RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 207  - Testo della trasmissione di mercoledì 26 luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In Valle d’Aosta, il Papa prega per la pace in Medio Oriente ed auspica che dalla Conferenza di Roma per il Libano si arrivi ad un immediato cessate-il-fuoco: ai nostri microfoni Salvatore Mazza

Lettera di auguri di Benedetto XVI al cardinale Fiorenzo Angelini, che il 29 luglio festeggerà i 50 anni di episcopato e il 1° agosto i 90 anni di vita. Un lungo ministero, scrive il Papa, per uno “strumento docile, saggio docile e zelante alla divina iniziativa”

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Pace in Libano e sicurezza ad Israele: è quanto chiedono i partecipanti alla Conferenza internazionale in corso a Roma. Ma nel Paese dei cedri si registrano nuove vittime negli scontri tra milizie Hezbollah ed esercito israeliano: con noi Josiane Nasr e il generale Franco Angioni

 

Investire sui giovani per dare nuova linfa al calcio italiano: è l’esortazione di mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport della CEI, all’indomani della sentenza su “Calciopoli”, che ha confermato la retrocessione della Juventus in serie B

 

Si celebra oggi la memoria dei Santi Anna e Gioacchino, genitori della Vergine Maria. Protettori della famiglia, sono particolarmente venerati nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano: la figura dei Santi nelle parole del parroco, padre Bruno Silvestrini

 

CHIESA E SOCIETA’:

Secondo il cardinale Walter Kasper, uno dei più “grandi successi nel dialogo ecumenico” la storica intesa sulla Dottrina della giustificazione firmata a Seoul da cattolici, luterani e metodisti

 

E’ “la prima tappa per la distruzione degli embrioni” la decisione dell’Unione Europea a proposito della ricerca sulle cellule staminali embrionali: lo affermano i vescovi della COMECE in una loro nota

 

Duri attacchi del governo boliviano alla Chiesa cattolica sulla riforma del sistema scolastico nazionale

 

Incontro nazionale di giovani sulla figura di San Francesco Saverio a Pamplona, in Spagna, dal 4 al 6 agosto

 

24 ORE NEL MONDO:

“Se sarò condannato a morte, preferisco la fucilazione all’impiccagione”: così, Saddam Hussein alla ripresa, stamani, del processo a suo carico. Intanto, ieri, l’incontro a Washington tra il premier iracheno, Al Maliki, e il presidente americano, Bush

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 luglio 2006

 

 

IN VALLE D’AOSTA, IL PAPA PREGA PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE

ED AUSPICA CHE DALLA CONFERENZA DI ROMA PER IL LIBANO

SI ARRIVI AD UN IMMEDIATO CESSATE-IL-FUOCO

 

Da Les Combes, Benedetto XVI guarda con speranza e fiducia agli sforzi diplomatici per la pace in Medio Oriente culminati nell’odierna Conferenza internazionale a Roma. Dopo la Giornata di preghiera e penitenza voluta per domenica scorsa, il Papa è tornato a rivolgere il pensiero alla crisi israelo-libanese, ieri sera, rientrando a Les Combes da un’escursione in alta quota. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Un pensiero che non abbandona mai il Papa in questi giorni di riposo in Valle d’Aosta: la pace in Medio Oriente. Anche ieri, visitando il Santuario mariano di Notre Dame, sulle pendici del Monte Bianco, Benedetto XVI si è soffermato in preghiera per i popoli travolti da questa nuova guerra. E’ stato lui stesso, tornando alla residenza di Les Combes, a confidare ai giornalisti le sue speranze per una immediata cessazione delle ostilità:

 

“Mi sembra che qualcosa si muove in questo momento. Vedo che le preghiere non sono inutili. Adesso preghiamo fortemente perché questa conferenza di Roma porti realmente i frutti ed i risultati concreti per una pace oggi ed anche per la soluzione dei problemi; spero che si vada fino alla radice, trovando soluzioni stabili e durevoli”.

 

La preghiera al santuario di Notre Dame è stato un momento molto intenso per il Papa, come sottolinea l’inviato di Avvenire a Les Combes, Salvatore Mazza:

 

R. – Un vero e proprio pellegrinaggio quello fatto ieri pomeriggio dal Papa per pregare per la pace. E, particolare significativo, dopo aver pregato il Papa si è rivolto ai fedeli presenti e li ha invitati a pregare assieme lui, ancora una volta, per la pace. Questo a dimostrazione di come il Santo Padre stia seguendo da vicino e con una grande partecipazione, anche emotiva direi, quello che sta succedendo in Medio Oriente e soprattutto con grande speranza la Conferenza di Roma.

 

D. – Ecco, significativamente il Papa si è recato ad un Santuario mariano. Il Santo Padre, in questi giorni, ha più volte invocato Maria, Regina della pace…

 

R. – Ripeto, si è trattato di un vero e proprio pellegrinaggio a Maria. L’invoca-zione a Maria l’avevamo sentita già all’Angelus, l’avevamo udita domenica pomeriggio nella piccola parrocchia di Rhemes Saint Georges, dove il Papa si era recato per pregare insieme alla comunità locale. E’ certamente una costante.

 

D. – Preghiera, invocata tante volte, ma anche molta attenzione per quello che succede e quindi un contatto costante con la Segreteria di Stato e con le Nunziature …

 

R. – Ricorderei, inoltre, che il Papa stesso ha voluto che Cor Unum si mettesse immediatamente in moto in vista dell’apertura, il prima possibile, di un corridoio umanitario per portare aiuto alle popolazioni. Questo per sottolineare l’aspetto di una preghiera che si manifesta anche attraverso una carità attiva, una carità che non fa distinzioni fra chi soffre, ma che si rivolge a tutti, proprio perché tutti quanti sono fratelli.

