RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 202  - Testo della trasmissione di venerdì 21  luglio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa si prepara a vivere con partecipazione la Giornata di preghiera e penitenza indetta dal Papa per la pace in Medio Oriente: con noi, l’ambasciatore Naji Abi Assi, mons. Bechara Raï e Salvatore Mazza

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue l’offensiva israeliana su tutto il Libano. L’ultimo bilancio delle vittime parla di oltre 330 morti. Centinaia di migliaia di persone cercano di lasciare il Paese. Mobilitate le organizzazioni umanitarie per portare soccorso alle popolazioni colpite: con noi  Hicham Nassan, padre Jean Assan e Alberto Negri

 

Con un appello alla salvaguardia del Creato, si è concluso ieri in Amazzonia il Simposio “Religione, scienza e ambiente”, promosso dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I: intervista con il prof. Wolfgang Sachs

 

Migliorate le condizioni di accoglienza per gli immigrati nel centro di Lampedusa: così ai nostri microfoni, l’ambasciatore Staffan De Mistura

 

CHIESA E SOCIETA’:

Diverse iniziative stanno nascendo in queste ore per aderire alla Giornata di preghiera e di penitenza per il Medio Oriente indetta da Benedetto XVI

 

Sequestrati due francescani ad Haiti. Appello della Curia generale dei Frati Minori per il rilascio dei religiosi

 

Presentato stamane a Roma il Rapporto dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino” sulla pena di morte nel mondo

 

E’ intollerabile consentire a gruppi pedofili di entrare nella sfera pubblica: l’UNICEF scende in campo contro la decisione dell’Olanda di ammettere un partito pedofilo alle prossime elezioni politiche

 

Un Rapporto dell’ONU denuncia la situazione dei 50 Paesi più poveri al mondo

 

Cordoglio nel mondo della cultura per la scomparsa di Ugo Attardi

 

24 ORE NEL MONDO:

Mattinata di sangue in Iraq. Almeno 21 morti in diversi attentati. Feriti in un’imboscata quattro soldati polacchi.

 

Molte centinaia di persone morte o disperse in Corea del Nord per le violente piogge torrenziali della scorsa settimana

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 luglio 2006

 

 

LA CHIESA SI PREPARA A VIVERE CON PARTECIPAZIONE

LA GIORNATA DI PREGHIERA E PENITENZA INDETTA

DAL PAPA PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE

- Con noi, Salvatore Mazza, l’ambasciatore Naji Abi Assi e mons. Béchara Raï -

 

         La pace in Medio Oriente è nel cuore di Benedetto XVI. Dalle Valle d’Aosta, dove sta trascorrendo un periodo di riposo, il Papa segue costantemente l’evolversi della crisi israelo-libanese e prega per quanti soffrono, travolti da “uno spietato conflitto”. E preghiera è quanto il Santo Padre chiede a tutti i fedeli per ottenere quella pace tanto desiderata dai popoli del Medio Oriente. Ieri, dunque, l’annuncio di una Giornata di preghiera e di penitenza, indetta per domenica prossima. Iniziativa fortemente voluta dal Papa, che più volte, in questi giorni, in terra valdostana, ha rivolto il pensiero ai popoli che soffrono a causa della guerra, come sottolinea l’inviato di Avvenire a Les Combes, Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Numerose volte durante questa vacanza, il Papa, anche in maniera estemporanea, ha già avuto modo di manifestare e di lasciar trapelare queste sue preoccupazioni, invitando alla preghiera quando ha incontrato i giornalisti di ritorno dal monastero di Quart e, qualche giorno dopo, quando ha incontrato i giornalisti al ritorno dal Convento del San Bernardo. In tale occasione aveva detto di essere totalmente d’accordo con il comunicato finale del G8, al quale – disse – aggiungerei “l’importanza della preghiera”. La decisione di convocare questa giornata è un po’ la summa di tutte queste sue esternazioni estemporanee come poi quella più forte che c’è stata durante l’Angelus di domenica scorsa.

 

D. – Ecco, peraltro, proprio in questi giorni è stato reso noto il tema della prossima Giornata Mondiale della Pace, centrato sulla persona umana. Anche questa scelta è particolare da parte del Papa, la persona e la sua dignità…

 

R. – Credo che anche qui ci sia una coerenza limpidissima tra il Messaggio della pace dello scorso anno, l’Enciclica “Deus Caritas est” e questo ribadire che il fondamento della pace è il rispetto della persona. D’altra parte può sembrare in qualche modo un ragionamento ovvio, ma evidentemente guardando a quello che sta succedendo nel mondo non lo è. Il Papa ricorda che è assolutamente indispensabile rimettere al centro la persona.

 

D. – L’Angelus di domenica sarà naturalmente all’interno di questo contesto, di questa Giornata di preghiera e di penitenza. C’è già qualche sentore di iniziative particolari da parte dei fedeli della comunità locale?

 

R. - E’ chiaro che tutti quanti si stanno preparando per questo momento. Anche il parroco di Les Combes ha detto che, nella Messa che precederà l’Angelus, sarà tutta all’insegna di questo invito del Papa a fare di domenica prossima la Giornata della preghiera e della penitenza.

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L’indizione di una Giornata di preghiera per la pace in Medio Oriente è stata accolta con gratitudine da parte del popolo libanese. Sull’appello del Papa per un immediato cessate-il-fuoco, Luca Collodi ha raccolto le reazioni all’amba-sciatore libanese presso la Santa Sede, Naji Abi Assi:

 

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R. – C’EST UNE DÉCLARATION

Si tratta di una dichiarazione estremamente importante. Siamo persone che credono in Dio e nella sua bontà, crediamo nella solidarietà umana attuabile attraverso un cammino nella preghiera e riteniamo che sia estremamente importante che la speranza riesca a fare risvegliare le nostre coscienze. E’ necessario riuscire ad affrontare le questioni che si pongono non sempre da un punto di vista politico o sprovvisto di sentimenti, ma da un punto di vista umano e morale. Noi questo lo speriamo!

