RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 203 - Testo della trasmissione di sabato 22 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il
commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Domani,
nella Basilica di San Pietro, sarà celebrata una Messa per la pace in Libano
Studenti marxisti attaccano le
scuole cattoliche nello Stato indiano del Kerala
L’urbanizzazione ha creato in Cina
un nuovo sottoproletariato
Nuovi scontri armati stamane anche in Irak: almeno 15
i morti
22 luglio 2006
IL PAPA CHIAMA I FEDELI E TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’ AD UNIRSI
DOMANI
IN PREGHIERA PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE
E
CHIEDE UNA TREGUA IMMEDIATA TRA LE PARTI IN CONFLITTO
- Con
noi, Salvatore Mazza, mons. Giuseppe Anfossi e mons.
Aldo Giordano -
La Chiesa si prepara a vivere con intensità la Giornata di
preghiera e di penitenza indetta da Benedetto XVI, domani, per implorare da Dio
il dono prezioso della pace in Medio Oriente. Iniziativa che unirà i fedeli di
tutto il mondo in un corale abbraccio ai popoli che soffrono a causa di questo
nuovo “spietato conflitto”. Ieri, Benedetto XVI è tornato a chiedere con forza
una tregua tra le parti ed ha rinnovato l’invito a tutti gli uomini di buona
volontà, senza distinzione di credo religioso, a raccogliersi in preghiera per
la pace. Il Santo Padre ha espresso questo auspicio, ieri sera, parlando con i
giornalisti che lo attendevano al suo rientro alla colonia salesiana di Les Combes dove sta trascorrendo
un periodo di riposo. Tra loro c’era anche l’inviato di Avvenire,
Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro
Gisotti:
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R. - Il Papa ha dimostrato, una volta di più, la sua
voglia di parlare, in qualche modo sul Medio Oriente. Si è fatto lui incontro ai giornalisti che quasi non ci speravano, anche perché
l’ora era tarda. Invece si è fatto incontro a noi ed ha ribadito che questo
momento di preghiera è un momento importante; ha detto: “è
un gesto che noi compiamo davanti a Dio ma che è importante per gli uomini e
spero che sia importante anche per i politici”. E’ tornato poi ad auspicare
l’apertura di un corridoio umanitario come primo passo positivo per arrivare ad
una tregua, che dovrebbe seguire subito questo primo passo. Poi, ha aggiunto
anche una cosa molto bella, proprio parlando di questo periodo che sta trascorrendo
in Valle d’Aosta. Ha racontato: “Oggi sono stato in una località bellissima e proprio vedendo questa bellezza
che mi dà il Signore, questa pace, mi colpisce tanto più la sofferenza di tanti
altri”. Credo che questa sia un po’ la chiave per capire come il Papa stia vivendo
questo dramma.
D. – Benedetto XVI, per altro, ha invitato ad unirsi a
questa Giornata di preghiera, anche gli ebrei e i musulmani, come a
sottolineare l’impegno corale delle religioni per la pace…
R. – Certo, lui ha ribadito: “questo
è un invito a pregare, certamente rivolto ai cattolici ma è un invito a tutti,
a chi vuole, a chi può pregare”. Tra l’altro, è significativo il fatto che lui
abbia detto di aver tenuto i contatti, in questi giorni, con le comunità
cristiane del Medio Oriente, soprattutto con il Libano. Ha sottolineato di aver
avuto contatti con queste persone e di aver avuto la misura di quanto questa
iniziativa della Giornata di preghiera fosse quasi un
qualcosa di atteso da queste persone che imploravano un’iniziativa.
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La Giornata di preghiera e di penitenza, voluta dal Papa, verrà vissuta in modo particolare dai fedeli della Valle
d’Aosta che, a migliaia, si recheranno domani al pianoro di Les
Combes per la recita dell’Angelus del Santo Padre.
Sull’attesa di questo momento forte per la Chiesa valdostana, Alessandro
Gisotti ha intervistato il vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi:
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R. – Credo che il Papa sia la dimostrazione concreta della
profondità della relazione con Cristo Gesù, quindi della preghiera e del
momento meditativo che può stare benissimo accanto ad una presa in carico
appassionata di un gregge che è diviso da una guerra, che mette molto timore
anche sul futuro e che uccide tante persone innocenti. Il messaggio che il Papa
ci dà ha queste due componenti: la componente dell’interiorità, della fede in
Gesù Cristo, della preghiera, e dall’altra parte, la compassione dolorosa per
ciò che vive il popolo.
D. – Lei che, in questi giorni, è stato più volte vicino
al Papa, ha potuto vedere la sua costante preoccupazione, attenzione per quanto
succede in Medio Oriente …
R. – Sì. Quando io ne ho parlato in apertura dell’Angelus
di domenica scorsa, il Santo Padre ha avuto immediatamente un’espressione nel
volto di tensione e di preoccupazione con gli occhi che guardavano al Cielo,
quando ho fatto riferimento al momento di guerra che stiamo vivendo.
D. – Quindi, i fedeli della Valle d’Aosta insieme ai
fedeli di tutto il mondo si uniranno domani al Papa per questo momento forte di
preghiera e di penitenza …
R. – Proprio così. L’unione, per noi, è proprio sapere che
il Papa è a pochi chilometri di distanza da casa nostra, sentirlo come una
presenza benedicente ma anche che ci richiama alle esigenze forti del Vangelo.
