RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 121
- Testo della trasmissione di
lunedì 1 maggio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La festa del primo maggio nel mondo: in Cambogia gli operai
manifestano nonostante il divieto
In corso a Valmontone “Umanitaria”, la rassegna dei diritti
umani violati
Gli
Stati Uniti continuano a chiedere all’Iran la sospensione dei processi per
l’arricchimento dell’uranio. Il “no” di Teheran
Il presidente iracheno
annuncia una possibile intesa con diversi gruppi ribelli per porre fine alle
violenze. A Roma, centinaia di persone
al Celio per rendere omaggio ai tre soldati italiani uccisi a Nassiriya
1 maggio 2006
BENEDETTO XVI DA’ SOLENNE INIZIO
AL MESE MARIANO VISITANDO NEL POMERIGGIO IL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL DIVINO
AMORE
- Intervista con mons. Pasquale
Silla -
Oggi, primo giorno del mese di maggio, Benedetto XVI dà
inizio solenne al mese mariano visitando nel pomeriggio il Santuario della
Madonna del Divino Amore, posto su una collina nello scenario suggestivo della
campagna romana. Il Papa lascia il
Vaticano alle 17 per atterrare al centro sportivo del Santuario alle 17.15.
Raggiungerà quindi in automobile l’antico Santuario dove è conservata
l’Immagine di Maria: la Vergine è
raffigurata con in braccio Gesù Bambino e la colomba che discende su di lei
quale simbolo dello Spirito Santo, che è appunto il Divino Amore. Il Pontefice
è accolto dal cardinale vicario Camillo Ruini e dal rettore del Santuario,
mons. Pasquale Silla, che esattamente 27 anni fa, il 1° maggio del 1979,
accolse Giovanni Paolo II per la prima delle sue tre visite al Divino Amore.
Benedetto XVI guiderà la recita del Santo Rosario, al termine del quale
rivolgerà la sua parola ai presenti. Infine, prima di rientrare in Vaticano,
visiterà in forma privata il nuovo Santuario, costruito a piedi della collina e
consacrato da Papa Wojtyla nel
1999.
La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a
partire dalle 17.15 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza
di 105 MHz con il commento del nostro direttore generale, padre Federico
Lombardi. Ma sulla storia della Madonna
del Divino Amore ascoltiamo il rettore del Santuario, mons. Silla, al microfono
di Giovanni Peduto:
**********
R.- Il Santuario sorge su una collina della campagna
romana fin dal 1740, quando un pellegrino passando da queste parti fu assalito
dai cani dei pastori. Si vide perduto e lo sguardo andò su un’Immagine dipinta
in affresco sulle antiche mura di Castel di Leva. Invocò la Madonna con
semplici parole dette con fede: “Madonna mia, grazia!”. Fu libero e da allora
iniziarono grazie, miracoli e guarigioni ininterrotte fino ai nostri giorni. E’
sempre così, chi invoca Maria supera l’ostacolo, riprende il cammino, raggiunge
la meta. Poi un evento straordinario fu, nell’ultima guerra mondiale, l’Immagine
portata in città, a Roma: raccolse la fede, la devozione, le speranze e i
timori di tutti i romani, anche di Pio XII che invitò a fare un voto alla
Madonna perché Roma venisse risparmiata dallo scontro imminente dei due
eserciti, tedesco e anglo-americano. Il 4 giugno fu deciso di fare questo voto
solenne. Importante è ricordare come due ore
dopo, Roma fu liberata e i tedeschi lasciarono la città senza
combattere, mentre gli anglo-americani entravano pacificamente a Roma.
D. - Qual è la devozione dei romani verso il Santuario del
Divino Amore?
R. – Centinaia di migliaia di romani affluiscono anche di
notte al Santuario, lo frequentano, lo amano, lo sostengono con la loro carità.
Lo ritengono come un punto di riferimento essenziale per la loro spiritualità,
ma anche per le loro pene. La caratteristica a mio avviso importantissima è il
pellegrinaggio notturno a piedi che si svolge tutti i sabati, dal primo dopo
Pasqua all’ultimo di ottobre, con partenza da Roma vicino al Circo Massimo,
davanti al palazzo della FAO. Si raggiunge il Santuario la domenica mattina
alle cinque e si termina il pellegrinaggio con la celebrazione eucaristica. E’
un flusso ininterrotto di canti, di preghiere e di penitenza. I pellegrini lo
vivono con grande fede.
D. - Come vi siete preparati alla visita del Papa?
R. – Appena abbiamo appreso la notizia la prima reazione
ovviamente è stata la gioia. Quindi il ringraziamento al Signore e alla Vergine
Maria per questa grande opportunità che ci viene offerta: accogliere il Papa
nel Santuario della Madonna del Divino Amore. Abbiamo organizzato dei convegni
e dei momenti di preghiera e poi c’è
stato un lavoro particolare: un restauro radicale della piccola chiesetta
con la gloria degli angeli che circondano la Vergine Maria. Ora tutto è pronto
perché il Santo Padre sta per bussare alla porta.
D. – Cosa può dirci dell’attaccamento di Benedetto XVI al
Santuario del Divino Amore?
