RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 202
- Testo della trasmissione di
venerdì 21 luglio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Un Rapporto dell’ONU denuncia la situazione dei 50 Paesi
più poveri al mondo
Cordoglio nel mondo della cultura per la scomparsa di Ugo
Attardi
Mattinata di sangue in
Iraq. Almeno 21 morti in diversi attentati. Feriti in un’imboscata quattro
soldati polacchi.
Molte centinaia di persone
morte o disperse in Corea del Nord per le violente piogge torrenziali della
scorsa settimana
21 luglio 2006
LA
CHIESA SI PREPARA A VIVERE CON PARTECIPAZIONE
LA
GIORNATA DI PREGHIERA E PENITENZA INDETTA
DAL
PAPA PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE
- Con
noi, Salvatore Mazza, l’ambasciatore Naji Abi Assi e mons. Béchara Raï -
La pace in Medio Oriente è nel cuore di Benedetto XVI.
Dalle Valle d’Aosta, dove sta trascorrendo un periodo di riposo, il Papa segue
costantemente l’evolversi della crisi israelo-libanese
e prega per quanti soffrono, travolti da “uno spietato conflitto”. E preghiera
è quanto il Santo Padre chiede a tutti i fedeli per ottenere quella pace tanto
desiderata dai popoli del Medio Oriente. Ieri, dunque, l’annuncio di una
Giornata di preghiera e di penitenza, indetta per domenica prossima. Iniziativa
fortemente voluta dal Papa, che più volte, in questi giorni, in terra
valdostana, ha rivolto il pensiero ai popoli che soffrono a causa della guerra,
come sottolinea l’inviato di Avvenire a Les Combes, Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente in Valle
d’Aosta da Alessandro Gisotti:
**********
R. – Numerose volte durante questa
vacanza, il Papa, anche in maniera estemporanea, ha già avuto modo di
manifestare e di lasciar trapelare queste sue preoccupazioni, invitando alla
preghiera quando ha incontrato i giornalisti di ritorno dal monastero di Quart e, qualche giorno dopo, quando ha incontrato i
giornalisti al ritorno dal Convento del San Bernardo.
In tale occasione aveva detto di essere totalmente d’accordo con il comunicato
finale del G8, al quale – disse – aggiungerei “l’importanza della preghiera”.
La decisione di convocare questa giornata è un po’ la summa di tutte queste sue
esternazioni estemporanee come poi quella più forte che c’è stata durante
l’Angelus di domenica scorsa.
D. – Ecco, peraltro, proprio in
questi giorni è stato reso noto il tema della prossima Giornata Mondiale della
Pace, centrato sulla persona umana. Anche questa scelta è particolare da parte
del Papa, la persona e la sua dignità…
R. – Credo che anche qui ci sia
una coerenza limpidissima tra il Messaggio della pace dello scorso anno,
l’Enciclica “Deus Caritas est” e questo ribadire che
il fondamento della pace è il rispetto della persona. D’altra parte può
sembrare in qualche modo un ragionamento ovvio, ma evidentemente guardando a
quello che sta succedendo nel mondo non lo è. Il Papa ricorda che è
assolutamente indispensabile rimettere al centro la persona.
D. – L’Angelus di domenica sarà
naturalmente all’interno di questo contesto, di questa Giornata di preghiera e
di penitenza. C’è già qualche sentore di iniziative particolari da parte dei
fedeli della comunità locale?
R. - E’ chiaro che tutti quanti si
stanno preparando per questo momento. Anche il parroco di Les
Combes ha detto che, nella Messa che precederà
l’Angelus, sarà tutta all’insegna di questo invito del Papa a fare di domenica
prossima la Giornata della preghiera e della penitenza.
**********
L’indizione di una Giornata di
preghiera per la pace in Medio Oriente è stata accolta con gratitudine da parte
del popolo libanese. Sull’appello del Papa per un immediato cessate-il-fuoco,
Luca Collodi ha raccolto le reazioni all’amba-sciatore libanese presso la Santa
Sede, Naji Abi Assi:
**********
R. – C’EST UNE DÉCLARATION
Si tratta di una dichiarazione
estremamente importante. Siamo persone che credono in Dio e nella sua bontà,
crediamo nella solidarietà umana attuabile attraverso un cammino nella
preghiera e riteniamo che sia estremamente importante che la speranza riesca a
fare risvegliare le nostre coscienze. E’ necessario riuscire ad affrontare le
questioni che si pongono non sempre da un punto di vista politico o sprovvisto
di sentimenti, ma da un punto di vista umano e morale. Noi questo lo speriamo!
D. – Quali sono le richieste del
governo libanese alla comunità internazionale?
R. – LE GOUVERNEMENT LIBANAIS….
Il governo libanese ha una
priorità: instaurare un cessate-il-fuoco immediato, che sia anche soltanto un
cessate-il-fuoco umanitario, che permetta di creare un corridoio umanitario per
portare soccorsi alla popolazione sofferente e affinché possano ricevere il massimo aiuto umanitario le
vittime. Fortunatamente il senso di queste richieste si ritrova nel comunicato
pubblicato ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede e che corrisponde alle
preoccupazioni attuali della Santa Sede e noi l’apprezziamo nel giusto valore.
