RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 124 - Testo della trasmissione di giovedì 4 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Rapporto
negli Stati Uniti sulla libertà religiosa nel mondo
Oggi
ricorre il 9° anniversario della beatificazione di Zeffirino Gimenez Malla, primo Beato gitano
Si è
aperta ieri a Torino la manifestazione “Guardare la Sindone: 500 anni di
liturgia sindonica”
Si è aperta
oggi a Ciampino l’assemblea generale ordinaria delle
Pontificie Opere Missionarie
All’ONU si lavora ad una soluzione diplomatica
della questione nucleare iraniana
4 maggio 2006
IL
PROFONDO DISPIACERE DEL PAPA PER LE ORDINAZIONI EPISCOPALI AVVENUTE
NELLA CINA CONTINENTALE
SENZA IL MANDATO PONTIFICIO:
GRAVE VIOLAZIONE DELLA
LIBERTA’ RELIGIOSA
- Intervista con il
dott. Joaquin Navarro-Valls -
Il Papa ha appreso “con profondo dispiacere” la notizia
dell’ordinazione episcopale di due sacerdoti avvenuta nei giorni scorsi nella Cina continentale “senza mandato pontificio”. E’
quanto si legge in una dichiarazione resa nota oggi dal direttore della Sala
Stampa vaticana Joaquín
Navarro-Valls. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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“Si tratta di una grave ferita all’unità della Chiesa – afferma
la nota - per
la quale sono previste severe sanzioni
canoniche”, tra cui la “scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica”, (vi s’incorre
“per il fatto stesso d'aver commesso il delitto”), sia per chi “senza mandato
pontificio consacra qualcuno vescovo” sia per chi riceve tale consacrazione (Canone 1382 del
Codice di Diritto Canonico). La dichiarazione si riferisce alle ordinazioni
episcopali dei sacerdoti Giuseppe Ma Yinglin e
Giuseppe Liu Xinhong, che
hanno avuto luogo, rispettivamente il 30 aprile scorso a Kunming
(nella provincia dello Yunnan) e il 3 maggio a Wuhu (nella provincia dell’Anhui).
Ma ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana Joaquín Navarro-Valls:
“Secondo le informazioni ricevute, vescovi e sacerdoti
sono stati sottoposti - da parte di organismi esterni alla Chiesa - a forti
pressioni e a minacce, affinché prendessero parte a ordinazioni episcopali che,
essendo prive del mandato pontificio, sono illegittime ed, inoltre, contrarie
alla loro coscienza. Vari presuli hanno opposto un rifiuto a simili pressioni,
mentre alcuni non hanno potuto fare altro che subirle con grande sofferenza
interiore. Episodi di questo genere producono lacerazioni non soltanto nella
comunità cattolica ma anche all’interno stesso delle coscienze. Si è, quindi,
di fronte a una grave violazione della libertà religiosa, nonostante che si sia cercato pretestuosamente di presentare le due
ordinazioni episcopali come un atto doveroso per provvedere il Pastore a
diocesi vacanti”.
“La Santa Sede - prosegue la nota - segue con
attenzione il travagliato cammino della Chiesa cattolica in Cina e, pur
consapevole di alcune peculiarità di tale cammino, pensava e sperava che simili
episodi deplorevoli appartenessero ormai al passato. Essa considera ora suo
preciso dovere dare voce alla sofferenza di tutta
“Se corrisponde a verità la notizia secondo cui dovrebbero
aver luogo altre ordinazioni episcopali secondo le medesime modalità,
Ma iniziative come queste – conclude la nota della Sala
Stampa vaticana – “non soltanto non favoriscono tale dialogo, ma creano anzi
nuovi ostacoli contro di esso”.
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COMBATTERE IL LAICISMO DILAGANTE NEL CANADA CON
LA
RIEVANGELIZZAZIONE E IL DIALOGO INTERCONFESIONALE ED ECUMENICO:
E’
L’OBIETTIVO DEI VESCOVI DEL CANADA IMPEGNATI NELLA VISITA AD LIMINA
Sono iniziati questa mattina,
in Vaticano, gli incontri dei vescovi del Canada con Benedetto XVI. La visita ad Limina dei presuli nordamericani durerà
fino al 15 maggio e consentirà di presentare al Papa il panorama ecclesiale e
sociale di una nazione grande e molto diversificata, al cui interno la Chiesa
deve operare tra non poche difficoltà. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Rimettere Cristo nel cuore del Canada perché il Canada sta
dimenticando Cristo. Da qualche tempo, è questo l’imperativo dei vescovi del
grande Paese nordamericano. Trenta milioni di abitanti in un territorio di 10
milioni di chilometri quadrati: l’83% dei canadesi si professa cristiano, la metà cattolico. Ma la quotidianità sociale
parla d’altro. C’è un laicismo diffuso e crescente del quale i presuli locali
riferiranno in questi giorni a Benedetto XVI, dopo aver messo a punto la visita
ad Limina in un incontro di un mese fa.
