RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 128
- Testo della trasmissione di lunedì
8 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Costi altissimi per il
monumento ai caduti dell’attentato dell’11 settembre del 2001 a New York
Almeno 8 civili morti in diversi attacchi a
Baghdad, mentre gli Stati Uniti propongono uno schema di confederazione tra
curdi, sunniti e sciiti
Il presidente iraniano scrive a Bush per aprire un
dialogo in tema di nucleare
Prima votazione oggi in Italia per eleggere il
nuovo presidente della Repubblica
8 maggio 2006
UN
SEGNO DELLA PRESENZA EVANGELIZZATRICE DEL PAPA NEL MONDO:
COSI’
BENEDETTO XVI SOTTOLINEA, RICEVENDO I RESPONSABILI DELLE PONTIFICIE
OPERE MISSIONARIE, IL LORO IMPEGNO
Una presenza che alimenta con il suo lavoro, condotto in
ogni angolo del pianeta, lo “spirito di missione universale”. E’ uno dei pregi
delle Pontificie Opere Missionarie (POM) messo in risalto da Benedetto XVI, che
ha ricevuto questa mattina i direttori generali di questa antica istituzione
ecclesiale. L’Assemblea generale che ha impegnato i responsabili delle POM ha
permesso ai suoi dirigenti di rilanciarne l’attività dopo l’approvazione del nuovo
statuto. Il servizio di Alessandro De Carolis:
**********
C’è un retaggio della Chiesa dei primissimi tempi nel
lavoro svolto dalle Pontificie Opere Missionarie (POM). Sin dal suo nascere, la
prima comunità cristiana usava lo strumento della colletta per sostenere i
fratelli di fede. Dalla metà dell’Ottocento i quattro rami che compongono le
POM fanno lo stesso permettendo alle singole Chiese di nascere e di
consolidarsi. Benedetto XVI ha messo in risalto il filo rosso storico che nel
tempo ha racchiuso in un’unica istituzione, sotto l’egida del Papa, il lavoro
missionario svolto dalle Opere di Propagazione della fede, dall’Opera di San
Pietro Apostolo, dall’Opera della Santa Infanzia e dall’Unione Missionaria del
Clero: le prime tre di nascita francese e la quarta italiana.
Rilevando “il particolare legame” delle Pontificie Opere
Missionarie “con la Sede di Pietro”, Benedetto XVI ha anzitutto preso in
considerazione “l’intenso lavoro di aggiornamento” che ha permesso alle POM di
dotarsi di un nuovo Statuto. Quindi ha descritto l’importanza del servizio
all’evangelizzazione svolto dall’istituzione pontificia: un servizio, ha
affermato Benedetto XVI, che risponde a “un’urgenza pastorale sentita da tutte
le Chiese locali”. Tutto il lavoro svolto in questi decenni dai quattro rami
delle POM, ha osservato il Papa, “ha suscitato nel popolo cristiano un risveglio
di fede e di amore”, unito a un grande desiderio di annuncio:
“Cari amici delle
Pontificie Opere Missionarie, grazie anche all’animazione missionaria che voi
svolgete nelle parrocchie e nelle Diocesi, la preghiera e il sostegno concreto
alle missioni sono oggi avvertiti come parte integrante della vita di ogni
cristiano. Come
Benedetto XVI ha invitato i direttori nazionali delle POM
a promuovere ogni iniziativa con “armonia di intenti” e “unità di azione
evangelizzatrice”. Entrambe, ha soggiunto, crescono nella misura in cui ogni
attività ha come suo riferimento Dio che è Amore”:
“In tal modo ogni
vostra azione, cari amici, non sarà mai ridotta a mera efficienza organizzativa
o legata a interessi particolari di qualsiasi genere, ma sempre si rivelerà
manifestazione dell’Amore divino. La vostra provenienza dalle diverse Diocesi
rende poi più palese che le Pontificie Opere Missionarie, “pur essendo le Opere
del Papa, lo sono anche dell'intero episcopato e di tutto il popolo di Dio”.
**********
MIGLIAIA
DI FEDELI A POMPEI PER LA TRADIZIONALE SUPPLICA ALLA MADONNA:
L’ARCIVESCOVO
ANGELO COMASTRI INVITA I FEDELI A SCHIERARSI
DALLA
PARTE DI MARIA E DI GESU’ PER VINCERE L’EGOISMO
DELLE
NOSTRE SOCIETA’
Si è
rinnovato stamani l’emozionante appuntamento dell’8 maggio con la supplica alla
Madonna di Pompei, composta nel 1883 dal Beato Bartolo Longo, fondatore della
Nuova Pompei. A presiedere la supplica e la santa Messa che l’ha preceduta è
stato l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del
Vaticano. Alla Supplica hanno preso parte decine di migliaia di fedeli. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio
divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e
figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo
Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono...