R. – Ci ha sempre sorpreso la visita del Cardinale
Ratzinger. Lo vedevamo quasi pellegrino solitario mescolarsi agli altri
pellegrini, soffermarsi davanti all’Immagine della Madonna, in adorazione
davanti a Gesù-Eucaristia. Qualche volta ha anche celebrato, si è fermato qui
in mezzo ai fedeli con grande disponibilità ascoltando le domande, rispondendo
affabilmente. Qualche volta ha anche pranzato nella nostra Casa del Pellegrino
rimanendo proprio come un pellegrino che si reca sia al Santuario per
manifestare la propria devozione filiale alla Madonna, ma anche, a mio avviso,
per distendere un po’ l’animo contemplando quello che offre il Santuario.
D.- Anche Giovanni
Paolo II era particolarmente devoto verso la Madonna del Divino Amore…
R. – Giovanni Paolo II fu subito attratto da questo
Santuario. Alcuni mesi dopo l’elezione venne qui, esattamente il primo maggio
1979. In quella occasione celebrò la Santa Messa, amministrò per la prima volta
come Papa le cresime ai nostri ragazzi. In quell’occasione ci lasciò una frase molto bella dicendo che il Santuario della Madonna del Divino
Amore era il nuovo Santuario mariano di Roma, accanto a quello più antico di
Santa Maria Maggiore. Questo ci rende particolarmente responsabili.
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RISCOPRIRE
LA FUNZIONE MATERNA DI MARIA: ALL’INIZIO DEL MESE DI MAGGIO, L’ARCIVESCOVO,
ANGELO COMASTRI, SOTTOLINEA LA BELLEZZA DEL ROSARIO, PREGHIERA DA RECITARE CON GIOIA ASSIEME ALLA FAMIGLIA
Riscoprire
la “funzione materna” che Maria svolge nella nostra vita. Così il Papa, al Regina
Caeli di ieri, ha invitato i fedeli a vivere questo mese mariano, certi che
la Madonna continua ad essere “madre e maestra” di tutti i cristiani, in ogni
tempo. Maggio, dunque, è il mese che naturalmente ci richiama alla comunione
con la Madre che ci avvicina a Gesù. A sottolinearlo è l’arcivescovo Angelo
Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, intervistato
da Giovanni Peduto:
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R. – Il mese di maggio, spontaneamente, è stato dedicato
alla Madonna, perché è il mese della bellezza, è il mese dell’esplosione della
vita e nessuna creatura è più bella di Maria e nessuna creatura ha cantato la
vita come l’ha cantata Maria. Per questo il mese di maggio è mese mariano.
D. – Quali sono gli elementi essenziali del mese mariano?
R. – Io credo che il momento più importante del mese di
maggio sia quello di riscoprire la preghiera mariana in casa e soprattutto il
Rosario. Il Rosario, un tempo, si può dire che fosse un elemento irrinunciabile
della giornata della famiglia cristiana. Ricordo che da ragazzo la chiusura della
giornata era sempre con il santo Rosario. Per questo senza televisione eravamo
meravigliosamente felici la sera, perché eravamo pieni di Dio, pregando con
Maria.
D. – Eccellenza, come consiglia di recitare bene il
Rosario?
R. – Per recitare bene il Rosario è necessario che in casa
ci sia un clima di preghiera. La preghiera non si improvvisa. Se in casa si
respira un’aria di fede è facile trovare le condizioni adatte per pregare il
Rosario. Bisogna prima di tutto raccogliersi insieme, trovarsi, sentirsi
insieme, avere la gioia di stare insieme con la famiglia riunita – padre,
madre, figli e se ci sono i nonni, anche i nonni – perché la preghiera del
Rosario è bella quando è tutta la famiglia che la recita insieme, che la prega
insieme. Pregando il Santo Rosario insieme ci si sente popolo di Dio, ci si
sente una sola cosa: si sente il mistero di Gesù presente in mezzo a coloro che
sono uniti nel suo nome.
D. – Lei ha scritto recentemente un libro intitolato “La
Madonna non è un optional”. Quale messaggio vuole lanciare?
R. – Vorrei con questo libro molto semplice, molto facile,
far capire che la devozione alla Madonna non è un’invenzione della Chiesa. La
devozione alla Madonna nasce dalla storia stessa della salvezza, nasce dalle
scelte di Dio. L’evangelista Luca quando introduce l’Annunciazione usa queste
parole che sono tutte di un significato estremamente decisivo. Dice
l’evangelista: “L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio, in una città della Galilea
chiamata Nazareth, ad una Vergine di nome Maria”. Quel complemento di agente è
decisivo: è Dio che ha mandato l’Angelo. Quindi, è Dio che ha voluto Maria. E’
Dio che ha bussato alla porta del cuore di Maria e la porta del cuore di Maria
si è spalancata a Dio e in quel momento Maria è diventata la più grande
collaboratrice di salvezza. Maria è accanto a Gesù, irrinunciabilmente. Se si
separa il Figlio dalla Madre o la Madre dal Figlio si commette qualcosa contro
le scelte di Dio.
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LA CHIESA RICORDA OGGI SAN
GIUSEPPE LAVORATORE.
LE PAROLE DI BENEDETTO XVI SUL
LAVORO
Il Papa
durante il Regina Coeli di ieri ha ricordato anche che oggi, primo maggio, la
Chiesa ricorda San Giuseppe Lavoratore.
