RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 125  - Testo della trasmissione di venerdì 5  maggio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il futuro delle istituzioni europee al centro dell’udienza concessa da Benedetto XVI al presidente della Commissione Europea, Barroso

 

Cristo risorto trasformerà il mondo: così, Benedetto XVI nell’udienza ai membri della fondazione caritativa Papal Foundation, ricevuti stamani in Sala Clementina

 

Il saluto di Benedetto XVI, ieri pomeriggio, alle Guardie Svizzere in Piazza San Pietro

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In calo il lavoro minorile nel mondo. L’ONU ritiene di eliminare questa piaga entro il 2016, ma in Africa la situazione resta drammatica: ce ne parlano Frank Hageman, Furio Rosati e Cecilia Brighi

 

25 anni fa moriva il leader repubblicano irlandese Bobby Sands, in seguito ad uno sciopero della fame in un carcere dell’Ulster: ai nostri microfoni Silvia Calamati

 

Aperta a Padova “Civitas”, la mostra-convegno della solidarietà: intervista con Antonio Sambo

 

San Giovanni Rotondo festeggia i 50 anni della “Casa Sollievo della Sofferenza” fondata da Padre Pio: con noi mons. Domenico D’Ambrosio e Massimo Bufacchi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperto stamani, alla Gregoriana, dal cardinale Renato Raffaele Martino un Convegno sulla decisiva importanza di un’informazione eticamente corretta e veritiera nelle relazioni internazionali

 

I grandi temi che attraversano la vita della Bolivia nel documento finale dei lavori della Conferenza episcopale del Paese

 

L’intervento del cardinale Crescenzio Sepe all’Assemblea generale delle Pontificie Opere Missionarie, aperta ieri a Ciampino

 

Istituito dai vescovi polacchi un “Consiglio di programmazione” per “Radio Marija

 

Ha visto la luce in questi giorni il secondo volume dell’Enchiridion del Sinodo dei vescovi che abbraccia il periodo dal 1989 al 1995

 

Lectio Magistralis del cardinale Severino Poletto alla 19.ma Fiera internazionale del libro, inaugurata ieri a Torino, sul tema “L’avventura umana”

 

24 ORE NEL MONDO:

Speranze di pace nel Darfur: c’è l’accordo tra il governo sudanese e il principale gruppo guerrigliero

 

Italia: prosegue il dibattito politico sulla elezione del nuovo presidente della Repubblica

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 maggio 2006

 

 

IL FUTURO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE AL CENTRO DELL’UDIENZA CONCESSA

DA BENEDETTO XVI AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, BARROSO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Uno sguardo fiducioso al futuro dell’Europa e sul ruolo che in essa possono giocare i cristiani, nonostante le difficoltà attuali. E’ questo in sintesi il frutto dell’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI a José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea. Questi “si è soffermato – informa un comunicato della Sala Stampa vaticana - sullo stato attuale dell'Unione Europea, sulle sfide che l'attendono e sulle sue prospettive future. Si è convenuto che, nonostante le ombre attualmente presenti, si può guardare con fiducia – prosegue la nota - al processo di integrazione e di consolidamento delle istituzioni europee”.

 

In particolare, durante i venti minuti di incontro privato nella biblioteca del Pontefice, il colloquio si è incentrato sui “presupposti ideali e sugli impegni di solidarietà, necessari affinché tale processo possa pervenire a traguardi stabili, come pure sul contributo che i cristiani possono offrire”. Concluso l’incontro in privato, Barroso ha donato al Papa una statua in ceramica della Madonna di Fatima, mentre Benedetto XVI ha ricambiato con le medaglie del Pontificato. Il presidente della Commissione europea si è poi intrattenuto a colloquio con l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati. Al termine dell’udienza, Barroso è stato avvicinato dal collega Jean Charles Putzolou:

 

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R. - OS VALORES COMUNS…

I valori comuni sono la democrazia, il rispetto dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali: dal diritto alla vita al diritto alla libertà di religione, alla libertà di espressione, ai diritti della società libera. Sono questi i valori comuni. E la verità è che da sempre la Chiesa cattolica ha sostenuto l’integrazione europea. Molti dei padri fondatori d’Europa erano cattolici e oggi, nonostante le istituzioni siano laiche, la verità è che abbiamo dovuto riconoscere il contributo che il pensiero cristiano ha sempre dato all’idea europea. Dopo questo incontro con Benedetto XVI, che come cardinale ha scritto molte volte sull’Europa e che è lui stesso un europeo convinto, sono stato molto incoraggiato dalle parole di fiducia che sono state pronunciate sul futuro dell’Europa.

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CRISTO RISORTO TRASFORMERA’ IL MONDO: COSI’, BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA

 AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE CARITATIVA, PAPAL FOUNDATION,

RICEVUTI STAMANI IN SALA CLEMENTINA

 

La Risurrezione di Cristo trasforma davvero il mondo: dopo il Regina Caeli di domenica scorsa, il Papa è tornato a parlare del fondamento della fede cristiana. L’occasione è stata offerta dall’incontro di stamani, in Sala Clementina, con i membri dell’ente caritativo americano, Papal Foundation. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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THE RISEN CHRIST…

 

Il Cristo Risorto “offre rinnovata speranza e forza a quanti nel nostro mondo soffrono ingiustizie e privazioni”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che ha ringraziato i membri della Papal Foundation per il loro mettere in pratica la carità cristiana. La Pasqua, ha aggiunto, ci dà la speranza che il Risorto “trasformerà davvero il mondo”. Il Signore, ha proseguito, ha promesso “di inviare lo Spirito Santo per infiammare il cuore dei credenti, spingendoli all’amore verso i propri fratelli”, testimoniando “attraverso l’attività caritatevole”, segno dell’“amore del Padre per tutta l’umanità”.

 

AS WE PREPARE…

 

Mentre ci prepariamo alla Pentecoste, ha detto ancora il Papa, “vi incoraggio a proseguire nel vostro generoso impegno, così che la fiamma del divino amore possa continuare ad ardere nei cuori di tutti i credenti, in ogni luogo”. Fondazione cattolica statunitense, istituita nel 1990 dallo scomparso arcivescovo di Filadelfia, il cardinale John Krol, la Papal Foundation si incarica di raccogliere annualmente dei fondi per sostenere le attività caritative del Pontefice. Finanzia soprattutto iniziative in favore di vittime di catastrofi naturali, guerre e malattie.

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BENEDETTO XVI HA SALUTATO IERI POMERIGGIO, DALLA FINESTRA DEL SUO STUDIO PRIVATO, OLTRE UN CENTINAIO DI EX-GUARDIE SVIZZERE GIUNTE A ROMA DOPO UNA LUNGA MARCIA PARTITA DA BELLINZONA. L’EVENTO PER COMMEMORARE L’ARRIVO,

500 ANNI FA, DEI PRIMI 150 FANTI SVIZZERI CHE GIURARONO FEDELTÀ AL PAPA

 

Cinque secoli fa 150 fanti svizzeri si presentavano a Giulio II. Ieri pomeriggio, in Piazza San Pietro, l’evento è stato ricordato da Benedetto XVI. Centinaia di persone hanno accolto l’arrivo a piazza del Popolo di un gruppo di ex-Guardie Svizzere che hanno marciato verso il Vaticano. Partite il 7 aprile dal Canton Ticino per commemorare la nascita della Guardia Svizzera Pontificia hanno voluto poi rendere omaggio al Pontefice. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

 

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... Ed ora eccovi in questa Piazza San Pietro a voi ben nota. Ad accogliervi e a porgervi il suo saluto è il successore di Papa Giulio II, il cui nome è inscindibilmente legato al benemerito Corpo della Guardia Svizzera Pontificia.