Migliaia di cuori in preghiera
per Maria. Illuminata da un caldo sole primaverile, la piazza antistante il
Santuario mariano di Pompei si è riempita di fedeli, molti tra loro convenuti a
piedi per la Supplica alla Madonna. Una preghiera universale, tradotta in
diverse lingue dall’arabo al cinese in cui confluiscono i dolori e le speranze
della famiglia umana.
(Cori)
Prima della Messa, celebrata sul sagrato della
Basilica, davanti alla Facciata dedicata alla Pace, l’accorato appello del
Delegato Pontificio per il Santuario mariano, mons. Carlo Liberati, che ha
rivolto un pensiero particolare all’Italia:
“Di fronte alle fratture sociali e politiche che dilaniano
oggi il tessuto della nostra amatissima nazione italiana, noi continuiamo ad
indicare le strade della concordia, dell’unità di intenti, la via maestra della
solidarietà e dell’amore”.
Dal canto suo, nell’omelia, l’arcivescovo Angelo Comastri
ha sottolineato come il cristiano debba essere sempre alternativo alla società
dell’egoismo. Quindi, ha messo l’accento sul profondo significato della
Supplica a Maria:
“Con la supplica noi vogliamo schierarci dalla parte di
Maria per poter essere insieme a Lei dalla parte di Gesù e quindi dalla parte
della dignità, dalla parte della fraternità, dalla parte della solidarietà. Con
la supplica noi non scarichiamo le nostre responsabilità affidando a Maria la
delega di ciò che spetta a noi. No, non vogliamo fare questo. Con la Supplica
noi ci assumiamo le nostre responsabilità. Guardando a Maria e imparando da
Lei, vogliamo moltiplicare il suo sì”.
Quando ci sono persone che soffrono in solitudine, ha
aggiunto il presule, “non le ha abbandonate Dio, ma gli altri che avrebbero
dovute essere loro vicini”. Dio, ha concluso mons. Comastri, “bussa alla porta
dei nostri cuori, ma non ci costringe mai: ecco la grande responsabilità” che
ci assumiamo “quando diciamo no al Signore”.
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ALTRE
UDIENZE
Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in
successive udienze, il Granduca Henri del Lussemburgo e
RINUNCIA
E NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della Diocesi di Vijayapuram (India), presentata da monsignor Peter
Thuruthikonam, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto
Canonico. Al suo posto ha nominato
vescovo di Vijayapuram (India), mons. Sebastian Thekethecheril, già vicario Generale
della medesima Diocesi.
Sempre
stamane Benedetto XVI ha nominato vescovo di Veracruz (Messico), monsignor Luis
Felipe Gallardo Martín del Campo, S.D.B.,
finora vescovo Prelato di Mixes.
POSSESSI
CARDINALIZI
L'Ufficio
delle Celebrazioni Liturgiche dà comunicazione delle prese di possesso
che avranno luogo nei prossimi giorni:
Mercoledì 10 maggio 2006: il cardinale Carlo Furno, Gran
Maestro dell'Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme, Titolo di Sant'Onofrio.
Sabato 13 maggio 2006: Cardinale Franc Rodé, Prefetto
della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita
Apostolica, Diaconia di San Francesco Saverio alla Garbatella.
Domenica 14 maggio 2006: cardinale Antonio Cañizares
Llovera, Arcivescovo Metropolita di Toledo (Spagna), Titolo di San Pancrazio.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "Io sono la porta; è attraverso
Cristo che si deve entrare nel servizio di pastore": nella Domenica del
Buon Pastore Benedetto XVI ordina, nella Basilica di San Pietro, quindici
sacerdoti.
Servizio vaticano - L'udienza ai partecipanti all'Assemblea generale ordinaria
delle Pontificie Opere Missionarie. Nell'occasione il Papa ha sottolineato che
il sostegno e lo spirito di condivisione dei fedeli per le missioni sono un
segno eloquente della cattolicità della Chiesa.
Servizio estero - In evidenza l'Iraq: stragi a
Baghdad e a Kerbala. Il Parlamento curdo vota la formazione di un unico
Esecutivo per il Kurdistan iracheno.
Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini
dal titolo "Un Vescovo contro Hitler": "Von Galen, Pio XII e la
resistenza al nazismo": una documentata analisi storica nel volume di
Stefania Falasca.
Servizio italiano - Quirinale: il Parlamento si
riunisce in seduta comune. L'Unione lancia la candidatura di Giorgio Napolitano.
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8 maggio 2006
RAGAZZINE
E BAMBINE SFRUTTATE SESSUALMENTE NEI CAMPI PROFUGHI
DELLA LIBERIA:
ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE IN
DIFESA DELL’INFANZIA
- Servizio di Roberta Gisotti -
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La notizia è rimbalzata oggi nelle redazioni stampa,
suscitando profonda pena e rabbia, come sempre capita davanti a fatti
delittuosi che coinvolgono l’infanzia e l’adolescenza, con conseguenze spesso
irreparabili. Si è scoperto che nei campi profughi della Liberia - Paese
africano insanguinato per decenni da una violenta guerra civile - ragazzine e
bambine anche di appena 8 anni, sono costrette a subire rapporti sessuali in
cambio di cibo, denaro o altri favori. Tali misfatti avvengono in luoghi dove
le persone dovrebbero essere protette e aiutate, tanto più i minori. Save the children già da qualche anno
aveva lanciato un allarme sui campi profughi dell’Africa occidentale. Un
allarme rimasto inascoltato. Filippo Ungaro, responsabile comunicazione dei
programmi di Save the Children in Italia:
R. – E’ chiaro che questa situazione oggi non può più
essere tollerata. Save the Children
lo dice adesso con grande forza e vuole che finisca immediatamente.
