RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 126  - Testo della trasmissione di sabato 6 maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le Guardie Svizzere, modello di servizio alla Chiesa tra coraggio e fedeltà: la gratitudine di Benedetto XVI espressa alla Messa solenne in San Pietro per i 500 anni di fondazione

 

Domani, 43.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: nella Basilica vaticana il Papa ordinerà 15 nuovi sacerdoti per la diocesi di Roma

 

Per il V centenario del Corpo militare pontificio, ieri sera, cerimonia spirituale nell’Aula Paolo VI

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dopo l’attentato di ieri a Kabul costato la vita a due militari italiani, 10 soldati americani sono morti oggi per lo schianto del loro elicottero in Afghanistan: ce ne parlano Massimo Leoni e Alessandro Politi

 

Esattamente 30 anni fa il dramma del terremoto in Friuli, nel nord Italia: 989 i morti della prima scossa di quasi un minuto: intervista con mons. Alfredo Battisti

 

In un lungometraggio d’animazione, l’esperienza umana e spirituale di Padre Pio. Da ieri sugli schermi italiani: ai nostri microfoni Orlando Corradi

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Allarme dell’ONU per una possibile crisi umanitaria a Gaza, dove la popolazione palestinese soffre da due mesi le conseguenze dell’isolamento internazionale, scattato con l’insediamento del governo di Hamas

 

Accesa disputa ambientale tra Argentina ed Uruguay: Buenos Aires contesta la decisione di Montevideo di costruire due cartiere lungo il fiume Uruguay, che segna il confine tra i due Paesi

 

Il ruolo del laico nel pensiero di don Divo Barsotti: questo il tema di un Convegno nazionale, aperto stamani a Bologna

 

Bilancio degli aiuti della Caritas a sei mesi dal devastante terremoto in Pakistan

 

Saranno premiati il 9 maggio in Campidoglio, dal sindaco Veltroni, gli studenti vincitori del concorso "l'Europa alla lavagna 2006", che hanno realizzato i migliori siti internet sull’Europa

 

24 ORE NEL MONDO:

4 militari inglesi morti in Iraq, a Bassora, perché è precipitato il loro elicottero

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 maggio 2006

 

 

LE GUARDIE SVIZZERE, UN MODELLO DI SERVIZIO ALLA CHIESA

TRA CORAGGIO E FEDELTA’: LA GRATITUDINE DI BENEDETTO XVI ESPRESSA

DURANTE LA MESSA SOLENNE IN S. PIETRO PER IL CINQUECENTENARIO

DI FONDAZIONE DEL CORPO MILITARE PONTIFICIO

 

Cinquecento anni a servizio dei Papi, una storia che parla, da generazioni, di valore umano e di spirito cristiano. E’ la storia delle Guardie Svizzere Pontificie, che risalta in questi giorni di festa per i 500 anni dalla loro fondazione. Il culmine delle celebrazioni è stato toccato questa mattina con la Messa solenne presieduta da Benedetto XVI nella Basilica di S. Pietro, gremita dalle Guardie, dai loro familiari e dalle autorità elvetiche. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Fedeltà e coraggio, che proiettano giovani affascinati dal servizio al Papa in una dimensione esemplare di “amore per Cristo e per la Chiesa”. Sono qui i sentimenti che animano, sia pure con sensibilità diverse, i ragazzi dei Cantoni elvetici che chiedono l’arruolamento nel Corpo della Guardia Svizzera Pontificia. Giovani laici che diventano modello per altri giovani cristiani, certamente perché quella divisa da 500 anni rappresenta un esclusivo senso di appartenenza alla Sede di Pietro.

 

(canto)

 

Benedetto XVI ha celebrato con calore e parole di grande riconoscenza l’anniversario a cifra tonda della Guardia Svizzera. In una Basilica di S. Pietro oggi dominata nelle prime file davanti all’altare della Cattedra dal giallo, dal rosso e dal blu delle uniformi da parata, dallo sventolio delle bandiere con la croce bianca in campo rosso, il Papa ha ricordato il duplice episodio all’origine del legame tra la Santa Sede e le Guardie: il 22 gennaio 1506, quando i primi 150 uomini si misero a servizio di Giulio II, e il 6 maggio 1527, giorno del sacrificio di 147 Guardie in difesa del Papa e del Vaticano, vittime del saccheggio lanzichenecco. Trentasei anni fa, Paolo VI sciolse tutti gli altri corpi militari pontifici, ma quello della Guardia Svizzera, ha osservato Benedetto XVI, “è stato sempre riconfermato nella sua missione”. Per quale motivo? La risposta il Papa l’ha colta nelle letture della Messa, a partire dalla sapienza divina che – dice il testo - “forma amici di Dio” e sprona alle “opere della pace” sull’esempio di Gesù:

 

LA PERSONNE QUI A RECONNU EN LUI LA SAGESSE… 

Chi ha riconosciuto in Lui la Sapienza incarnata e per Lui ha lasciato tutto il resto, diventa “operatore di pace”, sia nella comunità cristiana che nel mondo (…) La Parola di Dio ci offre pertanto una visione compiuta dell’uomo nella storia: chi, affascinato dalla sapienza, la cerca e la trova in Cristo, lascia tutto per Lui ricevendo in cambio il dono inestimabile del Regno di Dio e, rivestito di temperanza, prudenza, giustizia e fortezza – le virtù “cardinali” – vive nella Chiesa la testimonianza della carità”.

        

“Ci si potrebbe chiedere – ha proseguito subito dopo Benedetto XVI - se questa visione dell’uomo possa costituire un ideale di vita anche per gli uomini del nostro tempo, in particolare per i giovani”. Quella delle “Guardie del Papa” è certamente una testimonianza di valore:

 

PARMI LES MULTIPLES EXPRESSIONS DE LA PRESENCE…

Tra le molteplici espressioni della presenza dei laici nella Chiesa cattolica, vi è anche quella del tutto singolare delle Guardie Svizzera Pontificie, giovani che, motivati dall’amore per Cristo e la Chiesa, si pongono al servizio del Successore di Pietro. Per alcuni di loro l’appartenenza a questo Corpo di Guardia è limitata a un periodo di tempo, per altri si prolunga sino a diventare scelta dell’intera esistenza. Per qualcuno, e lo dico con vivo compiacimento, il servizio in Vaticano ha portato a maturare la risposta alla vocazione sacerdotale o religiosa. Per tutti, però, essere Guardie Svizzere significa aderire senza riserve a Cristo e alla Chiesa, pronti per questo a dare la vita”.