**********
Con il
passare delle ore, si moltiplicano le adesioni alla Giornata di preghiera e penitenza.
In prima linea - in questo impegno per il dialogo e la pace – gli episcopati e
i fedeli dell’Europa, come sottolinea mons. Aldo Giordano, segretario del
Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – La mia impressione è che l’appello del Papa chieda al
mondo, in particolare anche all’Europa, di metterci in un’altra dimensione che
in realtà consideriamo troppo poco, cioè mettersi in una dimensione che sia un
guardare a Dio, un gridare a Dio! Dobbiamo convincerci che l’umanità deve
riferirsi a Dio perché se perde questo riferimento, rischia di cadere in
baratri tremendi. Inoltre la preghiera è certamente un modo per esprimere la
nostra vicinanza a tutti coloro che soffrono, e speriamo che sia una grande
spinta anche alla diplomazia internazionale; sia una spinta ai politici di
trovare una convergenza per una soluzione politica dei problemi.
D. – C’è qualche iniziativa particolare, oltre
all’adesione ovviamente, da parte degli Episcopati europei, a questa Giornata
di preghiera e di penitenza?
R. – Sì, c’è l’impressione che si stia
creando una grande onda, una grande rete. In Europa ci sono delle lettere,
posizioni, appelli da parte delle Conferenze episcopali; possiamo pensare alla Francia, all’Italia, alla Svizzera, al Belgio,
all’Inghilterra. Ci sono appelli di numerosissimi vescovi e di organismi diocesani,
per cui si può pensare che quasi tutte le parrocchie
del mondo cattolico domenica prossima dedicheranno una preghiera speciale
durante tutte le Messe che verranno celebrate. In Europa, c’è anche la
dimensione ecumenica che viene sottolineata. Ci sono
dei segnali: le Chiese ortodosse, come la Chiesa della Serbia o la Chiesa in
Grecia, o in Russia, parteciperanno anche a questa preghiera. E ciò vale anche
per le altre religioni, sia per quelle che sono più direttamente toccate come
gli ebrei ed i musulmani. Ci sarà una partecipazione a questo, specialmente
nella realizzazione di veglie, di incontri o anche di pellegrinaggi. Per
esempio, abbiamo saputo che un gruppo di sacerdoti spagnoli sta facendo un
pellegrinaggio in Turchia e ciò diventa un’occasione per questa preghiera. A
Liverpool si è già fatta una Veglia di preghiera in cui erano invitati anche aderenti
ad altre religioni.
D. – Quale può essere la testimonianza che l’Europa e gli
episcopati europei possono offrire ai popoli del Medio Oriente?
R. – L’Europa ha molte esperienze di cosa significhi non
intraprendere vie di dialogo. Recentemente abbiamo avuto la tragedia dei Balcani e già in questa occasione, anche Giovanni Paolo II
aveva fatto un forte appello per Giornate di preghiera e penitenza simili a
quello che ha fatto adesso Benedetto XVI. Di recente abbiamo celebrato la fine
della Seconda Guerra Mondiale, la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz ecc., quindi l’Europa sa
cosa significhi non dialogare ma L’Europa sa anche cosa significhi dialogare
perché se le guerre sono nate, per esempio, da una serie di lotte tra Francia e
Germania, poi siamo anche stati capaci di riconciliazione. Pensiamo ai
conflitti, per esempio, tra Polonia e Germania: abbiamo visto come i cristiani
si sono impegnati per superare queste barriere. Pensiamo anche al fatto stesso
del progetto dell’Unione Europea; sappiamo che il progetto dell’Unione Europea
è nato per evitare la tragedia della guerra. In questo senso penso che l’Europa
abbia una vocazione speciale.
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IL
PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM INVIA AIUTI, A
NOME DEL SANTO PADRE,
PER LE
POPOLAZIONI COLPITE DAL CONFLITTO IN MEDIO ORIENTE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Di fronte al perdurare del conflitto in Medio Oriente e
delle gravissime sofferenze delle popolazioni interessate, il Pontificio
Consiglio Cor Unum manifesta a nome del Santo Padre
la vicinanza a quanti soffrono inviando un primo aiuto per sostenere
l’accoglienza alle migliaia di sfollati. Tale aiuto - informa una nota del
dicastero vaticano - è diretto a sostenere un progetto promosso da Caritas
Libano, Custodia di Terra Santa, Fondazione AVSI e altre organizzazioni
presenti sul territorio, per fornire materiali ai centri di accoglienza
(materassi, coperte, lenzuola), acqua potabile, kit alimentari e igienici, medicine.
Cor Unum fa, dunque, propria la preoccupazione del Papa che ha
chiesto alle organizzazioni caritative di aiutare tutte le popolazioni “colpite
da questo spietato conflitto”. Per quanto riguarda il Libano il progetto mira a dare assistenza a circa 60 mila
famiglie sfollate in diverse regioni del Paese. L'azione proposta sarà la
fornitura a 90 mila persone di materiale o di servizi di prima emergenza. Per
quanto riguarda Israele, invece, l’intervento avrà luogo nell’area di Nazareth
in collaborazione con la Custodia di Terra Santa e alcune realtà sociali
operanti sul territorio. Anche qui verranno forniti generi di prima necessità,
in particolare per le strutture che ospitano anziani e bambini che anche in
questa crisi sono i soggetti più vulnerabili.