L’emblema della secolarizzazione che avanza è la scuola canadese, che si
appresta a sostituire l’insegnamento religioso confessionale con un corso di
etica e cultura religiosa. Anche il sistema dei valori di riferimento è stato
contagiato dalla scristianizzazione, dilagante
specialmente fra i giovani. Un processo iniziato negli anni Sessanta, in
particolare nell’Ontario ma anche nella cattolica Québec.
Oggi, si preme da alcune parti per il riconoscimento legale delle coppie di fatto mentre si vorrebbe “ridefinire” il matrimonio. E si discute
sulla liceità della procreazione assistita o della clonazione umana.
La Chiesa canadese vive e testimonia in questo panorama,
composito come la provenienza dei suoi abitanti. Poco più della metà sono
inglesi, figli dei colonizzatori del “Grande Nord” insieme ai francesi, a loro
volta oggi un terzo della popolazione totale. Ma sono una ventina le
nazionalità del Canada del 21.mo
secolo, con forti presenze di tedeschi, italiani, polacchi, olandesi. Senza
contare, inoltre, la massiccia immigrazione che ogni anno riversa in Canada
decine di migliaia di persone, dall’Asia alle Antille, nonostante le decise
politiche di contenimento del governo federale. Una simile geografia “umana”
comporta necessariamente una propensione al dialogo, che la Chiesa cattolica,
soprattutto dal 1997, coltiva con la sua presenza in seno al Consiglio canadese
delle Chiese, a fianco di altre denominazioni protestanti.
Dai pionieri della fede - i Gesuiti francesi che a metà
del Seicento portarono il Vangelo e competenze di agronomi nelle terre selvagge
abitate dagli Uroni – fino ai vescovi e ai teologi
che un mese fa, a Ottawa, hanno preso posizione contro l’eutanasia in difesa
della vita umana, la Chiesa in Canada ha messo tra le priorità i suoi giovani,
molti dei quali sanno poco o nulla del Vangelo. Una grande occasione di
evangelizzazione viene ricordata con la GMG di
Toronto, nel 2002. Ora, con grandi speranze si guarda, e già si lavora, al
prossimo Congresso Eucaristico Internazionale di Quebéc
2008. In un Paese-mosaico di culture e religioni,
valgono le parole sull’Eucaristia pronunciate da Benedetto XVI il 29 maggio
2005, al termine del Congresso eucaristico di Bari. “L’Eucaristia – disse il
Papa in quell’occasione – è sacramento dell’unità. Ma
purtroppo i cristiani sono divisi, proprio nel sacramento dell’unità. Tanto più
dobbiamo, sostenuti dall’Eucaristia, sentirci stimolati a tendere con tutte le
forze a quella piena unità che Cristo ha ardentemente auspicato nel Cenacolo. (…) Sono cosciente che per questo non bastano le
manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando
ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso
sulla via dell’ecumenismo”.
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BENEDETTO XVI SALUTERA’ QUESTO POMERIGGIO DALLA
FINESTRA DEL SUO STUDIO PRIVATO LE EX GUARDIE SVIZZERE CHE DA BELLINZONA SONO
GIUNTE A ROMA PER COMMEMORARE L’INGRESSO DEI PRIMI MILITARI ELVETICI IN VATICANO
500 ANNI FA
Questo pomeriggio, alle 17 il Papa si affaccerà dalla
finestra del suo studio privato per salutare le ex-guardie pontificie che hanno
marciato da Bellinzona a Roma per commemorare
l’ingresso in Vaticano dei primi militari svizzeri. Era il 1506
quando un gruppo di soldati elvetici giurò fedeltà a Giulio II ricevendo
la sua benedizione. Ieri sera, nell’aula Paolo VI si è svolta la prima delle
manifestazioni per il V centenario della Guardia Svizzera Pontificia: il
concerto della Swiss Army Band.
Stasera alle 21, nella chiesa di Sant’Ignazio, l’esecuzione della leggenda
drammatica “Nicolas de Flue”. Gli eventi più significativi
si svolgeranno domani sera, nell’Aula Paolo VI, dove ci sarà la cerimonia ufficiale
delle celebrazioni del Giubileo della Guardia Svizzera, e sabato: di mattina la
Messa in San Pietro presieduta da Benedetto XVI e nel pomeriggio il giuramento
delle reclute.