 

E a conferma di questo impegno per la pace a tutto campo, la Santa Sede ha preso parte alla Conferenza per il Libano alla Farnesina, alla quale è stata invitata in vesti di Osservatore. A guidare la delegazione vaticana, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, accompagnato, come membri della delegazione, da mons. Franco Coppola e mons. Alberto Ortega Martin.

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LETTERA DI AUGURI DI BENEDETTO XVI AL CARDINALE FIORENZO ANGELINI,

CHE IL 29 LUGLIO FESTEGGERA’ I 50 ANNI DI EPISCOPATO E IL 1° AGOSTO

I 90 ANNI DI VITA. UN LUNGO MINISTERO, SCRIVE IL PAPA,

PER UNO “STRUMENTO SAGGIO E DOCILE ALLA DIVINA INIZIATIVA”

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Novant’anni di vita, il prossimo primo agosto, 50 dei quali spesi a servizio della Chiesa, lungo sei Pontificati. E’ questo, per estrema sintesi, il ritratto del cardinale Fiorenzo Angelini, al quale Benedetto XVI ha indirizzato una lettera di auguri per i 50 anni dell’ordinazione episcopale, avvenuta sotto Pio XII, il 29 luglio 1956. Una vita lunga, scrive il Papa, e ricca di “tanti doni” con i quali Dio “ha voluto arricchire” il suo ministero “ad edificazione della Chiesa in Roma, in Italia e nel mondo”. Un ministero che, sin da giovane, ha visto il futuro cardinale immergersi nella realtà della sanità, del mondo ospedaliero, della pastorale specifica del settore. L’esperienza maturata sotto Giovanni XXIII, che lo nominò assistente ecclesiastico nazionale dei Medici cattolici italiani, sfocerà, con Giovanni Paolo II, nell’istituzione del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari, che vide il porporato suo primo presidente.

 

“Il fermo convincimento che la difesa della vita e l’attenzione pastorale alla sofferenza umana superano le barriere ideologiche – si legge nella lettera di Benedetto XVI - le ha suggerito altresì, venerato fratello, di compiere visite e di partecipare a convegni in varie nazioni, nelle più diverse e difficili situazioni politiche, per recare ovunque l’annuncio dei fondamentali valori umani e cristiani ed invitare tutti ad unire gli sforzi a servizio della persona sofferente. Riconoscendo un così generoso impegno in un settore di fondamentale importanza, il Papa Giovanni Paolo II la creò cardinale nel Concistoro del 28 giugno 1991”.

 

In anni più recenti, la passione per l’uomo e il desiderio di offrire una via di riscatto ai chi soffre o è povero, ha portato il cardinale Angelini a fondare l’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, in collaborazione con la Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, e a promuovere la celebrazione annuale di Congressi internazionali, giunti quest’anno alla decima edizione. E numerose sono le opere di assistenza socio-sanitaria promosse dal porporato e dalle religiose benedettine in molte zone del mondo, dalla Polonia alla Romania, dall’India alla Repubblica Democratica del Congo. Proprio in una zona “calda” congolese, nel nord Kivu, un nuovo reparto di medicina andrà ad arricchire l’Università di Butembo: l’iniziativa verrà presentata domani a Roma dallo stesso porporato, che si è fatto primo promotore di questa azione meritoria.

 

“Narrare le opere di Dio significa lodarlo”, conclude con espressioni gratitudine Benedetto XVI. “Perciò ho voluto, signor cardinale, ricordare l’intenso lavoro che ella ha compiuto e tuttora compie nella vigna del Signore, per rendere grazie a Lui e, al tempo stesso, riconoscere il merito di chi ha saputo farsi strumento docile, saggio e zelante della sua divina iniziativa”.

 

 

RINUNCE E NOMINE

 

In Brasile, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nazaré, presentata da mons. Jorge Tobias de Freitas, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

 

Sempre in Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bonfim presentata da mons. Jairo Rui Matos da Silva, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato a succedergli mons. Francisco Canindé Palhano, del clero dell’arcidiocesi di Natal, finora parroco della parrocchia “Santo Alfonso Maria de Ligório”.

 

Ancora in Brasile, il Pontefice ha nominato vescovo di Caraguatatuba don Antônio Carlos Altieri, finora direttore della comunità dei sacerdoti-studenti dell’Università Pontificia Salesiana di Roma.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Servizio vaticano - Lettera di Benedetto XVI al cardinale Fiorenzo Angelini in occasione del cinquantesimo anniversario di ordinazione episcopale.

 

Servizio estero - Medio Oriente: la diplomazia punta ad un cessate-il-fuoco. A Roma i lavori della Conferenza internazionale organizzata per fermare gli scontri in Libano del Sud e il lancio di razzi sulla Galilea.

 

Servizio culturale - Un articolo di Roberto Nardin dal titolo “Quella feconda circolarità tra preghiera, studio e lavoro” in merito ad una raccolta di saggi di Giorgio PicassoSacri canones et monastica regula”.

 

Servizio italiano - In rilievo lo sciopero delle farmacie e il tema dell’immigrazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 luglio 2006

 

 

SLITTA L’ATTESA CONFERENZA STAMPA SUL SUMMIT INTERNAZIONALE SUL LIBANO,

TENUTOSI STAMANI A ROMA. NEL PAESE DEI CEDRI, INTANTO, SI REGISTRANO NUOVE VITTIME NEGLI SCONTRI TRA MILIZIE HEZBOLLAH ED ESERCITO ISRAELIANO

- Interviste con Josiane Nasr e Franco Angioni -

 

 

Un summit internazionale molto delicato dal punto di vista della diplomazia, che ha impegnato per più tempo del previsto i partecipanti e ritardato di conseguenza l’attesissima conferenza stampa conclusiva. E’ ciò che è accaduto questa mattina al Ministero degli esteri italiano, teatro della Conferenza di pace per il Libano, che ha visto i rappresentanti di 16 Paesi e le delegazioni di tre organismi sovranazionali - ONU, Unione Europea e Banca mondiale – confrontarsi sui nodi e sulle possibili soluzioni della grave crisi in atto in Medio Oriente. La conferenza stampa, inizialmente prevista per le 13, è slittata oltre le 14.30 e dunque su quanto emerso dal confronto dei leader internazionali con i rappresentanti dei media vi rimandiamo alle prossime edizioni dei radiogiornali della Radio Vaticana.