E dall’inizio del Pontificato più volte è intervenuto sulle questioni
relative al mondo del lavoro. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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Appena
eletto Benedetto XVI si pone subito nella schiera dei lavoratori
definendosi “un semplice e umile
lavoratore nella vigna del Signore”. Il 1° maggio 2005, esattamente un anno fa, si affacciava per la prima volta dalla
finestra del suo studio privato per un Regina Coeli tutto dedicato al mondo del
lavoro auspicando che il lavoro “non
manchi specialmente per i giovani e che le condizioni lavorative siano sempre
più rispettose della dignità della persona umana”. Il 27 gennaio scorso,
ricevendo le ACLI, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, nel 60°
di fondazione, ha ricordato l’importanza del riposo domenicale: “esigere … che
la domenica non venga omologata a tutti gli altri giorni della settimana –
sottolineava - è una scelta di
civiltà”. Il Papa parla dell’umanizzazione della fatica quotidiana ribadendo
che “è la persona il metro della dignità del lavoro”:
“ Dal primato della
valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo
sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei
beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere
sull’avere”.
Incontrando
il 4 marzo scorso i soci dell’UCID, l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti,
ha ricordato la necessità di prestare attenzione “alle situazioni di maggiore
difficoltà” affermando che “il
cristiano è chiamato a cercare sempre la giustizia, ma porta in sé la spinta
dell’amore, che va oltre la stessa giustizia”. Quindi ha rivolto parole di
apprezzamento per la “Carta dei valori” dei giovani imprenditori cattolici:
“In particolare, ho
apprezzato il proposito di valorizzare ogni persona per quello che è e che può
dare, secondo i suoi talenti, rifuggendo da ogni forma di sfruttamento; come
pure l'importanza riconosciuta alla famiglia e alla responsabilità personale.
Si tratta di valori che purtroppo, anche a causa delle attuali difficoltà
economiche, rischiano spesso di non essere seguiti dagli imprenditori che sono
privi di solida ispirazione morale”.
Il 19 marzo scorso, Solennità di San Giuseppe, ha presieduto la Messa per i lavoratori
invitando i credenti a “santificarsi attraverso il proprio lavoro” perché “non
basta la pur necessaria qualificazione tecnica e professionale” per attuare la
propria integrale vocazione:
“Il lavoro riveste
primaria importanza per la realizzazione dell'uomo e per lo sviluppo della
società, e per questo occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel
pieno rispetto dell'umana dignità e al servizio del bene comune. Al tempo
stesso, è indispensabile che l'uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non
lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della
vita”.
Benedetto XVI indica a tutti i lavoratori lo stile del
loro patrono, San Giuseppe:
“La sua grandezza risalta ancor
più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della
casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato,
ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua
esistenza terrena. Dall'esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte
invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la
Provvidenza ci ha assegnato”.
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1
maggio 2006
ULTIME ORE PER RAGGIUNGERE UN ACCORDO DI PACE
NELLA MARTORIATA
REGIONE
SUDANESE DEL DARFUR. L’UNIONE AFRICANA MEDIA
TRA IL
GOVERNO DI KHARTOUM E I GRUPPI RIBELLI
- Con noi padre Giulio Albanese -
La diplomazia africana al
lavoro, senza sosta, per raggiungere un accordo di pace nella regione sudanese
del Darfur. Il capo dei mediatori dell'Unione Africana, Salim Ahmed Salim, ha
annunciato - stanotte ad Abuja - che prolungherà di altre 48 ore i negoziati
con le due fazioni ribelli dopo la scadenza dei tempi fissati per raggiungere
l'intesa, accettata in extremis dal governo di Khartoum. D’altro canto,
l’esercito sudanese ha comunicato che non consegnerà un alto ufficiale,
accusato dall’ONU di gravi crimini nel Darfur. Il bilancio di tre anni di
guerra interna, nella martoriata regione sudanese, parla di decine di migliaia
di vittime – 180.000 secondo alcune fonti – e due milioni di sfollati. Sulla
complessità del negoziato per la pace in Darfur, Alessandro Gisotti ha
intervistato padre Giulio Albanese, fondatore dell’agenzia MISNA:
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R. - La sensazione è che siamo
ancora in alto mare. Certamente l’Unione Africana sta spingendo perché prima o
poi nell’arco delle prossime 48 ore una soluzione negoziale possa essere
raggiunta. Le difficoltà sono sostanzialmente due. Una, immediata, legata al
fatto che vi sono delle divisioni interne agli stessi movimenti dei ribelli, mi
riferisco allo SLA, il Sudan Liberation Army, e al JEM, l’altro
movimento antigovernativo. C’è da considerare poi che, comunque, il governo di
Khartoum è tradizionalmente inaffidabile. La verità qual è? E’ che purtroppo
c’è un gioco di interessi notevole che va al di là di quella che purtroppo è la
crisi umanitaria. E’ in atto un vero e proprio calvario che penalizza la
popolazione civile. Mi riferisco agli sfollati, ai profughi… Di fatto,
purtroppo, vi sono invece interessi di tipo geopolitico che condizionano lo
scenario non solo del Darfur, ma direi in tutto il contesto regionale.
D. – Accanto all’Unione
Africana, quanto, invece, sta facendo la Comunità internazionale, le Nazioni
Unite, ma anche le grandi potenze che però, appunto, hanno degli interessi non
sempre trasparenti?