D. – Conosciamo le vittime, ma chi sono gli sfruttatori?
Sappiamo anche che fra questi avete individuato qualche operatore umanitario.
Possibile che non ci siano dei filtri, dei sistemi di controllo…
R. – L’abusatore è una qualsiasi persona adulta che
sfrutta una sua posizione di potere. Può essere un operatore di
un’Organizzazione umanitaria, delle
Agenzie
dell’ONU o un peacekeeper delle Forze
di pace dell’ONU, ma può essere anche un uomo d’affari, una persona molto ricca
locale o un insegnante. Esistono dei sistemi di controllo che possono variare
ovviamente da organizzazione a organizzazione, ma evidentemente questi sistemi
non sono abbastanza efficaci. Per questo motivo, Save the Children ha intrapreso un lavoro insieme a tante altre
organizzazioni e alle agenzie dell’ONU che lavorano in Liberia, per cercare di
fermare il prima possibile questo problema. E’ necessario che ogni
organizzazione si assuma la responsabilità del controllo del proprio personale
e che quindi ogni caso di abuso o di pericolo venga immediatamente denunciato e
la persona interessata cacciata, licenziata dalla posizione che sta occupando.
D. – Quindi, quello che ci vuole è trasparenza e decisione
nel prendere le misure adeguate…
R. – Guardi, io credo che ogni organizzazione lavora per
dei valori, degli ideali, che sono molto alti. Se non esiste più la trasparenza
credo che questi valori vengano immediatamente meno. E’ necessaria la massima
trasparenza, è necessaria la massima fermezza e soprattutto un grandissimo
coraggio per denunciare anche propri operatori. Sfruttamenti, abusi sessuali ai
danni dei minori, in cambio di aiuti umanitari - lo ripeto - non possono essere
più tollerati, assolutamente.
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ANGOLA, UN MORTO OGNI ORA: L’ALLARME DI MEDICI SENZA FRONTIERE PER IL
PAESE AFRICANO, COLPITO DA UNA GRAVE EPIDEMIA DI COLERA
- Intervista con Sergio Cecchini -
Angola,
un morto ogni ora. È l’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere per il Paese africano,
colpito da una grave epidemia di colera. In tre mesi, secondo i dati forniti
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le vittime sono state più di mille,
con oltre 26mila contagiati. Un duro colpo per l’Angola, devastata da 27 anni di guerra civile, finita solo nel 2002. Ma
qual è ora la situazione sanitaria sul terreno? Da Luanda, risponde Sergio
Cecchini, portavoce di Medici Senza Frontiere, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – In queste ore la situazione è ancora drammatica. A
nostro avviso l’epidemia di colera, che ormai da tre mesi ha colpito non solo
la città di Luanda ma anche altri importanti centri del Paese, non può
considerarsi sotto controllo. Ogni giorno si scoprono nuovi casi in province
fuori Luanda o in nuovi quartieri della capitale.
D. – Quali sono esattamente le zone colpite dall’epidemia?
R. – A Luanda ci sono moltissime bidonville con condizioni
igienico-sanitarie inaccettabili. Fuori Luanda nuovi casi si registrano a
Huila, Bié e Zaire. L’epidemia è uscita fuori da Luanda e continua a mietere
vittime e a fare nuovi casi. La settimana scorsa il bilancio era di più di 20
morti al giorno, a livello nazionale: circa una media di un morto ogni ora.
D. – Perché questa epidemia di colera si è propagata
proprio ora?
R. – Perché non è stata affrontata con i dovuti strumenti
di prevenzione e di controllo. Le condizioni in cui si è sviluppato il colera
sono di estrema povertà. Basta fare una passeggiata nel quartiere dove si è
registrato il primo caso, che si chiama Porto Pesquero, per rendersi conto
della situazione e per chiedersi come mai non siano esplose prima epidemie del
genere. E poi una cosa molto semplice: non si è riusciti ad isolare l’epidemia,
che si è quindi allargata al resto del Paese.
D. – Ma la popolazione quanto era ed è informata sui
rischi del colera?
R. – C’è da dire che per la prima volta il colera si è
presentato in zone dove non si era mai verificata una cosa del genere. Per cui
in alcune zone, come Huige, il colera è una malattia sconosciuta. E, tra
l’altro, l’anno scorso nella stessa zona era in corso un’epidemia di Marburg, per cui in questi giorni la
popolazione ha temuto che si trattasse di nuovo di quella febbre emorragica.