A questo proposito si segnala che si possono indirizzare
donativi per questa raccolta straordinaria sul c/c postale n. 603035 intestato a Pontificio Consiglio COR UNUM – causale:
per Libano.
NOMINA
In Uganda, il
Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Gulu
il reverendo Sabino Odoki, rettore del Seminario
Maggiore Nazionale di Filosofia di Alokolum, Gulu, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sabrata.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “In ginocchio per la pace”: 23 luglio, la Chiesa in
comunione con il Papa rivolge a Dio la voce disarmata e potente della preghiera.
Annunciata per mercoledì 26 una Conferenza internazionale a Roma per
fermare la guerra e per cercare soluzioni alla crisi.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Oceania.
Servizio estero - Corea del Nord: centinaia di vittime per il maltempo.
Interi villaggi rasi al suolo.
Servizio culturale - Un articolo di Piero Amici dal titolo “Le immani
sofferenze inflitte all’uomo nell’età del ‘socialismo realizzato’”: tradotto in italiano “Le Manual
de Gulag” di Jacques Rossi.
Servizio italiano - In rilievo sempre il dibattito politico sulla
missione in Afghanistan.
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22 luglio 2006
Per fermare la guerra in Libano si attiva la
diplomazia: mercoledì prossimo a Roma un vertice internazionale di pace. Sul
terreno libanese prosegue l’offensiva israeliana, mentre cipro offre le sue
strutture
per il corridoio umanitario
-
Interviste con Stefano Silvestri, George Poulides e William Nakhle -
In Libano prosegue l’offensiva dell’aviazione israeliana,
che, nelle ultime 24 ore, ha colpito 150 obiettivi. Per fermare la guerra si
attiva però la diplomazia: mercoledì prossimo a Roma si terrà una Conferenza
internazionale di pace, a cui parteciperà il
segretario di Stato USA, Condoleeza Rice, e i rappresentati di Paesi arabi ed europei. Il
servizio di Eugenio Bonanata:
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La notizia è giunta ieri sera. L’incontro si svolgerà a
Roma, presso la sede del ministero degli Esteri. Saranno presenti i leader di
Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania e della Commissione europea, e alcuni
esponenti arabi (Egitto, Arabia Saudita e Giordania). Sarà presente anche un
rappresentante dell'ONU e della Banca mondiale. La Rice
ha annunciato che domani, insieme a Bush, a
Washington, incontrerà il ministro degli Esteri saudita, al Faisal.
Poi, in serata, il segretario di Stato americano partirà
alla volta del Medio Oriente, dove incontrerà il premier israeliano Olmert, il presidente Palestinese, Abu
Mazen, ed esponenti politici libanesi. La Rice non chiederà un ‘cessate il fuoco’ immediato che – ha affermato - sarebbe “una falsa
speranza”, se ristabilisse lo status quo
precedente. Si attiverà invece per creare un quadro politico che consenta, nel
lungo periodo, una pace duratura nell’area mediorientale. Gli sforzi della
diplomazia ruotano attorno alla risoluzione delle Nazioni Unite numero 1559 che
prevede: il disarmo delle milizie Hezbollah, il
ristabilimento del governo di Beirut nel sud del Paese e l’invio di una forza
di pace internazionale. Sul terreno libanese, intanto, non cambia lo scenario
rispetto ai giorni scorsi. Intensi bombardamenti da parte israeliana sono in
corso da questa mattina su diversi villaggi del Sud del Libano. Colpiti anche
un villaggio cristiano ad est della capitale, alcune istallazioni petrolifere
nel porto di Tripoli e poi antenne e ripetitori dei telefoni cellulari. Gli Hezbollah hanno riposto con lanci di razzi verso località
della Galilea. Da parte sua Israele continua a far affluire nuove truppe lungo
il confine, forse in previsione di un attacco terrestre. Un’ipotesi questa
condannata dal segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, che – ha avvertito – rischierebbe di “intensificare
la resistenza”. Infine, la Conferenza episcopale della Chiesa
cattolico-maronita libanese ha lanciato ieri un appello all’ONU perché si
mobiliti per un ‘cessate il fuoco’
immediato.
*********
Ma torniamo all’importante annuncio della Conferenza di
pace che si terrà a Roma nei prossimi giorni. Quali sono gli strumenti che
possiede la diplomazia internazionale per trovare una strategia d’uscita al
conflitto in Libano, e che possibilità ci sono che il Vertice si concluda in
modo positivo? Andrea Cocco ne ha parlato con Stefano Silvestri, presidente
dell’Istituto Affari Internazionali:
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R. – Per il successo della riunione di Roma, molto
dipenderà da quello che dirà e riuscirà a raccogliere in Medio Oriente Condoleezza Rice; bisognerà
sapere se le parti sono disponibili per lasciare uno spazio alla comunità
internazionale. Per raggiungere questi obiettivi, si tenterà ogni tipo di
pressione: forse, promesse di aiuti, forse accenni su possibili sanzioni …
Dopodiché, bisognerà vedere se il risultato minimo che si otterrà sarà
semplicemente quello, per esempio, di consolidare un corridoio umanitario,
oppure se si andrà oltre e se sarà possibile stabilire una presenza internazionale
– per esempio – ai confini tra Israele, Libano e forse Siria, tale da creare un
fatto nuovo.