 

D. – Quali sono le richieste del governo libanese alla comunità internazionale?

 

R. – LE GOUVERNEMENT LIBANAIS…. 

Il governo libanese ha una priorità: instaurare un cessate-il-fuoco immediato, che sia anche soltanto un cessate-il-fuoco umanitario, che permetta di creare un corridoio umanitario per portare soccorsi alla popolazione sofferente e affinché possano  ricevere il massimo aiuto umanitario le vittime. Fortunatamente il senso di queste richieste si ritrova nel comunicato pubblicato ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede e che corrisponde alle preoccupazioni attuali della Santa Sede e noi l’apprezziamo nel giusto valore.

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E sentimenti di gratitudine vengono espressi al Papa dalla Chiesa del Libano, che sente forte la vicinanza spirituale del Santo Padre alle sofferenze di tutto il popolo libanese. Ecco la testimonianza di mons. Béchara Raï, arcivescovo di Byblos dei Maroniti, raccolta da Fabio Colagrande:

 

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R. – Noi siamo veramente molto grati a Sua Santità per questo appello e specialmente per questa Giornata di penitenza e di preghiera. Il nostro popolo qui non fa altro che compiere questo cammino spirituale nelle chiese e nei santuari.

 

D. – Il Papa auspica anche che si instaurino dei corridoi umanitari. Per quanto riguarda il Libano, qual è la situazione umanitaria?

 

R. – Rispetto alle cifre conosciute, c’è circa mezzo milione di profughi. Adesso siamo tutti, con le Organizzazioni umanitarie e con le parrocchie, tesi ad aiutare questi profughi. Avremo, però, certamente bisogno di essere aiutati anche da altre Organizzazioni internazionali. Il primo ministro ha già lanciato un appello per un aiuto umanitario. Purtroppo, in questo momento, tutte le strade sono bloccate e non si comprende come questi aiuti possano riuscire ad arrivare.

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NOMINE

 

In Costa d’Avorio, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Gagnoa mons. Barthélémy Djabla, finora vescovo di San Pedro-en-Côte-d’Ivoire

 

Sempre in Costa d’Avorio, il Papa ha nominato vescovo di Yamoussoukro mons. Joseph Aké, finora vescovo titolare di Castello di Tratoporto e ausiliare dell’arcidiocesi di Abidjan.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina - Grande Giornata di preghiera con il Papa per la pace in Medio Oriente: domenica 23 in tutte le chiese del mondo l'implorazione al Signore perché cessino immediatamente gli scontri.

Olmert concede l'apertura di "corridoi umanitari" per l'invio di aiuti alla popolazione libanese.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Servizio estero - Iraq, sangue a Kirkuk. La Romania decide il ritiro di 150 soldati.

 

Servizio culturale - Un articolo di Matthew Fforde dal titolo "Bulwer Lytton: dal romanzo storico alla fantascienza": la pubblicazione di "Zanoni" ripropone uno scrittore della letteratura vittoriana. 

 

Servizio italiano - In rilievo il dibattito politico sulla missione in Afghanistan.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 luglio 2006

 

 

PROSEGUE L’OFFENSIVA ISRAELIANA SU TUTTO IL LIBANO.

L’ULTIMO BILANCIO DELLE VITTIME PARLA DI OLTRE 330 MORTI.

CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE CERCANO DI LASCIARE IL PAESE.

MOBILITATE LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE

PER PORTARE SOCCORSO ALLE POPOLAZIONI COLPITE

- Ai nostri microfoni Hicham Hassan, padre Jean Azzam e Alberto Negri -

 

Prosegue anche oggi la dura offensiva israeliana su tutto il Libano, mentre l’ultimo bollettino ufficiale parla di oltre 330 civili uccisi. Da segnalare, inoltre, il dramma dei molti stranieri che stanno lasciando il Paese. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

 

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Sono stati più di dieci i raid aerei israeliani. Nelle ultime ore colpiti una quarantina di obiettivi, tra cui alcune postazioni degli Hezbollah, ma anche diverse strade e una centrale elettrica che fornisce energia ad una vasta area dell'est del Paese. Si intensificano, intanto, le voci di un possibile attacco di terra da parte dell'esercito israeliano, che, attraverso migliaia di volantini, ha chiesto nuovamente alla popolazione di lasciare l’area. Israele inoltre ha richiamato in servizio altre unità di riservisti. Anche se con minore intensità rispetto ai giorni scorsi, il lancio di razzi da parte degli Hezbollah non si ferma. Colpita la città di Haifa, dove ci sarebbero una decina di feriti. La radio militare israeliana ritiene che sia stata colpita anche la postazione dei caschi blu dell’ONU, collocata sempre nel Libano meridionale. Secondo media libanesi, nei bombardamenti sarebbero coinvolti anche alcuni civili. Dall’inizio delle ostilità, il bilancio è ormai di oltre 330 morti. Fonti mediche libanesi hanno fatto sapere che centinaia di cadaveri sono stati sepolti in fosse comuni, perché non vi sarebbe spazio nelle celle frigorifere degli obitori. Intanto prosegue l’evacuazione dei cittadini stranieri. In questo quadro, Parigi ha annunciato nuove operazioni, nei prossimi giorni, per portar via i 400 cittadini francesi che sono ancora bloccati nel sud del Paese dei cedri. Sempre con l’obiettivo di evacuare i connazionali, ieri sono intervenuti i marine americani. Oggi, dopo una serie di tentativi falliti, sono arrivati anche i soldati australiani. L’obiettivo per tutti è di raggiungere l’isola di Cipro, che, da parte sua, ha chiesto aiuto alla Comunità europea per fronteggiare i massicci sbarchi. Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha accettato la proposta internazionale per un corridoio umanitario fra Libano e Cipro, ma ha anche avvertito che la guerra sarà lunga. Allo stesso tempo, l’esercito dello Stato ebraico ha deciso di ritirarsi dall’altro fronte, cioè dalla Striscia di Gaza. Al termine delle operazioni militari, iniziate dopo il rapimento di un soldato israeliano, sono 13 i palestinesi morti, ai quali si aggiungono altre sei vittime di oggi.