R. – Stanno spingendo, in
particolare gli Stati Uniti. Sappiamo che la settimana scorsa il Consiglio di
Sicurezza ha praticamente approvato delle sanzioni ad personam nei
confronti di persone che sono state coinvolte direttamente nelle stragi.
Certamente molto dipenderà da quella che sarà l’azione internazionale da parte
del Palazzo di Vetro. In sostanza si tratta di mettere due parti davvero con le
spalle al muro. Questa regione, il Darfur, è una sorta di linea Maginot, una
linea di demarcazione per quelli che sono gli interessi della Lega Araba e
dall’altra quelli dell’Unione Africana, cioè della negritudine, dell’Africa,
dei grandi statisti dell’Africa subsahariana. Qual è l’oggetto del contenzioso?
E’ rappresentato dall’oro nero, dal businness del petrolio. Ed è chiaro
che qui le interferenze internazionali si fanno sentire. Sappiamo che c’è
petrolio non solo sotto il Darfur, ma anche nel vicinissimo Ciad. Quindi direi
che vi sono una serie di elementi che, a mio avviso, rendono davvero difficile
il negoziato iniziale globale.
D. – A Washington sono scesi in
piazza migliaia di persone per manifestare in favore della pace nel Darfur. Si
può dire che c’è un certo movimento dell’opinione pubblica?
R. – Sì, ma il problema è che
ancora una volta si tratta di passare dalle parole ai fatti. Quello che rilevo
è che sostanzialmente vi è una scollatura tra le istanze della società civile e
quella che è l’azione dei politici che sono nella stanza dei bottoni. Al
momento non mi pare di aver rilevato una sostanziale volontà politica per
risolvere questa crisi.
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NUOVE SEPOLTURE RINVENUTE NELLA CATACOMBA DEI
SANTI PIETRO E MARCELLINO
RIVELANO UN LUOGO DI DEVOZIONE FINO AD ORA
SCONOSCIUTO.
DAGLI STUDI DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE DI
ARCHEOLOGIA SACRA
E DELL’UNIVERSITÀ DI BORDEAUX 1, EMERGONO GLI USI
DEI PRIMI CRISTIANI
Un
luogo di devozione sconosciuto. Risale al II secolo d.C ed è stato rinvenuto a
Roma, nella catacomba dei Santi Pietro e Marcellino, per una casualità.
Significativi i dati emersi dagli scavi effettuati dalla Pontificia Commissione
di Archeologia Sacra in collaborazione con l’Ècole Française di Roma e
l’Università di Bordeaux 1. Al microfono di Tiziana Campisi, Raffaella
Giuliani, ispettore delle catacombe di Roma, ci anticipa i risultati dei primi
studi effettuati su questo sito che saranno presentati il 22 giugno prossimo
alla Pontificia Accademia Romana di Archeologia:
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R. – In questa catacomba,
nell’ormai lontana estate 2003, è iniziato uno scavo per motivi del tutto
casuali, in quanto si era aperta una voragine e per rimediare ai danni abbiamo
incominciato a scavare. Scavando, abbiamo trovato delle cose molto
interessanti. Innanzitutto, delle pitture alto-medievali che denotano
chiaramente un luogo di devozione. Ma la cosa più interessante è che dietro al
muro su cui era steso l’intonaco dipinto, abbiamo trovato delle camere un po’
diverse dagli ambienti tipici di una catacomba. Quindi, non delle gallerie, non
dei cubicoli, ma cameroni, diciamo, interamente pieni di scheletri. Ci siamo
posti il problema di scavarli molto correttamente per non distruggerli. Abbiamo
lavorato assieme al laboratorio di antropologia delle popolazioni del passato
dell’Università di Bordeaux 1.
D. – Quali particolarità sono
emerse?
R. – Ci siamo stupiti del numero
altissimo di individui contenuti in questi ambienti. I francesi, con i quali
abbiamo avviato la collaborazione, hanno trovato circa 300 corpi; in realtà, ve
ne sono molti di più: circa mille, millecento. L’altra particolarità è che
questo non è un ossario, non è un deposito di ossa, ma sono corpi deposti
pressappoco nello stesso lasso di tempo: ci dev’essere stato un evento, una
crisi di mortalità, che ha causato questa mortalità così intensa, così
localizzata. Le altre particolarità: erano abbigliati abbastanza elegantemente,
avevano delle vesti ricamate con dei fili d’oro, i corpi sono stati avvolti
nelle lenzuola con uno strato di calce, che aveva anche una funzione igienica,
antisettica, con la presenza anche di sostanze balsamiche odorose che sono
state rintracciate e che adesso sottoporremo ad analisi.
D. – Si può parlare di usi
prettamente cristiani?
R. – Sì: questa grande
attenzione ai corpi già mette un po’ sulla strada del cristianesimo, perché
appunto i cristiani effettivamente dedicano alla sepoltura una grande
attenzione, anche alla sepoltura del povero, anche alla sepoltura del semplice.
Il grande sviluppo delle catacombe cristiane è proprio dovuto a questo fatto:
poveri e ricchi avevano tutti diritto ad una sepoltura, purché fosse dignitosa,
semplice e in attesa del risveglio, in attesa della risurrezione. Questo
contesto, dalle prime datazioni, sembra precedente alla catacomba all’interno
della quale si trova.
