basta una soluzione, una flebo di acqua, sale e zucchero. E’, quindi, una malattia estremamente semplice da curare ed estremamente economica. L’altro aspetto fondamentale è la prevenzione, quindi informare la popolazione su come prevenire il contagio della malattia e su cosa fare qualora si dovessero manifestare i primi sintomi.

 

D. – Cosa serve adesso?

 

R. – Serve una reazione molto forte per contenere l’epidemia: ci sono nuovi casi ogni giorno. Serve una campagna di sensibilizzazione, di informazione a livello nazionale, in grado di raggiungere anche le più piccole comunità del Paese e serve garantire l’accesso gratuito all’acqua potabile per tutti gli abitanti.

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L’IMPORTANZA DELL’IMMAGINE DEL PADRE, SIA TERRENO SIA DIVINO:

AL CENTRO DI UN  LIBRO INTITOLATO “IL SEGNO DEL PADRE”,

DEL FILOSOFO E PSICANALISTA PAOLO FERLIGA

- Intervista con l’autore -

 

Nella nostra società l’immagine del padre sia terreno sia divino tende sempre più a scomparire, generando un grande vuoto. Lo sottolinea il libro “Il segno del Padre” di Paolo Ferliga, filosofo e psicoanalista che mette in luce a livello psicologico e spirituale, le conseguenze dell’assenza del padre. Ascoltiamolo nell’intervista di Debora Donnini:

 

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R. – Venendo meno la presenza paterna, viene meno quel segno di separazione che, separando i figli dalla madre, li aiuti poi a diventare se stessi. E quindi, quando manca la presenza paterna per tutti i figli, sia maschi che femmine, è molto più difficile iniziare un percorso di individuazione.

 

D. – Lei riprende anche Jung quando ipotizza che il venir meno di una visione cristiana del mondo abbia favorito il risveglio di forze inconsce legate anche alla  brutalità …

 

R. – In particolare, Jung fa riferimento proprio al caso della Germania, dove dice che la perdita della relazione con il cristianesimo e una sorta di desacralizzazione della figura del padre, comportano l’insorgere di forze profonde che sono legate proprio all’inconscio. Forze che lui aveva visto nell’analisi dei sogni dei suoi pazienti negli anni che anticipano poi drammaticamente la Seconda Guerra mondiale. Se invece si mantiene un rapporto con la figura di Dio Padre, allora è molto più difficile attribuire poi a degli uomini in carne ed ossa quella onnipotenza che è solo di Dio. Quindi, perdendo quel legame con la tradizione cristiana che riconosce il limite umano in relazione all’onnipotenza divina, l’onnipotenza viene trasferita su un uomo concreto, storico e comporta le tragedie che abbiamo conosciuto nel secolo scorso.

 

D. – La figura, poi, emblematica è in qualche modo Amleto, cioè l’uomo indeciso che ancora una volta ci parla, appunto, di un uomo senza padre …

 

R. – Amleto non sa se vale la pena di vivere o di non vivere, non sa chi è … Nell’Amleto c’è un punto in cui Amleto dice a sua madre: “L’unica cosa di cui io sono certo è che non riesco a sopportare il dolore per la morte di mio padre”. Allora, io ho visto qui una figura emblematica della nostra cultura, che ci parla del vuoto insopportabile che lascia l’assenza del padre. E io credo che, però, se si parte da questo vuoto e si può ridare significato alla figura del padre e questo può aiutare ciascun minore a trovare un equilibrio anche nelle situazioni di difficoltà in cui nella vita ogni tanto ci troviamo.

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57 OPERE TUTTE A CARATTERE SACRO,

IN MOSTRA A CAMERINO, NEL CONVENTO DI SAN DOMENICO,

OFFRONO UNA PAGINA INSOLITA DELLA STORIA DELL’ARTE IN ITALIA

- Intervista con Maria Giannatiempo -

 

         Una pagina della storia dell’arte tutta da scoprire in Italia: è quella presentata nella mostra “Rinascimento scolpito. Maestri del legno tra Marche e Umbria”, in programma a Camerino, nel Convento di San Domenico, fino al 5 novembre. Le 57 opere esposte, tutte a carattere sacro, offrono al visitatore uno sguardo inedito sulla scultura lignea del ‘400, nascosta per secoli nei piccoli santuari dell’Appennino centrale. Il servizio di Isabella Piro:

 

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         Racconta una leggenda che nel 1359 alcuni pellegrini furono costretti a fermarsi a Macereto, a metà strada tra Assisi e Loreto, perché i loro muli si rifiutarono di proseguire. Interpretato come un fatto miracoloso, l’evento portò alla costruzione di un santuario e, soprattutto, alla venerazione di un’immagine sacra, la Madonna di Macereto, probabile opera di Domenico Indivini, famoso intarsiatore le cui creazioni hanno ispirato tutta la mostra, come spiega la curatrice Maria Giannatiempo:

 

“La grande novità e la proposta di questa mostra appunto è di ricostruire l’attività di scultore di quest’artista finora noto solo come intarsiatore. Lo ricordiamo come realizzatore di grandi manufatti lignei, i cori, che a partire dalla metà del ‘400 nelle Marche, nel Maceratese, vengono richieste dai vari ordini”.

 

Seria e pensosa, ma anche teneramente affettuosa con il piccolo Gesù, la Madonna di Macereto attira l’osservatore proprio per la sua semplicità:

 

“Colpisce questa composizione, quasi una mandorla, in cui la Madonna e il bambino sono raccolti e inseriti in questa forma geometrica e poi questa tenerezza del bambino che si aggrappa al manto della madre”.

 

Il lavoro di ricerca delle opere esposte è cominciato nel 1995 ed ha portato alla scoperta di vere rarità, come la Madonna di Collescille, in provincia di Perugia, recuperata in modo fortuito da Raffaele Casciaro, curatore del catalogo:

 

“Entrando in Chiesa non la si vedeva perché l’altare della Chiesa ha una nicchia che è chiusa da un pannello ligneo che un meccanismo fa scendere. C’è una manovella che bisogna azionare da dietro l’altare e, facendo scendere questo pannello, si rivela l’immagine della madonna di Collescille”.

 

Le sculture in legno spesso presentano strutture molto fragili. Per questo, lo studioso deve possedere uno sguardo a raggi X:

 

“Ci si abitua ad avere a che fare con opere che sono quasi tutte ridipinte e allora bisogna cercare di intuire un’originale più antico. Quindi si cerca di leggere non tanto quello che appare ma quello che c’è sotto”.

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CHIESA E SOCIETA’

8 maggio 2006

 

L’UNDICESIMA EDIZIONE DI CIVITAS, SALONE DEL TERZO SETTORE E DEL PRIVATO

SOCIALE A PADOVA CHE SI E’ CONCLUSO IERI, HA REGISTRATO CIRCA 50MILA

VISITATORI. 600 GLI ESPOSITORI, OLTRE CENTO I CONVEGNI E

DI RILIEVO LE RAPPRESENTANZE STRANIERE

- A cura di Silvio Scacco -

 

 

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PADOVA. = La solidarietà è un valore per l'83% degli italiani: il 41% la concretizza attraverso un sostegno in denaro, il 41% regalando il proprio tempo nel volontariato. Per il 31% degli italiani solidarietà vuol dire invece sostegno a distanza di bambini nei Paesi poveri del mondo (ciò che comunemente viene chiamata adozione a distanza). I dati emergono da un’indagine presentata a Civitas dalla Ong Intervita, alla vigilia della dichiarazione dei redditi che per la prima volta registra la comparsa del 5 per mille a favore di enti no profit. Ma l’intera normativa sul terzo settore “ha bisogno di essere regolata. Va resa più semplice, meno burocratica e va considerata l'opportunità di aiuti fiscali”. Lo ha detto Tiziano Treu, parlamentare della Margherita. In visita fra gli stand a Civitas, la fiera del non profit appena conclusa, Treu ha sottolineato come la manifestazione padovana “esprima una grande vitalità dell'intero settore del non profit. L’aiuto più grande che possiamo dare al volontariato, all'associazionismo, alla cooperazione sociale - ha aggiunto Treu - è di non intralciarli togliendo di mezzo la tanta carta che sono costretti a gestire. Ma si possono aiutare anche sul piano fiscale. Ci si può pensare”. Tra le tantissime realtà presenti a Civitas, vogliamo segnalare “Sapere e sapori di sociale”, una coprogettazione per diffondere la conoscenza delle opportunità di utilità sociale promosse dal Centro padovano della comunicazione, un organismo della diocesi di Padova. Per Susanna Bottazzo, che ne è la coordinatrice, il progetto si propone di promuovere un coinvolgimento attivo e interattivo tra il mondo giovanile ed alcune aree sociali riconosciute. Si propone anche di avvicinare i giovani nei luoghi che abitualmente frequentano - la scuola, gli impianti sportivi, le piazze, i locali pubblici, le parrocchie, i circoli, i centri parrocchiali - invitandoli così a scoprire, a lasciarsi coinvolgere appunto dal sapere e dal ‘sapore' del sociale nella sua diversificata espressione. 