 

Intanto, dal Libano e dai Territori palestinesi sono giunte nuove notizie di scontri e attacchi: almeno 14 persone, tra le quali una bambina, sono morte per un raid israeliano nella Striscia di Gaza. In Libano, poi, sono rimasti uccisi diversi soldati dello Stato ebraico in seguito a combattimenti con gli Hezbollah. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’emittente araba “Al Arabya” ha rivelato che almeno 12 militari israeliani sono morti durante scontri scoppiati nel sud del Paese dei cedri. Il leader degli Hezbollah, in un discorso trasmesso dalla televisione del movimento islamico, “Al Manar”, ha dichiarato, poi, che il gruppo sciita “non accetterà condizioni umilianti per il cessate il fuoco”. Il capo degli Hezbollah ha annunciato, inoltre, nuovi attacchi oltre Haifa. L’intenzione di continuare a combattere è stata manifestata anche dal premier dello Stato ebraico, Ehud Olmert, che ha espresso il proprio “profondo dolore” per la morte, ieri, di 4 caschi blu delle Nazioni Unite durante un’incursione israeliana nel sud del Libano. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è detto “scioccato” e ha affermato che l’attacco israeliano ha “apparentemente preso di mira deliberatamente” una postazione dell’ONU. Il governo israeliano ha riferito, invece, che si è trattato di un incidente.

 

 

Questo episodio, sul quale verrà aperta un’indagine, non sembra comunque aver scalfito la cooperazione tra Nazioni Unite e Israele per il soccorso delle popolazioni colpite: l’esecutivo israeliano ha assicurato la creazione di corridoi umanitari e l’ONU ha reso noto che è partito stamani da Beirut il primo convoglio con cibo e medicine diretto a sud della capitale, dove sono migliaia gli sfollati. Il Patriarca di Antiochia dei maroniti, il cardinale Nasrallah Sfeir, ha osservato che la fase che sta attraversando il Libano è “la più grave della sua  storia”. Il porporato ha anche auspicato un Libano “sovrano, democratico e indipendente” e ha invocato un maggiore impegno per i profughi. Proprio per garantire gli aiuti umanitari, la Caritas italiana ha lanciato poi, prima dell’apertura della Conferenza di Roma sul Libano, un appello per giungere ad una tregua e favorire il dialogo. La Caritas esprime anche l’auspicio di intensificare gli interventi in atto, grazie ad una sempre crescente risposta solidale” in grado di aiutare centinaia di migliaia di profughi. L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, ha espresso, infine, grande preoccupazione per le migliaia di lavoratori migranti “rimasti intrappolati nel conflitto”. Il presule ha chiesto, in particolare, un intervento delle istituzioni internazionali per soccorrere la popolazione civile, i lavoratori provenienti dai Paesi dell’Asia e dell’Africa e gli oltre 20 mila sudanesi e iracheni che hanno ricevuto asilo in Libano.

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E il prolungarsi della crisi aggrava la situazione della popolazione libanese e di quanti hanno abbandonato le loro case. Ascoltiamo, al microfono di Adriana Masotti, la testimonianza di Josiane Nasr, del centro del Movimento dei Focolari di Beirut.

 

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R. – La situazione è grave non soltanto a Beirut, ma anche nel sud e nell’est del Libano, dove la popolazione sta soffrendo tanto proprio a causa della distruzione delle infrastrutture, della case e della morte di tanti civili, a volte la morte di famiglie intere. I libanesi sono stati colti da una grande sorpresa dopo lo scoppio del conflitto. Si è creata una situazione che ha portato tanto dolore, ma anche tanta paura e tanta angoscia. C’è grande impotenza di fronte a questa assurdità. Non ce l’aspettavamo, anche perché eravamo usciti da relativamente poco da una lunga guerra. Si cominciava appena a respirare e ci si ritrova, adesso, nuovamente davanti ad una situazione gravissima.

 

D. – Non c’erano delle avvisaglie che potevano far pensare alla situazione che si sta vivendo ora?

 

R. – No, non c’erano avvisaglie. E’ vero che stavamo attraversando un momento difficile dal punto di vista politico. Ma è stata veramente una grandissima sorpresa.

 

D. – In Libano ci sono, in questo momento, centinaia di migliaia di sfollati…

 

 

 

R. – Il governo libanese ha chiesto a tutti gli abitanti delle regioni non colpite da questi bombardamenti di accogliere gli sfollati. Quello che si sta vivendo dà conforto e speranza, perché gli sfollati arrivano soprattutto nei quartieri cristiani; coloro che vengono accolti sono in maggioranza sciiti. Questa è una volta ancora una prova che siamo un solo popolo e che possiamo e che vogliamo vivere insieme, pur essendo di fedi religiose diverse.

 

D. – Quale l’augurio della popolazione libanese?

 

R. – Io non saprei cosa dire. L’unica cosa certa è che si spera, con tutte le forze, che non aumentino, ancora di più, questi desideri di distruzione. Ci si aspetta che si fermi questa situazione, perché nessuno vuole che si vada avanti.