D. – A Roma si discuterà della possibilità di raggiungere
un accordo per il ‘cessate-il-fuoco’,
come richiesto dall’ONU. Il segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, ha però dichiarato che l’obiettivo del Vertice
non è il ‘cessate-il-fuoco’
ma il raggiungimento di una pace duratura …
R. – Il ‘cessate-il-fuoco’
è sempre un’operazione di impatto limitato. Certamente utile per avviare un
dialogo diplomatico tra le parti, se c’è un’effettiva intenzione di usare il
dialogo. Comunque, al di là del ‘cessate-il-fuoco’
subito, è importante chiarire quali siano le intenzioni di Israele, cioè se
intende condurre – come ha detto finora – un’operazione relativamente limitata
ad alcuni obiettivi oppure se, nella difficoltà di raggiungere l’obiettivo –
per esempio, la liberazione dei soldati – questo non lo trascini in
un’operazione di maggiore importanza e di maggiore lunghezza, anche di tempo,
come sarebbe l’invasione del Sud del Libano.
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Il sud del Libano resta ancora inaccessibile alle agenzie
umanitarie che ieri a Ginevra hanno ribadito l’urgenza di stabilire dei canali
sicuri per l’avvio degli aiuti. Nonostante il premier israeliano, Olmert, abbia dato il suo assenso per un corridoio
umanitario tra Libano e Cipro, garantito dalla Marina di Israele, sul terreno
non si registrano ancora azioni concrete. Il Programma Alimentare Mondiale
(PAM) e la Croce Rossa Internazionale hanno sottolineato che il problema chiave
è la distribuzione degli aiuti sul territorio, devastato dai bombardamenti.
Intanto Cipro, raggiunta in questi giorni da migliaia di sfollati, ha offerto
la sua disponibilità per essere utilizzata come base del corridoio umanitario,
con l’appoggio dell’Unione Europea. Lo conferma, al microfono di Luca Collodi, Georgios Poulides, ambasciatore di
Cipro presso la Santa Sede:
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R. - Noi abbiamo aperto, dal primo momento, tutti i nostri
porti, aeroporti, aiutando al massimo l’evacuazione dei cittadini dell’Unione
Europea e di altri cittadini del resto del mondo, dal Libano, transitando a
Cipro verso i loro Paesi. Stiamo dando anche un’assistenza tecnica a coloro che
sono feriti e anche un’assistenza psicologica mentre si aspettano gli aerei che
rimpatriano. Abbiamo dato il nostro assenso anche al Governo di Beirut perché
Cipro sia utilizzata come il corridoio umanitario per gli aiuti alla
popolazione libanese.
D. – Anche la stessa Santa Sede ha fatto questa richiesta
di un corridoio umanitario. Quindi Cipro è in prima linea su questo fronte per
aiutare la popolazione civile?
R. – Daremo tutte le nostre risorse, pur essendo un
piccolo Paese, per aiutare al massimo la popolazione libanese e tutti gli altri
cittadini che provengono dal Libano.
D. – Ambasciatore Poulides, qual
è in questo momento l’emergenza maggiore che sta cercando di affrontare,
nell’aiutare le popolazioni libanesi, Cipro?
R. – L’emergenza maggiore è il grandissimo numero di
profughi che arrivano dal Libano, che noi stiamo cercando di smistare il più
presto possibile con aerei che ci stanno mandando i vari governi per rimandarli
nelle loro case.
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In seguito ai frequenti lanci di missili da parte delle milizie Hezbollah, la
popolazione delle città della Galilea è costretta a vivere nei rifugi. Secondo
molti cronisti, vivere ad Haifa,
il terzo centro israeliano, è un azzardo. Nella città portuale, dove ha sede
anche un monastero di Carmelitane, risiede una vivace comunità di arabi
cristiani appartenenti a parrocchie che seguono diversi riti. Adriana Masotti
ha parlato della situazione in cui versa la popolazione con William Nakhle, arabo cristiano, sposato e padre di due figli.
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R. – Qui si respira un’aria di tristezza, di
preoccupazione, di paura e di incertezza. Ci sentiamo sospesi per aria, per
quanto riguarda ogni aspetto della nostra vita: economico, sociale, turistico.
Il pellegrinaggio stava, infatti, appena cominciando a riprendersi, dopo alcuni
anni di depressione. C’è tanta paura che questa guerra si sviluppi e continui a
fare danni più grandi. Io ho due bambini a casa. Abitiamo all’ultimo piano - al
quarto piano - e siamo entrati nel panico. Abbiamo preso il necessario e siamo
andati dai miei genitori, che vivono in un appartamento più basso, per stare più
sicuri.
D. – Il fatto che si sia aperto questo nuovo
fronte del conflitto, tra Israele e Libano, come viene
commentato tra le persone?
R. – Ci sentiamo fratelli dei nostri vicini
libanesi. Ci sentiamo molto legati a loro. Sentiamo i bombardamenti in Libano,
perchè non siamo molto lontani. Preghiamo e chiediamo anche a tutti i
governatori del mondo che invitino tutte le parti al
dialogo, per cessare subito il fuoco. Contiamo sulle preghiere di tutti i
cristiani nel mondo e del Santo Padre, affinché in Medio Oriente possa regnare
veramente la pace e l’armonia.