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I VESCOVI COLOMBIANI CHIEDONO AI CANDIDATI ALLE PROSSIME ELEZIONI

PRESIDENZIALI, IN COLOMBIA, DI RISPETTARE TRE PRINCIPI: PROTEZIONE DELLA VITA, PROMOZIONE DELLA FAMIGLIA E IL DIRITTO DEI GENITORI AD EDUCARE I FIGLI

 

BOGOTÀ. = “L’interesse principale degli interventi della Chiesa nella vita pubblica si incentra nella protezione e nella promozione della dignità della persona e perciò presta particolare attenzione ai principi che non sono negoziabili”. Ricordando le parole di Benedetto XVI, i vescovi chiedono ai candidati alle imminenti elezioni presidenziali colombiane, che si terranno il prossimo 28 maggio, di rispettare tre principi: la protezione della vita, il riconoscimento e la protezione della famiglia come unione tra un uomo e una donna basata sul matrimonio, la protezione del diritto dei genitori a l’educazione dei propri figli. I candidati – continuano i presuli – devono “seminare la verità, la giustizia e la pace tra tutti i colombiani”. Concludendo, riferisce l’agenzia Fides, i vescovi richiamano l’importanza della partecipazione di tutti i cittadini, sollecitando l’unione delle volontà “per seminare amore, giustizia, perdono, riconciliazione, pace”. Un momento importante, questo delle elezioni, in cui nessuno può permettersi indifferenza. Queste le parole di mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunya e presidente della Conferenza Episcopale, che si leggono in un comunicato pubblicato il cinque maggio dal comitato Permanente della Conferenza Episcopale Colombiana.(V.C)

 

 

IL BIASIMO E LA PREOCCUPAZIONE DELL’OPERA “AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”

NEI CONFRONTI DI AMNESTY INTERNATIONAL, CHE HA DECISO DI PROMUOVERE

UN’INIZIATIVA A FAVORE DELL’ABORTO

- A cura di Antonio Mancini -

 

KÖNIGSTEIN. = L’opera internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) si è detta preoccupata a causa della nuova posizione radicale sull’aborto assunta dai dirigenti di Amnesty International. “Con grande dispiacere” - ha affermato don  Joaquín Alliende, assistente ecclesiastico internazionale di ACS -  abbiamo appreso che Amnesty “ha proposto di favorire i ‘diritti’ all’aborto in tutto il mondo come nuova missione della sua organizzazione”.  Amnesty International ha riconosciuto don Alliende “si è guadagnata una grande reputazione per i suoi intensi sforzi per ottenere il rilascio di prigionieri innocenti”. Un impegno che ACS “apprezza profondamente” giacché essa stessa è un’organizzazione “che spesso è anche ‘voce dei senza voce’”. Ora, però, con la sua iniziativa a favore dell’aborto, “Amnesty International – ha proseguito l’assistente spirituale di ACS - sta abbandonando i suoi nobili principi etici, scuotendo in questo modo le fondamenta sulle quali è costruita, per la semplice ragione che la vita non ancora nata, che si trova nel ventre di una madre, è il più debole di tutti gli esseri umani minacciati e perseguitati. Il giorno in cui è stata lanciata questa iniziativa diventerà quindi un giorno di lutto per tutti coloro che sono impegnati incondizionatamente nel vero umanesimo”.