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Ma quali sono gli obiettivi da perseguire per dare al Libano la prospettiva di una pace duratura? Fabio Colagrande lo ha chiesto al generale Franco Angioni, al comando delle truppe italiane in Libano dal 1982 al 1984:

 

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R. – Una soluzione è certamente la restituzione dei prigionieri, il cessate-il-fuoco, la deposizione delle armi da parte dei guerriglieri sciiti. Successivamente, si può gettare uno sguardo al futuro e, quindi, definire uno scopo politico per dare sostanza alle azioni che si stanno per intraprendere. Quindi, il mio auspicio è che si possa individuare uno scopo politico anche alla luce di una politica dei piccoli passi per poter poi progredire sempre più e garantire migliori prospettive per i protagonisti di questa crisi. I protagonisti più importanti sono: l’Autorità nazionale palestinese, Israele - nella certezza di poter finalmente non avere nemici che mettono in dubbio la sua stessa esistenza – e quindi il Libano, che dovrebbe cessare di essere un vaso di coccio tra i vasi di ferro, e di conseguenza tutta la regione mediorientale.

 

D. – Generale Angioni, in questo contesto, intanto, il conflitto sta continuando. Lei come commenta l’uccisione dei quattro caschi blu avvenuta ieri al confine del Libano del Sud per opera di un attacco israeliano?

 

R. – Non posso che condannare questa circostanza, assolutamente. E per scontato che si tratti di un errore perché, se così non fosse, sarei troppo drastico nei riguardi di una nazione che invece è giusto che continui ad avere anche la solidarietà degli altri Paesi, unitamente ai problemi che riguardano la comunità palestinese.

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INVESTIRE SUI GIOVANI PER DARE NUOVA LINFA AL CALCIO ITALIANO:

 E’ L’ESORTAZIONE DI MONS. CARLO MAZZA, RESPONSABILE DELL’UFFICIO SPORT

DELLA CEI, ALL’INDOMANI DELLA SENTENZA SU “CALCIOPOLI”

CHE HA CONFERMATO LA RETROCESSIONE DELLA JUVENTUS IN SERIE B

 

         Seguiti da un inevitabile strascico di polemiche, sono arrivati ieri sera i verdetti di secondo grado della Corte federale sullo scandalo italiano di “calciopoli”. Milan, Lazio e Fiorentina restano in serie A con penalizzazioni, mentre la Juventus viene retrocessa in serie B, come deciso in primo grado. I bianconeri, inoltre, partiranno nel prossimo campionato da -17 punti. La Corte ha confermato la squalifica di 5 anni per Luciano Moggi e Antonio Giraudo, i due dirigenti della Juventus al centro dello scandalo che ha scosso lo sport più popolare in Italia. Per un commento sulla sentenza e sulle prospettive future del calcio italiano, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio sport e tempo libero della Conferenza episcopale italiana:

 

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R. – Credo si possa definire una sentenza del “buon senso” in cui, sostanzialmente, da una parte vengono in qualche modo privilegiate le società sportive-club e dall’altra vengono mitigate anche le sanzioni per alcuni compartecipanti di questo scandalo. Da una parte, c’erano sostenitori del cosiddetto “giustizialismo” e dall’altra i sostenitori di un’amnistia: i due estremi. I giudici hanno scelto la via mediana, che mi pare quella più equa. Tuttavia, bisognerebbe un po’ capire cosa si farà adesso. Io penso che la cosa più importante sarà il futuro, rispetto a questa sentenza…

 

D. – In questi mesi abbiamo visto il bello e il brutto del calcio: l’Italia campione del mondo e poi il pallone trascinato nei tribunali. Da dove ripartire?

 

R. – A mio modo di vedere, bisognerebbe in qualche modo distinguere quello che è un calcio ormai proiettato sul business, che ha le sue “regole interne”, e invece un calcio che è – come ben sappiamo e come sosteniamo noi, soprattutto – a beneficio della promozione dell’uomo, in particolare di quello che è lo sviluppo integrale dei ragazzi e di tutti quei valori educativi e formativi e sociali che ci stanno molto a cuore. Occorre ripartire dai giovani, da quell’attività di base che è sostanzialmente sana ed è quella che fa lo zoccolo duro del calcio italiano. Bisogna coltivarlo, investire risorse in modo che ci sia ancora e sempre di più una valorizzazione del calcio dalla base. Io ritengo che tutto questo scandalo abbia le sue radici nell’egemonia dei diritti televisivi e poi gli equilibri dei giochi in borsa e anche gli sponsor.

 

D. – Ha molto colpito le tifoserie, e in particolare i giovani, un certo atteggiamento, se vogliamo, di fuga di calciatori importanti dalle squadre punite dalla giustizia sportiva …

 

R. – I giocatori sono prestatori d’opera, sono professionisti, e dipendono da chi offre di più. Il mercato è questo. O si elimina il mercato, o si comprende che il mercato ha le sue regole. In secondo luogo, l’altro ragionamento potrebbe riguardare la valenza etica di questi giocatori, e certamente qui, i valori etici sono un po’ emarginati …

 

D. – Però, c’è anche chi va controtendenza: pensiamo ad un giocatore come Alessandro Del Piero …

 

R. – Ma certo. Ci sono sempre le persone di grande talento, non solo di talento sul campo, ma di grande talento anche nella vita, che sanno resistere, che

 

sanno far prevalere i valori fondamentali dello sport. Ci danno dunque un esempio di grande fermezza interiore e di grande capacità di saper corrispondere nella vita a quei principi che coerentemente vivono dentro di sé.

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SI CELEBRA OGGI LA MEMORIA DEI SANTI ANNA E GIOACCHINO.