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Della difficile situazione in Medio Oriente si è parlato ieri al Palazzo di vetro. Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha chiesto alle parti un immediato cessate-il-fuoco, ma ha ammesso che “ci sono gravi ostacoli” per questo obiettivo. Annan, sottolineando che sono 500 mila le persone coinvolte nelle ostilità, ha chiesto poi la convocazione di una conferenza internazionale sul Libano. Ma per una testimonianza sull’emergenza umanitaria che si sta vivendo la popolazione libanese, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Beirut, Hicham Hassan, portavoce del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Libano:

 

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R. – WE ARE EXTREMELY PREOCCUPIED…

Siamo estremamente preoccupati per la situazione umanitaria del Libano, specialmente nella parte sud. Quella zona, infatti, è quasi completamente isolata dagli altri territori. Inoltre, nel sud ci sono villaggi isolati gli uni dagli altri. La gente ha bisogno di cibo, di medicinali, di acqua e ci sono villaggi che non hanno nemmeno il pane. Sono già passati dei giorni senza benzina, senza elettricità e la comunicazione sta diventando difficile. Alcune persone vogliono andarsene. La situazione nel sud sta diventando veramente insostenibile, perché la maggior parte delle strade sono state parzialmente o totalmente distrutte.

 

D. – Quali sono le priorità del Comitato internazionale della Croce Rossa?

 

R. – WITH THE EMERGENCY …

Ieri, a Ginevra, per far fronte all’emergenza, è stata stanziata una grossa cifra per aiutare molte aree del Libano, una gran parte della quale andrà alla Croce Rossa libanese per l’emergenza sanitaria. Adesso ci stiamo concentrando sulle difficoltà per accedere alla zona sud del Libano. 

 

D. – Quali sono le sue preoccupazioni per il futuro se il conflitto continuerà?

 

R. – I REPEAT AGAIN THAT MANY PAOPLE ARE IN NEED…

Ribadisco che molte persone hanno bisogno di cibo, di acqua, di cure mediche. Gli ospedali stessi hanno bisogno di sangue e di medicinali. Se la situazione continuerà così e se gli aiuti umanitari non raggiungeranno o non saranno in grado di raggiungere il sud ed altre zone del Libano, allora la situazione potrebbe degenerare.

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Su quanto sta accadendo in Libano sentiamo un'altra testimonianza, quella di padre Jean Azzam, parroco libanese e professore di Sacra Scrittura, raggiunto telefonicamente a Beirut da Debora Donnini

 

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R. – Quello che più fa paura alla gente è che non si capisce quando tutto questo finirà. Tutti noi libanesi ci sentiamo come nella trappola di una guerra che non è nostra. Si tratta di una guerra interregionale, che da 30 anni e più si sta consumando sul suolo libanese.

 

D. – Il Papa ha indetto per domenica prossima una Giornata di preghiera e penitenza per un immediato cessate-il-fuoco…

 

R. – E’ una notizia molto buona, anche perché riteniamo che sia soltanto Dio che può portare la pace; quindi è necessario utilizzare questi momenti per ritrovare un sentimento di conversione del cuore. Più gente crede nell’amore di Dio, nella fratellanza fra gli uomini, e più ci sono possibilità per il raggiungimento di una pace e di una soluzione dei problemi. La Chiesa qui in Libano non sta soltanto pregando: la Caritas di Beirut ha già cominciato da alcuni giorni un’azione di aiuto concreto di cibo, di medicinali e laddove è possibile stanno mandando molti aiuti. Anche se in Libano ci sono stati momenti di odio e di guerra, questo ci ha permesso vivere un’esperienza profonda e di comprendere che possiamo essere uno con l’altro, perché l’altro non solo esiste ma è mio fratello e quindi dobbiamo aiutarci. Tutto questo ora si sta verificando tra cristiani e musulmani. Penso, quindi, che ci sia una speranza in questo senso.

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Dal canto suo, il ministro della difesa israeliana, Amir Peretz, non ha escluso la possibilità di un massiccio attacco da terra nel sud del Libano. Il ministro della difesa libanese, Elias Murr, ha fatto sapere che “l’esercito risponderà all'offensiva israeliana” e ha aggiunto: “le autorità libanesi non lasceranno che gli Hezbollah combattano al posto dell’esercito”. Da parte sua, ieri, il leader degli Hezbollah, Nasrallah, ha dichiarato alla televisione satellitare araba, Al Jazeera, che non rilascerà i soldati israeliani rapiti se non in seguito a uno scambio di prigionieri. Il leader sciita ha anche detto che la struttura del suo movimento non è stata distrutta dai bombardamenti israeliani. Ma quale potrebbe essere a questo punto l’evoluzione del conflitto? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale de “Il sole 24 ore” a Beirut:

 

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R. - Credo che non ci sarà un allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente, però questa guerra di Israele contro gli Hezbollah potrebbe essere più lunga del previsto. Gli israeliani sono ancora inchiodati al confine: hanno colpito, è vero, molti arsenali degli Hezbollah ma questi sono ancora militarmente forti e continuano ad avere un peso notevole nel Paese.

 

D. – E’ vero quanto dicono alcuni osservatori, cioè che gli Hezbollah abbiano quasi cercato la reazione militare israeliana per creare un diversivo alla crisi nucleare iraniana?

 

R. – Se ne sono dette tante. C’è anche questa versione. Si dice anche che la Siria si trovasse nel mirino di Israele perché Israele voleva colpire la dirigenza di Hamas a Damasco, quindi anche loro avevano un interesse, in qualche modo, a creare un diversivo. Gli Hezbollah stessi smentiscono: affermano infatti che loro stanno ancora combattendo la loro battaglia contro lo Stato ebraico. Comunque, si è trattato di un’operazione lanciata dagli Hezbollah che ha provocato un’azione militare israeliana fortissima, soprattutto dal punto di vista dei bombardamenti, che ha messo in ginocchio il Paese. Ci sono centinaia di migliaia di profughi ed oggi il Libano appare destinato, se si va avanti così, a diventare una sorta di espressione geografica.