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OGGI LA CHIESA CELEBRA LA MEMORIA DI SANTA
MARIA MADDALENA:
A LEI
GESÙ AFFIDÒ IL COMPITO DI ANNUNCIARE LA SUA RESURREZIONE
-
Intervista con mons. Bruno Forte -
La
Chiesa ricorda oggi Santa Maria Maddalena. Nel passato si è fatta spesso
confusione tra Maria di Betania, sorella di Lazzaro e
di Marta, l’innominata peccatrice menzionata da Luca “cui molto è stato
perdonato perché molto ha amato”, e Maria Maddalena, cioè nativa di Magdala. Erroneamente
l’identificazione delle tre donne è stata facilitata dal nome Maria, comune a
due di loro, e dalla sentenza di San Gregorio Magno che ritenne si trattasse
della medesima donna. Ma cerchiamo di sapere di più della figura di Maria
Maddalena da mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto,
intervistato da Tiziana Campisi.
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R. – E’ una delle donne che accompagnavano e servivano
Gesù. A giudicare dal soprannome, era nativa di Magdala, che si trova sulla
riva occidentale del Lago di Tiberiade. Questa donna, da cui Gesù aveva scacciato sette demoni è quella che, con altre donne,
sta ai piedi della croce, assiste alla sepoltura di Gesù e soprattutto il
mattino del primo giorno di Pasqua della settimana, va da sola al sepolcro e
vede ricompensata questa sua dedizione, questo suo amore incondizionato al
Maestro con apparizione del Risorto che fa di lei l’apostola
degli apostoli, la testimone – appunto – della Risurrezione anche ai discepoli
increduli. E’ straordinario il racconto dell’angelo di Giovanni: Maria va nel
giardino del sepolcro, ecco che il Signore si presenta a lei, lei inizialmente
non lo riconosce ed è a quel punto che Gesù la chiama per nome e lei gli
risponde: ‘rabbunike’, un
possessivo, ‘Maestro mio’, dunque dice questa relazione
di fede, di amore, di appartenenza. La risposta di Gesù non è “non mi toccare”,
come normalmente si traduce, ma è “non mi trattenere”, cioè: il tuo amore e la
tua fede devono essere così grandi che tu devi andare, adesso, dagli altri e
dire loro che io sono vivo, risorto e vi precedo.
D. – Perché la figura di questa donna è così controversa?
R. – Ma … perché la lettura del rapporto d’amore che lei,
come peraltro tutti i discepoli, hanno con Gesù, viene
facilmente fraintesa da una concezione che contrappone eros e agape. La grande
forza del messaggio di Benedetto XVI nella Deus caritas est è di farci capire che eros e agape, cioè l’amore
cosiddetto passionale, possessivo e l’amore oblativo, l’amore che accoglie il
dono da Dio, non devono essere contrapposti. E’ solo un eros malato che si chiude su se stesso; ma un eros aperto all’agape è
un eros che porta nell’amore vero, nell’amore puro di Dio, tutta la verità, la passione, la
ricchezza dell’essere umano. Così i discepoli hanno seguito Gesù. Gesù ha portato
nel rapporto con la donna un’autentica rivoluzione. Possiamo dire che fino a
lui, la donna era subordinata all’uomo; con Gesù, invece, donne e uomini
entrano nello stesso rapporto di parità, di reciprocità – certo – ma nella pari
dignità.
D. – Si è tanto romanzato sulla figura di Maria Maddalena.
Come recuperare allora l’autentica immagine di questa donna?
R. – Semplicemente, tornando al Vangelo, a quello che il
Vangelo veramente dice e non alle fantasie un po’ malate che vogliono
elaborarlo a proprio piacimento, e poi cogliendo nel Vangelo questo
straordinario messaggio di fede e di amore che rende la sequela di Gesù bella,
viva, realizzante per ognuno che giochi la vita per Lui.
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Domani 23 luglio, 16a Domenica del Tempo Ordinario, la
Liturgia ci presenta il Vangelo in cui i discepoli tornano da Gesù, che li
aveva inviati ad annunciare il Vangelo alle folle. La fatica dei discepoli è
grande. Il Signore allora dice:
“Venite
in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'”.
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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(musica)
Gesù è circondato dai discepoli, che gli raccontano ciò
che hanno vissuto durante la missione: è una bellissima immagine della
preghiera. Già gli antichi padri dicevano che una delle preghiere è quella di aprire al Salvatore tutto ciò che si vive e si
sperimenta. Raccontare a Cristo la propria vita, la propria giornata, dalle
cose che stiamo facendo alle cose che ci accadono, a ciò che si sente, ciò che
si pensa. Cristo suggerisce agli Apostoli di ritirarsi un po’ in disparte e
riposare perché il viavai della gente è ormai esagerato, ma quando giungono al
posto solitario trovano una gran folla che li precede e lì Cristo si commuove e
cambia il suo progetto. Invece di riposare, si dona alla gente. La compassione
e la commozione del Signore sono sentimenti e atteggiamenti che suscitiamo noi
in Dio, con l’autentico desiderio di Lui, con una sincera ricerca di incontrarlo.