 

E anche se “il servizio effettivo può cessare”, dentro si rimane sempre Guardie Svizzere”, ha osservato ancora il Pontefice, che ha mostrato apprezzamento per la marcia simbolica compiuta dal 7 aprile a 4 maggio da circa ottanta ex-Guardie tra la Svizzera e Roma, lungo la Via Francigena, l’antica strada dei pellegrini. Nel salutare le Guardie, i parenti presenti in Basilica e le autorità elvetiche - tra cui il presidente della Confederazione, Moritz Leuenberger, ricevuto in udienza privata dopo la Messa – Benedetto XVI ha riassunto con queste parole la missione e lo spirito ideale di ciascuna Guardia:

 

“Alimentatevi del Pane eucaristico e siate in primo luogo uomini di preghiera, perché la divina Sapienza faccia di voi degli autentici amici di Dio e servitori del suo Regno di amore e di pace. Nel Sacrificio di Cristo assume pienezza di significato e di valore il servizio offerto dalla vostra lunga schiera in questi 500 anni. Facendomi idealmente interprete dei Pontefici che nel corso dei secoli il vostro Corpo ha fedelmente servito, esprimo il meritato e sentito ringraziamento, mentre, guardando al futuro, vi invito ad andare avanti acriter et fideliter, con coraggio e fedeltà”.

 

(musica)

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Dalla celebrazione di una storia lunga e illustre ad una cerimonia che ne segna il prolungamento verso il futuro: oggi pomeriggio, Piazza San Pietro sarà il teatro del Giuramento delle nuove Guardie Svizzere. La nostra emittente seguirà l’evento in radiocronaca diretta, a partire dalle 16.10, con commenti in lingua italiana sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, e in lingua tedesca sull’onda corta di 7.135 kHz.

 

 

DOMANI, 43.MA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI,

IL PAPA ORDINERA’ 15 NUOVI SACERDOTI PER LA DIOCESI DI ROMA

IN UNA SOLENNE CELEBRAZIONE NELLA BASILICA VATICANA

 

Domani mattina, in occasione della 43.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, Benedetto XVI presiederà - a partire dalle ore 9.00, nella Basilica Vaticana - la Santa Messa per l’ordinazione presbiteriale di 15 diaconi della diocesi di Roma. Il Papa continua dunque la tradizione iniziata da Giovanni Paolo II, nel 1993, in occasione del Sinodo Romano. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento con commento in lingua italiana, tedesca, francese e spagnola in onda media, in onda corta e in modulazione di frequenza. Sulla Giornata di Preghiera per le Vocazioni, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Laddove si prega con fervore, fioriscono le vocazioni: Benedetto XVI lo ribadisce con forza nel suo messaggio per la giornata di domani. Un documento pubblicato lo scorso 30 marzo ed incentrato sul tema “Vocazione nel mistero della Chiesa”. Il Papa ribadisce la missione insostituibile del sacerdote sottolineando che “la santità della Chiesa dipende essenzialmente dall’unione con Cristo e dall’apertura al mistero della grazia che opera nel cuore dei credenti”. La Giornata di preghiera per le Vocazioni cade pochi giorni dopo la pubblicazione dell’Annuario Statistico del 2004, che offre la dimensione numerica aggiornata della Chiesa nel mondo. Dal 1978 al 2004, la dinamica delle consistenze sacerdotali mostra una contrazione di oltre il 3,5% (da circa 421 mila a meno di 406 mila). In controtendenza rispetto alla media mondiale, il dato in Africa e in Asia con un +85% e un +74%, rispettivamente, e con un incremento di oltre 2mila unità soltanto dal 2003. Responsabile della contrazione è dunque l’Europa con una diminuzione di oltre il 20% nel periodo esaminato nell’Annuario. Come affrontare dunque la crisi delle vocazioni? Giovanni Peduto lo ha chiesto al rettore del Seminario Romano Maggiore, mons. Giovanni Tani:

 

R. - Questo è senz’altro il primo problema della Chiesa oggi. Non ogni regione del mondo è colpita in modo grave da questo problema, ma certamente, se guardiamo anche solo all’Italia, ci rendiamo conto che esiste una vera crisi. Il Papa in questa 43.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ci guida in uno sguardo di fede. Nel suo Messaggio, intitolato ‘Vocazione nel mistero della Chiesa’, fra le altre cose dice: “La missione del sacerdote nella Chiesa è insostituibile. Pertanto, anche se in alcune regioni si registra scarsità di clero, non deve mai venir meno la certezza che Cristo continua a suscitare uomini, i quali, come gli Apostoli, abbandonata ogni altra occupazione, si dedicano totalmente alla celebrazione dei sacri misteri, alla predicazione del Vangelo e al ministero pastorale”. Quindi, di per sé, non bisognerebbe parlare di mancanza di chiamata, ma di mancanza di risposta.

 

D. - Cosa intende dire?

 

R. - Bisogna credere che il Signore sta chiamando. È necessario creare le condizioni perché i chiamati si rendano conto di essere interpellati da Dio. La prima condizione è nella fede della Chiesa. Il Papa dice nel suo messaggio: “Non sorprende che, laddove si prega con fervore, fioriscano le vocazioni”. Una Chiesa che sente l’urgenza del momento innanzitutto risponde all’invito del Signore che dice: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe” (Mt 9,37). Di fronte alle esigenze dell’evangelizzazione il primo impulso dovrebbe essere quello della fede, e quindi della preghiera, per mettersi all’unisono con i desideri di Dio e volere fortemente, come Lui vuole, che ‘venga il suo Regno’. Se non preghiamo intensamente per le vocazioni in un certo senso dimostriamo che questo problema non ci sta veramente a cuore.