 

D. – Ma perché il governo di Beirut non riesce a parlare in prima persona?

 

R. – Penso che ci sia una sorta di equivoco di fondo. Gli Hezbollah, in questi anni, hanno creato delle milizie che sono molto più efficienti dello Stato libanese. Lo Stato libanese può contare certamente su un esercito - sulla carta - di 40 mila uomini; ma è un governo diviso, debole, e che soprattutto teme che avviare un’eventuale operazione di disarmo degli Hezbollah, come chiesto già dalla risoluzione dell’ONU 1559, significhi provocare una sorta di guerra civile.

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CON UN APPELLO ALLA SALVAGUARDIA DEL CREATO, SI E’ CONCLUSO IERI

IN AMAZZONIA IL SIMPOSIO “RELIGIONE, SCIENZA E AMBIENTE”, PROMOSSO

DAL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I.

IL PROSSIMO ANNO IL SIMPOSIO SI SVOLGERA’ AL POLO NORD

- Intervista con il prof. Wolfgang Sachs -

 

Si sono conclusi ieri sera a Manaus in Amazzonia i lavori del Simposio “Religione, Scienza e Ambiente” dal titolo “Rio delle Amazzoni, sorgente di vita”. Grande soddisfazione per lo svolgimento dei convegni, sincere speranze per la salvaguardia del Creato sono state espresse dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, organizzatore e promotore del Simposio svoltosi a bordo di 10 battelli in navigazione nelle acque del Rio delle Amazzoni e dei suoi affluenti. Il servizio della nostra inviata in Brasile, Giada Aquilino.

 

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Appuntamento al Polo Nord nel 2007: è l’impegno preso dagli oltre 200 partecipanti al Simposio “Religione, Scienza e Ambiente” dedicato quest’anno al Rio delle Amazzoni e conclusosi ieri a Manaus. Lo stretto legame delle popolazioni autoctone e amazzoniche con la foresta pluviale, gli scenari aperti da uno sviluppo non sempre rispettoso del patrimonio naturale della terra, l’etica ambientale capace di essere motore e linfa anche del dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi: questi gli argomenti dei dibattiti svoltisi in una settimana di navigazione. A guidare i lavori Bartolomeo I. Continue le sollecitazioni del Patriarca di Costantinopoli per la salvaguardia del Creato, in particolare per l’Amazzonia, dalla cui sopravvivenza – ha sottolineato – dipende il futuro del mondo. Profondo l’impegno del governo brasiliano: da una parte chiamato a frenare la deforestazione in atto ormai da più di 30 anni, ad ascoltare le rivendicazioni delle popolazioni indigene, a far fronte alla povertà galoppante; dall’altra, a seguire la via dello sviluppo e a soddisfare le richieste del mercato.

 

Il convegno ha preso in esame proprio tali fattori per proporre azioni globali che schiudano prospettive ecologiche e assieme socio-economiche, in base all’esperienza delle Organizzazioni Non Governative e di quanti impegnati in prima linea nella protezione dell’Amazzonia. Lo ha ricordato in chiusura di lavori l’ex senatore brasiliano Fabio Feldmann, ringraziando la Chiesa cattolica locale per l’azione pastorale e sociale svolta e sollecitando un maggiore coinvolgimento generale sull’argomento. Il primo obiettivo - è stato sottolineato dai partecipanti al Simposio – rimane proprio quello della cooperazione internazionale, per preservare quell’oceano verde chiamato Amazzonia, il cui ruolo è centrale nel mantenimento della stabilità climatica, dei cicli idrogeologici e della biodiversità. Sollecitato il rispetto delle convenzioni ONU sui cambiamenti climatici e dei relativi accordi internazionali. Sua Santità Bartolomeo I, salutando e ringraziando i partecipanti, tra cui i cardinali Roger Etchegaray, presidente emerito dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e “Cor Unum”, e Geraldo Maiella Agnelo, presidente della conferenza episcopale brasiliana, ha sollecitato a lavorare ancora per i fiumi e la foresta dell’Amazzonia. “E’ necessario – ha concluso Bartolomeo I – uno sforzo ecumenico che vada oltre ad ogni confine, tra religione scienza o Paese”. Infine, un pensiero al Medio Oriente, sconvolto dalle violenze, e l’invito a pregare perché anche in quella terra torni la pace.    

 

Da Manaus, Giada Aquilino, Radio Vaticana.

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Questo VI Simposio, iniziato il 13 luglio scorso, ha ospitato oltre 200 partecipanti, tra scienziati, ecologisti, leader religiosi e giornalisti, impegnati, come abbiamo detto, ad esaminare l'importanza delle riserve idriche dell'Amazzonia da un punto di vista ambientale, economico, culturale e religioso. Ma cosa è emerso dalla settimana di lavori? La nostra inviata in Amazzonia, Giada Aquilino, lo ha chiesto ad uno dei relatori, il prof. Wolfgang Sachs, economista ed ambientalista, docente al Wuppertal Institut, in Germania:

 

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R. - Quello che è emerso è che questo grande, maestoso, gigantesco fiume, certamente straordinario nel mondo, ha tuttavia una sua problematica e delle caratteristiche che si trovano anche in altri fiumi. Infatti i fiumi sono sempre più sotto pressione, pressione che viene dalla trasformazione dovuta all’industrializzazione. Ma ciò che spicca qui in Amazzonia è il grande patrimonio della foresta pluviale.

 

D. – Quanto è importante l’Amazzonia nello sviluppo del Brasile?

 

R. – Fino a 20 anni fa l’Amazzonia non era così importante, anche se è stata sempre di una certa importanza per l’economia globale. Tuttavia per lo sviluppo dell’economia nazionale brasiliana, non era ancora così importante.  Perché non era così importante? Perché la linea di avanzamento dello sfruttamento delle risorse agrarie e forestali non aveva ancora raggiunto l’Amazzonia. Questa linea di sfruttamento delle risorse avanza sempre di più ed è solo negli ultimi 20 anni che ha raggiunto l’Amazzonia.

