RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 207 - Testo della trasmissione di mercoledì 26 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
“Se sarò condannato a morte, preferisco
la fucilazione all’impiccagione”: così, Saddam Hussein alla ripresa, stamani, del processo a suo carico. Intanto, ieri, l’incontro
a Washington tra il premier iracheno, Al Maliki, e il
presidente americano, Bush
26 luglio 2006
IN
VALLE D’AOSTA, IL PAPA PREGA PER LA PACE IN
MEDIO ORIENTE
ED
AUSPICA CHE DALLA CONFERENZA DI ROMA PER IL LIBANO
SI
ARRIVI AD UN IMMEDIATO CESSATE-IL-FUOCO
Da Les
Combes, Benedetto XVI guarda con speranza e fiducia
agli sforzi diplomatici per la pace in Medio Oriente culminati nell’odierna
Conferenza internazionale a Roma. Dopo la Giornata di preghiera e penitenza
voluta per domenica scorsa, il Papa è tornato a rivolgere il pensiero alla
crisi israelo-libanese, ieri sera, rientrando a Les Combes da un’escursione in
alta quota. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Un pensiero che non abbandona
mai il Papa in questi giorni di riposo in Valle d’Aosta: la pace in Medio
Oriente. Anche ieri, visitando il Santuario mariano di Notre Dame, sulle
pendici del Monte Bianco, Benedetto XVI si è soffermato in preghiera per i
popoli travolti da questa nuova guerra. E’ stato lui stesso, tornando alla
residenza di Les Combes, a
confidare ai giornalisti le sue speranze per una immediata
cessazione delle ostilità:
“Mi sembra che qualcosa si muove in questo momento. Vedo che le
preghiere non sono inutili. Adesso preghiamo fortemente perché questa
conferenza di Roma porti realmente i frutti ed i risultati concreti per una
pace oggi ed anche per la soluzione dei problemi; spero che si vada fino alla
radice, trovando soluzioni stabili e durevoli”.
La preghiera al santuario di
Notre Dame è stato un momento molto intenso per il Papa, come sottolinea
l’inviato di Avvenire a Les Combes,
Salvatore Mazza:
R. – Un vero e proprio
pellegrinaggio quello fatto ieri pomeriggio dal Papa per pregare per la pace.
E, particolare significativo, dopo aver pregato il Papa si è rivolto ai fedeli
presenti e li ha invitati a pregare assieme lui, ancora una volta, per la pace.
Questo a dimostrazione di come il Santo Padre stia seguendo da vicino e con una
grande partecipazione, anche emotiva direi, quello che sta succedendo in Medio
Oriente e soprattutto con grande speranza la Conferenza di Roma.
D. – Ecco, significativamente
il Papa si è recato ad un Santuario mariano. Il Santo Padre, in questi giorni,
ha più volte invocato Maria, Regina della pace…
R. – Ripeto, si è trattato di
un vero e proprio pellegrinaggio a Maria. L’invoca-zione a Maria l’avevamo
sentita già all’Angelus, l’avevamo udita domenica pomeriggio nella piccola
parrocchia di Rhemes Saint Georges,
dove il Papa si era recato per pregare insieme alla comunità locale. E’
certamente una costante.
D. – Preghiera, invocata tante
volte, ma anche molta attenzione per quello che succede e quindi un contatto
costante con la Segreteria di Stato e con le Nunziature …
R. – Ricorderei, inoltre, che
il Papa stesso ha voluto che Cor Unum si mettesse immediatamente in moto in
vista dell’apertura, il prima possibile, di un corridoio umanitario per portare
aiuto alle popolazioni. Questo per sottolineare l’aspetto di una preghiera che
si manifesta anche attraverso una carità attiva, una carità che non fa
distinzioni fra chi soffre, ma che si rivolge a tutti, proprio perché tutti
quanti sono fratelli.
E a conferma di questo impegno
per la pace a tutto campo, la Santa Sede ha preso parte alla Conferenza per il
Libano alla Farnesina, alla quale è stata invitata in
vesti di Osservatore. A guidare la delegazione vaticana, l’arcivescovo Giovanni
Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati,
accompagnato, come membri della delegazione, da mons. Franco Coppola e mons.
Alberto Ortega Martin.