ALTRE
UDIENZE
BUDDISTI E CRISTIANI AL
SERVIZIO DELL’UMANITÀ:
E’ QUANTO EMERGE DAL MESSAGGIO AI BUDDISTI
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO
INTERRELIGIOSO
PER LA FESTA DI VESAKH 2006
-
Servizio di Fausta Speranza -
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I migliori
auguri per il Vesakh: è quanto esprime il messaggio
del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso in occasione della festa
dei buddisti che sarà il 14 maggio. Ricordiamo che la festa del Vesakh è la principale ricorrenza buddhista,
in cui si ricordano tre momenti fondamentali della vita del Buddha
storico. Sempre durante la luna piena del mese di maggio la tradizione vuole
che egli sia nato, abbia ottenuto l’illuminazione e sia scomparso con l’entrata
nel Nirvana.
Guardando al
testo del messaggio, si legge l’augurio che “in questo mondo, nel quale si usa
e si abusa tanto della parola amore i buddisti ed i cristiani riscoprano il suo
significato originale a partire dalle proprie rispettive tradizioni e lavorino
insieme per costruire delle relazioni basate sull’amore e sulla verità, per
promuovere il reciproco rispetto, per portare avanti il dialogo ed un’ulteriore
collaborazione a servizio dei bisognosi”. Ricordando che la prima Enciclica di
Benedetto XVI ai cattolici di tutto il mondo, la Deus caritas est, esamina la natura
dell’amore, si ribadisce che il Papa parla di due tipi di amore: il primo, l’eros, l’amore fra un uomo ed una donna,
un amore che cerca la propria soddisfazione personale; il secondo, l’agape, un amore che ricerca il bene
dell’altro, anche se quest’altro può non piacere o addirittura essere
sconosciuto. Per poi sottolineare che “attraverso il dialogo il mondo cristiano
ha potuto apprezzare l’importanza che i buddisti danno “all’amore verso il
prossimo che si esprime nel concetto di metta, un amore privo del desiderio di possesso ma volto ad
aiutare gli altri. Esso viene considerato come un
amore che è pronto a sacrificare i propri interessi a beneficio dell’umanità”.
“Metta” – viene
spiegato nel messaggio - secondo l’insegnamento buddista, “non si limita ad un pensiero benevolo, ma si estende
all’adempimento di opere di carità, al servizio di ognuno e di tutti. E’ davvero
una benevolenza universale”. E poi si cita l’altra virtù, “karuna”, attraverso la quale si manifesta compassione
amorevole verso tutti gli esseri viventi. Dunque l’augurio è che la
festa di Vesakh “possa essere un tempo nel quale
l’amicizia fra buddisti e cristiani si consolidi e si rafforzi la collaborazione”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il nucleare: Stati Uniti e
Germania auspicano una soluzione
diplomatica sull’Iran.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Oceania.
Servizio estero - Gran Bretagna: elezioni
amministrative cariche di rilievo politico; si vota in 176 località.
Servizio culturale - Un
articolo di Franco Patruno dal titolo “Turner, Monet, Pollock: la linea romantica dell'arte contemporanea”: a
Ravenna una mostra dedicata a Francesco Arcangeli.
Servizio italiano - Quirinale
- Un articolo dal titolo “L’entusiasmo del Paese per Ciampi
può far superare il suo rifiuto”.
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4 maggio 2006
LE
LETTERE INVIATE DA MIGLIAIA DI PERSONE
DURANTE
LA SECONDA GUERRA MONDIALE A PIO XII
IN UN
LIBRO TOCCANTE E RICCO DI TESTIMONIANZE
CHE CONFERMA
L’IMPEGNO DEL PONTEFICE PER AIUTARE EBREI
E
QUANTI HANNO SOFFERTO PER IL NAZISMO
-
Intervista con suor Margherita Marchione -
Su Pio XII ha scritto dieci libri da
quando ha scoperto che, per sua disposizione, anche le sue consorelle,
negli anni Quaranta, hanno ospitato a Roma, diversi ebrei in cerca di aiuto.
Suor Margherita Marchione, della Congregazione delle
Maestre Pie Filippini, ora ha ultimato una raccolta di
cento lettere, solo una minima parte degli innumerevoli scritti inviati a Pio
XII da migliaia di persone alla ricerca dei loro cari dispersi durante la Seconda
Guerra Mondiale. “Pio XII e i prigionieri di guerra” questo il titolo del libro
curato dalla religiosa di origine statunitense che sarà pubblicato in italiano
a novembre. Tiziana Campisi ha incontrato suor
Margherita Marchione e le ha chiesto com’è nato questo
suo lavoro:
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R. – Io sono venuta in Italia nel 1995 e ho saputo dalle
nostre suore anziane che loro avevano ospitato 114 ebrei nei tre conventi di
Roma. Dopo la guerra alcune donne ebree sono andate a trovarle per
ringraziarle.
D. – Scoprire che le sue consorelle negli anni Quaranta avevano
ospitato degli ebrei a che cosa l’ha portata?
R. – Mi ha ispirato a fare delle ricerche. Ho intervistato
tanti ebrei grati a Pio XII, per aver disposto che conventi e monasteri aprissero le porte, anche nella clausura, per ebrei e
persone che avevano bisogno d’aiuto.