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NOMINA DI MEMBRI DEI DICASTERI DELLA CURIA ROMANA

 

Il Santo Padre ha annoverato tra i Membri dei Dicasteri della Curia Romana i seguenti cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro del 24 marzo 2006: nella Congregazione per la Dottrina della Fede i cardinali Jean‑Pierre Ricard e Antonio Cañizares Llovera; nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti i cardinali Joseph Zen Ze‑kiun e Franc Rodé; nella Congregazione delle Cause dei Santi il cardinale William Joseph Levada; nella Congregazione per i vescovi i cardinali William Joseph Levada e Franc Rodé; nella Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli i cardinali Carlo Caffarra e Joseph Zen Ze‑kiun; nella Congregazione per il Clero il cardinale Sean Patrick O'Malley; nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica i cardinali Sean Patrick O'Malley e Agostino Vallini; nella Congregazione per l'Educazione Cattolica il cardinale Stanisław Dziwisz; nel Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani il cardinale William Joseph Levada; nel Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia i cardinali Nicolas Cheong Jinsuk e Carlo Caffarra; nel Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino; nel Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi il cardinale Agostino Vallini; nel Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso il cardinale Gaudencio B. Rosales; nel Pontificio Consiglio della Cultura il cardinale Franc Rodé; nel Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali i cardinali Gaudencio B. Rosales, Nicolas Cheong Jinsuk e Stanisław Dziwisz; nell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica il cardinale Agostino Vallini.

 

Benedetto XVI, inoltre, ha annoverato tra i Membri della Pontificia Commissione per l'America Latina il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino.

 

 

RINUNCIA E NOMINA

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati (Italia), presentata da monsignor Andrea Cassone, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto ha nominato arcivescovo di Rossano-Cariati (Italia) mons. Santo Marcianò, del clero dell’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, finora Rettore del Seminario Maggiore della medesima arcidiocesi.

 

Mons. Santo Marcianò è nato a Reggio Calabria, il 10 aprile 1960. Attualmente è Vicario Episcopale per il Diaconato Permanente e i Ministeri; Membro del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale Diocesano. È autore di libri e numerosi articoli di carattere liturgico-pastorale e vocazionale.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Sempre in mattinata il Papa ha incontrato 5 presuli  della Conferenza Episcopale del Canada-Québec, in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

Inoltre, nel pomeriggio, Benedetto XVI riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

 

IERI SERA, NELL’AULA PAOLO VI, LA CERIMONIA UFFICIALE DELLE CELEBRAZIONI

PER IL V CENTENARIO DELLA FONDAZIONE DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA.

QUATTRO CORI ED UN’ORCHESTRA HANNO ESEGUITO L’ORATORIO

 “CARMEN SAECULARE”

 

Quattro cori ed un’orchestra hanno eseguito ieri sera, nell’aula Paolo VI, un oratorio per la cerimonia ufficiale del V centenario della Guardia Svizzera Pontificia. L’esecuzione ha proposto alcune meditazioni sulla Sacra Scrittura. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(Musica)

 

Il canto del Te Deum per ringraziare Dio del dono di 5 secoli. A servizio della Chiesa e fedeli militari al fianco del Papa, le guardie svizzere pontificie hanno celebrato il loro quinto centenario di fondazione meditando l’oratorio “Carmen saeculare”, una lectio divina scritta dal monaco benedettino Theo Flury sull’amore: quello che Dio mostra agli uomini attraverso il creato e quello ferito dal peccato che l’uomo vive in questa terra. Un amore che solo la risurrezione di Cristo purifica e trasforma in un canto di gioia. Una cerimonia ufficiale, quella di ieri sera, nell’aula Paolo VI, dove è intervenuto il Presidente della Confederazione Elvetica, Moritz Leuenberger, che ha voluto ricordare la storia dei militari elvetici al fianco dei pontefici, un tempo temibili soldati, poi a servizio della pace, oggi preposti ad una vigilanza più discreta sulla persona del Vicario di Cristo:

 

“Il cambiamento della guardia svizzera ci deve essere di insegnamento, da una dolorosa storia noi cristiani abbiamo appreso che la forza della fede non trionfa con l’ausilio della violenza, la violenza non procura mai la pace”.

 

A porgere il saluto del Papa è stato delegato il sostituto della Segreteria di Stato mons. Leonardo Sandri:

 

“Siamo invitati a ripensare a questi 500 anni di servizio della guardia svizzera pontificia come un unico grande e fedele servizio d’amore al Papa e alla Chiesa e attraverso di loro a Cristo e al Vangelo”.

 

(Musica)

        

Ad accompagnare i solisti nel canto delle letture e delle preghiere, l’orchestra e il coro del Collegium Musicum della Chiesa Gesuita di Lucerna, i Luzerner Kantorei, il Coro della Cattedrale di Friburgo e i Vokalensemble 80. Salmi e scritti di Giovanni della Croce e di Sant’Agostino hanno offerto lo spunto per gli spazi delle meditazioni. E al termine del concerto ha voluto esprimere il suo pensiero il comandante della Guardia Svizzera Pontificia Elmar Mäder:

 

JE SUIS CONVAINCU QUE TOUS LES GARDES SUISSES…

“Sono convinto che tutte le Guardie Svizzere sono disposte a servire con amore la Chiesa”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Andate avanti, con coraggio e fedeltà": Benedetto XVI presiede nella Basilica Vaticana la Celebrazione Eucaristica in occasione del quinto centenario della fondazione del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia.  

 

Servizio vaticano - Tre pagine dedicate alla Giornata Mondiale delle Vocazioni.

 

Servizio estero - In evidenza l'articolo dal titolo "Dall'Iraq all'Afghanistan ancora vittime italiane di una guerra senza nome": due alpini restano uccisi, dilaniati da un ordigno fatto esplodere a distanza in una strada ad una quarantina di chilometri da Kabul.

 

Servizio culturale - Un articolo di Luciana Frapiselli dal titolo "Il 'maestro del paesaggio' sospeso tra realtà e fantasia": opere di Jacob van Ruisdael nella mostra alla Royal Academy of Arts di Londra.

