RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 125 - Testo della trasmissione di venerdì 5 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il saluto di Benedetto
XVI, ieri pomeriggio, alle Guardie Svizzere in Piazza San Pietro
OGGI IN PRIMO PIANO:
Aperta a Padova “Civitas”,
la mostra-convegno della solidarietà: intervista con Antonio Sambo
CHIESA E SOCIETA’:
Istituito dai vescovi polacchi un “Consiglio di
programmazione” per “Radio Marija”
Speranze di pace nel Darfur:
c’è l’accordo tra il governo sudanese e il principale gruppo guerrigliero
Italia: prosegue il dibattito politico sulla elezione
del nuovo presidente della Repubblica
5 maggio 2006
IL FUTURO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE AL CENTRO
DELL’UDIENZA CONCESSA
DA BENEDETTO XVI AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE
EUROPEA, BARROSO
- A cura di Alessandro De Carolis
-
Uno sguardo fiducioso al futuro
dell’Europa e sul ruolo che in essa possono giocare i
cristiani, nonostante le difficoltà attuali. E’ questo in sintesi il frutto
dell’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI a José
Manuel Barroso, presidente della Commissione europea.
Questi “si è soffermato – informa un
comunicato della Sala Stampa vaticana - sullo stato attuale dell'Unione
Europea, sulle sfide che l'attendono
e sulle sue prospettive future. Si è convenuto che, nonostante le ombre attualmente presenti, si può guardare con fiducia – prosegue la nota - al processo di integrazione e di consolidamento
delle istituzioni europee”.
In particolare, durante i venti
minuti di incontro privato nella biblioteca del Pontefice, il colloquio si è
incentrato sui “presupposti ideali e sugli
impegni di solidarietà, necessari affinché tale processo possa pervenire a traguardi stabili, come pure sul contributo
che i cristiani possono offrire”. Concluso l’incontro in privato, Barroso ha
donato al Papa una statua in ceramica della Madonna di Fatima, mentre Benedetto
XVI ha ricambiato con le medaglie del Pontificato. Il presidente della
Commissione europea si è poi intrattenuto a colloquio con l’arcivescovo
Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli
Stati. Al termine dell’udienza, Barroso è stato
avvicinato dal collega Jean Charles
Putzolou:
**********
R. - OS VALORES COMUNS…
I valori comuni sono la
democrazia, il rispetto dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali:
dal diritto alla vita al diritto alla libertà di religione, alla libertà di
espressione, ai diritti della società libera. Sono questi i valori comuni. E la
verità è che da sempre
**********
CRISTO RISORTO
TRASFORMERA’ IL MONDO: COSI’, BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA
AI MEMBRI
DELLA FONDAZIONE CARITATIVA, PAPAL FOUNDATION,
RICEVUTI STAMANI IN SALA CLEMENTINA
La Risurrezione di Cristo
trasforma davvero il mondo: dopo il Regina Caeli di
domenica scorsa, il Papa è tornato a parlare del fondamento della fede
cristiana. L’occasione è stata offerta dall’incontro di stamani, in Sala
Clementina, con i membri dell’ente caritativo americano, Papal
Foundation. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
THE RISEN CHRIST…
Il Cristo Risorto “offre
rinnovata speranza e forza a quanti nel nostro mondo soffrono ingiustizie e
privazioni”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, che ha ringraziato i
membri della Papal Foundation
per il loro mettere in pratica la carità cristiana. La Pasqua, ha aggiunto, ci
dà la speranza che il Risorto “trasformerà davvero il mondo”. Il Signore, ha
proseguito, ha promesso “di inviare lo Spirito Santo per infiammare il cuore
dei credenti, spingendoli all’amore verso i propri fratelli”, testimoniando
“attraverso l’attività caritatevole”, segno dell’“amore del Padre per tutta
l’umanità”.
AS WE PREPARE…
Mentre ci prepariamo alla
Pentecoste, ha detto ancora il Papa, “vi incoraggio a proseguire nel vostro
generoso impegno, così che la fiamma del divino amore possa continuare ad
ardere nei cuori di tutti i credenti, in ogni luogo”. Fondazione cattolica
statunitense, istituita nel 1990 dallo scomparso arcivescovo di Filadelfia, il
cardinale John Krol, la Papal Foundation si
incarica di raccogliere annualmente dei fondi per sostenere le attività caritative
del Pontefice. Finanzia soprattutto iniziative in favore di vittime di
catastrofi naturali, guerre e malattie.
**********
BENEDETTO XVI HA
SALUTATO IERI POMERIGGIO, DALLA FINESTRA DEL SUO STUDIO PRIVATO, OLTRE UN CENTINAIO
DI EX-GUARDIE SVIZZERE GIUNTE A ROMA DOPO UNA LUNGA MARCIA PARTITA DA
BELLINZONA. L’EVENTO PER COMMEMORARE L’ARRIVO,
500 ANNI FA, DEI PRIMI 150 FANTI SVIZZERI CHE
GIURARONO FEDELTÀ AL PAPA
Cinque secoli fa 150 fanti
svizzeri si presentavano a Giulio II. Ieri pomeriggio, in Piazza San Pietro,
l’evento è stato ricordato da Benedetto XVI. Centinaia di persone hanno accolto
l’arrivo a piazza del Popolo di un gruppo di ex-Guardie Svizzere che hanno
marciato verso il Vaticano. Partite il 7 aprile dal Canton
Ticino per commemorare la nascita della Guardia Svizzera Pontificia hanno
voluto poi rendere omaggio al Pontefice. Il servizio di Tiziana Campisi:
**********
... Ed ora eccovi in questa Piazza San
Pietro a voi ben nota. Ad accogliervi e a porgervi il suo saluto è il
successore di Papa Giulio II, il cui nome è inscindibilmente legato al
benemerito Corpo della Guardia Svizzera Pontificia.
Con queste parole, Benedetto XVI
ha salutato, dalla finestra del suo studio privato, le ex-Guardie Svizzere che hanno
marciato da Bellinzona a Roma, percorrendo circa 720
chilometri, per ricordare l’ingresso in Vaticano dei primi soldati elvetici.
500 anni or sono giurarono fedeltà al Papa giungendo in piazza
San Pietro dopo aver varcato la Porta del Popolo. E proprio come allora, le
Guardie Svizzere hanno percorso le strade della Capitale per presentarsi al
Papa.
(Voce di una
Guardia Svizzera)
Nel 1505 Papa Giulio II chiese
ed ottenne dalla Confederazione elvetica l’invio di una guardia del corpo di
200 fanti. I primi 150 fanti raggiunsero Roma il 22 gennaio del 1506.
IHR WOLLTET DIESE EURE LANGE WANDERUNG…
“Avete voluto intraprendere
questo vostro lungo cammino come un pellegrinaggio, percorrendo la famosa via Francigena - ha detto il Papa
– una strada percorsa nel Medioevo dai pellegrini che dalla Francia venivano a
Roma”.
Benedetto XVI ha voluto
ricordare anche quanti hanno perso la loro vita nel rendere il loro servizio
alla Santa Sede.
JE ME
REJOUIS AVEC VOUS DE CETTE BELLE INITIATIVE…
“Mi rallegro
con voi per questa bella iniziativa – ha detto il Papa – che richiama alla nostra memoria il coraggio dei 150 cittadini svizzeri i quali, con grande generosità, difesero fino alla morte la
persona del Sommo Pontefice, scrivendo, attraverso il loro sacrificio, una pagina importante
della storia della Chiesa”.