**********
E
sentimenti di gratitudine vengono espressi al Papa dalla Chiesa del Libano, che
sente forte la vicinanza spirituale del Santo Padre alle sofferenze di tutto il
popolo libanese. Ecco la testimonianza di mons. Béchara
Raï, arcivescovo di Byblos dei Maroniti, raccolta da
Fabio Colagrande:
**********
R. – Noi siamo veramente molto
grati a Sua Santità per questo appello e specialmente per questa Giornata di
penitenza e di preghiera. Il nostro popolo qui non fa altro che compiere questo
cammino spirituale nelle chiese e nei santuari.
D. – Il Papa auspica anche che si
instaurino dei corridoi umanitari. Per quanto riguarda il Libano, qual è la
situazione umanitaria?
R. – Rispetto alle cifre
conosciute, c’è circa mezzo milione di profughi. Adesso siamo tutti, con le
Organizzazioni umanitarie e con le parrocchie, tesi ad aiutare questi profughi.
Avremo, però, certamente bisogno di essere aiutati anche da altre
Organizzazioni internazionali. Il primo ministro ha già lanciato un appello per
un aiuto umanitario. Purtroppo, in questo momento, tutte le strade sono
bloccate e non si comprende come questi aiuti possano riuscire ad arrivare.
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NOMINE
In Costa d’Avorio, il Papa ha
nominato arcivescovo metropolita di Gagnoa mons. Barthélémy Djabla, finora vescovo
di San Pedro-en-Côte-d’Ivoire
Sempre in
Costa d’Avorio, il Papa ha nominato vescovo di Yamoussoukro
mons. Joseph Aké, finora
vescovo titolare di Castello di Tratoporto e
ausiliare dell’arcidiocesi di Abidjan.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Grande
Giornata di preghiera con il Papa per la pace in Medio Oriente: domenica 23 in
tutte le chiese del mondo l'implorazione al Signore perché cessino
immediatamente gli scontri.
Olmert concede l'apertura di
"corridoi umanitari" per l'invio di aiuti alla popolazione libanese.
Servizio vaticano - Una
pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.
Servizio estero - Iraq,
sangue a Kirkuk. La Romania decide il ritiro di 150
soldati.
Servizio culturale - Un
articolo di Matthew Fforde
dal titolo "Bulwer Lytton:
dal romanzo storico alla fantascienza": la pubblicazione di "Zanoni" ripropone uno scrittore della letteratura
vittoriana.
Servizio italiano - In
rilievo il dibattito politico sulla missione in Afghanistan.
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21 luglio 2006
PROSEGUE
L’OFFENSIVA ISRAELIANA SU TUTTO IL LIBANO.
L’ULTIMO BILANCIO DELLE VITTIME PARLA DI OLTRE 330
MORTI.
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE CERCANO DI
LASCIARE IL PAESE.
MOBILITATE LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE
PER PORTARE SOCCORSO ALLE POPOLAZIONI COLPITE
- Ai nostri microfoni Hicham Hassan,
padre Jean Azzam e Alberto
Negri -
Prosegue anche oggi la dura
offensiva israeliana su tutto il Libano, mentre l’ultimo bollettino ufficiale
parla di oltre 330 civili uccisi. Da segnalare, inoltre, il dramma dei molti
stranieri che stanno lasciando il Paese. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
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Sono stati più di dieci i raid
aerei israeliani. Nelle ultime ore colpiti una quarantina di obiettivi, tra cui
alcune postazioni degli Hezbollah, ma anche diverse
strade e una centrale elettrica che fornisce energia ad una vasta area dell'est
del Paese. Si intensificano, intanto, le voci di un possibile attacco di terra
da parte dell'esercito israeliano, che, attraverso migliaia di volantini, ha
chiesto nuovamente alla popolazione di lasciare l’area. Israele inoltre ha
richiamato in servizio altre unità di riservisti. Anche se con minore intensità
rispetto ai giorni scorsi, il lancio di razzi da parte degli Hezbollah non si ferma. Colpita la città di Haifa, dove ci sarebbero una decina di feriti. La radio
militare israeliana ritiene che sia stata colpita anche la postazione dei
caschi blu dell’ONU, collocata sempre nel Libano meridionale. Secondo media
libanesi, nei bombardamenti sarebbero coinvolti anche alcuni civili.
Dall’inizio delle ostilità, il bilancio è ormai di oltre 330 morti. Fonti
mediche libanesi hanno fatto sapere che centinaia di cadaveri sono stati
sepolti in fosse comuni, perché non vi sarebbe spazio nelle celle frigorifere
degli obitori. Intanto prosegue l’evacuazione dei cittadini stranieri. In
questo quadro, Parigi ha annunciato nuove operazioni, nei prossimi giorni, per
portar via i 400 cittadini francesi che sono ancora bloccati nel sud del Paese
dei cedri. Sempre con l’obiettivo di evacuare i connazionali, ieri sono
intervenuti i marine americani. Oggi, dopo una serie di tentativi falliti, sono
arrivati anche i soldati australiani. L’obiettivo per tutti è di raggiungere
l’isola di Cipro, che, da parte sua, ha chiesto aiuto alla Comunità europea per
fronteggiare i massicci sbarchi. Il premier israeliano, Ehud
Olmert, ha accettato la proposta internazionale per
un corridoio umanitario fra Libano e Cipro, ma ha anche avvertito che la guerra
sarà lunga. Allo stesso tempo, l’esercito dello Stato ebraico ha deciso di
ritirarsi dall’altro fronte, cioè dalla Striscia di Gaza. Al termine delle
operazioni militari, iniziate dopo il rapimento di un soldato israeliano, sono
13 i palestinesi morti, ai quali si aggiungono altre sei vittime di oggi.