 

Servizio italiano - Quirinale: crescono le divergenze sulla scelta del candidato. Lunedì le Camere riunite.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 maggio 2006

 

 

IN AFGHANISTAN, NUOVI ATTACCHI CONTRO LE FORZE DELLA COALIZIONE:

10 SOLDATI UCCISI PER LO SCHIANTO DI UN ELICOTTERO AMERICANO. IERI,

DUE MILITARI ITALIANI, MORTI PER UN ATTENTATO COMPIUTO A KABUL.

 ENTRAMBE LE AZIONI RIVENDICATE DAI TALEBANI

- Interviste con Massimo Leoni e Alessandro Politi -

 

Un elicottero americano, impegnato “in una missione di combattimento” con a bordo 10 soldati delle forze della coalizione, è precipitato in Afghanistan. Lo ha reso noto un portavoce dell’esercito statunitense aggiungendo che non ci sono sopravvissuti. Il comando americano, che non ha rivelato la nazionalità delle vittime, ha precisato che il velivolo non è stato colpito da fuoco nemico. Ma i Talebani hanno rivendicato di aver abbattuto l’elicottero “con una nuova arma”. Nello Stato asiatico, intanto, quattro persone sono state arrestate in relazione all’attentato di ieri, a sud est di Kabul, contro una pattuglia italiana. Tra i fermati, ci sarebbe anche un uomo ritenuto il probabile esecutore materiale dell’attacco costato la vita a due soldati italiani, le cui salme arriveranno domani pomeriggio a Roma. L’azione terroristica è stata definita stamani dal presidente afghano, Hamid Karzai, un “abominevole atto di codardia da parte dei nemici dell’Afghanistan”. Ieri, subito dopo l’attentato, rivendicato dai Talebani, il capo di Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi, aveva anche espresso sgomento, immenso dolore e profondo cordoglio alle famiglie delle vittime. Sul ruolo che svolgevano i due militari italiani uccisi ieri nel Paese asiatico, ascoltiamo al microfono di Paolo Ondarza il capitano Massimo Leoni, raggiunto telefonicamente a Kabul:

 

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R. - Loro svolgevano un semplice servizio di pattugliamento del territorio. Non c’erano attività particolari. Erano attività di routine. In Afghanistan, la situazione era piuttosto tranquilla e sotto controllo; nulla ci faceva pensare ad un attentato nei nostri confronti.

 

D. - Quindi non era prevedibile?

 

R. – Non era prevedibile. La situazione, le condizioni esterne non sono cambiate rispetto a quelle dei giorni scorsi o dei mesi scorsi, quindi nulla ci faceva pensare ad una cosa del genere.

 

D. - Quale atteggiamento ha la popolazione locale nei confronti degli italiani?

 

R. – La popolazione afghana nei confronti degli italiani ha un atteggiamento del tutto positivo. Sicuramente, tutti quanti siamo stati colpiti da quanto è successo. I servizi esterni comunque continuano. Proseguono le attività di controllo delle pattuglie. Continuano anche le attività esterne. Siamo stati colpiti umanamente da quanto è successo.

 

D.- Lei crede che l’attacco avesse come obiettivo proprio gli italiani?

 

R. - Quella è un’area di responsabilità di tutta la Kabul Multinational Brigade, dalla quale dipendono anche gli italiani. La zona, quindi, non è pattugliata soltanto da militari italiani, ma anche da soldati di diverse nazioni. Non è semplice stabilire, quindi, se l’attacco avesse come obiettivo proprio i soldati italiani.

 

D. - Solo otto giorni fa Nassiriya, in Iraq, era stata teatro di un attacco contro altri militari italiani. Lei crede che ci sia un legame?

 

R. – E difficile capire se effettivamente ci sia un legame o meno. Non si può rispondere in termini assoluti. Non posso né confermare, né smentire una cosa del genere.

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Sembra comunque certo che l’attentato sia da attribuire alla ripresa della guerriglia portata avanti dal vecchio regime talebano. Ma che cosa si può fare per rendere più stabile la situazione in Afghanistan? Massimiliano Menichetti ne ha parlato con l’esperto di strategia militare, Alessandro Politi:

 

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R. - Adesso è in corso la tradizionale offensiva di primavera dei talebani. Dato che si tratta anche di una guerriglia, l’andamento delle operazioni è di tipo stagionale. Come coalizione, come ONU, come comunità internazionale, se non investiamo nettamente di più in termini di risorse politiche, diplomatiche, economiche e anche militari, noi rischiamo di perdere in Afghanistan.

 

D. - Ora ci sono anche le minacce dell’ex premier afghano Hekmatyar, leader del partito estremista antigovernativo, che si dice vicino ad Osama Bin Laden

 

R. – Se adesso Hekmatyar si dice vicino ad Osama Bin Laden è semplicemente una dichiarazione politica tattica. Ma Hekmatyar è stato ostile in tutto questo periodo. E’ semplicemente un nome in più che si aggiunge ad una lista. Ma anche senza questa sua dichiarazione noi sapevamo che Hekmatyar era pericoloso.

 

D. – Come la popolazione vive la presenza militare per la stabilizzazione del Paese?

 

R. - La popolazione oggi è piuttosto sfiduciata rispetto al proprio governo, perché Karzai è una persona molto presentabile ma al di sotto c’è moltissima corruzione ed è questo che vede la gente comune. Poi purtroppo nel gergo popolare afghano, la parola “democrazia” non significa quello che pensiamo noi. “Democrazia” significa invece occupazione militare. E quindi è molto difficile aumentare il consenso nella popolazione in modo tale da isolare definitivamente terroristi e guerriglieri dal punto di vista politico-sociale. Ed è anche molto facile continuare a perdere consenso.