D. – Chi è maggiormente a rischio in questo momento?
R. – Le fasce di popolazione più vulnerabili, vale a dire
bambini, anziani e donne incinte.
D. – Come state intervenendo?
R. – In due direzioni. La prima, con la cura e il
trattamento. Si muore per disidratazione, quindi per evitare la morte si idrata
nuovamente la persona affetta dalla malattia. Non sono necessarie medicine
particolari, basta una soluzione, una flebo di acqua, sale e zucchero. E’,
quindi, una malattia estremamente semplice da curare ed estremamente economica.
L’altro aspetto fondamentale è la prevenzione, quindi informare la popolazione
su come prevenire il contagio della malattia e su cosa fare qualora si
dovessero manifestare i primi sintomi.
D. – Cosa serve adesso?
R. – Serve una reazione molto forte per contenere
l’epidemia: ci sono nuovi casi ogni giorno. Serve una campagna di
sensibilizzazione, di informazione a livello nazionale, in grado di raggiungere
anche le più piccole comunità del Paese e serve garantire l’accesso gratuito
all’acqua potabile per tutti gli abitanti.
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L’IMPORTANZA
DELL’IMMAGINE DEL PADRE, SIA TERRENO SIA DIVINO:
AL CENTRO DI UN LIBRO INTITOLATO “IL SEGNO DEL PADRE”,
DEL FILOSOFO E PSICANALISTA PAOLO
FERLIGA
- Intervista con l’autore -
Nella nostra società l’immagine del padre sia terreno sia
divino tende sempre più a scomparire, generando un grande vuoto. Lo sottolinea
il libro “Il segno del Padre” di Paolo Ferliga, filosofo e psicoanalista che
mette in luce a livello psicologico e spirituale, le conseguenze dell’assenza
del padre. Ascoltiamolo nell’intervista di Debora Donnini:
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R. – Venendo meno la presenza paterna, viene meno quel
segno di separazione che, separando i figli dalla madre, li aiuti poi a
diventare se stessi. E quindi, quando manca la presenza paterna per tutti i
figli, sia maschi che femmine, è molto più difficile iniziare un percorso di
individuazione.
D. – Lei riprende anche Jung quando ipotizza che il venir
meno di una visione cristiana del mondo abbia favorito il risveglio di forze
inconsce legate anche alla brutalità …
R. – In particolare, Jung fa riferimento proprio al caso
della Germania, dove dice che la perdita della relazione con il cristianesimo e
una sorta di desacralizzazione della figura del padre, comportano l’insorgere
di forze profonde che sono legate proprio all’inconscio. Forze che lui aveva
visto nell’analisi dei sogni dei suoi pazienti negli anni che anticipano poi
drammaticamente
D. – La figura, poi, emblematica è in qualche modo Amleto,
cioè l’uomo indeciso che ancora una volta ci parla, appunto, di un uomo senza
padre …
R. – Amleto non sa se vale la pena di vivere o di non
vivere, non sa chi è … Nell’Amleto c’è un punto in cui Amleto dice a sua madre:
“L’unica cosa di cui io sono certo è che non riesco a sopportare il dolore per
la morte di mio padre”. Allora, io ho visto qui una figura emblematica della
nostra cultura, che ci parla del vuoto insopportabile che lascia l’assenza del
padre. E io credo che, però, se si parte da questo vuoto e si può ridare significato
alla figura del padre e questo può aiutare ciascun minore a trovare un
equilibrio anche nelle situazioni di difficoltà in cui nella vita ogni tanto ci
troviamo.
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57 OPERE TUTTE A CARATTERE SACRO,
IN MOSTRA A CAMERINO, NEL CONVENTO
DI SAN DOMENICO,
OFFRONO UNA PAGINA INSOLITA DELLA
STORIA DELL’ARTE IN ITALIA
- Intervista con Maria Giannatiempo
-
Una pagina
della storia dell’arte tutta da scoprire in Italia: è quella presentata nella
mostra “Rinascimento scolpito. Maestri del legno tra Marche e Umbria”, in
programma a Camerino, nel Convento di San Domenico, fino al 5 novembre. Le 57
opere esposte, tutte a carattere sacro, offrono al visitatore uno sguardo inedito
sulla scultura lignea del ‘400, nascosta per secoli nei piccoli santuari
dell’Appennino centrale. Il servizio di Isabella Piro:
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Racconta una
leggenda che nel 1359 alcuni pellegrini furono costretti a fermarsi a Macereto,
a metà strada tra Assisi e Loreto, perché i loro muli si rifiutarono di proseguire.
Interpretato come un fatto miracoloso, l’evento portò alla costruzione di un
santuario e, soprattutto, alla venerazione di un’immagine sacra,
“La grande novità e la proposta di questa mostra appunto è
di ricostruire l’attività di scultore di quest’artista finora noto solo come
intarsiatore. Lo ricordiamo come realizzatore di grandi manufatti lignei, i
cori, che a partire dalla metà del ‘400 nelle Marche, nel Maceratese, vengono
richieste dai vari ordini”.