**********
Della difficile situazione in
Medio Oriente si è parlato ieri al Palazzo di vetro. Il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, ha
chiesto alle parti un immediato cessate-il-fuoco, ma ha ammesso che “ci sono
gravi ostacoli” per questo obiettivo. Annan,
sottolineando che sono 500 mila le persone coinvolte nelle ostilità, ha chiesto
poi la convocazione di una conferenza internazionale sul Libano. Ma per una
testimonianza sull’emergenza umanitaria che si sta vivendo la popolazione
libanese, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Beirut, Hicham Hassan, portavoce del
Comitato Internazionale della Croce Rossa in Libano:
**********
R.
– WE ARE EXTREMELY PREOCCUPIED…
Siamo estremamente preoccupati per
la situazione umanitaria del Libano, specialmente nella parte sud. Quella zona,
infatti, è quasi completamente isolata dagli altri territori. Inoltre, nel sud
ci sono villaggi isolati gli uni dagli altri. La gente ha bisogno di cibo, di
medicinali, di acqua e ci sono villaggi che non hanno nemmeno il pane. Sono già
passati dei giorni senza benzina, senza elettricità e la comunicazione sta
diventando difficile. Alcune persone vogliono andarsene. La situazione nel sud
sta diventando veramente insostenibile, perché la maggior parte delle strade
sono state parzialmente o totalmente distrutte.
D. – Quali sono le priorità del
Comitato internazionale della Croce Rossa?
R. – WITH THE EMERGENCY …
Ieri, a Ginevra, per far fronte
all’emergenza, è stata stanziata una grossa cifra per aiutare molte aree del
Libano, una gran parte della quale andrà alla Croce Rossa libanese per
l’emergenza sanitaria. Adesso ci stiamo concentrando sulle difficoltà per
accedere alla zona sud del Libano.
D. – Quali sono le sue
preoccupazioni per il futuro se il conflitto continuerà?
R.
– I REPEAT AGAIN THAT MANY PAOPLE ARE IN NEED…
Ribadisco che molte persone hanno
bisogno di cibo, di acqua, di cure mediche. Gli ospedali stessi hanno bisogno
di sangue e di medicinali. Se la situazione continuerà così e se gli aiuti
umanitari non raggiungeranno o non saranno in grado di raggiungere il sud ed
altre zone del Libano, allora la situazione potrebbe degenerare.
**********
Su quanto sta accadendo in Libano
sentiamo un'altra testimonianza, quella di padre Jean
Azzam, parroco libanese e professore di Sacra
Scrittura, raggiunto telefonicamente a Beirut da Debora Donnini
*********
R. – Quello che più fa paura alla
gente è che non si capisce quando tutto questo finirà. Tutti noi libanesi ci
sentiamo come nella trappola di una guerra che non è nostra. Si tratta di una
guerra interregionale, che da 30 anni e più si sta consumando sul suolo
libanese.
D. – Il Papa ha indetto per
domenica prossima una Giornata di preghiera e penitenza per un immediato
cessate-il-fuoco…
R. – E’ una notizia molto buona,
anche perché riteniamo che sia soltanto Dio che può portare la pace; quindi è
necessario utilizzare questi momenti per ritrovare un sentimento di conversione
del cuore. Più gente crede nell’amore di Dio, nella fratellanza fra gli uomini,
e più ci sono possibilità per il raggiungimento di una pace e di una soluzione
dei problemi. La Chiesa qui in Libano non sta soltanto pregando: la Caritas di Beirut ha già cominciato da alcuni giorni
un’azione di aiuto concreto di cibo, di medicinali e laddove è possibile stanno
mandando molti aiuti. Anche se in Libano ci sono stati momenti di odio e di
guerra, questo ci ha permesso vivere un’esperienza profonda e di comprendere
che possiamo essere uno con l’altro, perché l’altro non solo esiste ma è mio
fratello e quindi dobbiamo aiutarci. Tutto questo ora si sta verificando tra
cristiani e musulmani. Penso, quindi, che ci sia una speranza in questo senso.