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LETTERA
DI AUGURI DI BENEDETTO XVI AL CARDINALE FIORENZO
ANGELINI,
CHE IL
29 LUGLIO FESTEGGERA’ I 50 ANNI DI EPISCOPATO E IL 1° AGOSTO
I 90
ANNI DI VITA. UN LUNGO MINISTERO, SCRIVE IL PAPA,
PER
UNO “STRUMENTO SAGGIO E DOCILE ALLA DIVINA INIZIATIVA”
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Novant’anni
di vita, il prossimo primo agosto, 50 dei quali spesi a servizio della Chiesa,
lungo sei Pontificati. E’ questo, per estrema sintesi, il ritratto del
cardinale Fiorenzo Angelini, al quale Benedetto XVI
ha indirizzato una lettera di auguri per i 50 anni dell’ordinazione episcopale,
avvenuta sotto Pio XII, il 29 luglio 1956. Una vita lunga, scrive il Papa, e ricca di “tanti doni” con i quali Dio “ha voluto
arricchire” il suo ministero “ad edificazione della Chiesa in Roma, in Italia e
nel mondo”. Un ministero che, sin da giovane, ha visto il futuro cardinale
immergersi nella realtà della sanità, del mondo ospedaliero, della pastorale
specifica del settore. L’esperienza maturata sotto Giovanni XXIII, che lo
nominò assistente ecclesiastico nazionale dei Medici cattolici italiani,
sfocerà, con Giovanni Paolo II, nell’istituzione del Pontificio Consiglio per
la Pastorale degli operatori sanitari, che vide il porporato suo primo
presidente.
“Il
fermo convincimento che la difesa della vita e l’attenzione pastorale alla
sofferenza umana superano le barriere ideologiche – si legge nella lettera di
Benedetto XVI - le ha suggerito altresì, venerato fratello, di compiere visite
e di partecipare a convegni in varie nazioni, nelle più diverse e difficili
situazioni politiche, per recare ovunque l’annuncio dei fondamentali valori
umani e cristiani ed invitare tutti ad unire gli sforzi a servizio della
persona sofferente. Riconoscendo un così generoso impegno in un settore di
fondamentale importanza, il Papa Giovanni Paolo II la creò cardinale nel
Concistoro del 28 giugno 1991”.
In
anni più recenti, la passione per l’uomo e il desiderio di offrire una via di
riscatto ai chi soffre o è povero, ha portato il cardinale Angelini
a fondare l’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, in
collaborazione con
“Narrare le opere di Dio
significa lodarlo”, conclude con espressioni gratitudine Benedetto XVI. “Perciò
ho voluto, signor cardinale, ricordare l’intenso lavoro che ella ha compiuto e
tuttora compie nella vigna del Signore, per rendere grazie a Lui e, al tempo
stesso, riconoscere il merito di chi ha saputo farsi strumento docile, saggio e
zelante della sua divina iniziativa”.
RINUNCE
E NOMINE
In Brasile, Benedetto XVI ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nazaré,
presentata da mons. Jorge Tobias de Freitas, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di
Diritto Canonico.
Sempre
in Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi
di Bonfim presentata da mons. Jairo
Rui Matos da Silva, per
sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato a succedergli mons.
Francisco Canindé Palhano,
del clero dell’arcidiocesi di Natal, finora parroco
della parrocchia “Santo Alfonso Maria de Ligório”.
Ancora in Brasile, il
Pontefice ha nominato vescovo di Caraguatatuba don Antônio Carlos Altieri, finora
direttore della comunità dei sacerdoti-studenti dell’Università Pontificia Salesiana
di Roma.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Lettera di
Benedetto XVI al cardinale Fiorenzo Angelini in occasione
del cinquantesimo anniversario di ordinazione episcopale.
Servizio estero - Medio
Oriente: la diplomazia punta ad un cessate-il-fuoco.
A Roma i lavori della Conferenza internazionale organizzata per fermare gli
scontri in Libano del Sud e il lancio di razzi sulla Galilea.
Servizio culturale - Un
articolo di Roberto Nardin dal titolo “Quella feconda
circolarità tra preghiera, studio e lavoro” in merito ad una raccolta di saggi
di Giorgio Picasso “Sacri canones et
monastica regula”.
Servizio italiano - In rilievo
lo sciopero delle farmacie e il tema dell’immigrazione.