 

Con queste parole, Benedetto XVI ha salutato, dalla finestra del suo studio privato, le ex-Guardie Svizzere che hanno marciato da Bellinzona a Roma, percorrendo circa 720 chilometri, per ricordare l’ingresso in Vaticano dei primi soldati elvetici. 500 anni or sono giurarono fedeltà al Papa giungendo in piazza San Pietro dopo aver varcato la Porta del Popolo. E proprio come allora, le Guardie Svizzere hanno percorso le strade della Capitale per presentarsi al Papa.

 

(Voce di una Guardia Svizzera)

 

Nel 1505 Papa Giulio II chiese ed ottenne dalla Confederazione elvetica l’invio di una guardia del corpo di 200 fanti. I primi 150 fanti raggiunsero Roma il 22 gennaio del 1506.

 

IHR WOLLTET DIESE EURE LANGE WANDERUNG…

“Avete voluto intraprendere questo vostro lungo cammino come un pellegrinaggio, percorrendo la famosa via Francigena - ha detto il Papa – una strada percorsa nel Medioevo dai pellegrini che dalla Francia venivano a Roma”.

 

Benedetto XVI ha voluto ricordare anche quanti hanno perso la loro vita nel rendere il loro servizio alla Santa Sede.

 

JE ME REJOUIS AVEC VOUS DE CETTE BELLE INITIATIVE…

Mi rallegro con voi per questa bella iniziativa – ha detto il Papa – che richiama alla nostra memoria il coraggio dei 150 cittadini svizzeri i quali, con grande generosità, difesero fino alla morte la persona del Sommo Pontefice, scrivendo, attraverso il loro sacrificio, una pagina importante della storia della Chiesa.

 

La marcia delle Guardie Svizzere per le vie di Roma è partita da piazza del Popolo, dove il comandante Elmar Mäder ha voluto sottolineare quali motivazioni spingono un giovane svizzero ad offrire il proprio servizio al Vicario di Cristo:

 

La marcia commemorativa, quale avvenimento per il nostro V centenario, ricorda un mezzo millennio durante il quale giovani vennero a Roma. Sono convinto che siano sempre le stesse motivazioni ad attirare le Guardie a Roma. Innanzittutto e soprattutto, è il servizio per il rappresentante in terra del Cristo. Chi s’incammina per Roma quale Guardia, è in cammino verso Cristo stesso. Perché crediamo in Lui, siamo perciò eternamente alla Sua ricerca. Proviamo ad essere più vicini a Lui”.

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E questa sera i festeggiamenti per il V centenario di fondazione del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia proseguono con la cerimonia ufficiale che si svolgerà alle 19 nell’Aula Paolo VI. La serata comincerà con l’inno “Te Deum”, poi sarà eseguito l’oratorio “Carmen saeculare”, ispirato all’amore divino e umano, tema che richiama l’enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento con commenti in lingua italiana sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, in lingua tedesca sull’onda corta 7.135 kHz.

 

Ricordiamo che la nostra emittente seguirà domani in radiocronaca diretta, a partire dalle 9.00, con commenti in italiano e tedesco, la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro, in occasione del V centenario di fondazione delle Guardia Svizzera. Nel pomeriggio, radiocronaca diretta da Piazza San Pietro del Giuramento delle nuove Guardie, a partire dalle ore 16.10, con commenti in italiano e tedesco.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto, nel corso della mattinata, quattro presuli della Conferenza episcopale del Canada-Québec, in visita ad Limina. Nel pomeriggio, il Papa riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "Un pellegrinaggio sulle orme e con lo spirito delle prime 150 Guardie Svizzere": il saluto di Benedetto XVI ai partecipanti alla "Marcia commemorativa" in occasione del quinto centenario della Guardia Svizzera Pontificia.

 

Servizio vaticano - Tre pagine dedicate ai 50 anni di vita della "Casa sollievo della sofferenza" di San Giovanni Rotondo.

 

Servizio estero - Un articolo dal titolo "Si riduce il lavoro minorile nel mondo, ma la piaga resta ancora troppo diffusa": secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro sono oltre duecento milioni i bambini e gli adolescenti che non vedono riconosciuti i loro diritti.

Per la rubrica dell'"Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Bolivia: la nazionalizzazione del settore energetico".

 

Servizio culturale - Un articolo di Umberto Santarelli dal titolo "Cattolici, società e politica oggi": un volume di Gastone Simoni.

 

Servizio italiano - Quirinale: prove di dialogo fra gli schieramenti.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 maggio 2006

 

 

IN CALO IL LAVORO MINORILE NEL MONDO. L’ONU RITIENE DI ELIMINARNE LA PIAGA

ENTRO IL 2016, MA IN AFRICA LA SITUAZIONE RESTA DRAMMATICA

- Ai nostri microfoni Frank Hageman e Furio Rosati -

 

Tra il 2000 ed il 2004, il numero globale dei lavoratori minorenni è sceso dell'11 per cento, da 246 milioni a 218 milioni. Lo rende noto l’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro con sede a Ginevra, che ha presentato il suo Rapporto sulla situazione del lavoro minorile nel mondo. Il dato che emerge dal documento rafforza la convinzione dell’ONU di poter sconfiggere le forme di lavoro minorile entro il 2016. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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Negli ultimi anni le politiche per contrastare il lavoro minorile hanno dato risultati sorprendenti a livello internazionale. La diminuzione più importante si registra nell’ambito dei lavori pericolosi, con un calo generale del 26 per cento nella fascia di età che va dai 5 ai 17 anni. Secondo l’ILO, agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la riduzione registrata si deve a “un maggior impegno politico, a una maggiore consapevolezza” che si sono concretizzati in un “movimento mondiale contro il lavoro minorile”. Sentiamo Frank Hageman, funzionario dell’Organizzazione internazionale del lavoro:

 

“WE HAVE PUT FORWARD A GOAL WHICH WE THINK …

Ci siamo prefissi un obiettivo ambizioso ma crediamo raggiungibile e cioè l’eliminazione di ogni forma di lavoro minorile entro i prossimi dieci anni. Noi speriamo che l’auspicata unanimità su questo problema favorisca la realizzazione di questo obiettivo”.

 

La riduzione del lavoro minorile è stata più rapida in America Latina e nei Caraibi, dove il numero dei lavoratori minorenni è sceso di due terzi negli ultimi quattro anni. Anche l’Asia ed il Pacifico hanno registrato una riduzione del numero di lavoratori minorenni. E’ l’Africa subsahariana la regione in cui il lavoro minorile ha la più alta incidenza: 26 per cento, pari a 50 milioni di lavoratori minorenni. Qui la lotta al fenomeno è più difficile per l'alta crescita della popolazione, l’aumento della povertà e dell'epidemia dell'AIDS/HIV. Il commento di Furio Rosati, responsabile del progetto Understanding Children’s Work, patrocinato da ILO, UNICEF e Banca Mondiale:

 

“Quello che si dovrebbe fare è inserire il problema dei giovani al centro delle politiche di sviluppo perché molte politiche sono fallite. Una delle poche possibilità che ha l’Africa veramente di risollevarsi è quella di investire in una classe dirigente futura, in una manodopera ben formata e  non rinunciare a costruire le istituzioni. Quello che purtroppo succede spesso in Africa è che si vede che l’intervento è frammentato perché le istituzioni non ci sono e quindi ci si muove parallelamente alle istituzioni del governo, perché i governi sono deboli e sono spesso corrotti”.

 

Il rapporto dell’ILO non contiene dati sulla consistenza del lavoro minorile in Italia, il cui ultimo monitoraggio dell’ISTAT risale a 4 anni fa ed indicava 30 mila lavoratori minorenni nel Paese. Un contributo essenziale alla lotta del fenomeno può comunque venire dalle aziende italiane che operano all’estero – sottolinea Cecilia Brighi del sindacato italiano CISL – in particolare attraverso la cosiddetta “responsabilità sociale delle imprese”:

 

R. - Non sono assolutamente contraria a che le imprese si muovano sul piano internazionale e si internazionalizzino. Questo è un elemento importante dello sviluppo, ma lo devono fare nel pieno rispetto dei diritti umani fondamentali e dei diritti umani fondamentali e dei diritti del lavoro”.