**********
Dal canto suo, il ministro della
difesa israeliana, Amir Peretz,
non ha escluso la possibilità di un massiccio attacco da terra nel sud del
Libano. Il ministro della difesa libanese, Elias Murr,
ha fatto sapere che “l’esercito risponderà all'offensiva israeliana” e ha
aggiunto: “le autorità libanesi non lasceranno che gli Hezbollah
combattano al posto dell’esercito”. Da parte sua, ieri, il leader degli Hezbollah, Nasrallah, ha
dichiarato alla televisione satellitare araba, Al Jazeera,
che non rilascerà i soldati israeliani rapiti se non in seguito a uno scambio
di prigionieri. Il leader sciita ha anche detto che la struttura del suo
movimento non è stata distrutta dai bombardamenti israeliani. Ma quale potrebbe
essere a questo punto l’evoluzione del conflitto? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale de
“Il sole 24 ore” a Beirut:
**********
R. - Credo che non ci sarà un
allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente, però questa guerra di
Israele contro gli Hezbollah potrebbe essere più
lunga del previsto. Gli israeliani sono ancora inchiodati al confine: hanno
colpito, è vero, molti arsenali degli Hezbollah ma
questi sono ancora militarmente forti e continuano ad avere un peso notevole
nel Paese.
D. – E’ vero quanto dicono alcuni
osservatori, cioè che gli Hezbollah abbiano quasi
cercato la reazione militare israeliana per creare un diversivo alla crisi
nucleare iraniana?
R. – Se ne sono dette tante. C’è
anche questa versione. Si dice anche che la Siria si trovasse nel mirino di
Israele perché Israele voleva colpire la dirigenza di Hamas
a Damasco, quindi anche loro avevano un interesse, in qualche modo, a creare un
diversivo. Gli Hezbollah stessi smentiscono:
affermano infatti che loro stanno ancora combattendo la loro battaglia contro
lo Stato ebraico. Comunque, si è trattato di un’operazione lanciata dagli Hezbollah che ha provocato un’azione militare israeliana
fortissima, soprattutto dal punto di vista dei bombardamenti, che ha messo in
ginocchio il Paese. Ci sono centinaia di migliaia di profughi ed oggi il Libano
appare destinato, se si va avanti così, a diventare una sorta di espressione
geografica.
D. – Ma perché il governo di
Beirut non riesce a parlare in prima persona?
R. – Penso che ci sia una sorta di
equivoco di fondo. Gli Hezbollah, in questi anni,
hanno creato delle milizie che sono molto più efficienti dello Stato libanese.
Lo Stato libanese può contare certamente su un esercito - sulla carta - di 40
mila uomini; ma è un governo diviso, debole, e che soprattutto teme che avviare
un’eventuale operazione di disarmo degli Hezbollah,
come chiesto già dalla risoluzione dell’ONU 1559, significhi provocare una
sorta di guerra civile.
**********
CON UN
APPELLO ALLA SALVAGUARDIA DEL CREATO, SI E’ CONCLUSO IERI
IN AMAZZONIA IL SIMPOSIO “RELIGIONE, SCIENZA E
AMBIENTE”, PROMOSSO
DAL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI,
BARTOLOMEO I.
IL PROSSIMO ANNO IL SIMPOSIO SI SVOLGERA’ AL POLO
NORD
- Intervista con il prof. Wolfgang
Sachs -
Si sono conclusi ieri sera a Manaus
in Amazzonia i lavori del Simposio “Religione, Scienza e Ambiente” dal titolo
“Rio delle Amazzoni, sorgente di vita”. Grande soddisfazione per lo svolgimento
dei convegni, sincere speranze per la salvaguardia del Creato sono state
espresse dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, organizzatore
e promotore del Simposio svoltosi a bordo di 10 battelli in navigazione nelle
acque del Rio delle Amazzoni e dei suoi affluenti. Il servizio della nostra
inviata in Brasile, Giada Aquilino.
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Appuntamento al Polo Nord nel
2007: è l’impegno preso dagli oltre 200 partecipanti al Simposio “Religione,
Scienza e Ambiente” dedicato quest’anno al Rio delle Amazzoni e conclusosi ieri
a Manaus. Lo stretto legame delle popolazioni autoctone e amazzoniche con la
foresta pluviale, gli scenari aperti da uno sviluppo non sempre rispettoso del
patrimonio naturale della terra, l’etica ambientale capace di essere motore e
linfa anche del dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi: questi gli
argomenti dei dibattiti svoltisi in una settimana di navigazione. A guidare i
lavori Bartolomeo I. Continue le sollecitazioni del Patriarca di Costantinopoli
per la salvaguardia del Creato, in particolare per l’Amazzonia, dalla cui
sopravvivenza – ha sottolineato – dipende il futuro del mondo. Profondo
l’impegno del governo brasiliano: da una parte chiamato a frenare la
deforestazione in atto ormai da più di 30 anni, ad ascoltare le rivendicazioni
delle popolazioni indigene, a far fronte alla povertà galoppante; dall’altra, a
seguire la via dello sviluppo e a soddisfare le richieste del mercato.
Il convegno ha preso in esame
proprio tali fattori per proporre azioni globali che schiudano prospettive
ecologiche e assieme socio-economiche, in base all’esperienza delle Organizzazioni
Non Governative e di quanti impegnati in prima linea nella protezione
dell’Amazzonia. Lo ha ricordato in chiusura di lavori l’ex senatore brasiliano
Fabio Feldmann, ringraziando la Chiesa cattolica
locale per l’azione pastorale e sociale svolta e sollecitando un maggiore
coinvolgimento generale sull’argomento. Il primo obiettivo - è stato
sottolineato dai partecipanti al Simposio – rimane proprio quello della
cooperazione internazionale, per preservare quell’oceano
verde chiamato Amazzonia, il cui ruolo è centrale nel mantenimento della
stabilità climatica, dei cicli idrogeologici e della biodiversità.