PROTETTORI DELLA FAMIGLIA: SONO PARTICOLARMENTE VENERATI

NELLA PARROCCHIA DI SANT’ANNA IN VATICANO

- Intervista con padre Bruno Silvestrini -

 

La Chiesa ricorda oggi Sant’Anna e San Gioacchino, genitori della Vergine Maria, protettori della famiglia e invocati soprattutto da quanti desiderano il dono di un figlio. Queste due figure sono particolarmente venerate nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, dove stamani ha presieduto una solenne celebrazione mons. Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. Il presule ha composto una speciale preghiera a Sant’Anna che è stata recitata durante la supplica per le spose in attesa di maternità. Questo pomeriggio, alle 18.30, sarà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, a celebrare la messa vespertina. Ma che cosa ci ha trasmesso la Tradizione su Sant’Anna? Tiziana Campisi lo ha chiesto al parroco di Sant’Anna in Vaticano, il padre agostiniano Bruno Silvestrini:

 

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R. – La sua persona è molto vicina soprattutto alla devozione delle mamme, delle donne che aspettano un bambino o che hanno difficoltà nel parto. E poiché Sant’Anna custodì Maria nel grembo come in uno scrigno, è venerata come patrona dagli orefici e dei bottai, protegge i minatori, i falegnami, i carpentieri, gli ebanisti e i tornitori. La parola “Anna” significa “grazia” e noi possiamo dire di Sant’Anna, della sua storia, solamente alcuni particolari che vengono dal Proto-vangelo di San Giacomo, che è stato scritto verso la metà del II secolo. Era un Vangelo che veniva letto, nella mentalità dell’Alto Medioevo soprattutto ai bambini, perché vi erano raccontate le scene semplici dell’infanzia di Gesù …

 

D. – Cosa sappiamo, invece, di San Gioacchino?

 

R. – Gioacchino era un sacerdote del tempo e rimase male quando un confratello gli disse: “Guarda che tu non puoi andare per primo ad incensare l’altare del Santo dei Santi perché tu non hai prole”. Per 40 giorni non andò a casa perché si recò presso l’archivio del Tempio di Gerusalemme e andò a studiare per vedere se era vera questa diceria ed Anna lo attese, in preghiera. Gioacchino ebbe l’impulso di ritornare a casa. Poi Anna rimase incinta e nacque la Vergine Maria. Come parroco della parrocchia di Sant’Anna qui, in Vaticano, anche se da pochi mesi, posso dire che Sant’Anna veramente è venerata in preghiera da tante persone: mi commuovono. Vengono dall’Estremo Oriente come anche dal Nord Europa, perché a tutti Sant’Anna dia la fecondità interiore di sapere accogliere il Signore e accoglierlo per essere più santi.

 

D. – Quale messaggio trasmettono oggi le figure di Sant’Anna e San Gioacchino?

 

R. – La figura di Sant’Anna riassume la famiglia, il concetto fondamentale della famiglia: per le mamme che desiderano figli, perché vogliono avere dei parti, ma anche il concetto fondamentale che la famiglia deve essere feconda. Quindi la preghiera a Sant’Anna e a San Gioacchino consiste anche nel chiedere al Signore nella preghiera quotidiana che la famiglia non dimentichi mai di essere chiamata dal Signore ad essere focolaio, elemento fondamentale della vita della Chiesa, per saper comunicare il dono della fede.

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CHIESA E SOCIETA’

26 luglio 2006

 

 

STORICA INTESA SULLA DOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE FIRMATA A SEOUL

DA CATTOLICI, LUTERANI E METODISTI. IL CARDINALE WALTER KASPER:

È UNO DEI PIÙ “GRANDI SUCCESSI NEL DIALOGO ECUMENICO”

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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SEOUL. = Una convergenza di sapore storico su un tema teologico per decenni oggetto di divisioni e di una non facile strada verso la piena comunione ecclesiale: la Dottrina della Giustificazione, uno dei pilastri della Riforma luterana colpito, nel 1547, dai Canoni del Concilio di Trento. Dopo quattro decadi di graduali confronti, aperti dal Concilio Vaticano II, la svolta, domenica scorsa, a Seoul, quando cattolici, luterani e metodisti hanno raggiunto e firmato un accordo congiunto, salutato tra gli applausi dei presenti come una pietra miliare nel dialogo ecumenico. Durante i lavori della Conferenza Metodista mondiale, celebrata in Corea del Sud dal 20 al 24 scorsi, la Chiesa Cattolica, la Federazione Luterana mondiale e il Consiglio Metodista mondiale hanno siglato il documento che rappresenta, secondo il cardinale Walter Kasper – presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani e firmatario dell’accordo per la Chiesa – “un dono di Dio” e “uno dei principali successi del dialogo ecumenico”. Citando inoltre Benedetto XVI, il porporato ha definito il nuovo passo in avanti un segno di “unità visibile completa nella fede”. Già nel 1999, un’intesa sulla Dottrina della giustificazione era stata raggiunta tra cattolici e luterani. Ora, l’ampliamento dell’accordo alla Chiesa metodista “apre la porta a nuovi rapporti ecumenici”, ha dichiarato dopo la firma il dott. George H. Freeman, segretario generale del Consiglio Metodista mondiale. Apprezzamenti sono venuti anche dai leader della Federazione Luterana mondiale. Il suo segretario generale, il dott. Ishmael Noko, ha detto di vedere nell’accordo “un nuovo caposaldo ecumenico”, auspicando che ora anche altre comunità e organismi internazionali - come le Chiese riformate, la Chiesa anglicana, o la stessa Chiesa ortodossa - possano approdare presto ad analoghe posizioni.