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MIGLIORATE LE CONDIZIONI DI ACCOGLIENZA PER GLI IMMIGRATI

NEL CENTRO DI LAMPEDUSA: COSI’, AI NOSTRI MICROFONI,

L’AMBASCIATORE STAFFAN DE MISTURA,

PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SUI CENTRI DI PERMANENZA,

ISTITUTITA DAL GOVERNO ITALIANO

 

Si è conclusa la prima fase delle ispezioni della Commissione sui Centri di Permanenza e Accoglienza degli immigrati voluta dal ministro dell’Interno italiano, Giuliano Amato. I commissari hanno visitato il centro di Lampedusa, mentre nei prossimi giorni si recheranno negli altri 14 Centri di Permanenza Temporanea (CPT). Per un primo bilancio, Isabella Piro ha intervistato il presidente della Commissione, l’ambasciatore Staffan De Mistura:

 

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R. – Abbiamo visto il Centro di Prima Accoglienza (CPA) di accoglienza provvisoria ed il futuro centro di accoglienza provvisoria, che è in preparazione, e che è molto importante in termini di numero e di capacità. Abbiamo potuto osservare, poi, anche l’accoglienza in mare dei migranti, che sono stati assistiti ieri sera.

 

D. – Qual è un primo giudizio a caldo della Commissione su questa visita al CPT di Lampedusa?

 

R. – Abbiamo notato che il cambiamento della natura giuridica del CPT in CPA ha prodotto degli effetti benefici. Uno dei cambiamenti benefici è stato certamente che il periodo di transizione ha una media adesso di 48 ore e non di molti giorni e c’è una ferma intenzione di creare un nuovo CPA molto ben strutturato per poter affrontare un maggiore numero di persone.

 

D. – Lei prima ha detto di aver assistito proprio allo sbarco di alcuni immigrati sulle coste dell’isola. Che tipo di persone sono arrivate?

 

R. – L’impressione che ho avuto è che sono quasi tutti uomini, sono giovani e in piena attività fisica e mentale. Quindi, con una forte intenzione di cercare di trovare un’attività lavorativa altrove. Non ho visto casi medici gravi. Non mi sembravano molti i casi - anzi davvero pochi - di richieste di asilo politico, e queste verranno valutate dall’ACNUR e dagli altri colleghi.

 

D. – Quali sono, quindi, le direttive future della Commissione?

 

R. – La nostra linea futura è quella di fare delle raccomandazioni sulla base dell’esperienza che abbiamo notato sia nei CPA che nei CPT. Queste raccomandazioni vorrei non pregiudicarle oggi, ma piuttosto far che siano parte del rapporto finale a dicembre della Commissione.

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CHIESA E SOCIETA’

21 luglio 2006

 

 

DIVERSE INIZIATIVE STANNO NASCENDO IN QUESTE ORE PER ADERIRE ALLA GIORNATA DI PREGHIERA E DI PENITENZA PER IL MEDIO ORIENTE INDETTA DA BENEDETTO XVI

- A cura di Tiziana Campisi -

 

ROMA. = Stanno rispondendo in tanti all’invito di Benedetto XVI di dedicare la giornata di domenica alla preghiera e alla penitenza per il Medio Oriente: associazioni umanitarie, enti e svariate organizzazioni. E diverse sono le lettere che stanno giungendo alla Segreteria di Stato, nelle quali si ringrazia il Papa. Fra le lettere indirizzate al Pontefice quella del patriarca greco-melkita Gregorio III Lahham che esprime la sua riconoscenza al Santo Padre per i ripetuti appelli per un cessate-il-fuoco. A Roma, la partecipazione alla Giornata di preghiera indetta per domenica, è stata sollecitata dal cardinale vicario Camillo Ruini con una lettera inviata a tutte le parrocchie, alle comunità religiose, ai cappellani ospedalieri, ai sacerdoti e ai fedeli della città. Tra le iniziative in Italia, l’agenzia SIR riferisce che a Loreto, le offerte raccolte durante le messe del 23 luglio nella Basilica della Santa Casa e nelle altre chiese della diocesi, saranno inviate all’Organizzazione dello sviluppo per la pace sociale che opera a favore di cristiani, musulmani ed ebrei. La Caritas italiana ha esortato, invece, tutte le sedi diocesane a un pieno coinvolgimento per invocare dal Signore il dono della pace e chiedere che vengano illuminati gli sforzi di quanti lavorano al dialogo e alla ricerca di strade condivise e di quanti si adoperano per alleviare le conseguenze della guerra. Anche il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), in una lettera, ha invitato i propri membri “a pregare per tutti coloro che soffrono a causa della crisi in Medio Oriente, a sostenere gli appelli per gli aiuti umanitari e ad alzare la voce per la giustizia e la pace tra gli Stati e i popoli della regione”. Intanto in Libano, cliniche, scuole, conventi, parrocchie e strutture che fanno capo a organizzazioni ed ordini religiosi cattolici, hanno aperto le loro porte ai profughi e la Caritas Libano ha messo in moto tutte le forze possibili, soprattutto per aiutare i gruppi più vulnerabili come donne, bambini, anziani, specialmente nelle aree di Tiro e Marjeyoun. (T.C.)

 

 

SEQUESTRATI DUE FRANCESCANI AD HAITI. APPELLO DELLA CURIA GENERALE

DEI FRATI MINORI PER IL RILASCIO DEI RELIGIOSI

 

PORT AU PRINCE. = Rapiti ieri mattina a Port au Prince, capitale di Haiti, due francescani: padre Cesar Humberto Flores, frate minore del Salvador, responsabile dei postulanti nel convento di Port au Prince, e un giovane postulante haitiano. La notizia è stata comunicata alla Curia Generale dei Frati Minori in Roma da Fr. Ernesto Palma, provinciale da cui dipendono i Francescani ad Haiti. Nel commentare la drammatica notizia, il ministro generale ha lanciato un appello per il rispetto della vita e la liberazione dei due confratelli. “I Francescani in Haiti – ha dichiarato – sono stati sempre vicini al popolo e hanno avuto sempre un’attenzione speciale ai più poveri. Riaffermiamo la volontà di rimanere in questa terra per annunciare Cristo”. (R.M.)