Seria e pensosa, ma anche teneramente affettuosa con il
piccolo Gesù,
“Colpisce questa composizione, quasi una mandorla, in cui
Il lavoro di ricerca delle opere esposte è cominciato nel
1995 ed ha portato alla scoperta di vere rarità, come
“Entrando in Chiesa non la si vedeva perché l’altare della
Chiesa ha una nicchia che è chiusa da un pannello ligneo che un meccanismo fa
scendere. C’è una manovella che bisogna azionare da dietro l’altare e, facendo
scendere questo pannello, si rivela l’immagine della madonna di Collescille”.
Le sculture in legno spesso presentano strutture molto fragili.
Per questo, lo studioso deve possedere uno sguardo a raggi X:
“Ci si abitua ad avere a che fare con opere che sono quasi
tutte ridipinte e allora bisogna cercare di intuire un’originale più antico.
Quindi si cerca di leggere non tanto quello che appare ma quello che c’è
sotto”.
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8 maggio 2006
L’UNDICESIMA EDIZIONE DI CIVITAS, SALONE DEL TERZO
SETTORE E DEL PRIVATO
SOCIALE A PADOVA CHE SI E’ CONCLUSO IERI, HA
REGISTRATO CIRCA 50MILA
VISITATORI. 600 GLI ESPOSITORI, OLTRE CENTO I
CONVEGNI E
DI RILIEVO LE RAPPRESENTANZE STRANIERE
- A cura di Silvio Scacco -
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PADOVA. = La solidarietà è un valore per l'83% degli
italiani: il 41% la concretizza attraverso un sostegno in denaro, il 41%
regalando il proprio tempo nel volontariato. Per il 31% degli italiani
solidarietà vuol dire invece sostegno a distanza di bambini nei Paesi poveri
del mondo (ciò che comunemente viene chiamata adozione a distanza). I dati emergono
da un’indagine presentata a Civitas dalla Ong Intervita, alla vigilia della
dichiarazione dei redditi che per la prima volta registra la comparsa del 5 per
mille a favore di enti no profit. Ma l’intera normativa sul terzo settore “ha
bisogno di essere regolata. Va resa più semplice, meno burocratica e va
considerata l'opportunità di aiuti fiscali”. Lo ha detto Tiziano Treu,
parlamentare della Margherita. In visita fra gli stand a Civitas, la fiera del
non profit appena conclusa, Treu ha sottolineato come la manifestazione
padovana “esprima una grande vitalità dell'intero settore del non profit.
L’aiuto più grande che possiamo dare al volontariato, all'associazionismo, alla
cooperazione sociale - ha aggiunto Treu - è di non intralciarli togliendo di
mezzo la tanta carta che sono costretti a gestire. Ma si possono aiutare anche
sul piano fiscale. Ci si può pensare”. Tra le tantissime realtà presenti a
Civitas, vogliamo segnalare “Sapere e sapori di sociale”, una coprogettazione
per diffondere la conoscenza delle opportunità di utilità sociale promosse dal
Centro padovano della comunicazione, un organismo della diocesi di Padova. Per
Susanna Bottazzo, che ne è la coordinatrice, il progetto si propone di
promuovere un coinvolgimento attivo e interattivo tra il mondo giovanile ed
alcune aree sociali riconosciute. Si propone anche di avvicinare i giovani nei
luoghi che abitualmente frequentano - la scuola, gli impianti sportivi, le
piazze, i locali pubblici, le parrocchie, i circoli, i centri parrocchiali -
invitandoli così a scoprire, a lasciarsi coinvolgere appunto dal sapere e dal
‘sapore' del sociale nella sua diversificata espressione.
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I VESCOVI COLOMBIANI CHIEDONO AI CANDIDATI ALLE
PROSSIME ELEZIONI
PRESIDENZIALI,
IN COLOMBIA, DI RISPETTARE TRE PRINCIPI: PROTEZIONE DELLA VITA, PROMOZIONE
DELLA FAMIGLIA E IL DIRITTO DEI GENITORI AD EDUCARE I FIGLI
BOGOTÀ. = “L’interesse principale degli interventi della
Chiesa nella vita pubblica si incentra nella protezione e nella promozione
della dignità della persona e perciò presta particolare attenzione ai principi
che non sono negoziabili”. Ricordando le parole di Benedetto XVI, i vescovi chiedono
ai candidati alle imminenti elezioni presidenziali colombiane, che si terranno
il prossimo 28 maggio, di rispettare tre principi: la protezione della vita, il
riconoscimento e la protezione della famiglia come unione tra un uomo e una
donna basata sul matrimonio, la protezione del diritto dei genitori a
l’educazione dei propri figli. I candidati – continuano i presuli – devono
“seminare la verità, la giustizia e la pace tra tutti i colombiani”. Concludendo,
riferisce l’agenzia Fides, i vescovi richiamano l’importanza della
partecipazione di tutti i cittadini, sollecitando l’unione delle volontà “per
seminare amore, giustizia, perdono, riconciliazione, pace”. Un momento
importante, questo delle elezioni, in cui nessuno può permettersi indifferenza.