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25 ANNI FA MORIVA IL LEADER REPUBBLICANO IRLANDESE BOBBY SANDS,

IN SEGUITO AD UNO SCIOPERO DELLA FAME IN UN CARCERE DELL’ULSTER

- Intervista con Silvia Calamati -

 

25 anni fa, il 5 maggio del 1981, moriva nel carcere di Maze, in Irlanda del Nord, il leader repubblicano irlandese Bobby Sands, in seguito ad uno sciopero della fame: una sorte seguita di lì a poco da altri 9 suoi compagni di detenzione. Le autorità britanniche gli avevano negato lo status di prigionieri politici. Londra subì un grave colpo sul piano del prestigio: la questione irlandese tornò sulle pagine dei mass-media internazionali, e candidati repubblicani in elezioni suppletive ai Parlamenti di Londra e di Dublino vennero eletti con un successo superiore ad ogni previsione. Sono seguiti anni di violenza e poi, dopo l’inizio delle trattative con la guerriglia dell'IRA, si è arrivati  all’accordo di pace del venerdì Santo, il 10 aprile 1998. Ma per ricordare il 5 maggio di 25 anni fa, Fausta Speranza ha intervistato Silvia Calamati, esperta della questione irlandese che si trova a Belfast:

 

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R. - Anni di lotte carcerarie condotte in condizioni terribili, in celle coperte di sporcizia e di escrementi, tenuti nudi con solo una coperta per coprirsi, con le finestre delle celle senza vetri, sottoposti a brutalità e pestaggi dalla mattina alla sera. Le lotte carcerarie furono condotte da  detenuti nel carcere di Long Kesh nel tentativo di ottenere lo status di prigionieri politici, che era stato abolito dall’allora primo ministro Margaret Thatcher E’ molto difficile capire che cosa la morte di questi dieci giovani ragazzi, tutti al di sotto dei 30 anni, ha rappresentato: è una ferita nel cuore della comunità nazionalista che non ha eguali. Ci sono persone che ancora oggi fanno molta fatica a raccontare quei terribili mesi. Ebbe un duplice significato: da una parte attirare ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale su questa parte dimenticata d’Europa e soprattutto iniziare un processo politico che avrebbe poi aperto le porte al dialogo e anche all’accordo del Venerdì Santo del 1998. Per cui la morte di quei giovani irlandesi sicuramente ha cambiato la storia dell’Irlanda del Nord.

 

D. – Oggi, come viene celebrato questo anniversario?

 

R. – Nei quartieri nazionalisti ha luogo la black flag march, con tutte le bandiere nere a ricordo di Bobby Sands. Ci sono rappresentazioni teatrali nei vari quartieri. Ci sono delle veglie, ci sono delle Messe, per ricordare anche con la preghiera il sacrificio di questi dieci ragazzi. La fotografia di Bobby Sands campeggia in qualsiasi quartiere nazionalista di Belfast e in altre città dell’Irlanda del Nord in questi giorni.

 

D. – Possiamo dire che tutta questa storia sta in una pagina che è stata voltata?

 

R. – La pagina è stata voltata. Non ci sono, almeno a Belfast, soldati per le strade, non ci sono barricate. I soldi stanno cominciando ad arrivare. Quello che rimane ancora del tutto bloccato è un processo politico dall’ottobre del 2002 con l’Assemblea dell’Irlanda del Nord che è stata sospesa. Abbiamo perciò una parte del Regno Unito in cui la vita politica è assolutamente bloccata. Sicuramente l’elemento più evidente è che lo Sinn Fein, il partito che al tempo di Bobby Sands non era altro che l‘ala politica dell’IRA, oggi è diventato il principale partito nazionalista dell’Irlanda del Nord e ha un forte appoggio della popolazione della Repubblica d’Irlanda e questo sarebbe stato assolutamente inimmaginabile 25 anni fa.

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AL VIA OGGI A PADOVA, “CIVITAS”, LA PIU’ IMPORTANTE MOSTRA CONVEGNO

DELLA SOLIDARIETA’ IN EUROPA

- Intervista con Antonio Sambo -

        

Da oggi fino al 7 maggio, riapre nuovamente i battenti a Padova “Civitas”, la più importante mostra convegno della solidarietà, dell'economia sociale e civile in Europa. Un evento che si distingue per la peculiarità di essere insieme salone espositivo e momento di incontro e confronto culturale. Ce ne riferisce Silvio Scacco.

 

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Nel 2006 l'Italia festeggia i sessant'anni del diritto delle donne a votare. Oltre il 60 per cento di chi opera nel terzo settore è donna. La maggior parte dei progetti italiani di microcredito sono finanziati a favore di donne, ritenute anelli forti di stabilità nello sviluppo dell'economia dei Paesi del Sud del mondo. Anche per questi motivi, doppiata la boa delle dieci edizioni, “Civitas” punta quest'anno sulla donna. L'appuntamento padovano dove si ritrovano quasi 400 organizzazioni senza fini di lucro, declina al femminile i rapporti con la società civile, le istituzioni e le imprese. Ed ecco come nasce 'Generazione', il tema di questo undicesimo anno di vita di Civitas, con i suoi 100 appuntamenti tra convegni, seminari di formazione e di aggiornamento, workshop, presentazioni di studi e ricerche sul settore, eventi di lancio di nuovi progetti e prodotti sociali. La scelta è motivata dalla convinzione che il terzo settore sia risorsa e motivo di innovazione, che pratica ed educa all'esercizio della responsabilità, che sa generare buone iniziative, meglio, buone prassi - questo il termine caro al popolo di Civitas - per il bene comune. Ma Civitas sarà anche l'occasione per ricordare tutte le situazioni in cui la donna non ha voce a causa di pregiudizio e ignoranza culturale. Dalla voce di Antonio Sambo, coordinatore di Civitas, le due principali novità dell’edizione di quest’anno:

 

“Le novità quest’anno, devo dire, sono decisamente molte. La prima novità è un ospite molto importante: il Brasile, con una delegazione brasiliana di oltre 20 persone, con uno stand, un’area brasiliana, molto importante che rappresenta la loro realtà socio-economica e rappresenta anche quelle che sono le attività che noi italiani realizziamo in Brasile, quali sono i collegamenti. L’altra novità molto importante è il collegamento con il mondo dell’impresa e dell’economia tradizionale. Il no-profit è sempre stato considerato una “cenerentola” della società e noi dimostriamo a Civitas che questa è una falsa percezione”.  

 

Da Padova, per la Radio Vaticana, Silvio Scacco.

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IL 5 MAGGIO DEL 1956 VENIVA INAUGURATA A SAN GIOVANNI ROTONDO

DA PADRE PIO LA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA. STAMANI,

PER CELEBRARE I 50 ANNI DI ATTIVITÀ DELL’OSPEDALE,

È STATA CELEBRATA UNA MESSA SOLENNE,

A PRESIEDERLA IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO

- Intervista con mons. Domenico D’Ambrosio e Massimo Bufacchi -

 

Cinquant’anni fa veniva inaugurata a San Giovanni Rotondo la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da Padre Pio. Stamani, davanti il nosocomio, sotto una pioggia battente, è stata celebrata una Messa solenne presieduta dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Prima dell’inizio della cerimonia, è stato proiettato il discorso che Padre Pio tenne in occasione dell’inaugurazione. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia e delegato della Santa Sede per il santuario e le opere di San Pio da Pietrelcina, come funziona oggi l’ospedale:

 

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R. – Questa “Casa” è luogo di preghiera e di scienza - sono le testuali parole di Padre Pio - dove il genere umano si ritrova in Cristo crocifisso come un solo gregge, con un solo pastore. Credo che sia proprio in questa definizione l’originalità di questa opera. E’ un ospedale, certo, che cura gli ammalati, ma la cura degli ammalati passa attraverso la dimensione propria del cristiano, che vede nell’ammalato l’immagine di Gesù. E’ un ospedale, è una casa, è un luogo di preghiera e di scienza.