La marcia delle Guardie Svizzere per le vie di Roma è partita da piazza del
Popolo, dove il comandante Elmar Mäder ha voluto sottolineare quali motivazioni spingono un giovane svizzero ad offrire il proprio servizio al Vicario di Cristo:
“La marcia
commemorativa, quale avvenimento
per il nostro V centenario, ricorda un mezzo millennio durante il quale giovani
vennero a Roma. Sono convinto che siano sempre le stesse motivazioni ad
attirare le Guardie a Roma. Innanzittutto e
soprattutto, è il servizio per il rappresentante in terra del Cristo. Chi
s’incammina per Roma quale Guardia, è in cammino verso Cristo stesso. Perché
crediamo in Lui, siamo perciò eternamente alla Sua ricerca. Proviamo ad essere più vicini a Lui”.
**********
E questa sera i festeggiamenti per il V centenario di
fondazione del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia proseguono con la
cerimonia ufficiale che si svolgerà alle 19 nell’Aula Paolo VI. La serata
comincerà con l’inno “Te Deum”, poi sarà eseguito
l’oratorio “Carmen saeculare”, ispirato all’amore
divino e umano, tema che richiama l’enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est.
La nostra emittente seguirà in diretta l’evento con commenti in lingua italiana
sull’onda media di 585 kHz e
in modulazione di frequenza di 105 MHz, in lingua
tedesca sull’onda corta 7.135 kHz.
Ricordiamo che la nostra
emittente seguirà domani in radiocronaca diretta, a partire dalle 9.00, con
commenti in italiano e tedesco, la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI
nella Basilica di San Pietro, in occasione del V centenario di fondazione delle Guardia Svizzera. Nel pomeriggio, radiocronaca diretta
da Piazza San Pietro del Giuramento delle nuove Guardie, a partire dalle ore
16.10, con commenti in italiano e tedesco.
ALTRE UDIENZE
Benedetto
XVI ha ricevuto, nel corso della mattinata, quattro presuli della Conferenza
episcopale del Canada-Québec, in visita ad Limina. Nel pomeriggio,
il Papa riceverà il cardinale William
Joseph Levada,
prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "Un
pellegrinaggio sulle orme e con lo spirito delle prime 150 Guardie
Svizzere": il saluto di Benedetto XVI ai partecipanti alla "Marcia
commemorativa" in occasione del quinto centenario della Guardia Svizzera
Pontificia.
Servizio vaticano - Tre
pagine dedicate ai 50 anni di vita della "Casa sollievo della
sofferenza" di San Giovanni Rotondo.
Servizio estero - Un
articolo dal titolo "Si riduce il lavoro minorile nel mondo, ma la piaga
resta ancora troppo diffusa": secondo l'Organizzazione internazionale del
lavoro sono oltre duecento milioni i bambini e gli adolescenti che non vedono
riconosciuti i loro diritti.
Per la rubrica
dell'"Atlante geopolitico" un articolo di
Giuseppe Fiorentino dal titolo "Bolivia: la nazionalizzazione del settore
energetico".
Servizio culturale - Un
articolo di Umberto Santarelli dal titolo "Cattolici,
società e politica oggi": un volume di Gastone Simoni.
Servizio italiano - Quirinale: prove di dialogo fra gli
schieramenti.
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5 maggio 2006
IN CALO IL LAVORO MINORILE NEL MONDO. L’ONU RITIENE DI ELIMINARNE
LA PIAGA
ENTRO IL 2016, MA IN AFRICA LA SITUAZIONE RESTA DRAMMATICA
- Ai nostri microfoni Frank Hageman e Furio Rosati -
Tra il 2000 ed il 2004, il numero globale dei
lavoratori minorenni è sceso dell'11 per cento, da 246 milioni a 218 milioni.
Lo rende noto l’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro con sede a
Ginevra, che ha presentato il suo Rapporto sulla situazione del lavoro minorile
nel mondo. Il dato che emerge dal documento rafforza la convinzione dell’ONU di
poter sconfiggere le forme di lavoro minorile entro il 2016. Il servizio è di
Stefano Leszczynski.
**********
Negli ultimi anni le politiche per contrastare
il lavoro minorile hanno dato risultati sorprendenti a livello internazionale.
La diminuzione più importante si registra nell’ambito dei lavori pericolosi,
con un calo generale del 26 per cento nella fascia di età che va dai 5 ai 17
anni. Secondo l’ILO, agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la riduzione
registrata si deve a “un maggior impegno politico, a una maggiore
consapevolezza” che si sono concretizzati in un “movimento mondiale contro il
lavoro minorile”. Sentiamo Frank Hageman,
funzionario dell’Organizzazione internazionale del lavoro:
“WE HAVE PUT FORWARD A GOAL WHICH WE THINK …
Ci siamo prefissi un obiettivo ambizioso ma crediamo raggiungibile e cioè l’eliminazione di
ogni forma di lavoro minorile entro i prossimi dieci anni. Noi speriamo che
l’auspicata unanimità su questo problema favorisca la realizzazione di questo
obiettivo”.
La riduzione del lavoro minorile è stata più
rapida in America Latina e nei Caraibi, dove il
numero dei lavoratori minorenni è sceso di due terzi negli ultimi quattro anni.
Anche l’Asia ed il Pacifico hanno registrato una riduzione del numero di
lavoratori minorenni. E’ l’Africa subsahariana la regione
in cui il lavoro minorile ha la più alta incidenza: 26 per cento, pari a 50
milioni di lavoratori minorenni. Qui la lotta al fenomeno è più difficile per
l'alta crescita della popolazione, l’aumento della povertà e dell'epidemia
dell'AIDS/HIV. Il commento di Furio Rosati, responsabile
del progetto Understanding Children’s
Work, patrocinato da ILO, UNICEF e Banca Mondiale:
“Quello che si dovrebbe fare è inserire il
problema dei giovani al centro delle politiche di sviluppo perché molte
politiche sono fallite. Una delle poche possibilità che ha l’Africa veramente
di risollevarsi è quella di investire in una classe dirigente futura, in una
manodopera ben formata e
non rinunciare a costruire le istituzioni. Quello che purtroppo
succede spesso in Africa è che si vede che l’intervento è frammentato perché le
istituzioni non ci sono e quindi ci si muove parallelamente alle istituzioni
del governo, perché i governi sono deboli e sono spesso corrotti”.
Il rapporto dell’ILO non contiene dati sulla
consistenza del lavoro minorile in Italia, il cui ultimo monitoraggio
dell’ISTAT risale a 4 anni fa ed indicava 30 mila lavoratori minorenni nel
Paese. Un contributo essenziale alla lotta del fenomeno può comunque venire
dalle aziende italiane che operano all’estero – sottolinea Cecilia Brighi del
sindacato italiano CISL – in particolare attraverso la cosiddetta
“responsabilità sociale delle imprese”:
R. - Non sono assolutamente contraria a che le
imprese si muovano sul piano internazionale e si
internazionalizzino. Questo è un elemento importante dello sviluppo, ma lo
devono fare nel pieno rispetto dei diritti umani fondamentali e dei diritti
umani fondamentali e dei diritti del lavoro”.