D. – Lei da allora ha cominciato degli studi e delle
ricerche sulla figura di Pio XII…
R. – Ho scoperto un uomo, un Papa, che è riuscito a
salvare circa 860 mila ebrei dalle mani dei nazisti.
D. – Lei è stata all’Archivio Segreto Vaticano e ha letto
diverse missive inviate a Pio XII da persone che lo imploravano di essere
aiutate per la ricerca di soldati dispersi e di prigionieri di guerra. Ci
racconta qualche storia?
R. – Ci sono 20 milioni di lettere nell’Archivio Segreto Vaticano.
Queste lettere esprimono i valori più importanti del genere umano: la
religiosità, la pace, l’amore. Tutti i diplomatici e i rappresentanti vaticani
furono invitati dal Papa a visitare i campi di prigionia, ad andare nei campi
di concentramento, cercare queste persone che erano disperse. Loro poi
riferivano queste notizie all’Ufficio Informazioni del Vaticano. E persino Pio
XII rispondeva. Il Papa mandava ai delegati apostolici il nome di un prigioniero
e diceva: “Bisogna cercare questo prigioniero”. Allora, come hanno fatto? Non
solo queste persone sono andate in questi posti, in questi campi, ma la Radio
Vaticana ha svolto anche un servizio importante, perché annunciava i nomi di prigionieri e
dispersi per trovarli.
D. – Fra le lettere che lei ha consultato quale le è
rimasta particolarmente impressa?
R. – Ognuna di queste lettere mi ha fatto piangere, perché
sono lettere di famiglie disperate. C’è per esempio una famiglia ebrea che
scrive a Pio XII e dice: “Santità, il cuore è stracciato dal dolore. Siamo
giunti alla fine delle ricerche. Santo Padre, aiutateci a ritrovare questi
cari. Quale che sia la risposta, l’aspettiamo da lei”.
D. – Attraverso i suoi studi, che cosa è possibile
conoscere di Pio XII che ancora i più non sanno?
R. – Emerge dalle lettere la figura di un Papa che voleva
consolare, voleva aiutare. Una mamma australiana, per esempio, gli ha scritto: “Io
non sono cattolica, ma sono sicura che voi che siete così buono vi adopererete
ugualmente per farmi ritrovare mio figlio”.
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FERMARE
L’AIDS IN MALAWI. PROSEGUE LA MISSIONE
DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO IN AFRICA
Fermare l’AIDS in Malawi. E’ questo l’intento della
Comunità di Sant’Egidio che assieme a Save the Children e le associazioni Scout locali ha adattato ai
bisogni del Paese il protocollo sanitario “Dream” creato in Mozambico per
arrestare il contagio da HIV tra madre e figlio al momento del parto. La scelta
del Paese non è casuale. La nazione è infatti tra le
più povere del continente africano, con un reddito medio di 30 centesimi al
giorno. Il 65% della popolazione è denutrita, il 17% è sieropositiva e
l’aspettativa di vita è di 37 anni. Antonella Villani
ha sentito in proposito Paola Germano, coordinatrice generale del programma Sant’Egidio
per l’Africa:
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R. – Il Malawi è un Paese molto piccolo in cui un
intervento radicale può avere dei grossi risultati su tutta la popolazione. Per
il programma noi usiamo soltanto personale locale. Il nostro è solo un ruolo di
supervisione.
D. – Com’è strutturato il progetto?
R. – Ha come obiettivo principale la prevenzione e la cura
delle donne in gravidanza, ed essendo un Paese piccolo, un Paese molto rurale,
noi pensiamo di arrivare a curare tutte le donne in gravidanza, in modo che nasca
una generazione di bambini sani. Il progetto prevede tre laboratori di biologia
molecolare per il monitoraggio della cura, a cui si ha
accesso gratuitamente, a disposizione dell’intero Paese e poi numerosi centri
in cui invece verranno curate le donne in gravidanza, i bambini e le loro famiglie.
D. – Il Malawi è anche uno dei Paesi più poveri
dell’Africa …
R. – Nonostante sia un Paese piccolissimo, densamente
abitato, ha una popolazione rurale dell’80 per cento. Si presenta come un Paese
che ha molti problemi, a cominciare dalla carestia, che è endemica, ha avuto
una dittatura fino al ’92 che li ha isolati completamente dal resto
dell’Africa. E dopo il ’92 non è riuscito a tirarsi su. Quindi, è un Paese
molto povero, in cui basta che piova un po’ meno per esasperare la crisi.