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26 luglio 2006
SLITTA
L’ATTESA CONFERENZA STAMPA SUL SUMMIT INTERNAZIONALE SUL LIBANO,
TENUTOSI
STAMANI A ROMA. NEL PAESE DEI CEDRI, INTANTO, SI REGISTRANO NUOVE VITTIME NEGLI
SCONTRI TRA MILIZIE HEZBOLLAH ED ESERCITO ISRAELIANO
-
Interviste con Josiane Nasr
e Franco Angioni -
Un summit internazionale molto delicato dal punto di vista
della diplomazia, che ha impegnato per più tempo del previsto i partecipanti e
ritardato di conseguenza l’attesissima conferenza stampa conclusiva. E’ ciò che
è accaduto questa mattina al Ministero degli esteri italiano,
teatro della Conferenza di pace per il Libano, che ha visto i rappresentanti di
16 Paesi e le delegazioni di tre organismi sovranazionali
- ONU, Unione Europea e Banca mondiale – confrontarsi sui nodi e sulle possibili
soluzioni della grave crisi in atto in Medio Oriente. La conferenza stampa, inizialmente
prevista per le 13, è slittata oltre le 14.30 e dunque su quanto emerso dal
confronto dei leader internazionali con i rappresentanti dei
media vi rimandiamo alle prossime edizioni dei radiogiornali
della Radio Vaticana.
Intanto, dal Libano e dai Territori palestinesi sono
giunte nuove notizie di scontri e attacchi: almeno 14 persone, tra le quali una
bambina, sono morte per un raid israeliano nella Striscia di Gaza. In Libano,
poi, sono rimasti uccisi diversi soldati dello Stato ebraico in seguito a
combattimenti con gli Hezbollah. Il servizio di
Amedeo Lomonaco:
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L’emittente
araba “Al Arabya” ha rivelato che almeno 12 militari israeliani
sono morti durante scontri scoppiati nel sud del Paese dei cedri. Il leader
degli Hezbollah, in un discorso trasmesso dalla
televisione del movimento islamico, “Al Manar”, ha
dichiarato, poi, che il gruppo sciita “non accetterà condizioni umilianti per il cessate il
fuoco”. Il capo degli Hezbollah ha annunciato,
inoltre, nuovi attacchi oltre Haifa. L’intenzione di
continuare a combattere è stata manifestata anche dal premier dello Stato ebraico,
Ehud Olmert, che ha
espresso il proprio “profondo dolore” per la morte, ieri, di 4 caschi blu delle
Nazioni Unite durante un’incursione israeliana nel sud del Libano. Il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è detto “scioccato” e ha affermato che l’attacco
israeliano ha “apparentemente preso di mira deliberatamente” una postazione
dell’ONU. Il governo israeliano ha riferito, invece, che si è trattato di un
incidente.
Questo
episodio, sul quale verrà aperta un’indagine, non
sembra comunque aver scalfito la cooperazione tra Nazioni Unite e Israele per
il soccorso delle popolazioni colpite: l’esecutivo israeliano ha assicurato la
creazione di corridoi umanitari e l’ONU ha reso noto che è partito stamani da
Beirut il primo convoglio con cibo e medicine diretto a sud della capitale,
dove sono migliaia gli sfollati. Il Patriarca di Antiochia
dei maroniti, il cardinale Nasrallah Sfeir, ha osservato che la fase che sta attraversando il
Libano è “la più grave della sua storia”. Il porporato ha anche
auspicato un Libano “sovrano, democratico e indipendente” e ha invocato un maggiore
impegno per i profughi. Proprio per garantire gli aiuti umanitari, la Caritas
italiana ha lanciato poi, prima dell’apertura della Conferenza di Roma sul Libano,
un appello per giungere ad una tregua e favorire il dialogo. La Caritas esprime
anche l’auspicio di “intensificare gli interventi
in atto, grazie ad una sempre crescente risposta solidale” in grado di aiutare
centinaia di migliaia di profughi. L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, ha
espresso, infine, grande preoccupazione per le migliaia di lavoratori migranti
“rimasti intrappolati nel conflitto”. Il presule ha chiesto, in particolare, un
intervento delle istituzioni internazionali per soccorrere la popolazione
civile, i lavoratori provenienti dai Paesi dell’Asia e dell’Africa e gli oltre
20 mila sudanesi e iracheni che hanno ricevuto asilo in Libano.
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E il
prolungarsi della crisi aggrava la situazione della popolazione libanese e di
quanti hanno abbandonato le loro case. Ascoltiamo, al microfono di Adriana Masotti,
la testimonianza di Josiane Nasr,
del centro del Movimento dei Focolari di Beirut.