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GLI EPISCOPATI D’EUROPA CRITICANO LA DECISIONE DELL’UNIONE EUROPEA

A PROPOSITO DELLA RICERCA SULLE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI:

È “LA PRIMA TAPPA PER LA DISTRUZIONE DEGLI EMBRIONI”

 

BRUXELLES. = La Commissione degli episcopati della Comunità Europea (COMECE) ha criticato la decisione del Consiglio competitività UE sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali assunta lunedì a Bruxelles. “Uno scacco per la protezione degli embrioni”, si legge in una nota della COMECE a firma del presidente, mons. Adrian Van Luyn, vescovo di Rotterdam, e del segretario generale, mons. Noel Treanor. La COMECE, scrive l’agenzia SIR, definisce “un inganno” la dichiarazione aggiunta dalla Commissione europea secondo la quale “il VII Programma quadro per la ricerca non potrà finanziare la distruzione di embrioni umani, ma unicamente le fasi successive di ricerca sulle staminali embrionali”. Un finanziamento che per i vescovi europei “rischia di costituire, a livello di Stati, la tappa preliminare per la distruzione di embrioni umani”. La Commissione degli episcopati afferma che la strumentalizzazione degli embrioni umani ai fini della ricerca, ossia la loro distruzione o la ricerca sulle cellule staminali derivate da questi embrioni, non è accettabile. Essa non è del resto realmente fondata, a dire dei presuli, su una necessità scientifica, giacché le cellule staminali adulte e quelle da cordone ombelicale presentano, secondo gli esperti, un’alternativa con interessanti e realistiche prospettive terapeutiche. Di qui, l’invito degli episcopati ai cittadini europei, e specialmente ai cattolici, a prendere coscienza della posta antropologica di questo dibattito sulla dignità umana. Per la Conferenza episcopale tedesca la decisione di lunedì è un segno tremendo dello stato della tutela della vita umana in Europa, poiché il diritto alla vita e una tutela illimitata della vita umana dal momento del concepimento non sono garantiti completamente. In questo modo, scrivono in una nota i vescovi della Germania, “gli interessi per la ricerca sono valutati ad un livello superiore rispetto alla dignità e al diritto alla vita degli embrioni umani”. “Così – proseguono – anche con i fondi tedeschi sarà consentita una ricerca vietata in Germania secondo il diritto vigente e che presuppone l’uccisione della vita umana”. La decisione, per i presuli, “è tanto più deplorevole in quanto esistono alternative alla ricerca sulle cellule staminali embrionali: la ricerca eticamente ineccepibile condotta mediante le cellule staminali cosiddette adulte”. (T.C.)

 

 

BOLIVIA: SULLA RIFORMA DEL SISTEMA SCOLASTICO NAZIONALE DURI ATTACCHI DEL GOVERNO BOLIVIANO CONTRO LA CHIESA CATTOLICA. I VESCOVI: PRONTI AL DIALOGO

 

LA PAZ. = I vescovi della Bolivia hanno pubblicato ieri un comunicato per ribadire che la Chiesa, fedele ai suoi principi e alla sua vocazione di servizio, vuole continuare nel Paese ad ascoltare e dialogare e, al tempo stesso, a dare il proprio contributo positivo al processo di trasformazione della Nazione, nella cornice del rispetto reciproco e della difesa dei valori fondamentali della convivenza sociale. Il documento è stato diffuso dopo il rifiuto, da parte del governo, delle osservazioni dell’episcopato a proposito dell’istruzione religiosa nel sistema scolastico, sistema che dovrebbe essere riformato drasticamente secondo gli accordi del Congresso nazionale dell’educazione. Sull’istruzione religiosa, un recente accordo è stato firmato da governo e rappresentati della Chiesa cattolica. Giorni fa, il cardinale Julio Terrazas aveva criticato quanti “provocano discorsi di guerra”, ipotizzando di eliminare l’ora di religione cattolica nelle scuole e sostituendola con una di storia delle religioni e l’insegnamento dei principi del credo religioso delle popolazioni indigene. Il ministro dell’Educazione, Felix Patzi, ha duramente criticato le parole del cardinale Terrazas affermando: “Stanno dicendo che noi distruggeremo la Chiesa, il suo credo, ma questo è falso! Monsignori non mentite al popolo. La chiesa - ha aggiunto - mostra ora il suo vero volto. Adesso, si mette davvero dalla parte dell’oligarchia, perché, di fatto, essa, per 514 anni, è stata al servizio dell’oligarchia e dei ricchi. E questo nessuno può smentirlo”. A questa dichiarazione ha fatto seguito quella del presidente Evo Morales, che ha detto: “Sono molto preoccupato per il comportamento di alcuni gerarchi della Chiesa cattolica. Agiscono come ai tempi dell’Inquisizione. Siamo cattolici – ha proseguito Morales – il cattolicesimo sarà rispettato. La religione come materia scolastica sarà mantenuta, ma non capisco perché alcuni fanno ostentazione del potere che hanno”. Dall’altra parte, Antonio Peredo, senatore del MAS (Movimento per il socialismo, al governo) ha messo invece in discussione alcune feste religiose, in particolare il Corpus Christi e Ognissanti, salvando però la Settimana Santa (“ricorrenza molto rispettata”, ha spiegato). In seguito a tali affermazioni, la Conferenza episcopale boliviana, nel suo comunicato di ieri, ha precisato che le polemiche di questi giorni rappresentano comunque un confronto costruttivo di idee. “La Chiesa ritiene che questo periodo di discussione nazionale sia molto importante – si legge nel documento – e ricorda: viviamo in uno Stato di diritto, democratico e pluralista, ove la critica rispettosa è legittima. Nessuno deve fare ricorso agli insulti, meno ancora coloro che coprono responsabilità di governo. Rispetto reciproco, tolleranza e dialogo sono oggi indispensabili per favorire accordi ed intese.” (L. B. M. - T.C.)