**********
25
ANNI FA MORIVA IL LEADER REPUBBLICANO IRLANDESE BOBBY SANDS,
IN
SEGUITO AD UNO SCIOPERO DELLA FAME IN UN CARCERE DELL’ULSTER
-
Intervista con Silvia Calamati -
25 anni fa, il 5 maggio del 1981, moriva nel carcere di Maze, in Irlanda del Nord, il leader repubblicano irlandese
Bobby Sands, in seguito ad
uno sciopero della fame: una sorte seguita di lì a poco da altri 9 suoi
compagni di detenzione. Le autorità britanniche gli avevano negato lo status di
prigionieri politici. Londra subì un grave colpo sul piano del prestigio: la
questione irlandese tornò sulle pagine dei mass-media internazionali, e
candidati repubblicani in elezioni suppletive ai Parlamenti di Londra e di
Dublino vennero eletti con un successo superiore ad
ogni previsione. Sono seguiti anni di violenza e poi, dopo l’inizio delle trattative con la guerriglia
dell'IRA, si è arrivati
all’accordo di pace del venerdì Santo, il 10 aprile 1998. Ma
per ricordare il 5 maggio di 25 anni fa, Fausta Speranza ha intervistato Silvia
Calamati, esperta della questione irlandese che si
trova a Belfast:
**********
R. - Anni di lotte carcerarie condotte in condizioni
terribili, in celle coperte di sporcizia e di escrementi, tenuti nudi con solo
una coperta per coprirsi, con le finestre delle celle senza vetri, sottoposti a
brutalità e pestaggi dalla mattina alla sera. Le lotte carcerarie furono
condotte da detenuti
nel carcere di Long Kesh nel tentativo di ottenere lo
status di prigionieri politici, che era stato abolito dall’allora primo
ministro Margaret Thatcher
E’ molto difficile capire che cosa la morte di questi dieci giovani ragazzi,
tutti al di sotto dei 30 anni, ha rappresentato: è una ferita nel cuore della
comunità nazionalista che non ha eguali. Ci sono persone che ancora oggi fanno
molta fatica a raccontare quei terribili mesi. Ebbe un duplice significato: da
una parte attirare ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica
internazionale su questa parte dimenticata d’Europa e soprattutto iniziare un
processo politico che avrebbe poi aperto le porte al dialogo e anche
all’accordo del Venerdì Santo del 1998. Per cui la morte di quei giovani
irlandesi sicuramente ha cambiato la storia dell’Irlanda del Nord.
D. – Oggi, come viene celebrato
questo anniversario?
R. – Nei quartieri nazionalisti ha luogo la black flag march, con tutte le bandiere nere a ricordo di Bobby Sands. Ci sono
rappresentazioni teatrali nei vari quartieri. Ci sono delle veglie, ci sono
delle Messe, per ricordare anche con la preghiera il sacrificio di questi dieci
ragazzi. La fotografia di Bobby Sands
campeggia in qualsiasi quartiere nazionalista di Belfast e in altre città
dell’Irlanda del Nord in questi giorni.
D. – Possiamo dire che tutta questa storia sta in una
pagina che è stata voltata?
R. – La pagina è stata voltata. Non ci sono, almeno a
Belfast, soldati per le strade, non ci sono barricate. I soldi stanno
cominciando ad arrivare. Quello che rimane ancora del tutto bloccato è un
processo politico dall’ottobre del 2002 con l’Assemblea dell’Irlanda del Nord
che è stata sospesa. Abbiamo perciò una parte del Regno Unito in cui la vita
politica è assolutamente bloccata. Sicuramente l’elemento più evidente è che lo Sinn Fein,
il partito che al tempo di Bobby Sands
non era altro che l‘ala politica dell’IRA, oggi è diventato il principale
partito nazionalista dell’Irlanda del Nord e ha un forte appoggio della
popolazione della Repubblica d’Irlanda e questo sarebbe stato assolutamente
inimmaginabile 25 anni fa.
**********
AL VIA OGGI A PADOVA, “CIVITAS”, LA PIU’ IMPORTANTE MOSTRA CONVEGNO
DELLA SOLIDARIETA’ IN EUROPA
- Intervista con Antonio Sambo
-
Da oggi fino al 7 maggio, riapre nuovamente i battenti a
Padova “Civitas”, la più importante mostra convegno della
solidarietà, dell'economia sociale e civile in Europa. Un evento che si
distingue per la peculiarità di essere insieme salone espositivo e momento di
incontro e confronto culturale. Ce ne riferisce Silvio Scacco.
**********
Nel 2006 l'Italia festeggia i sessant'anni
del diritto delle donne a votare. Oltre il 60 per cento di chi opera nel terzo
settore è donna. La maggior parte dei progetti italiani di microcredito sono
finanziati a favore di donne, ritenute anelli forti di stabilità nello sviluppo
dell'economia dei Paesi del Sud del mondo. Anche per questi motivi, doppiata la
boa delle dieci edizioni, “Civitas” punta quest'anno
sulla donna. L'appuntamento padovano dove si ritrovano quasi 400 organizzazioni
senza fini di lucro, declina al femminile i rapporti con la società civile, le
istituzioni e le imprese. Ed ecco come nasce 'Generazione', il tema di questo
undicesimo anno di vita di Civitas, con i suoi 100
appuntamenti tra convegni, seminari di formazione e di aggiornamento, workshop,
presentazioni di studi e ricerche sul settore, eventi di lancio di nuovi
progetti e prodotti sociali. La scelta è motivata dalla convinzione che il
terzo settore sia risorsa e motivo di innovazione, che pratica ed educa all'esercizio della responsabilità, che sa generare
buone iniziative, meglio, buone prassi - questo il termine caro al popolo di Civitas - per il bene comune. Ma Civitas
sarà anche l'occasione per ricordare tutte le situazioni in cui la donna non ha
voce a causa di pregiudizio e ignoranza culturale. Dalla voce di Antonio Sambo, coordinatore di Civitas,
le due principali novità dell’edizione di quest’anno:
“Le novità quest’anno, devo
dire, sono decisamente molte. La prima novità è un ospite molto importante: il
Brasile, con una delegazione brasiliana di oltre 20 persone, con uno stand,
un’area brasiliana, molto importante che rappresenta la loro realtà
socio-economica e rappresenta anche quelle che sono le attività che noi
italiani realizziamo in Brasile, quali sono i collegamenti. L’altra novità
molto importante è il collegamento con il mondo dell’impresa e dell’economia
tradizionale. Il no-profit è sempre stato considerato
una “cenerentola” della società e noi dimostriamo a Civitas
che questa è una falsa percezione”.
Da Padova, per la Radio Vaticana, Silvio Scacco.
**********
IL 5
MAGGIO DEL 1956 VENIVA INAUGURATA A SAN GIOVANNI
ROTONDO
DA
PADRE PIO LA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA. STAMANI,
PER
CELEBRARE I 50 ANNI DI ATTIVITÀ DELL’OSPEDALE,
È
STATA CELEBRATA UNA MESSA SOLENNE,
A
PRESIEDERLA IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO
- Intervista con mons. Domenico D’Ambrosio e
Massimo Bufacchi -
Cinquant’anni fa veniva
inaugurata a San Giovanni Rotondo la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale
voluto da Padre Pio. Stamani, davanti il nosocomio, sotto una pioggia battente,
è stata celebrata una Messa solenne presieduta dal cardinale segretario di
Stato Angelo Sodano. Prima dell’inizio della
cerimonia, è stato proiettato il discorso che Padre Pio tenne
in occasione dell’inaugurazione. Tiziana Campisi ha
chiesto a mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia e delegato
della Santa Sede per il santuario e le opere di San Pio da Pietrelcina,
come funziona oggi l’ospedale:
**********
R. – Questa “Casa” è luogo di preghiera e di scienza -
sono le testuali parole di Padre Pio - dove il genere umano si ritrova in
Cristo crocifisso come un solo gregge, con un solo pastore. Credo che sia
proprio in questa definizione l’originalità di questa opera. E’ un ospedale,
certo, che cura gli ammalati, ma la cura degli ammalati passa attraverso la
dimensione propria del cristiano, che vede nell’ammalato l’immagine di Gesù. E’
un ospedale, è una casa, è un luogo di preghiera e di scienza.