(musica)
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22 luglio 2006
DOMANI,
NELLA BASILICA DI SAN PIETRO, SARÀ CELEBRATA UNA MESSA PER LA PACE
IN
LIBANO. CONTINUANO INTANTO A GIUNGERE MESSAGGI DI ADESIONE ALL’APPELLO
DI
PREGHIERA LANCIATO DAL PAPA E NUMEROSE SONO LE INIZIATIVE
NELLE
DIOCESI DI TUTTO IL MONDO
ROMA. = Una Santa Messa per la pace in Libano sarà
officiata domani alle 10.30 nella Basilica di San Pietro. Le intenzioni di
preghiera saranno particolarmente dedicate alla situazione del Medio Oriente e
una sarà espressa in lingua araba. Continuano intanto le adesioni all’invito di
preghiera di Benedetto XVI. L’arcivescovo di Buenos Aires, in Argentina, il
cardinale Jorge Bergoglio,
ha suggerito ai sacerdoti di scegliere nella celebrazione della Messa, la
Preghiera eucaristica sulla riconciliazione e la pace. Diversi anche i vescovi
del Paese che stanno sollecitando i fedeli a pregare per la pace. La Conferenza
episcopale del Cile esorta i cattolici a chiedere alla “Vergine Maria, Regina
della Pace, che implori da Dio il dono fondamentale della concordia che
illumini le autorità delle Nazioni affinché prevalga la ragione e si aprano
nuove possibilità di dialogo e di intesa”. Numerosi i comunicati e i messaggi
che stanno giungono da diocesi di tutto il mondo. Anche in Tunisia la comunità
cattolica pregherà secondo le intenzioni del Papa. All’agenzia Fides il missionario
padre Eugenio Elías, dell’Istituto del Verbo Incarnato,
riflettendo sull’importanza della preghiera in questi momenti, ha detto che
essa è un mezzo indispensabile “per suscitare il desiderio della giustizia e
della riconciliazione nei cuori: è lì che incomincia a formarsi il dono divino
della pace. È lì che si può arrivare a discernere, perfino nel nemico, un volto
umano”. L’arcivescovo Angel Lagdameo,
presidente della Conferenza episcopale filippina ha invocato in particolare
l’intercessione della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, che si venera in
un Santuario della città di Haifa. Il Movimento di Comunione
e Liberazione infine ha invitato “i propri aderenti a partecipare - nelle
diocesi e nelle parrocchie - alla speciale Giornata di preghiera e di
penitenza”. Tra le altre iniziative, a Palermo, in tanti si sono impegnati ad
animare momenti di preghiera nelle parrocchie ed un sacerdote, padre Antonio Garau, ne ha organizzato anche uno sulla spiaggia di Guidaloca, nel trapanese, dove un
terreno confiscato alla mafia è diventato uno spazio balneare educativo per i
bambini. (T.C.)
TUTTI
I CENTRI DI DETENZIONE IN KOSOVO, GESTITI DALLA NATO E
DALL’ONU,
SARANNO
ISPEZIONATI DA ESPERTI DEL CONSIGLIO D’EUROPA PER VERIFICARE
IL
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI DEI DETENUTI
BRUXELLES. = Saranno ispezionati a breve da esperti del
Consiglio d'Europa tutti i centri di detenzione in Kosovo,
della NATO e dell’ONU, per verificare se “rispettano
STUDENTI
MARXISTI ATTACCANO LE SCUOLE CATTOLICHE
NELLO
STATO INDIANO DEL KERALA.
LA
CHIESA DENUNCIA UNA “VENDETTA VIOLENTA”
PER
GIUDICATA
A FAVORE DEGLI ISTITUTI PROFESSIONALI PRIVATI
KERALA. = Esponenti della Federazione studenti India, affiliati ai marxisti al
potere in Kerala, hanno attaccato mercoledì scorso le
istituzioni scolastiche cattoliche danneggiando edifici e distruggendo veicoli
per il trasporto degli alunni, registri e arredi. Quattro sono state le persone
arrestate e poi subito scarcerate su cauzione. Gli atti di vandalismo - riferisce
l’agenzia Asia News - sono strettamente collegati alle tensioni insorte nel
Paese a seguito della nuova Legge sugli Istituti professionali del Kerala, approvata all’unanimità dal Governo, contro la
quale le amministrazioni di diverse Scuole private hanno presentato istanza
d’appello, ritenendo la norma lesiva dei loro diritti costituzionali. In attesa di un pronunciamento della Corte d’Appello,
previsto la prossima settimana, un Tribunale locale ha emesso una direttiva
provvisoria, permettendo alle stesse Scuole di applicare la normativa dello
scorso anno. La sentenza ha però provocato le reazioni violente di alcune
frange di studenti. “Un tentativo di sostituire lo stato di diritto con la
legge della giungla”: ha commentato mons. Joseph Powathil, arcivescovo di Changanassery
e presidente della Commissione istruzione del Consiglio dei vescovi del Kerala, avuta notizia degli attacchi alle scuole
cattoliche. Secondo il presule si è trattato di una “vendetta violenta” e di
un’azione “non democratica” per una sentenza non gradita. Anche l’arcivescovo
di Verapoly, mons. Daniel Acharuparambil,
ha espresso preoccupazione per gli episodi di intolleranza contro gli istituti
scolastici privati in Kerala. “Attaccare le nostre scuole, - spiega - non è la risposta ai
problemi relativi all’ammissione degli studenti”.(A.Gr.)