D. – Tra l’altro si è assistito ad una fuga dei cervelli.
Chi può va all’estero e vi rimane …
R. – La facoltà di medicina in Malawi esiste soltanto da
cinque anni. Quindi, ancora non ci sono medici laureati nel Paese. In passato,
chi aveva le possibilità economiche andava a studiare a Londra, ma molti sono
rimasti lì. Questo è anche normale, in un Paese da una parte che non ti offre
la possibilità di studiare, ma non solo: una volta che uno ha investito per
studiare e diventare medico non torna in un Paese in cui lavora con uno
stipendio molto basso e anche in condizioni di insicurezza totale. Molti del
personale sanitario sono malati di AIDS, perché si contagiano facilmente. Non
ci sono siringhe a perdere, non ci sono guanti. Le strutture sanitarie sono
delle strutture abbastanza obsolete, si lavora in condizioni di spazio molto
anguste. Capisco che una persona non voglia tornare. Infatti, la sfida del
nostro programma non è soltanto quella di curare, ma soprattutto di formare il
personale locale, formarlo in loco, dargli le possibilità di lavorare con standard
buoni.
D. – Lei sono tanti anni che vive in Africa: cosa serve a
questo continente per risorgere?
R. – Si crede che ad aiutare l’Africa siano gli aiuti
economici. E questo in parte è determinante. Mi sembra però che la vera sfida
dell’Africa sia comunicare quel know-how che noi abbiamo e che permette di
creare infrastrutture, di formare quadri per il Paese.
D. – Un’immagine che si porta dentro …
R. – Le donne che arrivano nei nostri centri, malate di
AIDS, magrissime, che non riescono a camminare con una marea
di figli dietro, disperate, che chiedono aiuto e non sanno neanche che
aiuto chiedere. Arrivano lì, si seggono … E’ un’immagine triste, ma è anche
un’immagine al tempo stesso di speranza, perché comunichiamo anche che è
possibile curarsi. Questo cambia la loro vita in maniera radicale, fisicamente ma non solo: riacquistano una dignità sociale,
lavorano loro stesse al programma, aiutano altre donne, malate come loro, a
curare i bambini.
D. – Quindi, fermare tutto questo si può?
R. – Fermare tutto questo si può.
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4 maggio 2006
RAPPORTO
NEGLI STATI UNITI SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA NEL
MONDO:
NELLA
LISTA ‘NERA’ DEGLI STATI CHE VIOLANO IL DIRITTO
DI
PROFESSARE
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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WASHINGTON. = Arabia Saudita, Pakistan, Egitto, tra i più
importanti alleati degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, macchiati
dall’onta di comparire nella lista nera dei Paesi che maggiormente violano il
diritto fondamentale alla libertà di religione. Non è notizia che fa scalpore
tra gli attivisti dei diritti umani, che ben conoscono la mancanza di libertà
religiosa che accomuna massima parte dei Paesi arabi, o a maggioranza
musulmana. Ma il Rapporto presentato ieri a Washington al Congresso americano e
al presidente Gorge W. Bush,
dalla “Commissione sulla libertà religiosa internazionale” ha creato imbarazzo
a Washington. I Paesi che destano maggiore preoccupazione per sistematiche
violazioni sono
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ORTODOSSI
E CATTOLICI DEVONO DIFENDERE INSIEME I VALORI CRISTIANI
DI FRONTE
ALLE SFIDE DELLA MODERNITA’ : MESSAGGIO DEL PATRIARCA
ALESSIO II
ALL’INCONTRO,
APERTO IERI A VIENNA, SUL TEMA “RIDARE UN’ANIMA ALL’EUROPA”
VIENNA. = Proseguono a Vienna i lavori del primo incontro
di cultura in Europa, promosso da cattolici ed ortodossi, sul tema “Ridare
un’anima all’Europa. La missione e la responsabilità delle Chiese”. Il
Simposio, organizzato dal Pontificio Consiglio per
OGGI
CADE IL 9° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI ZEFFIRINO GIMENEZ MALLA, PRIMO
BEATO GITANO
- A
cura di Giancarlo La Vella -
ROMA. = Nove anni fa, il 4 maggio 1997, in Piazza San Pietro
Papa Giovanni Paolo II elevava alla gloria degli altari il martire gitano,
Zeffirino Gimenez Malla. Fu
un evento che le comunità gitane vissero con profonda commozione, sottolineato
dalle parole del Santo Padre: “Con la nostra autorità concediamo che il
venerabile Servo di Dio, Zeffirino Gimenez Malla, sia chiamato Beato e che se ne possa celebrare la
festa nei luoghi e secondo le regole stabilite, ogni anno il 4 maggio”. Anche
in questo 2006, dunque, guidati da Don Bruno Nicolini,
da sempre impegnato nella pastorale delle comunità Rom e Sinti,
gli zingari, soprattutto di Roma, si riuniranno oggi pomeriggio nello spazio
sacro dedicato al Beato Zeffirino, presso il Santuario della Madonna del Divino
Amore, per rendere grazie e lode al Signore che ha donato loro questo fulgido
esempio cristiano, luce nel cammino di Fede, potente intercessore e guida per i
loro passi. Proprio il Divino Amore, santuario caro alla devozione dei romani,
è stato sede della visita di Benedetto XVI, il 1° maggio scorso, in occasione
dell’inaugurazione del mese mariano. Fin dalla giovane età Zeffirino, nato in
Catalogna nel 1861, si distinse tra i suoi per la sua dedizione al prossimo.