D. – Il malato che clima trova alla Casa Sollievo della
Sofferenza?
R. – Certo non posso enfatizzare. Ci sono anche qui i
limiti propri delle cose umane che, in fondo, fanno sempre capolino. E’ chiaro,
però, che l’ammalato qui viene accolto veramente come
l’immagine del Cristo sofferente. Quindi, c’è tutto l’accompagnamento
spirituale, la presenza di un bel gruppo di cappellani, oltre 40 suore, di
infermieri, che poi ciclicamente vengono accompagnati
in un itinerario di formazione, di attenzione all’ammalato. L’idea è che qui
veramente sia una “casa” e la casa è il luogo dell’amore. San Pio da Pietrelcina ha voluto consegnare questa Casa al Papa. Io
sono il delegato del Papa per questa opera. Comprendo la delicatezza e la
tremenda responsabilità che mi è stata consegnata, ma questa è anche garanzia
che siamo nel cuore della Chiesa, che vogliamo amare soprattutto nelle parti
più doloranti e più sofferenti.
Ma che tipo di ospedale è la Casa Sollievo della
Sofferenza? Ci risponde il direttore
generale, il dott. Massimo Bufacchi:
R. – Oggi noi abbiamo più di mille posti
letto, abbiamo circa 2500 dipendenti diretti ed anche un indotto
abbastanza importante. Ricoveriamo circa 50 mila pazienti l’anno e siamo
considerati a livello di eccellenza, sulla base di parametri che vengono definiti da criteri oggettivi dal Ministero della
Salute, tra i migliori ospedali italiani. Abbiamo praticamente tutte le
specializzazioni. Siamo soprattutto forti in oncoematologia
e nelle attività chirurgiche.
D. – Quanto ancora si avverte nella Casa Sollievo della
Sofferenza l’opera di Padre Pio?
R. – Direi tantissimo. Si respira nei corridoi e non
soltanto perché ci sono le fotografie, i quadri, le statue di San Pio. Io
ricevo normalmente almeno tre, quattro lettere alla
settimana di persone che ci ringraziano per la cura e l’attenzione che noi
mettiamo. Ogni tanto, debbo dire, ne ricevo anche qualcuna da persone che si
lamentano. Ci ringraziano spesso non tanto perché sono stati sanati, ma perché
sono stati curati con attenzione. E lo
spirito del fondatore, che chiedeva che questo fosse un tempio di attenzione e
di scienza, la maggior parte delle persone lo vive
ancora.
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5 maggio 2006
IN CALO IL LAVORO MINORILE NEL MONDO. L’ONU RITIENE
DI ELIMINARNE LA PIAGA
ENTRO IL 2016, MA IN AFRICA LA SITUAZIONE RESTA DRAMMATICA
- Ai nostri microfoni Frank Hageman e Furio Rosati -
Tra il 2000 ed il 2004, il numero globale dei
lavoratori minorenni è sceso dell'11 per cento, da 246 milioni a 218 milioni.
Lo rende noto l’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro con sede a
Ginevra, che ha presentato il suo Rapporto sulla situazione del lavoro minorile
nel mondo. Il dato che emerge dal documento rafforza la convinzione dell’ONU di
poter sconfiggere le forme di lavoro minorile entro il 2016. Il servizio è di
Stefano Leszczynski.
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Negli ultimi anni le politiche per contrastare
il lavoro minorile hanno dato risultati sorprendenti a livello internazionale.
La diminuzione più importante si registra nell’ambito dei lavori pericolosi,
con un calo generale del 26 per cento nella fascia di età che va dai 5 ai 17
anni. Secondo l’ILO, agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la riduzione
registrata si deve a “un maggior impegno politico, a una maggiore
consapevolezza” che si sono concretizzati in un “movimento mondiale contro il
lavoro minorile”. Sentiamo Frank Hageman,
funzionario dell’Organizzazione internazionale del lavoro:
“WE HAVE PUT FORWARD A GOAL WHICH WE THINK …
Ci siamo prefissi un obiettivo ambizioso ma crediamo raggiungibile e cioè l’eliminazione di
ogni forma di lavoro minorile entro i prossimi dieci anni. Noi speriamo che
l’auspicata unanimità su questo problema favorisca la realizzazione di questo
obiettivo”.
La riduzione del lavoro minorile è stata più
rapida in America Latina e nei Caraibi, dove il
numero dei lavoratori minorenni è sceso di due terzi negli ultimi quattro anni.
Anche l’Asia ed il Pacifico hanno registrato una riduzione del numero di
lavoratori minorenni. E’ l’Africa subsahariana la regione
in cui il lavoro minorile ha la più alta incidenza: 26 per cento, pari a 50
milioni di lavoratori minorenni. Qui la lotta al fenomeno è più difficile per
l'alta crescita della popolazione, l’aumento della povertà e dell'epidemia
dell'AIDS/HIV. Il commento di Furio Rosati, responsabile
del progetto Understanding Children’s
Work, patrocinato da ILO, UNICEF e Banca Mondiale:
“Quello che si dovrebbe fare è inserire il
problema dei giovani al centro delle politiche di sviluppo perché molte
politiche sono fallite. Una delle poche possibilità che ha l’Africa veramente
di risollevarsi è quella di investire in una classe dirigente futura, in una
manodopera ben formata e
non rinunciare a costruire le istituzioni. Quello che purtroppo
succede spesso in Africa è che si vede che l’intervento è frammentato perché le
istituzioni non ci sono e quindi ci si muove parallelamente alle istituzioni
del governo, perché i governi sono deboli e sono spesso corrotti”.
Il rapporto dell’ILO non contiene dati sulla
consistenza del lavoro minorile in Italia, il cui ultimo monitoraggio
dell’ISTAT risale a 4 anni fa ed indicava 30 mila lavoratori minorenni nel
Paese. Un contributo essenziale alla lotta del fenomeno può comunque venire
dalle aziende italiane che operano all’estero – sottolinea Cecilia Brighi del
sindacato italiano CISL – in particolare attraverso la cosiddetta
“responsabilità sociale delle imprese”:
R. - Non sono assolutamente contraria a che le
imprese si muovano sul piano internazionale e si
internazionalizzino. Questo è un elemento importante dello sviluppo, ma lo
devono fare nel pieno rispetto dei diritti umani fondamentali e dei diritti
umani fondamentali e dei diritti del lavoro”.