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R. – La situazione è grave non soltanto a Beirut, ma anche
nel sud e nell’est del Libano, dove la popolazione sta soffrendo tanto proprio
a causa della distruzione delle infrastrutture, della case
e della morte di tanti civili, a volte la morte di famiglie intere. I libanesi
sono stati colti da una grande sorpresa dopo lo scoppio del conflitto. Si è
creata una situazione che ha portato tanto dolore, ma anche tanta paura e tanta
angoscia. C’è grande impotenza di fronte a questa assurdità. Non ce l’aspettavamo, anche perché eravamo usciti da
relativamente poco da una lunga guerra. Si cominciava appena a respirare e ci
si ritrova, adesso, nuovamente davanti ad una situazione gravissima.
D. – Non c’erano delle avvisaglie che potevano far pensare
alla situazione che si sta vivendo ora?
R. – No, non c’erano avvisaglie. E’ vero che stavamo attraversando
un momento difficile dal punto di vista politico. Ma è stata veramente una
grandissima sorpresa.
D. – In Libano ci sono, in questo momento, centinaia di
migliaia di sfollati…
R. – Il governo libanese ha chiesto a tutti gli abitanti
delle regioni non colpite da questi bombardamenti di accogliere gli sfollati.
Quello che si sta vivendo dà conforto e speranza, perché gli sfollati arrivano
soprattutto nei quartieri cristiani; coloro che vengono
accolti sono in maggioranza sciiti. Questa è una volta ancora una prova che
siamo un solo popolo e che possiamo e che vogliamo vivere insieme, pur essendo
di fedi religiose diverse.
D. – Quale l’augurio della popolazione libanese?
R. – Io non saprei cosa dire. L’unica cosa certa è che si
spera, con tutte le forze, che non aumentino, ancora di più, questi desideri di
distruzione. Ci si aspetta che si fermi questa situazione, perché nessuno vuole
che si vada avanti.
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Ma quali
sono gli obiettivi da perseguire per dare al Libano la prospettiva di una pace
duratura? Fabio Colagrande lo ha chiesto al generale
Franco Angioni, al comando delle truppe italiane in
Libano dal 1982 al 1984:
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R. – Una soluzione è certamente la restituzione dei
prigionieri, il cessate-il-fuoco,
la deposizione delle armi da parte dei guerriglieri sciiti. Successivamente, si
può gettare uno sguardo al futuro e, quindi, definire uno scopo politico per
dare sostanza alle azioni che si stanno per intraprendere. Quindi, il mio auspicio
è che si possa individuare uno scopo politico anche alla luce di una politica
dei piccoli passi per poter poi progredire sempre più e garantire migliori
prospettive per i protagonisti di questa crisi. I protagonisti più importanti
sono: l’Autorità nazionale palestinese, Israele - nella certezza di poter finalmente
non avere nemici che mettono in dubbio la sua stessa esistenza – e quindi il
Libano, che dovrebbe cessare di essere un vaso di coccio tra i vasi di ferro, e
di conseguenza tutta la regione mediorientale.
D. – Generale Angioni, in questo
contesto, intanto, il conflitto sta continuando. Lei come commenta l’uccisione
dei quattro caschi blu avvenuta ieri al confine del Libano del Sud per opera di
un attacco israeliano?
R. – Non posso che condannare questa circostanza,
assolutamente. E dò per scontato che si tratti di un
errore perché, se così non fosse, sarei troppo drastico nei riguardi di una
nazione che invece è giusto che continui ad avere anche la solidarietà degli
altri Paesi, unitamente ai problemi che riguardano la comunità palestinese.
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INVESTIRE
SUI GIOVANI PER DARE NUOVA LINFA AL CALCIO ITALIANO:
E’ L’ESORTAZIONE DI MONS.