 

 

PRESENTATO STAMANE A ROMA IL RAPPORTO DELL’ASSOCIAZIONE

“NESSUNO TOCCHI CAINO” SULLA PENA DI MORTE NEL MONDO: 5.494 LE ESECUZIONI CAPITALI REGISTRATE NEL 2005, DI CUI CIRCA 5000 IN CINA E 60 NEGLI STATI UNITI

- Servizio di Andrea Rustichelli -

 

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ROMA. = Presentato stamani a Roma, il Rapporto 2006 sulla pena di Morte nel Mondo, curato dall’Associazione “Nessuno Tocchi Caino”. In copertina del testo c’è la foto di Saddam Hussein in veste di imputato. Si conferma anche quest’anno l’evoluzione positiva che è in atto nel mondo verso l’abolizione della pena capitale. Sono 142 i Paesi che finora hanno deciso di abolirla, per legge o di fatto. Di queste nazioni, quelle totalmente abolizioniste sono 90. Ma rimangono 54 i Paesi che mantengono la pena di morte, a fronte dei 60 del 2004. 5.494 le esecuzioni registrate nel 2005, qualche decina in meno di quelle del 2004. Ancora una volta è l’Asia ad avere il triste primato: nel continente si pratica la quasi totalità delle esecuzioni mondiali. E’ la Cina a trainare il triste bilancio, con almeno 5.000 esecuzioni nello scorso anno. Ma ci sono anche le Americhe: il continente sarebbe esente dal conteggio, se non fosse per gli Stati Uniti, che hanno giustiziato nel 2005 60 persone, una in più del 2004.

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E’ INTOLLERABILE CONSENTIRE A GRUPPI PEDOFILI DI ENTRARE NELLA SFERA PUBBLICA, VIOLANDO IL DIRITTO DEI MINORI AD ESSERE TUTELATI DA OGNI FORMA DI ABUSO SESSUALE: SCENDE IN CAMPO L’UNICEF CONTRO LA DECISIONE DELL’OLANDA

DI AMMETTERE UN PARTITO PEDOFILO ALLA PROSSIME ELEZIONI POLITICHE

 

 

ROMA. = Si allarga il fronte di protesta contro la recente decisione delle autorità giuridiche olandesi di ammettere alle prossime elezioni politiche un Partito pedofilo. “Una simile posizione si pone in conflitto con il diritto fondamentale del minore ad essere tutelato e protetto da qualsiasi forma di abuso e attenzione sessuale”: cosi ammonisce il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, per voce del presidente dell'UNICEF Italia, Antonio Sclavi, che ha espresso ieri il suo dissenso sulla sentenza emessa dal Tribunale dell'Aja. “Consentire l'accesso alla sfera pubblica di gruppi pedofili che, per loro stessa definizione, hanno il solo obiettivo di perpetuare e promuovere gravi forme di abuso, equivale a legittimare e favorire lo sviluppo di queste condotte intollerabili”, ha osservato il responsabile dell’UNICEF. “Il fantomatico partito che si avvale dell'utilizzo di parole come “amore del prossimo” e “fratellanza” per giustificare idee ed intenzioni del tutto diverse, costituisce un pericolo per qualsiasi Paese del mondo che abbia a cuore la sana e sicura sopravvivenza dei suoi bambini”. Per questo, “è necessario - ha concluso Sclavi - ribadire con forza e ovunque l'inviolabilità dei più piccoli”. (R.G.)

 

 

RAPPORTO DELL’ONU, PRESENTATO IERI A GINEVRA, DENUNCIA LA SITUAZIONE DEI 50 PAESI PIU’ POVERI AL MONDO, DOVE CRESCONO URBANIZZAZIONE ED ESPORTAZIONI

MA NON L’OCCUPAZIONE, IN CONTESTI INTERNAZIONALI DI INTENSA CONCORRENZA

CHE DANNEGGIA I SETTORI PRODUTTIVI TRADIZIONALI

 

GINEVRA. = Cresce l’urbanizzazione nei 50 Paesi più poveri del mondo senza creare posti di lavoro, in un contesto di elevata concorrenza internazionale. Se il problema dell'occupazione non sarà quindi affrontato - ammonisce un rapporto dell'ONU pubblicato ieri a Ginevra - la pressione migratoria verso gli Stati ricchi rischia di aumentare, persistendo la povertà estrema. L’agricoltura impiega ancora il 70% della manodopera dei Paesi meno avanzati (PMA) - si legge nello studio dell'UNCTAD, la Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo - ma i rendimenti sono in declino. Nel 2000-2003, la produttività da lavoro agricolo era pari al 46 per cento di quella dei Paesi in via di sviluppo e a meno dell'1 per cento di quella dei Paesi industrializzati. Secondo l’UNCTAD, la concorrenza mondiale rende ancora più difficile la soluzione della crisi occupazionale. La maggioranza dei Paesi meno avanzati hanno infatti liberalizzato gli scambi, ma hanno pochi prodotti concorrenziali da vendere mentre la rapida apertura espone i settori più tradizionali ad una competizione senza precedenti. Se è vero che le esportazioni di merci dei PMA hanno raggiunto la somma record di 57,8 miliardi di dollari nel 2004 (11,9 miliardi nel 2003), è da sottolineare che i quattro PMA esportatori di petrolio (Angola, Guinea equatoriale, Sudan e Yemen) hanno contribuito per oltre il 50% all'aumento. Per l’UNCTAD, la riduzione della povertà nei Paesi meno avanzati dipenderà soprattutto dalla capacità dei PMA di produrre manufatti e servizi competitivi, migliorando le infrastrutture, favorendo gli investimenti e la domanda interna. Bisogna puntare sullo sviluppo delle capacità produttive, insiste il rapporto. Negli ultimi anni, la percentuale degli aiuti internazionali dedicata ai programmi sociali, alle situazioni d'emergenza e alla riduzione del debito è cresciuta fino a raggiungere il 62,1 per cento del totale dei versamenti netti di aiuti pubblici allo sviluppo. All'opposto, gli aiuti per migliorare le infrastrutture e rafforzare i settori produttivi sono stati dimezzati, passando dal 48 per cento del ‘92-‘94 al 24 per cento del 2002-2004. (R.G.)