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25
ANNI FA MORIVA IL LEADER REPUBBLICANO IRLANDESE BOBBY SANDS,
IN
SEGUITO AD UNO SCIOPERO DELLA FAME IN UN CARCERE DELL’ULSTER
-
Intervista con Silvia Calamati -
25 anni fa, il 5 maggio del 1981, moriva nel carcere di Maze, in Irlanda del Nord, il leader repubblicano irlandese
Bobby Sands, in seguito ad
uno sciopero della fame: una sorte seguita di lì a poco da altri 9 suoi
compagni di detenzione. Le autorità britanniche gli avevano negato lo status di
prigionieri politici. Londra subì un grave colpo sul piano del prestigio: la
questione irlandese tornò sulle pagine dei mass-media internazionali, e
candidati repubblicani in elezioni suppletive ai Parlamenti di Londra e di
Dublino vennero eletti con un successo superiore ad
ogni previsione. Sono seguiti anni di violenza e poi, dopo l’inizio delle trattative con la guerriglia
dell'IRA, si è arrivati
all’accordo di pace del venerdì Santo, il 10 aprile 1998. Ma
per ricordare il 5 maggio di 25 anni fa, Fausta Speranza ha intervistato Silvia
Calamati, esperta della questione irlandese che si
trova a Belfast:
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R. - Anni di lotte carcerarie condotte in condizioni
terribili, in celle coperte di sporcizia e di escrementi, tenuti nudi con solo
una coperta per coprirsi, con le finestre delle celle senza vetri, sottoposti a
brutalità e pestaggi dalla mattina alla sera. Le lotte carcerarie furono
condotte da detenuti
nel carcere di Long Kesh nel tentativo di ottenere lo
status di prigionieri politici, che era stato abolito dall’allora primo
ministro Margaret Thatcher
E’ molto difficile capire che cosa la morte di questi dieci giovani ragazzi,
tutti al di sotto dei 30 anni, ha rappresentato: è una ferita nel cuore della
comunità nazionalista che non ha eguali. Ci sono persone che ancora oggi fanno
molta fatica a raccontare quei terribili mesi. Ebbe un duplice significato: da
una parte attirare ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica
internazionale su questa parte dimenticata d’Europa e soprattutto iniziare un
processo politico che avrebbe poi aperto le porte al dialogo e anche
all’accordo del Venerdì Santo del 1998. Per cui la morte di quei giovani
irlandesi sicuramente ha cambiato la storia dell’Irlanda del Nord.
D. – Oggi, come viene celebrato
questo anniversario?
R. – Nei quartieri nazionalisti ha luogo la black flag march, con tutte le bandiere nere a ricordo di Bobby Sands. Ci sono
rappresentazioni teatrali nei vari quartieri. Ci sono delle veglie, ci sono
delle Messe, per ricordare anche con la preghiera il sacrificio di questi dieci
ragazzi. La fotografia di Bobby Sands
campeggia in qualsiasi quartiere nazionalista di Belfast e in altre città
dell’Irlanda del Nord in questi giorni.
D. – Possiamo dire che tutta questa storia sta in una
pagina che è stata voltata?
R. – La pagina è stata voltata. Non ci sono, almeno a
Belfast, soldati per le strade, non ci sono barricate. I soldi stanno
cominciando ad arrivare. Quello che rimane ancora del tutto bloccato è un
processo politico dall’ottobre del 2002 con l’Assemblea dell’Irlanda del Nord
che è stata sospesa. Abbiamo perciò una parte del Regno Unito in cui la vita
politica è assolutamente bloccata. Sicuramente l’elemento più evidente è che lo Sinn Fein,
il partito che al tempo di Bobby Sands
non era altro che l‘ala politica dell’IRA, oggi è diventato il principale
partito nazionalista dell’Irlanda del Nord e ha un forte appoggio della
popolazione della Repubblica d’Irlanda e questo sarebbe stato assolutamente
inimmaginabile 25 anni fa.
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AL VIA OGGI A PADOVA, “CIVITAS”, LA PIU’ IMPORTANTE MOSTRA CONVEGNO
DELLA SOLIDARIETA’ IN EUROPA
- Intervista con Antonio Sambo
-
Da oggi fino al 7 maggio, riapre nuovamente i battenti a
Padova “Civitas”, la più importante mostra convegno della
solidarietà, dell'economia sociale e civile in Europa. Un evento che si
distingue per la peculiarità di essere insieme salone espositivo e momento di
incontro e confronto culturale. Ce ne riferisce Silvio Scacco.
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Nel 2006 l'Italia festeggia i sessant'anni
del diritto delle donne a votare. Oltre il 60 per cento di chi opera nel terzo
settore è donna. La maggior parte dei progetti italiani di microcredito sono
finanziati a favore di donne, ritenute anelli forti di stabilità nello sviluppo
dell'economia dei Paesi del Sud del mondo. Anche per questi motivi, doppiata la
boa delle dieci edizioni, “Civitas” punta quest'anno
sulla donna. L'appuntamento padovano dove si ritrovano quasi 400 organizzazioni
senza fini di lucro, declina al femminile i rapporti con la società civile, le
istituzioni e le imprese. Ed ecco come nasce 'Generazione', il tema di questo
undicesimo anno di vita di Civitas, con i suoi 100
appuntamenti tra convegni, seminari di formazione e di aggiornamento, workshop,
presentazioni di studi e ricerche sul settore, eventi di lancio di nuovi
progetti e prodotti sociali. La scelta è motivata dalla convinzione che il
terzo settore sia risorsa e motivo di innovazione, che pratica ed educa all'esercizio della responsabilità, che sa generare
buone iniziative, meglio, buone prassi - questo il termine caro al popolo di Civitas - per il bene comune. Ma Civitas
sarà anche l'occasione per ricordare tutte le situazioni in cui la donna non ha
voce a causa di pregiudizio e ignoranza culturale. Dalla voce di Antonio Sambo, coordinatore di Civitas,
le due principali novità dell’edizione di quest’anno:
“Le novità quest’anno, devo
dire, sono decisamente molte. La prima novità è un ospite molto importante: il
Brasile, con una delegazione brasiliana di oltre 20 persone, con uno stand,
un’area brasiliana, molto importante che rappresenta la loro realtà socio-economica
e rappresenta anche quelle che sono le attività che noi italiani realizziamo in
Brasile, quali sono i collegamenti. L’altra novità molto importante è il collegamento
con il mondo dell’impresa e dell’economia tradizionale. Il no-profit
è sempre stato considerato una “cenerentola” della società e noi dimostriamo a Civitas che questa è una falsa percezione”.
Da Padova, per la Radio Vaticana, Silvio Scacco.
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IL 5 MAGGIO DEL 1956 VENIVA
INAUGURATA A SAN GIOVANNI ROTONDO DA PADRE PIO LA CASA SOLLIEVO DELLA
SOFFERENZA. STAMANI, PER CELEBRARE I 50 ANNI
DI
ATTIVITÀ DELL’OSPEDALE, È STATA CELEBRATA UNA MESSA SOLENNE,
A
PRESIEDERLA IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO
- Intervista con mons. Domenico D’Ambrosio e
Massimo Bufacchi -
Cinquant’anni fa veniva
inaugurata a San Giovanni Rotondo la Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale
voluto da Padre Pio. Stamani, davanti il nosocomio, sotto una pioggia battente,
è stata celebrata una Messa solenne presieduta dal cardinale segretario di
Stato Angelo Sodano. Prima dell’inizio della
cerimonia, è stato proiettato il discorso che Padre Pio tenne
in occasione dell’inaugurazione. Tiziana Campisi ha
chiesto a mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia e delegato
della Santa Sede per il santuario e le opere di San Pio da Pietrelcina,
come funziona oggi l’ospedale:
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R. – Questa “Casa” è luogo di preghiera e di scienza -
sono le testuali parole di Padre Pio - dove il genere umano si ritrova in
Cristo crocifisso come un solo gregge, con un solo pastore. Credo che sia
proprio in questa definizione l’originalità di questa opera. E’ un ospedale,
certo, che cura gli ammalati, ma la cura degli ammalati passa attraverso la
dimensione propria del cristiano, che vede nell’ammalato l’immagine di Gesù. E’
un ospedale, è una casa, è un luogo di preghiera e di scienza.