CARLO MAZZA, RESPONSABILE DELL’UFFICIO SPORT
DELLA
CEI, ALL’INDOMANI DELLA SENTENZA SU “CALCIOPOLI”
CHE HA
CONFERMATO LA RETROCESSIONE DELLA JUVENTUS IN SERIE B
Seguiti da un inevitabile strascico di
polemiche, sono arrivati ieri sera i verdetti di
secondo grado della Corte federale sullo scandalo italiano di “calciopoli”. Milan, Lazio e
Fiorentina restano in serie A con penalizzazioni,
mentre la Juventus viene retrocessa in serie B, come
deciso in primo grado. I bianconeri, inoltre, partiranno nel prossimo campionato
da -17 punti. La Corte ha confermato la squalifica di 5 anni per Luciano Moggi
e Antonio Giraudo, i due dirigenti della Juventus al centro dello scandalo che ha scosso lo sport
più popolare in Italia. Per un commento sulla sentenza e sulle prospettive
future del calcio italiano, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Carlo
Mazza, responsabile dell’Ufficio sport e tempo libero della Conferenza episcopale
italiana:
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R. – Credo si possa definire una sentenza del “buon senso”
in cui, sostanzialmente, da una parte vengono in qualche modo privilegiate le
società sportive-club e dall’altra vengono mitigate
anche le sanzioni per alcuni compartecipanti di questo scandalo. Da una parte,
c’erano sostenitori del cosiddetto “giustizialismo” e
dall’altra i sostenitori di un’amnistia: i due estremi. I giudici hanno scelto
la via mediana, che mi pare quella più equa. Tuttavia, bisognerebbe un po’
capire cosa si farà adesso. Io penso che la cosa più importante
sarà il futuro, rispetto a questa sentenza…
D. – In questi mesi abbiamo visto il bello e il brutto del
calcio: l’Italia campione del mondo e poi il pallone trascinato nei tribunali.
Da dove ripartire?
R. – A mio modo di vedere, bisognerebbe in qualche modo
distinguere quello che è un calcio ormai proiettato sul business, che ha le sue “regole interne”, e invece un calcio che è
– come ben sappiamo e come sosteniamo noi, soprattutto – a beneficio della promozione
dell’uomo, in particolare di quello che è lo sviluppo integrale dei ragazzi e
di tutti quei valori educativi e formativi e sociali che ci stanno molto a
cuore. Occorre ripartire dai giovani, da quell’attività
di base che è sostanzialmente sana ed è quella che fa lo zoccolo duro del
calcio italiano. Bisogna coltivarlo, investire risorse in modo che ci sia
ancora e sempre di più una valorizzazione del calcio dalla base. Io ritengo che
tutto questo scandalo abbia le sue radici nell’egemonia dei diritti televisivi
e poi gli equilibri dei giochi in borsa e anche gli sponsor.
D. – Ha molto colpito le tifoserie, e in particolare i
giovani, un certo atteggiamento, se vogliamo, di fuga di calciatori importanti
dalle squadre punite dalla giustizia sportiva …
R. – I giocatori sono prestatori d’opera, sono
professionisti, e dipendono da chi offre di più. Il mercato è questo. O si
elimina il mercato, o si comprende che il mercato ha le sue regole. In secondo
luogo, l’altro ragionamento potrebbe riguardare la valenza etica di questi
giocatori, e certamente qui, i valori etici sono un po’ emarginati …
D. –
Però, c’è anche chi va controtendenza: pensiamo ad un giocatore come Alessandro
Del Piero …
R. – Ma certo. Ci sono sempre le persone di grande
talento, non solo di talento sul campo, ma di grande talento anche nella vita,
che sanno resistere, che
sanno far prevalere i valori
fondamentali dello sport. Ci danno dunque un esempio di grande fermezza
interiore e di grande capacità di saper corrispondere nella vita a quei
principi che coerentemente vivono dentro di sé.
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SI CELEBRA OGGI
PROTETTORI
DELLA FAMIGLIA: SONO PARTICOLARMENTE VENERATI
NELLA
PARROCCHIA DI SANT’ANNA IN VATICANO
-
Intervista con padre Bruno Silvestrini -
La Chiesa ricorda oggi Sant’Anna
e San Gioacchino, genitori della Vergine Maria, protettori della famiglia e
invocati soprattutto da quanti desiderano il dono di un figlio. Queste due
figure sono particolarmente venerate nella parrocchia di Sant’Anna
in Vaticano, dove stamani ha presieduto una solenne celebrazione mons. Angelo
Comastri, vicario del Papa per
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R. – La sua persona è molto vicina soprattutto alla
devozione delle mamme, delle donne che aspettano un bambino o che hanno
difficoltà nel parto. E poiché Sant’Anna custodì
Maria nel grembo come in uno scrigno, è venerata come patrona dagli orefici e
dei bottai, protegge i minatori, i falegnami, i carpentieri, gli ebanisti e i
tornitori. La parola “Anna” significa “grazia” e noi possiamo dire di Sant’Anna, della sua storia, solamente alcuni particolari
che vengono dal Proto-vangelo di San Giacomo, che è
stato scritto verso la metà del II secolo. Era un Vangelo che veniva letto, nella mentalità dell’Alto Medioevo soprattutto
ai bambini, perché vi erano raccontate le scene semplici dell’infanzia di Gesù
…
D. – Cosa sappiamo, invece, di San Gioacchino?
R. – Gioacchino era un sacerdote del tempo e rimase male quando un confratello gli disse: “Guarda che tu non
puoi andare per primo ad incensare l’altare del Santo dei Santi perché tu non
hai prole”. Per 40 giorni non andò a casa perché si recò presso l’archivio del
Tempio di Gerusalemme e andò a studiare per vedere se era vera questa diceria
ed Anna lo attese, in preghiera. Gioacchino ebbe l’impulso di ritornare a casa.