UNA
RETE AMBIENTALE PER TUTELARE
ECONOMICO
E PROMUOVERE
DI
SETTEMBRE, DOPO QUATTRO ANNI DI PREPARATIVI,
LA
FEDERAZIONE DEI PARCHI DEL MEDITERRANEO
BARI. = Sarà Bari, ad ospitare l’Assemblea costitutiva
della Federazione dei Parchi del Mediterraneo, nell’ambito della Fiera del
Levante che riterrà nel capoluogo pugliese dal 27 settembre al primo ottobre.
Ad annunciare l’evento è stato Matteo Fusilli, presidente della Federparchi, l’organismo che riunisce in
Italia oltre mille tra parchi nazionali e regionali, riserve naturali e
aree marine protette. “Nel Mediterraneo - ha detto Fusilli - ci sono oltre 600
parchi e più di cento aree marine protette: una realtà importante che sta dando
un contributo non solo per la tutela del patrimonio naturalistico ma anche per
lo sviluppo economico”. “Ci sono voluti quattro anni - ha aggiunto - per
tessere i rapporti e arrivare al risultato di una Federazione. Mettere in rete
i Parchi del Mediterraneo significa condividere esperienze, realizzare buone
pratiche comuni in un momento in cui l’Unione europea con l’allargamento ai
Paesi al Nord-est può marginalizzare il Mediterraneo,
luogo storico di incontro e mediazione tra i popoli. Una collaborazione tra
parchi di Paesi che sono anche in guerra, come ha suggerito Mandela
con i suoi Parks for Peace, è un segnale che la pace è possibile”. Per
Fusilli, “i parchi sono una metafora dello sviluppo possibile, sono il luogo in
cui si svolgono attività di laboratorio che possono essere esportate”. (R.G.)
CINA:
NEGLI
ULTIMI 20 ANNI
È
SALITA DAL 20 AL 40 PER CENTO ED OLTRE 100 MILIONI DI CONTADINI
SONO
EMIGRATI NELLE GRANDI CITTÀ
PECHINO. = Il rapido sviluppo delle aree urbane e
industrializzate della Cina ha determinato la
formazione di un nuovo sottoproletariato: oltre 100 milioni i contadini
emigrati nelle città negli ultimi anni. I migranti lavorano anche 12 ore al giorno per 7 giorni settimanali e per paghe minime; sono
per tutto l’anno lontani dalle famiglie e vivono ammassati o dormono sul luogo
del lavoro. Inoltre le famiglie urbane non residenti non hanno diritto alla
scuola gratuita o ad altri servizi sociali. Secondo Lu
Dadao, esperto dell’Accademia delle Scienze cinese,
nell’im-menso Paese asiatico si profilano gravi rischi di nuove povertà e di
instabilità sociale in caso di recessione economica. Lu,
ricorda che in 20 anni la percentuale delle costruzioni urbane in Cina è salita
dal 20 al 40 per cento. Identico cambiamento in Gran Bretagna è avvenuto in 120
anni e negli Stati Uniti in 80 anni. Nonostante il basso
reddito pro capite cinese,
sono sempre in costante aumento nel Paese le costruzioni in quartieri poveri di
uffici pubblici di lusso, di piazze importanti, di grandi università e di aree
industriali portatrici di inquinamento. Le autorità locali hanno sottratto
intere zone agricole per cedere la terra a basso prezzo a costruttori di
palazzi e ad industriali. Gran parte delle oltre 87 mila proteste di piazza del
2005 sono state causate proprio da espropri forzati e contrasti dei contadini
con industriali e governi locali. I dati ufficiali mostrano che dal 1996 al
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22 luglio 2006
- A cura di Roberta Moretti -
Ancora in primo piano la
violenza in Iraq. Almeno 22 morti stamani in diversi attentati, mentre c’è
attesa per l’incontro, martedì alla Casa Bianca, tra il premier iracheno, Nouri al Maliki, e il presidente
americano, George W. Bush. Il servizio di Roberta Moretti:
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Un commando armato ha fatto irruzione,
stamani, a bordo di due auto nel cantiere di una casa in costruzione nella parte
occidentale di Baghdad, dove ha aperto il fuoco sui muratori uccidendone 7 e
ferendone un altro. Sempre nella capitale, un civile è morto per l’esplosione
di una bomba al passaggio della sua autovettura, mentre fonti della polizia
riferiscono di due attentati analoghi contro convogli militari statunitensi.
Intanto, in un mercato della città sunnita di Baquba,
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In Afghanistan, 19 sospetti guerriglieri talebani sono rimasti uccisi in questi giorni in diversi
scontri con le truppe afghane, appoggiate da
elicotteri delle Forze di coalizione. Lo hanno diffuso stamani fonti ufficiali,
precisando che i combattimenti sono avvenuti nel distretto di Garam Sair, nella provincia
meridionale di Helmand. Feriti anche un’altra
quindicina di miliziani, che però sono riusciti a fuggire.
Sempre alta la tensione in Somalia, dopo l’arrivo,
giovedì, di truppe etiopi a Baidoa, sede del Governo
transitorio e del Parlamento somalo, per impedire che il territorio finisca
sotto il controllo delle Corti Islamiche, che già controllano Mogadiscio e
buona parte del Sud del Paese. Oggi testimoni riferiscono che circa 200 soldati
etiopi avrebbero raggiunto nella notte anche la città sudoccidentale di Wajid,
occupandone l’aeroporto. Intanto, le Corti Islamiche
hanno annunciato la “guerra santa” contro l’Etiopia, rifiutando colloqui con il
governo transitorio somalo, sostenuto dal Paese confinante.