D. – Il malato che clima trova alla Casa Sollievo della
Sofferenza?
R. – Certo non posso enfatizzare. Ci sono anche qui i
limiti propri delle cose umane che, in fondo, fanno sempre capolino. E’ chiaro,
però, che l’ammalato qui viene accolto veramente come
l’immagine del Cristo sofferente. Quindi, c’è tutto l’accompagnamento
spirituale, la presenza di un bel gruppo di cappellani, oltre 40 suore, di
infermieri, che poi ciclicamente vengono accompagnati
in un itinerario di formazione, di attenzione all’ammalato. L’idea è che qui
veramente sia una “casa” e la casa è il luogo dell’amore. San Pio da Pietrelcina ha voluto consegnare questa Casa al Papa. Io
sono il delegato del Papa per questa opera. Comprendo la delicatezza e la
tremenda responsabilità che mi è stata consegnata, ma questa è anche garanzia
che siamo nel cuore della Chiesa, che vogliamo amare soprattutto nelle parti
più doloranti e più sofferenti.
Ma che tipo di ospedale è la Casa Sollievo della
Sofferenza? Ci risponde il direttore
generale, il dott. Massimo Bufacchi:
R. – Oggi noi abbiamo più di mille posti
letto, abbiamo circa 2500 dipendenti diretti ed anche un indotto
abbastanza importante. Ricoveriamo circa 50 mila pazienti l’anno e siamo
considerati a livello di eccellenza, sulla base di parametri che vengono definiti da criteri oggettivi dal Ministero della
Salute, tra i migliori ospedali italiani. Abbiamo praticamente tutte le
specializzazioni. Siamo soprattutto forti in oncoematologia
e nelle attività chirurgiche.
D. – Quanto ancora si avverte nella Casa Sollievo della
Sofferenza l’opera di Padre Pio?
R. – Direi tantissimo. Si respira nei corridoi e non
soltanto perché ci sono le fotografie, i quadri, le statue di San Pio. Io
ricevo normalmente almeno tre, quattro lettere alla
settimana di persone che ci ringraziano per la cura e l’attenzione che noi
mettiamo. Ogni tanto, debbo dire, ne ricevo anche qualcuna da persone che si
lamentano. Ci ringraziano spesso non tanto perché sono stati sanati, ma perché
sono stati curati con attenzione. E lo
spirito del fondatore, che chiedeva che questo fosse un tempio di attenzione e
di scienza, la maggior parte delle persone lo vive
ancora.
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5 maggio 2006
L’IMPORTANZA
DI UN’INFORMAZIONE ETICAMENTE CORRETTA E VERITIERA
NELLE
RELAZIONI INTERNAZIONALI, AL CENTRO DI UN CONVEGNO DI STUDIO
ALLA
GREGORIANA, APERTO DAL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO
-
Servizio di Paolo Scappucci -
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ROMA. = La responsabilità dell’informazione rispetto alla
giustizia internazionale e alla pace, in un mondo in cui la globalizzazione
porta velocemente al formarsi di un’opinione pubblica transnazionale, è stata
posta in rilievo dal cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e dei
Migranti e gli Itineranti, aprendo alla Gregoriana in Roma i lavori di un Convegno
di studio su “Etica dell’informazione nelle relazioni internazionali”. L’assise si inserisce tra le iniziative del Seminario
permanente di studi sull’etica nelle relazioni internazionali, fondato presso
l’ateneo pontificio dal senatore Giuseppe Vedovato, con la finalità di
promuovere maggiore spessore etico nella conduzione dei rapporti tra i popoli,
con la convinzione che – come evidenziato dal nuovo rettore della Gregoriana,
padre Gianfranco Ghirlanda - “l’assenza o la riduzione dei valori etici
concorre ineluttabilmente al declino di ogni civiltà”. Sulla scorta dell’Inter Mirifica, il cardinale Martino ha
anzitutto rimarcato che i responsabili dei mass media esercitano correttamente
il diritto all’informazione se la loro comunicazione è sempre “veritiera e
integra, nel rispetto della giustizia e della carità”. Ha poi rilevato che
l’arretratezza e il sapere inadeguato, che mantengono in stato di povertà
intere popolazioni dei Paesi poveri, hanno tra le loro cause l’uso egoistico
delle nuove tecnologie della conoscenza e dell’informazione da parte dei Paesi
economicamente più avanzati. Il porporato non ha mancato, per contro, di evidenziare
che anche la difesa dei diritti umani diventa possibile su scala planetaria,
grazie alle informazioni
reciproche tra i “navigatori” che, trasformandosi in “informatori
internazionali”, spesso riescono ad ottenere risultati concreti, come ad
esempio riguardo al genocidio del Darfur, e
soprattutto a creare una mentalità sensibile al rispetto della dignità umana.
Il presidente di Giustizia e Pace ha infine sottolineato che, accanto al
potenziale positivo della mondializzazione dell’informazione, vi è quello
negativo della sua incontrollabilità: l’impegno di tutte le istanze di
controllo saranno inutili senza quello contemporaneo
dei responsabili dell’educazione, dalle famiglie agli insegnanti, dalle persone
di cultura ai leaders religiosi. Il convegno
approfondisce oggi gli aspetti antropologici e politici dell’informazione internazionale
e poi quelli giuridici e socio-economici; domani, le caratteristiche
dell’informazione odierna,
con relazioni finali del direttore generale della Radio Vaticana, padre
Federico Lombardi, e del suo predecessore, padre Pasquale Borgomeo.
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I GRANDI TEMI CHE ATTRAVERSANO
DEI LAVORI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE: SULLA
NAZIONALIZZAZIONE
DEGLI IDROCARBURI, I PRESULI AUSPISCANO CHE NON SI
RICADA
NELLA CATTIVA AMMINISTRAZIONE E CORRUZIONE
E CHE I BENEFICI ECONOMICI VADANO A FRUTTO DEI PIU’ POVERI
- A cura di Luis Badilla -
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COCHABAMBA. = Alla fine dei
lavori della Conferenza episcopale boliviana, i presuli hanno pubblicato lo
scorso 3 maggio, un ampio documento in cui analizzano i compiti pastorali
prioritari e, al tempo stesso, la delicata situazione del Paese. In
particolare, i vescovi si pronunciano sulla recente decisione del presidente
Evo Morales che il primo maggio ha annunciato la
nazionalizzazione degli idrocarburi. I presuli scrivono: “Il governo ha deciso una misura di
tipo economico e sociale che incide fortemente nella vita e nel futuro del
Paese: il recupero della proprietà degli idrocarburi. Questa
disposizione vuole essere l'adempimento della volontà della popolazione, già
espressa a maggioranza nel referendum del luglio 2004. Ci auguriamo che questa
misura possa essere realizzata in una cornice di equità e giustizia, evitando
la corruzione e la cattiva amministrazione che la nazione ha già conosciuto in
passato nell'ambito delle imprese statali. Speriamo che dei benefici possano
godere tutti i settori del Paese, ma in modo particolare i più poveri e meno
protetti. In momenti decisivi per la patria, tutti i boliviani sono chiamati ad
agire con buon senso e serenità all'interno di un vero spirito democratico e di
un clima di pace, proteggendo gli interessi nazionali nel contesto della comunità
delle Nazioni”. Col pensiero alla V Conferenza generale dell’episcopato
latinoamericano e caraibico, che avrà luogo in
Brasile nel maggio 2007, i vescovi ribadiscono il loro invito al popolo di Dio,
soprattutto al laicato, per un’attiva e dinamica partecipazione in tutte le
tappe di un così importante evento ecclesiale.