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ESATTAMENTE 30 ANNI FA IL DRAMMA DEL TERREMOTO IN FRIULI,

NEL NORD ITALIA: 989 I MORTI DELLA PRIMA SCOSSA DI QUASI UN MINUTO

- Intervista con mons. Alfredo Battisti -

 

6 maggio 1976 ore 21.06: una scossa lunga quasi un minuto, dell’11.mo grado della scala Mercalli, devasta il Friuli facendo 989 morti, oltre 3000 feriti e 100 mila senza tetto. Sono passati trent’anni da quella sera e oggi il Friuli ricorda. Un ricordo celebrato attraverso incontri, messe, concerti con quanti, e furono molti, condivisero dall’indomani il dolore della gente. Anche quando il 15 settembre successivo un’altra scossa, della stessa intensità, fece crollare ciò che era rimasto in piedi e rischiò di abbattere anche il morale dei friulani che già avevano messo mano alla ricostruzione. E di coraggio e dignità della gente del posto, ma anche di solidarietà espressa dalla collettività nazionale scrive oggi, in un messaggio, il presidente della Repubblica Ciampi. Dall’esperienza vissuta in Friuli nacque l’attuale sistema di Protezione Civile nazionale. Ma ripercorriamo quel giorno attraverso la testimonianza dell’allora arcivescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti, intervistato da Adriana Masotti:

 

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R. - Ho appreso la notizia verso le nove e mezza di sera: ho saputo che era successo veramente un disastro. Mi sono messo subito in cammino lungo quella via crucis, dolorosa, e ho ancora nelle orecchie le grida delle persone che erano sepolte sotto le macerie e chiedevano aiuto. Ho visto portar via nella notte, da un condominio, un papà morto che teneva fra le braccia una bambina viva. All’indomani, verso le 6.00, sono ripartito fino a Gemona, capitale del terremoto. Porto ancora nel cuore il ricordo delle 370 bare che ho visto davanti al cimitero.

 

D. – Un’esperienza di dolore, ma anche un’esperienza, come capita a volte, di vicinanza, di amicizia e di solidarietà. Questo è stato un elemento forte di quel momento…

 

R. – Dopo un iniziale disorientamento, Dio ha rotto diciamo un po’ il suo silenzio attraverso una manifestazione di solidarietà incredibile. Soldati venuti anche dall’Austria, tantissimi volontari, alpini in congedo, 90 suore mandate dalle varie congregazioni. Soprattutto le Caritas: 85 diocesi hanno inviato in Friuli le caritas a gemellarsi con altrettante comunità colpite. Sono venute in punta di piedi, quasi nel timore di offendere il nostro dolore e poi sono partite delle stupende iniziative di solidarietà, quindi siamo stati invasi dalla bontà.

 

D. – La Chiesa è stata sicuramente una dei protagonisti in quel momento, un punto di riferimento. Vuol dire qualcosa su questo?

 

R. – Devo dire che i sacerdoti sono stati vicinissimi alla gente, hanno scavato tra le macerie, hanno pianto, hanno sostenuto ed aiutato; anche il vescovo ha dovuto mettersi in questa gara di solidarietà e di vicinanza. Abbiamo detto “Prima le case e poi le chiese”, perché pensavo che il Signore desiderasse prima mettere sotto tetto le famiglie che sono le piccole chiese domestiche, anche se poi sono state rifatte anche le chiese.

 

D. – Sono passati 30 anni, la ricostruzione dei paesi, la ricostruzione materiale da tempo è ultimata. Lei e il vescovo attuale, mons. Brollo, continuamente avete anche ricordato che c’era un’altra ricostruzione da fare, quella morale e quella spirituale…

 

R. – Certamente morale e spirituale perché dopo 30 anni, il Friuli si è liberato da certe povertà del passato – l’emigrazione, ecc. – vive un certo benessere però entra in crisi la struttura familiare. Allora ho ripetuto, anche recentemente, che un popolo non muore perché crollano le case, un popolo è vivo finché sono vivi i valori che ne costituiscono l’anima. Ora, il valore fondamentale del popolo friulano è stato sempre la famiglia, allora ho lanciato e lanciamo, un messaggio: “Popolo friulano, riscopri la tua identità che ti ha fatto vincere le mille sfide  della storia.  Cerca quindi di ricostituire questo elemento fondamentale perché se dovesse oscurarsi la famiglia, il Friuli sarà geograficamente lo stesso ma rischia di morire il popolo friulano perché avrà perduto la sua anima”. Quindi lancio continuamente il messaggio: “Anima del Friuli, non morire”.

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IN UN LUNGOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE,

 L’ESPERIENZA UMANA E SPIRITUALE DI PADRE PIO.

DA IERI SUGLI SCHERMI ITALIANI

- Intervista con Orlando Corradi -

 

Dai ieri sugli schermi italiani il lungometraggio d’animazione Padre Pio, che ripercorre in modo semplice e adatto al pubblico dell’infanzia la vita del Santo ed i tratti salienti della sua esperienza umana e spirituale. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Nel mese di maggio di sette anni fa, Padre Pio da Pietrelcina diventava Beato. Cogliendo la gioia che pervadeva il cuore dei tanti fedeli accorsi in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ricordava come “questo umile frate cappuccino ha stupito il mondo con la sua vita tutta dedita alla preghiera e all'ascolto dei fratelli”. E di quella vita ne metteva in luce la durissima ascesi, le prove, le incomprensioni, ma anche la sua carità che “si riversava come balsamo sulle debolezze e sofferenze dei fratelli”. Una vita santa, dunque, esemplare, eroica, segnata da un carisma straordinario. Per questo, raccontare a cartoni animati questa vita è un’esperienza singolare per chi l’ha pensata, realizzata e per chi da ieri, nei cinema italiani, vorrà ripercorrerla con semplicità e serenità. Sceneggiato da Luciano Scaffa, il lungometraggio d’animazione è stato diretto da Orlando Corradi, al quale abbiamo chiesto come è nata l’idea di questo Padre Pio a cartoni:

 

“Nasce da una scelta della Mondo tv. La figura di Padre Pio ci è apparsa subito in tutta la sua grandezza, poi esaminando la sua vita, quello cha ha fatto, partendo da quando era pastorello e già aveva fatto una scelta di diventare un uomo di Dio e tutta la sofferenza della sua vita. Però quello che entusiasma è il suo impegno continuo, veramente Padre Pio con la sua grande fede è una macchina che non si è mai fermata”.