Poi Anna rimase incinta e nacque la Vergine Maria. Come parroco della
parrocchia di Sant’Anna qui, in Vaticano, anche se da
pochi mesi, posso dire che Sant’Anna veramente è
venerata in preghiera da tante persone: mi commuovono. Vengono dall’Estremo Oriente
come anche dal Nord Europa, perché a tutti Sant’Anna
dia la fecondità interiore di sapere accogliere il Signore e accoglierlo per essere più santi.
D. – Quale messaggio trasmettono oggi le figure di Sant’Anna e San Gioacchino?
R. – La figura di Sant’Anna
riassume la famiglia, il concetto fondamentale della famiglia: per le mamme che
desiderano figli, perché vogliono avere dei parti, ma anche il concetto
fondamentale che la famiglia deve essere feconda. Quindi la preghiera a Sant’Anna e a San Gioacchino consiste anche nel chiedere al
Signore nella preghiera quotidiana che la famiglia non dimentichi mai di essere
chiamata dal Signore ad essere focolaio, elemento fondamentale della vita della
Chiesa, per saper comunicare il dono della fede.
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26 luglio 2006
STORICA
INTESA SULLA DOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE
FIRMATA A SEOUL
DA
CATTOLICI, LUTERANI E METODISTI. IL CARDINALE WALTER KASPER:
È UNO
DEI PIÙ “GRANDI SUCCESSI NEL DIALOGO ECUMENICO”
- A
cura di Alessandro De Carolis -
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SEOUL. = Una convergenza di sapore storico su un tema
teologico per decenni oggetto di divisioni e di una non facile strada verso la
piena comunione ecclesiale:
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GLI EPISCOPATI D’EUROPA CRITICANO
A PROPOSITO DELLA RICERCA SULLE
CELLULE STAMINALI EMBRIONALI:
È “
BRUXELLES. =
BOLIVIA:
SULLA RIFORMA DEL SISTEMA SCOLASTICO NAZIONALE
DURI ATTACCHI DEL GOVERNO BOLIVIANO CONTRO
A PAMPLONA E JAVIER, IN
SPAGNA, DAL 4 AL 6 AGOSTO, UN INCONTRO NAZIONALE
DI GIOVANI SULLA FIGURA DI SAN FRANCESCO SAVERIO.
L’INIZIATIVA NEL V CENTENARIO DELLA NASCITA DEL SANTO DELLE
MISSIONI
PAMPLONA.
= Centinaia di giovani si raduneranno a Pamplona e Javier, in Spagna, dal 4 al 6 agosto, per festeggiare il V
centenario della nascita di San Francesco Saverio. Accogliendo l’invito di Benedetto
XVI ai giovani radunatisi a Colonia la scorsa estate a seguire il modello dei
Santi, autentici rivoluzionari e rinnovatori della società, la delegazione per
la pastorale giovanile universitaria e vocazionale delle diocesi di Pamplona e Tutela ha proposto un incontro nazionale sul
“Patrono delle missioni”. Al raduno parteciperanno ragazzi appartenenti a
parrocchie, movimenti, collegi e istituti. Duecentociquanta
è il numero dei volontari che offriranno il loro aiuto per permettere la piena
riuscita dell’evento. La giornata inaugurale dell’“Encuentro
Nacional de Jovenes: Javier 2006”, il 4 agosto, sarà dedicata anzitutto alla
visita del Palazzo dei congressi “Baluarte” di Pamplona, sede centrale dell’incontro. Mons.
Fernando Sebastian, arcivescovo di Pamplona e vescovo di Tudela,
riceverà poi i giovani nella cattedrale della città, quindi seguirà una veglia
musicale al parco di Yamaguchi. Vi prenderanno parte
artisti come Migueli, Nico e Luis
Enrique Ascoy. Il 5 agosto
ci sarà spazio per riflessioni su dialogo tra fede e scienza, educazione
all’affettività e alla sessualità, il cristianesimo come nuova opportunità per
l’Europa e l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione. L’incontro si
concluderà domenica 6 agosto con una celebrazione eucaristica a Javier e la “consegna dei crocifissi”. (A.Gr.)