Almeno 15 persone sono state uccise durante
intensi combattimenti registrati ieri nel sud del Sudan, tra l’esercito e
miliziani del Sudan People Liberation Movement (SPLM). Lo scorso anno il governo di Karthoum e lo SPLM avevano raggiunto uno storico accordo di pace ponendo fine ad un conflitto ultra decennale nelle
regioni meridionali del Paese. Secondo diversi osservatori, gli scontri di
ieri, che si sommano a una serie di incidenti accaduti nell’ultima settimana,
rappresentano una seria minaccia per la pace.
E’ di almeno 19 morti e una sessantina di feriti il
bilancio del terremoto che in mattinata ha investito
la provincia sud-occidentale cinese dello Yunnan,
colpendo in particolare l’altopiano di Guizhou, nella
contea di Yanjin. L’epicentro del sisma,
dell’intensità di 5,1 gradi sulla scala Richter, è
localizzato a una novantina di chilometri dalla città di Zhaotong.
Sul posto stanno dirigendosi squadre di emergenza per i primi soccorsi. Secondo fonti ufficiali, il terremoto ha raso al suolo centinaia
di case e provocato grosse frane.
Sono circa 520 le vittime del tifone Bilis, che ha colpito nei giorni scorsi
E’ salito a circa 670 morti il bilancio delle vittime
dello ‘tsunami’ che lunedì ha investito la costa
meridionale dell’isola di Giava, in Indonesia. Secondo
i dati ufficiali diffusi questa mattina dalle autorità locali, sono circa 980 i feriti, almeno 329 i
dispersi e 110 mila gli sfollati. L’incremento di circa cento unità nella conta
ufficiale delle vittime è dovuto al ritrovamento di
nuovi cadaveri nei distretto di Ciamis e Tasikmalaya e Garut, provincia di
Giava Occidentale. Tra i decessi anche 5
stranieri asiatici, mentre resta disperso un europeo di nazionalità francese.
Con un accorato appello per la pace in Medio Oriente e la
richiesta di una tregua immediata e dell’apertura di negoziati politici, si è
concluso ieri a Cordoba, in Argentina, il 30.mo
Vertice del MERCOSUR, la comunità economica formata da Argentina, Brasile,
Paraguay, Uruguay e – da quest’anno – Venezuela. Ovviamente i principali
accordi, illustrati in un Comunicato finale di 43 articoli, riguardano materie
squisitamente economiche e commerciali. Ce ne parla Luis
Badilla:
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In concreto, il MERCOSUR chiede all’Unione Europea di
prendere in considerazione le sue richieste di maggiore flessibilità
commerciale nella prospettiva di un accordo di associazione. I capi di Stato e
di governo sudamericani ribadiscono “la necessità che la UE
prenda in considerazione le richieste del gruppo in materia di flessibilità e
di trattamento più favorevole, al fine di riprendere nel più breve tempo
possibile il negoziato, con l'obiettivo di raggiungere un accordo che porti
benefici ad entrambi i blocchi”. Inoltre, il MERCOSUR saluta il recente
ingresso del Venezuela e, al tempo stesso, ufficializza il suo appoggio alla
candidatura del Venezuela quale membro non permanente del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU per il periodo 2007-2008. Nel campo della sicurezza
energetica, i governanti hanno deciso di avviare un piano comune di prospezioni
petrolifere nella conca venezuelana dell’Orinoco. Il
progetto ha un valore di quattro miliardi di dollari. Dall’altra parte, il
Messico ha chiesto di poter essere riconosciuto entro la fine del 2006 come
“Paese associato” (insieme con il Cile e
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Sarà ricordato come il “Summit
degli assenti”, il Vertice delle ex Repubbliche sovietiche della CSI che si è
aperto ieri a Mosca. Per motivi diversi non sono giunti
infatti nella capitale russa né il presidente ucraino, Yushenko, né quello georgiano, Saakashvili.
Da Mosca, Giuseppe D’Amato:
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Vladimir Putin voleva tirare un
po’ le somme dell’attività fin qui svolta dalla CSI, raccontare del Summit del
G8 di San Pietroburgo e definire nuovi progetti per
una comunità che stenta a decollare: si dovrà
rimandare ad altra data. Lo stesso vale per il georgiano Sakashvili,
che avrebbe voluto discutere con il capo del Cremlino
delle crisi in Ossezia e in Abkhazia.
Il Parlamento di Tblisi ha chiesto tre giorni fa il ritiro
delle Forze russe di interposizione e di pace dalla regione: per alcuni
osservatori neutrali, dietro al ‘no’ americano
all’adesione immediata di Mosca al WTO c’è proprio
Da Mosca, per
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L’Europa nella morsa del caldo. In Francia, le alte
temperature – tra i 34 e i 38 gradi – hanno provocato negli ultimi giorni
almeno 20 morti, tra i quali un bimbo di 15 mesi deceduto a Parigi. La metà
delle vittime avevano oltre 80 anni di età. Dalla
prima settimana di luglio in Olanda si sono registrati circa 170 decessi in più
rispetto alla media per questo periodo. Temperature decisamente al di
sopra della norma anche in Germania, Gran Bretagna e Italia.
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