Queste le parole di mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunya e
presidente della Conferenza Episcopale, che si leggono in un comunicato
pubblicato il cinque maggio dal comitato Permanente della Conferenza Episcopale
Colombiana.(V.C)
IL BIASIMO E LA PREOCCUPAZIONE DELL’OPERA “AIUTO ALLA CHIESA CHE
SOFFRE”
NEI
CONFRONTI DI AMNESTY INTERNATIONAL, CHE HA DECISO DI PROMUOVERE
UN’INIZIATIVA
A FAVORE DELL’ABORTO
- A
cura di Antonio Mancini -
KÖNIGSTEIN.
= L’opera internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) si è detta
preoccupata a causa della nuova posizione radicale sull’aborto assunta dai
dirigenti di Amnesty International. “Con grande dispiacere” - ha affermato
don Joaquín Alliende, assistente
ecclesiastico internazionale di ACS -
abbiamo appreso che Amnesty “ha proposto di favorire i ‘diritti’
all’aborto in tutto il mondo come nuova missione della sua organizzazione”. Amnesty International ha riconosciuto don
Alliende “si è guadagnata una grande reputazione per i suoi intensi sforzi per
ottenere il rilascio di prigionieri innocenti”. Un impegno che ACS “apprezza
profondamente” giacché essa stessa è un’organizzazione “che spesso è anche ‘voce
dei senza voce’”. Ora, però, con la sua iniziativa a favore dell’aborto,
“Amnesty International – ha proseguito l’assistente spirituale di ACS - sta
abbandonando i suoi nobili principi etici, scuotendo in questo modo le
fondamenta sulle quali è costruita, per la semplice ragione che la vita non
ancora nata, che si trova nel ventre di una madre, è il più debole di tutti gli
esseri umani minacciati e perseguitati. Il giorno in cui è stata lanciata
questa iniziativa diventerà quindi un giorno di lutto per tutti coloro che sono
impegnati incondizionatamente nel vero umanesimo”.
APERTO
NELL’INDIA MERIDIONALE UN CENTRO TEOLOGICO PER IL LAICATO,
INTITOLATO A “GIOVANNI PAOLO II”,
PER CONTRIBUIRE AL RINNOVAMENTO E
ALLA MISSIONE DELLA CHIESA
COCHIN. = Un nuovo Centro
Teologico per il Laicato, intitolato a “Giovanni Paolo II”, ha aperto i
battenti in Kerala, stato dell’India meridionale. Il Centro - esclusivamente
riservato ai fedeli laici che intendono seguire gli studi teologici,
approfondire alcuni filoni di studio, specializzarsi in alcuni settori per la
catechesi o il servizio pastorale - si trova a Thiruvalla, nella diocesi di
Changancherry, ed è stato inaugurato di recente dall’arcivescovo Joseph
Powathil. Il Centro appartiene alla comunità di rito siro-malankarese, (uno dei
tre riti della Chiesa cattolica Indiana, accanto a quello latino e a quello
siro-malabarese), ma è aperto a tutti: studenti, padri e madri di famiglia,
operatori pastorali e sociali, fedeli di altre confessioni cristiane.
Accoglierà anche non-cristiani che intendono conoscere meglio la fede e la
riflessione teologica cattolica. Intervenendo all’inaugurazione del Centro,
Mons. Joseph Powathil ha sottolineato che “esso intende dare un contributo ad
accrescere la consapevolezza nei fedeli laici, del loro importante ruolo nella
missione della Chiesa, delle loro responsabilità nella comunità per
l’evangelizzazione, soprattutto mentre
COSTI
ALTISSIMI PER IL MONUMENTO AI CADUTI DELL’ATTENTATO DELL’11 SETTEMBRE
DEL
HA
CHIESTO DI DIMEZZARE, ALMENO, LA SPESA
NEW YORK. = Doveva essere un monumento immune da
controversie e polemiche, ma quando i progettisti hanno presentato il conto per
il 'World trade center memorial', dedicato ai caduti dell'11 settembre, le
autorità di New York hanno sollevato eccezioni. Il preventivo da un miliardo di
dollari ha costretto infatti il sindaco Michael Bloomberg e il governatore
George Pataki a ridimensionare le ambizioni della Fondazione che presiede alla
realizzazione del complesso. "Resta l'impegno a realizzare una struttura
che sia di primo piano, potente e commovente e di cui il nostro Paese possa
essere orgoglioso", ha detto il capo di gabinetto di Pataki, "ma
dobbiamo garantire che sia realizzabile anche da un punto di vista
economico". Bloomberg, che si è incontrato con Pataki e con il governatore
del New Jersey, Jon Corzine, ha detto che la spesa per l’intera opera non dovrà
superare i 500 milioni di dollari. "Vogliamo costruire il monumento",
ha detto il sindaco di New York, "ma dobbiamo renderci conto che questa
città ha necessità di vario tipo". Il costo della struttura, che
comprenderà piscine, cascate e gallerie, è lievitato molto negli ultimi mesi a
causa dell'aumento dei prezzi dei materiali da costruzione. I 972 milioni di
dollari emersi dall'ultima stima ne fanno di gran lunga il monumento più
costoso della storia del Paese, se paragonato ai 182 milioni spesi per quello
ai caduti nella Seconda Guerra Mondiale, ai 29 milioni per quello delle vittime
della strage di Oklahoma City e ai 7 del Vietnam Veterans Memorial di
Washington. (R.G.)