 

 

CORDOGLIO NEL MONDO DELLA CULTURA PER LA SCOMPARSA DI UGO ATTARDI, PITTORE E SCULTORE DI FAMA INTERNAZIONALE, MORTO LA SCORSA NOTTE A ROMA ALL’ETA’

DI 83 ANNI. DOMANI MATTINA IN CAMPIDOGLIO L’OMAGGIO DELLA CITTA’

E L’ESTREMO SALUTO DI FAMILIARI, AMICI ED ESTIMATORI DELLA SUA ARTE

 

ROMA. = Lutto nel mondo della cultura per la scomparsa di Ugo Attardi, pittore e scultore di fama internazionale, spentosi la notte scorsa a Roma, all’età di 83 anni. Solo qualche mese fa Attardi aveva ricevuto da Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica, per i suoi meriti artistici e per aver saputo diffondere e valorizzare in tutto il mondo il genio e la creatività propri dell’Italia. Tra i suoi impegni anche quello letterario con un romanzo “L’erede selvaggio”, che gli valse il Premio Viareggio nel 1971. Le sue opere sono in mostra in tutto il mondo e i suoi monumenti sono collocati nelle principali capitali. Tra questi: “Il Vascello della Rivoluzione”, del 1988, che si trova a Roma, presso il Palazzo dello Sport; “Nelle Americhe”, del 1992, a Buenos Aires; il celebre “Ulisse”, del 1997, a New York; “Il Cristo”, del 2002, che è entrato a far parte della collezione dei Musei Vaticani; “Enea”, del 2004, collocato all’entrata del porto de La Valletta, nell’isola di Malta.  Parole di cordoglio sono giunte dal Sindaco di Roma, Walter Veltroni, che ha deciso di tributargli “un omaggio speciale, l'addio della città che lui aveva scelto come palcoscenico ideale per il suo genio d’artista”. Domani mattina il feretro del maestro Ugo Attardi giungerà in Campidoglio alle ore 10.15 e fino alle 12.30 rimarrà nella sala della Protomoteca, per l’estremo saluto di parenti, amici ed estimatori della sua arte. (R.G.)

 

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24 ORE NEL MONDO

21 luglio 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

        

Non si arresta la violenza in Iraq. Stamani, 8 iracheni, sei dei quali poliziotti, hanno perso la vita durante scontri con i ribelli nella zona meridionale di Baghdad. Ritrovati inoltre nella capitale i corpi di 4 uomini uccisi a colpi di arma da fuoco. Intanto a nordest di Baquba, 65 chilometri a nord di Baghdad, almeno cinque persone, tra cui un bambino, sono morte in un raid americano contro una cellula di al Qaeda. Sempre questa mattina, un uomo è morto per l’esplosione di una bomba nei pressi della moschea sunnita di Khalis, mentre sono stati ritrovati 3 corpi senza vita nei dintorni di Falluja e Kirkuk. Da segnalare, infine, oltre all’arresto di 2 sospetti terroristi a Brasa, il ferimento di 4 soldati polacchi in un’imboscata tesa dai ribelli mentre erano a bordo di un’autovettura nella provincia di Wasit.

 

Sempre alta la tensione in Somalia. Le Corti islamiche hanno minacciato una “guerra santa” contro le truppe dell’Etiopia che, secondo testimoni, sarebbero schierate a Baidoa, sede del governo transitorio e del parlamento somalo. Ieri, il ministro dell’Informazione etiope aveva affermato che il Paese non avrebbe consentito agli islamici che controllano Mogadiscio e buona parte del sud della Somalia di attaccare il governo di transizione somalo. Della drammaticità della situazione riferisce da Gibuti, al microfono di Benedict Gogarty, l’amministratore apostolico in Somalia, mons. Giorgio Bertin:

 

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R. – La situazione in Somalia, dal punto di vista politico e militare, resta molto tesa e c’è un fortissimo rischio di uno scontro frontale tra le forze del governo di transizione e le forze dei tribunali islamici. Questo potrebbe portare anche ad un coinvolgimento dell’Etiopia. Questa situazione è resa ancor più drammatica dal problema della siccità, che colpisce da ormai un anno e mezzo la Somalia e soprattutto la Somalia del Sud. Purtroppo, anche i convogli di aiuti umanitari sono molto ostacolati proprio a causa della situazione politica e di scarsa sicurezza. 

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Presentato ieri sera al Consiglio di Sicurezza dell’ONU da Francia, Germania e Gran Bretagna un nuovo progetto di risoluzione sul nucleare iraniano. Il documento parla di “misure provvisorie” prima di eventuali sanzioni internazionali, se la Repubblica islamica non sospenderà i propri programmi di arricchimento dell’uranio. Dal canto suo, Teheran ha ribadito stamani, attraverso la sua ambasciata a Mosca, di essere aperta ai negoziati. Tuttavia, non risponderà prima del 22 agosto alle offerte di incentivi formulate dalla comunità internazionale lo scorso 6 giugno.

 

Gli Stati Uniti sono pronti a partecipare ad una riunione a cinque, con Corea del Sud, Cina, Giappone e Russia, con l’obiettivo di riportare la Corea del Nord sul tavolo dei negoziati sul nucleare di Pyongyang. Lo ha indicato a Washington il segretario di Stato aggiunto, Chris Hill, negoziatore di Washington sulla Corea del Nord, durante una audizione al Senato. La Corea del Nord sta boicottando i cosiddetti negoziati a sei sul nucleare e circa due settimane fa aveva lanciato una serie di missili balistici, non rispettando una moratoria del 1998.