 

 

 

APERTO NELL’INDIA MERIDIONALE UN CENTRO TEOLOGICO PER IL LAICATO,

INTITOLATO A “GIOVANNI PAOLO II”,

PER CONTRIBUIRE AL RINNOVAMENTO E ALLA MISSIONE DELLA CHIESA

 

COCHIN. = Un nuovo Centro Teologico per il Laicato, intitolato a “Giovanni Paolo II”, ha aperto i battenti in Kerala, stato dell’India meridionale. Il Centro - esclusivamente riservato ai fedeli laici che intendono seguire gli studi teologici, approfondire alcuni filoni di studio, specializzarsi in alcuni settori per la catechesi o il servizio pastorale - si trova a Thiruvalla, nella diocesi di Changancherry, ed è stato inaugurato di recente dall’arcivescovo Joseph Powathil. Il Centro appartiene alla comunità di rito siro-malankarese, (uno dei tre riti della Chiesa cattolica Indiana, accanto a quello latino e a quello siro-malabarese), ma è aperto a tutti: studenti, padri e madri di famiglia, operatori pastorali e sociali, fedeli di altre confessioni cristiane. Accoglierà anche non-cristiani che intendono conoscere meglio la fede e la riflessione teologica cattolica. Intervenendo all’inaugurazione del Centro, Mons. Joseph Powathil ha sottolineato che “esso intende dare un contributo ad accrescere la consapevolezza nei fedeli laici, del loro importante ruolo nella missione della Chiesa, delle loro responsabilità nella comunità per l’evangelizzazione, soprattutto mentre la Chiesa affronta le sfide della modernità, della scienza e delle nuove tecnologie”. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti Vescovi, rappresentanti laici delle comunità cattoliche del Kerala e di altri Stati dell’India. (R.G.)

 

 

COSTI ALTISSIMI PER IL MONUMENTO AI CADUTI DELL’ATTENTATO DELL’11 SETTEMBRE

DEL 2001 A NEW YORK: IL PROGETTO DEL WORLD TRADE MEMORIAL CENTER E’ INFATTI LIEVITATO FINO A UN MILIARDO DI DOLLARI MA IL SINDACO BLOOMBERG

HA CHIESTO DI DIMEZZARE, ALMENO, LA SPESA

 

NEW YORK. = Doveva essere un monumento immune da controversie e polemiche, ma quando i progettisti hanno presentato il conto per il 'World trade center memorial', dedicato ai caduti dell'11 settembre, le autorità di New York hanno sollevato eccezioni. Il preventivo da un miliardo di dollari ha costretto infatti il sindaco Michael Bloomberg e il governatore George Pataki a ridimensionare le ambizioni della Fondazione che presiede alla realizzazione del complesso. "Resta l'impegno a realizzare una struttura che sia di primo piano, potente e commovente e di cui il nostro Paese possa essere orgoglioso", ha detto il capo di gabinetto di Pataki, "ma dobbiamo garantire che sia realizzabile anche da un punto di vista economico". Bloomberg, che si è incontrato con Pataki e con il governatore del New Jersey, Jon Corzine, ha detto che la spesa per l’intera opera non dovrà superare i 500 milioni di dollari. "Vogliamo costruire il monumento", ha detto il sindaco di New York, "ma dobbiamo renderci conto che questa città ha necessità di vario tipo". Il costo della struttura, che comprenderà piscine, cascate e gallerie, è lievitato molto negli ultimi mesi a causa dell'aumento dei prezzi dei materiali da costruzione. I 972 milioni di dollari emersi dall'ultima stima ne fanno di gran lunga il monumento più costoso della storia del Paese, se paragonato ai 182 milioni spesi per quello ai caduti nella Seconda Guerra Mondiale, ai 29 milioni per quello delle vittime della strage di Oklahoma City e ai 7 del Vietnam Veterans Memorial di Washington. (R.G.) 

 

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24 ORE NEL MONDO

8 maggio 2006

    

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, l’esercito americano ha rilasciato 299 detenuti iracheni dopo la richiesta inoltrata dalla Commissione congiunta per il riesame, composta da membri dei ministeri di Interno, Giustizia e Diritti umani e forze della Coalizione. Intanto, in diversi attacchi condotti da ribelli a Baghdad, sono morti almeno otto civili iracheni. Sempre nella capitale, sono stati trovati sei cadaveri con segni di torture. Intanto, i senatori democratici americani hanno rilanciato l’ipotesi di una confederazione a tre, con i curdi al nord, i sunniti al centro e gli sciiti a Baghdad e al sud. Sulla fattibilità di questa ipotesi, Giancarlo La Vella ha intervistato l’inviato speciale del Sole 24 Ore, Alberto Negri, esperto di Iraq:

 

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R. – Ricordiamoci che l’autonomia regionale è prevista dalla Costituzione che è stata adottata nell’ottobre dell’anno scorso. Quindi, ci sono anche le basi

       istituzionali per arrivare, eventualmente, ad una divisione dell’Iraq in tre grandi aggregati regionali. Certamente, però, c’è da risolvere la questione di fondo: quella della distribuzione delle risorse petrolifere che rimane, sin dalla caduta del regime di Saddam Hussein, una delle questioni più brucianti e uno dei motivi che rinfocolano la resistenza armata.

 

D. – Dividendo in tre l’Iraq si può correre il rischio di passare dalla guerriglia ad una guerra invece su vasta scala?

 

R. – Innanzitutto, vuol dire passare ad un indebolimento dell’Iraq, in quanto tale, e ad una maggiore influenza da parte degli Stati vicini. E’ evidente che per la super regione sciita, sarà l’Iran a diventare il punto di riferimento, sempre di più, anche dal punto di vista economico. Anche i curdi saranno stretti tra Turchia, Siria e Iran. E dall’altra parte, i sunniti, invece, faranno sempre più riferimento all’area sunnita, come l’Arabia Saudita, che in qualche modo ha un’influenza, se non diretta, sul mondo sunnita iracheno. Quindi, una spartizione che non sia fatta in modo adeguato potrebbe rischiare di portare ad una situazione geopolitica ancora più instabile. Certamente, è possibile un conflitto con maggiori influenze internazionali, che somigli ancora di più a quel Libano degli anni ‘70 e ‘80 che abbiamo già visto, cioè con fazioni interne in lotta, ma con forti agganci e influenze esterne. 

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Una nuova vittima italiana si aggiunge, intanto, alla lunga serie di soldati della coalizione rimasti uccisi in Iraq. E’ morto ieri, appena rientrato a Verona, il maresciallo dei carabinieri, rimasto ferito nell’attentato del 27 aprile scorso a Nassiriya. Nello stesso episodio persero la vita tre militari italiani e un soldato rumeno. Intanto, ieri sera, sono giunti all’aeroporto romano di Ciampino le salme dei due alpini morti nell’attacco di venerdì alle porte di Kabul, in Afghanistan. Domani si terranno i funerali nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli.

 

Si apre un nuovo e inaspettato spiraglio nella crisi nucleare iraniana innescata dalle ambizioni atomiche della Repubblica islamica. Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha scritto una lettera indirizzata al capo di Stato americano, George Bush, con l’intenzione di aprire un dialogo. Il nostro servizio:

 

 

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Nella lettera, Ahmadinejad lancia un appello alla cooperazione per individuare “i problemi che stanno alla radice dell’attuale situazione internazionale” e per trovare “una nuova strada per uscire dalla delicata e vulnerabile situazione nel mondo”. La lettera sarà inoltrata a Washington dall’ambasciata svizzera a Teheran, che cura gli interessi americani in Iran dopo la rottura delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Repubblica

islamica. Questo nuovo passo conciliante di Teheran arriva in un giorno cruciale. Oggi, infatti, i ministri degli Esteri di Germania e dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU si riuniscono a New York per cercare un’intesa sulla bozza di risoluzione presentata da Francia e Gran Bretagna, e sostenuta dall’amministrazione statunitense, sull’intricata questione nucleare iraniana. Il documento è stato al centro, in questi giorni, dei lavori del Consiglio nel tentativo di appianare le divergenze sorte soprattutto sul capitolo VII della carta dell’ONU, che, ponendo come basi imprescindibili la pace e la sicurezza internazionale, può aprire la via ad eventuali sanzioni economiche o, come estrema soluzione, al ricorso alla forza. La bozza di risoluzione chiede all’Iran di sospendere il suo programma di arricchimento dell’uranio, che secondo la comunità internazionale ha finalità militari. Il capo negoziatore iraniano sul nucleare, Ali Lariani, ha chiesto infine che sia l’Agenzia internazionale per l’energia atomica e non il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad occuparsi del dossier.