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8 maggio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq, l’esercito americano ha rilasciato 299 detenuti
iracheni dopo la richiesta inoltrata dalla Commissione congiunta per il
riesame, composta da membri dei ministeri di Interno, Giustizia e Diritti umani
e forze della Coalizione. Intanto, in diversi attacchi condotti da ribelli a
Baghdad, sono morti almeno otto civili iracheni. Sempre nella capitale, sono
stati trovati sei cadaveri con segni di torture. Intanto, i senatori democratici americani hanno rilanciato l’ipotesi di una
confederazione a tre, con i curdi al nord, i sunniti al centro e gli sciiti a
Baghdad e al sud. Sulla fattibilità di questa ipotesi, Giancarlo La Vella ha
intervistato l’inviato speciale del Sole 24 Ore, Alberto Negri, esperto di
Iraq:
**********
R. – Ricordiamoci che l’autonomia regionale è prevista
dalla Costituzione che è stata adottata nell’ottobre dell’anno scorso. Quindi,
ci sono anche le basi
istituzionali
per arrivare, eventualmente, ad una divisione dell’Iraq in tre grandi aggregati
regionali. Certamente, però, c’è da risolvere la questione di fondo: quella
della distribuzione delle risorse petrolifere che rimane, sin dalla caduta del
regime di Saddam Hussein, una delle questioni più brucianti e uno dei motivi
che rinfocolano la resistenza armata.
D. – Dividendo in tre l’Iraq si può correre il rischio di
passare dalla guerriglia ad una guerra invece su vasta scala?
R. – Innanzitutto, vuol dire passare ad un indebolimento
dell’Iraq, in quanto tale, e ad una maggiore influenza da parte degli Stati
vicini. E’ evidente che per la super regione sciita, sarà l’Iran a diventare il
punto di riferimento, sempre di più, anche dal punto di vista economico. Anche
i curdi saranno stretti tra Turchia, Siria e Iran. E dall’altra parte, i
sunniti, invece, faranno sempre più riferimento all’area sunnita, come l’Arabia
Saudita, che in qualche modo ha un’influenza, se non diretta, sul mondo sunnita
iracheno. Quindi, una spartizione che non sia fatta in modo adeguato potrebbe
rischiare di portare ad una situazione geopolitica ancora più instabile.
Certamente, è possibile un conflitto con maggiori influenze internazionali, che
somigli ancora di più a quel Libano degli anni ‘70 e ‘80 che abbiamo già visto,
cioè con fazioni interne in lotta, ma con forti agganci e influenze
esterne.
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Una nuova vittima
italiana si aggiunge, intanto, alla lunga serie di soldati della coalizione
rimasti uccisi in Iraq. E’ morto ieri, appena rientrato a Verona, il
maresciallo dei carabinieri, rimasto ferito nell’attentato del 27 aprile scorso
a Nassiriya. Nello stesso episodio persero la vita tre militari italiani e un
soldato rumeno. Intanto, ieri sera, sono giunti all’aeroporto romano di
Ciampino le salme dei due alpini morti nell’attacco di venerdì alle porte di
Kabul, in Afghanistan. Domani si terranno i funerali nella Basilica romana di
Santa Maria degli Angeli.
Si
apre un nuovo e inaspettato spiraglio nella crisi nucleare iraniana innescata
dalle ambizioni atomiche della Repubblica islamica. Il presidente iraniano
Mahmud Ahmadinejad ha scritto una lettera indirizzata al capo di Stato americano,
George Bush, con l’intenzione di aprire un dialogo. Il nostro servizio:
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Nella lettera,
Ahmadinejad lancia un appello alla cooperazione per individuare “i problemi che
stanno alla radice dell’attuale situazione internazionale” e per trovare “una
nuova strada per uscire dalla delicata e vulnerabile situazione nel mondo”. La
lettera sarà inoltrata a Washington dall’ambasciata svizzera a Teheran, che
cura gli interessi americani in Iran dopo la rottura delle relazioni diplomatiche
tra Stati Uniti e Repubblica
islamica. Questo
nuovo passo conciliante di Teheran arriva in un giorno cruciale. Oggi, infatti,
i ministri degli Esteri di
Germania e dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza
dell’ONU si riuniscono a New York per cercare un’intesa sulla bozza di risoluzione
presentata da Francia e Gran Bretagna, e sostenuta dall’amministrazione statunitense,
sull’intricata questione nucleare iraniana. Il documento è stato al centro, in
questi giorni, dei lavori del Consiglio nel tentativo di appianare le
divergenze sorte soprattutto sul capitolo VII della carta dell’ONU, che,
ponendo come basi imprescindibili la pace e la sicurezza internazionale, può
aprire la via ad eventuali sanzioni economiche o, come estrema soluzione, al
ricorso alla forza. La bozza di risoluzione chiede all’Iran di sospendere il
suo programma di arricchimento dell’uranio, che secondo la comunità internazionale
ha finalità militari. Il capo negoziatore iraniano sul nucleare, Ali Lariani,
ha chiesto infine che sia l’Agenzia internazionale per l’energia atomica e non
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad occuparsi del dossier.