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CHINARSI, COME BUONI SAMARITANI,
DI FRONTE ALLE NECESSITÀ DEI FRATELLI,
SOPRATTUTTO SE PIÙ POVERI E BISOGNOSI:
L’INVITO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE IN APERTURA, IERI A
CIAMPINO,
DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE
ROMA. =
“Il nostro principale impegno è di chinarci, come buoni samaritani, sulle necessità
dei nostri fratelli, specialmente dei più poveri e bisognosi”. Con queste
parole il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della
Congregazione per l’Evange-lizzazione dei Popoli e presidente del Comitato Supremo
delle Pontificie Opere Missionarie (POM) ha aperto ieri a Ciampino,
nei pressi di Roma, l’Assemblea generale delle POM. Nel suo discorso, il porporato,
ha citato il nuovo Statuto, “un testo chiaro e adeguato per affrontare i non
pochi problemi e sfide posti dall’attuale situazione missionaria nel mondo”. Soffermandosi sul tema della comunione cattolica, il cardinale ha
messo in luce che “occorre avere cura che i doni che le Chiese si scambiano
aboliscano la superiorità di chi dona e l’inferiorità di chi riceve; siano
attente ai reali bisogni delle Chiese e dei loro cammini; rispecchino
un’autentica gerarchia di necessità ecclesiale e non solo la capacità
manageriale di alcuni; raggiungano tutte le Chiese senza trascurarne nessuna”.
“Si tratta di discernere – secondo il prefetto del dicastero missionario - ciò
che promuove la comunione e ciò che, invece, esprime e mantiene la differenza
di potere economico e politico che esiste anche fra le Chiese”. Il nuovo
Statuto delle Pontificie Opere Missionarie – ha concluso il cardinale Pepe –
“ci esorta ad imparare a capire e ad interpretare insieme la realtà missionaria
di oggi. In questo spirito tutti devono entrare in un dialogo fraterno, che va
visto come una forma alta di corresponsabilità”. (V.C.)
ISTITUITO DAI VESCOVI POLACCHI UN
“CONSIGLIO DI PROGRAMMAZIONE”
PER “RADIO MARIJA” CON IL COMPITO DI
GARANTIRE
VARSAVIA. =
HA
VISTO
DELL’ENCHIRIDION
DEL SINODO DEI VESCOVI
CHE
ABBRACCIA IL PERIODO DAL 1989 AL 1995
- A
cura di Giovanni Peduto -
CITTA’ DEL VATICANO. - Il Sinodo dei vescovi ha 40 anni
essendo stato voluto da Paolo VI il 15 settembre
LECTIO MAGISTRALIS DEL
CARDINALE SEVERINO POLETTO
ALLA
19.MA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO, INAUGURATA IERI
A TORINO,
SUL
TEMA “L’AVVENTURA UMANA”
- A cura di Fabrizio Accatino -
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TORINO.= Davanti ad un pubblico attento, che si è
sottratto per circa un’ora alla frenesia e al viavai della Fiera del libro di
Torino, il cardinale Severino Poletto ha proposto all’interno del Lingotto una Lectio magistralis.
E’ un fatto a suo modo storico, mai accaduto prima. Il filo conduttore
dell’arcivescovo è stato il tema della manifestazione: “L’avventura umana”.
L’interpretazione della vita secondo il messaggio di Cristo - ha spiegato il
porporato – fa sì che accanto all’avventura cosmica, all’avventura umana, ci
sia un’avventura cristiana che porta ad un crescendo della fede nella ricerca
della verità. “L’uomo, qualunque essere umano – ha sottolineato il cardinale
Poletto – deve vivere la sua vita come un’avventura, che è una ricerca di dare
un senso all’esistenza. Naturalmente poi, approdiamo al fatto dell’avventura
cristiana dove Dio stesso vive la sua avventura con noi, nel senso che si mette
alla ricerca dell’uomo, si rivela, manda sulla terra il suo figlio Gesù e
quindi inizia per noi l’avventura della fede”. Un aspetto importante della Lectio Magistralis è
stata la traduzione simultanea effettuata nel linguaggio dei segni per i non
udenti presenti in sala. Un gesto di sensibilità molto apprezzato che ha ribadito
l’universalità del messaggio dell’arcivescovo di Torino, il quale ha poi
commentato con favore la grande affluenza di pubblico agli stand della Fiera.
“Questo interesse per il libro – ha affermato – fa sperare che ci sia un interesse per la riflessione, per la meditazione personale.
Oggi, secondo me, il grande rischio è che, in questa epoca dell’immagine e
dell’immediato, si perda il gusto dello stare da soli con un libro, gustarlo ed
anche approfondirlo”.
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5 maggio 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
Concreti spiragli di pace per la martoriata regione sudanese del Darfur. Dopo una lunga ed estenuante trattativa tra governo
e ribelli, è stata raggiunta un’importante intesa. Il nostro servizio:
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I colloqui in corso
ad Abuja, in Nigeria, hanno portato ad uno storico
accordo: i ribelli dell’Esercito di liberazione del Sudan hanno trovato
un’intesa con il governo di Khartoum sulla base di una bozza messa a punto
dall’Unione Africana. Hanno invece respinto il piano di pace un’ala
secessionista dello stesso gruppo ed un altro schieramento di ribelli, il
sedicente Movimento per la giustizia e l’uguaglianza. Ma non si esclude che i
negoziati possano portare ad una intesa anche con
queste formazioni. Questi gruppi chiedono sostanziosi indennizzi, un
fondo per la ricostruzione del Darfur, diversi
seggi nelle assemblee locali. Il piano di pace,
proposto dall’Unione Africana, che prevede il disarmo delle milizie
filo-governative e il reintegro degli ex combattenti appartenenti agli opposti
schieramenti, era già stato accettato nei giorni scorsi dal governo sudanese.
L’accordo, anche se parziale e provvisorio, costituisce comunque una possibile soluzione allo spaventoso conflitto che dal 2003 ha causato
oltre 200.000 morti e 2,5 milioni di profughi nella martoriata regione
sudanese. Un conflitto che, secondo l’ONU, è la peggiore tragedia umanitaria
degli ultimi 10 anni.
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In Gran Bretagna, duro colpo per i
laburisti che nelle elezioni amministrative di ieri hanno perso almeno 200 seggi. Alla debacle elettorale, è seguito un
rimpasto di governo. John Reid,
ministro uscente della Difesa, è stato nominato ministro dell’Interno. Sostituisce
Charles Clarke, accusato di
aver autorizzato per errore nelle ultime settimane il rilascio di oltre 1000
detenuti. Margaret Beckett,
ministro dell’Ambiente, diventa ministro degli Esteri e rimpiazza Jack
Straw. Sulle amministrative britanniche e sui nuovi
possibili scenari politici, ascoltiamo l’intervista di Salvatore Sabatino con Raffaella Menichini,
esperta di questioni britanniche del quotidiano “La Repubblica”:
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R. – Le prime analisi sono contrastanti. All’apparenza, Blair cerca di dare un segnale di rinnovamento immediato
con un rimpasto abbastanza profondo, anche se tutti gli analisti sostengono che
non è sufficiente. All’interno del partito c’è ormai una fronda crescente che
vuole la testa del primo ministro. In questo momento, sembra che però la premiership di Blair sia stabile, sia sicura.