Nel corso della persecuzione della Chiesa cattolica, durante la guerra civile
spagnola scoppiata nel 1936, fu arrestato per aver preso le difese di un
sacerdote malmenato da facinorosi. In carcere, malgrado
le minacce a privarsene, tenne sempre con sé il Rosario, col quale pregava
continuamente. Morì fucilato stringendolo nelle mani e gridando: “Viva Cristo
Re!”.
SI È
APERTA IERI A TORINO, CON UN CONCERTO DI MUSICA CLASSICA IN CATTEDRALE, LA
MANIFESTAZIONE “GUARDARE LA SINDONE: 500 ANNI DI LITURGIA SINDONICA”
- A
cura di Fabrizio Accatino -
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TORINO. = Sono trascorsi esattamente cinque secoli quando,
nel 1506, Papa Giulio II concesse alla Sindone una liturgia propria. Istituì un
giorno di celebrazione, come per i santi, e fissò un’introduzione di preghiera
specificatamente dedicata nel breviario e nella Messa. Da allora il culto del
sacro lino cessò di essere devozione privata e diventò parte integrante della
preghiera di tutta la Chiesa. Per celebrare il cinquecentenario
di tale ricorrenza, la Commissione per la Sindone della diocesi di Torino ed il
Centro internazionale di sindonologia, organizzano la
manifestazione “Guardare la Sindone: 500 anni di liturgia sindonica”.
Fulcro di quattro giorni di celebrazioni è la festa del 4 maggio, come spiega
mons. Giuseppe Ghiberti, della Commissione diocesana
per la Sindone: “La festa della Sindone è proprio il 4 di maggio ed è il
momento per manifestare la nostra soddisfazione perché la Santa Sede ha
concesso alla Basilica Cattedrale di Torino di celebrare questa ricorrenza non
solo più come memoria obbligatoria ma come festa”. Aperta da un concerto in Cattedrale
dell’orchestra sinfonica RAI di Torino, la manifestazione prosegue con la
celebrazione eucaristica officiata in Duomo dal cardinale Severino Poletto e da
una tavola rotonda dal titolo “Sindone, liturgia, teologia e pastorale” che si
terrà venerdì e sabato all’auditorium della Banca Popolare di Novara, in Piazza
San Carlo, nel cuore di Torino. Si tratta del primo convegno interamente
dedicato all’aspetto liturgico della Sindone, destinato a costituire un
precedente di studio unico e importantissimo.
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SI Ẻ APERTA OGGI L’ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE OSPITATA PRESSO IL PALA CAVICCHI
DI CIAMPINO, NEI
PRESSI DI ROMA, E TERMINERÀ IL 12 MAGGIO
ROMA.= Si è aperta oggi, presso il Pala
Cavicchi di Ciampino, vicino Roma, l’Assemblea
generale ordinaria delle Pontificie Opere Missionarie. L’incontro, che si svolge ogni anno nel mese mariano e che riunisce i 114
direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, è stato aperto dal
presidente del Comitato Supremo delle Pontificie Opere Missionarie, cardinale
Crescenzio Sepe, nonché prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei Popoli. L’assemblea si svolge in due parti: la prima,
che terminerà il 6 maggio, approfondirà il tema dell’Incul-turazione interculturale,
mentre la seconda parte, che si terrà dall’8 al 12 maggio, valuterà le
relazioni dei segretari generali delle quattro Pontificie Opere Missionarie
riguardanti l’attività svolta nell’ultimo anno, prendendo in esame le richieste
di sussidio pervenute. All’Assemblea generale verrà
convocata e presieduta dall’arcivescovo Hanryk Hoser, presidente delle Pontificie Opere Missionarie.
(V.C.)