Sollecitato il rispetto delle convenzioni ONU sui cambiamenti climatici e dei
relativi accordi internazionali. Sua Santità Bartolomeo I, salutando e
ringraziando i partecipanti, tra cui i cardinali Roger Etchegaray,
presidente emerito dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e “Cor
Unum”, e Geraldo Maiella Agnelo, presidente della
conferenza episcopale brasiliana, ha sollecitato a lavorare ancora per i fiumi
e la foresta dell’Amazzonia. “E’ necessario – ha concluso Bartolomeo I – uno
sforzo ecumenico che vada oltre ad ogni confine, tra religione scienza o
Paese”. Infine, un pensiero al Medio Oriente, sconvolto dalle violenze, e
l’invito a pregare perché anche in quella terra torni la pace.
Da Manaus, Giada Aquilino, Radio
Vaticana.
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Questo VI Simposio, iniziato il 13
luglio scorso, ha ospitato oltre 200 partecipanti, tra scienziati, ecologisti,
leader religiosi e giornalisti, impegnati, come abbiamo detto, ad esaminare
l'importanza delle riserve idriche dell'Amazzonia da un punto di vista
ambientale, economico, culturale e religioso. Ma cosa è emerso dalla settimana
di lavori? La nostra inviata in Amazzonia, Giada Aquilino, lo ha chiesto ad uno
dei relatori, il prof. Wolfgang Sachs,
economista ed ambientalista, docente al Wuppertal Institut, in Germania:
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R. - Quello che è emerso è che
questo grande, maestoso, gigantesco fiume, certamente straordinario nel mondo,
ha tuttavia una sua problematica e delle caratteristiche che si trovano anche
in altri fiumi. Infatti i fiumi sono sempre più sotto pressione, pressione che
viene dalla trasformazione dovuta all’industrializzazione. Ma ciò che spicca
qui in Amazzonia è il grande patrimonio della foresta pluviale.
D. – Quanto è importante
l’Amazzonia nello sviluppo del Brasile?
R. – Fino a 20 anni fa l’Amazzonia
non era così importante, anche se è stata sempre di una certa importanza per
l’economia globale. Tuttavia per lo sviluppo dell’economia nazionale
brasiliana, non era ancora così importante.
Perché non era così importante? Perché la linea di avanzamento dello
sfruttamento delle risorse agrarie e forestali non aveva ancora raggiunto
l’Amazzonia. Questa linea di sfruttamento delle risorse avanza sempre di più ed
è solo negli ultimi 20 anni che ha raggiunto l’Amazzonia.
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MIGLIORATE
LE CONDIZIONI DI ACCOGLIENZA PER GLI IMMIGRATI
NEL CENTRO DI LAMPEDUSA: COSI’, AI NOSTRI
MICROFONI,
L’AMBASCIATORE STAFFAN DE MISTURA,
PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SUI CENTRI DI
PERMANENZA,
ISTITUTITA DAL GOVERNO ITALIANO
Si è conclusa la prima fase delle
ispezioni della Commissione sui Centri di Permanenza e Accoglienza degli
immigrati voluta dal ministro dell’Interno italiano, Giuliano Amato. I
commissari hanno visitato il centro di Lampedusa, mentre nei prossimi giorni si
recheranno negli altri 14 Centri di Permanenza Temporanea (CPT). Per un primo
bilancio, Isabella Piro ha intervistato il presidente
della Commissione, l’ambasciatore Staffan De Mistura:
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R. – Abbiamo visto il Centro di
Prima Accoglienza (CPA) di accoglienza provvisoria ed il futuro centro di
accoglienza provvisoria, che è in preparazione, e che è molto importante in
termini di numero e di capacità. Abbiamo potuto osservare, poi, anche
l’accoglienza in mare dei migranti, che sono stati assistiti ieri sera.
D. – Qual è un primo giudizio a
caldo della Commissione su questa visita al CPT di Lampedusa?
R. – Abbiamo notato che il
cambiamento della natura giuridica del CPT in CPA ha prodotto degli effetti
benefici. Uno dei cambiamenti benefici è stato certamente che il periodo di
transizione ha una media adesso di 48 ore e non di molti giorni e c’è una ferma
intenzione di creare un nuovo CPA molto ben strutturato per poter affrontare un
maggiore numero di persone.
D. – Lei prima ha detto di aver
assistito proprio allo sbarco di alcuni immigrati sulle coste dell’isola. Che
tipo di persone sono arrivate?
R. – L’impressione che ho avuto è
che sono quasi tutti uomini, sono giovani e in piena attività fisica e mentale.
Quindi, con una forte intenzione di cercare di trovare un’attività lavorativa
altrove. Non ho visto casi medici gravi. Non mi sembravano molti i casi - anzi
davvero pochi - di richieste di asilo politico, e queste verranno valutate
dall’ACNUR e dagli altri colleghi.