D. – Quanto accaduto non potrebbe, in un certo senso,
anticipare il cambio al vertice, tra l’altro già previsto, tra Tony Blair e Gordon Brown?
R. – E’ soltanto una questione di tempo. Si ipotizza anche
un tentativo di resistenza di Blair: è difficile
prevedere che cosa questo primo ministro, che è ancora
molto giovane, ha poco più di 50 anni, possa voler fare; potrebbe prevalere una
mentalità un po’ da bunker assediato per cui qualche mese di resistenza è
possibile, è prevedibile. Una delle ipotesi più plausibili è che comunque nel Congresso
del partito dell’ottobre prossimo possa verificarsi il cambio della guardia.
D. – Questo risultato può essere anche una forma di
protesta contro la presenza britannica in Iraq? Sappiamo che Blair ha dovuto affrontare molte volte il malcontento espresso
dall’opinione pubblica sui numerosi morti nel Paese del Golfo …
R. – E’ molto probabile che una questione grande come
l’intervento in Iraq abbia influito in questo caso; c’è sicuramente un disagio
generale, un malcontento, un desiderio di cambiamento generalizzato, che però riguarda l’economia, i servizi, la sanità, che
forse hanno influito maggiormente in questo tipo di voto.
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Nuovi
episodi di violenza nello Sri Lanka:
una nave della marina militare di Colombo è stata attaccata da imbarcazioni dei
guerriglieri separatisti tamil. Il servizio di Maria
Grazia Coggiola:
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In una nuova battaglia navale, le forze di Colombo hanno
distrutto per rappresaglia due imbarcazioni delle Tirgi
Tamil nel distretto nordoccidentale
di Mannar. Secondo fonti governative,
unità navali dei ribelli avrebbero attaccato delle navette di pattugliamento della
marina cingalese. E’ intervenuta poi anche l’aviazione militare, di nuovo, per
la seconda volta dopo i bombardamenti della scorsa settimana sulla regione
orientale di Trinkomale. Il nuovo incidente rimette
in discussione il delicato cessate-il-fuoco
del 2003. Dopo il fallimento dei colloqui di pace previsti a Ginevra e
boicottati dai ribelli Tamil, la mediazione e anche
quella giapponese sono al lavoro per cercare di convincere le due parti a
tornare al tavolo dei negoziati. Nonostante l’escalation della violenza nelle aree Tamil
– solo ad aprile ci sono stati 200 morti – e l’attacco suicida
contro il quartier generale militare a Colombo, il
governo e i ribelli continuano però a sostenere di non volere la rottura della
tregua.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Ieri il premier israeliano, Olmert, nel discorso di presentazione del suo governo, è
tornato sulla vicenda del nucleare iraniano. “Teheran
– ha detto – rappresenta oggi la più grave minaccia per la pace mondiale, ma lo
Stato ebraico sarà capace di difendersi, se la Repubblica islamica dovesse
dotarsi della bomba atomica”. Sul piano interno, il parlamento dello Stato
ebraico ha dato, ieri sera, la fiducia al nuovo governo di Olmert.
Il primo impegno preso dal neo premier è di proseguire il piano per il ritiro
dai Territori e “modificare i confini”, privilegiando
una soluzione negoziata con i palestinesi, pur ribadendo il rifiuto a trattare
con l’esecutivo composto da Hamas.
In
Iraq, tre soldati americani sono rimasti uccisi per la deflagrazione di una
bomba, esplosa al passaggio del veicolo nella provincia irachena di Babilonia.
Lo ha reso noto il comando americano.
Bolivia,
Argentina, Brasile e Venezuela non hanno trovato un accordo sul prezzo del gas in America Latina nel vertice di ieri
convocato dopo la nazionalizzazione del settore degli idrocarburi decisa dal
presidente boliviano Evo Morales. Il servizio di
Maurizio Salvi:
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Tre ore di riunione ed un pranzo non sono bastati ai
presidenti di Bolivia, Argentina, Brasile e Venezuela per risolvere tutti i
problemi sollevati dalla decisione del boliviano Evo Morales
di nazionalizzare le risorse energetiche del Paese. Ma almeno hanno permesso di
mostrare che non si trattava tanto della legittimità del gesto – tutti hanno
ammesso, infatti, che lo era – quanto della
preoccupazione suscitata a livello internazionale e dell’incertezza sul futuro
del prezzo del gas, vitale per l’economia del Brasile e in parte
dell’Argentina. Per non parlare poi degli investimenti realizzati: solo la
compagnia statale brasiliana “Petrobras” infatti ha investito nella ricerca e nello sfruttamento di
petrolio e gas in Bolivia 1,5 miliardi di dollari in dieci anni. Il vertice ha
inoltre evidenziato l’esistenza di due anime del progressismo latinoamericano:
una radicale, interpretata da Venezuela e Bolivia con Cuba fuoricampo, l’altra
più moderata, da Argentina e Brasile, a cui guarda il
Cile. Il comunicato finale fa stato di un’unità di intenti della volontà di proseguire
nell’integrazione energetica continentale e dell’interesse per il prossimo
vertice di Vienna tra Unione Europea e America Latina.
Da Buenos Aires, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio
Vaticana.
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In Italia, per la corsa al Quirinale nel centro-sinistra si concretizza sempre di più
la candidatura di Massimo D’Alema. Per la successione
del presidente dei DS al capo dello Stato uscente, Ciampi,
l’Unione si presenta compatta al voto del prossimo 8 maggio. Siamo dunque in una delicata fase
politica ad appena una settimana dall’inizio della XV legislatura. Intanto,
opposizione e maggioranza, dopo le asprezze del confronto elettorale, sembrano
ora tornare a parlarsi. Quali sono le prospettive della dialettica politica?
Fausta Speranza lo ha chiesto al senatore a vita Giorgio Napolitano:
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R. – Io raccomando la massima apertura verso le ragioni
dell’opposizione, il massimo impegno a contribuire appunto ad una dialettica
che non sia di contrapposizione totale, per non dire
di guerra totale, su tutte le questioni, in tutti i momenti.
D. – Obiettivamente, però, non sarà facile…
R. – Non è facile, perché dipende da tutte e due le parti.
E’ uno sforzo, però, che bisogna compiere perchè non ci sono alternative.
D. –
Parliamo del Quirinale: per questo ruolo lei che cosa si augura?
R. – Io mi auguro una persona che sia
riconosciuta per i requisiti che anche i costituenti, quando scrissero
D. –
In base alla sua esperienza politica, che cosa la preoccupa in
questo momento?
R. –
Mi preoccupa che non si riesca in questo sforzo, che rimanga
ferma una
contrapposizione totale e una incomunicabilità tra i due schieramenti.
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Caso IMI-SIR: dopo la conferma ieri, da parte della Cassazione,
della condanna a sei anni di carcere per Cesare Previti,
l’ex ministro della Difesa di Forza Italia ha deciso di costituirsi. Previti, che si è presentato al carcere romano di Rebibbia, ha anche consegnato una lettera di dimissioni da
parlamentare. Esco sconfitto nella forma – ha detto Previti,
accusato di corruzione – “ma non piegato, umiliato da una giustizia
esclusivamente politica”. “Mandano consapevolmente in carcere un innocente”, ha
aggiunto.
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