 

D. – Il malato che clima trova alla Casa Sollievo della Sofferenza?

 

R. – Certo non posso enfatizzare. Ci sono anche qui i limiti propri delle cose umane che, in fondo, fanno sempre capolino. E’ chiaro, però, che l’ammalato qui viene accolto veramente come l’immagine del Cristo sofferente. Quindi, c’è tutto l’accompagnamento spirituale, la presenza di un bel gruppo di cappellani, oltre 40 suore, di infermieri, che poi ciclicamente vengono accompagnati in un itinerario di formazione, di attenzione all’ammalato. L’idea è che qui veramente sia una “casa” e la casa è il luogo dell’amore. San Pio da Pietrelcina ha voluto consegnare questa Casa al Papa. Io sono il delegato del Papa per questa opera. Comprendo la delicatezza e la tremenda responsabilità che mi è stata consegnata, ma questa è anche garanzia che siamo nel cuore della Chiesa, che vogliamo amare soprattutto nelle parti più doloranti e più sofferenti.

 

Ma che tipo di ospedale è la Casa Sollievo della Sofferenza?  Ci risponde il direttore generale, il dott. Massimo Bufacchi:

 

R. – Oggi noi abbiamo più di mille posti letto, abbiamo circa 2500 dipendenti diretti ed anche un indotto abbastanza importante. Ricoveriamo circa 50 mila pazienti l’anno e siamo considerati a livello di eccellenza, sulla base di parametri che vengono definiti da criteri oggettivi dal Ministero della Salute, tra i migliori ospedali italiani. Abbiamo praticamente tutte le specializzazioni. Siamo soprattutto forti in oncoematologia e nelle attività chirurgiche.

 

D. – Quanto ancora si avverte nella Casa Sollievo della Sofferenza l’opera di Padre Pio?

 

R. – Direi tantissimo. Si respira nei corridoi e non soltanto perché ci sono le fotografie, i quadri, le statue di San Pio. Io ricevo normalmente almeno tre, quattro lettere alla settimana di persone che ci ringraziano per la cura e l’attenzione che noi mettiamo. Ogni tanto, debbo dire, ne ricevo anche qualcuna da persone che si lamentano. Ci ringraziano spesso non tanto perché sono stati sanati, ma perché sono stati curati con attenzione.  E lo spirito del fondatore, che chiedeva che questo fosse un tempio di attenzione e di scienza, la maggior parte delle persone lo vive ancora.

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 maggio 2006

 

 

IN CALO IL LAVORO MINORILE NEL MONDO. L’ONU RITIENE DI ELIMINARNE LA PIAGA

ENTRO IL 2016, MA IN AFRICA LA SITUAZIONE RESTA DRAMMATICA

- Ai nostri microfoni Frank Hageman e Furio Rosati -

 

Tra il 2000 ed il 2004, il numero globale dei lavoratori minorenni è sceso dell'11 per cento, da 246 milioni a 218 milioni. Lo rende noto l’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro con sede a Ginevra, che ha presentato il suo Rapporto sulla situazione del lavoro minorile nel mondo. Il dato che emerge dal documento rafforza la convinzione dell’ONU di poter sconfiggere le forme di lavoro minorile entro il 2016. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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Negli ultimi anni le politiche per contrastare il lavoro minorile hanno dato risultati sorprendenti a livello internazionale. La diminuzione più importante si registra nell’ambito dei lavori pericolosi, con un calo generale del 26 per cento nella fascia di età che va dai 5 ai 17 anni. Secondo l’ILO, agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la riduzione registrata si deve a “un maggior impegno politico, a una maggiore consapevolezza” che si sono concretizzati in un “movimento mondiale contro il lavoro minorile”. Sentiamo Frank Hageman, funzionario dell’Organizzazione internazionale del lavoro:

 

“WE HAVE PUT FORWARD A GOAL WHICH WE THINK …

Ci siamo prefissi un obiettivo ambizioso ma crediamo raggiungibile e cioè l’eliminazione di ogni forma di lavoro minorile entro i prossimi dieci anni. Noi speriamo che l’auspicata unanimità su questo problema favorisca la realizzazione di questo obiettivo”.

 

La riduzione del lavoro minorile è stata più rapida in America Latina e nei Caraibi, dove il numero dei lavoratori minorenni è sceso di due terzi negli ultimi quattro anni. Anche l’Asia ed il Pacifico hanno registrato una riduzione del numero di lavoratori minorenni. E’ l’Africa subsahariana la regione in cui il lavoro minorile ha la più alta incidenza: 26 per cento, pari a 50 milioni di lavoratori minorenni. Qui la lotta al fenomeno è più difficile per l'alta crescita della popolazione, l’aumento della povertà e dell'epidemia dell'AIDS/HIV. Il commento di Furio Rosati, responsabile del progetto Understanding Children’s Work, patrocinato da ILO, UNICEF e Banca Mondiale:

 

“Quello che si dovrebbe fare è inserire il problema dei giovani al centro delle politiche di sviluppo perché molte politiche sono fallite. Una delle poche possibilità che ha l’Africa veramente di risollevarsi è quella di investire in una classe dirigente futura, in una manodopera ben formata e  non rinunciare a costruire le istituzioni. Quello che purtroppo succede spesso in Africa è che si vede che l’intervento è frammentato perché le istituzioni non ci sono e quindi ci si muove parallelamente alle istituzioni del governo, perché i governi sono deboli e sono spesso corrotti”.

 

Il rapporto dell’ILO non contiene dati sulla consistenza del lavoro minorile in Italia, il cui ultimo monitoraggio dell’ISTAT risale a 4 anni fa ed indicava 30 mila lavoratori minorenni nel Paese. Un contributo essenziale alla lotta del fenomeno può comunque venire dalle aziende italiane che operano all’estero – sottolinea Cecilia Brighi del sindacato italiano CISL – in particolare attraverso la cosiddetta “responsabilità sociale delle imprese”:

 

R. - Non sono assolutamente contraria a che le imprese si muovano sul piano internazionale e si internazionalizzino. Questo è un elemento importante dello sviluppo, ma lo devono fare nel pieno rispetto dei diritti umani fondamentali e dei diritti umani fondamentali e dei diritti del lavoro”.

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25 ANNI FA MORIVA IL LEADER REPUBBLICANO IRLANDESE BOBBY SANDS,

IN SEGUITO AD UNO SCIOPERO DELLA FAME IN UN CARCERE DELL’ULSTER

- Intervista con Silvia Calamati -

 

25 anni fa, il 5 maggio del 1981, moriva nel carcere di Maze, in Irlanda del Nord, il leader repubblicano irlandese Bobby Sands, in seguito ad uno sciopero della fame: una sorte seguita di lì a poco da altri 9 suoi compagni di detenzione. Le autorità britanniche gli avevano negato lo status di prigionieri politici. Londra subì un grave colpo sul piano del prestigio: la questione irlandese tornò sulle pagine dei mass-media internazionali, e candidati repubblicani in elezioni suppletive ai Parlamenti di Londra e di Dublino vennero eletti con un successo superiore ad ogni previsione. Sono seguiti anni di violenza e poi, dopo l’inizio delle trattative con la guerriglia dell'IRA, si è arrivati  all’accordo di pace del venerdì Santo, il 10 aprile 1998. Ma per ricordare il 5 maggio di 25 anni fa, Fausta Speranza ha intervistato Silvia Calamati, esperta della questione irlandese che si trova a Belfast:

 

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R. - Anni di lotte carcerarie condotte in condizioni terribili, in celle coperte di sporcizia e di escrementi, tenuti nudi con solo una coperta per coprirsi, con le finestre delle celle senza vetri, sottoposti a brutalità e pestaggi dalla mattina alla sera. Le lotte carcerarie furono condotte da  detenuti nel carcere di Long Kesh nel tentativo di ottenere lo status di prigionieri politici, che era stato abolito dall’allora primo ministro Margaret Thatcher E’ molto difficile capire che cosa la morte di questi dieci giovani ragazzi, tutti al di sotto dei 30 anni, ha rappresentato: è una ferita nel cuore della comunità nazionalista che non ha eguali. Ci sono persone che ancora oggi fanno molta fatica a raccontare quei terribili mesi. Ebbe un duplice significato: da una parte attirare ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale su questa parte dimenticata d’Europa e soprattutto iniziare un processo politico che avrebbe poi aperto le porte al dialogo e anche all’accordo del Venerdì Santo del 1998. Per cui la morte di quei giovani irlandesi sicuramente ha cambiato la storia dell’Irlanda del Nord.