APPREZZAMENTO
DELLA CHIESA CATTOLICA IN AUSTRALIA PER LA SCIENZA
CHE RISPETTA L’ETICA: DOPO
DI SOSTENERE LA RICERCA SULLE
CELLULE STAMINALI ADULTE,
CON UN FINANZIAMENTO DI 22
MILIONI DI DOLLARI
SYDNEY. = Il Governo
federale australiano ha deciso di finanziare la ricerca scientifica
sull’utilizzo e le possibilità curative delle cellule staminali adulte. La
decisione - che si concretizza attraverso un finanziamento di 22 milioni di
dollari ai laboratori della Griffith University - ha
generato soddisfazione all’interno della comunità cattolica, contraria alla
ricerca sulle cellule staminali embrionali, in quanto essa
produce la distruzione degli embrioni stessi. “E’ un momento meraviglioso, un
forte incoraggiamento per la scienza che rispetta una matrice etica”, ha
sottolineato mons. Eugene Hurley,
vescovo di Port Pirie e
responsabile della Commissione per
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4 maggio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In primo piano, il caso “Iran”: dopo la presentazione ieri
all’ONU di una nuova bozza per una risoluzione sul programma nucleare iraniano,
la Repubblica islamica ha smentito, stamani, le voci di un piano per un attacco
contro Israele. Il nostro servizio:
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Le forze armate iraniane hanno smentito l’ipotesi di un
attacco contro Israele, lanciata nei giorni scorsi dalle Guardie della
rivoluzione - i Pasdaran - in caso di eventuali azioni
americane contro la Repubblica islamica. Il premier dello Stato ebraico, Ehud Olmert, ha comunque ribadito
che l’Iran “rappresenta una minaccia per la pace nel mondo”. Se saremo
attaccati – ha aggiunto – ci difenderemo. Ieri, intanto, Francia e Gran
Bretagna hanno presentato al Consiglio di sicurezza dell’ONU una nuova bozza di
risoluzione sull’Iran, chiedendo la sospensione, entro una data ancora da
fissare, di qualsiasi attività di arricchimento dell’uranio, comprese quelle di
ricerca e di sviluppo. Il testo, che sottolinea la necessità di trovare una
soluzione diplomatica, presenta una novità rilevante. Per la prima volta,
infatti, la richiesta rivolta all’Iran di sospendere le proprie attività atomiche
è vincolante: in caso di mancato adempimento da parte della Repubblica islamica,
il Consiglio potrà prendere “ulteriori misure”. L’istanza è stata avanzata
sulla base del capitolo VII della carta delle Nazioni Unite, che permette di
imporre sanzioni e ricorrere alla forza per tutelare la sicurezza
internazionale. La risposta di Teheran è stata secca
ed immediata: “L’Iran – ha dichiarato il portavoce del Ministero degli esteri
della Repubblica islamica – non si piegherà alle pressioni o alle minacce”. E l’intricata
questione nucleare iraniana è stata anche al centro del vertice, tenutosi ieri
alla Casa Bianca, tra il presidente americano, George Bush,
ed il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Bush ha chiesto a Teheran di
rinunciare alle sue ambizioni nucleari “in nome della pace nel mondo”. La signora
Merkel ha auspicato il coinvolgimento del maggior
numero possibile di partner nel processo diplomatico.
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Il
futuro di Israele risiede nella spartizione del territorio
fra israeliani e palestinesi. E’ il nodo
centrale del discorso con cui il premier israeliano, Ehud
Olmert, ha presentato il suo nuovo governo al
Parlamento. Ma lo Stato ebraico – ha aggiunto Olmert
- fisserà in modo unilaterale i propri confini se l’Autorità nazionale
palestinese non coopererà con lo Stato ebraico. Secondo il quotidiano “Ha’aretz”, il premier è intenzionato anche ad avviare, entro
18 mesi, il piano di convergenza per la Cisgiordania. Il piano prevede lo
smantellamento di diversi insediamenti ed il ridispiegamento
dei coloni israeliani in quattro nuove aree da annettere ad Israele. Nei
Territori, intanto, il presidente palestinese Abu Mazen Hamas ha chiesto
all’Autorità monetaria palestinese, una sorta di banca centrale indipendente
dall’esecutivo, un prestito di 100 milioni di dollari per attenuare la crisi finanziaria
in cui versa il governo guidato dal gruppo radicale.
Nuovo raid americano in Iraq: almeno 13 persone, secondo fonti mediche, sono morte stamani a Ramadi, nella turbolenta provincia occidentale di Al Anbar, per un’azione condotta dall’aviazione statunitense
nella città sunnita. Sempre questa mattina,
un’ennesima strage ha scosso Baghdad: una bomba è esplosa davanti ad un
tribunale, in un quartiere sciita, provocando la morte di almeno 9 persone.
Secondo gli inquirenti, l’episodio si inserisce nella drammatica serie di
rappresaglie incrociate tra estremisti sciiti e sunniti innescate
dall’attentato compiuto lo scorso 22 febbraio contro il mausoleo sciita di Samarra. La capitale irachena è stata teatro, inoltre, di
due distinti attacchi condotti da ribelli. Il Ministero della difesa ha reso
noto che le azioni hanno causato la morte di un generale e di un funzionario
iracheni.