**********
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1 maggio 2006
1°
MAGGIO: IN TUTTO IL MONDO, TANTISSIME LE MANIFESTAZIONI PER CELEBRARE LA FESTA
DEL LAVORO. MA RESTA ALTO IL NUMERO MONDIALE DEI DISOCCUPATI, CHE ALLA FINE DEL
2005 HA RAGGIUNTO I 191,8 MILIONI
-
A cura di Isabella Piro –
*********
ROMA. = Sono 191,8 milioni le
persone disoccupate in tutto il mondo. Questo l’ultimo dato registrato
dall’ILO-Ufficio Internazionale del Lavoro relativo al 2005. Un numero
cresciuto di 2,2 milioni rispetto all’anno precedente e che comprende
soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni, la cui possibilità di rimanere
disoccupati è tre volte superiore a quella degli adulti. Tra i Paesi più a
rischio, il Medio Oriente e l’Africa del Nord dove lo scorso anno si è
registrato un tasso di disoccupazione pari al 13,2%. Più positivo, invece, il
bilancio nelle regioni sviluppate e nell’Unione Europea, in cui i senza lavoro
sono passati dal 7,1% del 2004 al 6,7% del 2005. Tutto questo mentre oggi
cortei e manifestazioni sono previste un po’ ovunque per celebrare la Festa del
Lavoro. Istituita nel 1889, in memoria delle 11 persone morte a Chicago tre
anni prima, durante una manifestazione operaia, la ricorrenza del 1° maggio ha
ormai carattere universale. Tra gli eventi principali in programma per oggi, la
sfida dei lavoratori della Cambogia, che sfilando in migliaia per le strade
della capitale, Phnom Penh, si sono ribellati al divieto di manifestare imposto
dalle autorità. Prima di essere bloccati dalla polizia, davanti al Parlamento,
i manifestanti, soprattutto operai dell’industria tessile, sono riusciti ad
avanzare le loro richieste di un aumento salariale e di una riduzione
dell’orario di lavoro. Gli stessi temi sono stati al centro di numerosi cortei
anche in Thailandia, dove migliaia di lavoratori hanno sfilato a Bangkok per
cercare di ottenere un aumento del 25% del salario minimo. Tra i manifestanti,
anche migliaia di bambini che hanno protestato contro il lavoro minorile, vera
piaga sociale del Paese. A Giacarta, in Indonesia, oltre 21mila poliziotti
hanno vigilato sulla manifestazione indetta dai sindacati contro un emendamento
alla legge sul lavoro del 2003 che sopprime le indennità salariali in caso di
licenziamento. Nelle Filippine, invece, le richieste di maggiori garanzie nel
mondo del lavoro si sono intrecciate con le proteste contro la presidente,
Gloria Arroyo: migliaia di persone, infatti, si sono radunate nella capitale,
Manila, per chiedere le sue dimissioni. In Giappone, dove il 1° maggio non è
mai stato istituito come festività dal governo, soltanto alcuni sindacati
minori hanno celebrato la ricorrenza, mentre proprio oggi è stata annunciata
una causa intentata dal colosso delle telecomunicazione NTT contro il Ministero
del Lavoro. Al centro del processo: il taglio delle pensioni per 140mila
lavoratori. Ancora: i sindacati in corteo a Kuala Lampur, in Malaysia, Paese
che ha registrato 16mila licenziamenti nel solo 2005, hanno chiesto al governo
di porre fine alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, di fissare per
legge un salario minimo e di impedire gli abusi sulla mano d’opera immigrata.
In Russia, esattamente a Mosca, questa mattina circa 25mila militanti
sindacalisti hanno sfilato davanti al monumento di Lenin chiedendo uno “Stato
sociale” più forte. Celebrazioni soppresse, invece, nelle zone di guerra, in
cui il rischio di attentati ha spinto i lavoratori ad una maggiore cautela: a
Baghdad, capitale dell’Iraq, sono stati proibiti gli assembramenti pubblici, ma
il presidente Jalal Talabani ha voluto comunque ribadire che “il nuovo Paese
garantirà a tutti la dignità del proprio lavoro”. Anche nello Sri Lanka le
parti sociali tradizionalmente legate al mondo del lavoro hanno deciso, di
comune accordo, di rinunciare alla manifestazione in programma per oggi. Il
provvedimento è stato preso dopo l’attacco suicida, imputato ai ribelli Tamil,
avvenuto a Colombo il 25 aprile scorso che ha ucciso 11 persone. Proteste anche
in Palestina, dove l’Unione dei Sindacati ha denunciato oggi il divieto
d’accesso in Israele imposto dal governo di Gerusalemme ai lavoratori
palestinesi. All’origine della restrizione, c’è il timore che fra gli operai
provenienti dalla Palestina si nascondano anche terroristi suicidi. Arriviamo,
infine, in Europa: quest’anno il 1° maggio coincide “con la soppressione di
alcune barriere alla libera circolazione dei lavoratori in Finlandia, Spagna e
Portogallo” e con un ulteriore “progresso, quindi, verso un mercato del lavoro
più aperto”. Lo ricorda, in un documento, la Confederazione dei Sindacati dei
25 Paesi dell’UE, precisando che il 2006 è l’anno della mobilità dei
lavoratori, per i quali è richiesta “una migliore protezione sociale”. Il 1°
maggio “è il giorno in cui i sindacalisti del mondo intero manifestano la loro
solidarietà ed il loro impegno in favore della lotta attuale per il progresso
sociale e di condizioni di vita e di lavoro decenti per tutti”, ha commentato
John Monks, segretario generale della Confederazione.