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26 luglio 2006
- A cura di Roberta Moretti -
Iraq. “Se sarò condannato a morte, voglio
morire come un militare, ovvero, per fucilazione e non per impiccagione”: è
quanto ha dichiarato stamani in Tribunale a Baghdad Saddam
Hussein, nel corso del processo a suo carico per la
strage di Dujail del
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Il premier iracheno, che appartiene ad un partito sciita
vicino all’Iran, ha chiesto un cessate-il-fuoco
immediato e per questo alcuni parlamentari americani
hanno proposto di boicottare la sua visita al Congresso. Il capo della Casa
Bianca gli ha risposto che vuole una tregua duratura. Entrambi hanno ammesso
che la situazione in Iraq è molto critica, nonostante
la formazione del governo di unità nazionale che nei desideri di Washington
avrebbe dovuto stabilizzare il Paese. Ovviamente – ha commentato Bush – la violenza a Baghdad è ancora terribile. Il
presidente però ha confermato la sua fiducia ad Al Maliki, ribadendo che gli Stati Uniti non lo
abbandoneranno. Quindi ha annunciato un nuovo piano del Pentagono, che prevede
il ritorno in forze dei soldati americani a Baghdad per cercare di bloccare
l’ondata delle violenze in crescita nelle ultime settimane. Alla fine
dell’incontro, Al Maliki ha espresso tutta la sua preoccupazione quando ha detto che nel suo Paese non ci sarà
la guerra civile, “a Dio piacendo”.
Da New York, per
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“La missione NATO
nell’Afghanistan meridionale non può fallire”: è quanto ha dichiarato stamani
in una conferenza stampa a Kabul l’inviato speciale in Afghanistan dell’Unione
Europea, Francesc Vendrell,
accogliendo la decisione di inviare nuove truppe internazionali per
stabilizzare il Paese. Intanto, non si allenta la tensione sul campo. Questa
mattina sette sospetti guerriglieri talebani sono rimasti
uccisi nel distretto di Garmser, nella provincia di Helmand, nel corso di scontri con le forze di coalizione
americane. Da segnalare, infine, l’arresto ieri sera a Chaghcharan,
nella provincia occidentale di Ghor, di un leader
religioso talebano, in relazione all’omicidio,
domenica scorsa, di due membri di un’organizza-zione umanitaria nei pressi di Charsada.
I soldati etiopi dislocati in Somalia sono
meno di quanto si dica: è quanto ha dichiarato stamani
l’inviato delle Nazioni Unite nel Paese del Corno d’Africa, François
Fall, smentendo le testimonianze che parlano di 4-5
mila unità stanziate a Baidoa, sede del governo di
transizione somalo, e in altre località. Intanto le Corti islamiche, che da
giugno controllano Mogadiscio e buona parte del Sud del Paese, ieri sera hanno
fatto sapere che non parteciperanno ai colloqui con il governo di transizione
somalo, in programma a Khartoum, in Sudan, il primo e
il 2 agosto, fino a quando truppe etiopi si troveranno in Somalia. Nella
mattinata di ieri, il governo di transizione somalo aveva dichiarato di essere
pronto a partecipare “senza pre-condizioni” ai
colloqui, richiesti in precedenza dalle stesse Corti.
Almeno una persona è morta e sei sono rimaste ferite ieri
in Costa d’Avorio, nei disordini avvenuti a Grand Bassam, località balneare una quarantina di chilometri a
sud della capitale, Abidjan, a margine del censimento della
popolazione necessario per stilare le liste degli aventi diritto al voto
per le elezioni generali del 30 ottobre. Lo riferisce oggi la stampa locale,
precisando che gli scontri hanno coinvolto giovani sostenitori del presidente, Laurent Gbagbo, e partigiani
della coalizione che raccoglie i principali partiti dell’opposizione. Violenze
analoghe erano avvenute nel fine settimana a Divo,
Il presidente degli Stati Uniti, Bush, ha ricevuto ieri a Washington uno dei leader dei ribelli
della martoriata regione sudanese del Darfur, Minni Minnawi, che il 5 maggio
scorso ha firmato con il governo di Karthoum un
accordo di pace. Secondo fonti della Casa Bianca,
l’incontro aveva come obiettivo quello di rafforzare l’accordo, in vista di una
futura ed eventuale missione di pace delle Nazioni Unite.