 

Quali le difficoltà maggiori nel raccontare, in soli 88 minuti, la vita del Santo, costellata da innumerevoli incontri, solitudini, celebrazioni, prove e testimonianze d’amore?

 

“Abbiamo riassunto sempre tenendo molto presente che ci stavamo rivolgendo a dei bambini. Poi abbiamo cercato di mettere in luce il suo rapporto con i bambini, soprattutto quando ha creato la casa del sollievo della sofferenza dove lui intuiva che se un bambino doveva essere operato viveva la gravità di certe situazioni. E abbiamo cercato di sottolineare questa sua presenza sempre umana e soprattutto santa. Abbiamo seguito Padre Pio in tutta questa sua sofferenza, fino alla morte in cui ritorna a essere pastorello e molto vicino a Dio, privo di tutto quel peso che si era caricato in tutta la sua vita un po’ per tutti quanti”.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 7 maggio, 4a Domenica di Pasqua, la Liturgia ci presenta il Vangelo del Buon Pastore. Gesù dice:

 

“Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario, invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore”. 


Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo non è pastore, lui è il buon pastore, ritiene le pecore più preziose della propria vita. Offre se stesso, dà la propria vita per le pecore. Con questo gesto, Cristo diventa un criterio di discernimento infallibile, il suo donarsi diventa la misura per ogni pastore. La Chiesa è il popolo di Dio che cammina nella luce e nella sicurezza della vita perché ha il buon pastore che, per custodire i suoi, offre continuamente la propria vita. Ci sono stati e ci saranno profeti maestri e predicatori di ogni tipo, che parlano con parole dolci, che si ascoltano volentieri, che sembrano proprio adatte per l’orecchio, ma che si fanno riconoscere all’ora della Pasqua: l’insegnamento che non viene testimoniato con la Pasqua è un discorso da impostori. La Chiesa è l’unica realtà che partecipa costantemente a questa storia sacra della Pasqua, perciò ha parole da buon pastore per ogni uomo.

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CHIESA E SOCIETA’

6 maggio 2006

 

 

ALLARME DELL’ONU PER UNA CRISI UMANITARIA ORMAI PROSSIMA A GAZA,

LA POPOLAZIONE PALESTINESE SOFFRE DA DUE MESI LE CONSEGUENZE DELL’ISOLAMENTO INTERNAZIONALE, SCATTATO CON L’INSEDIAMENTO

DEL GOVERNO DI HAMAS

 

GAZA. = Allarme a Gaza per decine di migliaia di palestinesi, colpiti dell'isolamento internazionale, scattato con l’insediamento del Governo di Hamas,  movimento iscritto nelle liste del terrorismo internazionale, stilate da Unione europea e Stati Uniti. Una crisi umanitaria nella Striscia è “alle porte”, ha avvertito ieri John Ging, direttore a Gaza dell'UNRWA, l’Agenzia ONU per i profughi palestinesi, spiegando che “mancano i medicinali negli ospedali” e c'è “un forte incremento” del numero di palestinesi che si rivolgono all'Agenzia ONU “per chiedere aiuti alimentari e finanziari”. Nella Striscia, l'area più povera dei Territori, la situazione è ancora più critica che in Cisgiordania. Prima della crisi attuale, ha detto Ging, circa 55.000 famiglie di profughi a Gaza vivevano di uno stipendio pagato dall'ANP, l’Autorità nazionale palestinese: “Senza paga da due mesi, queste famiglie ora si rivolgono in gran numero ai già saturi centri UNRWA in cerca di  aiuto”. Stati Uniti ed Unione Europea hanno tagliato i crediti diretti all'ANP - ma non gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese - dopo la formazione in marzo del Governo islamico, chiedendo ad Hamas di rinunciare alla violenza e di riconoscere Israele.  Il movimento integralista finora ha respinto queste richieste.  Le casse dell'ANP sono quindi vuote. Il Governo islamico non ha pagato gli stipendi di marzo e aprile dei 165.000 dipendenti  pubblici, che fanno vivere - si ritiene - un quarto circa della popolazione palestinese. Hamas ha affermato di avere raccolto aiuti alternativi per circa 150 milioni di dollari presso i Paesi arabi ed islamici, accusando gli USA di esercitare pressioni sulle banche per impedire il loro trasferimento nei Territori. Continua intanto il braccio di ferro istituzionale fra il Governo di Hamas e il presidente Abu Mazen sul controllo della Sicurezza. Il Governo islamico ha dato il via all'addestramento della nuova Forza di sicurezza formata da 3.000 miliziani dei  gruppi armati vicini a Hamas, cui il presidente ha posto il veto, dichiarandola “illegale” e “anticostituzionale”.  (R.G.) 

 

 

ACCESA DISPUTA AMBIENTALE TRA ARGENTINA ED URUGUAY: BUENOS AIRES

CONTESTA LA DECISIONE DI MONTEVIDEO DI COSTRUIRE DUE CARTIERE

LUNGO IL FIUME URUGUAY, CHE SEGNA IL CONFINE TRA I DUE PAESI, 

TALE PROGETTO VIOLA IL DIRITTO INTERNAZIONALE

 