IN
ITALIA, QUEST’ANNO LA FESTA DEL LAVORO VIENE CELEBRATA A LOCRI, IN CALABRIA IN
NOME DELLA LIBERTÀ CONTRO LE MAFIE.
GRANDE ATTESA ANCHE PER IL TRADIZIONALE CONCERTO IN PIAZZA SAN GIOVANNI
A ROMA, MENTRE IL PRESIDENTE CIAMPI INVITA AD ALLENTARE LE TENSIONI POLITICHE
LOCRI.= “Lavoro, Sviluppo, Costituzione, Libertà, contro le
mafie”. È lo slogan che caratterizza la Festa del Lavoro di quest’anno che
Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di celebrare a Locri, in Calabria. Nel pomeriggio
a Piazza San Giovanni a Roma il tradizionale concerto. Contestazioni a Milano e
a Torino nei confronti dei candidati sindaci della Casa delle Libertà, Letizia
Moratti e Rocco Buttiglione. Un invito ad allentare le tensioni per cogliere i
segni di ripresa è stato lanciato dal presidente Ciampi, che ha festeggiato il
Primo Maggio al Quirinale. Dunque hanno scelto Locri i sindacati confederali
per la manifestazione nazionale di quest’anno del Primo Maggio. Locri simbolo
della voglia di riscatto dei giovani del Sud, scesi in piazza a migliaia contro
la mafia dopo l’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale calabrese
Fortugno. Locri simbolo di tutto un Mezzogiorno alle prese con un tasso di
disoccupazione di oltre il 20% contro il 7,7%
nazionale. Tutti questi significati sono stati ribaditi oggi dai leader
di Cgil, Cisl e Uil – Epifani, Bonanni e Angeletti – che chiedono al nuovo
governo di centrosinistra politiche per il lavoro mirate appunto al rilancio
del Sud. E sul lavoro si gioca una delle partite più importanti della
legislatura appena iniziata. L’Unione vuole riscrivere la legge Biagi, accusata
di avere introdotto precarietà. La Casa delle Libertà difende invece la legge,
sostenendo che ha aumentato il numero di occupati. Entrambi gli schieramenti
sono invece d’accordo, sia pure con formule diverse, sulla necessità di
completare quella riforma con nuovi e più moderni ammortizzatori sociali.
Intanto, però, restano le forti tensioni politiche accumulate nelle ultime
settimane. Fischi e insulti a Milano nei confronti del candidato sindaco della
Cdl Letizia Moratti. E polemiche per la frase del suo avversario dell’Unione,
l’ex prefetto Bruno Ferrante, secondo il quale la partecipazione della Moratti
è una provocazione. La Moratti, va sottolineato, era stata invitata da tutti e
tre i sindacati confederali. Ma solo Cisl e Uil hanno fermamente preso le
distanze dalla contestazione, stigmatizzata da Prodi ma che per la Cdl è
l’emblema dell’intolleranza della sinistra. Stesso clima ostile a Torino per il
candidato sindaco del centrodestra Buttiglione. Calorosa invece l’accoglienza
per il nuovo presidente della Camera, Fausto Bertinotti, in passato leader dei
metalmeccanici Cgil. Così come Franco Marini, neo presidente del Senato, è
stato segretario generale della Cisl. Insomma, due ex sindacalisti alla seconda
e terza carica dello Stato a rendere questo Primo Maggio davvero speciale, ma a
quanto pare non ancora riappacificato.
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A VERONA, SI È CONCLUSO L’INCONTRO NAZIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA
ITALIANA SUL TEMA “DISEGNI DI SPERANZA”. TRA I MOMENTI PRINCIPALI,
IL RICORDO DEI 35 ANNI DI FONDAZIONE DELL’ACR E LA
PRESENTAZIONE
DEL RAPPORTO SUL LAVORO PASTORALE
-
A cura di Fabio Zavattaro –
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VERONA. = Con tre momenti distinti, gli adulti, i giovani
e l’ACR hanno portato a termine, a Verona, i lavori dell’incontro nazionale
dell’Azione Cattolica Italiana sul tema “Disegni di speranza”, che ha visto la
partecipazione di circa 1.500 delegati provenienti da tutta Italia. In modo particolare
i giovani hanno avviato il cammino verso la Giornata Mondiale della Gioventù,
che si terrà a Sydney nel 2008; un percorso che li vede sempre più attenti ai
loro coetanei di diverse culture e fedi, per costruire insieme ponti dialogo
per una crescita nella fede. I ragazzi hanno voluto ricordare i 35 anni di
fondazione dell’ACR, una realtà nata con il nuovo statuto e con la presidenza
di Vittorio Bachelet. Anniversario che è impegno a continuare a proporre ai
ragazzi itinerari di fede per essere sempre più testimoni di speranza nella
Chiesa e nella società. E di formazione hanno parlato gli adulti, presentando
la bozza di Progetto formativo che si iscrive in un percorso, che si concluderà
il prossimo anno nel convegno della Presidenze diocesane di AC, in programma a
Roma. Tra gli appuntamenti, da ricordare infine la presentazione, ieri sera,
del Rapporto su lavoro e pastorale, voluto dal Movimento lavoratori di AC e
presentato dal segretario nazionale, Cristiano Nervegna, da Savino Pezzotta,
fino a pochi giorni fa numero uno della Cisl e da Angelo Ferro presidente
dell’UCID. Pezzotta ha sottolineato come in questo momento “il mondo del lavoro
viva una complessa situazione”, e c’è bisogno, ha detto, “di una proposta
politica avente come base un’attenzione etica e un chiaro, esplicito, sistema
di valori cui riferirsi, ispirati dalla fede cristiana. C’è bisogno di operare,
nel mondo del lavoro, con una nuova logica, la logica dell’amore come ci chiede
lo stesso Papa Benedetto XVI, la sola capace di cambiare la prospettiva
dell’agire sociale e politico”.