Un gruppo di uomini armati ha attaccato ieri notte una
piattaforma petrolifera gestita dalla Compagnia italiana dell’ENI nel delta del
Niger. L’attacco è avvenuto sulla piattaforma Ogboebiri,
al largo delle coste della Nigeria meridionale. I numerosi attacchi sferrati nel
territorio da miliziani armati ai danni di compagnie petrolifere straniere
stanno causando in Nigeria - il sesto produttore mondiale
di greggio - una riduzione delle esportazioni
del 20 per cento.
Almeno 17 persone risultano disperse nel
naufragio di un'imbarcazione carica di emigranti clandestini a largo della
Tunisia. Lo si apprende da fonti ufficiali a Tunisi.
Secondo l’agenzia tunisina, TAP, otto naufraghi “di nazionalità diverse” sono
stati soccorsi in mare da una motovedetta della Marina tunisina al largo della
città turistica di Mahdia, nella Tunisia centrale. I
sopravvissuti hanno raccontato di essersi imbarcati sulla costa di un “Paese
vicino”, con l'intenzione di sbarcare in Italia.
Almeno 8 persone sono morte e 18 disperse in
Cina a causa del passaggio, ieri, del tifone “Kaemi”
nelle province meridionali di Fujian, Guangdong, e Jiangxi. Dal
territorio, già martoriato nei giorni scorsi dal tifone Bilis,
che ha fatto 612 morti e 208 dispersi, sono state evacuate circa mezzo milione
di persone. Annullati i voli aerei e chiuse le scuole. Kaemi,
che ha colpito anche Taiwan e il nord delle Filippine, oggi ha perso intensità,
trasformandosi in depressione tropicale.
Sarebbero circa 3 mila, tra morti e dispersi,
le vittime del maltempo abbattutosi dalla metà di luglio in Corea del Nord. Lo ha reso noto questa mattina
un’organizzazione sud coreana per i diritti umani, ritenuta bene informata su
quanto accade in nord-Corea. Ieri, funzionari della Croce Rossa Internazionale
a Pechino avevano parlato di 121 morti.
Nuove minacce rivolte al Giappone da parte
della Corea del Nord, che oggi ha messo in guardia Tokyo dal considerare
qualsiasi attacco preventivo contro il regime stalinista di Pyongyang.
Lo riferisce oggi a Seul l’agenzia “Yonhap”, che
riporta le bellicose dichiarazioni pubblicate dal quotidiano nordcoreano del “Partito dei lavoratori”. Le minacce della
Corea del Nord arrivano in risposta alle contromisure
in discussione presso le autorità nipponiche, in merito alla crisi nordcoreana, improvvisamente aggravatasi lo scorso 5 luglio
con il lancio da parte di Pyongyang di 7 missili, di
cui uno intercontinentale, in teoria capace di raggiungere anche gli Stati
Uniti.
Sarà presente anche il presidente della Bielorussia, Alexandr Lukashenko, al lancio, questa sera, del primo satellite bielorusso, denominato “Belka”.
Il satellite, che verrà lanciato dal cosmodromo di Baikonur, in Kazajistán, alle
22.43 (ora di Mosca), si staccherà dal
razzo russo “Dniéper” dopo aver raggiunto un’orbita a
La Russia onorerà il suo accordo circa la
vendita al Venezuela di 24 aerei da guerra Sukhoi
Su-30 e di 30 elicotteri: lo ha dichiarato stamani il ministro della Difesa
russo, Sergueï Ivanov,
rispondendo all’appello di Washington di riconsiderare tale accordo, stipulato
direttamente con il presidente venezuelano, Hugo Chavez, in viaggio in Russia. Oggi, Chavez
incontrerà a Mosca il suo omologo russo, Vladimir Putin.
Grande attesa, in Italia, per il voto della Camera
sull’indulto, previsto per questa sera. Contrario il ministro delle
Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che pur impegnandosi a non far cadere
l’esecutivo di Prodi, ha definito il provvedimento dell’Unione una norma per
salvare i responsabili di reati finanziari.
L’Europa ancora stretta nella
morsa del caldo. In settimana, le temperature hanno toccato picchi storici,
sfiorando i 40 gradi, e sono destinate a persistere nei prossimi giorni. In
Francia sono già 40 le vittime della canicola. E morti per il caldo si
registrano anche in America. Nella sola California,
hanno perso la vita 53 persone.
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