D. – Quali sono, quindi, le
direttive future della Commissione?
R. – La nostra linea futura è
quella di fare delle raccomandazioni sulla base dell’esperienza che abbiamo
notato sia nei CPA che nei CPT. Queste raccomandazioni vorrei non pregiudicarle
oggi, ma piuttosto far che siano parte del rapporto finale a dicembre della
Commissione.
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21 luglio 2006
DIVERSE
INIZIATIVE STANNO NASCENDO IN QUESTE ORE PER ADERIRE ALLA GIORNATA DI PREGHIERA E DI PENITENZA PER IL MEDIO ORIENTE
INDETTA DA BENEDETTO XVI
- A
cura di Tiziana Campisi -
ROMA. =
Stanno rispondendo in tanti all’invito di Benedetto XVI di dedicare la giornata
di domenica alla preghiera e alla penitenza per il Medio Oriente: associazioni
umanitarie, enti e svariate organizzazioni. E diverse sono le lettere che
stanno giungendo alla Segreteria di Stato, nelle quali si ringrazia il Papa.
Fra le lettere indirizzate al Pontefice quella del patriarca greco-melkita Gregorio III Lahham
che esprime la sua riconoscenza al Santo Padre per i ripetuti appelli per un
cessate-il-fuoco. A Roma, la partecipazione alla Giornata di preghiera indetta
per domenica, è stata sollecitata dal cardinale vicario Camillo Ruini con una lettera inviata a tutte le parrocchie, alle
comunità religiose, ai cappellani ospedalieri, ai sacerdoti e ai fedeli della
città. Tra le iniziative in Italia, l’agenzia SIR riferisce che a Loreto, le
offerte raccolte durante le messe del 23 luglio nella Basilica della Santa Casa
e nelle altre chiese della diocesi, saranno inviate all’Organizzazione dello
sviluppo per la pace sociale che opera a favore di cristiani, musulmani ed
ebrei. La Caritas italiana ha esortato, invece, tutte
le sedi diocesane a un pieno coinvolgimento per invocare dal Signore il dono
della pace e chiedere che vengano illuminati gli sforzi di quanti lavorano al
dialogo e alla ricerca di strade condivise e di quanti si adoperano per
alleviare le conseguenze della guerra. Anche il Consiglio Mondiale delle Chiese
(WCC), in una lettera, ha invitato i propri membri “a pregare per tutti coloro
che soffrono a causa della crisi in Medio Oriente, a sostenere gli appelli per
gli aiuti umanitari e ad alzare la voce per la giustizia e la pace tra gli
Stati e i popoli della regione”. Intanto in Libano, cliniche, scuole, conventi,
parrocchie e strutture che fanno capo a organizzazioni ed ordini religiosi
cattolici, hanno aperto le loro porte ai profughi e la Caritas
Libano ha messo in moto tutte le forze possibili, soprattutto per aiutare i
gruppi più vulnerabili come donne, bambini, anziani, specialmente nelle aree di
Tiro e Marjeyoun. (T.C.)
SEQUESTRATI
DUE FRANCESCANI AD HAITI. APPELLO DELLA
CURIA GENERALE
DEI
FRATI MINORI PER IL RILASCIO DEI RELIGIOSI
PORT AU
PRINCE. = Rapiti ieri mattina a Port au Prince, capitale di Haiti, due
francescani: padre Cesar Humberto
Flores, frate minore del Salvador, responsabile dei postulanti nel convento di Port au Prince,
e un giovane postulante haitiano. La notizia è stata comunicata alla Curia
Generale dei Frati Minori in Roma da Fr. Ernesto Palma, provinciale da cui
dipendono i Francescani ad Haiti. Nel commentare la drammatica notizia, il
ministro generale ha lanciato un appello per il rispetto della vita e la
liberazione dei due confratelli. “I Francescani in Haiti – ha dichiarato – sono
stati sempre vicini al popolo e hanno avuto sempre un’attenzione speciale ai
più poveri. Riaffermiamo la volontà di rimanere in questa terra per annunciare
Cristo”. (R.M.)