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In Medio Oriente, sanguinosi scontri tra militanti di
Hamas e di Fatah, scoppiati a sud della Striscia di Gaza, hanno provocato la
morte di tre persone. Le vittime sono due militanti di Fatah e un estremista
del gruppo radicale. Il palazzo che ospita il Parlamento è stata teatro,
intanto, di un incendio. Fonti locali hanno reso noto che non ci sono state
vittime. Un portavoce di Hamas ha smentito, intanto, la notizia pubblicata dal
quotidiano britannico “Sunday Times” sull’esistenza di un piano per assassinare
il presidente palestinese, Abu Mazen.
Il presidente americano, George Bush, è determinato a
nominare il generale dell’aeronautica, Michael Hayden, come nuovo direttore
della CIA. Lo ha confermato alla CNN Stephen Hadley, uno dei consiglieri del
presidente. Bush ha anche dichiarato, intanto, che intende chiudere il carcere
di Guantanamo, a Cuba. Ma la Corte suprema deve prima decidere se i prigionieri
del centro di detenzione debbano essere processati da un tribunale civile o
militare. “Avranno un giusto processo, quello che negarono alle loro vittime”,
ha precisato ieri Bush durante un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco
Bild.
Il nuovo governo del Nepal ha
deciso di annullare tutte le nomine fatte da re Gyanendra, quando nel 2002 il
monarca sciolse il parlamento. Il 2 maggio scorso, pochi giorni dopo il ripristino
dell’esecutivo, guidato dall’84enne Prasad Koirala, il sovrano aveva indetto
una tregua unilaterale e proposto negoziati all’opposizione maoista che aveva
accettato il dialogo. Per
un’analisi dell’ultima decisione del governo, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente
a Kathmandu Veleria Tanisi, operatrice di una ONG italiana:
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R. - Sicuramente gli intenti sono quelli di creare una
situazione di distensione. L’avviamento di un processo democratico con
un’assunzione di responsabilità politica da parte dei partiti ma anche della
gente è un processo che richiederà tempo e persone. Persone che dedicheranno le
loro capacità per risolvere una situazione che comunque è complessa, perché
culturalmente l’avviamento di un processo democratico richiederà molta
sensibilità.
D. - E secondo molti osservatori continuano questi ad
essere questi i primi passi della fine della monarchia di Re Gyanendra. E’
anche la sensazione che hai tu?
R. - E’ questa
anche la mia sensazione; però mi sembra anche che ritenere questo processo
completamente concluso e deciso forse è prematuro. E’ sicuramente un momento
delicato e importante. Però, la monarchia potrebbe anche riprendere la
leadership. L’avviamento di un processo democratico in un Paese come il Nepal è
sicuramente un processo molto lungo, che richiede tempo.
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In Thailandia, la Corte Costituzionale ha decretato
incostituzionali le elezioni del 2 aprile scorso, votando a favore di una nuova
consultazione elettorale a data da definirsi. Ricordiamo che il Paese sta
attraversando una grave crisi politica, dopo il boicottaggio da parte
dell'opposizione delle elezioni anticipate convocate dal primo ministro Thaksin
Shinawatra. Una parte dei 500 deputati della Camera bassa non sono stati eletti
rendendo, così, impossibile la
convocazione del Parlamento.
In Italia prima convocazione,
oggi pomeriggio alle 16, del Parlamento in seduta comune per l’elezione del
presidente della Repubblica. Sono ore di intense trattative tra i due
schieramenti per individuare una candidatura sulla quale convergere. Ieri sera,
al termine di un vertice a Palazzo Chigi, l’Unione ha candidato, d’intesa con Massimo D’Alema, il senatore a
vita Giorgio Napolitano. La Casa delle Libertà, invece, è divisa: la Lega è contraria
all’elezione di Napolitano; Forza Italia, Alleanza
Nazionale e UDC stanno valutando, invece, la possibilità di una convergenza
sulla candidatura lanciata dall’Unione. Alla votazione, che si terrà a
scrutinio segreto nell’aula di Montecitorio, sono chiamati 1010 grandi
elettori: sono i deputati della Camera (630), i senatori (322) e i delegati
eletti dai Consigli regionali (58). Nei primi tre scrutini, previsti uno oggi e
due domani, per essere eletto è necessaria la maggioranza dei due terzi
dell’Assemblea (674 voti). Dalla quarta votazione in poi è sufficiente la
maggioranza assoluta (506).
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