 

D. – Oggi, come viene celebrato questo anniversario?

 

R. – Nei quartieri nazionalisti ha luogo la black flag march, con tutte le bandiere nere a ricordo di Bobby Sands. Ci sono rappresentazioni teatrali nei vari quartieri. Ci sono delle veglie, ci sono delle Messe, per ricordare anche con la preghiera il sacrificio di questi dieci ragazzi. La fotografia di Bobby Sands campeggia in qualsiasi quartiere nazionalista di Belfast e in altre città dell’Irlanda del Nord in questi giorni.

 

D. – Possiamo dire che tutta questa storia sta in una pagina che è stata voltata?

 

R. – La pagina è stata voltata. Non ci sono, almeno a Belfast, soldati per le strade, non ci sono barricate. I soldi stanno cominciando ad arrivare. Quello che rimane ancora del tutto bloccato è un processo politico dall’ottobre del 2002 con l’Assemblea dell’Irlanda del Nord che è stata sospesa. Abbiamo perciò una parte del Regno Unito in cui la vita politica è assolutamente bloccata. Sicuramente l’elemento più evidente è che lo Sinn Fein, il partito che al tempo di Bobby Sands non era altro che l‘ala politica dell’IRA, oggi è diventato il principale partito nazionalista dell’Irlanda del Nord e ha un forte appoggio della popolazione della Repubblica d’Irlanda e questo sarebbe stato assolutamente inimmaginabile 25 anni fa.

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AL VIA OGGI A PADOVA, “CIVITAS”, LA PIU’ IMPORTANTE MOSTRA CONVEGNO

DELLA SOLIDARIETA’ IN EUROPA

- Intervista con Antonio Sambo -

        

Da oggi fino al 7 maggio, riapre nuovamente i battenti a Padova “Civitas”, la più importante mostra convegno della solidarietà, dell'economia sociale e civile in Europa. Un evento che si distingue per la peculiarità di essere insieme salone espositivo e momento di incontro e confronto culturale. Ce ne riferisce Silvio Scacco.

 

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Nel 2006 l'Italia festeggia i sessant'anni del diritto delle donne a votare. Oltre il 60 per cento di chi opera nel terzo settore è donna. La maggior parte dei progetti italiani di microcredito sono finanziati a favore di donne, ritenute anelli forti di stabilità nello sviluppo dell'economia dei Paesi del Sud del mondo. Anche per questi motivi, doppiata la boa delle dieci edizioni, “Civitas” punta quest'anno sulla donna. L'appuntamento padovano dove si ritrovano quasi 400 organizzazioni senza fini di lucro, declina al femminile i rapporti con la società civile, le istituzioni e le imprese. Ed ecco come nasce 'Generazione', il tema di questo undicesimo anno di vita di Civitas, con i suoi 100 appuntamenti tra convegni, seminari di formazione e di aggiornamento, workshop, presentazioni di studi e ricerche sul settore, eventi di lancio di nuovi progetti e prodotti sociali. La scelta è motivata dalla convinzione che il terzo settore sia risorsa e motivo di innovazione, che pratica ed educa all'esercizio della responsabilità, che sa generare buone iniziative, meglio, buone prassi - questo il termine caro al popolo di Civitas - per il bene comune. Ma Civitas sarà anche l'occasione per ricordare tutte le situazioni in cui la donna non ha voce a causa di pregiudizio e ignoranza culturale. Dalla voce di Antonio Sambo, coordinatore di Civitas, le due principali novità dell’edizione di quest’anno:

 

“Le novità quest’anno, devo dire, sono decisamente molte. La prima novità è un ospite molto importante: il Brasile, con una delegazione brasiliana di oltre 20 persone, con uno stand, un’area brasiliana, molto importante che rappresenta la loro realtà socio-economica e rappresenta anche quelle che sono le attività che noi italiani realizziamo in Brasile, quali sono i collegamenti. L’altra novità molto importante è il collegamento con il mondo dell’impresa e dell’economia tradizionale. Il no-profit è sempre stato considerato una “cenerentola” della società e noi dimostriamo a Civitas che questa è una falsa percezione”.  

 

Da Padova, per la Radio Vaticana, Silvio Scacco.

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IL 5 MAGGIO DEL 1956 VENIVA INAUGURATA A SAN GIOVANNI ROTONDO DA PADRE PIO LA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA. STAMANI, PER CELEBRARE I 50 ANNI

DI ATTIVITÀ DELL’OSPEDALE, È STATA CELEBRATA UNA MESSA SOLENNE,

A PRESIEDERLA IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO

- Intervista con mons. Domenico D’Ambrosio e Massimo Bufacchi -

 

Cinquant’anni fa veniva inaugurata a San Giovanni Rotondo la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da Padre Pio. Stamani, davanti il nosocomio, sotto una pioggia battente, è stata celebrata una Messa solenne presieduta dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Prima dell’inizio della cerimonia, è stato proiettato il discorso che Padre Pio tenne in occasione dell’inaugurazione. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia e delegato della Santa Sede per il santuario e le opere di San Pio da Pietrelcina, come funziona oggi l’ospedale:

 

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R. – Questa “Casa” è luogo di preghiera e di scienza - sono le testuali parole di Padre Pio - dove il genere umano si ritrova in Cristo crocifisso come un solo gregge, con un solo pastore. Credo che sia proprio in questa definizione l’originalità di questa opera. E’ un ospedale, certo, che cura gli ammalati, ma la cura degli ammalati passa attraverso la dimensione propria del cristiano, che vede nell’ammalato l’immagine di Gesù. E’ un ospedale, è una casa, è un luogo di preghiera e di scienza.

 

D. – Il malato che clima trova alla Casa Sollievo della Sofferenza?

 

R. – Certo non posso enfatizzare. Ci sono anche qui i limiti propri delle cose umane che, in fondo, fanno sempre capolino. E’ chiaro, però, che l’ammalato qui viene accolto veramente come l’immagine del Cristo sofferente. Quindi, c’è tutto l’accompagnamento spirituale, la presenza di un bel gruppo di cappellani, oltre 40 suore, di infermieri, che poi ciclicamente vengono accompagnati in un itinerario di formazione, di attenzione all’ammalato. L’idea è che qui veramente sia una “casa” e la casa è il luogo dell’amore. San Pio da Pietrelcina ha voluto consegnare questa Casa al Papa. Io sono il delegato del Papa per questa opera. Comprendo la delicatezza e la tremenda responsabilità che mi è stata consegnata, ma questa è anche garanzia che siamo nel cuore della Chiesa, che vogliamo amare soprattutto nelle parti più doloranti e più sofferenti.