PRESENTATO
STAMANE A ROMA IL RAPPORTO DELL’ASSOCIAZIONE
“NESSUNO
TOCCHI CAINO” SULLA PENA DI MORTE NEL MONDO:
5.494 LE ESECUZIONI CAPITALI REGISTRATE NEL 2005, DI CUI CIRCA
-
Servizio di Andrea Rustichelli -
**********
ROMA. =
Presentato stamani a Roma, il Rapporto 2006 sulla pena di Morte nel Mondo,
curato dall’Associazione “Nessuno Tocchi Caino”. In copertina del testo c’è la
foto di Saddam Hussein in veste di imputato. Si conferma anche quest’anno
l’evoluzione positiva che è in atto nel mondo verso l’abolizione della pena
capitale. Sono 142 i Paesi che finora hanno deciso di abolirla, per legge o di
fatto. Di queste nazioni, quelle totalmente abolizioniste
sono 90. Ma rimangono 54 i Paesi che mantengono la pena di morte, a fronte dei
60 del 2004. 5.494 le esecuzioni registrate nel 2005, qualche decina in meno di
quelle del 2004. Ancora una volta è l’Asia ad avere il triste primato: nel continente
si pratica la quasi totalità delle esecuzioni mondiali. E’
**********
E’
INTOLLERABILE CONSENTIRE A GRUPPI PEDOFILI DI
ENTRARE NELLA SFERA PUBBLICA, VIOLANDO IL DIRITTO DEI MINORI AD ESSERE TUTELATI
DA OGNI FORMA DI ABUSO SESSUALE: SCENDE IN CAMPO L’UNICEF CONTRO LA DECISIONE
DELL’OLANDA
DI
AMMETTERE UN PARTITO PEDOFILO ALLA PROSSIME ELEZIONI POLITICHE
ROMA. = Si
allarga il fronte di protesta contro la recente decisione delle autorità
giuridiche olandesi di ammettere alle prossime elezioni politiche un Partito
pedofilo. “Una simile posizione si pone in conflitto con il diritto
fondamentale del minore ad essere tutelato e protetto da qualsiasi forma di
abuso e attenzione sessuale”: cosi ammonisce il Fondo delle Nazioni Unite per
l’Infanzia, per voce del presidente dell'UNICEF Italia, Antonio Sclavi, che ha espresso ieri il suo dissenso sulla sentenza
emessa dal Tribunale dell'Aja. “Consentire l'accesso
alla sfera pubblica di gruppi pedofili che, per loro stessa definizione, hanno
il solo obiettivo di perpetuare e promuovere gravi forme di abuso, equivale a
legittimare e favorire lo sviluppo di queste condotte intollerabili”, ha
osservato il responsabile dell’UNICEF. “Il fantomatico partito che si avvale
dell'utilizzo di parole come “amore del prossimo” e “fratellanza” per
giustificare idee ed intenzioni del tutto diverse, costituisce un pericolo per
qualsiasi Paese del mondo che abbia a cuore la sana e sicura sopravvivenza dei
suoi bambini”. Per questo, “è necessario - ha concluso Sclavi
- ribadire con forza e ovunque l'inviolabilità dei più piccoli”. (R.G.)
RAPPORTO
DELL’ONU, PRESENTATO IERI A GINEVRA, DENUNCIA
MA NON
L’OCCUPAZIONE, IN CONTESTI INTERNAZIONALI DI INTENSA CONCORRENZA
CHE
DANNEGGIA I SETTORI PRODUTTIVI TRADIZIONALI
GINEVRA. =
Cresce l’urbanizzazione nei 50 Paesi più poveri del mondo senza creare posti di
lavoro, in un contesto di elevata concorrenza internazionale. Se il problema
dell'occupazione non sarà quindi affrontato - ammonisce un rapporto dell'ONU
pubblicato ieri a Ginevra - la pressione migratoria verso gli Stati ricchi
rischia di aumentare, persistendo la povertà estrema. L’agricoltura impiega
ancora il 70% della manodopera dei Paesi meno avanzati (PMA) - si legge nello
studio dell'UNCTAD,
CORDOGLIO
NEL MONDO DELLA CULTURA PER
DI 83
ANNI. DOMANI MATTINA IN CAMPIDOGLIO L’OMAGGIO DELLA CITTA’
E
L’ESTREMO SALUTO DI FAMILIARI, AMICI ED ESTIMATORI DELLA SUA ARTE
ROMA. =
Lutto nel mondo della cultura per la scomparsa di Ugo Attardi, pittore e
scultore di fama internazionale, spentosi la notte scorsa a Roma, all’età di 83
anni. Solo qualche mese fa Attardi aveva ricevuto da Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica, per
i suoi meriti artistici e per aver saputo diffondere e valorizzare in tutto il
mondo il genio e la creatività propri dell’Italia. Tra i suoi impegni anche
quello letterario con un romanzo “L’erede selvaggio”, che gli valse il Premio
Viareggio nel 1971. Le sue opere sono in mostra in tutto il mondo e i suoi
monumenti sono collocati nelle principali capitali. Tra questi: “Il Vascello
della Rivoluzione”, del 1988, che si trova a Roma, presso il Palazzo dello
Sport; “Nelle Americhe”, del
.
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21
luglio 2006
- A cura di Roberta
Moretti -
Non si
arresta la violenza in Iraq. Stamani, 8 iracheni, sei dei quali poliziotti,
hanno perso la vita durante scontri con i ribelli nella zona meridionale di
Baghdad. Ritrovati inoltre nella capitale i corpi di 4 uomini uccisi a colpi di
arma da fuoco. Intanto a nordest di Baquba,
Sempre alta la tensione in Somalia. Le Corti
islamiche hanno minacciato una “guerra santa” contro le truppe dell’Etiopia
che, secondo testimoni, sarebbero schierate a Baidoa,
sede del governo transitorio e del parlamento somalo. Ieri, il ministro
dell’Informazione etiope aveva affermato che il Paese non avrebbe consentito
agli islamici che controllano Mogadiscio e buona parte del sud della Somalia di
attaccare il governo di transizione somalo. Della drammaticità della situazione
riferisce da Gibuti, al microfono di Benedict Gogarty,
l’amministratore apostolico in Somalia, mons. Giorgio Bertin:
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R. – La
situazione in Somalia, dal punto di vista politico e militare, resta molto tesa
e c’è un fortissimo rischio di uno scontro frontale tra le forze del governo di
transizione e le forze dei tribunali islamici. Questo potrebbe portare anche ad
un coinvolgimento dell’Etiopia. Questa situazione è resa ancor più drammatica
dal problema della siccità, che colpisce da ormai un anno e mezzo
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Presentato
ieri sera al Consiglio di Sicurezza dell’ONU da Francia, Germania e Gran
Bretagna un nuovo progetto di risoluzione sul nucleare iraniano. Il documento
parla di “misure provvisorie” prima di eventuali sanzioni internazionali, se la
Repubblica islamica non sospenderà i propri programmi di arricchimento
dell’uranio. Dal canto suo, Teheran ha ribadito
stamani, attraverso la sua ambasciata a Mosca, di essere aperta ai negoziati.