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RIFLETTERE
SULL’IMPORTANZA DELLA PAROLA DI DIO, LA SOLA CHE PUÒ PORTARE AD ESSERE VERI E
FEDELI DISCEPOLI DI GESÙ: QUESTO L’OBIETTIVO DEL XX MEETING DEI GIOVANNI, IN
CORSO A POMPEI
- A cura di Loreta Somma –
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POMPEI.= È in corso a Pompei il XX Meeting dei giovani,
organizzato dal Santuario mariano. Ospiti della kermesse di quest’anno il
cardinale Esilio Tonini, don Oreste
Benzi e i cantanti Ron e Annalisa Minetti. I giovani, giunti da tutte le
regioni del Centro-Sud, hanno accolto con gioia l’invito del vescovo-prelato di
Pompei, mons. Carlo Liberati, ad aderire al disegno di Dio su di loro. Il
cardinale Tonini ha raccontato della sua precocissima vocazione. Già ad 8 anni,
infatti, la madre gli disse: “Preparati che il Signore ha del gran bene da
farti fare”, mentre don Oreste Benzi ha raccontato delle sue esperienze della
discoteca , quando lui, sacerdote con la tonaca, si reca in questi luoghi di
giovani e li provoca chiedendo loro : “Da quanto tempo non ti confessi?” Ha
raccontato in particolare di un ragazzo che ha risposto: “Da 10 anni”. Quando
hanno iniziato la confessione egli sentiva proprio che quel ragazzo non
aspettava altro che liberarsi dei suoi peccati. Nel pomeriggio il programma
continua con interventi musicali, riflessivi e comici.
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IN CORSO A VALMONTONE,
IN PROVINCIA DI ROMA, “UMANITARIA”,
LA RASSEGNA DEI DIRITTI
UMANI VIOLATI
ROMA. = I diritti umani violati, le
condizioni delle donne e dei bambini nel mondo, la tortura e la pena di morte.
Sono alcuni dei temi al centro di “Umanitaria”, la manifestazione in programma
a Valmontone, in provincia di Roma, e che prevede fino al prossimo 7 maggio
momenti di studio e tavole rotonde. Saranno proposti interventi e filmati
sul genocidio armeno, sulla Shoah, sui gulag e sui crimini compiuti in
Cecenia, Ruanda e Darfur. Si parlerà anche della Cambogia, del Tibet e
dell’Iran, con le testimonianze di ex prigionieri politici e dissidenti iraniani.
Sono in programma anche spettacoli teatrali, proiezioni di documentari e mostre
fotografiche. Alle iniziative, organizzate nell’ambito di “Umanitaria”,
prenderanno inoltre parte diverse organizzazioni governative e non governative
che sono impegnate nella tutela dei diritti umani in Italia e nel mondo. La
manifestazione, aperta da Aldo Forbice, ideatore e direttore di “Umanitaria”,
vede anche la partecipazione di parlamentari italiani ed europei. (A.L.)
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1 maggio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Sul programma nucleare iraniano, gli Stati Uniti non
sembrano disposti a concedere tempo alla Repubblica islamica. Il segretario di
Stato americano, Condoleezza Rice ha respinto, infatti, la proposta avanzata
dall’Iran, che si era reso disponibile a controlli a sorpresa da parte
dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Diventa adesso
cruciale la data del 9 maggio, quando il Consiglio di Sicurezza dell’ONU
discuterà il rapporto dell'AIEA. Nel documento, si denuncia la mancata
sospensione, da parte dell’Iran, dei processi di arricchimento dell’uranio.
Sulla crisi nucleare iraniana, innescata dalle ambizioni atomiche di Teheran,
il nostro servizio:
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Il serrato confronto tra Iran e Stati Uniti sul programma
nucleare iraniano sembra una partita di scacchi arenatasi in una prolungata
fase di stallo. L’amministrazione americana ed il governo di Teheran non
appaiono intenzionati, infatti, a fare la prima mossa per sbloccare lo stato di
impasse. “L’Iran – ha detto il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice
– dovrebbe dimostrare la sua buona fede, sospendere l’arricchimento dell’uranio
e rispondere alle richieste dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica
(AIEA) e del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. Ma la posizione della Repubblica
islamica è altrettanto inflessibile: il processo di arricchimento dell’uranio
per scopi civili – ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano
– è ormai irreversibile. L’Iran – ha aggiunto – è pronta a trattare solo
sull’arricchimento su scala industriale se il dossier tornerà dal Consiglio
delle Nazioni Unite all’AIEA. All’apparente inconciliabilità delle due
posizioni si aggiungono, poi, dure dichiarazioni e minacce. Gli Stati Uniti
hanno ribadito, con l’appoggio di Francia e Gran Bretagna, di essere favorevoli
a sanzioni economiche. L’amministrazione americana non esclude, inoltre,
nessuna opzione.