 

Ma che tipo di ospedale è la Casa Sollievo della Sofferenza?  Ci risponde il direttore generale, il dott. Massimo Bufacchi:

 

R. – Oggi noi abbiamo più di mille posti letto, abbiamo circa 2500 dipendenti diretti ed anche un indotto abbastanza importante. Ricoveriamo circa 50 mila pazienti l’anno e siamo considerati a livello di eccellenza, sulla base di parametri che vengono definiti da criteri oggettivi dal Ministero della Salute, tra i migliori ospedali italiani. Abbiamo praticamente tutte le specializzazioni. Siamo soprattutto forti in oncoematologia e nelle attività chirurgiche.

 

D. – Quanto ancora si avverte nella Casa Sollievo della Sofferenza l’opera di Padre Pio?

 

R. – Direi tantissimo. Si respira nei corridoi e non soltanto perché ci sono le fotografie, i quadri, le statue di San Pio. Io ricevo normalmente almeno tre, quattro lettere alla settimana di persone che ci ringraziano per la cura e l’attenzione che noi mettiamo. Ogni tanto, debbo dire, ne ricevo anche qualcuna da persone che si lamentano. Ci ringraziano spesso non tanto perché sono stati sanati, ma perché sono stati curati con attenzione.  E lo spirito del fondatore, che chiedeva che questo fosse un tempio di attenzione e di scienza, la maggior parte delle persone lo vive ancora.

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CHIESA E SOCIETA’

5 maggio 2006

 

 

L’IMPORTANZA DI UN’INFORMAZIONE ETICAMENTE CORRETTA E VERITIERA

NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI, AL CENTRO DI UN CONVEGNO DI STUDIO

ALLA GREGORIANA, APERTO DAL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO

- Servizio di Paolo Scappucci -

 

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ROMA. = La responsabilità dell’informazione rispetto alla giustizia internazionale e alla pace, in un mondo in cui la globalizzazione porta velocemente al formarsi di un’opinione pubblica transnazionale, è stata posta in rilievo dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e dei Migranti e gli Itineranti, aprendo alla Gregoriana in Roma i lavori di un Convegno di studio su “Etica dell’informazione nelle relazioni internazionali”. L’assise si inserisce tra le iniziative del Seminario permanente di studi sull’etica nelle relazioni internazionali, fondato presso l’ateneo pontificio dal senatore Giuseppe Vedovato, con la finalità di promuovere maggiore spessore etico nella conduzione dei rapporti tra i popoli, con la convinzione che – come evidenziato dal nuovo rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda - “l’assenza o la riduzione dei valori etici concorre ineluttabilmente al declino di ogni civiltà”. Sulla scorta dell’Inter Mirifica, il cardinale Martino ha anzitutto rimarcato che i responsabili dei mass media esercitano correttamente il diritto all’informazione se la loro comunicazione è sempre “veritiera e integra, nel rispetto della giustizia e della carità”. Ha poi rilevato che l’arretratezza e il sapere inadeguato, che mantengono in stato di povertà intere popolazioni dei Paesi poveri, hanno tra le loro cause l’uso egoistico delle nuove tecnologie della conoscenza e dell’informazione da parte dei Paesi economicamente più avanzati. Il porporato non ha mancato, per contro, di evidenziare che anche la difesa dei diritti umani diventa possibile su scala planetaria, grazie alle informazioni  reciproche tra i “navigatori” che, trasformandosi in “informatori internazionali”, spesso riescono ad ottenere risultati concreti, come ad esempio riguardo al genocidio del Darfur, e soprattutto a creare una mentalità sensibile al rispetto della dignità umana. Il presidente di Giustizia e Pace ha infine sottolineato che, accanto al potenziale positivo della mondializzazione dell’informazione, vi è quello negativo della sua incontrollabilità: l’impegno di tutte le istanze di controllo saranno inutili senza quello contemporaneo dei responsabili dell’educazione, dalle famiglie agli insegnanti, dalle persone di cultura ai leaders religiosi. Il convegno approfondisce oggi gli aspetti antropologici e politici dell’informazione internazionale e poi quelli giuridici e socio-economici; domani, le caratteristiche dell’informazione  odierna, con relazioni finali del direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e del suo predecessore, padre Pasquale Borgomeo.

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I GRANDI TEMI CHE ATTRAVERSANO LA VITA DELLA BOLIVIA NEL DOCUMENTO FINALE

DEI LAVORI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE: SULLA NAZIONALIZZAZIONE

DEGLI IDROCARBURI, I PRESULI AUSPISCANO CHE NON SI RICADA

NELLA CATTIVA AMMINISTRAZIONE E CORRUZIONE

E CHE I BENEFICI ECONOMICI VADANO A FRUTTO DEI PIU’ POVERI

- A cura di Luis Badilla -

 

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COCHABAMBA. = Alla fine dei lavori della Conferenza episcopale boliviana, i presuli hanno pubblicato lo scorso 3 maggio, un ampio documento  in cui analizzano i compiti pastorali prioritari e, al tempo stesso, la delicata situazione del Paese. In particolare, i vescovi si pronunciano sulla recente decisione del presidente Evo Morales che il primo maggio ha annunciato la nazionalizzazione degli idrocarburi. I presuli scrivono: “Il governo ha deciso una misura di tipo economico e sociale che incide fortemente nella vita e nel futuro del Paese: il recupero della proprietà degli idrocarburi. Questa disposizione vuole essere l'adempimento della volontà della popolazione, già espressa a maggioranza nel referendum del luglio 2004. Ci auguriamo che questa misura possa essere realizzata in una cornice di equità e giustizia, evitando la corruzione e la cattiva amministrazione che la nazione ha già conosciuto in passato nell'ambito delle imprese statali. Speriamo che dei benefici possano godere tutti i settori del Paese, ma in modo particolare i più poveri e meno protetti. In momenti decisivi per la patria, tutti i boliviani sono chiamati ad agire con buon senso e serenità all'interno di un vero spirito democratico e di un clima di pace, proteggendo gli interessi nazionali nel contesto della comunità delle Nazioni”. Col pensiero alla V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e caraibico, che avrà luogo in Brasile nel maggio 2007, i vescovi ribadiscono il loro invito al popolo di Dio, soprattutto al laicato, per un’attiva e dinamica partecipazione in tutte le tappe di un così importante evento ecclesiale. La Conferenza episcopale sottolinea inoltre che durante i lavori si sono volute approfondire le grandi questioni del rapporto tra Chiesa, Stato e società. In concreto, i presuli si augurano che l’Assemblea costituente prossima sia l’occasione per “costruire una Bolivia di tutti” e che il dibattito serva “per edificare ponti” al servizio “della riconciliazione, della trasparenza e della democrazia vera”. Nel processo costituente, i presuli chiedono a tutti di lavorare per “evitare divisioni, imposizioni della maggioranza sulla minoranza, il prevalere di interessi regionali o settoriali” a discapito del bene comune e del senso di comunità nazionale.

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 CHINARSI, COME BUONI SAMARITANI, DI FRONTE ALLE NECESSITÀ DEI FRATELLI,

SOPRATTUTTO SE PIÙ POVERI E BISOGNOSI:

L’INVITO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE IN APERTURA, IERI A CIAMPINO,

DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE

 

ROMA. = “Il nostro principale impegno è di chinarci, come buoni samaritani, sulle necessità dei nostri fratelli, specialmente dei più poveri e bisognosi”. Con queste parole il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evange-lizzazione dei Popoli e presidente del Comitato Supremo delle Pontificie Opere Missionarie (POM) ha aperto ieri a Ciampino, nei pressi di Roma, l’Assemblea generale delle POM. Nel suo discorso, il porporato, ha citato il nuovo Statuto, “un testo chiaro e adeguato per affrontare i non pochi problemi e sfide posti dall’attuale situazione missionaria nel mondo”. Soffermandosi sul tema della comunione cattolica, il cardinale ha messo in luce che “occorre avere cura che i doni che le Chiese si scambiano aboliscano la superiorità di chi dona e l’inferiorità di chi riceve; siano attente ai reali bisogni delle Chiese e dei loro cammini; rispecchino un’autentica gerarchia di necessità ecclesiale e non solo la capacità manageriale di alcuni; raggiungano tutte le Chiese senza trascurarne nessuna”. “Si tratta di discernere – secondo il prefetto del dicastero missionario - ciò che promuove la comunione e ciò che, invece, esprime e mantiene la differenza di potere economico e politico che esiste anche fra le Chiese”. Il nuovo Statuto delle Pontificie Opere Missionarie – ha concluso il cardinale Pepe – “ci esorta ad imparare a capire e ad interpretare insieme la realtà missionaria di oggi. In questo spirito tutti devono entrare in un dialogo fraterno, che va visto come una forma alta di corresponsabilità”. (V.C.)