 

Molte centinaia di persone sono morte o risultano disperse per le violente piogge torrenziali abbattutesi la scorsa settimana sulla Corea del Nord: è quanto ha riferito oggi l’agenzia ufficiale nord-coreana KCNA, secondo la quale “decine di migliaia di case o edifici sono stati danneggiati, distrutti o inondati”. La Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa aveva detto martedì, in un rapporto da Ginevra, che un centinaio di persone erano morte o disperse per le  inondazioni, che avrebbero “cancellato dalla carta” interi villaggi.

 

Non si può interrompere il processo di pace tra Pakistan e India a causa degli attentati dello scorso 11 luglio ai convogli ferroviari nella stazione di Bombay, perché significherebbe una vittoria dei terroristi: questo, in sintesi, il messaggio espresso dal presidente pakistano, Pervez Musharraff, in un discorso alla nazione trasmesso, ieri sera, dalle televisioni locali. Intanto in India, tre uomini sono stati arrestati in relazione a tali attacchi terroristici, che hanno causato 182 morti e 900 feriti. Lo ha riferito il dipartimento antiterrorismo (ATS) della polizia indiana.

 

E’ morto stamani, all’età di 82 anni, Ta Mok, ex comandante militare dei Khmer Rossi cambogiani imputato nel processo per il genocidio compiuto sotto il regime comunista dei Khmer di Pol Pot. Ta Mok, detto “Il macellaio”, è deceduto in ospedale nella capitale della Cambogia, Phnom Penh, per cause naturali.

 

Nuova ondata di violenza a Haiti. Almeno sei persone sono morte tra ieri e mercoledì nella capitale, Port au Prince, nel corso di combattimenti tra gruppi armati e forze dell’ordine. Tra le vittime, anche il direttore tecnico del Consiglio Nazionale delle Telecomunicazioni (CONATEL), Alfredo Estriplet.

 

E’ salito a 228 morti e potrebbe aumentare ancora il bilancio delle vittime del tifone Bilis, che ha colpito nei giorni scorsi la Cina meridionale. L’agenzia “Nuova Cina” afferma che 156 persone sono ancora date per disperse. Tre milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case, gravemente danneggiate dal maltempo. Il maggior numero di vittime si sono avute nella provincia dell' Henan, seguita da quelle del Fujian, Zhejiang, Guandong e Guangxi. Con un comunicato diffuso dalla televisione di Stato, il ministero degli Affari Civili ha ammonito le autorità locali a non cercare di nascondere il numero delle vittime e le proporzioni della tragedia. 

 

Approvata in Thailandia, da re Bhumibol Adulyadej, la proposta della Commissione elettorale di convocare nuove elezioni generali il prossimo 15 ottobre, dopo l’annullamento della consultazione dello scorso aprile ritenuta incostituzionale.

 

Dieci ribelli comunisti del New People’s Army (NPA) e quattro soldati filippini sono rimasti uccisi mercoledì scorso in uno scontro a fuoco avvenuto a un checkpoint nell’isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali. Lo ha riferito ieri un portavoce dell’esercito, precisando che i militari avevano allestito dei posti di blocco lungo l’autostrada, per impedire ai ribelli di creare disordini durante il festival che si tiene nella città di Kapalong.

 

Si è aperto ieri a Cordoba, in Argentina, il vertice del MERCOSUR che da ieri – con l’ingresso del Venezuela – è passato ufficialmente da 4 a 5 membri, rappresentando così il 75 per cento dell’economia sud-americana. Il summit vede la partecipazione del presidente cubano Fidel Castro che riappare così dopo molti mesi, ad un appuntamento internazionale. Da Cordoba, Maurizio Salvi:

 

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L’occasione è dovuta al fatto che l’organizzazione che raggruppa Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela firmerà oggi un accordo doganale con Cuba, che raddoppia i prodotti interscambiabili da 1300 a 2700, e questo in un evidente gesto di dissenso con l’embargo ultra quarantennale imposto dagli Stati Uniti all’isola. La nuova fase sociale che il Mercosur si avvia a sperimentare è dovuta alla presa d’atto che nel corso degli ultimi anni il continente latino-americano si è spostato a sinistra e che questo significa, quindi, rispetto all’impostazione neo liberale del passato un nuovo approccio ai problemi di povertà e disuguaglianza, del controllo delle risorse naturali e della difesa dell’ambiente.

 

Da Cordoba, Argentina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Importante operazione antiterrorismo in Italia. I Carabinieri del ROS hanno eseguito nella notte un’operazione di prevenzione contro il terrorismo di matrice islamica. Numerose le perquisizioni a Vicenza ed in altre località del Veneto. Nel mirino dei militari un'organizzazione per lo più composta dai magrebini, che dovrebbero essere appartenenti al gruppo “salafita per la predicazione e il combattimento”, contro i quali si procede per sovversione internazionale.

 

Sempre in Italia, ritrovato sotto un cavalcavia a circa 30 chilometri da Parma, il cadavere di Gianmario Roveraro, il finanziere scomparso dal 5 luglio. I carabinieri del ROS avevano arrestato all’alba tre persone, tra cui Filippo Botteri, consulente finanziario,che ha confessato di aver organizzato il sequestro e di aver ucciso Roveraro.

 

Allarme in Bulgaria per il primo focolaio di influenza aviaria su volatili domestici registrato nel Paese. Ieri sera il ministro dell'agricoltura, Nihat Kabil, in una conferenza stampa convocata ad hoc, ha annunciato che gli esperti hanno confermato la presenza del virus aviario nel Paese Slanciogled, nella regione di Kargiali, vicino al confine con la Turchia. Nel febbraio scorso erano stati registrati soltanto pochi casi isolati di cigni selvatici contaminati del virus H5N1 nella Bulgaria del Nord, al confine con la Romania.

 

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