L’esecutivo iraniano, oltre a scartare l’ipotesi di
trattative dirette con Washington, ha avvertito invece che “decisioni radicali”
scatenerebbero reazioni “altrettanto radicali”. L’inquietante prospettiva di
misure restrittive, cui si oppongono Cina, Russia e Germania, e di azioni
militari contro lo Stato islamico restano, comunque, solo un’ipotesi.
Un’estrema opzione, quella dei raid militari, che l’Iran invece sta già
applicando nel nord dell’Iraq: le forze armate iraniane hanno bombardato
infatti, per il secondo giorno consecutivo, postazioni del Partito dei
lavoratori del Kurdistan (PKK). Il raid, che non sembra aver provocato vittime,
ha costretto decine di famiglie a lasciare le loro case.
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Sette gruppi di ribelli attivi in Iraq sono pronti a
raggiungere un accordo con le autorità irachene per porre fine alle violenze.
Lo ha reso noto ieri il presidente del Paese arabo, il curdo Jalal Talabani,
precisando di aver incontrato rappresentanti di formazioni della guerriglia,
probabilmente estremisti sunniti, disponibili ad un compromesso. In Italia,
intanto, continua l’afflusso di persone a Roma all’ospedale militare del Celio
per rendere omaggio ai tre soldati italiani rimasti uccisi, insieme con un
militare rumeno, in un attentato condotto giovedì scorso a Nassiriya. La camera
ardente resterà aperta fino alle 19 di questa sera. I funerali si terranno
domani nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli.
Ennesimo raid israeliano nei Territori palestinesi:
soldati dello Stato ebraico hanno assediato la casa di un ricercato della Jihad
islamica a Tulkarem, in Cisgiordania. Durante l’azione, è rimasta uccisa una
donna. Sul versante politico è stata raggiunta, intanto, un’intesa tra il
premier israeliano Ehud Olmert e Shimon Peres che nel nuovo governo, oltre alla
carica di vice premier, sarà un punto di riferimento per le questioni del
Neghev, della Galilea e dello sviluppo economico regionale”. La radio
israeliana ha rivelato, inoltre, che l’attuale ministro della Difesa Shaul
Mofaz passerà al ministero dei Trasporti. Il governo israeliano, che ha elevato
lo stato di allerta in occasione dell’odierna Giornata dei caduti in guerra, ha
approvato, ieri, alcune modifiche del tracciato della barriera di sicurezza in
costruzione tra Cisgiordania e Israele. Il provvedimento è stato deciso per evitare
l’isolamento di alcuni villaggi palestinesi.
Il Kashmir indiano è stato teatro di un nuovo, tragico
episodio di violenza: almeno 34 indù sono stati prima rapiti e poi uccisi, la
notte scorsa, da militanti islamici. L’azione terroristica, non ancora
rivendicata, è stata condotta pochi giorni prima dei colloqui, previsti a Nuova
Delhi, tra il primo ministro indiano Manmohan Singh e
una delegazione dei separatisti del Kashmir. In questa regione, le azioni della
guerriglia hanno causato, dal 1989, la morte di migliaia di persone.
Nello Sri Lanka, cinque persone sono rimaste uccise per un
attentato condotto in una città portuale a nord est della capitale Colombo. Le
vittime sono quattro civili e un militare. Una nave della marina è stata attaccata, poco dopo, da un gruppo di
ribelli Tamil. Questa seconda azione ha provocato il ferimento di cinque
marinai.
In Nepal, comincia a delinearsi il nuovo assetto politico:
il primo ministro Koirala ha prestato giuramento ieri, a Kathmandu, davanti al
re Gyanendra. Dopo oltre due settimane di tumulti e scontri che hanno scosso il
Paese, il Parlamento ha anche votato ad unanimità la creazione di un’Assemblea
costituente, che dovrà decidere il futuro della monarchia. Il premier Koirala
ha lanciato, inoltre, un appello ai guerriglieri maoisti, che hanno
recentemente annunciato una tregua di tre mesi. Invito i maoisti – ha detto il
premier – a porre fine alle violenze e ad intraprendere la strada dei colloqui.
Almeno cinque persone sono morte nei giorni
scorsi, a Timor Est, in seguito a nuovi disordini. Lo rendono noto fonti locali
precisando che la situazione resta molto tesa a causa dell’espulsione, un mese
fa, di quasi 600 soldati che si erano rifiutati di presidiare il territorio. Le
strade della capitale Dili sono adesso controllate da bande armate e numerose
abitazioni sono state date alle fiamme. Migliaia di persone si sono rifugiate
in conventi, chiese e improvvisati campi profughi per sfuggire alle violenze.
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