 

 

ISTITUITO DAI VESCOVI POLACCHI UN “CONSIGLIO DI PROGRAMMAZIONE”

PER “RADIO MARIJA” CON IL COMPITO DI GARANTIRE LA LINEA PASTORALE DELL’EMITTENTE IN CONFORMITA’ CON L’INSEGNAMENTO DELLA CHIESA

 

VARSAVIA. = La Conferenza episcopale polacca ha deciso di istituire un “Consiglio di programmazione” sulle trasmissioni di “Radio Marija”, con il compito di garantire che la linea pastorale dell’emittente sia conforme all’insegnamento della Chiesa. Il Consiglio sarà composto da otto membri, quattro designati dalla Conferenza episcopale (professori di teologia e di pastorale) e quattro designati dalla provincia dei Redentoristi. Da diverso tempo, Radio Marija in Polonia è al centro di polemiche per alcune sue prese di posizione legate a gruppi politici polacchi. La decisione è stata presa martedì da una riunione dei vescovi diocesani a Czestochova, su richiesta del Vaticano. Ad annunciarla alla stampa è stato mons. Leszek Slawoj Glodz, responsabile della Commissione episcopale per i media. Fondata nel 1991 e diretta dal padre redentorista Tadeusz Rydzyk, “Radio Maryja” è una delle emittenti più ascoltate in Polonia e ritrasmette i suoi programmi anche in Canada e negli Stati Uniti, ma non fa parte della rete delle Radio Maria che trasmettono in Europa. (L.Z.)

 

 

HA VISTO LA LUCE IN QUESTI GIORNI IL SECONDO VOLUME

DELL’ENCHIRIDION DEL SINODO DEI VESCOVI

CHE ABBRACCIA IL PERIODO DAL 1989 AL 1995

- A cura di Giovanni Peduto -

 

CITTA’ DEL VATICANO. - Il Sinodo dei vescovi ha 40 anni essendo stato voluto da Paolo VI  il 15 settembre 1965. In questo lasso di tempo, si è riunito in assemblea generale ordinaria 10 volte e straordinaria 2 volte, trattando questioni rilevanti per l’intera Chiesa, nonché in assemblea speciale 8 volte, per affrontare problematiche relative a specifiche aree. Dopo l’uscita del primo tomo nell’ottobre 2005, che copriva il periodo 1965-1988, il secondo volume, edito dalle Edizioni Dehoniane di Bologna, prende avvio col Sinodo ordinario sulla formazione dei presbiteri del 1990 e prosegue con il Sinodo speciale per l’Europa all’indomani della caduta dei muri. Il Sinodo ordinario sulla vita consacrata dell’ottobre 1994 s’interseca nei tempi con il primo dei Sinodi continentali voluti da Giovanni Paolo II in vista del grande Giubileo del 2000. Tra i Sinodi speciali va inoltre collocato quello per il Libano del 1995, che chiude il volume. Di ogni Sinodo, si riportano i testi chiave: lineamenta, instrumentum laboris, esortazione apostolica post-sinodale ed eventuali documenti accessori di attuazione. La prefazione è del segretario generale del Sinodo dei vescovi, l’arcivescovo Nicola Eterovic.

 

 

LECTIO MAGISTRALIS DEL CARDINALE SEVERINO POLETTO

ALLA 19.MA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO, INAUGURATA IERI A TORINO,

SUL TEMA “L’AVVENTURA UMANA”

- A cura di Fabrizio Accatino -

 

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TORINO.= Davanti ad un pubblico attento, che si è sottratto per circa un’ora alla frenesia e al viavai della Fiera del libro di Torino, il cardinale Severino Poletto ha proposto all’interno del Lingotto una Lectio magistralis. E’ un fatto a suo modo storico, mai accaduto prima. Il filo conduttore dell’arcivescovo è stato il tema della manifestazione: “L’avventura umana”. L’interpretazione della vita secondo il messaggio di Cristo - ha spiegato il porporato – fa sì che accanto all’avventura cosmica, all’avventura umana, ci sia un’avventura cristiana che porta ad un crescendo della fede nella ricerca della verità. “L’uomo, qualunque essere umano – ha sottolineato il cardinale Poletto – deve vivere la sua vita come un’avventura, che è una ricerca di dare un senso all’esistenza. Naturalmente poi, approdiamo al fatto dell’avventura cristiana dove Dio stesso vive la sua avventura con noi, nel senso che si mette alla ricerca dell’uomo, si rivela, manda sulla terra il suo figlio Gesù e quindi inizia per noi l’avventura della fede”. Un aspetto importante della Lectio Magistralis è stata la traduzione simultanea effettuata nel linguaggio dei segni per i non udenti presenti in sala. Un gesto di sensibilità molto apprezzato che ha ribadito l’universalità del messaggio dell’arcivescovo di Torino, il quale ha poi commentato con favore la grande affluenza di pubblico agli stand della Fiera. “Questo interesse per il libro – ha affermato – fa sperare che ci sia un interesse per la riflessione, per la meditazione personale. Oggi, secondo me, il grande rischio è che, in questa epoca dell’immagine e dell’immediato, si perda il gusto dello stare da soli con un libro, gustarlo ed anche approfondirlo”.

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24 ORE NEL MONDO

5 maggio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Concreti spiragli di pace per la martoriata regione sudanese del Darfur. Dopo una lunga ed estenuante trattativa tra governo e ribelli, è stata raggiunta un’importante intesa. Il nostro servizio:

 

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I colloqui in corso ad Abuja, in Nigeria, hanno portato ad uno storico accordo: i ribelli dell’Esercito di liberazione del Sudan hanno trovato un’intesa con il governo di Khartoum sulla base di una bozza messa a punto dall’Unione Africana. Hanno invece respinto il piano di pace un’ala secessionista dello stesso gruppo ed un altro schieramento di ribelli, il sedicente Movimento per la giustizia e l’uguaglianza. Ma non si esclude che i negoziati possano portare ad una intesa anche con queste formazioni. Questi gruppi chiedono sostanziosi indennizzi, un fondo per la ricostruzione del Darfur, diversi seggi nelle assemblee locali. Il piano di pace, proposto dall’Unione Africana, che prevede il disarmo delle milizie filo-governative e il reintegro degli ex combattenti appartenenti agli opposti schieramenti, era già stato accettato nei giorni scorsi dal governo sudanese. L’accordo, anche se parziale e provvisorio, costituisce comunque una possibile soluzione allo spaventoso conflitto che dal 2003 ha causato oltre 200.000 morti e 2,5 milioni di profughi nella martoriata regione sudanese. Un conflitto che, secondo l’ONU, è la peggiore tragedia umanitaria degli ultimi 10 anni.

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In Gran Bretagna, duro colpo per i laburisti che nelle elezioni amministrative di ieri  hanno perso almeno 200 seggi. Alla debacle elettorale, è seguito un rimpasto di governo. John Reid, ministro uscente della Difesa, è stato nominato ministro dell’Interno. Sostituisce Charles Clarke, accusato di aver autorizzato per errore nelle ultime settimane il rilascio di oltre 1000 detenuti. Margaret Beckett, ministro dell’Ambiente, diventa  ministro degli Esteri e rimpiazza Jack Straw. Sulle amministrative britanniche e sui nuovi possibili scenari politici, ascoltiamo l’intervista di Salvatore Sabatino con Raffaella Menichini, esperta di questioni britanniche del quotidiano “La Repubblica”:

 

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R. – Le prime analisi sono contrastanti. All’apparenza, Blair cerca di dare un segnale di rinnovamento immediato con un rimpasto abbastanza profondo, anche se tutti gli analisti sostengono che non è sufficiente. All’interno del partito c’è ormai una fronda crescente che vuole la testa del primo ministro. In questo momento, sembra che però la premiership di Blair sia stabile, sia sicura.