 

 

A PAMPLONA E JAVIER, IN SPAGNA, DAL 4 AL 6 AGOSTO, UN INCONTRO NAZIONALE

DI GIOVANI SULLA FIGURA DI SAN FRANCESCO SAVERIO.

L’INIZIATIVA NEL V CENTENARIO DELLA NASCITA DEL SANTO DELLE MISSIONI

 

PAMPLONA. = Centinaia di giovani si raduneranno a Pamplona e Javier, in Spagna, dal 4 al 6 agosto, per festeggiare il V centenario della nascita di San Francesco Saverio. Accogliendo l’invito di Benedetto XVI ai giovani radunatisi a Colonia la scorsa estate a seguire il modello dei Santi, autentici rivoluzionari e rinnovatori della società, la delegazione per la pastorale giovanile universitaria e vocazionale delle diocesi di Pamplona e Tutela ha proposto un incontro nazionale sul “Patrono delle missioni”. Al raduno parteciperanno ragazzi appartenenti a parrocchie, movimenti, collegi e istituti. Duecentociquanta è il numero dei volontari che offriranno il loro aiuto per permettere la piena riuscita dell’evento. La giornata inaugurale dell’“Encuentro Nacional de Jovenes: Javier 2006”, il 4 agosto, sarà dedicata anzitutto alla visita del Palazzo dei congressi “Baluarte” di Pamplona, sede centrale dell’incontro. Mons. Fernando Sebastian, arcivescovo di Pamplona e vescovo di Tudela, riceverà poi i giovani nella cattedrale della città, quindi seguirà una veglia musicale al parco di Yamaguchi. Vi prenderanno parte artisti come Migueli, Nico e Luis Enrique Ascoy. Il 5 agosto ci sarà spazio per riflessioni su dialogo tra fede e scienza, educazione all’affettività e alla sessualità, il cristianesimo come nuova opportunità per l’Europa e l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione. L’incontro si concluderà domenica 6 agosto con una celebrazione eucaristica a Javier e la “consegna dei crocifissi”. (A.Gr.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 luglio 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

           

 

Iraq. “Se sarò condannato a morte, voglio morire come un militare, ovvero, per fucilazione e non per impiccagione”: è quanto ha dichiarato stamani in Tribunale a Baghdad Saddam Hussein, nel corso del processo a suo carico per la strage di Dujail del 1982, in cui morirono 148 civili sciiti. L’udienza di lunedì era stata aggiornata a oggi a causa del ricovero in ospedale dell’ex-rais, in sciopero della fame dall’8 giugno per l’uccisione di tre suoi avvocati. Saddam Hussein ha dichiarato di essere stato portato in aula contro la sua volontà. Intanto, mentre continuano le violenze sul campo, con circa 30 morti nella giornata di ieri, a Washington, il presidente americano Bush ha incontrato il premier iracheno, Al Malìki, che nel pomeriggio pronuncerà un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti. Dell’incontro tra i due leader ci parla, nel servizio, Paolo Mastrolilli:

 

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Il premier iracheno, che appartiene ad un partito sciita vicino all’Iran, ha chiesto un cessate-il-fuoco immediato e per questo alcuni parlamentari americani hanno proposto di boicottare la sua visita al Congresso. Il capo della Casa Bianca gli ha risposto che vuole una tregua duratura. Entrambi hanno ammesso che la situazione in Iraq è molto critica, nonostante la formazione del governo di unità nazionale che nei desideri di Washington avrebbe dovuto stabilizzare il Paese. Ovviamente – ha commentato Bush – la violenza a Baghdad è ancora terribile. Il presidente però ha confermato la sua fiducia ad Al Maliki, ribadendo che gli Stati Uniti non lo abbandoneranno. Quindi ha annunciato un nuovo piano del Pentagono, che prevede il ritorno in forze dei soldati americani a Baghdad per cercare di bloccare l’ondata delle violenze in crescita nelle ultime settimane. Alla fine dell’incontro, Al Maliki ha espresso tutta la sua preoccupazione quando ha detto che nel suo Paese non ci sarà la guerra civile, “a Dio piacendo”.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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La missione NATO nell’Afghanistan meridionale non può fallire”: è quanto ha dichiarato stamani in una conferenza stampa a Kabul l’inviato speciale in Afghanistan dell’Unione Europea, Francesc Vendrell, accogliendo la decisione di inviare nuove truppe internazionali per stabilizzare il Paese. Intanto, non si allenta la tensione sul campo. Questa mattina sette sospetti guerriglieri talebani sono rimasti uccisi nel distretto di Garmser, nella provincia di Helmand, nel corso di scontri con le forze di coalizione americane. Da segnalare, infine, l’arresto ieri sera a Chaghcharan, nella provincia occidentale di Ghor, di un leader religioso talebano, in relazione all’omicidio, domenica scorsa, di due membri di un’organizza-zione umanitaria nei pressi di Charsada.

 

I soldati etiopi dislocati in Somalia sono meno di quanto si dica: è quanto ha dichiarato stamani l’inviato delle Nazioni Unite nel Paese del Corno d’Africa, François Fall, smentendo le testimonianze che parlano di 4-5 mila unità stanziate a Baidoa, sede del governo di transizione somalo, e in altre località. Intanto le Corti islamiche, che da giugno controllano Mogadiscio e buona parte del Sud del Paese, ieri sera hanno fatto sapere che non parteciperanno ai colloqui con il governo di transizione somalo, in programma a Khartoum, in Sudan, il primo e il 2 agosto, fino a quando truppe etiopi si troveranno in Somalia. Nella mattinata di ieri, il governo di transizione somalo aveva dichiarato di essere pronto a partecipare “senza pre-condizioni” ai colloqui, richiesti in precedenza dalle stesse Corti.