BUENOS AIRES. Il presidente argentino, Nestor Kirchner, ha ribadito ieri le sue dure critiche all'Uruguay, che propone di costruire due fabbriche di cellulosa - affidate a due multinazionali, la finlandese Botnia e la spagnola Ence - lungo il Rio Uruguay, il fiume che fa da confine tra i due Paesi e che, secondo il governo di Buenos Aires,  potrebbero sfociare in una catastrofe ambientale. “L'integrazione regionale non può essere il risultato di un'imposizione unilaterale, in aperta violazione agli accordi ed al diritto internazionale”, ha sostenuto tra l'altro il capo dello Stato, in riferimento al fatto che ieri il governo argentino ha presentato un ricorso contro l'Uruguay al Tribunale  de L'Aia affinché esprima un parere in merito. Kirchner lo ha affermato nel corso di un evento svoltosi nella città di Gualeguaychù, 223 chilometri a nordovest di  Buenos Aires e a soli 23 da dove sono in costruzione le due fabbriche. Vi hanno partecipato diversi ministri, la quasi totalità dei governatori del Paese, centinaia di sindaci e parlamentari ed oltre 50.000 persone. Il presidente, dopo aver smentito le accuse dell'opposizione di aver fatto “un comizio politico”, ha accusato l'Uruguay di  aver violato diversi Trattati e rivolto un appello “per  l'unità dei Paesi latinoamericani contro le multinazionali che provocano danni all'ambiente”. Sempre oggi il presidente uruguayano, Tabarè Vasquez, che si trova negli Stati Uniti dove giovedì si è incontrato con George W. Bush - al quale, tra l'altro, ha spiegato il tema della  controversia con l'Argentina per le due fabbriche -, in un'intervista televisiva ha dichiarato che “l'Uruguay è il  Paese latinoamericano che meglio protegge l'ambiente” ed ha annunciato che un team di “alto livello” di avvocati  difenderà le posizioni di Montevideo a L'Aia. (R.G.)

 

 

IL RUOLO DEL LAICO NEL PENSIERO DI DON DIVO BARSOTTI: QUESTO IL TEMA DI UN CONVEGNO NAZIONALE, APERTO STAMANE A BOLOGNA, DEDICATO AL FONDATORE

DELLA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO, SCOMPARSO NEL FEBBRAIO SCORSO

- Servizio di Stefano Andrini -

 

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BOLOGNA. = Nel suo intervento, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, è partito da una lettera del 24 ottobre 1960 in cui don Divo narra il sorgere nel suo spirito dell’intuizione carismatica che ha generato la comunità. “Essere i testimoni di Dio: rivelare la sua santità, la sua purezza infinita, essere come una sua presenza per gli uomini quaggiù sulla terra”, scriveva. Ho la convinzione - ha commentato il cardinale Caffarra - che qui sia sintetizzato l’intero carisma della comunità: la filiazione divina che rende il Santo pura trasparenza dell’amore e testimone di Dio nel mondo. Secondo don Barsotti - ha ricordato il cardinale - “tutta l’estensione del nostro essere umani deve essere trasfigurato dalla grazia. Non siamo uomini che sono cristiani, ma cristiani che sono uomini. È dentro a questa deificazione in Cristo della realtà che don Divo disegna il volto laicale dell’unica santità cristiana. Della consonanza di don Barsotti con mons. Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, ha parlato don Paolo Prosperi, della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo. Diversi per formazione e carattere - ha ricordato il relatore - “Barsotti e Giussani hanno in realtà un pensiero comune nell’intendere Cristo e il ruolo del battezzato”. Nel pomeriggio il convegno si concluderà con gli interventi del giornalista Marco Invernizzi e del vescovo di San Marino, Montefeltro Luigi Negri. 

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BILANCIO DEGLI AIUTI DELLA CARITAS A SEI MESI DAL DEVASTANTE TERREMOTO

 IN PAKISTAN: RACCOLTI CIRCA QUATTRO MILIONI DI DOLLARI,

A SOSTEGNO DI OLTRE 9.200 FAMIGLIE

 

ISLAMABAD. = Circa quattro milioni di dollari è il bilancio degli aiuti offerti dalla Caritas per sostenere le vittime del devastante terremoto che ha colpito, lo scorso 8 ottobre, le regioni del Kashmir e della Provincia di Frontiera del Nordest Pakistano, lasciando circa tre milioni di senzatetto e più di 73 mila vittime. Un contributo economico straordinario che ha permesso di aiutare, secondo Mons. Joseph Coutts, Direttore della Caritas Pakistan, oltre 9.200 famiglie, e di distribuire 7.000 tende per nuclei famigliari e 385 tende di maggiori dimensioni, per scuole da campo. Sono state distribuite, inoltre, 35.000 coperte, 6.00 cucine da campo, 4.800 set sanitari per l’igiene. Di peculiare importanza, aggiunge ancora il vescovo, “l’impegno, nel settore sanitario, teso a prevenire l’insorgere di epidemie e curare i malati”. Il programma ha permesso infatti la vaccinazione di 29.000 persone, soprattutto bambini, e la cura di  22.000 persone affette da malattie di diverso genere. All’opera di ricostruzione del Paese hanno contribuito anche diverse istituzioni internazionali, che si sono impegnate a devolvere al Pakistan 5,8 miliardi di dollari, di cui 3,5 miliardi utili per ricostruire infrastrutture locali e case e i restanti impegnati per ripristinare i trasporti, l’energia, i servizi sanitari e l’istruzione. (V.C.)

 

 

SARANNO PREMIATI IN CAMPIDOGLIO, DAL SINDACO VELTRONI,

GLI STUDENTI VINCITORI DEL CONCORSO "L'EUROPA ALLA LAVAGNA 2006",

CHE HANNO REALIZZATO I MIGLIORI SITI INTERNET SULL’EUROPA.

LA CERIMONIA AVRA’ LUOGO IL 9 MAGGIO, GIORNATA DELL’EUROPA

 

ROMA. = In occasione della Giornata dell'Europa del 9 maggio, si svolgerà la cerimonia di premiazione del Concorso “L´Europa alla lavagna”, riservato a tutti gli studenti italiani delle Scuole Superiori, promosso dalla rappresentanza in Italia della Commissione europea. L’evento avrà luogo in due sedi: alle ore 10.000 presso il CIDE in via IV Novembre 149, con la partecipazione del vice presidente della Commissione europea Franco Frattini, i vice presidenti del Parlamento europeo Luigi Cocilovo e Mauro Mauri e il direttore della rappresentanza in Italia della Commissione europea, Pier Virgilio Dastoli che riceveranno una delegazione delle classi e degli istituti vincitori; seguirà poi la visita della Sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio, luogo dove sono stati firmati i Trattati di Roma nel 1957 ed il progetto di Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa nel 2004. Saranno quindi premiati dal Sindaco di Roma Walter Veltroni gli studenti che hanno realizzato i migliori siti Internet sull'Unione europea. Le due migliori classi vincitrici sono state inoltre invitate a visitare la città di Bruxelles, sede delle istituzioni europee, e la città di Vienna, capitale del Paese che ha in questo semestre la presidenza di turno dell'Unione europea. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 maggio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, un elicottero militare britannico è precipitato a Bassora, principale centro petrolifero della zona meridionale del Paese, sotto il controllo del contingente del Regno Unito. Testimoni locali hanno riferito che lo schianto ha provocato la morte di almeno 4 persone. Fonti di polizia hanno rivelato, inoltre, che non sono ancora chiare le dinamiche dell’accaduto ma si ritiene molto probabile l’ipotesi di un attacco sferrato da guerriglieri con un missile terra - aria.