 

D. – Quanto accaduto non potrebbe, in un certo senso, anticipare il cambio al vertice, tra l’altro già previsto, tra Tony Blair e Gordon Brown?

 

R. – E’ soltanto una questione di tempo. Si ipotizza anche un tentativo di resistenza di Blair: è difficile prevedere che cosa questo primo ministro, che è ancora molto giovane, ha poco più di 50 anni, possa voler fare; potrebbe prevalere una mentalità un po’ da bunker assediato per cui qualche mese di resistenza è possibile, è prevedibile. Una delle ipotesi più plausibili è che comunque nel Congresso del partito dell’ottobre prossimo possa verificarsi il cambio della guardia.

 

D. – Questo risultato può essere anche una forma di protesta contro la presenza britannica in Iraq? Sappiamo che Blair ha dovuto affrontare molte volte il malcontento espresso dall’opinione pubblica sui numerosi morti nel Paese del Golfo …

 

R. – E’ molto probabile che una questione grande come l’intervento in Iraq abbia influito in questo caso; c’è sicuramente un disagio generale, un malcontento, un desiderio di cambiamento generalizzato, che però riguarda l’economia, i servizi, la sanità, che forse hanno influito maggiormente in questo tipo di voto.

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Nuovi episodi di violenza nello Sri Lanka: una nave della marina militare di Colombo è stata attaccata da imbarcazioni dei guerriglieri separatisti tamil. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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In una nuova battaglia navale, le forze di Colombo hanno distrutto per rappresaglia due imbarcazioni delle Tirgi Tamil nel distretto nordoccidentale di Mannar. Secondo fonti governative, unità navali dei ribelli avrebbero attaccato delle navette di pattugliamento della marina cingalese. E’ intervenuta poi anche l’aviazione militare, di nuovo, per la seconda volta dopo i bombardamenti della scorsa settimana sulla regione orientale di Trinkomale. Il nuovo incidente rimette in discussione il delicato cessate-il-fuoco del 2003. Dopo il fallimento dei colloqui di pace previsti a Ginevra e boicottati dai ribelli Tamil, la mediazione e anche quella giapponese sono al lavoro per cercare di convincere le due parti a tornare al tavolo dei negoziati. Nonostante l’escalation della violenza nelle aree Tamil – solo ad aprile ci sono stati 200 morti – e l’attacco suicida contro il quartier generale militare a Colombo, il governo e i ribelli continuano però a sostenere di non volere la rottura della tregua.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Ieri il premier israeliano, Olmert, nel discorso di presentazione del suo governo, è tornato sulla vicenda del nucleare iraniano. “Teheran – ha detto – rappresenta oggi la più grave minaccia per la pace mondiale, ma lo Stato ebraico sarà capace di difendersi, se la Repubblica islamica dovesse dotarsi della bomba atomica”. Sul piano interno, il parlamento dello Stato ebraico ha dato, ieri sera, la fiducia al nuovo governo di Olmert. Il primo impegno preso dal neo premier è di proseguire il piano per il ritiro dai Territori e “modificare i confini”, privilegiando una soluzione negoziata con i palestinesi, pur ribadendo il rifiuto a trattare con l’esecutivo composto da Hamas.

 

In Iraq, tre soldati americani sono rimasti uccisi per la deflagrazione di una bomba, esplosa al passaggio del veicolo nella provincia irachena di Babilonia. Lo ha reso noto il comando americano.

 

Bolivia, Argentina, Brasile e Venezuela non hanno trovato un accordo sul prezzo del gas in America Latina nel vertice di ieri convocato dopo la nazionalizzazione del settore degli idrocarburi decisa dal presidente boliviano Evo Morales. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Tre ore di riunione ed un pranzo non sono bastati ai presidenti di Bolivia, Argentina, Brasile e Venezuela per risolvere tutti i problemi sollevati dalla decisione del boliviano Evo Morales di nazionalizzare le risorse energetiche del Paese. Ma almeno hanno permesso di mostrare che non si trattava tanto della legittimità del gesto – tutti hanno ammesso, infatti, che lo era – quanto della preoccupazione suscitata a livello internazionale e dell’incertezza sul futuro del prezzo del gas, vitale per l’economia del Brasile e in parte dell’Argentina. Per non parlare poi degli investimenti realizzati: solo la compagnia statale brasiliana “Petrobrasinfatti ha investito nella ricerca e nello sfruttamento di petrolio e gas in Bolivia 1,5 miliardi di dollari in dieci anni. Il vertice ha inoltre evidenziato l’esistenza di due anime del progressismo latinoamericano: una radicale, interpretata da Venezuela e Bolivia con Cuba fuoricampo, l’altra più moderata, da Argentina e Brasile, a cui guarda il Cile. Il comunicato finale fa stato di un’unità di intenti della volontà di proseguire nell’integrazione energetica continentale e dell’interesse per il prossimo vertice di Vienna tra Unione Europea e America Latina.

 

Da Buenos Aires, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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In Italia, per la corsa al Quirinale nel centro-sinistra si concretizza sempre di più la candidatura di Massimo D’Alema. Per la successione del presidente dei DS al capo dello Stato uscente, Ciampi, l’Unione si presenta compatta al voto del prossimo 8 maggio. Siamo dunque in una delicata fase politica ad appena una settimana dall’inizio della XV legislatura. Intanto, opposizione e maggioranza, dopo le asprezze del confronto elettorale, sembrano ora tornare a parlarsi. Quali sono le prospettive della dialettica politica? Fausta Speranza lo ha chiesto al senatore a vita Giorgio Napolitano:

 

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R. – Io raccomando la massima apertura verso le ragioni dell’opposizione, il massimo impegno a contribuire appunto ad una dialettica che non sia di contrapposizione totale, per non dire di guerra totale, su tutte le questioni, in tutti i momenti.

 

D. – Obiettivamente, però, non sarà facile…

                            

R. – Non è facile, perché dipende da tutte e due le parti. E’ uno sforzo, però, che bisogna compiere perchè non ci sono alternative.

 

D. –   Parliamo del Quirinale:  per questo ruolo lei che cosa si augura?

 

R. – Io mi auguro una persona che sia riconosciuta per i requisiti che anche i costituenti, quando scrissero la Costituzione, e tutti gli interpreti e gli studiosi della Costituzione hanno ribadito come criteri essenziali per la figura del capo dello Stato, nel nostro ordinamento: rappresentante dell’unità nazionale, imparzialità, equilibrio, senso e capacità di moderazione rispetto al giuoco delle forze politiche.

 

D. –  In base alla sua esperienza politica, che cosa la preoccupa in questo momento?

 

R. –  Mi preoccupa che non si riesca in questo sforzo, che rimanga ferma una  

       contrapposizione totale e una incomunicabilità tra i due schieramenti.

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Caso IMI-SIR: dopo la conferma ieri, da parte della Cassazione, della condanna a sei anni di carcere per Cesare Previti, l’ex ministro della Difesa di Forza Italia ha deciso di costituirsi. Previti, che si è presentato al carcere romano di Rebibbia, ha anche consegnato una lettera di dimissioni da parlamentare. Esco sconfitto nella forma – ha detto Previti, accusato di corruzione – “ma non piegato, umiliato da una giustizia esclusivamente politica”. “Mandano consapevolmente in carcere un innocente”, ha aggiunto.

 

 

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