Tuttavia, non risponderà prima del 22 agosto alle offerte di incentivi formulate
dalla comunità internazionale lo scorso 6 giugno.
Gli Stati
Uniti sono pronti a partecipare ad una riunione a cinque, con Corea del Sud,
Cina, Giappone e Russia, con l’obiettivo di riportare
Molte
centinaia di persone sono morte o risultano disperse per le violente piogge
torrenziali abbattutesi la scorsa settimana sulla Corea del Nord: è quanto ha
riferito oggi l’agenzia ufficiale nord-coreana KCNA, secondo la quale “decine
di migliaia di case o edifici sono stati danneggiati, distrutti o inondati”.
Non si può
interrompere il processo di pace tra Pakistan e India a causa degli attentati
dello scorso 11 luglio ai convogli ferroviari nella stazione di Bombay, perché
significherebbe una vittoria dei terroristi: questo, in sintesi, il messaggio
espresso dal presidente pakistano, Pervez Musharraff, in un discorso alla nazione trasmesso, ieri
sera, dalle televisioni locali. Intanto in India, tre uomini sono stati
arrestati in relazione a tali attacchi terroristici, che hanno causato 182
morti e 900 feriti. Lo ha riferito il dipartimento antiterrorismo (ATS) della
polizia indiana.
E’ morto
stamani, all’età di 82 anni, Ta Mok,
ex comandante militare dei Khmer Rossi cambogiani
imputato nel processo per il genocidio compiuto sotto il regime comunista dei Khmer di Pol Pot. Ta Mok, detto “Il macellaio”, è
deceduto in ospedale nella capitale della Cambogia, Phnom
Penh, per cause naturali.
Nuova
ondata di violenza a Haiti. Almeno sei persone sono morte tra ieri e mercoledì
nella capitale, Port au Prince, nel corso di combattimenti tra gruppi armati e
forze dell’ordine. Tra le vittime, anche il direttore tecnico del Consiglio
Nazionale delle Telecomunicazioni (CONATEL), Alfredo Estriplet.
E’ salito
a 228 morti e potrebbe aumentare ancora il bilancio delle vittime del tifone Bilis, che ha colpito nei giorni scorsi
Approvata
in Thailandia, da re Bhumibol Adulyadej,
la proposta della Commissione elettorale di convocare nuove elezioni generali
il prossimo 15 ottobre, dopo l’annullamento della consultazione dello scorso
aprile ritenuta incostituzionale.
Dieci
ribelli comunisti del New People’s Army (NPA) e quattro soldati filippini sono rimasti uccisi
mercoledì scorso in uno scontro a fuoco avvenuto a un checkpoint nell’isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali. Lo ha riferito ieri
un portavoce dell’esercito, precisando che i militari avevano allestito dei
posti di blocco lungo l’autostrada, per impedire ai ribelli di creare disordini
durante il festival che si tiene nella città di Kapalong.
Si è aperto ieri a Cordoba, in Argentina, il vertice del MERCOSUR che da
ieri – con l’ingresso del Venezuela – è passato ufficialmente da
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L’occasione
è dovuta al fatto che l’organizzazione che raggruppa Argentina, Brasile,
Paraguay, Uruguay e Venezuela firmerà oggi un accordo doganale con Cuba, che
raddoppia i prodotti interscambiabili da
Da
Cordoba, Argentina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.
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Importante operazione antiterrorismo in Italia. I
Carabinieri del ROS hanno eseguito nella notte un’operazione di prevenzione
contro il terrorismo di matrice islamica. Numerose le perquisizioni a Vicenza
ed in altre località del Veneto. Nel mirino dei militari un'organizzazione per
lo più composta dai magrebini, che dovrebbero essere
appartenenti al gruppo “salafita per la predicazione
e il combattimento”, contro i quali si procede per sovversione internazionale.
Sempre in
Italia, ritrovato sotto un cavalcavia a circa
Allarme in
Bulgaria per il primo focolaio di influenza aviaria su volatili domestici
registrato nel Paese. Ieri sera il ministro dell'agricoltura, Nihat Kabil, in una conferenza
stampa convocata ad hoc, ha
annunciato che gli esperti hanno confermato la presenza del virus aviario nel
Paese Slanciogled, nella regione di Kargiali, vicino al confine con
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