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In Medio Oriente, sanguinosi scontri tra militanti di Hamas e di Fatah, scoppiati a sud della Striscia di Gaza, hanno provocato la morte di tre persone. Le vittime sono due militanti di Fatah e un estremista del gruppo radicale. Il palazzo che ospita il Parlamento è stata teatro, intanto, di un incendio. Fonti locali hanno reso noto che non ci sono state vittime. Un portavoce di Hamas ha smentito, intanto, la notizia pubblicata dal quotidiano britannico “Sunday Times” sull’esistenza di un piano per assassinare il presidente palestinese, Abu Mazen.

 

Il presidente americano, George Bush, è determinato a nominare il generale dell’aeronautica, Michael Hayden, come nuovo direttore della CIA. Lo ha confermato alla CNN Stephen Hadley, uno dei consiglieri del presidente. Bush ha anche dichiarato, intanto, che intende chiudere il carcere di Guantanamo, a Cuba. Ma la Corte suprema deve prima decidere se i prigionieri del centro di detenzione debbano essere processati da un tribunale civile o militare. “Avranno un giusto processo, quello che negarono alle loro vittime”, ha precisato ieri Bush durante un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild.

 

Il nuovo governo del Nepal ha deciso di annullare tutte le nomine fatte da re Gyanendra, quando nel 2002 il monarca sciolse il parlamento. Il 2 maggio scorso, pochi giorni dopo il ripristino dell’esecutivo, guidato dall’84enne Prasad Koirala, il sovrano aveva indetto una tregua unilaterale e proposto negoziati all’opposizione maoista che aveva accettato il dialogo. Per un’analisi dell’ultima decisione del governo, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente a Kathmandu Veleria Tanisi, operatrice di una ONG italiana:

 

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R. - Sicuramente gli intenti sono quelli di creare una situazione di distensione. L’avviamento di un processo democratico con un’assunzione di responsabilità politica da parte dei partiti ma anche della gente è un processo che richiederà tempo e persone. Persone che dedicheranno le loro capacità per risolvere una situazione che comunque è complessa, perché culturalmente l’avviamento di un processo democratico richiederà molta sensibilità.

 

D. - E secondo molti osservatori continuano questi ad essere questi i primi passi della fine della monarchia di Re Gyanendra. E’ anche la sensazione che hai tu?

 

R. -  E’ questa anche la mia sensazione; però mi sembra anche che ritenere questo processo completamente concluso e deciso forse è prematuro. E’ sicuramente un momento delicato e importante. Però, la monarchia potrebbe anche riprendere la leadership. L’avviamento di un processo democratico in un Paese come il Nepal è sicuramente un processo molto lungo, che richiede tempo.

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In Thailandia, la Corte Costituzionale ha decretato incostituzionali le elezioni del 2 aprile scorso, votando a favore di una nuova consultazione elettorale a data da definirsi. Ricordiamo che il Paese sta attraversando una grave crisi politica, dopo il boicottaggio da parte dell'opposizione delle elezioni anticipate convocate dal primo ministro Thaksin Shinawatra. Una parte dei 500 deputati della Camera bassa non sono stati eletti rendendo, così,  impossibile la convocazione del Parlamento.

 

In Italia prima convocazione, oggi pomeriggio alle 16, del Parlamento in seduta comune per l’elezione del presidente della Repubblica. Sono ore di intense trattative tra i due schieramenti per individuare una candidatura sulla quale convergere. Ieri sera, al termine di un vertice a Palazzo Chigi, l’Unione ha candidato,  d’intesa con Massimo D’Alema, il senatore a vita Giorgio Napolitano. La Casa delle Libertà, invece, è divisa: la Lega è contraria all’elezione di Napolitano; Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC stanno valutando, invece, la possibilità di una convergenza sulla candidatura lanciata dall’Unione. Alla votazione, che si terrà a scrutinio segreto nell’aula di Montecitorio, sono chiamati 1010 grandi elettori: sono i deputati della Camera (630), i senatori (322) e i delegati eletti dai Consigli regionali (58). Nei primi tre scrutini, previsti uno oggi e due domani, per essere eletto è necessaria la maggioranza dei due terzi dell’Assemblea (674 voti). Dalla quarta votazione in poi è sufficiente la maggioranza assoluta (506).

 

 

 

 

 

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