 

Almeno una persona è morta e sei sono rimaste ferite ieri in Costa d’Avorio, nei disordini avvenuti a Grand Bassam, località balneare una quarantina di chilometri a sud della capitale, Abidjan, a margine del censimento della popolazione necessario per stilare le liste degli aventi diritto al voto per le elezioni generali del 30 ottobre. Lo riferisce oggi la stampa locale, precisando che gli scontri hanno coinvolto giovani sostenitori del presidente, Laurent Gbagbo, e partigiani della coalizione che raccoglie i principali partiti dell’opposizione. Violenze analoghe erano avvenute nel fine settimana a Divo, 200 chilometri a nord ovest di Abidjan, provocando due morti e una trentina di feriti. Lo scontento è determinato dalla decisione di censire separatamente gli ivoriani e gli stranieri. Le critiche maggiori al censimento arrivano dal fronte governativo, che teme che venga data la cittadinanza a milioni di immigrati o figli di immigrati, considerati più vicini all’opposizione.

 

Il presidente degli Stati Uniti, Bush, ha ricevuto ieri a Washington uno dei leader dei ribelli della martoriata regione sudanese del Darfur, Minni Minnawi, che il 5 maggio scorso ha firmato con il governo di Karthoum un accordo di pace. Secondo fonti della Casa Bianca, l’incontro aveva come obiettivo quello di rafforzare l’accordo, in vista di una futura ed eventuale missione di pace delle Nazioni Unite.

 

Un gruppo di uomini armati ha attaccato ieri notte una piattaforma petrolifera gestita dalla Compagnia italiana dell’ENI nel delta del Niger. L’attacco è avvenuto sulla piattaforma Ogboebiri, al largo delle coste della Nigeria meridionale. I numerosi attacchi sferrati nel territorio da miliziani armati ai danni di compagnie petrolifere straniere stanno causando in Nigeria - il sesto produttore mondiale di greggio - una riduzione delle esportazioni del 20 per cento.

 

Almeno 17 persone risultano disperse nel naufragio di un'imbarcazione carica di emigranti clandestini a largo della Tunisia. Lo si apprende da fonti ufficiali a Tunisi. Secondo l’agenzia tunisina, TAP, otto naufraghi “di nazionalità diverse” sono stati soccorsi in mare da una motovedetta della Marina tunisina al largo della città turistica di Mahdia, nella Tunisia centrale. I sopravvissuti hanno raccontato di essersi imbarcati sulla costa di un “Paese vicino”, con l'intenzione di sbarcare in Italia.

 

Almeno 8 persone sono morte e 18 disperse in Cina a causa del passaggio, ieri, del tifone “Kaemi” nelle province meridionali di Fujian, Guangdong, e Jiangxi. Dal territorio, già martoriato nei giorni scorsi dal tifone Bilis, che ha fatto 612 morti e 208 dispersi, sono state evacuate circa mezzo milione di persone. Annullati i voli aerei e chiuse le scuole. Kaemi, che ha colpito anche Taiwan e il nord delle Filippine, oggi ha perso intensità, trasformandosi in depressione tropicale.

 

Sarebbero circa 3 mila, tra morti e dispersi, le vittime del maltempo abbattutosi dalla metà di luglio in Corea del Nord. Lo ha reso noto questa mattina un’organizzazione sud coreana per i diritti umani, ritenuta bene informata su quanto accade in nord-Corea. Ieri, funzionari della Croce Rossa Internazionale a Pechino avevano parlato di 121 morti.

 

Nuove minacce rivolte al Giappone da parte della Corea del Nord, che oggi ha messo in guardia Tokyo dal considerare qualsiasi attacco preventivo contro il regime stalinista di Pyongyang. Lo riferisce oggi a Seul l’agenzia “Yonhap”, che riporta le bellicose dichiarazioni pubblicate dal quotidiano nordcoreano del “Partito dei lavoratori”. Le minacce della Corea del Nord arrivano in risposta alle contromisure in discussione presso le autorità nipponiche, in merito alla crisi nordcoreana, improvvisamente aggravatasi lo scorso 5 luglio con il lancio da parte di Pyongyang di 7 missili, di cui uno intercontinentale, in teoria capace di raggiungere anche gli Stati Uniti.

 

Sarà presente anche il presidente della Bielorussia, Alexandr Lukashenko, al lancio, questa sera, del primo satellite bielorusso, denominato “Belka”. Il satellite, che verrà  lanciato dal cosmodromo di Baikonur, in Kazajistán, alle 22.43 (ora di Mosca), si  staccherà dal razzo russo “Dniéper” dopo aver raggiunto un’orbita a 510 chilometri di altezza.

 

La Russia onorerà il suo accordo circa la vendita al Venezuela di 24 aerei da guerra Sukhoi Su-30 e di 30 elicotteri: lo ha dichiarato stamani il ministro della Difesa russo, Sergueï Ivanov, rispondendo all’appello di Washington di riconsiderare tale accordo, stipulato direttamente con il presidente venezuelano, Hugo Chavez, in viaggio in Russia. Oggi, Chavez incontrerà a Mosca il suo omologo russo, Vladimir Putin.

 

Grande attesa, in Italia, per il voto della Camera sull’indulto, previsto per questa sera. Contrario il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, che pur impegnandosi a non far cadere l’esecutivo di Prodi, ha definito il provvedimento dell’Unione una norma per salvare i responsabili di reati finanziari.

 

L’Europa ancora stretta nella morsa del caldo. In settimana, le temperature hanno toccato picchi storici, sfiorando i 40 gradi, e sono destinate a persistere nei prossimi giorni. In Francia sono già 40 le vittime della canicola. E morti per il caldo si registrano anche in America. Nella sola California, hanno perso la vita 53 persone.

 

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