 

Crisi finanziaria dell’Autorità nazionale palestinese, dopo il taglio dei fondi da parte della comunità internazionale, e divisione dei poteri tra il governo guidato da Hamas e la presidenza affidata al presidente Abu Mazen, leader di Al Fatah. Sono questi i principali temi al centro del Vertice, previsto questa sera nella Striscia di Gaza, tra il presidente Abu Mazen ed il premier Ismail Haniyeh. Sul terreno, intanto, la situazione è sempre più drammatica: ieri almeno 5 palestinesi sono morti nella Striscia di Gaza per un raid aereo israeliano.

 

La bozza di risoluzione presentata da Francia e Gran Bretagna all’ONU sul nucleare iraniano deve essere profondamente modificata: lo ha detto, stamani, il vice ministro degli Esteri russo, Serghei Kisliak, aggiungendo tuttavia che “è ancora troppo presto per dire quali cambiamenti debbano essere apportati al progetto di risoluzione” per soddisfare il governo di Mosca. Ma non sono solo le ambizioni atomiche della Repubblica islamica a preoccupare la comunità internazionale: ieri il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha detto che “il governo di Teheran intende passare dal dollaro all’euro negli scambi che riguardano il petrolio”. Durante il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione economica fra i Paesi dell’Asia centrale in corso a Bakù, in Azerbaijian, è stato anche precisato che la nuova quotazione  in euro sarà fissata entro due mesi. Secondo diversi esperti, la decisione iraniana potrebbe incidere sulle decisioni future di molte banche centrali e far crescere le quote di riserve in euro a scapito del dollaro.

 

Negli Stati Uniti, il generale dell’aeronautica Michael Hayden, sarà molto probabilmente il prossimo direttore della CIA. Lo hanno rivelato fonti governative statunitensi poco dopo le dimissioni presentate ieri da Porter Goss, che aveva assunto la carica di direttore dell’Agenzia nel mese di settembre del 2004. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Le dimissioni di Porter Goss, direttore della CIA, sono arrivate a sorpresa in un momento molto delicato per l’amministrazione Bush, con la crisi iraniana in discussione all’ONU, le violenze in Iraq e in Afghanistan e la popolarità del presidente in continuo calo nei sondaggi. Goss era stato nominato da meno di due anni e il suo mandato non era in scadenza ma nel frattempo, il Capo della Casa Bianca già aveva scelto Negroponte come zar dell’Intelligence nazionale cui lo stesso direttore della CIA doveva obbedienza. Fonti riservate hanno motivato le dimissioni proprio con gli attriti avvenuti con Negroponte che voleva ridimensionare il ruolo dell’Agenzia. L’uscita di scena di Goss obbliga Bush a colmare un vuoto importante nel governo proprio mentre l’Intelligence torna al centro dell’attenzione con la crisi iraniana. Infatti, dopo gli errori commessi con le armi di distruzione di massa - mai ritrovate in Iraq – tocca ancora ai servizi segreti di rivelare l’effettiva pericolosità del programma nucleare iraniano e convincere la comunità internazionale a fermarlo. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno sollecitato ieri Russia e Cina ad appoggiare la risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza, che chiede a Teheran di sospendere le attività atomiche sulla base dell’articolo 7 della Carta dell’ONU, invitando Mosca e Pechino a suggerire alternative se non sono d’accordo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Circa 1 milione e 200 mila persone sono chiamate oggi alle urne a Singapore, per le elezioni legislative. Sembra scontata una vittoria del partito per l’azione popolare (PAP) che può contare, attualmente, su 82 degli 84 deputati del Parlamento. L’opposizione, che denuncia un lacunoso accesso ai mezzi di informazione, ha presentato propri candidati solo in 47 seggi. Il premier uscente Lee Hsien Loog, leader del PAP, ha chiesto l’appoggio di tutti gli elettori: “Dateci il vostro sostegno ed assicurateci un mandato forte”, ha detto ieri Lee, figlio di Lee Kuan Yew, uno dei fautori dell’indipendenza del piccolo Stato asiatico. “È fondamentale – ha aggiunto - per muoverci verso il futuro ed andare avanti insieme”. Un futuro che, dal punto di vista economico, non dovrebbe presentare sorprese negative: i primi mesi del 2006 hanno fatto registrare una crescita economica di oltre il 9 per cento; la moneta locale è forte e i dati relativi alla disoccupazione e all’inflazione sono al di sotto dei valori dei Paesi occidentali.

 

In Nigeria, continuano gli sforzi diplomatici per promuovere un accordo totale tra tutti i gruppi ribelli e l’esecutivo di Karthoum sulla martoriata regione sudanese del Darfur. Ieri, il governo sudanese e il principale gruppo ribelle, il Movimento di liberazione, hanno firmato il piano di  pace  proposto dall’Unione Africana e dalla comunità internazionale. Gli altri due gruppi ribelli si sono invece rifiutati, finora, di siglare l’intesa. Il piano prevede il disarmo delle milizie filo – governative e il reintegro degli ex combattenti appartenenti agli opposti schieramenti. L’accordo raggiunto ieri, anche se parziale e provvisorio, costituisce comunque un importante passo in avanti per trovare una soluzione al conflitto che dal 2003 ha causato oltre 200 mila morti e più di 2 milioni e mezzo di profughi.

 

 

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