Condanna all’ergastolo per Zacarias
Moussaoui, accusato di essere coinvolto negli attentati
dell’11 settembre del 2001. La giuria del tribunale di Alexandria, in Virginia, non ha raggiunto l’unanimità sulla
pena di morte per il terrorista francese di origine marocchina, unico
processato per gli attacchi, che si era dichiarato colpevole. Dopo la lettura
della sentenza, Zacarias Moussaoui,
che era stato arrestato un mese prima delle azioni
terroristiche dell’11 settembre, ha lasciato l’aula della Corte federale
gridando: “America, hai perso, io ho vinto”. Il presidente statunitense, George
Bush, ha dichiarato che il verdetto rappresenta “la
fine del caso ma non della nostra lotta contro il terrorismo”. Nello Yemen, intanto, la Corte di Sicurezza ha condannato
ieri a 3 anni e 1 mese Mohammad Hamdi
al-Ahdal, accusato di essere uno dei capi di Al Qaeda nel Paese arabo.
In
Italia sono in corso da parte dei Carabinieri numerose perquisizioni in diverse
città, nell’ambito di indagini sul terrorismo internazionale di matrice islamica.
Sull’operazione, tuttora in corso, gli inquirenti mantengono il massimo riserbo.
Restiamo
in Italia, dove è in corso a Palazzo Chigi un
incontro tra il candidato premier dell’Unione, Romano Prodi, ed il capo
dell’esecutivo uscente, Silvio Berlusconi, per trovare
un’intesa sull’elezione del presidente della Repubblica. Ieri il capo di Stato,
Carlo Azeglio Ciampi, il cui mandato scade il
prossimo 18 maggio, aveva detto di “no” ad una sua rielezione. La votazione per
designare il nuovo presidente della Repubblica italiana è stata fissata per il
prossimo 8 maggio. Il presidente del Senato, Franco Marini, ha indicato nel
presidente dei DS, Massimo D’Alema, uno sbocco
unitario per gli opposti schieramenti. Ma c’è realmente la possibilità di un
accordo tra il centrosinistra, che ha vinto le recenti elezioni politiche, e
l’opposizione di centrodestra sulla nomina del prossimo capo di Stato?
Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al leader
dell’Unione, Romano Prodi.
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R. – E’ chiaro che non c’è nessuna chiusura ad accordi con
l’opposizione. L’ideale sarebbe avere un presidente che sia
espressione di una larga maggioranza, la più larga possibile.
D. – Una proposta di legge sui PACS – Patto civile di
solidarietà – è stata immediatamente presentata all’apertura della nuova
legislatura, sia alla Camera sia al Senato. I PACS non erano esplicitamente
citati nel programma. Ma quale sarà la posizione del governo su questo tema?
R. – La posizione del governo è quella del programma. Noi
abbiamo parlato di proteggere i diritti civili che conseguono ad unioni di
fatto, e su questo noi staremo. Nessuna confusione con il matrimonio. Non
abbiamo usato la terminologia “PACS” dopo lunghissime discussioni proprio per
non creare equivoci o confusioni e continueremo su questa linea perché è la
linea decisa insieme da tutti i partiti della coalizione, esclusa la Rosa nel Pugno:
la maggioranza ha preso questa decisione.
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Gran Bretagna al voto oggi per
le amministrative. Si tratta di un importante test elettorale per il premier
Tony Blair, dato nei sondaggi in caduta libera sul
fronte delle preferenze. Ad aver infiammato la campagna elettorale, una serie
di scandali, che hanno coinvolto anche il ministro degli Interni, Charles Clarke, per la liberazione, nel giro di cinque
anni, di oltre mille stranieri condannati per reati gravi e passibili di
espulsione.
L’Unione Europea ha interrotto i negoziati di
avvicinamento con la Serbia-Montenegro per la mancata
collaborazione nell’arresto dell’ex generale Mladic,
accusato di genocidio dal tribunale ONU per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia.
Vanno avanti ad oltranza, in queste ore, i negoziati di pace per
il Darfur, in corso ad Abuja,
in Nigeria. La scadenza era prevista per domenica scorsa, ma i mediatori
dell’Unione Africana hanno prorogato le trattative almeno fino a domani. I
gruppi ribelli ed il governo di Karthoum dovranno dare una risposta alla proposta
di accordo contenuta nella bozza di intesa messa a punto dall’Unione Africana.
Il documento prevede il disarmo delle milizie filo-governative e il reintegro
degli ex combattenti appartenenti agli opposti schieramenti.
Elezioni
presidenziali fortemente contestate dalle opposizioni, ieri in Ciad. Favorito
alle urne, praticamente in assenza di concorrenti, il capo di Stato uscente, Idriss Deby, al potere dal 1990.
L’esito della consultazione sarà reso noto il prossimo 14 maggio prossimo.
Nelle scorse settimane, il Paese africano è stato teatro di violenti scontri
tra ribelli, che hanno tentato un assalto alla capitale N’Djamena,
e forze governative. Ma il presidente Deby ha
comunque mantenuto invariata la data delle elezioni.
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